SCIENZA DELLE FINANZE La Scienza delle finanze è la disciplina che studia, con i metodi dell'analisi economica, la natura e gli effetti dell'attività finanziaria dello Stato, la quale si svolge mediante una serie di operazioni di spese e di prelievi monetari effettuate in esecuzione di decisioni adottate dagli organi legislativi e di governo. Occorre tuttavia precisare che quando si parla di “Stato” nel campo della Scienza delle finanze ci si deve riferire non soltanto allo Stato persona giuridica in senso proprio, ma anche ad un complesso di enti come gli enti pubblici territoriali e gli enti previdenziali che, nel loro insieme, costituiscono il settore delle “amministrazioni pubbliche” quale è oggi definito nelle statistiche di contabilità nazionale e, in particolare, nel Sistema europeo dei conti economici nazionali e regionali. La Scienza delle finanze costituisce, pertanto, un’importante branca della scienza economica che, nelle sue diverse parti, mantiene stretti contatti con la scienza della politica, la sociologia ed alcune discipline giuridiche e che si è grandemente sviluppata, negli ultimi decenni, con l'espansione delle diverse forme dell'intervento pubblico nella vita economica. Obiettivo tradizionale dell'attività finanziaria dello Stato è la produzione di una serie di beni e di servizi che per le loro caratteristiche (indivisibilità, esistenza di economie esterne, impossibilità o estrema difficoltà di applicazione del principio di esclusione) generalmente non possono essere forniti attraverso il mercato contro pagamento di un corrispettivo da parte degli utenti, che non costituiscono quindi un conveniente oggetto di produzione da parte delle imprese private, ma richiedono, per la loro produzione e distribuzione, forme di intervento pubblico e assumono pertanto il carattere di beni o servizi pubblici. Alla tradizionale funzione di allocazione delle risorse produttive verso la produzione di beni e servizi pubblici si sono successivamente aggiunte altre funzioni destinate a soddisfare esigenze di politica economica generale fra le quali, in particolare, nell’ambito di un’economia di mercato, la redistribuzione del reddito e della ricchezza – rispetto alla distribuzione che si realizza ad opera delle forze del mercato - la stabilizzazione e lo sviluppo del reddito nazionale. La teoria economica dei beni e dei servizi pubblici parte dall'analisi di quelle situazioni di insufficienza o di "fallimento" del mercato che sono state a lungo studiate da quella parte della teoria economica che ha assunto il nome di "Economia del benessere" (Welfare 1 Economics ); per la mancanza di un meccanismo atto a rivelare le preferenze dei consumatori e diviene necessario ricorrere ad altri meccanismi di decisione che rientrano nel campo delle scelte pubbliche o collettive, le cui motivazioni e le cui modalità di attuazione portano a risultati che divergono in misura più o meno sensibile da quelli prodotti dalle scelte di mercato. Le scelte pubbliche di carattere più strettamente economico e finanziario, riguardanti la produzione dei diversi beni e servizi pubblici, rientrano pertanto nel più ampio campo delle scelte politiche, le cui caratteristiche generali sono oggetto di studio della moderna scienza della politica o politologia, e il cui strumento principale è il voto politico esercitato nelle sue diverse forme. Questa parte dello studio della Scienza delle finanze conduce all’identificazione di alcuni modelli, come quelli di Lindahl e di Bowen, atti a definire le condizioni di equilibrio nella produzione dei beni e dei servizi pubblici e a porne in risalto la divergenza rispetto alle condizioni di equilibrio della produzione dei beni privati che si determinano mediante il funzionamento del meccanismo del mercato. La mancanza di uno scambio volontario come quello che si realizza sul mercato comporta l'impossibilità di coprire i costi di produzione dei beni e dei servizi pubblici mediante pagamenti volontari da parte degli utenti: nasce quindi la necessità di predisporre forme di pagamento coercitivo, che assumono il carattere di tributi e la cui forma principale è l'imposta. L’imposta è la più importante figura di tributi ed è un prelevamento coattivo di ricchezza effettuato dallo Stato o da un Ente Pubblico per ottenere i mezzi necessari alla produzione di servizi pubblici indivisibili, servizi cioè che avvantaggiano la collettività nel suo insieme. Risultano essere elementi dell’imposta i soggetti, l’oggetto, la fonte e l’aliquota. Il soggetto si divide in attivo e passivo; attivo è lo Stato o l’Ente pubblico dotato di potestà impositiva, passivo è il contribuente, cioè colui che deve pagare l’imposta; oggetto è la ricchezza su cui l’imposta viene applicata. L’oggetto dell’imposta viene sempre espresso in moneta, ed è chiamato imponibile; la fonte è la ricchezza a cui il contribuente attinge per pagare l’imposta; l’aliquota è il rapporto tra l’ammontare dell’imposta rispetto alla somma imponibile. L’aliquota si esprime, di massima, in percentuale (per esempio l’aliquota ordinaria IVA è del 20% calcolata sull’imponibile). 