Capitolo 2 La trasformazione del concetto di razionalità Rousseau costituisce Egli tende a comprendere i problemi del significato dell’esistenza umana, della sua felicità e della sua miseria, a partire dall’individuo, considerato non come singola unità ma come essere sociale. Sulla base del presupposto che è la forma politica a determinare il modo di essere degli individui, attribuisce alla società la responsabilità dei mali che affliggono l’uomo e dei comportamenti perversi da lui adottati. Rousseau ritiene che non si possa tornare all’originario stato naturale di uguaglianza e di innocenza, bensì che si possa eliminare l’ordine-costituito, arbitrario per sostituirlo con un nuovo ordine razionale, dettato dai principi della libertà, dell’uguaglianza e della pacifica convivenza. Contrariamente a Hobbes, Rousseau immagina l’originario stato di natura non come una situazione di conflitto di tutti contro tutti, bensì come una condizione di perfetto isolamento dell’individuo umano, caratterizzata da una totale indifferenza verso l’altro e dall’assenza di legami morali e sentimentali. L’individuo naturale non è mosso da alcun istinto sociale, da alcun desiderio di incontro con l’altro. L’uomo naturale è il prodotto di un egoismo passivo volto alla pura conservazione dell’esistenza individuale: è solo con la formazione della società che tale egoismo diventa attivo in quanto in essa l’individuo apprende le passioni artificiali della rapina e del dominio. Capitolo 3 Il positivismo e la nascita della sociologia Burke al progetto della Rivoluzione francese (fondata su principi astratti) egli contrappone la Costituzione inglese, la cui profonda saggezza non risiede in qualche semplice regola o principio ma in un complesso di tradizioni, costumi, istituzioni concrete formatesi attraverso i secoli. Quindi in lui troviamo elementi romantici. Il patrimonio spirituale dell’individuo viene fondato sugli ideali morali, sull’arte, sulla scienza e sulla cultura propri di una comunità. Solo partecipando alla vita di quest’ultima, le qualità umane e la libertà dell’individuo possono realizzarsi. Sottolinea che una società non è il prodotto di poche generazioni, bensì dell’insieme dei rapporti “non solo tra i viventi ma tra i vivi e i morti, tra i vivi e coloro che nasceranno”. Comte e l’esaltazione della scienza Affermando che ogni progresso presuppone un ordine preesistente egli si rivolge da un alto al sapere scientifico quale sistema gerarchicamente strutturato di conoscenze che vanno da fenomeni più semplici a quelli più complessi e dall’altro si preoccupa di formulare nuovi valori morali capaci di garantire forme universali di consenso e di solidarietà sociale, facendo appello anche ai sentimenti, alle componenti emotive e non razionali della psiche umana. Nei suoi ultimi scritti,Comte,insisterà sul bisogno di religione e sul fatto che l’eclissi di Dio è la principale fonte della disperazione moderna. Per Comte si rende necessaria una riforma globale del pensiero. Tale riforma impone una presa di coscienza del problema nella sua totalità. La riorganizzazione iniziata dapprima nelle idee, passerà poi ai costumi e infine alle istituzioni sociali e politiche. Comte pur tendendo a concepire la società come un grande organismo, la cui cellula elementare è la famiglia e non l’individuo Comte pensa che l’ultima parola debba spettare ai filosofi e non agli scienziati. Ritiene con Kant,che l’intelletto umano non possa conoscere la realtà in sé e che esso debba rinunciare a cercare l’origine dell’universo o a cogliere le cause ultime dei fenomeni ma ritiene che,attraverso il ragionamento e l’osservazione,noi possiamo individuare le leggi effettive, ovvero le relazioni invariabili sottese ai fenomeni stessi. Dopo aver affermato che la base di tutto il sapere scientifico è la matematica, Comte stabilisce la sua classificazione gerarchica delle scienze a partire dalla distinzione tra oggetti inorganici e organici. Le scienze che si occupano degli oggetti inorganici sono la fisica,l’astronomia e la chimica,mentre le scienze che si occupano degli oggetti organici sono la biologia e la sociologia. Quest’ultima si trova al vertice, secondo un ordine di complessità, è quella più difficile ma è anche quella che ha maggiori possibilità di influire sulla realtà e di modificarla. La sociologia,è caratterizzata dalla consapevolezza dell’estrema complessità dei processi umani e sociali. Lo sviluppo della scienza porta quest’ultima ad estendere il suo dominio su tutte le attività umane,la sociologia,rappresenta il culmine di tale progresso. Non è possibile una scienza del sociale senza l’insieme delle altre scienze fondamentali. Comte distingue due ambiti propri della sociologia,ovvero la statica sociale e la dinamica sociale La statica socialeanalizza le diverse istituzioni sociali, la religione, la famiglia, il linguaggio. La dinamica sociale è invece una sorta di fisiologia sociale,che analizza le leggi e i fattori del progresso sociale E’ in questo contesto che Comte sviluppa la sua teoria dei tre stadi della storia dell’umanità: lo stadio teologico,nel quale predominavano i teologi, nel quale la conoscenza era rivolta alle cause ultime, da cui la finzione della divinità. è un’epoca di ordine Lo stadio metafisico,nel quale predominavano i filosofi metafisici e gli uomini della legge, dove il pensiero