Libretto Castelfranco 10/07 - Comune di Castelfranco Veneto

giunta regionale
CITTÀ DI CASTELFRANCO VENETO
Assessorato alla Cultura
FESTIVAL
AGOSTINO STEFFANI
Anno 2007/2008 - IVª Edizione
14 e 31 ottobre · 1 dicembre · 12 gennaio
Città di Castelfranco Veneto - Assessorato alla Cultura
FESTIVAL AGOSTINO STEFFANI, ANNO 2007 - IVª EDIZIONE
Direttore Artistico, Roberto Zarpellon
Ideazione, progettazione e realizzazione:
Associazione Reale Corte Armonica Caterina Cornaro, Asolo
Via Foresto Vecchio, 2
31011 ASOLO - TV
Tel. 0423/952454 [email protected]
Ufficio Stampa:
OP OTIUMPRESS - COMUNICARE L’ARTE
Strada del Nascimben 4/d - 31100 TREVISO
+39.0422.406988 fax +39.347.7040713 - [email protected]
Segreteria organizzativa:
Monica Tonietto
Stampa: Tipografia Moro - Cassola (VI)
Immagine di Iª copertina: Tempesta di Giorgione
In collaborazione con:
- CITTÀ DI CASTELFRANCO VENETO - Assessorato alla Cultura
- REGIONE VENETO - Giunta Regionale
- PROVINCIA DI TREVISO - Giunta Provinciale
Con il contributo di:
- F.E.R.V.E.T. S.P.A.
- VENETO BANCA - FONDAZIONE O.N.L.U.S.
- FILMOP, IALC, AGOGEST
- ALBERGO ROMA, ALBERGO ALLA TORRE
Si ringrazia:
- PARROCCHIA DEL DUOMO DI CASTELFRANCO VENETO
- PARROCCHIA DI SAN GIACOMO DI CASTELFRANCO VENETO
Per informazioni:
- Biglietteria Teatro Accademico, tel. 0423 735600
COMUNE DI CASTELFRANCO VENETO
Provincia di Treviso
Nel 2004, in occasione del CCCL Anniversario della nascita di Agostino Steffani, la Città di
Castelfranco Veneto ha dato il via ad un Festival a lui dedicato, col preciso intento di valorizzarne la figura e di legarla a un altro grande artista castellano: Giorgione, del quale ricorrerà
il V centenario della morte nel 2010.
La poliedricità di Agostino Steffani lo ha reso famoso ben oltre il suo territorio di origine: egli
fu infatti insigne musicista, ma anche sacerdote e vescovo, fino a essere nominato vicario
apostolico per la Germania settentrionale.
La sua città natale ha voluto a suo tempo che il suo nome fosse legato al Conservatorio di
Musica castellano, luogo di grande prestigio, nel quale si sono formati artisti di altissimo
livello e di fama internazionale e che è oggi riconosciuto come scuola di formazione musicale
di grande qualità.
Il Festival Agostino Steffani, è iniziativa che si aggiunge a quelle già intraprese da questa
Amministrazione Comunale per richiamare l’attenzione su personalità di spicco della nostra
Città, come fu in passato per i Riccati, scienziati, fisici e matematici del ‘700, nel 2001 per
l’architetto Francesco Maria Preti, progettista del Teatro Accademico e del Duomo cittadino
e nel 2003 per i Tessari, insigni rappresentanti della pittura dell’800 veneto. Ogni anno, poi,
si è celebrato un quadro di Giorgione: nel 2005 la Pala, poi i 3 filosofi, oggi la Tempesta.
Un particolare ringraziamento va a tutti gli sponsor che hanno sostenuto questa importante
iniziativa - in particolare la Fervet, storica azienda che celebra i 100 anni in Città e Veneto
Banca - e all’Associazione Reale Corte Armonica Caterina Corsaro, mente organizzativa del
festival, all’Orchestra “Da Ponte” e al Conservatorio “A. Steffani” che partecipa all’iniziativa con la presenza, nell’Orchestra, di docenti e allievi.
Da parte nostra un caloroso invito a partecipare ai concerti in programma che commentano
un quadro particolarmente affascinante del grande artista castellano Giorgione: “La Tempesta”.
Questa edizione sarà, ne siamo certi, una piacevolissima occasione, per vivere Castelfranco
Veneto Città d’arte.
L’Assessore alla Cultura
Il Sindaco
Marilena Palleva
Maria Gomierato
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Un ringraziamento particolare
Via Fabio Filzi, 39 - Castelfranco Veneto (Tv)
Tel. 0423 727676
e-mail: [email protected]
www.bestwestern.it/albergoroma_tv
HOTEL ALLA TORRE - Castelfranco Veneto (Tv)
Tel. 0423 498707
e-mail: [email protected] - www.hotelallatorre.it
AGOSTINO STEFFANI
L’esercizio insolito del maestro di musica
L’abitatore delle Terre serenissime è il cittadino ideale della frivola e potente civiltà barocca, coesistenza di estetica, arte, politica e
fede. Sacre ispirazioni ed aspirazioni ambiziose, vite consacrate
all’arte e all’esercizio del potere, di frequente le biografie degli
illustri cittadini veneti tra Sei e Settecento incrociano e, quasi,
inciampano nella grammatica musicale. Non fa eccezione la vita
di Agostino Steffani, uomo di musica ed arbitro in segrete missioni politiche, ingegno nutrito all’ombra della longa manus
papale negli stati di Germania. Nato a Castelfranco Veneto il 25
luglio dell’anno 1654, Steffani fu una personalità di spicco non soltanto nel mondo della
composizione musicale, ma anche in quello del teatro e della scienza diplomatica. A lui
si riferiscono tutti i documenti che riportano le diciture Steffani, Steffano, Staffani e –
dopo la consacrazione- anche il nome di Gregorio Piva, suo copista privato.
Giovanissimo puer cantor forse alla cappella marciana, Steffani fu condotto tredicenne
a Monaco dal principe elettore Ferdinando Maria.Qui studiò contrappunto e cembalo
con Kerrl per passare successivamente a Roma sotto le cure di Ercole Bernabei. La carriera ufficiale di Agostino Steffani inizia però nel 1675, quando ottiene la carica di organista di corte. Inizia poi un pellegrinaggio alle corti di Parigi e Torino terminato nel
rientro a Monaco e nella commissione della prima opera lirica, dal titolo “Marco Aurelio”. Frattanto il musicista castellano, che nel 1680 era stato nominato abate di Lepsing,
apre anche la propria attività politica, all’ombra di uno degli uomini più potenti d’Europa. E’ Massimiliano Emanuele II, Elettore di Baviera dal 1679 e figura di politico
priva di scrupoli e principi, cui Steffani fu molto legato. Sotto il suo patronato, infatti,
Steffani potè sviluppare la propria attività musicale a Monaco, ma soprattutto divenne
emissario specialissimo dell’Elettore. Intrapresa un’intensa attività diplomatica, divenne un alto funzionario dello Stato e della chiesa: protonotario apostolico, consigliere
dell’elettore palatino e grande elemosiniere, rettore dell’Università di Heidelberg ed
infine vescovo di Spiga dalle mani di Clemente XI.
Questo porta a concludere che le fortune alterne ma soventi della carriera politica porteranno Agostino Steffani a lasciare alla composizione uno spazio esiguo e occasionale.
Tuttavia la produzione musicale di Steffani è ben distribuita lungo l’arco della vita e
vede un particolare rigoglìo nell’ambito operistico. Già nel periodo di Monaco, con il
dramma per musica “Solone” ed il torneo “Audacia e Rispetto” Steffani esprime il proprio codice stilistico, che è poi quello dell’opera veneziana e soprattutto di Legrenzi,
fecondato però da esperienze europee e corroborato da un fantasia musicale propria.
Chiusa l’esperienza di Monaco, Steffani viene chiamato ad Hannover da Ernesto Augusto. In questi anni la città è uno dei principali centri intellettuali della Germania, fulcro
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di rapporti internazionali facenti capo al filosofo Leibniz. Nonostante ciò la musica era
coltivata come nulla più che un passatempo ed Ernesto Augusto non tardò a capire che
un’attività operistica ben orchestrata gli avrebbe fatto ottenere grande attenzione e
magari la dignità elettorale del Sacro Romano Impero, ambizione a lungo accarezzata.
L’inaugurazione di un nuovo teatro, il 30 gennaio 1689 con l’”Henrico Leone”, aprì un
periodo d’oro per l’opera ad Hannover, destinato a durare sette anni. Periodo nel quale
a Steffani fu data carta bianca nell’organizzazione degli spettacoli e nella cura di molte
cruciali questioni politiche. A partire dall’anno 1693 i conti della camera di Hannover
sempre più menzionano Steffani sotto la rubrica “spese per l’estero”; questo rende in
qualche modo la misura delle implicazioni politiche del musicista al tempo. Dopo la
morte di Ernesto Augusto Steffani si staccò dalla corte di Hannover e nel 1703 entrò al
servizio di Giovanni Guglielmo del Palatinato: erano gli anni della guerra di successione spagnola, occasione ottima per riunificare Palatinato Superiore e Baviera. L’ambizioso musicista mise in atto un ampio programma diplomatico per ricondurre al cattolicesimo i principi tedeschi; i suoi sforzi furono ricompensati dal Papa che, nel 1706, lo fece
vescovo di Spiga. Nel 1708 Steffani è all’apice della fama e va a Roma. Ospite del cardinale Ottoboni incontra con molta probabilità il giovane Haendel, che lo sostituirà ad
Hannover. Dopo il 1710 la sua fortuna inizia a declinare, ed anche la situazione finanziaria si fa precaria. Nel 1722 parte per Venezia e prosegue per Padova dove resta fino
al 1725; in quest’anno torna ad Hannover sperando di raccogliere le rendite della sua
abbazia a Selz in Alsazia. Deve invece alienare la ricca collezione di quadri. Qualche
anno più tardi sembrano profilarsi tempi migliori grazie alla proposta d’aiuto inoltrata
dall’Elettore di Magonza, ma Agostino Steffani viene improvvisamente colto a Francoforte dalla morte. L’intero corpus steffaniano attende ancora completa valutazione e,
aggiungiamo, interesse da parte del pubblico italiano. Oltre al corposo catalogo di
melodrammi ( circa una ventina tra cui “Niobe Regina di Tebe”, “Orlando Generoso”,
“Baccanali”, “I trionfi del Fato”, “Tassilone”), Agostino Steffani lascia molta musica
vocale da camera e, nell’ambito sacro, mottetti e composizioni tra cui il celebre “Stabat
Mater”. Genere d’elezione del compositore castellano fu però il Duetto da camera portato- sul modello di Carissimi- a formale perfezione. Scritti per soprano ed alto, per
tenore e basso, sostenuti dal basso continuo, i duetti da camera sono in perfetto stile
arcadico, con un’insistita caratterizzazione del tema d’amore. L’opera di Steffani si completa poi con le 6 Sonate da camera a tre e con le 12 sonate a 4 per archi, oggi perdute.
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UN ELOGIO DELLA BELLEZZA
“Imminente su la plaga meravigliosa, pur senza ravvisare la sua persona mortale; lo cerco nel mistero della nube ignea che lo circonfonde.
Egli appare piuttosto come un mito che come un uomo. Nessun destino
di poeta è comparabile al suo, in terra. Tutto, o quasi, di lui s’ignora; e
taluno giunge a negare la sua esistenza. Il suo nome non è scritto in
alcuna opera; e taluno non gli riconosce alcuna opera certa. Pure, tutta
l’arte veneziana sembra infiammata dalla sua rivelazione…”
G. D’Annunzio, Il fuoco, 1898
Di Giorgione rimane la fama e l’opera. Nulla invece della sua memoria di uomo. E dunque ogni biografia procede dal fascino della sua pittura. Giorgione appartiene sotto
questo aspetto a quelle figure d’artisti che confinano con le figure degli eroi. Con le
debite distanze di tempo e di genere viene in mente Omero, di cui tutto è amorosa
attribuzione e dal quale scaturisce un fenomeno più che un personaggio. Così, un poco,
avviene del fenomeno “giorgionesco” e dell’uomo Giorgione. Accomunate da una altissima radiazione di potenza creativa, da un originalissimo e ineffabile lirismo, da un
equilibrio, inedito prima di esse, fra la natura e la creatura umana, alcune opere ci
fanno desumere un ben definito autore al quale le attribuiamo. La figura di Giorgione
nasce con questo procedimento inverso, nel quale l’opera è la madre e l’artista il figlio,
e non viceversa come sempre accade. Raramente un pittore ebbe tanta fama come Giorgio da Castelfranco, detto il Zorzon, durante la sua breve esistenza ed anche dopo, ma
per ironia della sorte, conosciamo pochissimo della sua vita e delle sue opere: nessuna
firmata, alcune terminate dal Tiziano, molte falsificate nel secolo XVII. Nacque a Castelfranco Veneto forse nel 1477.