2 La Scienza delle finanze affronta quindi lo studio dei fondamentali criteri di ripartizione del carico complessivo dei tributi fra i diversi contribuenti (criterio della controprestazione o del beneficio (l’ipotesi fondamentale per sostenere l’equità di questo principio è che l’imposta non è altro che un prezzo pagato per godere di certi beni e servizi e come tale deve seguire le regole del mercato. Il principio viene ripreso nelle sue linee generali dal Sax con gli schemi volontaristici e poi perfezionato nel meccanismo equilibratore del Lindahl) e criterio della capacità contributiva (questo è più antico della controprestazione, tanto che ad esso si richiamano alcuni filosofi greci ed implica una redistribuzione del reddito. Si fonda su due postulati, tutte le persone che hanno la stessa capacità contributiva devono pagare la stessa imposta; le persone che hanno una maggiore capacità contributiva devono pagare maggiori imposte di coloro che hanno una minore capacità)) e della struttura dei sistemi tributari nei quali si affiancano le imposte dirette, cioè sono quelle che colpiscono la capacità contributiva nella sua immediatezza (esistenza di un diritto di proprietà su un immobile, possesso di un immobile etc.); le imposte indirette si hanno quando per indice rivelatore di una capacità contributiva si usa una manifestazione indiretta di capacità contributiva (il trasferimento del bene, l’immissione del consumo, etc.). Poi abbiamo anche le imposte soggettive o personali, che sono percepite sui redditi del contribuente e che fanno capo alla sua persona (nucleo familiare) e le imposte oggettive o reali, che sono percepite sulle diverse categorie di redditi presi distintamente (cioè colpiscono beni o redditi considerati personali del soggetto passivo). La tassa, invece, è quel tributo che si differenzia dall’imposta in quanto applicato secondo il criterio della controprestazione. Essa, infatti, è collegata alla richiesta da parte del singolo di una specifica prestazione dell’Ente pubblico ed al vantaggio che lo stesso può trarre. Gli elementi di una tassa sono i soggetti passivi, soggetti attivi e l’oggetto. I soggetti passivi sono coloro che sono obbligati a corrisponderla in quanto fanno richiesta allo Stato o all’Ente pubblico di un servizio speciale e divisibile; soggetti attivi sono lo Stato o l’Ente pubblico che dietro pagamento di essa forniscono un servizio al singolo contribuente ed infine l’oggetto che consiste nella prestazione del servizio speciale domandato da uno o più contribuenti. L'applicazione dei diversi tributi provoca, a sua volta, effetti economici di particolare rilevanza, la cui analisi richiede indagini di tipo microeconomico; in questo studio rientrano le classiche trattazioni della traslazione e dell'incidenza delle imposte che devono essere estese anche a situazioni di mercato diverse da quelle più semplici di monopolio (in regime 3 di monopolio l’offerta è nelle mani di un’unica impresa, che fissa unilateralmente il prezzo del bene in modo da realizzare il massimo profitto) e di concorrenza perfetta (operano numerosi venditori e compratori, inoltre le imprese sono di modeste dimensioni e quindi non in grado di influenzare il prezzo che è unico nel mercato) e più vicine alla realtà dei moderni mercati industriali. L'analisi compiuta dalla Scienza delle Finanze non si limita ai tributi, ma deve estendersi anche alle entrate pubbliche di carattere non tributario, fra le quali assumono rilevanza le entrate patrimoniali, derivanti dalla gestione di beni e d’imprese pubbliche e soprattutto le entrate derivanti dalle emissioni dei prestiti pubblici. Le imprese pubbliche, gestite dallo Stato o dagli enti locali, si sono affermate soprattutto nei settori delle ferrovie, delle poste, delle telecomunicazioni, della produzione, del trasporto e della distribuzione dell’energia elettrica e del gas, della raccolta e della distribuzione dell’acqua, dei trasporti urbani. Mediante l’esercizio pubblico queste imprese conducono politiche della produzione e dei prezzi che sono diverse da quelle che sarebbero condotte dai privati e quindi mutano la quantità di risorse che sono impiegate nella produzione e i criteri con i quali i risultati della produzione vengono ripartiti tra i componenti della collettività. Negli ultimi anni si è manifestato un certo movimento verso le “privatizzazioni” delle imprese pubbliche ed è stato modificato il regime giuridico di alcuni soggetti che gestiscono i predetti servizi: i criteri di gestione restano tuttavia generalmente diversi da quelli seguiti dalle imprese private. Lo studio della politica finanziaria per la redistribuzione, la stabilizzazione e lo sviluppo del reddito