Malattie sessualmente trasmissibili Cenni storici su MTS • Galeno descrisse la gonorrea attribuendogli il nome attuale (dal greco “flusso del seme”) • Per molto tempo sifilide e gonorrea furono assimilati • Parcelso nel 1530 ritiene che la gonorrea fosse la fase iniziale di sifilide • Fracastoro coniò il nome di sifilide in una sua opera “Syphilis sive morbus gallicus” dal protagonista Syphilis • Casanova pare utilizzasse intestino di animale per proteggersi dall’infezione • Nel 1767 il dr Hunter aumentò la confusione sulla genesi delle due infezioni inoculandosi le secrezioni purulente uretrali di un paziente e sviluppando poi la sifilide • Solo nel 1879 Neisser identificò nel gonococco l’agente etiologico della malattia • Nel 1885 si riuscì ad ottenere una coltura pura Le malattie a trasmissione sessuale • • • • • Cenni di prevalenza Modalità di trasmissione Eziologia Cenni di sintomatologia Diagnosi Le malattie a trasmissione sessuale Prevalenza Prevalenza e incidenza delle MTS nella popolazione adulta per regione (2002) Popolazione adulta (milioni) Nuove infezioni in 2002 (milioni) Nord America 156 14 Europa dell’Ovest 203 17 Nord Africa & Medio Oriente 165 10 Europa Central & dell’Est 205 22 Africa Sub-Sahariana 269 69 Sud-Est Asiatico 955 151 Est Asiatico & Pacifico 815 18 Australia & Nuova Zelanda 11 1 Latino America & Caraibi 260 38 Totale 3040 340 Regione Le malattie a trasmissione sessuale Prevalenza • Sifilide, uretrite gonococcica e non, tricomoniasi si presentano maggiormente fra uomini e donne dai 15-49 anni. • Nell’africa sub-sahariana il 30%-80% delle donne ed il 10%-50% degli uomini e in USA il 19% delle persone di età compresa tra 14-19 anni è affetta da herpes genitale • Nelle donne, le infezioni da gonococco e da clamidia non trattate sono responsabili del 40% di malattia infiammatoria pelvica. Di questa, il 30% evolve in infertilità TAKE HOME MESSAGEs • MTS globalmente in crescita impongono un maggiore impegno diagnostico nella età di maggiore attività sessuale • In Italia, si registra un aumento di MTS: – 500.000 casi / anno – sifilide primaria e secondaria: 1403 casi nel 2005 • Omosessuali ad alto rischio • La riscoperta della sessualità nell’anziano lo espone a MTS • Disaffezione a notificare MTS con conseguente inaffidabilità dati epidemiologici ed apparente ruolo marginale del medico di base • MTS rappresentano una condizione clinica spesso asintomatica frequente nella popolazione in età fertile. • In gravidanza possono aumentare il rischio di gravidanza extrauterina, aborto spontaneo, parto pretermine • Possono essere trasmesse al feto o al neonato durante il travaglio e il parto, danneggiandoli Le malattie a trasmissione sessuale • • • • • Cenni di prevalenza Modalità di trasmissione Eziologia Cenni di sintomatologia Diagnosi Le malattie a trasmissione sessuale Modalità di trasmissione Dinamica della trasmissione delle MTS Le malattie a trasmissione sessuale Modalità di trasmissione Le pratiche sessuali possono suddividersi in: Pericolose: rapporti penetrativi non protetti e in generale con scambio di liquidi organici. Abbastanza sicure: rapporti penetrativi protetti e baci con scambio di saliva; masturbazione reciproca. Totalmente sicura: astinenza Le malattie a trasmissione sessuale Modalità di trasmissione • Quando si indica il rapporto sessuale come causa maggiore di diffusione di una malattia, si intende: tutti i rapporti in cui ci sia un contatto diretto tra le mucose, i liquidi organici, lo sperma e le secrezioni vaginali. • Questo vale non solo per il tradizionale coito ma anche per i rapporti anali e quelli orali. • Anche se la maggioranza di questi microrganismi ha scarsa capacità di resistenza fuori dall’organismo umano, non si può escludere che il contagio possa (raramente) avvenire attraverso l’uso condiviso di oggetti (es. sex-toys) • Il contagio per starnuti o tosse è da escludere. Le malattie a trasmissione sessuale • • • • • Cenni di prevalenza Modalità di trasmissione Eziologia Cenni di sintomatologia Diagnosi Le malattie a trasmissione sessuale Eziologia