Docu umento riservaato ai Clienti Professionali/ P /Investitori Quualificati e/o ai a Soggetti Collocatori in Italiaa. È vietata la a distribuzione e. Le opinioni eespresse fann no riferimento alle attua ali condizioni ddi mercato e sono s soggette e a modifica seenza alcun pre eavviso. Inv vestire in Azio oni Jeff Taylor, T Nick M ustoe, Mike Sh hiao e Daiji Oza awa illustrano le loro prospettive per il 201 17 in tema “Azioni” nel m mercato europeo e sui merca ati globali. L Le percezioni errate e creano opportunità? Jeeff Taylor, Hea ad of European n Equities, Inveesco A Azioni Globali, dove investire? N Nick Mustoe, Ch hief Investmen nt Officer, Inveesco A Asia (Giappone e escluso): uno o sguardo ai m mercati M Mike Shiao, Chief Investment Officer Asia (G Giappone esclu uso) G Giappone, 5 mo otivi per non trascurarlo t D Daiji Ozawa, CIO O & Chief Portfolio Manager,, team Invesco o Japanese Equ uity Buona lettura am Invesco Il tea 1 2017 – Investire in Aziooni Le percezioni errate creano opportunità? L'Europa, con o senza il Regno Unito e indipendentemente dalle prospettive politiche o di investimento, appare complessa e ambigua, soprattutto agli occhi dei “non europei”. Le azioni europee hanno registrato un 2016 volatile, mosso dalle preoccupazioni degli investitori per la crescita economica, dal sistema bancario, dalla politica, dalla deflazione e dagli utili. Come spesso accade, le percezioni del mercato possono non essere in linea con la realtà. Quando le difficoltà del continente europeo provocano una fuga dalle azioni europee simile a quella vissuta nel 2016 e queste appaiono non attrattive come in questo momento, pensiamo che per investitori come noi, che guardano al lungo termine senza fermarsi alle voci di mercato, il 2017 possa essere un anno di grandi opportunità dalle azioni. Jeff Taylor Head of European Equities, Invesco In sintesi Le prospettive economiche, politiche e per gli utili in Europa ci appaiono migliori rispetto ad altri mercati. Una crescita del PIL di circa l'1,5% per la zona euro sembra possibile. È probabile che l’Unione Europea trovi un nuovo assetto, ma che non si frantumi. Noi di Invesco siamo attenti alla valutazione e analizziamo tutti i settori di mercati, sia growth che value, per individuare titoli capaci per noi di offrire le migliori opportunità rischio/rendimento in un preciso momento. Siamo soprattutto impegnati in analisi dei titoli, ma ci dedichiamo anche allo studio e alla comprensione degli scenari macroeconomici e politici, poiché l’esperienza ci ha insegnato quanto questi possano influenzare la performance di titoli e settori e il pensiero degli investitori. Guardando al 2017, possiamo affermare che queste influenze di natura macro stanno portando a divergenze stranamente ampie tra le valutazioni di settori diversi e all'interno di uno stesso settore. La nostra strategia per il 2017 sarà sfruttarle al meglio. Secondo noi, l’Europa vivrà un anno migliore di quanto si pensi in termini di economia, politica e di rendimenti. Per questo motivo, siamo felici di detenere titoli in energia, nei settori ciclici e nel finanziario, interessanti perché caratterizzati oggi da valutazioni basse ma anche da una ripresa degli utili. Tuttavia siamo anche aperti a titoli più difensivi quando le valutazioni sono corrette, come nel caso delle telecomunicazioni. Notiamo inoltre che le paure e le errate percezioni degli investitori nei confronti del destino dell’Europa hanno portato le azioni del Vecchio Continente (Regno Unito escluso) e della zona euro a risperimentare il massimo dei premi per rischio azionario osservati durante la crisi mondiale del 2009 e la crisi della zona euro del 2011/2012. Il tempo dirà se da qui potremo imparare qualcosa in più sulle azioni in termini assoluti o sulle azioni rispetto alle obbligazioni, ma in ogni caso a nostro parere il mercato tiene e, nonostante le difficoltà, l'Europa non è messa così male. Crescita L'Europa si è dimostrata straordinariamente resistente alle turbolenze macroeconomiche globali nel 2016 e per il 2017 prevediamo uno sviluppo inarrestato dell’economia, seppur modesto. Appare anche probabile una crescita del prodotto interno lordo di circa l'1,5 %: dobbiamo ricordare che la crescita della zona euro è influenzata dalla ripresa della domanda interna e pertanto è probabile che si tratterà di una crescita duratura. L'Europa continentale ha vissuto anni di consumi e investimenti inferiori alla media a causa delle ripetute crisi della regione: ora è il momento della ripresa. La politica monetaria accomodante, il sistema bancario (finalmente) funzionante, il calo della disoccupazione e una discreta