tende ad essere critico, razionalista e individualista. è un’epoca di progresso Lo stadio positivo,nel quale predominano gli scienziati e gli industriali dove viene abbandonata la ricerca delle cause ultime e si afferma il relativismo. E’ la piena realizzazione di quello spirito che già si manifestava nei primi tempi dell’umanità. Elabora una complessa visione della futura società, la sociocrazia, presieduta dai maggiori rappresentanti delle banche e delle industrie. Al posto di Dio è posta l’Umanità, intesa come insieme degli essere passati, futuri e presenti, che concorrono per il perfezionamento dell’ordine universale. Accanto all’Umanità, chiamata Grande Essere Durkheim e l’istituzionalizzazione della sociologia Con Durkheim la sociologia rinuncia alla pretesa comtiana di porsi come regina delle scienze,e tende a costruirsi come una disciplina scientifica accanto alle altre. Durkheim sottolinea che una scienza giovane come la sociologia non deve essere eccessivamente ambiziosa. Come per Comte anche per Durkheim il progresso tecnico-scientifico,che abilita l’uomo alla sempre maggiore padronanza dei fenomeni naturali,non deve andare disgiunto dal progresso morale. Svilupperà la sua idea della società come entità sui generis, dotata di una sua vita propria, che si impone sugli individui stessi. Afferma la necessità di un sistema di credenze collettive che riconosca il carattere sacro della persona umana.Durkheim afferma che il riconoscimento del fatto che l’individuo è un prodotto più che una causa della società La sua teoria è fondata sulla dicotomia società-individuo: il rifiuto di considerare che l’individuo sia la base della società. Comunque non esclude l’importanza dell’individuo in quanto valore culturale ed etico prodotto dalla società stessa. Facendo riferimento a una concezione dualistica della natura umana, pensa l’individuo come homo duplex avente una base biologica e sensoriale necessariamente egoistica e presociale, mentre il livello umano della mente e della moralità è forgiato dalla società. La società come realtà sui generis Per Durkheim I fenomeni sociali devono essere spiegati in base ad altri fatti sociali e non in base alla psicologia degli individui. Egli definisce il concetto di fatto sociale come”le maniere di agire, di pensare e di sentire, esterne all’individuo e dotate di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono a lui”. Accanto alle maniere di agire, coglie anche le maniere di essere collettive, ovvero quei fati sociali che in quanto prodotto di modi di fare consolidati in strutture stabili, costituiscono il condizionamento ambientale dell’agire. Pone l’accento sul fatto che la società forma l’individuo sin dalla sua nascita secondo i valori e i modelli culturali che sono propri di una determinata epoca di particolari strutture sociali. Mostra che il suicidio è più frequente nelle società a religione protestante, dove l’individuo viene lasciato solo di fronte alle proprie responsabilità ed è ammesso il divorzio, rispetto alle società di religione cattolica, nelle quali l’individuo appare maggiormente integrato nella chiesa grazie ai sacramenti e nella famiglia rigorosamente fondata sull’indissolubilità del matrimonio. Presenta tre tipi di suicidio: egoistico, si presenta come dovuto a situazioni di sconforto personale che in realtà sono determinate dall’assenza di adeguate forme di integrazione fornite dalla società Altruista dove rientrano i casi in cui l’individuo dà la sua vita per ragioni di onore o tradizioni religiose. Questo tipo di suicidio appare dovuto a un eccesso di integrazione dell’individuo nella società Anomico (privo di leggi) ch esi verifica nei periodi di rapido cambiamento per effetto dello spostamento dell’individuo da un tipo di società (es rurale) a un altro tipo di società (urbana) Religione semplicetotemismo Capitolo 5 Il positivismo scettico di Vilfredo Pareto Pareto si colloca anch’esso nella tradizione del positivismo. Adotta una concezione ciclica della storia,nella quale fasi alterne tendono a ripetersi periodicamente,riproducendo,la struttura del sistema sociale. Sistema sociale e irrazionalità dell’agire L’atteggiamento critico di Pareto sia nei confronti del positivismo comtiano . L’interesse per la sociologia nasce in Pareto dalla constatazione che l’agire umano è per la maggior parte dettato da impulsi non razionali,legati al sentimento e alle passioni. Pur citando spesso Comte,Pareto ne respinge l’idea di progresso e ironizza sia su Saint-, sia sull’ambizione di Comte di istituire una nuova religione dell’umanità fondata sulla scienza, che avrebbe finito per sfociare in una concezione metafisica. Pareto afferma che le cause dell’agire sociale vanno cercate nelle caratteristiche psicologiche degli esseri umani. Pareto,formula i presupposti metodologici della sua teoria: a)la sociologia non ricerca verità assolute, né deve essere mossa da preoccupazioni di tipo politico, religioso o morale b)la sociologia,allo stesso modo delle altre scienze fisiche e biologiche,è fondata sull’esperienza e sull’osservazione diretta dei fatti. c)la sociologia deve evitare le considerazioni di tipo qualitativo,attenendosi a quelle di tipo quantitativo e statistico L’agire umano è per Pareto,composto da elementi soggettivi,derivanti dalle percezioni e dalle motivazioni che orientano l’individuo,e da elementi