LE ONDE Per capire cos’è un’onda immaginiamo di mettere un galleggiante nell'acqua. Come dobbiamo intervenire per farlo muovere? Per fare ciò dobbiamo compiere un lavoro e quindi cedergli un'energia (cinetica). Ma in che modo possiamo trasferire questa energia? Ad esempio possiamo lanciare direttamente contro al galleggiante un sasso. In questo modo è il sasso che, oltre a portarsi appresso la propria massa, trasporta l'energia. Il sasso lo possiamo in tal caso vedere sia come un concentrato di massa e di energia. Il sasso quando colpirà il galleggiante gli cederà la sua energia.. …e anche la sua massa se vi rimane appiccicato! Oppure per far muovere il galleggiante possiamo far cadere in acqua il sasso, questo produce una perturbazione rappresentata da una serie di onde che si allargano in modo concentrico che dopo qualche istante raggiungeranno il galleggiante mettendolo in movimento. In questo caso cedo energia al galleggiante senza servirmi di un corpo che la trasporti in modo diretto. E' l'onda che trasporta energia ma senza dar luogo ad alcun trasporto di materia. L’onda può essere pensata come un’energia distribuita che riempie lo spazio in cui si muove. Attenzione, le singole molecole d'acqua non sono state trascinate dall'onda. Ogni molecola investita dall'onda si è messa ad oscillare in direzione perpendicolare a quella di propagazione e ha comunicato tale moto alle molecole circostanti; alla fine, tale movimento oscillatorio ha raggiunto il galleggiante. E’ un po’ come la “ola” che si fa negli stadi dove gli spettatori diventano protagonisti alzandosi in piedi e abbassandosi, un settore per volta, con un movimento costante che lungo tutti gli spalti da appunto l'impressione di un'unica grande onda. Abbiamo così scoperto che in un’ onda l'energia può essere trasmessa a distanza senza che sia necessaria la presenza di un corpo che la trasporti direttamente da un punto all’altro. Quindi: Un’onda che si forma per oscillazione delle molecole del mezzo nel quale si propaga (come nel caso delle onde del mare o delle onde sonore) viene detta meccanica perché le sue proprietà possono essere studiate con le leggi della meccanica. Tali onde potranno propagarsi soltanto se il mezzo è elastico. Invece, le onde che non vengono generate da un movimento di materia e che perciò si possono diffondere anche nel vuoto assoluto si dicono elettromagnetiche. Oltre che in base alla natura della loro propagazione, i moti ondulatori vengono classificati anche in base alla modalità con cui questa avviene. Un’onda viene così detta longitudinale (trasversale) se le oscillazioni da cui è generata avvengono in avanti e indietro lungo (perpendicolarmente) la sua direzione di propagazione. Pensiamo per un attimo alle onde del mare o alle onde che si propagano in una corda tesa. Possiamo dire che tali onde le posso rappresentare in due modi: Rappresentazione spaziale: è quello che otterrei fotografando l’onda. La foto farebbe riferimento ad un istante ben preciso e la foto ne descriverebbe la forma precisando lo spostamento dei suoi punti dalla posizione di riposo. Otterrei così un grafico che si chiama forma d’onda: Rappresentazione temporale: scelgo una particella del mezzo in cui si propaga l’onda e vado a vedere come nel tempo cambia lo spostamento dalla sua posizione di equilibrio: INTERFERENZA DELLE ONDE Ve lo ricordate l’esperimento con la molla Slinky? In particolare rammentate cosa succedeva quando inviavamo, con una “sberletta” laterale alla molla, una cresta cioè un’onda impulsiva? Questa, quando raggiungeva l’estremità della molla diventava una gola cioè si ribaltava e tornava indietro. Quando inviavamo immediatamente una seconda cresta a incontrare la gola succedeva che le due onde passavano l’una attraverso l’altra e dopo la collisione ciascuna proseguiva indisturbata. Vale a dire che due onde, a differenza di quanto farebbero due oggetti