inflazione salariale sono tutti elementi favorevoli. Allo stesso tempo, il voto “Brexit” che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ha intorbidito le acque britanniche, creando maggiore incertezza sul futuro politico ed economico del Paese e sulla possibilità che i flussi di investimenti diretti esteri futuri si muovano dal Regno Unito verso altre zone d'Europa. Dobbiamo tuttavia ricordare che il mercato azionario britannico non è solo lo specchio dell'economia britannica. Politica Nel 2016 la politica è stata un'altra fonte di ansia per molti investitori. Il referendum Brexit ha rivoluzionato il credo politico nel Regno Unito, ma a nostro parere appare improbabile che nel 2017 si possano osservare molti referendum analoghi. Un'evoluzione dell'Unione Europea è decisamente più probabile di una sua scomposizione. L'agenda elettorale per il 2017 è densa: andranno ai voti i Paesi Bassi, la Francia e la Germania e con ogni probabilità assisteremo a periodi di volatilità di mercato. Tuttavia, le elezioni spagnole del 2016 ci hanno insegnato che la vittoria dei radicali non è sempre garantita. Banche Molti investitori hanno visto la presumibile debolezza strutturale del sistema bancario europeo come una ragione per dare una sferzata alle azioni dell'Europa continentale. Alle soglie del 2017, possiamo affermare che la resistenza del sistema bancario europeo sarà sempre più evidente anche agli occhi dei più scettici. Le banche stanno tornando a concedere prestiti, come dimostrano i dati sul tema; i dati patrimoniali della maggioranza delle banche primarie sono molto più alti rispetto al periodo precedente il 2008, caratterizzato da una regolamentazione meno rigorosa. La liquidità delle banche appare notevolmente cresciuta. Prevediamo che le leggi 2 2017 – Investire in Azioni globali per i capitali bancari “Basilea IV” non si tradurranno in requisiti patrimoniali ancor più severi da parte degli organi di vigilanza. È vero che la redditività delle banche europee ha pesantemente risentito dei tassi bassi e negativi, ma i margini mostrano segnali di miglioramento e i redditi da commissioni si stanno mostrando consistenti. Tuttavia, alcune istituzioni - tra cui note banche - sembrano ancora avere bisogno di maggiori capitali: queste dovrebbero però essere considerate eccezioni, piuttosto che la regola. Abbiamo investito in una selezione di banche europee: in effetti, molti fondi della nostra gamma sovrappesano il settore. Deflazione Nei nostri mercati, per lungo periodo le previsioni hanno visto un futuro fatto di tassi e rendimenti sempre più in discesa, e fatto dai “bond proxy” (es. beni di prima necessità) a giocare la partita da soli. Da tempo le nostre opinioni sono in contrasto con il coddetto consesus. Osserviamo segnali di maggiori pressioni inflazionistiche destinate a emergere nel 2017 e prevediamo che l'inflazione primaria, calcolata sui prezzi al dettaglio, sarà ampiamente superiore all'1%, rispetto ai livelli intorno allo 0% tipici degli ultimi trimestri. La risalita dei prezzi del petrolio e di altre materie prime, l'aumento dell'inflazione dei prezzi alla produzione in altre parti del mondo e una certa ripresa dell'inflazione dei prezzi dei servizi in Europa sono nel complesso destinati a contribuire. La percezione dei rischi di deflazione in Europa probabilmente cambierà. Il mercato potrebbe inoltre mettere in discussione la sostenibilità dei recenti rendimenti obbligazionari straordinariamente bassi. Siamo probabilmente davanti a un possibile cambio di rotta. Utili La brutta notizia è che negli ultimi anni l'Europa è stata nel complesso fonte di delusioni a livello di utili. La buona notizia è che per il prossimo futuro gli analisti hanno aspettative davvero basse, con un mercato ancora in recessione, cosa per noi inspiegabile. In un contesto di crescita positiva del PIL con inflazione in rialzo, margini ciclicamente bassi che rendono logica una leva operativa positiva e oneri finanziari in calo, non ci stupiremmo di osservare nei prossimi mesi sorprese positive per gli utili in Europa. Potrebbe trattarsi di una di quelle rare occasioni in cui gli analisti si affannano per rivedere le previsioni al rialzo anziché al ribasso. 