oggettivi,ovvero manifestazioni concrete dell’agire. Pareto può così porre la distinzione tra azioni logiche, le quali presentano una perfetta corrispondenza tra la percezione soggettiva e la produzione dell’effetto oggettivo empiricamente determinabile, e azioni non logiche, nelle quali invece non si dà tale corrispondenza. L’azione logica è un agire che si orienta ad un fine in modo adeguato al raggiungimento del fine stesso. Le azioni di questo tipo sono rare, in quanto l’individuo, se tende a considerare logiche tutte le sue azioni, spesso nel perseguimento del suo fine soggettivo produce nella realtà un effetto diverso da quello intenzionato. In questo caso l’azione appare non-logica dal momento che in essa non si dà coincidenza tra fine soggettivo e fine oggettivamente realizzato. Le azioni non logiche sono le più frequenti e possono essere classificate secondo quattro grandi categorie,azioni nelle quali manca sia un fine soggettivo sia un fine oggettivo(azioni abitudinarie),azioni che hanno un fine soggettivo senza corrispondenza con un fine oggettivo,azioni nelle quali è presente un fine oggettivo,ma manca un fine soggettivamente intenzionato. La quarta categoria di azioni non logiche comprende,il maggior numero di azioni umane,le quali sono caratterizzate dalla compresenza di fini soggettivi e di fini oggettivi che però non coincidono tra loro. Per comprendere i meccanismi che presiedono all’agire umano, occorre tener conto di stati psichici e di sentimenti. Pur rifiutando di spingere lo sguardo nel sottofondo psichico dell’essere umano cerca di cogliere alcuni elementi costanti. Fa ricorso al concetto di residui, possono essere considerati come modi di fare consolidati culturalmente nel tempo. Per comprendere l’agire sociale occorre risalire ai residui che lo determinano La teoria della circolazione delle elites Introducendo il concetto di circolazione delle èlites,Pareto constata che nessun governo può durare a lungo grazie soltanto all’uso della forza: la legittimazione del potere politico è sempre anche affidata alla capacità di persuasione. Gli individui che, di volta in volta, costituiscono le èlite di governo,una volta consolidata la loro posizione,tendono a perdere la capacità di svolgere la loro funzione di guida, in quanto si sono abituati al loro stato privilegiato. Si determina così il fenomeno della circolazione che vede le vecchie elites sostituite, gradualmente o in modo repentino, nel caso di rivoluzioni, da nuove elites. Capitolo 7 Georg Simmel e l’esperienza della modernità Non scrisse solo opere di sociologia,ma anche di filosofia della storia,di filosofia della cultura di estetica. Egli si ritenne essenzialmente un filosofo,ma gran parte della sua produzione è dedicata al problema della fondazione della sociologia come ambito scientifico autonomo. Denaro, metropoli, modernità La sociologia delle forme di Simmel non ha dato luogo a una teoria complessiva del mutamento sociale paragonabile a quelle di Marx o di Weber. Simmel concepisce la modernità come una costellazione di forze,la principale fra queste forze è la diffusione del denaro. La metropoli è il luogo dove le tendenze della modernità si esprimono nel modo più chiaro. Questa favorisce l’intellettualizzazione non solo perché è la sede più idonea allo sviluppo dell’economia monetaria, ma anche a causa della frequenza e dell’intensità degli stimoli che fornisce a ciascuno. E’ anche il luogo della libertà. Essa è il luogo della massima ampiezza delle cerchie sociali e della massima differenziazione sociale, e quindi è la sede dell’individualità per eccellenza, il luogo dove è massima la libertà di movimento e di espressione del singolo. All’interno della vita moderna è il denaro che si incarica di liberare l’individualità dai vincoli che precedentemente la assoggettavano. La libertà che la metropoli e l’economia monetaria apportano al singolo è ambivalente. Simmel osserva che non è detto affatto che la libertà dell’uomo si manifesti come un sentimento di benessere nella sua vita affettiva. L’atteggiamento di Simmel nei confronti della metropoli comporta guadagni da un lato e costi da un altro. Max Weber e il destino dell’Occidente moderno Economia e società: : Nella prima pagina fornisce la definizione della sociologia: è una scienza comprendente, una scienza il cui primo obiettivo è comprendere l’agire sociale. Weber sottolinea come la sociologia,dopo aver compreso l’agire sociale,debba proporsi di spiegarlo casualmente. Una spiegazione causale perfettamente esaustiva per i fenomeni umani non è rintracciabile. La molteplicità dei fattori che si combinano nel produrre ogni fenomeno del mondo sociale è tale che una spiegazione causale è impossibile. La spiegazione causale è una spiegazione condizionale: una forma di argomentazione logica che, per un dato fenmeno, individua le condizioni che possono essere ritenute essenziali per il suo svolgimento effettivo. La sociologia,è una scienza che si occupa dell’agire degli uomini,essa non si occupa però di tutto l’agire,ma solo dell’agire sociale. Non ogni forma di agire è sociale. L’agire sociale può essere determinato,secondo Weber,secondo quattro diversi tipi ideali: L’agire razionale rispetto allo scopo è il tipo di agire nel quale il soggetto agisce in vista di un fine determinato,e calcola i suoi sforzi per raggiungere tale fine. L’agire