Sono malattie infettive che colpiscono, salvo alcune eccezioni, la zona dei genitali e le vie urinarie ossia l’uretra e la vescica; possono essere causate da parassiti, virus, batteri o funghi e talvolta si può verificare l’esposizione contemporanea a più agenti etiologici Le malattie a trasmissione sessuale Eziologia batterica MTS Agente etiologico Gonorrea Cancroide Vaginite Salmonellosi Shigellosi Neisseria gonorrhoeae Haemophilus ducreyi Gardnerella vaginalis Salmonella sp Shigella sp Le malattie a trasmissione sessuale Eziologia varia MTS Agente etiologico Spirochetali Sifilide Treponema pallidum Clamidiali Uretr./Cervic. C.trachomatis (sierotipi D-K) Linfogr. venereo C.trachomatis (sierotipi L1-L2-L3) Micoplasmali Uretr./Cervic. U.urealyticum M. genitalium Le malattie a trasmissione sessuale Eziologia protozoaria e micotica MTS Agente etiologico Tricomoniasi Amebiasi Giardiasi Trichomonas vaginalis Candidiasi C. albicans E. histolytica G. Lamblia Le malattie a trasmissione sessuale Eziologia virale MTS Agente etiologico Herpes genitalis Mollusco contagioso Condilomatosi Epatiti AIDS Herpes simplex Poxvirus HPV HAV, HBV, HCV HIV Le malattie a trasmissione sessuale • • • • • Cenni di prevalenza Modalità di trasmissione Eziologia Cenni di sintomatologia Diagnosi Le malattie a trasmissione sessuale Sintomatologia Sintomatologia generale Spesso agenti etiologici diversi provocano quadri clinici sovrapponibili (es.uretrite da clamidia, micoplasma, neisseria?) con necessità di approcci terapeutici adeguati Le malattie a trasmissione sessuale Sintomatologia Sintomatologia generale Spesso agenti etiologici diversi provocano quadri clinici sovrapponibili (es. uretrite da clamidia, micoplasma, neisseria ?) con necessità di approcci terapeutici adeguati Sintomatologia più frequente Secrezione uretrale o vaginali: Presenza di muco alla estremità del meato uretrale. Caratteristico nel maschio, meno nella femmina. Il muco è denso, francamente purulento, biancogiallastro nella infezione gonococcica, mentre risulta mucoide, perlaceo nelle infezioni non gonococciche. Le malattie a trasmissione sessuale Uretrite gonococcica Epidemiologia: si trasmette per contagio sessuale diretto, ma anche per mezzo di indumenti infetti, termometri, specilli, cateteri (contatto accidentale) Patogenesi: la prima localizzazione avviene nella mucosa genitale o rettale o congiuntivale, provocando, dopo 4 - 5 gg, una flogosi acuta purulenta. Diagnosi microbiologica di N. gonorrhoeae Campioni: secreto cervicale ed uretrale Esame microscopico: dopo colorazione Gram (patognomico nell’uomo) Esame colturale: terreno selettivo thayer-martin-agar cioccolato in CO2 5% x 48 h Ricerca antigeni: metodi immunologici (risposta anticorpale non oltre 3 – 4 mesi) Ricerca acidi nucleici Le malattie a trasmissione sessuale Uretrite non gonococcica Linfogranuloma venereo Sintomi: vescicola, nell’uomo sul glande e nella donna sulla vulva, vagina, cervice uterina e regione rettale. La vescicola si rompe e si forma un’ulcera Clamidia trachomatis grigiastra, profonda, con bordi arrossati ma non duri. Febbricola. Interessamento linfoghiandolare inguinale mono o bilaterale (bubbone). Si può andare incontro a suppurazione e fistolizzazione Chlamydia • Trasmissione: – Per via ascendente e attraverso il canale del parto • Esiti riproduttivi avversi – PROM, parto pretermine e basso peso alla nascita – infezioni congiuntivale purulenta 6-8 giorni dopo il parto – polmonite • Prevenzione preconcezionale – Diagnosi malattia in atto • Trattamento – Informazioni per evitare il contagio • counselling sui fattori di rischio sessuali Chlamydia - Diagnosi di infezione ESAME COLTURALE Crescita su cellule Mc Coy - Non produce effetto citopatico - Evidenziazione mediante uso di anticorpi monoclonali fluorescenti Sensibilità : 80 – 85 % Specificità : 100 % Vantaggi: test di riferimento Svantaggi: Risposta tardiva (72 ore) Laboratorio attrezzato per colture cellulari Rispetto dei tempi di consegna trasporto dei campioni Chlamydia - Diagnosi di infezione IMMUNOFLUORESCENZA DIRETTA (IFD) Antigene : MOMP (Proteina maggiore presente sulla membrana esterna del batterio) Sensibilità : Specificità : uomini 70 – 100 %, donne 68 – 100 % uomini 87 – 99 %, donne 82 – 100 % Vantaggi: rapido eseguibile in tutti i laboratori verifica dell’idoneità del campione soggettivo diversi cut-off applicabile per un basso numero di campioni Svantaggi: Chlamydia - Diagnosi di infezione TEST IMMUNOENZIMATICI (EIA) Antigene : LPS (Lipopolisaccaride genere-specifico) più abbondante e solubile della MOMP Sensibilità : Specificità : uomini 65 – 95 %, donne 70 – 100 % > 90 % Vantaggi: - rapido - lettura oggettiva - applicabile per un gran numero di campioni - eseguibile in tutti i laboratori - falsi positivi Svantaggi: Chlamydia - Diagnosi di infezione TEST RAPIDI (point of care) LA TECNOLOGIA UTILIZZATA è QUELLA EIA Vantaggi: - possono essere eseguiti direttamente presso l’ambulatorio medico - risposta disponibile in circa 30 minuti - nella stessa seduta, in caso di positività, viene data direttamente la terapia Svantaggi: - falsi positivi - non possono essere usati in popolazione a bassa prevalenza o in soggetti asintomatici Chlamydia - Diagnosi di infezione TEST PER LA DETERMINAZIONE DELL’ACIDO NUCLEICO - Test di ibridizzazione Vantaggi: rapido Svantaggi: necessita di un test di conferma -Test di amplificazione genica Vantaggi: sensibilità specificità Svantaggi: laboratorio “dedicato” falsi positivi falsi negativi per la presenza di inibitori Le malattie a trasmissione sessuale Uretrite non gonococcica Ureaplasma urealyticum Forma di MTS in aumento di frequenza, supera la gonorrea come causa di uretrite. Colpisce prevalentemente i maschi di alto livello socioeconomico. Sintomi: Spesso asintomatica; disuria e secrezione, più mucoide che purulenta. Treponema pallidum Fattori di virulenza del T. pallidum Le proteine di membrana facilitano l’aderenza La ialuronidasi può facilitare l’infiltrazione perivascolare Rivestimento antifagocitario di fibronectina La comparsa delle lesioni è il risultato della risposta immune dell’ospite (immunopatologia) ed occorrono da 10-90 gg (di solito 3-4 settimane) affinchè si formi la lesione primaria ma nonostante una vigorosa risposta immune il treponema è capace di persistere per decenni senza possibilità di eradicare o controllare l’infezione Storia naturale della sifilide non trattata Caratteristiche del sifiloma • Usualmente solitario, ma possibili lesioni multiple • Localizzzazione a qualsiasi parte del tratto genitale: – solco, glande, frenulo, prepuzio, asta del pene, area anorettale, forchetta, vulva, cervice • Localizzazione nella zona oro-faringea: – labbra, lingua, tonsille • Localizzazione in qualsiasi zona di inoculo del treponema Le malattie a trasmissione sessuale Sifilide Sifilide secondaria Esordio dopo 2-10 settimane dalla lesione primaria Caratteristico rash mucocutaneous anche palmo plantare Tali lesioni sono altamente contagiose Sono presenti segni e sintomi (malessere, febbre, mialgie, linfoadenopatia, talvolta epatite) SIFILIDE SECONDARIA Tests diagnostici per la Sifilide (Original Wasserman Test) Condizioni associate a risultati falsamente positivi ai tests sierologici per la sifilide Le malattie a trasmissione sessuale Vaginosi batterica Gardnerella vaginalis Condizione clinica in cui una flora batterica, non obbligatoriamente nemica, prende il posto del bacillo di Doderlein nell'eco sistema vaginale. Sintomi: Perdite liquide giallo-verdastre, dal caratteristico odore di pesce. Assenza di prurito Diagnosi: coccobacilli su “clue cells” all’osservazione Gram. Terapia: antibiotico locale, Clindamicina o Metronidazolo. Le malattie a trasmissione sessuale Condilomatosi Papillomavirus Forme cliniche La condilomatosi florida di facile diagnosi consiste in piccole protuberanze carnose, da cui il nome popolare di creste di gallo. Si rilevano su grandi labbra, piccole labbra, clitoride, cute circostante, ano, e retto. Infezione da HPV • La trasmissione di HPV “cutanei” avviene attraverso contatto diretto con tessuti infetti, o con oggetti e/o superfici