materiali, come due palline, possono propagarsi nella stessa regione di spazio senza disturbarsi a vicenda mantenendo il proprio profilo e la propria velocità. Non c’è nulla di strano in questo comportamento delle onde: immaginiamo cosa succederebbe, ad esempio, se le onde sonore emesse da due persone mentre parlano si ostacolassero le une con le altre, anziché comportarsi mantenendo una propria identità: non si capirebbe nulla di quello che direbbero! Tuttavia, con la molla Slinky, se avevamo fatto ben attenzione, avremmo notato che durante l’intervallo di tempo in cui le onde passavano l’una attraverso l’altra l’oscillazione complessiva, detta sovrapposizione delle onde, era la composizione delle singole oscillazioni; più esattamente l’ampiezza complessiva, cioè lo spostamento dalla posizione di equilibrio era la somma algebrica delle ampiezze delle singole onde (poi le onde si separavano proseguendo indisturbate nel loro moto). Questa proprietà delle onde viene chiamata principio di sovrapposizione, inoltre diciamo che: def 1. Si chiama interferenza il risultato della sovrapposizione di due o più onde. Quando due onde interferiscono, in ogni istante, le loro ampiezze si sommano con il loro segno def 2. Due onde si dicono in fase quando raggiungono entrambe contemporaneamente la propria ampiezza massima, la propria ampiezza nulla e la propria ampiezza minima (onda 1 e 2). Se ciò non avviene le due onde si dicono sfasate (onde 1 e 3). Quando due onde sono in fase danno luogo ad una cosiddetta interferenza costruttiva nel senso che l’onda risultante che ne deriva avrà un’ampiezza doppia rispetto all’ampiezza delle singole onde. Invece, due onde sfasate danno luogo ad un’interferenza distruttiva, vale a dire che l’onda risultante avrà ampiezza nulla. In tal caso si arriva al risultato insolito e sconcertante che, ad esempio due suoni o due fasci luminosi possono annullarsi a vicenda: suono+suono=silenzio; luce+luce=buio!!! 2 Vogliamo dimostrare che quando due onde sono in fase interferiscono costruttivamente cioè danno luogo ad un'onda della stessa frequenza ma avente un'ampiezza pari alla somma delle ampiezze delle singole onde. La dimostrazione grafica è evidente (vedi fig.c). Dimostriamolo matematicamente. Abbiamo più volte osservato che un'onda è graficamente descrivibile mediante la funzione seno. (3) y = sen Poiché la funzione seno ha un'ampiezza massima che vale 1, mentre un'onda nella realtà può avere un'ampiezza A qualunque, devo modificare la (3) scrivendo: (4) y = Asen Un'onda è sempre generata da un corpo o da una carica elettrica che oscilla e il moto oscillatorio, altro non è che un moto circolare visto di profilo. Allora l'angolo può essere scritto in funzione della velocità angolare . (5) t t sostituendo la (5) nella (4) si ottiene: (6) y= A sent Essendo: 2 2f T si ricava così l'equazione della prima onda: (7) y1 = Asen 2ft Se nello stesso punto dello spazio si ha una seconda onda in fase con la prima essa verrà descritta da: (8) y2 = Asen 2ft L'onda risultante sarà pertanto: (9) y = y1+y2 = 2A sen 2ft (fig.c, onde 1+2=4) Se la seconda onda non è in fase con la prima ma ha rispetto ad essa una differenza di fase , o come si dice è sfasata (fig.b), le due onde non interferiranno costruttivamente. In particolare se la differenza di fase è di 180° o equivalentemente è di mezza lunghezza d'onda (onde in opposizione di fase), sommandole si ha un'onda piatta cioè si annullano a vicenda. Se si tratta di due onde sonore si giunge allo strano risultato che la somma di due rumori può dare il silenzio, se invece si tratta di due onde luminose la somma di due fasci luminosi può dare oscurità (fig.c onde1+3=5). Dimostriamolo matematicamente. Questa volta la seconda onda è descrivibile da: (10) y2 = Asen (2ft+180°) la funzione seno ha la seguente proprietà: sen (+180°) = -sen pertanto: (11) y2 = -Asen 2ft e quindi: 3 y = y1 + y2 =0 INTERFERENZA DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE Ci domandiamo a questo punto come si fa nella pratica ad osservare interferenza costruttiva o distruttiva. Il primo problema da risolvere è quello di ottenere due onde che siano in fase o sfasate. Tenendo presente il fatto che le due onde devono comunque avere la stessa frequenza ci sono due possibilità: 1) Utilizzo per generare le due onde due corpi che oscillano con la stessa frequenza. Pensiamo ad esempio a due radio sintonizzate sullo stesso canale radio 2) Utilizzo un unico generatore, faccio passare l'unica onde generata attraverso due fenditure che la dividerà in due onde secondarie che ovviamente avranno la stessa frequenza dell'onda che le ha generate. Le due onde si sovrappongono per il fenomeno della diffrazione. 3) Utilizzo un unico generatore e un dispositivo che riflette le onde; si sovrappone l’onda diretta con quella riflessa. Il secondo metodo è quello che fornisce i migliori risultati, soprattutto se si utilizzano onde elettromagnetiche, come le onde luminose. In laboratorio abbiamo osservato cosa succede quando sdoppiamo la luce emessa da una sola sorgente laser per mezzo di due sottili fenditure poste ad una distanza d. Passando attraverso ciascuna fenditura la luce subisce la diffrazione, inoltre la luce diffratta da una delle due fenditure si sovrappone a quella diffratta dall'altra. Nella regione di sovrapposizione le onde luminose interferiscono costruttivamente (luce intensa) nei punti in cui esse giungono in fase mentre interferiranno distruttivamente (buio) là dove giungono sfasate di mezza lunghezza d'onda. Ad esempio vediamo graficamente cosa succede sullo schermo. Ripetendo la stessa costruzione per gli altri punti dello schermo si ricava che la luce sullo schermo è pertanto una successione di frange scure e frange luminose equispaziate la cui intensità è descritte dalla funzione: 4 I = Im cos2 Analisi quantitativa dell'interferenza dalla doppia fenditura. Troviamo una formula che mi permetta di prevedere a quale distanza x =PPo dal centro dello schermo si troveranno le frange luminose. Dalla figura risulta che se d è la distanza tra le fenditure si avrà sullo schermo una frangia luminosa quando il lato S1N, che rappresenta la differenza tra i cammini dei due raggi luminosi, o è nullo oppure è uguale ad un multiplo intero di una lunghezza d'onda. (1) S1N = n (n=0,1,2..) Per la proprietà dei triangoli rettangoli si ha che: (2) S1N=dsen Che sostituita nella (1): (3) dsen = n I due triangoli NS1S2 e PoPO sono simili e pertanto si ha che: (4) sen = x/OP dato che OP L si ha che: (5) sen=x/L che sostituita nell(3) fornisce: (6) d x n L da cui: (7 ) x nL d 5 Invece si avrà una frangia scura se S1N è un multiplo dispari di mezza lunghezza d'onda cioè S1N = (n+1/2) da cui: 1 (8) d sen (n ) 2 Nota: mentre la (3) è sempre valida, la (7) può essere utilizzata soltanto quando la distanza L tra lo schermo e la fenditura è molto più grande della distanza tra le due fenditure. Es1: Due fenditure distano 0.2 mm e lo schermo si trova ad una distanza di 1 m. La terza frangia luminosa (senza contare la frangia centrale) è a 7.5 mm dal centro. Trovare la lunghezza d'onda della luce usata. xd 7.5 x10 3 x 2 x10 4 500 x10 9 500nm n 3x1 Es2: Una stazione radio opera ad una frequenza di 1500 KHz ed ha due antenne identiche verticali distanti 400 m i cui elettroni oscillano in fase. In quale direzione l'intensità è massima e minima? sen n n d 2 se n 0,1,2 0,30,90 da notare che per valori di n 3 danno valori del seno più grandi di + o -1 e quindi non sono accettabili. I minimi sono per = 14.5°, 48.6° Es3: (diffrazione) Un fascio laser (=633 nm)passa attraverso una sottile fenditura e si osserva la figura di diffrazione ad una distanza di 6 metri. Si trova che la distanza tra i due minimi del primo ordine è di 27 mm. Quanto è larga la fenditura? (0.28mm) 6