razionale rispetto al valore è il tipo di agire che è orientato dalla credenza nell’incondizionato valore in sé di un comportamento in quanto tale. Qui il senso dell’agire non rimanda ad uno scopo da raggiungere, ma sta nell’affermazione del valore in sé dell’agire stesso, a prescindere dalle conseguenze che esso può comportare. L’agire affettivo è un agire in cui il senso è legato ad un particolare affetto o stato d’animo del soggetto. L’agire tradizionale è infine l’agire dettato da un’abitudine acquisita. In questo caso, il soggetto non compie l’azione in modo riflessivo, né segue un impulso momentaneo, ma agisce sulla base di un riflesso quasi automatico dettato da una consuetudine. Il conflitto è una forma di relazione in cui l’agire è orientato in base al proposito di un’affermazione di sé a scapito dell’altro. Può essere pacifico o violento, a seconda della presenza o meno di regole che lo controllino. Quanto alla politica,essa è l’ambito delle relazioni sociali all’interno del quale si compete per il potere legittimo. Quest’ultimo va distinto per Weber dal mero esercizio di potenza. (differenza con potere) 3 tipi di legittimazione del potere 1)La legittimità del potere può essere di carattere tradizionale,il potere legittimo è di carattere tradizionale quando poggia sulla credenza nel carattere sacro di tradizioni ritenute valide da sempre. 2) La legittimazione del potere può essere di tipo carismatico. Per carisma si intende un segno di elezione che compete,come una qualità personale,a un individuo particolare, e la legittimità del potere è di carattere carismatico quando poggia sulla dedizione al carattere sacro o alla forza eroica o al valore esemplare di una persona e degli ordinamenti che essa crea o rivela 3) La legittimità del potere può essere infine di carattere razionale-legale. Poggia sulla credenza nella legalità di ordinamenti razionali statuiti e nel diritto di coloro che sono chiamati ad esercitare il potere sulla base di questi. L’obbedienza non è prestata dunque ad una persona in particolare bensì a leggi di carattere impersonale, costituite da regole astratte che valgono per tutti in modo uguale (compresi coloro che sono chiamati a farle rispettare). Queste leggi non derivano la loro legittimità dal fatto di provenire dal passato: esse la derivano piuttosto dal fatto di essere state generate in modo razionale sulla base di una discussione formalmente pacifica. Al potere razionale-legale è connesso inoltre l’apparato della burocrazia. Per burocrazia si intende l’organizzazione permanente della cooperazione tra un grande numero di individui,ciascuno dei quali svolge una funzione specializzata. La burocrazia dello Stato moderno consiste in un apparato di individui organizzato per l’espletazione di compiti amministrativi: questi sono detti funzionari ed esercitano le funzioni connesse alla propria carica sulla base di procedure standardizzate definite dalla legge o da regolamenti espliciti. Si fonda sui seguenti principi: 1) l’esistenza di servizi e di competenze rigorosamente definiti da leggi o regolamenti 2) una gerarchia delle funzioni 3)la separazione tra la funzione e l’uomo che la svolge,cioè il criterio della non-proprietà personale della carica 4) il reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione specifica e sulla base di esami 5) la retribuzione del funzionario mediante un salario erogato dallo Stato. La burocrazia è il più efficiente sistema di amministrazione apparso nella storia ed è particolarmente adeguata alla gestione di società ampie e complesse come quelle moderne. L’etica protestante e lo spirito del capitalismo Il capitalismo occidentale moderno è inteso da Weber come un sistema economico caratterizzato dalla presenza di imprese le quali producono per il mercato in vista di un profitto che,tipicamente,è reinvestito nell’impresa stessa. Tali imprese agiscono in modo razionale sia nel senso che strutturano le proprie attività in modo razionale rispetto allo scopo di conseguire un profitto, sia nel senso che utilizzano razionalmente in queste attività il lavoro di dipendenti formalmente liberi, per le cui prestazioni è corrisposto un salario calcolabile. Capitolo 8 Fra democrazia e totalitarismo La crisi dei fondamenti e la nascita della psicoanalisi Fine prima guerra mondiale, Germania in crisi La crisi dei fondamenti consiste nell’acquisita consapevolezza del fatto che la realtà può essere descritta in termini altrettanto plausibili da teorie diverse e non necessariamente integrabili fra loro. E’ all’interno di tale quadro che assume rilevanza la psicoanalisi di Freud che ha influito su tutte le scienze sociali, contribuendo a modificare il panorama culturale all’interno del quale esse si svilupperanno. La psicoanalisi è un insieme di tecniche terapeutiche e di teorie orientate alla psiche, cioè al complesso dei processi attraverso cui il soggetto fa esperienza del proprio mondo interiore e si rapporta con quello esteriore. Freud era un medico,la psicoanalisi sorge innanzitutto come una pratica terapeutica finalizzata a liberare i pazienti da sintomi di carattere nevrotico. Freud sviluppò tuttavia un corpus di teorie molto articolato, il primo tentativo fu quello di elaborare i rapporti tra la coscienza e l’inconscio. Tra i libri pubblicati da Freud ricordiamo L’interpretazione dei sogni,tre saggi sulla teoria