3 2017 – Investire in Azioni Azioni Globali, dove investire? Le previsioni per il 2017 sono influenzate dagli eventi successivi alla crisi finanziaria. Dal 2008/2009, l’economia si è concentrata quasi esclusivamente su misure di austerity e politiche monetarie accomodanti, con tassi di interesse estremamente bassi (e a volte negativi) e programmi di quantitative easing, ovvero di supporto da parte dello Stato all’economia con l’immissione di nuova moneta. Queste misure sono nate con lo scopo di rallentare l’aumento del debito in rapporto al prodotto interno lordo, di abbassare i tassi di interesse senza rischi e di stimolare l’economia. Ma se da un lato hanno evitato una depressione in stile 1929 e un crollo del sistema bancario, dall'altro non hanno avuto impatti significativi sulla crescita dell'economia reale. Nick Mustoe Chief Investment Officer, Invesco In sintesi Un passaggio dalla politica monetaria alla politica fiscale potrebbe avere profonde implicazioni per il mercato obbligazionario. L'impatto sui titoli "bond proxy" potrebbe portate a un'ulteriore avvicinamento a strumenti "più sicuri". La valutazione potrebbe riaffermarsi come fattore trainante dei mercati. Una conseguenza involontaria è stata la forte inflazione sul prezzo degli asset che, nella maggior parte delle economie, non ha portato vantaggi alla popolazione. Queste situazioni hanno inciso sugli sviluppi politici del 2016. I risultati sorprendenti del referendum sulla Brexit e delle elezioni presidenziali statunitensi sono chiari esempi di un elettorato che si schiera decisamente contro le divergenze di reddito e ricchezza riscontrate negli ultimi anni. A nostro avviso, è probabile che si disegnerà uno scenario simile anche in Francia e Germania, con le elezioni del 2017. Questa pressione sugli Stati e sulle banche centrali potrebbe accelerare l'annunciato abbandono della politica monetaria a vantaggio di una politica fiscale più favorevole alla crescita. Cosa significa politica fiscale per i mercati? Uno spostamento globale verso una politica fiscale espansionistica, con tagli alle imposte e aumento della spesa pubblica per le infrastrutture, come proposto da Donald Trump, fungerebbe da stimolo all'offerta di obbligazioni e inciderebbe positivamente sulle aspettative di inflazione futura. In un simile scenario, gli investitori non considererebbero più normale il calo dei rendimenti obbligazionari, cosa che potrebbe avere importanti ripercussioni sulla curva di rendimento dei titoli a reddito fisso e, per analogia, su segmenti simili all’obbligazionario percepiti come "più sicuri” rispetto al mercato azionario, come ad esempio i "bond proxy"1. Negli ultimi anni, la valutazione è passata in secondo piano, poiché le azioni caratterizzate da bassa volatilità hanno registrato performance migliori rispetto alle corrispettive più "cicliche", non grazie ai fondamentali, ma delle loro qualità simili alle obbligazioni. A causa di questa sovraperformance, molti asset percepiti come "difensivi", come i settori anticlici, sono oggi molto costosi. Ad esempio, a partire dal 31 ottobre 2016, i beni di consumo primari globali sono stati quotati circa 20 volte i possibili introiti del 2017, superando il picco precedente, registrato nel 20072. A mio parere, queste valutazioni non sono sostenibili e rendono tali segmenti di mercato azionario vulnerabili alla ripresa della valutazione come fattore trainante dei rendimenti. Un passaggio verso lo stimolo fiscale sosterrebbe la ripresa e darebbe una boccata di ossigeno a quei comparti del mercato che non sono stati al passo con la sovraperformance degli asset “rifugio”. Dove sono le opportunità derivanti dalla valutazione? Nel complesso, le valutazioni sui mercati mi sembrano abbastanza onerose. Nonostante le recenti impennate nei rendimenti, risulta ancora difficile trovare valore nei mercati obbligazionari. A prima vista, anche le valutazioni dei mercati azionari sembrano elevate, nonostante al di sotto del livello del comparto obbligazionario, ma nascondono disuguaglianze importanti sia tra regioni, sia tra settori. Esaminando la questione più attentamente, credo che in determinate aree del mercato sia ancora possibile individuare possibili rendimenti soddisfacenti. In termini regionali credo che l'Europa offra le migliori opportunità, specialmente rispetto al mercato azionario statunitense. Le società europee non hanno realizzato operazioni di releverage, ovvero di reindebitamento, allo stesso livello delle statunitensi, né beneficiato di condizioni finanziarie propizie e hanno ancora margini significativi di miglioramento dei loro introiti, che sono ben al di sotto del loro picco precedente. Per contestualizzare la disparità tra i mercati, le valutazioni del mercato azionario statunitense non erano così elevate rispetto all'Europa da molti anni. In termini settoriali, le aree cicliche del mercato, in particolare le banche, dovrebbero a mio avviso continuare a realizzare buone performance. Le banche sono capitalizzate molto meglio ora rispetto alla fase immediatamente successiva della crisi. Recentemente hanno migliorato in 1 Aree di investimento, simili alle obbligazioni, che hanno l’obiettivo di offrire un buon rendimento, ma con una bassa probabilità di sigificative cadute o impennate del capitale. Ne sono esempi le aziende che vendono beni di prima necessità, che compriamo indistintamente dal prezzo. 