contaminate • La trasmissione di HPV “genitali” avviene tipicamente mediante contatto sessuale • HPV viene rilasciato dallo strato superficiale desquamante di cheratinociti dell’epitelio infetto • L’infezione può assumere natura latente, può svilupparsi in 1-3 mesi o può decorrere asintomaticamente per anni • Lesioni causate dall’espansione clonale delle cellule infette • L’infezione può essere subclinica o clinica HPV – aspetti clinici • La tipica lesione (cutanea e/o mucosa) da HPV consiste in un ispessimento locale dell’epitelio che si manifesta in modo diverso a seconda della sede anatomica interessata (verruche, condilomi, papillomi) • Lesioni cutanee (non genitali): – – – – Verruca comune (volgare) Verruca piana Verruca plantare e palmare Epidermodisplasia verruciforme • lesioni diffuse su tutto il corpo • possibile degenerazione in carcinoma a cellule squamose in soggetti geneticamente predisposti HPV – aspetti clinici • Lesioni mucosali (non genitali): – Papillomi delle vie respiratorie – Papillomi congiuntivali – Papillomi orali • Lesioni mucosali (genitali, area perianale, retto): – Condilomi acuminati (masse esofitiche molli) – Condilomi piani (masse esofitiche rilevate, rossastre) • L’infezione sostenuta da tipi “high-risk” può progredire verso il cancro della cervice uetrina, pene, ano, vagina, tonsille, vie respiratorie. Solo questi genotipi possono causare carcinoma: – Tipi 16, 18, 45, 56 (elevata associazione con cervicocarcinoma) – Tipo 16 (carcinoma vulvare) • Soltanto 1% delle infezioni HPV evolve verso il carcinoma della cervice uterina Diagnosi di HPV Campioni clinici: tessuto o nei campioni citologici esfoliativi Data l’impossibilità di isolare HPV mediante allestimento di cocolture, si ricorre a: • Osservazione cito-morfologica • Saggi immunocitochimici • Tecniche di rilevazione del genoma virale – Amplificazione del segnale • Hybrid Capture 2 assay (l’unico FDA-approved) – Amplificazione del bersaglio • PCR & in situ PCR – Saggi di ibridazione che non richiedono amplificazione • Dot blot hybridization (DB), Southern transfer hybridization (STH) e in situ hybridization (ISH) Le malattie a trasmissione sessuale Herpes genitale Herpes simplex-2 Infezione simile all'herpes virus labialis tipo I Sintomi: vescicole, prurito e dolore. Febbre, rigonfiamento delle ghiandole inguinali e eritema della parte. Una volta contratto, il virus tende a rimanere all'interno del corpo umano in stato di latenza con periodiche riattivazioni. Terapia: antivirale. E' necessario astenersi dai rapporti sessuali fin dai primi sintomi e in realtà si pensa che coloro che siano affetti da H. genitalis possano trasmetterlo anche nei periodi di latenza. Herpes-Simplex Virus (HSV) HSV-2: malattia Contagio interumano (età adulta): via sessuale. Il virus attraversa la cute/mucosa attraverso lesioni e si replica nella sede di penetrazione iniziale. Il contagio del neonato attraverso il canale del parto può causare estese infezioni erpetiche, infezioni oculari, encefaliti, meningiti. Le lesioni cutanee/mucose hanno caratteristiche similari a quelle causate da HSV-1. L’infezione può essere asintomatica. Può causare lesioni nella regione periorale ed orale (il sito di infezione non è predittivo del tipo HSV). Herpes-Simplex Virus (HSV) Diagnosi Isolamento virale in colture cellulari a partire dal liquido delle vescicole cutanee, da materiale proveniente dal raschiamento delle ulcere corneali o da liquor. Identificazione mediante immunofluorescenza, direttamente sul materiale patologico o sulle colture infettate con il campione clinico, mediante l’impiego di Abs monoclonali anti-HSV1 e anti-HSV2. La ricerca sierologica è priva di significato, sia per l’elevato livello di Abs in pazienti asintomatici che per la diffusione dell’infezione nella popolazione. Le malattie a trasmissione sessuale Tricomoniasi Trichomonas vaginalis Protozoo flagellato presente nell'apparato genitale maschile e femminile. Sopravvive pochissimo fuori dall'ambiente umano e per questo è una tipica infezione a trasmissione sessuale. Sintomi: Intenso