Appassionato di musica e poesia, frequenta gli ambienti umanisti e i salotti delle
migliori famiglie veneziane. Si stabilì a Venezia, probabilmente nel 1500, città piena
d’artisti famosi: Giovanni Bellini, chiamato il Giambellino, che era considerato il capo
incontrastato di tutta la pittura veneta, il Carpaccio, che aveva appena terminato la sua
opera nella Scuola degli Schiavoni, Cima da Conegliano, famoso per le sue serene
Madonne, Mantegna, che continuava il classicismo d’Antonello da Messina, e Bastiani,
Buonconsiglio, Diana e molti altri ancora, senza contare i giovani come Lorenzo Lotto,
Tiziano, Sebastiano del Piombo, e gli stranieri, come Alberto Dürer. Venezia offriva un
fascino tutto speciale, in un'atmosfera di luce e colore traboccanti, dalle sue spendenti
aurore e tramonti, con i suoi selciati e pavimenti di crisopazio, i suoi palazzi di porfido
e di marmo, con le facciate ricoperte di affreschi, le acque lagunari solcate dalle navi di
tutti i paesi del mondo, con le sue chiese, dalle cupole argentate, decorate di splendenti
mosaici. Città libera, cosmopolita, ricca, indipendente, poderosa, sensuale, famosa in
tutta Europa per il lusso delle cerimonie dei suoi prudenti ed aristocratici governanti.E
Giorgione, che aveva la passione “per la pittura, per la musica e per l’amore…” - come
afferma la cronaca - divenne presto l’artista familiare della nobiltà veneziana, che sapeva combinare il ‘genio’ degli affari con l’amore per le cose belle, che preferiva un umanesimo di ragionamenti e considerazioni sottili ed eleganti, le esperienze naturalistiche
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e le discussioni sul gusto, invece delle teorie estetiche, religiose, filosofiche e le ricerche
scientifiche degli umanisti romani e fiorentini.Poeti, poetesse, astronomi, astrologi ed
antiquari trovavano un ambiente propizio nel castello di Caterina Cornaro, ex-regina di
Cipro, e si convertivano in personaggi delle rime amorose del Bembo. Era una società
spensierata, però attenta ai valori dello spirito, che amava la musica del liuto e si circondava dei quadri del pittore.La luce, il colore, l’aria, lo spazio sono gli elementi pittorici della scuola veneziana. Pittura di sensazioni – è stata definita – in opposizione a
quella intellettuale fiorentina, e da questi principi partì Giorgione per formare uno stile
proprio, con tali innovazioni che la critica lo considera oggi come il primo pittore
moderno.Fu il primo nel dipingere, principalmente, temi laici e a laicizzare quelli religiosi, divergendo dai suoi maestri: il Giambellino e Carpaccio, dando alle sue pitture
un senso più umano e panteista.In lui la forma si apre e l’indifferenza per il ‘finito’ è l’espressione d’uno stato d’animo contemplativo, sensuale e musicale. Così i contorni svaniscono, sommersi nella penombra diffusa (come nelle opere di Manet e degli impressionisti, nel secolo XIX).Applicando l’insegnamento di Leonardo, giunse ad un genere
di pittura universale, dove il tutto appare visto attraverso il sentimento e l’emozione,
dove l’uomo e la natura diventano semplicemente tematica, con la consapevolezza che
l’uomo non è che un elemento del tutto.Dipinse direttamente, senza disegno previo,
subordinò tutto al colore, liberandolo dalla dipendenza della forma (che è un’altra delle
conquiste dell’arte moderna). "Il colore come sforzo della materia per convertirsi in
luce" disse D’Annunzio. Luce che nasce spontaneamente dall’incontro dei chiari e degli
scuri, dal contrasto tra le parti sfumate e le forme nette e precise, ed anche dalle vibrazioni del colore, creando una luminosità cromatica che sarà poi tipica dei veneziani.
Nelle opere tradizionalmente assegnate al periodo giovanile, come l'Adorazione dei
pastori (Washington, National Gallery), la Giuditta (San Pietroburgo, Ermitage) e la
Sacra Conversazione (Venezia, Gallerie dell'Accademia), Giorgione manifesta una spiccata attenzione alla luce e ai toni sfumati che compendia le coeve esperienze venete e
toscane. Nei dipinti più maturi, nella pala con la Madonna col Bambino e i santi Liberale e Giorgio (Castelfranco, Veneto) e nelle due tavolette degli Uffizi con La prova di
Mosè e Il giudizio di Salomone, il paesaggio e la magia evocativa della natura cominciano a prendere il sopravvento, fino a dominare completamente la figura umana, come
accadrà nei capolavori successivi, la Tempesta (Venezia, Gallerie dell'Accademia) e i Tre
filosofi (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Nel 1508 Giorgione realizza un ciclo di
affreschi per il Fondaco dei Tedeschi, di cui è rimasto solo un frammento che rappresenta un nudo femminile (Venezia, Gallerie dell'Accademia). Di grande suggestione
sono i ritratti, fra i quali si citano il Doppio ritratto Borgherini (Vienna, Kunsthistorisches Museum), e il Ritratto di capitano con scudiero (Firenze, Uffizi), di attribuzione
incerta. Nelle ultime opere, Venere (Dresda, Gemäldegalerie), Concerto (Firenze, Galleria Palatina) e Concerto campestre (Parigi, Louvre), la tavolozza e di conseguenza le
attribuzioni si mescolano con quelle dell'allievo Tiziano.Il colore invade la tela e la luce
sembra lo scorrere stesso delle emozioni, delle contraddizioni e delle violenze che agitano l’animo umano. Giorgione morì di peste a Venezia nell’autunno del 1510.
Elena Filini
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Domenica 14 ottobre 2007, ore 20.45 - Teatro Accademico
“Di tempesta in tempesta”
ANTONIO LUCIO VIVALDI
(Venezia 1678 - Vienna 1741)
Concerto in Mib Magg. detto “La Tempesta di mare”
dall’Op. VIII,, Nr. 5, “Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione”
per Violino solo, Violino I/II e viola di ripieno, e b. c.
1. Presto 2. Largo 3. Presto
Concerto in La min. F VIII n. 2
per Fagotto solo, Violino I/II e viola di ripieno, e b. c.
1. Allegro, ma molto moderato 2. Laghetto 3. Allegro
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Concerti Nr. 1, 2, 3, 4, dall’Op. VIII
“Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione” detti
“Le Quattro Stagioni”
per Violino solo, Violino I/II e viola di ripieno, e b. c.
Concerto Nr. 1 in Mi magg., detto “La Primavera”
1. Allegro: Giunt’è la Primavera, canto dè gl’uccelli, salutan
gli augei con lieto canto, scorrono i fonti, tuoni, canto d’uccelli.
2. Largo: Il capraro che dorme (violino solo) Mormorio di
fronde e piante (violini I/II), Il cane che grida (viola).
3. Allegro: Danza pastorale
Concerto Nr. 2 in Sol min., detto “L’Estate”
1. Allegro non molto: Languidezza per il caldo; Allegro: Il cucco, l
a tortorella, il gardellino, zeffiretti dolci, venti diversi, vento borea, il pianto del villanello.
2. Adagio: Mosche e mosconi (violini I/II) Presto:Tuoni.
3. Presto: Tempo impetuoso d’estate
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Concerto Nr. 3 in Fa magg., detto “L’Autunno”
1. Allegro: Ballo e canto de’ Villanelli, L’Ubriaco; Larghetto: L’ubriaco che dorme; Allegro assai
2. Adagio molto: Dormienti ubriachi.
3. Allegro: La Caccia, la fiera che fugge, schioppi e cani
Concerto Nr. 4 in Fa min., detto “L’Inverno”
1. Allegro non molto: Agghiacciato tremar, Orrido vento,
Correre e batter li piedi per il freddo, Venti, Battere i denti.
2. Largo: Passar al foco i dì quieti e contenti, mentre la pioggia fuori bagna ben cento.
3. Allegro: Camminar sul ghiaccio, camminar piano e con timore, cader a terra, correr forte sinch’il
ghiaccio si rompe e si dissera; Lento: Il vento Siroco;
Allegro: Borea e tutti li venti.
Violino, Alexander Janiczek
Fagotto, Andrea Bressan
Orchestra da Camera LORENZO DA PONTE ®
VIOLINI I: Gabrielle Shek, Peter Kovacs, Daniele Ruzza, Ettore Scimemi;
VIOLINI II: Agnes Kertesz, Samuel Angeletti, Marta Peroni;
VIOLE: Balazs Toth, Daniel Formentelli;
VIOLONCELLO: Sebastiano Severi; FAGOTTO: Andrea Bressan;
CLAVICEMBALO: Roberto Zarpellon; CONTRABASSO: Luca Stevanato.
Concertatore al Cembalo, Roberto Zarpellon
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SONETTI DIMOSTRATIVI SOPRA I CONCERTI INTITOLATI
LE QUATTRO STAGIONI, DEL SIG.RE ANTONIO VIVALDI
LA PRIMAVERA
Giunt’è la Primavera e festosetti
La salutan gl’Augei con lieto canto,
E i fonti allo spirar de’ Zeffiretti
con dolce mormorio scorrono intanto;
Vengon’ coprendo l’aer di nero amanto
E lampi, e tuoni ad annunciarla eletti
Indi tacendo questi, gl’Augelletti;
Tornan’ di nuovo al lor canoro incanto;
(Allegro)
E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme ‘l Caprar col fido can’ à lato.
(Largo)
Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera allapparir brillante. (Allegro)
L’AUTUNNO
Celebra il Vilanel con balli e Canti
Del felice raccolto il bel piacere
E del liquor di Bacco accesi tanti
Finiscono col Sonno il loro godere
Fà ch’ogn’uno tralasci e balli e canti
L’aria che temperata dà piacere,
E la Staggion ch’invita tanti e tanti
D’ un dolcissimo sonno al bel godere.
(Allegro)
I cacciator alla nov’ alba à caccia
Con corni, Schioppi, e canni escono fuore
Fugge la belva, e Seguono la traccia;
(Adagio molto)
Già Sbigottita, e lassa al gran rumore
De’ Schioppi e canni, ferita minaccia
Languida di fuggir, mà oppressa muore.
(Allegro)
L’ESTATE
Sotto dura Staggion dal Sole accesa
Langue L’huom, ‘l gregge, ed arde il Pino;
Scioglie il Cucco la Voce, e tosto intesa
Canta la tortorella e ‘l gardelino.
Zefiro dolce Spira, mà contesa
Muove Borea improviso al suo vicino;
E piange il Pastorel, perche Sospesa
Teme fiera borasca, e ‘l suo destino;
(Allegro non molto/Allegro)
Toglie alle membra lasse il suo riposo
Il timore de’ Lampi, e tuoni fieri
E de mosche, e mosconi il stuol furioso;
(Adagio/Presto)
Ah che pur troppo i suoi timor son veri
Tuona e fulmina il Ciel e grandinoso
Tronca il capo alle Spiche e a’ grani alteri.
(Presto)
L’INVERNO
Agghiacciato tremar trà nevi algenti
Al severo spirar d’orrido Vento,
Correr battendo i piedi ogni momento;
E pel soverchio gel batter i denti; (Allegro
non molto)
Passar al foco i di quieti e contenti
Mentre la pioggia fuor bagna ben cento
(Largo)
Caminar sopra ‘l ghiaccio, e a passo lento
Per timor di cader girsene intenti;
Gir forte sdruzziolar cader à terra
Di nuovo in sopra ‘l ghiaccio e correr forte
Sin ch’ il ghiaccio si rompe, e si dissera;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Sirocco, Borea, e a tutti i Venti in guerra
Quant’e ‘l verno, mà tal, che gioia apporte.
(Allegro)
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Tutta la produzione artistica che va dal Seicento alla prima metà del Settecento è
indicata con il termine barocco. I caratteri più evidenti di questo stile sono la grandiosità, la potenza, la teatralità e la ricerca di complicati effetti decorativi, che
rispecchiano la fastosità delle corti europee. Se Roma è il centro centro propulsivo
del primo barocco (grazie soprattutto alla presenza di figure di primo piano operanti in ambito musicale e nel teatro musicale), saranno Venezia e Napoli a diventare punti di riferimento europei; appartenere alla Scuola Napoletana e Scuola Veneziana per i compositori significava un passaporto presso i grandi centri di potere di
tutta Europa. Le corti dei nobili si affermano prepotentemente come centri dell’attività musicale. Cantanti, strumentisti, compositori, maestri di cappella e maestri di
danza gravitano attorno alle lussuose residenze dei monarchi assoluti che, senza
badare a spese, cercano di dare un’immagine di magnificenza e di grandezza. Ogni
avvenimento importante, pubblico o privato, viene solennemente festeggiato per
giorni interi e in queste feste la musica costituisce l’attrazione principale: teatro in
musica, danza, balletto, musica strumentale. Il pubblico non è più costituito solo da
nobili e cortigiani ma anche da ricchi borghesi, ambiziosi di prestigio sociale.
Antonio Vivaldi, nacque a Venezia il 4 marzo 1678. Il padre Giovanbattista fu tra i
violinisti chiamati da Giovanni Legrenzi, allorché questi ebbe l'incarico di riordinare la musica nella cappella di S. Marco. Il giovane Vivaldi sviluppò il proprio talento grazie agli insegnamenti del padre e ad una nutrita schiera di grandi musicisti
che in quel periodo operavano in città (Legrenzi, Gasparini, Lotti, etc.). Venne ben
presto ordinato prete e fu nominato "il Prete Rosso" per il colore dei capelli (un
teste chiamato a testimoniare in un processo su un fatto avvenuto a Venezia che
vide coinvolto Iseppo il fratello di Antonio: "Iseppo, non so il cognome, fratello del
prete rosso che sona il violin"). Per lo stato di salute precariom, non esercitò il
sacerdozio; tuttavia da varie testimonianze e particolarmente da un resoconto di
Goldoni si sa che "rimase sempre molto devoto, e continuò ad osservare la lettura
del breviario anche nei periodi di più intenso lavoro".
Oggi Vivaldi è noto soprattutto come compositore di concerti; ai suoi tempi era
invece popolare soprattutto per la sua produzione vocale e operistica, motivo per
cui girò diverse città europee fra cui Vienna dove morì il 28 luglio 1741.
La sua produzione strumentale è enorme: scrisse infatti 78 sonate, 21 sinfonie, 460
concerti. Alcuni di questi sono raggruppati in raccolte che vanno sotto il nome di
"La Cetra", L'Estro Armonico" "La Stravaganza" ed il "Cimento dell'Armonia e dell'Inventione". Da quest'ultima raccolta di 12 concerti pubblicata ad Amsterdam nel
1725 sono tratti i quattro concerti nominati "Le Stagioni" in programma questa sera.