2 Indice MSCI World Consumer Staples al 31 ottobre 2016. Fonte: Bloomberg. 4 2017 – Investire in Azioni maniera significativa le loro strutture patrimoniali e hanno ridotto la volatilità dei loro flussi di introiti, operando allo stesso tempo in un ambiente estremamente regolamentato e con tassi di interesse estremamente bassi, che hanno penalizzato i rendimenti. Credo che nel 2017 ci sia la possibilità di un miglioramento dei tassi d'interesse e del quadro normativo. Mentre il settore bancario ha segnato una buona performance dal luglio 2016 fino a oggi, i titoli vengono scambiati a prezzi simili a quelli registrati durante la crisi finanziaria e, pertanto, ci possono essere ulteriori margini di rendimento. La grande fuga continuerà? Come abbiamo visto negli anni scorsi, gli eventi imprevisti che portano gli investitori a fuggire dal rischio possono far vacillare la fiducia e rendere la valutazione un driver di secondo piano dei movimenti del mercato. In tali circostanze gli asset "difensivi" potrebbero nuovamente sovraperformare, in particolare nel breve periodo. Tuttavia restiamo convinti che nel lungo termine, la valutazione dei fondamentali rappresenti il fattore trainante più affidabile per i rendimenti. Molti degli asset "rifugio" che hanno avuto buone performance in passato, sono ora sopravvalutati poiché non sembrano offrire più la copertura che gli investitori si aspettano. Nel frattempo, per alcune aree del mercato, come l'Europa e alcuni dei settori più ciclici, i prezzi vengono stabiliti in una prospettiva che è ben peggiore rispetto a quella che prevedo, cosa per me non sostenibile. Un cambio di pensiero verso una politica fiscale espansiva potrebbe sostenere un'ulteriore crescita economica, seppur moderata, e aumentare l'inflazione. A mio parere, si creerebbe il giusto contesto per la standardizzazione delle valutazioni su tutti i mercati. 5 2017 – Investire in Azioni Asia (Giappone escluso): uno sguardo ai mercati Il 2016 è stato un anno ricco di eventi per le azioni Asia (Giappone escluso) con un inizio volatile seguito da un'inversione di tendenza nel sentiment degli investitori. Il rinnovato interesse per i titoli dell’area è stato incoraggiato dalla stabilizzazione delle condizioni economiche locali, dall’impegno preso dalle banche centrali asiatiche per ridurre i tassi di interesse e dal miglioramento delle rigide prospettive attese per gli Stati Uniti. Oltre i confini asiatici, l'incertezza sul referendum Brexit e i tassi di interesse negativi nell'Eurozona e in Giappone, hanno spinto investitori e gestori a riallocare le azioni sul mercato asiatico, dopo anni in cui questa asset class era stata sottovalutata. Mike Shiao Chief Investment Officer Asia (Giappone escluso) In sintesi Per il 2017 prevediamo uno scenario costruttivo per l'area Asia (Giappone escluso). La crescita di quest'area geografica potrebbe essere trainata dalla solidità dei consumi, da una ripresa delle esportazioni e da investimenti nelle infrastrutture a lungo termine stimolati da iniziative fiscali. Anche se il ciclo di normalizzazione dei tassi di interesse della Federal Reserve potrebbe avere impatti sul flusso di fondi a livello locale, è improbabile che la volatilità delle monete asiatiche raggiunga livelli significativi. Per il 2017 Invesco Equity Investment Team in Asia prevde che le azioni asiatiche (Giappone escluso), continueranno a beneficiare della crescita degli utili, di una politica monetaria espansiva e di valutazioni interessanti rispetto al passato e alle corrispettive a livello globale. A nostro parere ci sono anche elementi che possono stimolare la crescita a livello regionale, tra cui, per esempio, la solidità dei consumi che beneficia di un'espansione dell'e-commerce, la ripresa delle esportazioni a livello regionale, un programma di riforme per migliorare la produttività e iniziative fiscali che porterebbero a investimenti a lungo termine nelle infrastrutture. Gli utili tornano a crescere Per il 2016 si prevedeva un arresto della crescita degli utili asiatici (Giappone escluso) in seguito al declino del consenso sperimentato nel corso dell’anno. Con una crescita limitata del fatturato a livello mondiale, le società asiatiche stanno cercando ora nuove strade per aumentare gli utili. Riteniamo che la crescita di questi ultimi sarà un fattore determinante a sostegno