Apprendistato cognitivo Il termine è stato utilizzato in Arzarello, F., Bazzini, L. & Chiappini, G.: [1994], L'algebra come strumento di pensiero; analisi teorica e considerazioni didattiche, Quaderno 6 del CNR, Progetto strategico ITD, Pavia. L'apprendistato cognitivo si caratterizza per un approccio variegato e flessibile all'oggetto di studio e in questo si contrappone all'apprendistato pratico che, invece, si identifica con uno specifico metodo di apprendimento basato sull'osservazione dell'attività dell'esperto, sulla strutturazione graduale e crescente e, soprattutto, su una particolare attenzione all'acquisizione di abilità di carattere pratico. La metafora che può ben descrivere l'apprendistato cognitivo è quella della bottega d'arte del Rinascimento, in cui l'allievo impara facendo, ma anche vedendo altri che fanno. L'allievo, quindi, impara anche e soprattutto per imitazione dell'esperto o di altri apprendisti. Un'altra analogia si può trovare con l'apprendimento dei linguaggi di programmazione nel laboratorio di informatica. L'apprendistato cognitivo coinvolge abilità e processi cognitivi e metacognitivi; l'esperto può modellare e strutturare l'attività del principiante, che osserva l'esperto, confronta e valuta; l'apprendistato diventa cognitivo in quanto si riesce a bilanciare la dialettica tra l'azione strutturatrice e facilitatrice dell'intervento dell'esperto e la sfida che un problema da risolvere rappresenta per il principiante. L'apprendistato cognitivo richiede la costruzione di un ambiente di apprendimento aperto alla discussione, alla condivisione del sapere, che favorisca la produzione personale, ma anche l'osservazione dell'esperto al lavoro; un ambiente che potremmo chiamare "bottega della matematica".