Già dal XVI secolo, col rafforzarsi dello stretto legame fra parola e musica, preteso
anche dalla Chiesa che aveva l'esigenza di rendere comprensibile i testi liturgici
musicati, si sviluppò un cosiddetto "vocabolario delle figure retoriche" che i musi-
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cisti del tempo in Europa maneggiavano con padronanza e maestria. In Germania
venne codificato grazie al lavoro di J. Matteshon, contemporaneo di Bach. La musica quindi era figlia dell'arte retorica, e le figure retoriche servivano appunto a far
rivivere le emozioni, le passioni umane, gli stati d'animo, gli affetti, ma anche a
descrivere scene pastorali, a ricreare e rappresentare le forze della natura. Per
esempio in un'opera non mancava mai un'Aria di furore o tempesta: serviva a
descrivere sentimenti di odio, vendetta (la famosa aria della Regina della notte nel
Flauto Magico di Mozart). La stessa scrittura ben si adattava a descrivere vere e
proprie tempeste (come nel terzo tempo dell'estate). La base di tale "lessico musicale", in sostanza, si rifaceva alle conoscenze che al tempo costituivano l'istruzione
ovvero le sette arti liberali (trivio e quadrivio), per cui le stesse corrispondenze si
trovano anche in altre arti quali la poesia, l'architettura. Del resto colore, armonia e
cromatismo sono termini che si ascrivono sia alla musica che alla pittura, come
pure struttura, architettura, forma, propri del lessico geometrico-matematico, sono
alla base di ogni costruzione musicale.
Vivaldi scrisse molti concerti con titolo, una sorta di "Musica a Programma". Egli
sperimentò tutte le varie possibilità sonore dello strumento chiedendo a volte,
anche delle rappresentazioni sonore abbastanza strane (Violino in tromba,)
Nella Sinfonia Fantastica Berlioz raccomanda agli ascoltatori di tenere in mano un
programma stampato. A maggior ragione la raccomandazione vale anche per questi concerti.
I concerti si basano su alcuni sonetti relativi alle stagioni. Di questi sonetti non si
conosce l'autore, ma si presume si tratti dello stesso Vivaldi. Nella partitura, appare
la scritta relativa all'idea musicale in questione oltre ad un richiamo con lettere dell'alfabeto maiuscole.
(R. Z.)
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Mercoledì 31 Ottobre 2007, ore 20.45 - Chiesa di San Giacomo
“A fulgure et tempestate”
CLAUDIO MONTEVERDI
(Cremona 1567 - Venezia 1643)
Beatus vir I
Salmo 111 - Tratto da “Selva morale e spirituale”, Venezia 1641
à 6 voci concertato (Soprano I/II, Alto, Tenore I/II,Basso)
con 2 violini, 3 viole o tromboni (li quali si ponno anco lasciare), e b. c.
Soprano I, Maria Assunta Breda - Soprano II, Alessandra Vavasori
Alto, Rossana Verlato - Tenore I, Massimo Squizzato,
Tenore II, Michele Da Ros - Basso, Paolo Bergo
AGOSTINO STEFFANI
(Castelfranco Veneto 1654 - Francoforte sul Meno 1728)
Laudate pueri Dominum
Salmo 112 - à 9, per 2 cori a 5 e 4 voci, (1723)
Concertato nel Primo Coro - Soprano I/II, Alto, Tenore, Basso
Soprano I, Silvia Toffano - Soprano II, Roberta Pozzer - Rossana Verlato
Tenore, Michele Da Ros - Basso, Paolo Bergo
JOHANN SEBASTIAN BACH
(Eisenach 1685 - Lipsia 1750)
Jesu, meine Freude
Mottetto a 5 voci, BWV 227 - 1723
Johann Franck 1653 (Nr. 1, 3, 5, 7, 9, 11); Romani 8, 1,2,9-11 (Nr. 2, 4, 6, 8, 10)
1. Jesu meine Freude, Corale a 4
2. Es ist nun nichts, Coro a 5 - Poco Adagio
3. Unter deinem Schirmen, Corale a 5
4. Denn das Gesetz, Soprano I/II, Alto - Andante
Maria Assunta Breda, Silvia Toffano, Massimo Squizzato
5. Trotz, trotz dem alten Drachen, Coro a 5 - L’istesso tempo
6. Ihr aber seid nicht fleischlich, Fugato a 5 - Allegro non tantp
7. Weg mit allen Schätzen, Corale a 4
8. So aber Christus, Terzetto Alto, Tenore, Basso - Andante
Alessandra Vavasori, Michele da Ros, Paolo Bergo
9. Gute Nacht, Soprano I/II, Alto Tenore - Allegretto
Maria Assunta Breda/Silvia Toffano, Contralti tutti, Tenore, Michele da Ros
10. So nun der Geist des, Coro a 5 - Poco Adagio
11. Weicht, ihr Trauergeister, Corale a 4
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GEORG FRIEDRICH HAENDEL
(Halle 1685 - Londra 1759)
Dixit Dominus
Salmo 109 - HWV 232
per Soprano I/II e Contralto soli, Coro a 5 voci
Violino I/II, Viola I/II, Basso continuo - Roma 1707
1. Dixit Dominus, Coro e Soli
Ernesta Pontarolo, Deborah Lotto, Michele Da Ros
2. Virgam virtutis tuæ, Aria Alto
Alto, Alessandra Vavasori
3. Tecum principium, Aria Soprano
Soprano, Ernesta Pontarolo
4. Juravit Dominus/Et non poenitebit, Coro
5. Tu es sacerdos in æternum, Coro
6. Dominus a dextris/Judicabit/Implebit ruinas/Conquassabit, Soli e Coro
Soprano I/II, Roberta Pozzer, Federica Maier
Contralto, Deborah Lotto - Tenore, Michele Da Ros - Basso, Paolo Bergo
7. De torrente in via, Duetto e Coro
Soprano I/II, Roberta Pozzer, Federica Majer
8. Gloria Patri et Filio/Et in sæculorum, Coro
Coro da Camera Reale Corte Armonica Caterina Cornaro
Orchestra da Camera Lorenzo da Ponte ®
su strumenti antichi
Direttore, Roberto Zarpellon
15
Beatus Vir Salmo 111 (112)
Beatus vir qui timet Dominum
in mandatis ejus volet nimis.
Potens in terra erit semen ejus
generatio rectorum benedicetur.
Gloria et divitiae in domo ejus
Et justitia eius manet in saeculum saeculi.
Exortum est in tenebris lumen rectis:
misericors et miserator et justus.
Jucundus homo qui miseretur et commodat.
Disponet sermones suos in judicio.
Quia in aeternum non commovebitur.
In memoria aeterna erit justus,
ab auditione mala non timebit.
Paratum cor ejus sperare in Domino.
[Confirmatum est cor ejus]*
non commovebitur
donec despiciat inimicos suos.
Dispersit, dedit pauperibus,
Justitia ejus manet in saeculum saeculi.
Cornu ejus exaltabitur in gloria.
Peccator videbit et irascetur,
dentibus suis fremet et tabescet:
desiderium peccatorum peribit.
Gloria Patri et Filio...
Beato l'uomo che teme il Signore
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza dei giusti sarà benedetta.
Onore e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane in eterno.
Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,
(egli che è) benigno, misericordioso e giusto.
Felice l'uomo pietoso e soccorrevole:
con giustizia pensa alle sue cose.
Poiché mai avrà da tremare:
in memoria eterna starà il giusto,
non dovrà temere cattiva fama.
Saldo è il suo cuore che confida nel Signore.
[Fermo è il suo cuore e]
non tremerà,
finché vedrà ai suoi piedi i suoi nemici.
È prodigo di doni ai poveri,
la sua giustizia rimane in eterno.
La sua potenza s'innalzerà nella gloria,
il peccatore vedrà e si adirerà,
digrignando i denti e struggendosi:
la brama dei peccatori perirà.
Gloria al Padre e al Figlio...
Laudate pueri Dominum Salmo 112 (113)
Laudate pueri Dominum,
laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum,
ex hoc nunc, et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum
laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus,
Et super coelos gloria ejus.
Quis sicut Dominus Deus noster,
Qui in altis habitat, 6 et humilia respicit
In coelo et in terra?
Suscitans a terra inopem,
et de stercore erigens pauperem:
ut collocet eum cum principibus,
cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo,
matrem filiorum laetantem.
Gloria Patri et Filio...
16
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome
del Signore ora e sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Eccelso su tutti i popoli è il Signore,
al di sopra dei cieli è a sua gloria.
Chi è pari al Signore Dio nostro,
che abita nelle altezze e si china a guardare
le creature umili in cielo e in terra?
(Egli che) solleva l'indigente da terra
e dall'immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i principi,
tra i principi del suo popolo.
Egli fa abitare la donna sterile nella sua casa
quale madre di figli gioconda.
Gloria al Padre e al Figlio...
Jesu meine Freude
1. Choral
Jesu meine Freude,
Meines Herzens Weide,
Jesu meine Zier!
Ach wie lang, ach lange,
Ist dem Herzen bange,
Und verlangt nach dir!
Gottes Lamm, mein Braeutigam.
Außer dir soll mir auf Erden
Nichts sonst lieber werden.
1. Corale
Gesù mia gioia
Diletto del mio cuore
Gesù mio ornamento!
O da quanto tempo
il mio cuore è in angoscia
E anela a te!
Agnello di Dio, mio sposo,
Al di fuori di te sulla terra
Nulla può essermi più caro.
2. Motette
Es ist nun nichts
Verdammliches an denen,
Die in Christo Jesu sind,
Die nicht nach
dem Fleisch wandeln,
Sondern nach dem Geist.
(Romani 8, 1)
2. Mottetto
Ma ora non c’ è nessun
elemento di condanna
per coloro che sono in Cristo Gesù.
Che non agiscono
secondo la carne
Ma secondo lo Spirito
3. Choral
Unter deinem Schirmen
Bin ich vor den Stürmen
Aller Feinde frei.
Laß den Satan wittern,
Lasß dem Feind erbittern,
Mir steht Jesus bei!
Ob es itzt gleich kracht und blitzt,
Ob gleich sünd
und Hölle schrecken;
Jesus will mich decken.
3. Corale
Sotto la tua protezione
Mi riparo dalle tempeste,
Scatenate dalla furia dei miei nemici
Lascia che Satana si agiti
Lascia che il nemico si amareggi
Gesù è presso di me!
Anche se ora ci sono tuoni e fulmini
Anche se il peccato e l’inferno
spargono il terrore
Gesù mi protegge
4. Trio
Denn das Gesetz des Geistes,
der da lebendig macht in Christo Jesu,
hat mich frei gemacht von dem Gesetz
der Sünde und des Todes.
(Romani 8, 2)
4. Trio
Infatti la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù
ti liberò dalla legge del peccato
e della morte.
5. Choralvariation
Trotz dem alten Drachen,
Trotz des Todes Rachen,
Trotz der Furcht dazu!
Tobe, Welt, und springe,
Ich steh hier und singe
5. Corale variato
Nonostante l’antico drago,
Nonostante la vendetta della morte
Nonostante il timore per tutto ciò
Scatenati, o mondo e scoppia
Io sto tranquillo e giusto
17
In gar sichrer Ruh.
Gottes Macht halt mich in Acht,
Erd und Abgrund muß verstummen,
Ob sie noch so brummen.
E canto in sicura pace!
la forza di Dio mi protegge.
terra e abisso ammutoliscono,
Anche se continuano a rombare
6. Fuga
Ihr aber seid nicht fleischlich,
sondern geistlich,
so anders Gottes Geist in
euch wohnt.
Wer aber Christi Geist nicht hat,
der ist nicht sein. (Romani 8, 9)
6. Fuga
Ma voi non siete in relazione
con la carne ma con lo Spirito,
dal momento che
lo Spirito di Dio abita in voi.
Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo,
non gli appartiene.
7. Choral
Weg mit allen Schätzen,
Du bist mein Ergötzen,
Jesu, mein Lust!
Weg, ihr eitlen Ehren,
Ich mag euch nicht hören,
Bleibt, Not, Kreuz,
Schmach und Tod
Soll mich, ob ich viel muß leiden,
Nicht von Jesu scheiden.
7. Corale
Via tutti i tesori
Tu sei il mio diletto
Gesù mio gaudio!
Via la vostra vanità
Non voglio saperne
Né la miseria, né il bisogno,,
né la croce, né l’insulto e la morte,
anche se dovrò soffrire
mi separeranno da Gesù.
8. Trio
So aber Christus in euch ist,
so ist der Leib
der Geist aber ist Leben um
der Gerechtigkeit willen.
(Romani 8, 10)
8. Trio
Se poi Cristo è in voi,
a causa del peccato,
ma lo Spirito è vita
in vista della giustificazione.
9. Motette
Gute Nacht o Wesen
Das die Welt erlesen,
Mir gefaellst du nicht!
Gute Nacht, ihr Sünden,
Bleibt weit dahinten,
Kommt nicht mehr ans Licht!
Gute Nacht, du Stolz und Pracht,
Dir sei ganz, du Lasterleben,
Gute Nacht gegeben!
9. Mottetto
Buona notte o creatura
Che hai scelto il mondo terrestre
Tu non mi piaci!
Buona notte o peccati
Rimanete lontani
Non tornate alla luce!
Buona notte superbia e lusso
Anche a te vita depravata
Do la buona notte.
10. Motette
So nun der Geist des,
der Jesum von den
Toten auferweckt hat,
in euch wohnt, so wird
auch derselbe der Christum
10. Mottetto
Or se lo Spirito di Colui
che risuscitò
Gesù da morte
abita in voi,
Colui che risuscitò
18
von den Toten auferweckt hat,
eure sterblichen Leiber lebendig machen,
um deswillen daß sein Geist
in euch wohnet.