sessuale,introduzione alla psicoanalisi. Il concetto fondamentale di Freud è quello di inconscio. Per comprenderlo,è opportuno procedere per gradi,si comincia dalla nozione di rimozione. Studiando una serie di casi di isteria e poi analizzando in modo analogo diversi processi come i sogni,i lapsus verbali, Freud giunse all’ipotesi secondo cui l’apparato psichico di ciascuno di noi ha la facoltà di rimuovere cioè allontanare gli affetti e gli eventi che costituiscono traumi, la cui presenza nella coscienza genererebbe conflitti che il soggetto non è in grado di affrontare nella vita cosciente. Rimuovere è dimenticare,ma ciò che è rimosso non scompare rimane nell’ombra e agisce attraverso sintomi, i più importanti e disturbanti dei quali sono i sintomi delle nevrosi. L’oblio provocato dalla rimozione è una forma di memoria,una memoria che sfugge alla consapevolezza della coscienza. Ciò che viene rimosso è l’insieme delle forme del desiderio,cioè l’espressione dell’energia pulsionale (la libido) che si agita in noi. L’idea delle pulsioni è così la seconda nozione da richiamare. Nei suoi primi scritti,Freud tendeva a identificare strettamente la libido con la sessualità, in seguito chiarì di intendere la sessualità in un senso piuttosto ampio come l’insieme delle pulsioni erotiche. Alla prima guerra mondiale Freud affianca alle pulsioni erotiche un altro tipo di pulsioni,le pulsioni distruttive che viene infine a concettualizzare sotto il nome di pulsioni di morte.. Quella della pulsione di morte è una delle più difficili e discusse intuizioni. Ritornando all’inconscio,Freud disegnò una sorta di topografia della psiche distinguendo l’inconscio dai sistemi conscio e preconscio,se il primo è il regno oscuro di ciò che la coscienza non è in grado di raggiungere il secondo corrisponde alla coscienza vigile e il terzo è l’insieme di ciò che resta accessibile alla sua attenzione. In seguito Freud,propose un altro modello. In seguito propose un altro modello. Si tratta della tripartizione dell’apparato psichico in tre istanze: l’Es, l’Io e il Super-Io. L’Es consiste nell’insieme delle pulsioni,che mirano alla propria soddisfazione, indifferenti tanto alle condizioni della realtà esterna alla psiche quanto ad ogni morale. L’Io corrisponde alla coscienza che pensa a riflettere,mentre l’Es è guidato esclusivamente dalla ricerca della soddisfazione . L’Io conosce il principio di realtà, è l’istanza dell’apparato psichico che presiede all’esperienza del mondo, alla consapevolezza e all’apprendimento. Il Super-Io è infine l’istanza delle norme morali che rappresenta l’interiorizzazione in ciascuno di noi delle regole e i valori dell’autorità sociale. A essere inconscio è innanzitutto l’Es con i suoi contenuti, ma è inconscio anche l’insieme dei meccanismi che presiedono alla difesa dell’Io e ai suoi rapporti con le altre due istanze. I rapporti fra queste tre istanze sono intrinsecamente conflittuali. L’Io si trova nella posizione di dover mediare tra la pressione delle pulsioni e le norme morali, contemporaneamente di tener conto della realtà. Il cuore delle argomentazioni di Freud sta nella descrizione dell’apparato psichico umano. Mannheim La soluzione proposta al problema del relativismo consiste nella definizione del relazionismo: un concetto che indica la relazione che collega i contenuti della cultura alla situazione esistenziale in cui sono collocati i soggetti che ne sono portatori. Nell’elaborazione del relazionismo gioca un ruolo cruciale la rivisitazione del concetto marxiano di ideologia. Marx attraverso tale concetto aveva mostrato come le classi dominanti tendano a promuovere una visione del mondo che occulta le contraddizioni e legittima così i rapporti esistenti. Il pensiero delle classi dominanti è quindi influenzato dai loro interessim dalla loro posizione nei rapporti sociali: Mannheim ritiene che lo stesso accada anche per ogni altra classe. Così per ideologia intende che ogni individuo, in quanto appartenente a un gruppo sociale determinato, tende a concepire la realtà secondo un punto di vista che esprime gli interessi, la cultura ecc di quello stesso gruppo. Diversamente da Marx, per Mannheim non è rilevante soltanto la collocazione di classe: l’appartenenza a una nazione, a un gruppo etnico o ad una confessione religiosa può essere altrettanto determinante. Ma affermare il relazionismo, come si è detto, non significa affermare che non esista più alcuna verità. Quest’ultima diventa però più che una certezza che si può possedere, un limite a cui può solo tendere. Elias vuole ricostruire i processi di lunga durata che hanno dato luogo alla formazione della peculiare configurazione sociale costituita dal mondo moderno. Nello studio di quest’ultimi utilizza un approccio storico-evolutivo originalmente integrato con la teoria psicoanalitica di Freud. Il suo nucleo riguarda i rapporti tra civilizzazione e violenza. In quanto creazione di spazi sociali pacificati, il processo di civilizzazione riguarda sia il mondo esterno (formazione degli Stati) sia il mondo interno (costituzione psichica degli individui). Resta un sociologo capace di concepire la sociologia in un modo che la lega strettamente alla storia. La Scuola di Francoforte Fra gli intellettuali che lasciarono la Germania nel 1933 vi è la quasi totalità dei membri della cosiddetta Scuola di Francoforte. Questa