del comparto azionario asiatico. A nostro avviso ci sono due motivi per cui nell’anno fiscale 2017 i margini potrebbero essere piuttosto consistenti: Le aziende asiatiche dovrebbero registrare un aumento degli utili grazie anche a un più attento controllo sulle spese. Il calo dei prezzi dei fattori di produzione potrebbe dare sollievo ai consumatori e alle industrie specializzate che dipendono dalla produzione di materie prime, tra cui produttori, raffinatori e aziende di trasporto. Allo stesso modo, secondo noi, dopo varie misure di supporto monetario, costi di finanziamento più bassi potrebbero portare a un miglior contesto operativo per le imprese. La politica monetaria accomodante continua Con la previsione di un rialzo graduale dei tassi di interesse negli Stati Uniti, le azioni asiatiche, (Giappone escluso) nel 2017 dovrebbero continuare a trarre benefici da un'abbondante liquidità. Diverse banche centrali asiatiche hanno già introdotto misure di supporto monetario nella seconda metà del 2016: alcune hanno portato i tassi d'interesse di riferimento ai minimi storici, come Indonesia e Corea del Sud3. A nostro avviso, queste stesse misure verranno adottate anche nel 2017, e la maggior parte dei paesi asiatici continuerà a mantenere un atteggiamento accomodante alla luce delle prospettive di bassa inflazione. In seguito alla connessione tra la borsa di Hong Kong e quella di Shenzhen, programmata per la fine del 2016, le azioni cinesi quotate a Hong Kong dovrebbero trarre beneficio dall'enorme potenziale per i flussi strutturali e dal miglioramento della liquidità. Le valutazioni restano interessanti Nonostante la ripresa registrata nella maggior parte dei mercati asiatici nei primi tre trimestri del 2016, le azioni asiatiche (Giappone escluso) erano ancora scambiate a prezzi molto bassi nei mercati dei paesi avanzati in termini di rapporto tra il prezzo di mercato dell’azione e gli utili per azione, noto come price-to-earnings, con uno sconto del 9% all'Europa e del 22% agli Stati Uniti4. Mentre i redditi sono generalmente vulnerabili alle fluttuazioni, le valutazioni regionali sono state ugualmente interessanti in termini di price-to-book, ovvero di rapporto tra il prezzo di mercato 3 Per l'Indonesia, il minimo storico è stato raggiunto il 20 ottobre 2016, con il 4,75%. Per la Corea, il minimo storico è stato registrato il 9 giugno 2016, con 1,25%. 4 Indice MSCI AC Asia ex Japan relativo all'Indice MSCI US e all'Indice MSCI Europe. Fonti: MSCI, FactSet, IBES, Bloomberg L.P., Goldman Sachs Global Investment Research, al 30 settembre 2016. 6 2017 – Investire in Azioni di un'azione e il valore del capitale proprio della società risultante dal bilancio, e sono scambiate a 1,3 punti percentuali5. Ciò è paragonabile ai livelli raggiunti a seguito della crisi finanziaria mondiale del 2008 e al periodo successivo alla bolla tecnologica, mediatica e delle telecomunicazioni dei primi anni del 2000. Nonostante la volatilità a breve termine, riteniamo che queste valutazioni potrebbero convincere gli investitori a lungo termine, interessati a un'esposizione ai trend di crescita a lungo termine per l'Asia. Possibili catalizzatori futuri Guardando al futuro, a nostro avviso riteniamo che l'Asia (Giappone escluso) possa trarre benefici da alcune tematiche strutturali che fungono da stimolo: Consumi elevati: il consumo interno continua ad essere un fattore di crescita economica chiave per molte economie asiatiche (Giappone escluso) che passano da un modello trainato dall'esportazione e dall'industria manifatturiera a una crescita del consumo interno. La solida crescita delle vendite al dettaglio e dei consumi privati in paesi come Cina, India e Indonesia deriva principalmente dall'aumento dei salari negli ultimi anni. Riforme strutturali in corso: le riforme strutturali a livello locale pensate per dare uno slancio alla produttività e ridurre gli eccessi di produzione potrebbero migliorare la redditività del capitale netto e portare a una potenziale rivalutazione del mercato. In Cine, le ampie riforme che interverranno sul sistema di approvvigionamenti, mirano a trasformare le imprese statali tradizionali in aziende più snelle ed efficienti. La Corea sta provvedendo a ristrutturare le industrie in difficoltà. In India, il 2017 sarà un anno decisivo per l'implementazione di imposte su beni e servizi che dovrebbero rimuovere le barriere interstatali e trasformare l'economia locale in un unico mercato nazionale. Ripresa delle esportazioni: si prevede che molti mercati trainati dalle esportazioni, come Corea e Taiwan, traggano benefici da una ripresa della domanda interna. Il possibile aumento