(Romani 8, 11)
da morte Cristo Gesù
darà la vita anche ai vostri corpi mortali,
in forza dello Spirito
che abita in voi.
11. Choral
Weicht, ihr Traurgeister
Denn mein Freudenmeister,
Jesus, tritt herein.
Denen, die Gott lieben,
Muß auch ihr Betrüben
Lauter Zucker sein.
Duld ich schon hier Spott und Hohn,
Denen bleibst du auch im Leide,
Jesu meine Freude.
11. Corale
Allontanatevi, o spiriti tristi
Poiché il mio maestro di gioia
Gesù, sta entrando
Per coloro che amano Dio
Anche la vostra l’afflizione
Dev’essere tutta zucchero genuino
Se già ora sopporto scherno e derisione,
Tuttavia anche nella sofferenza
O Gesù, tu resti la mia gioia.
Dixit Dominus
Salmo 109 (110)
Dixit Dominus Domino meo:
sede a dextris meis
donec ponam inimicos tuos
scabillum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuae emittet
Dominus ex Sion
dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuae:
in splendoribus sanctorum
ex utero ante luciferum genui te.
Iuravit Dominus et non paenitebit eum:
tu es sacerdos in aeternum
secundum ordinem Melchisedec.
Dominus a dextris tuis confregit
in die irae suae reges:
iudicabit in nationibus implebit cadavera
conquassabit capita in terra multorum.
De torrente in via bibet,
propterea exaltabit caput.
Gloria Patri et Filio
et Spiritui Sancto,
sicut erat in principio, et nunc et semper,
et in saecula saeculorum. Amen.
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra
fino a che io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi.
Lo scettro del tuo potere
stenderà il Signore da Sion;
domina in mezzo ai tuoi nemici.
A te il dominio nel giorno della tua potenza:
in santi splendori
dal grembo, prima dell'aurora, ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchisedek.
Il Signore alla tua destra ha annientato
i re nel giorno della sua ira;
siederà come giudice tra i popoli facendo strage,
ne schiaccerà la testa per l'ampiezza della terra.
Berrà dal torrente lungo la via,
perciò solleverà alta la testa.
Gloria al Padre e al Figlio
E allo Spirito Santo,
com'era in principio e ora e sempre
e nei secoli dei secoli. Amen.
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Sabato 1 dicembre 2007, ore 18.30 - Teatro Accademico
“Delle tempeste” ovvero “dei tumulti dell’anima”
ANTONIO VIVALDI
(Venezia, 1678 - Vienna, 1741)
Sinfonia per "La Fortuna"
dall'Opera "Giustino", Atto primo, Scena Quinta
Archi e Basso continuo
1. Allegro
Andante in La min.
II° movimento dal Concerto in la maggiore, RV 158
Archi e Basso continuo
ANTONIO LOTTI
(Venezia o Hannover, 1666 - Venezia, 1740)
"Moralità di una perla" (Morale)
da "Duetti, Terzetti e Madrigali a più voci" (Venezia, 1705)
per Soprano, Contralto, Tenore e Basso, Archi e Basso continuo
"Giuramento amoroso" (Amoroso)
da "Duetti, Terzetti e Madrigali a più voci" (Venezia, 1705)
per due Soprani e Basso continuo
ANTONIO VIVALDI
Allegro
III° movimento dal Concerto in sol minore, RV 157
Andante molto in Sib magg.
II movimento dal Concerto in sol minore, RV 152
ANTONIO LOTTI
"Incostanza femminile"
da "Duetti, Terzetti e Madrigali a più voci" - (Venezia, 1705)
per Soprano, Basso e Basso continuo
AGOSTINO STEFFANI
(Castelfranco Veneto, 1654 - Francoforte sul Meno, 1728)
"Che volete, o crude pene"
per Soprano, Contralto e Basso continuo
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ANTONIO VIVALDI
Largo
II movimento dal Concerto in re minore, RV 128
ANTONIO LOTTI
"La vita caduca" (Morale)
da "Duetti, Terzetti e Madrigali a più voci" (Venezia, 1705)
per due Soprani, Contralto, Tenore, Basso e Basso continuo
CLAUDIO MONTEVERDI
(Cremona, 1567 - Venezia, 1643)
"Il Combattimento di Tancredi e Clorinda"
Madrigale in genere rappresentativo
Testo di Torquato Tasso
dalla “Gerusalemme Liberata” (1575; Canto XII, 52-62, 64-68)
Clorinda, Maria Assunta Breda - Tancredi, Michele Da Ros
Testo, Carlo Agostini
GIOVANNI GABRIELI
(Venezia, 1554, '57 - Venezia, 1612)
Canzon II a 4
Archi e Basso continuo
CLAUDIO MONTEVERDI
"Ah, dolente partita"
Madrigale a 5 voci
dal "Quarto libro de' Madrigali a cinque voci" (Venezia, 1603)
"Anima del cor mio"
Madrigale a 5 voci
dal "Quarto libro de' Madrigali a cinque voci" (Venezia, 1603)
5 Voci, Archi e Basso continuo
"Lasciatemi morire"
Introduzione del "Lamento d'Arianna"
dal "Sesto libro di Madrigali a cinque voci
con un Dialogo a Sette con il suo Basso continuo..." (Venezia, 1614)
Soprano e Basso continuo
"Piagn'e sospira"
Madrigale a 5 voci
dal "Quarto libro de' Madrigali a cinque voci" (Venezia, 1603)
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GIOVANNI GABRIELI
Canzon I a 4 detta "La Spiritata"
Archi e Basso continuo
CLAUDIO MONTEVERDI
"Bel pastor"
a 2 voci
da "Madrigali e Canzonette a 2 e 3 voci...". Libro nono (op. postuma, 1651)
Soprano, Tenore e Basso continuo
"Non sono in queste rive"
Madrigale a 5 voci
dal "Secondo libro de' Madrigali a cinque voci" (Venezia, 1590)
"Zefiro torna e 'l bel tempo rimena"
Madrigale a 5 voci
"Sesto libro di Madrigali a cinque voci
con un Dialogo a Sette con il suo Basso continuo..." (Venezia, 1614)
5 Voci, Archi e Basso continuo
Ensemble Vocale della Reale Corte Armonica Caterina Cornaro
Soprano I/II, Maria Assunta Breda, Silvia Toffano
Mezzosoprano, Monica Tonietto - Tenore, Michele Da Ros
Basso/Baritono, Carlo Agostini
Accademia degli Invaghiti
Violino I/II Maria Luisa Barbon, Massimiliano Tieppo
Viola, Giampiero Zanocco - Violoncello Walter Vestidello
Clavicembalo, Giampietro Rosato
Direttore, Walter Vestidello
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“Tancredi, che Clorinda un uomo stima” composizione in genere rappresentativo per due tenori
(Testo, Tancredi) e soprano (Clorinda) 4 viole da braccio e b. c. scritta a Venezia su testo (in
parte modificato) tratto dalla Gerusalemme Liberata (1575; Canto XII, ottave 52-62, 64-68) di
Torquato Tasso. Tratto dall’VIII Libro di Madrigali di Monteverdi dedicato Alla Sacra Cesarea Maestà dell’Imperatore Ferdinando III. Prima esecuzione Venezia, Palazzo Mocenigo,
carnevale 1624.
Narra del celebre episodio in cui il cristiano Tancredi, sorpreso nel proprio accampamento
un guerriero saraceno, lo ferisce a morte e scopre trattasi della donna amata, Clorinda, che
prima di morire gli chiede di essere battezzata. (Ed. Universal – Wien; Revisione a cura di
Gianfrancesco Malipiero)
“Combattimento in Musica di Tancredi et Clorinda, descritto dal Tasso; il quale volendosi esser fatto
in genere rappresentativo, si farà entrare alla sprovista (dopo cantandosi alcuni Madrigali senza
gesto) dalla parte de la Camera in cui si farà la Musica. Clorinda a piedi armata, seguita da Tancredi
armato sopra ad un Cavallo Mariano, et il Testo all’ora comincerà il canto. Faranno gli passi et gesti
nel modo che l’oratione esprime, et nulla di più né di meno, osservando questi diligentemente gli
tempi, colpi et passi, et gli strumentisti gli suoni concitati et molli, et il Testo le parole a tempo pronunciate, in maniera che le creazioni venghino ad incontrarsi in una imitatione unica..”.
C. Monteverdi
Moralità di una perla (Morale)
Piange l’amante ucciso
la foriera del sol, l’alba vermiglia,
e un’arida conchiglia
le lagrime raccoglie, onde ne forma
candida perla e vaga, di cui n’ornano i regi
le corone regali e preziose,
di cui cingono il collo
le donzelle vezzose.
Ed io rifletto intanto
che anche il fasto mortal nasce dal pianto.
Giuramento amoroso (Amoroso)
Poss’io morir, se non t’adoro, o Fille!
Ma che giova ingrandir co’i giuramenti
la mia costanza eterna?
Chiedilo a miei tormenti.
Dimandalo alle tue care pupille.
Ma perché tu non vedi
la chiara fiamma ond’hai sì pieni i lumi?
E perché tu non credi
ch’io per te mi consumi?
Torno a giurar la fe’ del mio martoro.
Fille, poss’io morir, se non t’adoro.
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Incostanza femminile (Amoroso)
Al cor di donna amante
non si dia fede, no!
Che stabile e costante
femmina per natura esser non può.
Se giura che nel seno
un Mongibel la strugge,
è foco di baleno
che veloce sen fugge.
Se mostra coi sospir ch’il cor travaglia,
sono i sospiri suoi fumo di paglia.
Che volete, o crude pene
Che volete, o crude pene,
dal mio sen che langue e more?
Se cercate forse il core,
andate da colei che seco il tiene!
Or se il cor non è più mio,
Dio d’amore a ch’il rapio
volgi i dardi e’l tuo rigore!
Come poss’io penar se non ho core?
La vita caduca (Morale)
In una siepe ombrosa,
quando il sol co’ suoi raggi i monti indora,
pompa ed onor di Flora
apre il bel seno una vermiglia rosa.
Ma le foglie odorate e porporine
circondano le spine
e cade in su lo stelo
con pallide agonie
quando de’ lumi il re parte dal cielo.
Quindi ben lasso apprendo
che terrena beltà simile a un fiore
circondata da pene
con effimera vita e langue e more.
Pietro Giovanni Pariati
Combattimento di Tancredi e Clorinda
Testo originale:
(…51) Solo Tancredi avien che lei conosca;
egli quivi è sorgiunto alquanto pria;
vi giunse allor ch’essa Arimon uccise:
vide e segnolla, e dietro a lei si mise.
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(52…) Vuol ne l’armi provarla: un uom la stima
degno a cui sua virtù si paragone.
Testo usato da Monteverdi
(tra parentesi quadra il testo di Torquato Tasso)
Tancredi che Clorinda un uomo stima
vol ne l’armi provarla al paragone.
(…52) Va girando colei l’alpestre cima
ver[so] altra porta, ove d’entrar dispone.
Segue egli impetuoso, onde assai prima
che giunga, in guisa avien che d’armi suone,
ch’ella si volge e grida:«O tu, che porte,
correndo [che corri] sì?» Rispose [Risponde]:«E guerra e morte».
(53) «Guerra e morte avrai;» disse «io non rifiuto
darlati, se lei cerchi [la] cerchi», e ferma attende.
Ne vol [non vuol] Tancredi, ch’ebbe a piè veduto [che pedon veduto]
il suo nemico, usar cavallo, e scende.
E impugna l’un l’altro [l’uno e l’altro] il ferro acuto,
e aguzza l’orgoglio e l’ira [l’ire] accende;
e vansi incontro a passi tardi e lenti [vansi a ritrovar non altrimenti]
quai due tori [che duo tori] gelosi e d’ira ardenti.
(54) Notte che nel profondo oscuro seno
chiudeste e nell’oblio fatto sì grande
degno d’un chiaro Sol degno d’un pieno
Theatro opre sarian sì memorande.
Piaciati ch’indi il tragga [ch’io ne ‘l tragga] e’n
bel sereno
alle future età lo spieghi e mande.
Viva la fama lor; e tra lor gloria
splenda dal fosco tuo l’alta memoria.
(54) [Degne d’un chiaro sol, degne d’un pieno
teatro, opre sarian sì memorande.
Notte, che nel profondo oscuro seno
chiudesti e ne l’oblio fatto sì grande,]
(55) Non schivar, non parar, non ritirarsi
voglion costor, né qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi:
toglie l’ombra e’l furor l’uso dell’arte.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferro, e’l piè [il piè] d’orma non parte;
sempre [è] il piè fermo e la man sempre in moto,
né scende taglio in van, né punta a vòto.
(56) L’onta irrita lo sdegno alla vendetta,
e la vendetta poi l’onta rinova;
onde sempre al ferir, sempre a la fretta
stimol novo s’agiunge e piaga [cagion] nova.
D’or in or più si mesce e più ristretta
si fa la pugna, e spada oprar non giova:
dansi co’ pomi, e infelloniti e crudi
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.
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(57) Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, ed altrettante poi […]
da que’ nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fier [fer] nemico e non d’amante.
Tornano al ferro, e l’un [l’uno] e l’altro il tinge
di molto sangue [con molte piaghe]; e stanco ed anelante
e questi e quegli al fin pur si ritira,
e dopo lungo faticar respira.
(58) L’un l’altro guarda, e del suo corpo esangue [essangue]
su ‘l pomo de la spada appoggia il peso.
Già de l’ultima stella il raggio langue
sul [al] primo albor che [ch’è] in oriente acceso.
Vede Tancredi in maggior copia il sangue
del suo nemico, e sè non tanto offeso.