nazionale si basa sulla moderna teoria macroeconomica che conduce all'analisi della determinazione del livello del reddito nazionale e delle sue grandi componenti (consumo, risparmio, investimenti, esportazioni, importazioni), nonché del livello generale dei prezzi. Sulla base di questa teoria è possibile studiare gli effetti macroeconomici delle diverse operazioni di prelievo e di spesa dello Stato sul livello del reddito nazionale, dei consumi, degli investimenti, sulla domanda di moneta, sul livello dei prezzi. E' così possibile valutare l'efficacia delle misure finanziarie volte a contrastare le depressioni congiunturali del reddito nazionale o le pressioni inflazionistiche e studiare le 4 modalità del coordinamento fra la politica finanziaria, quella monetaria ed altre politiche macroeconomiche come, ad esempio, la politica dei redditi. Oltre all'attività finanziaria dello Stato, in senso proprio, è oggetto della Scienza delle finanze anche l'attività finanziaria delle Regioni, delle Province e dei Comuni: per questi enti si studiano anche i reciproci rapporti finanziari, in modo da determinare il grado ottimale di distribuzione delle funzioni politiche e amministrative fra i diversi livelli di governo. Non può essere oggi trascurato dalla Scienza delle finanze lo studio dell'attività di enti diversi dallo Stato e dagli enti locali, come, ad esempio, gli enti previdenziali e le aziende sanitarie locali (ASL), che rientrano nell'ambito del settore pubblico dell'economia e il cui finanziamento deriva, in misura più o meno consistente, dal bilancio dello Stato. Di particolare rilievo, anche per il notevole impegno finanziario, è l’attività degli enti che fanno parte del sistema previdenziale (come, in Italia, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale INPS, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro INAIL, l’Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche INPDAP), la cui funzione è quella di fronteggiare, mediante forme di assicurazione obbligatoria, i più importanti “rischi sociali”, come l’invalidità, la vecchiaia, i superstiti, gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, la disoccupazione. Il sistema previdenziale è prevalentemente finanziato mediante “contributi sociali” obbligatori, posti a carico delle imprese e dei lavoratori, le cui caratteristiche giuridiche e finanziarie sono molto simili a quelle delle imposte, tanto che da alcuni autori vengono definiti come prelievi “parafiscali”. Le prestazioni previdenziali, che in origine si riteneva avessero carattere essenzialmente assicurativo (assicurazioni sociali), con il passare del tempo hanno almeno in parte assunto anche un carattere assistenziale, non sempre essendovi una equivalenza economica - per le diverse categorie di beneficiari – tra contributi pagati e prestazioni ricevute. Il sistema previdenziale è anzi divenuto, in molti Stati moderni, uno dei principali strumenti di politica sociale per la redistribuzione del reddito nazionale. 5 Un corso di Scienza delle finanze, anche se sviluppato a livello teorico, non si può permettere di ignorare la realtà delle strutture di finanza pubblica del nostro Paese. Quindi una prima sezione del programma è dedicata all'esame della struttura del bilancio dello Stato, dell'organizzazione del nostro sistema tributario sia per la parte riguardante l'imposizione diretta che per quella indiretta, del sistema di finanziamento delle Regioni e degli Enti locali. Non a caso ricordiamo che nella Scienza delle finanze, l'attività finanziaria dello Stato diventa branca di studio anche da parte di altre discipline, per le operazioni attraverso le quali è sviluppata tale attività, hanno per loro natura atti giuridici. Diventa rilevante l'analisi che, dal punto di vista giuridico, è compiuta dal Diritto finanziario, e, la parte più sviluppata studia le forme di prelievo coattivo o tributi e prende il nome di Diritto tributario. Lo studio degli aspetti giuridici delle operazioni di formazione e di gestione del bilancio dello Stato e di quelli di altri enti che fanno parte del settore pubblico e delle operazioni mediante le quali si effettua l'erogazione delle spese, sono accorpate nella parte del Diritto finanziario, chiamata Contabilità pubblica. Nelle nostre università, per tanto tempo, lo studio del Diritto finanziario, è stato unito a quello della Scienza delle finanze, oggi si presenta con una propria autonoma collocazione con lo sviluppo e la diffusione degli insegnamenti universitari di Diritto tributario e di Contabilità pubblica. Concludendo, per chi vuole una completa conoscenza dei problemi finanziari e fiscali, visitati anche nei loro aspetti più concreti e pratici, e per chi abbia desiderio di approfondire lo studio dell'attività finanziaria pubblica, secondo la teoria economica, deve acquisire una buona conoscenza del Diritto tributario e della Contabilità pubblica. 6