prurito doloroso e perdite schiumose giallo verdastre dal caratteristico odore di "carne andata a male“. L'infezione raramente cronicizza. Terapia: Metronidazolo. Tricomoniasi: diagnosi di laboratorio • Campioni clinici: secrezione vaginale o uretrale (donna), secrezione uretrale anteriore o prostatica (uomo). • Esame microscopico: • condotto sui preparati “a fresco”, consente di porre diagnosi in presenza di organismi dotati di caratteristica (a foglia cadente) motilità attiva. Metodo rapido e pratico (consentendo immediata terapia), ma di modesta sensibilità • preparati colorati (Papanicolau, arancio di acridina). Falsi negativi dovuti ad alterazione morfologica del parassita • Immunofluorescenza diretta: • elevata sensibilità, ma tecnicamente complessa • Esame colturale: • tecnica più sensibile (300-500 parassiti/ml), sebbene i risultati non siano disponibili prima di 3–7 giorni. • CPLM medium (agar, broth) Trichomonas vaginalis: microscopia ottica • Trofozoiti di T. vaginalis da coltura in vitro. Preparato colorato con Giemsa. • Preparato a fresco di secrezione vaginale da paziente con vaginite da T. vaginalis. I parassiti sono mobili, piriformi, 7 - 10 µm, con flagelli visibili. • Preparato a fresco di coltura di T. vaginalis. Le malattie a trasmissione sessuale Candidosi Candida albicans La Candida vive da ospite nel nostro corpo e passa dalla forma latente e asintomatica alla forma clinica. Condizioni favorevoli: diabete, mancanza di aria (piede d'atleta), scarse difese immunitarie (mughetto), farmaci Le malattie a trasmissione sessuale Candidosi Diagnosi: su secreto vaginale ed uretrale. Colorazione Gram Isolamento colturale su agar destrosio Sabouraud (37°C, 2-5 giorni) L’antimicogramma non và eseguito di routine ma in casi particolari: • Determinare la causa del fallimento terapeutico in pazienti con candidosi mucocutanee • Ceppi di C. albicans isolati da pazienti con candidemia persistente o candidosi disseminata progressiva, malgrado la terapia • Saggi periodici su ceppi di Candida spp. isolati da siti sterili sono utili per terapie empiriche I virus responsabili dell’AIDS • Ad oggi, due sono i virus noti per essere causa della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) umana: HIV-1 e HIV-2 • HIV-1 è diffuso in tutto il mondo ed è responsabile della maggior parte dei casi di AIDS • HIV-2 è presente soprattutto in Africa occidentale, India, Caraibi America meridionale; è di gran lunga meno virulento di HIV-1 • Virus analoghi, responsabili di sindromi assai simili (immunodeficienza acquisita), sono stati dimostrati anche in varie specie animali : scimmie (SIV), felini (FIV), etc. AIDS – modalità di acquisizione • L’infezione da HIV è di natura ematogena • Si trasmette attraverso: – rapporto sessuale • omosessuale • eterosessuale – contatto con sangue infetto • scambio di siringhe (tossicodipendenti, operatori sanitari) • trasfusione (sangue o emoderivati) – contatto perinatale • passaggio attraverso il canale del parto • allattamento AIDS - Patogenesi • La maggior parte (> 95%) dei soggetti infetti sviluppa la malattia conclamata (con esito letale) dopo un lungo periodo (anni) di latenza clinica (eccetto i non-progressor) • All’infezione primaria segue un’incubazione di 3-6 settimane e, quindi, una fase acuta (sindrome simil-mononucleosica) • Segue una fase asintomatica: la latenza clinica non equivale alla latenza virale Infatti, l’infezione si accompagna ad una progressiva e sostenuta replicazione del virus (in particolare negli organi linfoidi) - che, per tutto il periodo asintomatico, viene contrastata e contenuta dalla risposta immune dell’organismo - e ad una progressiva diminuzione dei linfociti T-CD4+ (normalmente circa 1.000/mm3) AIDS - Patogenesi • Con la riduzione dei linfociti T-helper al di sotto di una soglia critica (in genere, < 500/mm3) e con la conseguente compromissione della capacità di risposta immune (soprattutto cellulo-mediata) inizia la fase sintomatica (AIDS): – La sintomatologia inizia generalmente con lo stadio LAS (lymphoadenopatic syndrome) con linfoadenopatia