espressione fa riferimento al gruppo degli studiosi raccolto a partire dagli anni Venti attorno all’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte. L’Istituto venne fondato nel 1923 grazie ad un finanziamento privato che permise ai suoi membri di continuare il proprio lavoro e di finanziare le proprie pubblicazioni, anche dopo il 1933 quando l’Istituto stesso venne chiuso dai nazisti per tendenze ostili allo Stato. Riaprì nel 1951. Il principale animatore della scuola fu Max Horkheimer. L’ Istituto intraprese una revisione della tradizione marxiana integrandovi elementi della psicoanalisi freudiana. Durante gli anni dell’esilio, trascorsi in America, Horkheimer e i suoi collaboratori allargarono i loro interessi allo studio della “ società di massa” e dell’industria culturale; Horkheimer, Adorno e Marcuse elaborarono una critica radicale del predominio della “ razionalità strumentale” nella cultura moderna, Nella Germania nazista i testi dell’Istituto non potevano circolare e quanto all’America la loro circolazione era stata ostacolata dal fatto che quasi tutti erano scritti in tedesco (una scelta dichiarata di lottare affinché la cultura tedesca non venisse identificata in toto con il nazismo). La teoria critica della Scuola di Francoforte, secondo l’espressione con cui i suoi membri si riferivano al proprio approccio, è caratterizzata da un forte intreccio di filosofia, storia, psicoanalisi e ricerca sociale. Non è una sociologia in senso stretto: le categorie sociologiche si combinano con concetti mutuati da molti altri ambiti. Né è intesa come una osservazione della realtà: la teoria critica è tanto una ricostruzione della genesi storica dei fenomeni sociali e della loro collocazione all’interno di una totalità in divenire, quanto una ricorrente esplicitazione della possibilità di emancipazione che di volta in volta vi sono contenute. La genesi della teoria critica e la personalità autoritaria Nella società posta in essere dal modo di produzione capitalistico, il fine dell’esistenza degli uomini diventa produrre: la vita si riduce alla mera erogazione di forza lavoro e simmetricamente al consumo dei beni prodotti, il cui scopo è quello di permettere di continuare a produrre. Prendere atto di questo rovesciamento è il nucleo della teoria critica della società proposta dalla scuola di Francoforte. Capitolo 10 Teoria sociologica e ricerca empirica La scuola di Chicago Il Dipartimento di sociologia dell’università di Chicago fu costituito nel 1892 sulla base di una colossale donazione di Rockefeller che permise l’acquisto di una vasta area da bonificare a sud della città. Small fu l’organizzatore dell’insediamento della sociologia a Chicago. C’era una consuetudine di studio in Germania, era un elemento comune alla formazione di molti studenti statunitensi. Infatti le università tedesche offrivano biblioteche con risorse documentarie assai superiori di quelle statunitensi. La ricerca a Chicago si legò al rapporto con la città, considerata come un laboratorio sociale per le iniziative analitiche del dipartimento. La realtà metropolitana di Chicago offriva tutte le caratteristiche di un laboratorio sociale: la città aveva moltiplicato progressivamente i suoi abitanti a partire dal nuovo assetto seguito al grande incendio del 1871, che l’aveva intermente distrutta. Conteneva fasce estese di immigrazione con un notevole grado di disorganizzazione sociale, derivante dall’eterogeneità dei suoi abitanti. Emergono due sociologi: William Thomas e Robert Park. Non avevano seguito i canoni classici della formazione sociologica. Thomas: attività sessuali con una donna (mandata dalla direzione dell’università) al di fuori di Chicago violazione del decreto Mann Act, espulsione dall’uni e da Chicago per via delle sue posizioni innovative Teorema di Thomas: Se un individuo definisce una situazione, una circostanza come reale, i suoi comportamenti, indipendentemente dall’effettiva realtà di quella situazione, saranno conseguenti alla sua valutazione della situazione stessa. In questo modo, il percorso interpretativo individuale viene connesso a quello relazionale, a partire dal presupposto della centralità dell’interazione. Il contadino polacco in Europa e in America è stato scritto con l’uso della testimonianza diretta. Compie la ricerca sui contadini polacchi attraverso una serie di fonti statistiche e istituzionali. Park:si insedia a Chicago e tende a far procede la sociologia su un cammino disinteressato al cui centro è la promozione, comunicazione e diffusione di essa come scienza. Wirth fu teorico e interprete inesauribile del rapporto con la comunità cittadina e con l’attività di programmazione urbana della medesima. Il ciclo di analisi evidenziato da Park, relativo al processo di inserimento degli immigrati nella realtà statunitense (competizione, conflitto, accomodamento, assimilazione) è emblematico dell’interazione continua che si esprime all’interno della social disorganization, strutturale nelle metropoli, che vive flussi ininterrotti di arrivo di immigranti. L’assetto sociale viene immediatamente modificato dall’ulteriore relazione sociale nella quale il successo del percorso individuale è legato a quella competizione il cui carattere cooperativo segna lo sviluppo della società ma che dopo il suo costituirsi diviene strategia oppositiva tra un individuo