Nome volgare: Abete bianco
Nome scientifico: Abies alba
Habitat: diffuso in tutto l'arco alpino,
specialmente in quello orientale.
Attualmente sugli Appennini, se si
eccettuano le abetine di origine
artificiale, e ridotto a pochi nuclei sparsi
nelle zone montane della
Liguria,dell'Abruzzo, del Molise e della
Calabria.
Fusto: albero sempreverde. Può
raggiungere dimensioni molto
rilevanti.Fusto diritto e chioma conica più
o meno espansa che tende a slargarsi in
punta (a "nido di cicogna") negli
esemplari adulti. Corteccia liscia di color
grigio chiaro o cenerino negli esemplari
più giovani.
Foglie: aghi spessi,flessibili, smarginati
all'apice, disposti su due file di color
verde lucido sopra e argentei
sotto.Rametti coperti di color brunopallido.
Impieghi: importante pianta da
legno.Coltivato per vari usi:per fabbricare
mobili, per uso tintorio, medicinale, ecc..
Propagazione: per seme ( autunno o
primavera ). Per talea solo per la
produzione di piante ornamentali.
Nome volgare: Castagno
Nome scientifico: Castanea sativa
Habitat: diffuso e coltivato in tutta Italia.
Fusto: albero caducifoglio. Alto mediamente 10-20
metri può raggiungere i 30, i 50m di circonferenza di
chioma ed i 4m di diametro del tronco. Corteccia
fessurata longitudalmente e spesso contorta a spirale.
Foglie: lucide, alterne, seghettate con
nervature parallele.Pagina superiore color
verde-scuro, mentre quella inferiore è
opaca e di color verde-chiaro.
fioritura di castagno
Impieghi: coltivato in Italia da tempo immemorabile
come pianta agraria e forestale.
Particolare della corteccia di castagno
Propagazione: per seme
Foglia, sopra pagina inferiore, sotto pagina superiore
Fitopatie: esopratutto negli anni '80 è stato seriamente
minacciato da due malatie: il cancro della corteccia
(Endothia parasytica)ed il mal dell'inchiostro
(Phytophtora cambivora). Oggi si assiste ad una
diminuzione della virulenza di questi agenti patogeni.
Ottimo rimedio è risultato essere il taglio a ceduo
Foglia: aspetto autunnale
Nome volgare: Faggio
Nome scientifico: Fagus sylvatica
Habitat: ambiente submontano e montano
(alpi, appennini).
Un esemplare monumentale di faggio nei boschi del Sassellese
Fusto: albero. Può raggiungere i 30-40 metri di
altezza. Sul nostro versante marino raramente supera
i15-20. Corteccia liscia e grigia può rompersi in
squame.
(tratto da:I boschi del savonese. Bovio, Camia, Marchisio. Ed. Prov.
Savona.)
Foglie: alterne, lucide su entrambe le
pagine, hanno margini ondulati.
Gialle,successivamente arancione o rosso
brune in autunno.
Foglia: a sinistra la pagina inferiore, a destra la pagina superiore. Si noti, nella foglia di
destra, la tipica gemma allungata.
Impieghi: coltivata per uso forestale e ornamentale.
La caratteristica corteccia del faggio
Propagazione: per seme (ottobre novembre).
I frutti del faggio con i semi (due o tre) detti "faggiole"
Nome volgare: Larice
Nome scientifico: Larix decidua
Habitat: ambiente submontano e montano
(alpi,appennini). Vegeta in boschi puri o misti
specialmente di conifere.
Fusto: albero di grandi
dimensioni. Corteccia marrone
divisa in sottili chiazze.Rametti
di colore giallo paglierino.Il
colore dorato, prima che perda
gli aghi, distingue il larice dalla
maggior parte delle conifere
sempreverdi.
Aghi: aspetto autunnale
Foglie: aghi teneri di color verde-chiaro, isolati sui
germogli più giovani e lunghi, raggruppati in ciuffi
su quelli più corti.
Impieghi: pianta a rapida
crescita, viene impiegata per
molteplici scopi: forestale,
ornamentale, per la costruzione
di mobili, scale, pannelli, ecc..
Propagazione: per seme
(autunno o primavera) o talea semilegnosa
(giugno-luglio).
Nome volgare: Pino domestico, da pinoli,
pino a ombrello
Nome scientifico: Pinus pinea
Habitat: regione mediterranea. Diffuso lungo
le coste e coltivato per i suoi semi commestibili
e oleosi(pinoli).
Habitat: può raggiungere i 30-40 metri
d'altezza; tronco diritto con corteccia
grigio-verde, che però nei punti che si
desquama, diventa color rossastro.
Tende a ramificarsi nel terzo superiore.
Riconoscibile per la caratteristica
chioma a ombrello.
Corteccia del pino domestico o da pinoli
Foglie: aghi appaiati verde-scuro lunghi 10-20
cm, a punte aguzze.
Impieghi: coltivato per usi alimentari e
ornamentali.
Propagazione: per seme (pinoli).
Nome volgare: Pioppo tremolo
Nome scientifico: Populus tremula
Habitat: diffuso in tutta Italia. Ambienti
collinari e di montagna. Boschi misti di
latifoglie. Raro in pianura Padana e nelle
aree mediterranee.
Habitat: albero di 35m d'altezza massima.
Corteccia grigio verde si solca con l'età.
Contiene tannino.
Foglie: piccole e rotonde con margini
ondulati e un picciolo compresso. In
estate riconoscibile per le foglie tremule.
Impieghi: pianta pioniera. Coltivata a scopo
ornamentale e forestale.
Propagazione: pianta pollonifera.