persistente – Quindi prosegue con lo stadio ARC (AIDS-related complex) caratterizzato da calo ponderale, diarrea, astenia con netta diminuzione dei linfociti T-helper circolanti – In coincidenza con una conta di linfociti T-helper < 300 mm3 compare lo stadio di AIDS conclamato, con massiva viremia (incapacità linfonodale a contenere il virus) e complicazione della sintomatologia per la comparsa di infezioni “opportunistiche” (batteriche, protozoarie, virali) di inusitata gravità, spesso accompagnate dalla comparsa di tumori non usuali (linfomi cerebrali primitivi, sarcoma di Kaposi epidemico) e dalla compromissione del SNC (AIDS-related dementia) AIDS - Patogenesi • La progressione verso la malattia è in rapporto – alla quantità di virus infettante – alla capacità replicativa del virus – ai caratteri fenotipici del virus (è più rapida con la comparsa di varianti rapid/high) – Al diminuito numero dei linfociti T CD4+ (lisi dei CD4+ infetti) • La patogenesi dell’AIDS è multifattoriale e non è esclusivamente riconducibile alla diretta distruzione linfocitaria ad opera della infezione virale. Infatti, nonostante HIV causi la totale deplezione dei linfociti T CD4+: – HIV infetta soltanto il 20-30% della popolazione linfocitaria – “rimpiazzo” dei linfociti T ad opera di un turn-over da parte dei precursori della serie linfoide Esistenza di meccanismi “alternativi”: Reclutamento linfociti CD4+ non infetti da parte di HIV, per induzione della apoptsi innescata dall’interazione tra gp120 e CD4 AIDS - Patogenesi “multifattoriale” • Un meccanismo patogenetico alternativo è stato anche proposto per spiegare i quadri di citopenie periferiche e le lesioni del SNC • Le cellule CD34+ (progenitori ematopoietici) ed i neuroni infatti non sono suscettibili alla infezione da HIV-1 e sono distrutti come conseguenza della abnorme produzione di citochine indotta in cellule infette (linfociti, glia, astrociti) e non (linfociti) in seguito all’azione “tossica” di proteine virus-specifiche (gp120, Tat) • Nella comparsa di tumori non usuali e, in particolare, del sarcoma di Kaposi (angiosarcoma cutaneo) un ruolo essenziale sembra giocato dalla proteina Tat per le sue capacità di transattivare una serie di geni cellulari e di stimolare la replicazione cellulare attraverso segnali di membrana e da altri fattori (HHV-8 ?) La diagnosi di infezione da HIV L’ infezione da HIV, una volta verificatasi, si mantiene costantemente attiva Sieropositività = diagnosi di infezione "in atto“ (anche se clinicamente silente) La diagnosi di infezione da HIV Ricerca di anticorpi nei confronti di HIV Saggio immunoenzimatico (Enzyme-linked Immuno-sorbent Assay o ELISA) mediante l’utilizzo di preparazioni di antigeni virali le cui caratteristiche consentano la rilevazione di anticorpi nei confronti di HIV-1 e HIV-2 e per il sottotipo O di HIV-1 La diagnosi di infezione da HIV • Un risultato positivo all’ELISA va sottoposto ad esame "di conferma" tramite Immunoblotting, utilizzando strisce caricate con i diversi peptidi di HIV-1 e gp36 di HIV-2 • L’immunoblotting negativo o sicuramente positivo non lascia dubbi interpretativi e non prevede ulteriori indagini diagnostiche. Diagnosi di infezione da HIV Sierologia Limiti della sierologia: 1) fase iniziale (3-4 settimane): periodo "finestra“ in cui gli anticorpi non sono ancora detettabili, sebbene il virus sia presente in alta carica nel sangue (soggetto falsamente negativo per HIV). Al termine della 4a settimana è possibile rilevare gli anticorpi anti-p24. 