Ne gode e insuperbisce [superbisce]. Oh nostra folle
mente ch’ogn’aura di fortuna estolle!
(59) Misero, di che godi? Oh quanto mesti
siano [fiano] i trionfi ed infelice il vanto!
Gli occhi tuoi pagheran (s’in vita resti)
di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Così tacendo e rimirando, questi
sanguinosi guerrier cessaro alquanto.
Ruppe il silenzio alfin Tancredi e disse,
perché il suo nome l’un [a lui] l’altro scoprisse:
(60) «Nostra sventura benché [è ben che] qui s’impieghi
tanto valor, dove silenzio il copra.
Ma poi che sorte ria [rea] vien che ci nieghi [neghi]
e lode e testimon degni de l’opra,
pregoti (se fra l’armi [arme] han loco i prieghi)
che ‘l tuo nome e ‘l tuo stato a me tu scopra,
acciò ch’io sappia, o vinto o vincitore,
chi la mia morte o la mia vita [la vittoria] onore».
(61) Rispose [risponde] la feroce:«Indarno chiedi
quel ch’ho per uso di non far palese.
Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi
un di quei duo [due] che la gran torre accese».
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,
e [«E…]:«In mal punto il dicesti» [indi riprese]
«e’l [il] tuo dir e’l tacer di par m’alletta,
barbaro discortese, a la vendetta».
(62) Torna l’ira nei cori, e li trasporta,
benché deboli [debili] in guerra a fiera pugna [. Oh fera pugna,]
u’ l’arte in bando, u’ già la forza è morta,
ove, in vece, d’entrambi il furor pugna [!].
Oh che sanguigna e spaziosa porta
fa l’una e l’altra spada, ovunque giugna,
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nell’armi [arme] e ne le carni! e se la vita
non esce, sdegno tienla al petto unita.
(63) [Qual l’alto Egeo, perché Aquilone o Noto
cessi, che tutto prima il volse e scosse,
non s’accheta ei però, ma ‘l suono e ‘l moto
ritien de l’onde anco agitate e grosse,
tal, se ben manca in lor co’l sangue vòto
quel vigor che le braccia a i colpi mosse,
serbano ancor l’impeto primo, e vanno
da quel sospinti a giunger danno a danno.]
(64) Ma ecco omai l’ora fatal è giunta
che ‘l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s’immerge e ‘l sangua avido beve;
e la veste, che d’or vago trapunta
le mammelle stringea tenere [tenera] e lieve [leve],
l’empie d’un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e ‘l piè le manca egro e languente.
(65) Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch’a lei novo spirto [un spirto] adita [ditta],
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù che [ch’or] Dio l’infonde, e se rubella
in vita fu, la vol [vuole] in morte ancella.
(66) «Amico, hai vinto: io ti perdon… perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l’alma sì; deh! per lei prega, e dona
batesmo [battesmo] a me ch’ogni mia colpa lave».
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch’al cor gli scende ed ogni sdegno amorza [ammorza],
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
(67) Poco quindi lontan nel sen d’un monte
scaturia mormorando un picciol rivo [rio].
Egli v’accorse e l’elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, e la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vitta [vista]! ahi conoscenza!
(68) Non morì già, che sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia il [al] cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
27
vita con l’acqua a chi col ferro uccise.
Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieta [lieto] e vivace,
dir parea:«S’apre il ciel [cielo]; io vado in pace».
IL FINE DEL TANCREDI
(69) [D’un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come a’ gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e ‘l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.].
Torquato Tasso
da “Gerusalemme liberata”, Canto dodicesimo 1559-1575 (pubbl. 1581)
Ah, dolente partita
Ah, dolente partita!
Ah, fin de la mia vita!
Da te part’e non moro?
E pur io provo
La pena de la morte,
E sento nel partire
Un vivace morire
Che dà vita al dolore
Per far che moia immortalment’il core.
Giovan Battista Guarini
da “Il Pastor fido”, 1580-’90
Anima del cor mio
Anima del cor mio,
Poi che da me misera ti parti,
S’ami confort’alcun a’ miei martiri,
Non isdegnar ch’almen ti segu’anch’io
Solo co’ miei sospiri
E sol per rimembrarti
Ch’in tante pene e in così fiero scempio
Vivrò d’amor di vera fed’esempio.
Lasciatemi morire
Lasciatemi morire,
Lasciatemi morire;
E che volete voi che mi conforte
In così dura sorte,
In così gran martire?
Lasciatemi morire.
Ottavio Rinuccini
dal “Lamento d’Arianna” prima parte
28
Piagn’e sospira
Piagn’e sospira; e quand’i caldi raggi
Fuggon la greggia a la dolc’ombra assise:
Ne la scorza de’ pini o pur de’ faggi
Segnò l’amato nome in mille guise
E de la sua fortuna i gravi oltraggi
E i vari casi in dura scorza incise;
E in rileggendo poi le proprie note,
Spargea di pianto le vermiglie gote.
Torquato Tasso
da “GERUSALEMME CONQUISTATA”;
Canto settimo, 6 (“Gerusalemme liberata” - Canto settimo, 19; adatt.)
Bel pastor
Pastorella: Bel pastor dal cui bel guardo
Spira foco ond’io tutt’ardo
M’ami tu?
Past.la: Com’io desìo?
Past.la: Dimmi quanto.
Past.la: Quanto, quanto?
Rit. Past.la: Come che?
Past.la: Come che?
Past.la: Come che?
Past.la: Come che?
Past.la: Questi vezzi e questo dire
non fan pago il mio desire.
Se tu m’ami, o mio bel foco
dimmi ancor ma fuor di gioco
Rit. Past.la: Come che?
…………
Past.la: Vie più lieta udito havrei
- T’amo al par degl’occhi miei Pastore: Come rei del mio cordoglio
questi lumi amar non voglio
di mirar non satii ancora
la beltà che sì m’accora.
Rit. Past.la: Come che?
…………
Past.la: Fa’ sentirmi altre parole
se pur vuoi che mi console.
M’ami tu?
Past.la: Come la vita?
Pastore: No, ch’afflitto e sbigottito
d’odio e sdegno, non d’Amore,
fatt’albergo di dolore
per due luci anzi due stelle
troppo crude, troppo belle.
Rit. Past.la: Come che?
…………
Pastore: Sì, cor mio.
Pastore: Sì, cor mio.
Pastore: Tanto, tanto.
Pastore: O, tanto, tanto!
Pastore: Come te, Pastorella.
Pastore: Come te.
Pastore: Come te, Pastorella.
Pastore: Come te, Pastorella tutta bella!
Pastore: Come te, Pastorella.
Pastore: Come te, Pastorella.
Pastore: Sì, cor mio.
Pastore: Come te, Pastorella.
29
Past.la: Non mi dir più come, dimmi - Io t’amo Pastore: Io t’amo.
Past.la: Come me?
Pastore: Ho ch’io stess’odio me stesso.
Past.la: Deh, se m’ami dimmi espresso.
Pastore: Sì, cor mio.
Past.la: Com’io desìo?
Pastore: Sì, cor mio.
Past.la: Dimmi quanto.
Pastore: Tanto, tanto.
Past.la: Quanto, quanto?
Pastore: O, tanto, tanto!
Rit. Past.la: Come che?
Pastore: Come te, Pastorella.
…………
Ottavio Rinuccini
Non sono in queste rive
Non sono in queste rive
Fiori così vermigli
Come le labra de la donna mia.
Ne ‘l suon de l’aure estive
Tra fonti e rose e gigli
Fan del suo canto più dolce armonia.
Canto che m’ardi e piaci,
T’interrompano solo i nostri baci.
Torquato Tasso
Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena
Zefiro torna e ‘l bel tempo rimena
E i fiori e l’herbe, sua dolce famiglia,
E garrir Progne e piagner Filomena,
E Primavera candida e vermiglia.
Ridono i prati e ‘l ciel si rasserena,
Giove s’allegra di mirar sua figlia,
L’aria e l’acqua e la terra è d’amor piena,
Ogni animal d’amar si racconsiglia.
Ma per me, lasso, tornano i più gravi
Sospiri che dal cor profundo tragge
Quella ch’al Ciel se ne portò le chiavi;
E cantar augelletti, e fiorir piagge,
E ‘n belle donne honeste atti soavi
Sono un deserto e fere aspre selvaggie.
Francesco Petrarca
FINE
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Sabato 12 gennaio 2008, ore 20.30 - Duomo
“Sturm und Drang”
LUDWIG VAN BEETHOVEN
(Bonn 1770 - Vienna 1827)
Sinfonia Nr. 5 in Do min. Op. 67
Con Ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto,
2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
1. Allegro con brio
2. Andante con moto - Più moto
3. Allegro
4. Allegro - Presto
________
Sinfonia Nr. 6 in Do min. Op. 68
Ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti,
2 corni, 2 trombe, 2 tromboni, timpani, archi
1. Allegro ma non troppo, “Risveglio dei sentimenti all’arrivo in campagna”
2. Andante molto mosso, “Scena al ruscello”
3. Scherzo/Allegro, “Lieta brigata di campagnoli”
4. Allegro, “Il temporale”
5. Allegretto, “Canto pastorale”
________
Fantasia Corale in Do min. Op. 80
Per Pianoforte, Soli, Coro e Orchestra (1808)
Adagio (Cadenza),
FINALE/Allegro, Allegro molto, Adagio ma non troppo/Allegretto ma non troppo, Presto
Pianoforte, Fedrico Lovato
Coro da Camera Reale Corte Armonica Caterina Cornaro
Soprano I, Roberta Pozzer - Soprano II, Silvia Toffano - Alto, Monica Tonietto
Tenore I: Roberto Daminato - Tenore II: Michele da Ros - Baritono: Carlo Agostini
Orchestra da Camera Lorenzo da Ponte ®
su strumenti antichi
Direttore, Roberto Zarpellon
Il Concerto è realizzato con il contributo di F.E.R.V.E.T. S.p.A. di Castelfranco Veneto
(SSM, Soli)
Schmeichelnd hold und lieblich klingen
Unsers Lebens Harmonien,
und dem Schönheitssinn entschwingen
Blumen sich, die ewig blühn.
(SSM, Soli)
Dolcemente carezzevoli e soavi risuonano
Le armonie della nostra vita,
e da tanto senso di bellezza germogliano
fiori che eternamente fioriscono.
Fried’ und Freude gleiten freundlich
Wie der Wellen Wechselspiel;
Was sich drängte rauh und feindlich,
ordnet sich zu Hochgefühl.
Pace e gaudio scorrono serenamente
Come il gioco delle onde;
ciò che premeva aspramente e ostilmente
si armonizza in esultanza.
(TTB, Soli)
Wenn der Töne Zauber walten
Und des Wortes Weihe spricht,
muss sich Herrliches gestalten,
Nacht und Stürme werden Licht,
(TTB, Soli)
Se regna la magia dei suoni
e si esprime la sacralità della parola,
allora non può non generarsi il sublime,
tenebre e tempeste divengono luce
Äuss’re Ruhe, inn’re Wonne
Herrschen für den Glücklichen.
Doch der Künste Frühlingssonne
Lässt aus beiden Licht entstehn.
Quiete esteriore, gioia interiore
Imperano per l’uomo felice.
Da ambedue il sole primaverile dell’arte
Fa nascere la luce.
(TUTTI)
Grosses, das in’s Herz gedrungen,
blüht dann neu und schön empor,
hat ein Geist sih aufgeschwungen,
hall’t ihm stets ein Geisterchor.
(TUTTI)
Tutto ciò che di elevato era penetrato nel cuore,
ora fiorisce di nuovo in piena bellezza e rigoglio,
se uno spirito si è liberato in alto
sempre gli farà eco un coro di spiriti.
Nehmt den hinn, ihr schönen Seelen,
froh die Gaben schöner Kunst.
Wenn sich Lieb’ und Kraft vermählen,
lohnt dem Menschen Götter-Gunst.
Accogliete dunque in letizia, anime nobili,
i doni d’una nobile arte.
Se amore e vigore s’uniscono,
l’uomo è ricompensato dal favore divino.
32
Sabato 12 gennaio 2008, ore 20.30 - Duomo
Concerto Ospitato nel Festival
in Occasione del Centenario
della consacrazione delle Chiesa Parrocchiale
dedicata a S. Andrea Apostolo
GIOACCHINO ROSSINI
(Pesaro 1792 - Passy de Paris 1868)
“Petite Messe Solennelle”
per soprano, contralto, tenore e basso soli,
coro da camera, pianoforte
1. KYRIE
3. CREDO
- KYRIE ELEISON
Coro - Andante maestoso
- CREDO IN UNUM DEUM
Soli e coro - Allegro Cristiano
- CHRISTE ELEISON
Coro (sans accompagnement) - Andantino
moderato
- CRUCIFIXUS
Aria per soprano - Andantino sostenuto
- KYRIE ELEISON,
Coro - Tempo primo
2. GLORIA
- ET RESURREXIT/ET VITAM
Soli e coro - Allegro/Allegro
4. OFFERTORIO
- GLORIA IN EXCELSIS
Coro - Allegro Maestoso
- PRELUDIO RELIGIOSO, solo pianoforte
Andante maestoso/Andantino mosso/Maestoso
- ET IN TERRA PAX
Soli e coro - Andantino mosso
5. SANCTUS
- GRATIAS AGIMUS
Terzetto per alto, tenore e basso - Andante
grazioso
- SANCTUS,
- DOMINE DEUS
Aria per tenore - Allegro giusto
- QUI TOLLIS PECCATA MUNDI
Duetto soprano, alto - Andantino
- QUONIAM TU SOLUS
Aria per basso - Allegro moderato
- CUM SANCTO SPIRITU
Coro - Allegro maestoso/Allegro
- RITOURNELLE POUR LE SANCTUS
Solo harmonium - Andantino mosso
Soli e coro (sans accompagnement) - Andantino
mosso
6. O SALUTARIS HOSTIAS
- O SALUTARIS HOSTIAS
Aria soprano - Andante mosso
7. AGNUS DEI
- AGNUS DEI
Aria per contralto con coro - Largo
Soprano, Ernesta Pontarolo - Mezzosoprano, Sabrina Simioni
Tenore, Maecio Gomes - Baritono, Elia Fabbian
Pianoforte, Antonio Camponogara
Direttore, Roberto Zarpellon
CARLO AGOSTINI, accanto all’attività di artista del coro della Fenice,
da alcuni anni si esibisce come solista, frequentando spesso il repertorio
sacro-oratoriale del XVIII e XIX secolo. Ha così avuto occasione di farsi
conoscere in ambito nazionale ed internazionale, ottenendo graditi consensi di pubblico e lusinghieri apprezzamenti di critica, che lo incoraggiano ad aspettarsi nel futuro immediato ulteriori soddisfazioni. Tra le
sue esperienze solistiche più recenti, gli piace ricordare in questa occasione la Messa dell’Incoronazione di W. A. Mozart, la Missa in Tempore
Belli di F.J.Haydn e les Noces di I.Strawinsky, eseguite alla Fenice di
Venezia.