della domanda da parte degli Stati Uniti, con un effetto base contenuto nel 2016, risulterà positivo per l'Asia. Per quanto riguarda i segmenti produttivi, riteniamo che Taiwan potrebbe registrare un aumento della domanda per componenti informatici, come i semiconduttori, da parte di aziende informatiche di livello mondiale e dai produttori di cellulari, mentre la Corea potrebbe continuare a trarre beneficio dalla crescente popolarità dei cosmetici e dell'elettronica di consumo. Spesa fiscale e investimenti pubblici per favorire la crescita delle economie reali: oltre alla politica di supporto monetario e alla crescita del consumo interno, l'espansione della spesa fiscale e i progetti infrastrutturali potranno essere un altro pilastro della crescita economica. A nostro parere, la domanda di progetti infrastrutturali in un continente in crescita come l'Asia rimarrà sostenuta, in particolare nei paesi che fanno parte dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, che richiedono nuove infrastrutture per l'energia elettrica e il trasporto. In Cina, in seguito all'urbanizzazione crescente, gli investitori si stanno concentrando sempre più sulle immobilizzazioni. Conclusioni In generale, prevediamo un 2017 piuttosto positivo per le azioni asiatiche (Giappone escluso), con una politica monetaria espansiva continuativa, una nuova crescita degli utili e valutazioni interessanti. Siamo anche consapevoli della possibilità di rischi derivanti da fattori macroeconomici esterni; primo fra tutti, l’intervento di normalizzazione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve che potrebbe avere un impatto negativo sui flussi di fondi a livello regionale e sulle tendenze valutarie. Tuttavia, riteniamo che sia improbabile che la volatilità monetaria cresca oltre misura come avvenne negli Stati Uniti nel 2013, con l'inizio del tapering, ovvero il rallentamento nel ritmo di acquisto di asset sul mercato da parte della banca centrale, poiché è già stato previsto uno scenario caratterizzato da un aumento graduale dei tassi di interesse. Con un approccio agli investimenti di tipo bottom up, basato su strategie indipendenti dalle condizioni economiche e settoriali e sui fondamentali, il team continua a cercare opportunità interessanti nelle aree che stanno sviluppando trend di crescita a lungo termine. Contiamo sulle nostre competenze, e andiamo alla ricerca delle migliori opportunità aziendali e dei marchi di alta qualità che vengono scambiati sui mercati a prezzi che noi consideriamo al di sotto del loro valore dei fondamentali. 5 7 Fonte: Bloomberg L.P., Invesco, al 30 settembre 2016. Valutazioni regionali definite dall'Indice MSCI AC Asia ex Japan. 2017 – Investire in Azioni Giappone, 5 motivi per non trascurarlo Il 2016 è stato indubbiamente uno degli anni più deludenti per gli investitori azionari giapponesi dal 2012. Le performance inferiori alla media, non soltanto delle azioni giapponesi, ma dell'economia nel suo complesso - con un governo guidato dal Primo Ministro Shinzo Abe e la Bank of Japan dal Governatore Governor Haruhiko Kuroda - hanno capito il sentiment degli investitori scoraggiandoli nell’investire in azioni giapponesi. Tuttavia, il team Invesco Japanese Equity basato a Tokyo ritiene che questo sia il momento giusto per ripensarci. I motivi che ci spingono a essere così ottimisti riguardo ad alcune azioni giapponesi sono 5: Daiji Ozawa CIO & Chief Portfolio Manager, team Invesco Japanese Equity In sintesi Molti investitori hanno prestato poca attenzione alle azioni giapponesi dopo le deludenti performance del 2016. Ci sono cinque motivi per cui riteniamo valga la pena prendere in considerazione alcune azioni giapponesi. Per il 2017, le azioni giapponesi sembrano promettenti per noi investitori a lungo termine. 1. L'economia Innanzitutto, ci attendiamo una ripresa dell'economia giapponese in prospettiva ciclica. Una valuta giapponese più stabile, insieme all'inversione di tendenza delle economie emergenti, hanno indubbiamente contribuito a risollevare il sentiment delle imprese nei confronti della produzione industriale e delle esportazioni, che sembrano risalire dal minimo ciclico. Inoltre, a ottobre la Dieta Nazionale del Giappone, l’organo legislativo statale, ha approvato il secondo bilancio supplementare per l'esercizio finanziario 2016, per un totale di circa 4 bilioni di yen, equivalenti a 38 miliardi di dollari USA, che comprende consistenti pacchetti di spese per stimolare l'economia, tra cui lo sviluppo di infrastrutture e un programma di ricostruzione dopo il terremoto di Kumamoto. Il governo sta ora cercando di attuare il programma il più velocemente