e l’altro o gli altri. Middletown: vita quotidiana e mutamento sociale La città e le sue dinamiche continuano a rappresentare un centro di interesse sostanziale per i ricercatori ma l’attenzione si sposta su una realtà urbana che non ha le dimensioni della metropoli e diviene importante verificare le condizioni e gli stili di vita degli individui. L’Insititute for Social and Religious Research aveva come obiettivo principale lo studio della realtà religiosa nel suo rapporto con i processi in atto nel paese. Questo aspetto fu promosso a Middletown Lynd insieme alla moglie scelse come oggetto della loro ricerca una realtà urbana di ridotte dimensioni per analizzare i percorsi della vita al suo interno, i fatti che ne articolavano la quotidianità e l’esistenza più in generale. Fu scelta come M. città di dimensioni medio-piccole, si differenziava dall’attenzione prevalente sino ad allora dedicata alla grande metropoli. Dovevano verificare le forme di vita in quella realtà e le strategie adottate dai suoi abitanti nel loro percorso esistenziale. Fu eseguito il metodo dell’osservazione partecipante e furono usati vari dati statistici, gli archivi del tribunale, i documenti della città e delle scuole, la stampa locale. Presentava le seguenti caratteristiche: un clima temperato, un rapido tasso di espansione tale da far avvertire la comunità la tensione del mutamento sociale; una cultura industriale con una certa quantità di produzione di macchinario a consistente teologi. Il lavoro finale fu diviso in sei sezioni: economia, vita familiare, tempo libero, legame religioso e processi organizzativi esistenti. La società viene divisa in due grandi classi, la classe operaia e la classe degli affari. La loro analisi non riesce a far emergere risultati positivi, ci riprovano dieci anni dopo però la ricerca non è più rivolta all’analisi dei modelli culturali quanto allo studio del conflitto sociale. Capitolo 14 Verso il superamento della dicotomia soggetto-struttura Raymond Boudon e la teoria delle buone ragioni Osserva che per comprendere-spiegare un agire non abbiamo a nostra disposizione che lo schema logico che ci permette di riferire l’agire a una certa elaborazione dotata di senso da parte del soggetto agente. Il concetto di buone ragioni comprende quei casi nei quali entrano considerazioni di valore, preferenze etiche o religiose, problemi di identità individuale e via dicendo. Egli critica quei sociologi che tendendo a definire irrazionali quei comportamenti che a prima vista non sono riconducibili alla razionalità da scopo, cercando la causa di tali comportamenti nel riferimento alle strutture sociali. La razionalità va intesa non solo come capacità di adeguare oggettivamente i mezzi al fine perseguito ma anche come una facoltà cognitiva che si determina in base a valori e regole che possono essere basate anche su false credenze. Distingue tra razionalità di posizione da razionalità di disposizione. Quella di razionalità legata all’esperienza immediata (l’operaio avrà buone ragioni per credere che la modernizzazione tecnica è accompagnata da licenziamenti). Quella di disposizione prende in considerazione le disposizioni cognitive legate alla formazione dell’individuo: le buone ragioni dell’uomo primitivo sono diverse da quelle del moderno. Capitolo 15 La crisi dei fondamenti e l’aumento della complessità Jurgen Habermas e la teoria dell’agire comunicativo Ultimo erede della scuola di Francoforte, intende elaborare una nuova teoria generale dell’azione sociale che contiene ampi riferimenti al precedente tentativo di Parsons. Si orienta verso la ricerca di nuovi fondamenti formali della razionalità e della solidarietà sociale. Riconosce che gli individui sono sempre legati gli uni agli altri dalla ricerca di una comprensione reciproca che si realizza mediante il linguaggio come prerequisito ineliminabile dalla riproduzione della vita sociale. Sulla base di questi presupposti sviluppa la sua Teoria dell’agire comunicativo. Per interpretare i particolari problemi che emergono nel mondo contemporaneo, in analogia con la distinzione tra il livello dell’interazione e il livello societario di Luhmann, riprende il concetto di mondo della vita, quale ambito nel quale si sviluppano i processi comunicativi essenziali e si costituiscono spontaneamente le fondamentali convinzioni socialmente condivise. Nel mondo della vita è inoltre conservato e trasmesso il patrimonio delle tradizioni culturali e delle rappresentazioni e interpretazioni delle generazioni precedenti che rafforzano l’integrazione sociale e le identità individuali e collettive. Il livello del mondo della vita va tenuto distinto da quello del sistema sociale nel quale prevale l’agire orientato al successo di tipo strategico e tecnico-strumentale. Se infatti entrambi i livelli sono necessari e connessi tra loro, la loro confusione genera forme squilibrate della vita sociale: ed è quello che avviene nelle società contemporanee, dove il sistema sociale invade progressivamente il mondo della vita. Esso tende a scaricare sul mondo della vita i problemi e le tensioni che esso non riesce a risolvere. Luhmann e la teoria dei sistemi sociali E’ convinto che non vi siano elementi a priori ma che il sapere è sempre il risultato di un’interpretazione a partire da un punto di vista relativamente arbitrario. Quindi ogni schema interpretativo