2) neonati da madri infette da HIV (presenza di anticorpi sierici materni) 3) in una modesta percentuale di soggetti: risultati "borderline” Diagnostica di HIV = ricerca del virus La diagnosi di infezione da HIV • Isolamento del virus in colture di cellule è indicato anche: a) nel follow-up del paziente per il monitoraggio del fenotipo (sinciziogeno, a crescita rapida, etc.) dello stipite virale e/o della sua resistenza ai farmaci antiretrovirali b) nel monitoraggio delle varianti antigeniche circolanti in un determinato territorio • Determinazione dell’antigenemia (p24 nel sangue) • Determinazione di specifiche sequenze nucleotidiche (RNA virionico o DNA pro-virale nel sangue) Il follow-up virologico del paziente: “viral load” • La concentrazione virale (viral load) e l’ andamento nel tempo, rappresentano il criterio essenziale per: a) definire la necessità di farmaci antiretrovirali, b) giudicare l’efficacia del regime terapeutico in atto, c) valutare l’andamento dell’infezione sotto il profilo prognostico Determinazione del “viral load”: • determinazione quantitativa del DNA provirale mediante PCR (PCR) Indica l’ampiezza del “reservoir” di virus presente nell’organismo, non sempre correlata alla intensità della replicazione virale • determinazione della quantità di virus infettante presente nel sangue periferico misurata in colture di cellule in vitro • determinazione quantitativa di HIV-1 RNA nel plasma (mediante RTPCR o metodi analoghi) Correlate alla infezione produttiva (replicazione) del virus Il follow-up virologico del paziente • Il numero di molecole di HIV-1 RNA/ml di plasma (insieme alla presenza di infezione “sintomatica” e/o al numero di linfociti T CD4+) è utilizzato per – decidere l’inizio della terapia con farmaci antiretrovirali – valutare l’ efficacia del regime terapeutico in atto – valutare la prognosi della malattia La resistenza di HIV-1 ai farmaci antiretrovirali Per replicare il genoma di HIV intervengono tre polimerasi: Transcrittasi inversa virale DNA pol RNA pol E, quindi, una frequenza di mutazione pari a 3x10-5 / base Durante la prima fase dell’infezione, la popolazione virale sembra essere monoclonale, con sequenze nucleotidiche virali omogenee In seguito, durante il corso della malattia la popolazione virale è disomogenea. La presenza di mutanti resistenti impedisce il controllo dell’infezione Ricerca dei linfociti CD4 Sebbene non di stretta pertinenza microbiologica, occorre ricordare che la conta dei linfociti CD4 nel sangue periferico rimane il test in assoluto più importante, sia per sottoporre a screening i soggetti potenzialmente a rischio di infezione da HIV, sia per valutare l’effettivo andamento del declino o del recupero immune del singolo paziente. HBV – epidemiologia Maggiore prevalenza nei Paesi in via di sviluppo (15% della popolazione infettata alla nascita o durante l’infanzia; > 50% nel Sud Africa e Sud-Est Asiatico) Elevata percentuale di portatori sani (0.1-0.5% in USA) Trasmissione per via ematica (trasfusioni, scambio di siringhe, tatuaggi, piercing), sessuale (saliva, liquido seminale) e perinatale (secrezioni vaginali) Gruppi ad alto rischio: persone provenienti da aree endemiche bambini di madri affette da epatite cronica da HBV tossicodipendenti persone con partner sessuali multipli: omosessuali ed eterosessuali emofiliaci personale medico e paramedico pazienti emodializzati o trapiantati HBV – sindromi cliniche L’infezione acuta da HBV è caratterizzata da un lungo periodo di incubazione (> 1 mese) e da un inizio insidioso I sintomi del periodo prodromico comprendono febbre, malessere ed anoressia, seguiti da nausea, vomito, malessere addominale e sensazione di freddo I classici sintomi di ittero epatico (ittero, urina scura, feci chiare) seguono di lì a poco In una piccola percentuale di casi, la formazione di immunocomplessi (HBsAg+Ab) scatena reazioni di ipersensibilità con produzione di rash, febbre, vasculite e glomerulonefrite L’epatite fulminante si verifica nell’1% circa dei pazienti itterici e può essere fatale. Si presenta con sintomi di grave danno epatico (ascite, emorragia) HBV – sindromi cliniche L’infezione cronica da HBV si verifica nel 5-10% delle persone infette da HBV Il 10% dei pazienti con infezione cronica può sviluppare cirrosi e disfunzione epatica Le persone affette da epatite cronica sono la maggiore fonte di diffusione del virus Il carcinoma epatocellulare primario (PHC) è causato, nell’80% dei casi, all’infezione cronica da HBV. Elevata mortalità (fino al 50%) Induzione di PHC in seguito ad integrazione del genoma virale nel cromosoma ospite e stimolazione