possibile. Secondo voci non ancora confermate, questo starebbe anche valutando seriamente la possibile presentazione di un terzo bilancio supplementare, nel caso in cui la Dieta Nazionale abbia difficoltà ad approvare il bilancio principale all'inizio del 2017 a causa di elezioni anticipate. La buona notizia è che il Giappone si sta riprendendo di pari passo con l'economia globale, che sta guadagnando terreno grazie al raggiungimento dei minimi dei prezzi delle materie prime e alla maggiore stabilizzazione delle economie emergenti. È doveroso ricordare che i mercati azionari giapponesi sono storicamente tra i più correlati alle attività economiche globali. Di conseguenza, per chi, come noi,vede un futuro positivo per l'economia globale, può essere difficile ignorare questa asset class nel 2017. 2. La Bank of Japan Tuttavia, alcuni potrebbero sostenere che è difficile avere a che fare con i mercati azionari giapponesi a causa della loro alta volatilità, a causa delle misure talvolta imprevedibili e sorprendenti della Bank of Japan (BOJ). A nostro avviso oggi la situazione è diversa. Siamo convinti che il Governatore della BOJ, Haruhiko Kuroda, stia cercando di migliorare la comunicazione con i mercati per ridurre eventuali sorprese e limitare un'inutile volatilità. A settembre 2016, la banca centrale ha annunciato un programma di “Quantitative e Qualitative Easing (QQE) monetario con controllo della curva dei rendimenti” allo scopo di rafforzare la sostenibilità delle proprie politiche monetarie, spostando l'obiettivo dalla base monetaria al controllo della curva dei rendimenti. Il mercato non è stato colto di sorpresa, anzi ha reagito con una certa indifferenza, grazie alle misure della BoJ prima della comunicazione. Volente o nolente, Kuroda ha meno possibilità di mettere in pratica ulteriori provvedimenti a favore dell’economia, come estendere più a lungo i rendimenti negativi, aumentare il volume di acquisto di titoli di stato giapponesi da parte della banca, ridurre i rendimenti obbligazionari a lungo termine e accrescere gli acquisti di fondi negoziati in borsa. Sembra che per la BOJ sia arrivato il momento di stare ferma e lasciare che il governo assuma il controllo delle politiche fiscali. Ecco perché il Primo Ministro Abe ha già approvato un consistente pacchetto economico, e iniziato a lavorare sul terzo bilancio supplementare. 3. Governo di impresa In terzo luogo, riteniamo che sia in corso un miglioramento del governo di impresa, che si appresta a raggiungere un livello più alto. Lo Stewardship Code nel 2014 e il Corporate Governance Code nel 2015 hanno apportato modifiche significative a vari aspetti della corporate governance. Secondo il Japan Exchange Group (JPX), operatore della Tokyo Stock Exchange, nel 2016, il 77,9 % delle società quotate alla Prima Sezione (che rappresentano le società ad alta capitalizzazione della borsa, ovvero le grandi imprese) avevano due o più amministratori esterni indipendenti rispetto al 48,4 % e al 21,5 %, rispettivamente nel 2015 e 2014. Riconosciamo che la fase iniziale del miglioramento in atto si sia concentrata su come modificare le vecchie strutture, ma ora le società e gli investitori stanno prestando maggiore attenzione 8 2017 – Investire in Azioni all’uso efficace delle nuove strutture. Secondo un sondaggio6 condotto dalla Japan Investor Relations Association, l'88% degli intervistati ha dichiarato di avere piani di business a medio termine e che gli obiettivi di rendimento del capitale (ROE) costituiscono il quarto aspetto più importante dopo vendite, utili operativi e ricorrenti. Il 61% degli intervistati - quasi il doppio rispetto al sondaggio precedente - ha inoltre affermato di aver messo in atto politiche di capitale comprendenti piani di riacquisto di azioni proprie e distribuzione dei dividendi. Dopo aver definito nuove strutture e obiettivi, molte società dichiarano ora di concentrarsi su aspetti come gestire i consigli di amministrazione in modo più efficace, valutare le attività e come incentivare il management aziendale in modo più efficace. Pur dovendo ammettere che non esistono risposte chiare o soluzioni rapide, speriamo che alla fine queste misure si dimostrino proficue. 