MARIA ASSUNTA BREDA, soprano Fin da giovanissima affianca la
passione per il canto agli studi scientifici. Diplomata in canto lirico con
il massimo dei voti, e’ stata allieva di molti importanti maestri, tra i
quali desidera ricordare le m° Rina Malatrasi ed Erika Baeki, ultima
allieva di Toti Dal Monte. Ha seguito i corsi di perfezionamento tenuti
dai m° Sergio Segalini, Enza Ferrari, e Silva Stella. Ha al suo attivo una
ormai trentennale esperienza nel repertorio vocale cameristico e concertistico, sacro e profano, solistico e corale. Attualmente si sta perfezionando nell’interpretazione del repertorio vocale liederistico, sotto la
guida del m° Filippo Faes, per approfondire il quale ha inoltre recentemente partecipato ad
una masterclass tenuta dai m° Irwin Gage ed Esther De Bros in duo con il m° Sandro Zanchi.
Numerosissimi i concerti svolti in Italia ed all’estero; il suo repertorio spazia dal ‘500 al ‘900,
e comprende titoli tra i piu’ noti di autori quali J.S.Bach, L. v.Beethoven, J.Brahms, G.Fauré,
G.F.Haendel, J.Haydn, C.Monteverdi, W.A.Mozart, C.Orff, G.B.Pergolesi, G.Rossini, G.Verdi,
A.Vivaldi, oltre a C.Debussy, A.Dvorak, F.Schubert, R.Schumann, R.Strauss e numerosi
altri.
E’ stata tra coloro che han cantato polifonia del ‘500, in onore del 500° anniversario di fondazione del Corpo delle Guardie Svizzere, in Cappella Sistina. Ha collaborato con m° quali
Peter Maag, Renato Palumbo, Michael Radulescu, Carlo Rebeschini, Massimo Somenzi,
Hans Winking, Giuseppe Volpato, Roberto Zarpellon.
ANDREA BRESSAN ha studiato Fagotto al Conservatorio di musica “A. Pedrollo” di Vicenza, dove si è diplomato con il massimo dei voti e la lode sotto la guida del M. Eros Adami, e
dove ha frequentato il corso di composizione con il M° Fabio Vacchi.
Si è successivamente perfezionato in fagotto alla Hochschule del “Mozarteum” di Salisburgo e alla Universität fur Musik di Vienna con il M° Milan Turkovic e in fagotto barocco al
Conservatorio di musica “F.Dall’Abaco” di Verona con il M° Alberto Grazzi.
Ha seguito corsi di perfezionamento tenuti da Klaus Thunemann, Daniele Damiano, Sergio
Azzolini.
34
Ha iniziato la sua esperienza in orchestra nel 1987, come 1° fagotto nella
tournee europea con la Gustav Mahler Jugendorchester, collaborando
successivamente, sempre come 1° fagotto, con diverse orchestre, tra cui
l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano,l’Orchestra da camera di Mantova, l’Orchestra della Svizzera Italiana, l’Orchestra del Teatro “La Fenice”. Dal 1989 fino al 2006 ha collaborato permanentemente con I Solisti
Veneti, con i quali ha partecipato, in veste di orchestrale e solista, a
numerose incisioni e tourneès. Dal 1999 al 2003 è invitato regolarmente
come 1° fagotto nella Budapest Festival Orchestra. Nella sua attività orchestrale ha suonato
nelle principali sale d’Europa (Musikverein di Vienna, Konzerthalle di Amburgo, Salle
Pleyel di Parigi, Mozarteum di Salisburgo, Megaron di Atene, Auditorium Nacional de
Musica di Madrid, Barbican Centre di Londra, Palais De Beaux Arts di Bruxelles, De Doelen
di Rotterdam, Concertgebouw di Amsterdam, Franz Liszt Academy di Budapest), d’Asia
(Suntory Hall di Tokyo, Concert Hall di Sapporo, Symphony Hall di Osaka, Exibition Hall di
Kuala Lumpur), e d’America (Teatro Colon di Buenos Aires, Teatro de Cultura Artistica di
Sao Paolo), con direttori come Claudio Abbado, Ivan Fischer, Cristopher Hogwood, Franz
Velser-Most, Jeffrey Tate, Daniel Harding, Roman Kofman, Vasili Sinaiskj, Ottavio Dantone.
Il suo repertorio spazia dalla musica barocca con strumenti originali, in particolare con gli
ensembles “Arte dell’Arco”, con “Venice Baroque Orchestra” e con “Accademia Bizantina”
(incidendo per CPO, Amadeus e Deutsche Grammophone), fino alla musica contemporanea,
con numerose prime esecuzioni. In collaborazione con il vibrafonista Saverio Tasca dedica
una particolare attenzione anche alla musica jazz e all’improvvisazione, suonando in formazione di duo fagotto-vibrafono (da menzionare in questo ambito la tourneè in Sud Africa
nel 2002 e l’incisione del CD “Variazioni Climatiche” per l’etichetta “Velut Luna”) ed in
quartetto.
Ha eseguito numerosi recital in duo con pianoforte e numerosi concerti con ensembles di
fiati (quintetto, trio, ottetto) conseguendo, con entrambe le formazioni, ottimi piazzamenti a
concorsi nazionali e internaz. (Corsico, Moncalieri, Concorso RAI per musica da camera,
Riviera del Conero-Ancona). Ha preso parte a numerosi progetti cameristici di particolare
interesse,tra cui la tourneè in Olanda (Concertgebouw di Amsterdam, Muziekzentrum di
Eindhoven, ecc.) in trio con Bart Schneeman (oboe) e Igor Roma (pianoforte), il ciclo cameristico a Vicenza con Domenico Nordio, Franco Petracchi, Rocco Filippini, Luca Vignali, e il
progetto per il Mantova festival letteratura con Alexander Lonquich e i solisti dell’orchestra
da camera di Mantova.
Come solista ha ricevuto una menzione speciale al “Concorso Internaz. Viotti” di Vercelli e
ha ottenuto il 1° premio al concorso internazionale di Tradate, eseguendo inoltre numerosi
concerti del repertorio per fagotto (Vivaldi,Mozart,Rossini,Villa-Lobos) in Italia e all’estero
(Austria, Germania), e ha inciso in prima assoluta il Divertimento per fagotto e archi di
Adriano Lincetto (I solisti Italiani, Velut Luna).
Ha tenuto corsi di perfezionamento in Italia, Austria, Ungheria, Turchia.
E’ docente titolare della cattedra di fagotto del Conservatorio “B. Marcello” di Venezia.
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ALEXANDER JANICZEK porta avanti oggi la vibrante tradizione violinistica dell’Europa centrale, quale gli è stata tramandata dal suo mentore musicale, Sandor Végh. E’ nato a Salisburgo nel 1970 in una famiglia
di musicisti di origini polacche e ceche ed ha cominciato lo studio del
violino a quattro anni.
Si è affermato all’attenzione del pubblico per la prima volta vincendo
all’età di nove anni il primo premio nel Concorso Nazionale d’Austria e
suonando di conseguenza in televisione. A dieci anni vince un posto per
studiare con Helmut Zehetmair al Mozarteum di Salisburgo e frequenta
masterclasses di Max Rostal, Nathan Milstein, Ruggiero Ricci e Dorothy Delay.
In questi stessi anni vince molti altri concorsi fra cui il Concorso Kocian della Repubblica
ceca e il Concorso Internazionale Mozart di Salisburgo.
Numerosi i concerti suonati (Beethoven ad Amburgo, Bartók n. 1 con la Filarmonica Nazionale Ungherese, Prokofiev n. 1 con il Mozarteum, Berg con la direzione di M. Gielen, la
prima esecuzione del cocnerto di G. Waldek con seguente incisione). Fra i concerti registrati
dalla Televisione il 2° di Wieniawsky diretto da M. Honeck per l’ORF.
A partire dai vent’anni si lega strettamente al violinista e direttore Sandor Végh con il quale
suona il Concerto di Beethoven al Festival di Salisburgo nel 1992. Numerose le tournée con
la Camerata Academica in Ungheria, Germania, Svizzera, Italia, Spagna, Austria. Incide la
sinfonia concertante di Haydn e il K 216 di Mozart, che suona sul famoso Stradivari di Sandor Végh (“Paganini”). In un film su Sandor Végh Janiczek interpreta il K 218 di Mozart.
Per un certo numero di anni è stato direttore/solista/spalla della Camerata Salzburg.
Dal 1999 al 2002 è stato spalla della Scottish Chamber Orchestra.
Ha collaborato in formazioni cameristiche con S. Isserlis, B. Pergameschikov, G. Caussé, J.
Bell, T. Fell-ner, A. Lonquich, T. Adès in sale come la Wigmore Hall di Londra, il Concertgebouw di Amsterdam, il Musikverein di Vienna, la Filarmonica di Köln, i festival di Salisburgo e Aldeburgh. Più recentemente Janiczek è attivo in Europa, Asia e USA come spalla di
orchestre come la London Symphony, London Philarmonic, Chamber of Europe e Budapest
Festival Orchestra.
Alexander Janiczek suona lo Stradivari “Barone Oppenheim” del 1716 che gli è stato affidato
dalla Banca Nazionale d’Austria.
FEDERICO LOVATO Nato nel 1976, ha studiato pianoforte col padre e con Ezio Mabilia,
diplomandosi presso il Conservatorio “B. Marcello”di Venezia col massimo dei voti, la lode
e menzione speciale al merito. Nel 1997, sempre presso il Conservatorio di Venezia, consegue brillantemente anche il diploma in violoncello. In seguito nel 1997 e nel 2001 sotto la
guida di Piero Rattalino ottiene i Diplomi di Concertismo presso l’Accademia “S. Cecilia” di
Portogruaro e “Incontri col Maestro” di Imola. Nel maggio 2005 ha ricevuto dal Conservatorio “B. Marcello” il Premio Marina Pasqualy come pianista miglior laureato del Corso post
diploma 2003-04.
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Premiato in diversi concorsi nazionali e internazionali, dal 1992 svolge
attività concertistica: ha tenuto recital in Francia, Slovenia, Croazia,
Polonia,Romania, Germania e in tutta Italia.
Suona di duo con la violoncellista J. Ocic con la quale si è esibito in
numerosi concerti in Italia, Germania, Polonia,Stati Uniti e Croazia.
Nello scorso Maggio, un loro concerto a Zagabria è stato trasmesso in
diretta radiofonica per la radio nazionale croata.
Svolge altra attività di duo con il pianista M. Somenzi (4 mani e 2 pianoforti), con il cornista G. Pellarin, con la violinista A. Faccani.
L’intensa attività cameristica lo ha portato inoltre a collaborare con
importanti musicisti quali R. Fabbriciani, B. Cavallo, V. Mendelsohnn,
M. Flaksman, G. Corti, D. Bogdanovic, L. Vignali, S. Canuti.
Suona nel quartetto “Archipelago” (2 pianoforti e 2 percussioni) che si occupa di musica
contemporanea.
Come solista ha collaborato con diverse orchestre, fra le quali l’Orchestra da Camera di
Padova e del Veneto, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese,l’Orchestra Sinfonica della RTV di
Lubiana, l’Orchestra Filarmonica di Zagabria, l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia,
Copre inoltre il ruolo di direttore artistico e solista nell’orchestra “I solisti in villa”.
Suoi concerti sono stati trasmessi da Rai Radio Tre e dalla Radio Televisione Slovena.
FEDERICA MAJER, soprano. Dopo la Maturità classica, si laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi di Padova (Dipartimento
Arti visive e della Musica) intraprendendo parallelamente lo studio del
canto lirico presso l’Accademia Musicale W.A. Mozart sotto la guida
dell’insegnante Erika Baechi.
Ha svolto attività di corista e solista in numerosi insiemi vocali nell’ambito della musica antica ed in formazioni cameristiche sotto la guida di
prestigiose direzioni tra cui H. Winking e G. Kuhn, ma anche nell’ambito della musica contemporanea (“Vijidaes – Visioni” di G. Battistelli).
Dal 2001 è membro del coro da camera “Reale Corte Armonica Caterina Cornaro” di Asolo e
dal 2002 è artista del coro del Teatro Sociale di Trento con il quale ha partecipato alla Messe
Solennelle di H. Berlioz e al Don Giovanni di W. A. Mozart con la regia di M. Martone.