della realtà non è che un puro strumento operativo che procede attraverso la riduzione della complessità della realtà stessa: la validità di tale schema non è fondata sulla corrispondenza con un presunto oggetto indipendente dall’attività conoscitiva stessa, bensì sulla sua capacità pratica di sviluppare un migliore controllo di tale complessità. Ogni forma di sapere presenta una dimensione di autoreferenzialità per il fatto che è essa stessa a determinare i criteri in base ai quali le proprie analisi sono corrette. A partire da questi presupposti, il concetto della funzione di riduzione di complessità assume una rilevanza centrale nella sua teoria. A questo secondo livello, utilizza il concetto di riduzione di complessità per definire la sua idea di sistema nel suo rapporto con il mondo e con l’ambiente. Con mondo intende la complessità indeterminabile, l’insieme ideale delle illimitate possibilità che, come tale, non può mai essere esaurito o circoscritto. Il mondo comprende sia l’ambiente, ovvero l’insieme delle possibilità determinabili presenti in una situazione concreta, sia il sistema, in quanto prodotto determinato costituito in base all’effettiva selezione di alcune delle possibilità determinabili dell’ambiente con l’esclusione di tutte le altre. Il senso è ogni forma determinata di definizione del reale la cui funzione è di ridurre la complessità del mondo e dell’ambiente. Concetti come natura, mondo della vita, soggetto, non hanno consistenza ontologica dal momento che non sono altro che articolazioni determinate della riduzione di complessità resa possibile dalla funzione del senso. Contrariamente a Parsons, interpreta la stabilità sociale non come dato di un sistema sociale già costituito, ma come il risultato di un processo dinamico in costante mutamento nel rapporto con le variazioni dell’ambiente: in base a tale rapporto, la stabilità va intesa non come sostanza invariabile ma secondo gradi diversi di autonomia, flessibilità e mobilità del sistema stesso. Elabora la sua teoria dei sistemi e fa ricorso ai concetti di autopoesi e autoreferenzialità. Al seguito di tali concetti viene posto in evidenza che nel suo rapporto con l’ambiente, il sistema costruisce secondo propri criteri di selezione (auto poiesi) e funziona in base al riferimento ai criteri così consolidati (autoreferenzialità). A partire dal fatto che determinati eventi e processi dell’ambiente possono passare inosservati per il sistema, quest’ultimo ricava la sua autoregolazione e quindi la sua autonomia, dall’indifferenza rispetto all’ambiente. L’analisi del rapporto tra individuo e sistema sociale non è più prevalentemente basata, come in Parsons, sui concetti di integrazione e di interiorizzazione dei valori, ma al contrario sulla capacitò del sistema di lasciare spazio alle differenze e ai conflitti a partire dall’interdipendenza tra individuo e strutture sociali, ovvero in termini luhmanniani, dell’interpenetrazione tra sistema psichico e sistema sociale. In questa prospettiva, il processo di socializzazione viene considerato non solo come risultato della riduzione di complessità dell’individuo (in quanto ambiente) da parte del sistema sociale, ma anche come l’esito della riproduzione autoreferenziale del sistema psichico individuale. Preferisce al concetto parsonsiano di adattamento, quello di morfogenesi, in quanto processo che si sviluppa non a partire dalla differenza sistema-ambiente ma come trasformazione autonoma del sistema fondata sulla differenza tra attivazione e inibizione. La sua analisi dei processi di cambiamento in atto nelle attuali società sviluppate presenta non poche analogie con quella di Parsons: anche L. sottolinea la progressiva differenziazione degli ambiti di vita e di significato, osservando che i processi formatori di senso oggi non appaio più istituzionalizzati a livello della società complessiva ma sono per lo più delegati a sistemi parziali che hanno funzioni particolari nell’interesse di una più elevata prestazione. Egli sottolinea che in tali società si è verificato un sempre maggiore divario tra il livello dell’interazione nel quale le relazioni tra gli individui sono di tipo diretto in quanto caratterizzate dalla presenza fisica e fondate sulla percezione, e il livello societario, nel quale si sviluppano relazioni di tipo formale, indipendenti dalla presenza fisica e fondate sulla comunicazione. La comunicazione richiede tempi più lunghi e modalità più complesse. Nel sistema sociale la comunicazione non avviene soltanto mediante il linguaggio ma anche attraverso istituzioni complementari a linguaggio che egli chiama “mezzi di comunicazione”. Tra questi ci sono la verità, l’amore, il denaro, il diritto e il potere. Ciascuno di questi codici fornisce una serie di valori e di modelli di comportamento specifici che servono a regolare nelle interazioni sociali, ambiti diversi dell’esperienza, riducendone la complessità e assicurando la prevedibilità. La verità semplifica i nostri rapporti con la molteplicità della realtà esterna L’amore costituisce un codice di regolazione di relazioni interpersonali del tutto particolari Il denaro è lo strumento che consente di rendere più facilmente agibili i rapporti di scambio Il diritto assicura la prevedibilità e fornisce soluzioni in caso di conflitti di interesse Il potere semplifica i processi di decisione