4. Riforme strutturali In quarto luogo, riteniamo che anche le riforme strutturali rappresentino un fattore positivo per il Giappone, nonostante una certa delusione legata soprattutto ai lenti progressi. Potrebbe sembrare strano, ma a nostro avviso una delle principali ragioni per cui il Giappone non è riuscito a raggiungere l'obiettivo d'inflazione del 2 % sia la mancanza di una significativa crescita dei salari. Malgrado la robustezza degli utili societari e la maggiore contrazione dei mercati del lavoro, con un tasso di disoccupazione intorno al 3 %, i salari tra i lavoratori a tempo pieno, che rappresentano circa il 60 % del totale, non hanno praticamente subito modifiche negli ultimi anni dell'era Abe, stando ai dati del Ministero degli Affari Interni e della Comunicazione7. Questo può apparire davvero strano, ma non in Giappone, dal momento che le condizioni di lavoro a tempo pieno - quali livelli salariali, sicurezza del lavoro, benefici accessori e status sociale - sono decisamente migliori rispetto al tempo parziale. I lavoratori a tempo pieno sono incentivati a privilegiare la sicurezza del posto di lavoro a scapito dell'aumento dello stipendio. Di conseguenza, finché permane l'attuale disparità di condizioni tra lavoro a tempo pieno e parziale, è estremamente improbabile che in Giappone possiamo assistere a un significativo aumento dei salari o a una benefica inflazione indotta dagli incrementi. Questa visione è ampiamente condivisa all’interno del governo e, allo scopo di migliorare la produttività del paese, il gabinetto Abe sta lavorando su riforme al mercato del lavoro, tra cui retribuzione a parità di lavoro e allentamento delle restrizioni al licenziamento, che nel 2017 potranno evidenziare progressi, come ribadito dal Primo Ministro Abe. 5. Valutazioni Esaminiamo infine le valutazioni. All'inizio del novembre 2016, i rapporti prezzo/utili del mercato azionario giapponese erano simili a quelli della maggior parte dei mercati europei, ma inferiori agli statunitensi, secondo MSCI8. In termini di rapporto prezzo/valore contabile (P/B), ai primi di novembre i mercati giapponesi erano inoltre quelli che presentavano le valutazioni più basse9. Si potrebbe comunque sostenere che, dato il ROE storicamente inferiore rispetto al resto del mondo, il basso rapporto P/B del Giappone è giustificato10. Ma poiché il miglioramento a livello di governo di impresa procede a tutta velocità, col passaggio alla nuova fase, alcune società giapponesi cominciano a dare risultati significativi, non soltanto sul fronte degli utili, ma anche a livello di aumenti dei dividendi e di riacquisti di azioni proprie, sostenuti da politiche di capitale ben concepite. Nel complesso, sembra che i mercati giapponesi stiano entrando in una fase di rivalutazione a medio termine. Nonostante i lenti progressi, sono in corso cambiamenti strutturali che vanno via via rafforzandosi. Alla luce della crescita dei fattori ciclici a fronte delle previsioni modeste, in combinazione con valutazioni inferiori, riteniamo che le azioni giapponesi rappresentino per il 2017 opportunità di investimento positive e promettenti per noi investitori a lungo termine. 6 Sondaggio condotto dal 28 gennaio al 7 marzo 2016. Il sondaggio è stato inviato a tutte le società quotate in Giappone (3.622), il 27,1% delle quali ha risposto. 7 Al 31 ottobre 2016 8 Rapporti prezzo valore contabile al 10 novembre 2016: 14,01 per l'Indice MSCI Japan, 14,52 per l'Indice MSCI Europe e 16,74 per l'Indice MSCI US. 9 Rapporti prezzo valore contabile al 10 novembre 2016: 1,29 per l'Indice MSCI Japan, 1,72 per l'Indice MSCI Europe e 2,80 per l'Indice MSCI US. 10 Rendimento del capitale al 10 novembre 2016: 7,87 per l'Indice MSCI Japan, 7,65 per l'Indice MSCI Europe e 12,39 per l'Indice MSCI US. 9 2017 – Investire in Azioni Informazioni importanti Documento riservato ai Clienti Professionali/Investitori Qualificati e/o ai Soggetti Collocatori in Italia. Si prega di non redistribuire. La presente pubblicazione ha carattere meramente informativo ed è rivolta ad un uso esclusivamente interno al soggetto destinatario. 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Tali opinioni possono differire rispetto a quelle fornite da altri professionisti dell’investimento di Invesco. La decisione di investire in azioni di un fondo deve essere effettuata considerando la documentazione d’offerta in vigore. Questi documenti (Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori specifico per fondo e classe, prospetti e relazioni annuali/semestrali) sono disponibili sul sito www.invesco.it. Le Spese Correnti prelevate da ciascuna Classe di azioni del Fondo in un anno, sono indicate nel relativo Documento contenente le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID). Potrebbero emergere direttamente a carico del cliente altri costi, compresi oneri fiscali, in relazione alle operazioni connesse al fondo. Il presente documento è pubblicato in Italia da Invesco Asset Management SA, Sede Secondaria, Via Bocchetto, 6 20123 Milano. CE2852, CE2899, CE2843, CE2943 10 2017 – Investire in Azioni