Ha interpretato la parte di una delle due Cretesi nell’Idomeneo di W. A. Mozart diretto dal
M° O. Rudner con la regia di A. De Rosa. E’ stata una delle due contadine nella produzione
de Le nozze di Figaro diretta dal M° G. Andretta con regia di M. Martone presso i Teatri di
Trento, Bolzano, Rovigo.
Nel 2006 è stata Donna Elvira nello spettacolo Le donne di Mozart sotto la direzione del M°
P. Pessina con la regia di M. Bellussi, e, al Teatro Rendano di Cosenza è stata la Prima Dama
in Die Zauberflote di W.A. Mozart diretto dal M° R. Zarpellon con la regia di M. Bellussi.
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ERNESTA PONTAROLO, soprano lirico, si è diplomata presso il Conservatorio C. Pollini di Padova con il massimo dei voti, sotto la guida
della professoressa Adriana Rognoni.
Si è poi perfezionata seguendo alcuni corsi di canto ed in particolare la
masterclass tenuta dalla professoressa Nina Dorliak del Conservatorio
Cajkovskj di Mosca e il corso di vocalità “La voce in equilibrio“ tenuto a
Padova dal cantante Malcolm King.
E’ risultata finalista al Concorso Nazionale di Musica da Camera “Citta’
di Conegliano“ e si è classificata fra i vincitori del 10° Concorso Internazionale “F. Mecenati“ di Adria .
Ha tenuto numerosi concerti sia di repertorio operistico che cameristico spaziando nei vari
periodi dal barocco ai contemporanei e ottenendo sempre i piu’ ampi consensi di critica e di
pubblico. Ha debuttato nell’opera rossiniana “ La cambiale di matrimonio“ tenutasi a Pordenone e Conegliano, riuscendo a rendere il personaggio di Fanny con stile ed incisività.
E’ stata selezionata quale componente solista nel cast che ha allestito una delle produzioni
passate del Festival Galuppi ricoprendo il ruolo di Livietta nell’opera “ Le nozze di Dorina“.
Collabora in vari concerti, come solista, con il coro di Asolo
“Reale Corte Armonica Caterina Cornaro“ diretto dal maestro Roberto Zarpellon.
Ha partecipato al primo Festival Chitarristico organizzato dal Centro Chitarristico Veneto di
Padova specializzandosi in un repertorio inedito di canzoni veneziane e spagnole.
E’ stata componente del coro “ I Solisti di Venezia “ nello spettacolo“ Sueno Gitano” tenutosi
a Roma e Milano con Josè Carreras. Attualmente sta frequentando l’ultimo anno del Biennio
Superiore di canto presso il Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto.
Lo scorso anno ha partecipato alla produzione in prima mondiale dell’opera “ Ifigenia in
Tauride “ di Galuppi ricoprendo il ruolo di Dori ed ottenendo critiche molto positive e lusinghiere. Quest’anno è stata protagonista nell’opera di Puccini “ Suor Angelica” eseguita a
Castelfranco Veneto il 20 giugno scorso.
ROBERTA POZZER Soprano - Si è diplomata brillantemente nel 1998
con il M° D. Gatti al Conservatorio di Mantova; si è poi perfezionata con
il direttore d’orchestra M° F.M. Martini e con artisti di fama internazionale, partecipando ai Corsi: “Musicariva” e “Performance” di Riva d/G
(TN) tenuti dal soprano M. Sighele; “Verdi Opera Studio”della Fondazione Verdi Festival (Parma) tenuto dal soprano R. Scotto; “Progetto
Teatro 2003” di Gonzaga (MN) tenuto dal tenore W. Matteuzzi; ecc…
È stata finalista ai Concorsi: “Maria Caniglia” (Sulmona - AQ), “Città di
Pistoia”; vincitrice ai Concorsi: “I. Voltolini” (Mantova); Concorso di
Lignano Sabbiadoro (2° premio); “Cascinalirica” (Cascina - PI: 3° premio); “R. Zandonai”
(Riva d/G. - TN); Concorso “Città di Brescia” (3° premio).
Dal 1996 si esibisce in concerti che spaziano dalla lirica alla musica antica, sacra e da camera,
riscuotendo successi in importanti teatri italiani ed esteri (fra cui il Teatro Colón di Buenos
Aires – Argentina, e il teatro Comunale di Bologna); debutta anche i seguenti ruoli solistici:
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Carmina Burana di C. Orff (Teatro Sociale e Teatro Bibiena di Mantova; inaugurazione del
Teatro Sociale di Trento); Messa da Requiem di G. Verdi; Petite Messe Solennelle, Stabat
Mater di G. Rossini; Cantate n. 51 e 199, Magnificat di J.S. Bach; Stabat Mater di G.B Pergolesi; Gloria, Laudate pueri, Magnificat e Dixit Dominus di A. Vivaldi; Requiem, Messa in DoK 427 di W.A. Mozart; Deutsches Requiem op. 45 di J. Brahms; Dixit Dominus e Messiah di
G.F. Haendel; oratorio La Santa Croce di C. Moser (prima esecuzione assoluta); Serpina ne
La serva padrona di G.B. Pergolesi; Amore in Paride ed Elena di C.W. Gluck; Marcellina ne
Le nozze di Figaro di W.A. Mozart; Gilda nel Rigoletto; Flora e Violetta ne La traviata; Leonora ne Il trovatore di G. Verdi; Mimì in Bohème di G. Puccini; Marina in Malombra di M.E.
Bossi, ecc… .
Si è esibita a fianco di artisti quali i cantanti William Matteuzzi, Leo Nucci, Angelo Manzotti,
Stefano Secco, Valter Borin, Katia Pellegrino, Sergio Bologna, Ivan Inverardi; Enrico Iori,
Francesco Casanova, ecc…; i direttori Pal Németh, Francesco Maria Martini, Juliàn Lombana, Peter Neumann, Umberto Benedetti Michelangeli, Filippo Maria Bressan, Marco Faelli,
Jonathan Webb; ecc…
Collabora frequentemente con il Coro da camera “Ricercare Ensemble” di Mantova, con
l’Athestis Chorus di Este (PD), con il Coro del Teatro Comunale di Bologna e con il Coro dell’Arena di Verona. È stata docente di Canto Lirico all’Istituto Musicale “A. Vivaldi” di
Bolzano, e alla Scuola Musicale “I Minipolifonici” di Trento.
Ha inciso dal vivo Ein Deutsches Requiem di J. Brahms per la Classic Art; Paride ed Elena di
C.W. Gluck; Il trovatore, Rigoletto e La traviata di G.Verdi.
MONICA TONIETTO, mezzosoprano. La sua prima esibizione in pubblico avviene all’età di cinque anni con un piccolo coro di bambini, da
quel momento in poi il canto resterà per Monica Tonietto una piacevole
consuetudine. Si diploma al Conservatorio di Musica “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto (TV) e prosegue gli studi all’Academy for
Performing Arts di Hong Kong. Il suo percorso formativo passa attraverso gli insegnamenti di: Rosanna Lippi, Osvaldo Alemanno, Margareth Elkins, Romano Roma, Erika Baecchi, Hélène Roth.
Come solista e in coro svolge la sua attività concertista tra l’Italia e la
Francia. In Italia collabora con diverse formazioni e, stabilmente, con il coro da camera Reale
Corte Armonica “Caterina Cornaro” di Asolo sotto la guida del maestro Roberto Zarpellon
cui la lega un rapporto di affettuosa riconoscenza. In Francia canta frequentemente con Le
Parlement de Musique diretto da Martin Gester, la Chapelle Rhenaine diretto da Benoit Haller, le Choeur de Chambre e le Choeur de l’Orchestre Philarmonique de Strasbourg diretti
da Catherine Bolzinger. Attenta a tutte le forme musicali, Monica Tonietto è un’assidua frequentatrice del repertorio barocco e più recentemente della musica contemporanea. Ha in
repertorio messe, oratori, cantate, mottetti e madrigali da Carissimi a Stravinsky ma anche
opere di Kancheli, Glass, Cage, Berio, Dusapin, Kurtag e Gubaidulina.
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ALESSANDRA VAVASORI ha conseguito i seguenti diplomi presso il
Conservatorio “B.Marcello” di Venezia: Diploma di Organo e Composizione organistica, Diploma di Canto gregoriano e musica prepolifonica,
Diploma di Clavicembalo (massimo dei voti con il M°Sergio Vartolo),
Diploma di Liceo musicale; presso il Conservatorio “L.Campiani” di
Mantova si è inoltre diplomata in Canto con Annunziata Lia Lantieri.
Comincia gli studi di canto barocco con C. Miatello, proseguendo poi
alla Civica Scuola di Musica di Milano, arricchendo il repertorio seguendo il Laboratorio permanente di musica del XVIII secolo tenuto dal M°
R.Gini. L’iter vocale continua sotto il profilo lirico con il M° Paolo Vaglieri. Ha inoltre seguito master nazionali e internazionali tenuti fra gli altri dai maestri Alain Curtis, Rinaldo Alessandrini, Christopher Stembridge, Brett Leighton, Malcom King.
Vincitrice di borse di studio e concorsi debutta nel ruolo di Dorina in “ Le Nozze di Dorina”
in seguito al II Stage di bel canto “ B.Galuppi” (1998) mus.di B.Galuppi e libr.di C. Goldoni.
Inoltre ha cantato Lena in “Il Filosofo di Campagna” superando una selezione nazionale per
l’attribuzione dei ruoli (regia di Enzo Dara)(2000), Ghitta di A. Luchesi su libretto di C.Goldoni del “Il Conte Caramella overo L’inganno scoperto”(2004).
Fa parte dell’ensamble Oktoechos, gruppo medioevale diretto dal M°Lanfranco Menga e del
gruppo vocale della Cappella Musicale di Viadana diretta dal M° Giovanni Battista Columbro.
Si è esibita in qualità di solista – sia strumentista che vocale all’estero (Polonia, Austria, Germania) e in Italia in importanti rassegne quali: Trento Musicantica, Feste musicali bolognesi,
Donne in Musica (Roma), durante il Giubileo ripresa televisiva dalla sala Nervi, Festival dell’Aurora (Crotone), Piemonte Musica, Festival Lodoviciano, Amici di G.Verdi (Busseto),
Amici della musica di Padova, Università di Bari ed altri.
In parti solistiche ha collaborato con direttori italiani e stranieri fra i quali Michael Radulescu, Sergio Vartolo, René Clémencic, Claudio Desderi.
Chiamata a tenere un corso di perfezionamento su musiche vocali rinascimentali e barocche
in particolare su opere di Claudio Monteverdi ai corsi estivi di Viadana (MN), ha inoltre
inciso come solista per Musica Rediviva (Vincenzo Albrici), per Tactus (Visitatio Sepulchri e
Requiem di A.Luchesi).
Come artista del coro ha collaborato con la Fondazione “ A.Toscanini “ di Parma, Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione Teatro la Fenice, Teatro Carlo Felice di Genova.
WALTER VESTIDELLO, violoncellista di Treviso, ha studiato dapprima
nella sua città ed in seguito sotto la guida di Adriano Vendramelli al
Conservatorio “B. Marcello” di Venezia.
Da oltre vent’anni svolge intensa attività concertistica in Italia ed all’estero con diversi gruppi cameristici, trii, quartetti, quintetti sempre chiamato a collaborare con solisti di chiara fama.
Ha fatto parte di diverse orchestre: per alcuni anni è stato primo violoncello dell’Orchestra Filarmonia Veneta di Treviso.
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Da molti anni si dedica allo studio di musiche del XVI, XVII e XVIII secolo eseguendole
secondo le regole della prassi originale con l’ausilio di strumenti d’epoca o loro copie. Assieme ad altri musicisti trevigiani ha fondato, nel 1983, i “Sonatori de la Gioiosa Marca”, gruppo che esegue esclusivamente musiche dei secoli sopraccitati. Con questo ensemble ha effettuato numerosissimi concerti in tutte le nazioni europee partecipando, negli ormai ventiquattro anni di attività, a Festivals di rilevanza internazionale.
Nel 1998, con i “Sonatori de la Gioiosa Marca” e con il celebre mezzosoprano Cecilia Bartoli,
ha girato un video al Teatro Olimpico di Vicenza (“Bartoli in Italy”) ed ha effettuato una
tournée che lo ha portato ad esibirsi al Mozarteum di Salisburgo, allo Staatsoper di Monaco
di Baviera, alla Filarmonica di Colonia, al Musikverein di Vienna, al Concertgebow di
Amsterdam, a Ludwigsburg e a Baden-Baden.
Da qualche tempo è il violoncellista del “Paganini Consort” (Franco Mezzena, violino - Marcello Defant, viola - Massimo Scattolin, chitarra) con il quale esegue musiche di Nicolò Paganini scritte per questo organico strumentale.
Ha collaborato recentemente con l’Orchestra Mozart, fondata e diretta da Claudio Abbado,
in cui è stato chiamato a coprire il posto di primo violoncello.
Ha tenuto corsi di violoncello barocco per Asolo Musica, il Conservatorio di Vicenza, alla
Fondazione “G. Cini” di Venezia e per quattro anni a Valdagno e Recoaro (Vicenza) ai “Corsi
europei in prassi esecutiva antica”.
Insegna violoncello barocco/classico nel triennio sperimentale superiore di primo livello al
Conservatorio “J. Tomadini” di Udine e nel biennio sperimentale superiore al Conservatorio
“A. Steffani” di Castelfranco Veneto, qui assieme a Musica da camera e Storia del repertorio
barocco/classico per violoncello. Da oltre 10 anni coordina con altri colleghi l’attività di
musica antica al Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto (Treviso).
Nel 2002 e nel 2006 ha fatto parte della commissione giudicatrice della “Rassegna per violoncellisti studenti” di Vittorio Veneto.
