Sognai il tuo cuore tra i coriandoli del tempo di Gianluigi Fanelli Sognai il tuo cuore tra i coriandoli del tempo, nel mattino del principio con l’oro a liquefare, tra la lingua e la lancetta, il respiro affannoso della giovinezza. Ho udito i teneri amanti smarrirsi tra flutti lunari e maree mentre portavo la falena a bruciare sotto la fiamma tremula della mia stanza. Quale grazia, feroce bellezza raschia il mio iride come Buñuel? Se astronomo fossi, mi vedresti macchiare la carta alle stelle per lasciar la tua linea allo spazio. Sognai il tuo cuore tra i coriandoli del tempo, nel rosso vermiglio della carne col cerchio a levante e il globulo indolente, a consumar di cerimonie la vena. Ho abbracciato della Terra il disordine sotto il lento fiorire del ciliegio mentre mesto coltivo il tuo silenzio tra i fiumi di ghiaia dell’antico giardino. Quale nettare, dolcissimo fiore, serba il velluto delle tue labbra? Mi appello alla Stella, ai raggi che irradia poiché col Sole sola fiorisci e sgoccioli vita e sbocci sorrisi. Ho scaldato i palmi e il cuore distillando euforia dai tuoi gesti. La passione che di notte m’ammorba, lascia al tuo giorno il segreto del mio petto. A Klimt di Gianluigi Fanelli Brilla l’oro, riga l'occhio balena dentro per un momento. Poi lo irretisce il corpo, con l’iride già preso a galleggiare tra il nudo che sussurra, che fluttua e l’aldiquà del mare. Dirompe, si insinua il mistico segreto della donna. Continua l’oro, sempre uguale, gli si concede il tempo di disturbare. Finché lo sguardo volge alla chioma alla porpora della sua testa, poi giù alle aureole profane del petto, alle gote di pesca e la sensualità apparecchia per bene il desiderio. Una bocca languida, cattiva, fanatica, accende il cuore e con sé quel che vi resta con l’Eros a galleggiare, e l’Altro aldiquà del mare.