Propagazione per seme o talea
(gennaio-febbraio)
Nome volgare: Pino marittimo
Nome scientifico: Pinus pinaster
Habitat: regione mediterranea, Europa sud-occidentale
fino all'Italia centrale. Forma boschi su terreni sabbiosi e
su roccia madre con reazione acida, fino all'orizzonte
montano inferiore.
Habitat: corteccia profondamente
screpolata di colore bruno-rossiccio.
Corteccia del pino marittimo o pinastro. Si noti, sulla destra, una colata di resina (materia
giallognola), sintomo che l'esemplare è colpito da cocciniglia del pino
Foglie: aghi appaiati su brachiblasti di color verde
scuro, rigidi, coriacei e allungati fino a 20 cm.
Impieghi: coltivato per usi forestali
specie nei rimboschimenti. Fornisce,
assieme ad altre specie l'olio essenziale
di trementina.
Aghi
Propagazione: per seme.
Fitopatie: è terribilmente minacciato dalla
Cocciniglia del Pino marittimo
(Matsucoccus feytaudi). Specialmente in
Liguria, questo parassita sta causando la
morte di intere pinete.
INTERVENTI: diradamenti selettivi
specialmente nelle pinete più fitte e
sostituzione con latifoglie arboree e
arbustive autoctone (leccio, roverella,
corbezzolo, orniello).
Una plantula di pino marittimo germina dopo il passaggio di un incendio
Nome volgare: Corbezzolo
Nome scientifico: Arbutus unedo
Habitat: ambiente mediteraneo:macchie e
boschi sempreverdi tipica delle aree soggette
ad incendi.
Fusto: arbusto sempreverde di circa 23m, anche se può raggiungere, in alcuni
casi, portamento arboreo anche fino a
10-12m d'altezza. Corteccia solcata di
colore bruno. Rametti giovani con rossastra. peli ghiandolari.
Foglie: foglie lucide, coriacee, lanceolate,
seghettate, acuminate.
Foglia: sopra la pagina superiore, sotto la pagina inferiore
Impieghi: coltivato per scopo
ornamentale. Importante per
rimboschimenti in aree mediterranee, in
quanto molto resistente al fuoco.
Da diffondere specialmente nei vivai
forestali per rimboschimenti.
Propagazione: per seme (fine inverno) o
talea ( in locali protetti con nebulizzazione).
La valle Armea
La valle Armea è chiusa da una linea displuviale che, partendo dal Poggio di Sanremo, sale al monte Colma
(m 648), arriva al passo di Ghimbegna (m 898), per culminare nel monte Alpicella (m 1.243) e scendere sul
versante a Est, al confine con la valle Oxentina, verso Fascia di Ubaga (m 1.038), cime Furche (m 1.033),
monte Merlo (m 1.014), monte Albareo (m 490) e Santa Maria (m 467), quest'ultimo alle spalle di Bussana
Vecchia. La valle si apre tra Capo Verde e Arma, con una piana terminale dove sono concentrate le industrie
della zona e molte serre per le coltivazioni protette. Le da il nome il torrente che l'attraversa, nasce nei
pressi del passo di Ghimbegna e corre in linea ortogonale alla costa nel tratto terminale, piegando invece a
Ovest nel tratto montano. È una valle breve, attraversata dalla strada provinciale che congiunge la costa con
Baiardo, le alte valli Nervia e Argentina ed è percorribile fino alla linea di valico in poco più di mezz'ora di
auto. Si entra nella vallata vera e propria a monte dell'abitato di Poggio, che ha di fronte Bussana Vecchia,
distrutta dal terremoto del 1887. Dapprima la strada sale in un paesaggio abbastanza degradato dalle
colture in serra e dal disordine edilizio; poi, dopo il ponte dell'autostrada, comincia ad innalzarsi tra fasce
coltivate a vigneto in un paesaggio che cambia all'improvviso e si fa ricco e vario di segni lasciati
dall'operosità umana. Sul versante opposto, agli uliveti si succedono i boschi di castagno e le macchie dei
pini silvestri e poi ancora vigneti, fin quando, alle porte di Ceriana, attorno alla provinciale compaiono boschi
di castagno. Ceriana, il principale centro storico della valle, è costruita a grappolo sullo sperone di monte che
si incunea profondamente nella valle e quasi la chiude. Per chi arriva da Poggio di Sanremo il colpo d'occhio
sull'interessante borgo è guastato da una periferia abbastanza squallida, ma, passata la galleria, il paese si
mostra in tutta la sua originalità: un ventaglio di antiche case fittamente concentrate, i campanili emergenti,
la porta della Pena sullo spigolo verso la valle, di fronte alle chiese di San Pietro e di Santa Caterina,
splendido complesso monumentale attualmente in restauro.
Oltre Ceriana la strada prosegue a tornanti in mezzo a coltivazioni promiscue. Sui poggi bene esposti resiste
l'ulivo, in contrasto con il verde dei castagneti e quello più severo dei pini silvestri. Si vedono case sparse,
talvolta ristrutturate in spregio ai valori ambientali, costituiti da vecchi casolari, semplici cappelle campestri,
fontane, appezzamenti di terreno coltivati a orto, fiori o vigneto. Si incontra e si lascia sulla sinistra il
santuario della Madonna della Villa, in posizione panoramica sull'alto bacino del torrente Armea e verso la
linea di valico cominciano a comparire ai lati della strada boschi di conifere frammiste a faggi. Siamo nella
fascia montana, prossima a cime oltre i mille metri, ma nei fossi e nei prati continuano a vedersi piante del
tutto marine, come il timo e il cisto, qui in copiosissima fioritura.