Ha registrato per la Radio della Svizzera Italiana con la quale ha collaborato frequentemente, per RAI 3, per la Radio Austriaca, per la WDR (Germania) e per la Deutchland Rundfunk
di Colonia. Per la casa discografica “Divox Antiqua” ha inciso diversi CD con i “Sonatori de
la Gioiosa Marca”, alcuni dei quali con la partecipazione del violinista Giuliano Carmignola,
incisioni che sono state premiate dalla critica internazionale. Ha poi registrato, con i “Sonatori de la Gioiosa Marca”, per la “Erato” di Parigi, mentre sempre con i “Sonatori”, ha inciso
“Early concertos for Violoncello obligato” di A. Vivaldi (per Warner Classics) in veste di violoncello solista. Alcune di queste registrazioni sono state rese possibili grazie alla collaborazione della WDR (Westdeutscher Rundfunk Köln). Assieme ai “Sonatori” ha inoltre registrato e si esibisce regolarmente con Dorothee Oberlinger (flauto dolce) e Sergio Azzolini (fagotto antico). Ha realizzato due CD anche con Alan Curtis per la casa discografica Virgin.
E’ titolare di una cattedra di violoncello presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco
Veneto (TV).
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ROBERTO ZARPELLON, direttore si diploma in Organo e Composizione Organistica al Conservatorio “S. Cecilia” di Roma nel 1985 e si laurea all’Accademia di Musica e Arti Figurative di Vienna nel 1988 sotto la
guida del prof. Alfred Mitterhofer.
A Vienna frequenta i corsi di Pianoforte, Clavicembalo, Direzione d’Orchestra e Musica da Chiesa (Direzione di Coro con E. Ortner), ed entra,
successivamente, a far parte del circolo di Sandor Végh, sotto la cui
guida conclude la sua formazione.
Debutta come direttore al Wiener Festwochen nel 1987. Nel 1988 dirige
al Mozarteum di Salisburgo ed al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Da allora ha
tenuto concerti a Vienna (Konzerthaus), Salisburgo, Berlino (Konzerthaus), Colonia (KölnerPhilaharmonie, WDR 3), Budapest, Belgrado, Bonn (Festival Beethoven), Linz (Brucknerhaus-Festival A. Bruckner) per l’Ente Arena di Verona, Teatro la Fenice di Venezia, Teatro
dell’Opera di Roma, Sala Nervi di Città in Vaticano, Cappella Sistina (Inaugurazione delle
Celebrazioni per i 500 anni di Costituzione della Guardia Svizzera), Festival di Torre del
Lago, nonché negli Stati Uniti e in Giappone (la produzione del Falstaff di G. Verdi da lui
diretta e prodotta dal Teatro dell’Opera di Sakai-City-Opera/Osaka nel 2004 ha vinto il premio della Fondazione Internazionale Mitsubishi, quale miglior produzione operistica dell’anno in Giappone).
Ha diretto opere di Monteverdi, Galuppi, Gluck, Mozart, Verdi, Puccini, innumerevoli concerti sinfonici (Haydn, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Brahms) e corali (Messa in Si
min,Magnificat, Cantate, Johannes Passion e Mottetti di J. S. Bach, Oratori di Haendel ed
Haydn, Messe e Requiem di Mozart, di Strawinsky, Rossini, Bruckner, Brahms, Messiaen,
Poulanc, Orff, etc.).
Ha collaborato, fra gli altri, con Salvatore Accardo, Gloria Banditelli, Alois Brandhofer,
Michele Campanella, Bruno Canino, Fabio Biondi, Thomas Christian, Olivera Miljakovic,
Sara Mingardo, Hiro Kurosaki, Christiane Oelze, Thomas Quastoff, Katya Ricciarelli, Massimo Somenzi, Senta Berger, e con musicisti prime parti dell’Orchestra Filarmonica di Berlino,
dell’Orchestra Filarmonica di Monaco e dell’Orchestra Filarmonica di Vienna.
E’ fondatore dell’Orchestra da Camera “Lorenzo Da Ponte”, nell’ambito della quale si avvale dell’ormai ventennale collaborazione di musicisti provenienti dal Concentus Musicus di
N. Harnoncourt, del Teatro dell’Opera di Zurigo, dei Wiener e Berliner Philharmonicker,
della Filarmonica della Scala, dell’Orchestra Mozart, della Chamber Orchestra of Europe,
dell’Orchestra Sinfonica di Budapest e di altre tra le migliori formazioni europee.
Ha inciso per la Fondazione Mozarteum di Salisburgo, per la DG (Dabringhaus und Grimm)
e per la “Nuova Era”, e ha registrato per le più importanti Radio e TV italiane ed europee.
Autore di saggi, pubblicazioni (tra cui “La musica degli Affetti”, a cura di A. Kircher, con la
prefazione di Umberto Eco) e trascrizioni, è stato consulente per il Ministero dei Beni Culturali Italiano.
E’ docente presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto e Direttore Artistico
del “Simposio Mozart-Da Ponte”, e di diverse altre stagioni concertistiche.
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CORO DA CAMERA “REALE CORTE
ARMONICA CATERINA CORNARO”.
A cavallo tra i secoli XV e XVI regnò ad
Asolo Caterina Cornaro Regina di
Cipro, Armenia e Gerusalemme e
Signora di Asolo. Caterina scelse la
“Perla della Marca” per le sue antiche e
nobili origini, nonché per la sua posizione geografica magica ed incantata
sui miti colli dei domini veneziani, e
seppe creare intorno a sé una Corte così
splendida di personaggi illustri, poeti e
artisti che la sua fama permane ancor
oggi.
Affascinato dalla poesia, di cui le antiche mura della città della Marca sono
ancora impregnate, nasce il Coro da
Camera Reale Corte Armonica Caterina
Cornaro che debutta nella Cattedrale
Asolana nel Natale del 1993. Il repertorio del coro, grazie anche alla duttilità
dell’organico, abbraccia tutta la produzione musicale che va dalla Polifonia
Rinascimentale alle composizioni dei
giorni nostri. Tra i molti titoli spiccano
in particolare: Vespro della Beata Vergine di C. Monteverdi; Gloria, Beatus vir, Dixit Dominus, Credo, Magnificat di A.Vivaldi;
Magnificat, Passioni, Cantate e Messa in Si min. di J. S. Bach; Messiah, Dixit Dominus,
Anthems di G. F. Händel; Orfeo ed Euridice e De profundis di C. W. Gluck; Grande Messa in
Do min., Krönungsmesse, Größe-Credo-Messe, Requiem, Idomeneo, Così fan tutte, Zauberflöte di W. A. Mozart; Petite Messe Solennelle e Stabat Mater di G. Rossini; IX Sinfonia e Fantasia Corale Op. 80 di L. van Beethoven; Via Crucis e Messa da Requiem di F. Liszt; Messa di
Requiem di G. Verdi; Ein Deutsches Requiem e Mottetti di J. Brahms; Requiem di G. Faurè;
Mottetti e Messa di I. Strawinsky; Carmina Burana di C. Orff.
La Reale Corte Armonica Caterina Cornaro si è esibita alla Basilica di San Marco di Milano
(per le celebrazioni del IX centenario e per Milano Classica), al Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, alla Basilica dei Frari a Venezia, al Teatro dell’Opera di Roma, alla
Basilica di S. Pietro e in Sala Nervi per S.S. Giovanni Paolo II, alla Cappella Sistina per l’Inaugurazione del V centenario della Guardia Svizzera, e inoltre al Festival Gasparo da Salò
di Brescia, al Teatro Rendano di Cosenza, al Festival dell’Aurora di Crotone, nonché in
Austria, Ungheria e Germania (Kölner Philharmonie). I solisti del complesso hanno eseguito
in prima mondiale in tempi moderni l’Oratorio di A. Caldara “Il Morto Redivivo, ovvero
Sant’Antonio di Padova” nell’ambito del Festival “Il Suono del Veneto”. Il coro ha inciso per
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Rivo Alto (Mozart Größe-Credo-Messe), ed ha registrato per Rai Uno, Rai Tre, Rai International, Sat 2000, Tele+3, WDR3.
Negli ultimi anni, il coro è stato scelto da numerosi direttori dell’area Mitteleuropea, noti
soprattutto per le produzioni sinfonico-corali: J. Hiemtsberger, M. Radulescu, H. Winking,
W. Sauseng, U. Lajovic, I. Fusseneger, etc.
Organico 31.10.2007; SOPRANI /II: Erika Benfatti, Maria Assunta Breda, Tiziana Coppe,
Claudia De Pian, Ernesta Pontarolo, Daniela Facin, Marina De Ronchi, Annalisa Massarotto,
Michela Galeotti, Silvia Toffano, Roberta Pozzer, Motoko Kawata, Daniela Segato, Federica
Maier, Danila Pagano, Elettra Dal Fabbro Sheila Rech; CONTRALTI: Ersilia Barbone, Francesca Basso, Agnieska Brandys, Elena Corazza, Lauretta De Marchi, Emma De Zen, Daniela,
Giazzon, Alessandra Giudici, Monica Tonietto, Alessandra Vavasori, Rossana Verlato,
Deborah Lotto, Sabrina Simioni, Elena Croci, Martina Zanaga; TENORI: Enrico Benati,
Marco Cavagnis, Nogara Bruno, Pinamonti Francesco, Seo Seung Hwan, Emilio Casali,
Michele Da Ros, Roberto Daminato, Kim Sung Woo, Gian Claudio Martin, Massimo Squizzato, Nicola Minato, Mariano Zarpellon, Domenico Tessaro, Luigi Durante; BASSI: Paolo
Bergo, Egidio Bizzotto Adriano Calzavara, Davide Celi, Eddy Gemin, Gaetan Nasato Tagnè,
Agostini Carlo, Noal Andrea, Carlo Roni, Luigi Varotto.
Il complesso strumentale ACCADEMIA DEGLI INVAGHITI è il frutto dell’incontro di musicisti eclettici di varia provenienza culturale e musicale.
Si dedicano da diversi anni allo studio della prassi esecutiva storica in un repertorio che spazia dalla musica rinascimentale cinquecentesca (strumentale e vocale-strumentale come
Frottole, primi Madrigali, Canzoni da sonàr e altro) a quella del primo romanticismo (musica da camera del primo ‘800), sempre con l’ausilio di strumenti musicali storici o copie di
essi. Ciascuno di loro da anni fa parte di diversi altri complessi che si occupano di questa
materia come Venice Baroque Orchestra, Sonatori de la Gioiosa Marca, Accademia Montis
Regalis e sono chiamati a collaborare frequentemente con direttori e solisti di chiara fama
con i quali si sono esibiti in molte sale da concerto europee ed extracontinentali.
Tengono regolarmente corsi di perfezionamento di musica antica e insegnano prassi esecutiva antica in Conservatorio, sono diplomati all’estero o hanno ottenuto il diploma accademico in strumento antico nei Conservatori in cui tale corso è stato attivato.
Alla musica antica affiancano attività di prime parti di orchestre da camera e sinfoniche.
L’ORCHESTRA DA CAMERA “LORENZO DA PONTE” raggruppa alcuni dei migliori
musicisti dell’area mitteleuropea, provenienti dal Concentus Musicus Wien, dai Wiener
Philharmoniker, dal Teatro dell’Opera di Zurigo, dalla Filarmonica della Scala, dall’Orchestra Mozart, dalla Chamber Orchestra of Europe, dall’Orchestra Sinfonica di Budapest e da
altre tra le migliori formazioni europee.
Il gruppo, che ha sede ad Asolo, prende il nome da Lorenzo Da Ponte (fino a quattordici
anni Emanuele Conegliano), geniale librettista la cui fama è indissolubilmente legata a quella di Wolfgang Amadeus Mozart. Eredi dello spirito di questa importante figura del teatro
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musicale, che tanto ha contribuito allo sviluppo della cultura e dell’opera italiana nel
mondo, i componenti dell’orchestra si prefiggono di coltivare e proseguire il rapporto privilegiato tra la cultura e la musica italiana e l’Europa, attraverso esecuzioni al tempo stesso
fedeli al modello originale e all’avanguardia nel panorama internazionale.
L’Orchestra è specializzata nel repertorio barocco e classico, e si trova perfettamente a suo
agio sia con strumenti originali che con strumenti moderni. Per il repertorio sinfonico-corale,
l’orchestra si avvale della collaborazione del Coro Reale Corte Armonica Caterina Cornaro,
con il quale ha eseguito innumerevoli brani del periodo barocco e classico, tra cui ad esempio il Vespro della Beata Vergine di C. Monteverdi; Gloria, Beatus vir, Dixit Dominus, Credo,
Magnificat di A.Vivaldi; Magnificat, Passioni, Cantate e Messa in Si min. di J. S. Bach; Messiah, Dixit Dominus, Anthems di G. F. Händel; Grande Messa in Do min., Krönungsmesse,
Größe-Credo-Messe, Requiem di W. A. Mozart; IX Sinfonia e Fantasia Corale Op. 80 di L.
van Beethoven.
Al progetto dell’Orchestra Lorenzo da Ponte hanno aderito solisti di fama internazionale
come Thomas Christian, Bruno Canino, Viktoria Mullova, Alexander Lonquich, Kristian
Bezuidenhout, Alfred Mitterhofer, Bernard Naoki Hedenborg, Fabio Biondi, Salvatore Accardo, Massimo Quarta, René Clemencic, Alois Brandhofer, Patrizia Cigna, Rudolf Leopold.
Nel 2006 molto successo ha riscosso una serie di concerti con la partecipazione straordinaria
di Lino Toffolo (Pierino e il Lupo di S. Prokofiev; Le Ultime Lettere di W. A. Mozart).
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SERRAMENTI
Romano d’Ezzelino
F.E.R.V.E.T. S.p.A. - Via Borgo Pieve, 146
31033 Castelfranco Veneto (TV)
Tel. 0423.4272 - [email protected]