diretta della crescita cellulare. L’integrazione potrebbe infatti indurre riarrangiamenti genetici o la giustapposizione di promotori virali vicino a geni che controllano la crescita cellulare Il periodo di latenza tra infezione da HBV e PHC oscilla da 9 a 35 anni HBV – diagnosi di laboratorio La • • • • • • • sierologia delle infezioni da HBV descrive il corso e la natura della malattia: HBsAg – marker per la presenza di virus infettanti anti HBs – usati per documentare la ricerca e/o l’immunità verso l’infezione anti-HBc IgM - marker di infezione acuta anti-HBc IgG – marker di infezione pregressa o cronica HBeAg – indica attiva replicazione del virus e quindi non infettività. HBV-DNA – indica attiva replicazione virale, in maniera più accurata di HBeAg soprattutto nei casi di mutanti. Utilizzato per monitorare la risposta alla terapia anti-HBe – virus non in replicazione. Tuttavia, il paziente può ancora essere positivo per HBsAg da HBV integrato Infezione acuta Infezione cronica Modalità di prelievo e di trasporto di campioni clinici per la diagnosi di MST Modalità di prelievo Tampone di secrezione vaginale Norme a cui attenersi per rendere attendibile l’esito dell’esame: • Non essere in periodo mestruale • Non eseguire irrigazioni vaginali nelle 24 ore precedenti l’esame • Aver cessato qualsiasi terapia da almeno 5 giorni • Utilizzando uno speculo bivalve sterile monouso, introdurre il tampone fino al collo dell’utero, evitando di toccar le zone esterne 1. Cervice 2. Vagina 3. Retto 4. Vescica 5. Tampone 6. Speculo 7. Utero Secreto vaginale: potenziali agenti eziologici • • • • • • • • • Gardnerella vaginalis (solo in caso di vaginosi) Streptococcus agalactiae (solo in gravidanza) Staphylococcus aureus ( TSS ??? ) Listeria spp (solo in gravidanza) Anaerobi ( ma chi li richiede ???) Streptococcus pyogenes (età pediatrica) Haemophilus spp. (età pediatrica) Miceti Trichomonas vaginalis • Stafilococchi coagulasi negativi • Enterococchi • Enterobatteri Solo in assenza di lattobacilli e con uno stato flogistico testimoniato dalla presenza di un elevato numero di leucociti Modalità di prelievo Tampone di secrezione cervicale • Previa introduzione di uno speculum bivalve sterile, inserire il tampone nell’endocervice per circa 1 cm • per la ricerca di Chlamydia trachomatis il tampone va inserito per 1.5 cm oltre la giunzione squamosa Secreto cervicale: potenziali agenti eziologici • • • • Neisseria gonorrhoeae Chlamydia trachomatis Anaerobi Micoplasmi (> 104 UFCml) Modalità di prelievo Tampone di secrezione uretrale • Il paziente non deve aver urinato da almeno 3 ore • Introdurre un tampone sottile nell’uretra per circa 1 cm Secreto uretrale: potenziali agenti eziologici • • • • • • • • • Gardnerella vaginalis Streptococcus agalactiae Staphylococcus aureus e SNC Enterobacteriaceae Neisseria gonorrhoeae Chlamydia trachomatis Micoplasmi Miceti Trichomonas vaginalis Informazioni necessarie al Laboratorio • • • • • • • • • Età Sintomatologia Gravidanza Interruzioni di gravidanza Contraccettivi Farmaci assunti nell’ultimo mese pH vaginale “Fishy odor” test Esame microscopico a fresco “Fishy odor “ test • emulsionare la secrezione vaginale con una soluzione di KOH al 10% • se positivo: sviluppo del caratteristico odore di pesce Esame microscopico a fresco • stemperare subito il tampone in 0.5 ml di soluzione fisiologica sterile • porre 2 gocce su un vetrino e coprire con coprioggetto • osservare con obiettivo 40X ESAME A FRESCO DELLE SECREZIONI VAGINALI Trasporto e conservazione dei campioni • Utilizzare terreni di trasporto idonei per le differenti ricerche ed inviare al laboratorio di riferimento nel più breve tempo possibile. Esempi di terreni di trasporto: • “Amies” per la ricerca di germi comuni aerobi, G.vaginalis, Listeria spp, miceti • “ANA Porta-germ” per la ricerca di anaerobi • “MTB” per la ricerca di micoplasmi • “Gonocult” per la ricerca di N.gonorrhoeae • Soluzione fisiologica sterile per la ricerca di Trichomonas vaginalis • Concordare con il laboratorio il terreno per la ricerca di C.trachomatis