Praterie di Posidonia Posidonion oceanicae – Praterie di Posidonia – Le praterie di Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile sono caratteristiche del piano infralitorale del Mediterraneo (profondità da poche dozzine di centimetri a 30-40 m) su substrati duri o mobili, queste praterie costituiscono una delle principali comunità climax. Esse tollerano variazioni relativamente ampie della temperatura e dell’idrodinamismo, ma sono sensibili alla dissalazione, normalmente necessitano di una salinità compresa tra 36 e 39 ‰. Posidonia oceanica si trova generalmente in acque ben ossigenate, ma è sensibile come già detto alla dissalazione e quindi scompare nelle aree antistanti le foci dei fiumi. È anche sensibile all’inquinamento, all’ancoraggio di imbarcazioni, alla posa di cavi sottomarini, all’invasione di specie rizofitiche aliene, all’alterazione del regime sedimentario. Apporti massivi o depauperamenti sostanziali del sedimento e prolungati bassi regimi di luce, derivanti soprattutto da cause antropiche, in particolare errate pratiche di ripascimento delle spiagge, possono provocare una regressione di queste praterie. Le praterie marine a Posidonia costituiscono uno degli habitat più importanti del Mediterraneo, e assumono un ruolo fondamentale nell’ecosistema marino per quanto riguarda la produzione primaria, la biodiversità, l’equilibrio della dinamica di sedimentazione. Esse rappresentano un ottimo indicatore della qualità dell’ambiente marino nel suo complesso. La Canna Comune La canna comune (Arundo donax L., 1753) o canna domestica è una pianta erbacea perenne e dal fusto lungo, cavo e robusto, che cresce in terreni anche relativamente poveri. La sua area di origine si estende dal bacino del Mediterraneo al Medio Oriente fino all’India, ma attualmente la canna si può trovare sia piantata che naturalizzata nelle regioni temperate e subtropicali di entrambi gli emisferi. Forma dense macchie in terreni umidi di ambiente ripariale, lungo gli argini di fiumi e stagni ma anche sui marigini di campi coltivati e sulle dune sabbiose, anche vicino al mare. Fisiologicamente presenta un ciclo con una inusuale alta capacità fotosintetica che le conferisce peculiari vantaggi ecologici. Analizzando alcuni parametri come scambio di gas, fluorescenza e conduttanza stomatica in condizioni di crescita naturali, si è registrato un massimo tasso fotosintetico pari a 37 µmoli m−2 s−1, un valore molto superiore ad altre piante dotate di ciclo. Questa alta efficienza fotosintetica è associata all’assenza di saturazione alla luce, mentre l’efficienza idrica determinata (WUE = water use efficiency) è tra 4.1 e 9.3 µmol mmol−1. È la più grande tra le canne d’Europa, raggiungendo generalmente i 6 m di altezza. In condizioni ideali può anche superare i 10 m, con fusti, detti culmi, cavi del diametro di 2–3 cm. Le foglie sono alternate, di colore grigio-verde, lunghe 30–60 cm e larghe 2–6 cm; hanno una forma lanceolata, rastremata in punta, e alla base presentano un ciuffo di peli lanosi. Nell’insieme A. donax assomiglia a una cannuccia di palude di grandi dimensioni o a una canna di bambù. Esistono due varietà: A. donax variegata e A. donax versicolor delle quali la seconda è ritenuta più attraente grazie al suo colore screziato. Questa specie ad impollinazione anemogama fiorisce in settembre-ottobre producendo pannocchie piumose fusiformi, di colore da verde pallido a violaceo, lunghe 40–60 cm e con portamento verticale. I fiori sono monoici, i semi raramente sono fertili e la riproduzione avviene per lo più per via vegetativa, attraverso rizomi sotterranei. Questi ultimi sono legnosi, fibrosi e formano estesi tappeti nodosi che penetrano fino a un metro di profondità nel terreno. L’avanzamento dei rizomi è assolutamente locale, e quindi la colonia di steli avanza a macchia d’olio, ad estendere la propria superficie. Porzioni di fusto e di rizoma lunghi meno di 5 cm e che contengono almeno un nodo germogliano facilmente[8]. Questa diffusione per via vegetativa sembra costituire un efficace adattamento al verificarsi delle inondazioni. Infatti durante questi eventi catastrofici, gli individui di A. donax possono rompersi diffondendo frammenti in grado di germogliare e colonizzare nuove aree a valle. La canna comune preleva grandi quantità di acqua dal suolo umido per sostenere la sua rapida crescita, che può arrivare fino a 5 cm al giorno durante la stagione primaverile. È capace di crescere in macchie dense che possono soffocare altre piante e impedirne così la diffusione. Dal punto di vista ecologico una macchia di Arundo donax vigorosa indica sempre ricchezza di acqua nel sottosuolo, e profondità del suolo stesso. Quindi anche se si adatta a suoli poveri, la presenza di suoli aridi e ridotti in profondità è direttamente indicata dal ridotto vigore dei culmi. Pioppo Bianco Il pioppo bianco (Populus alba L., 1753), detto anche gattice o albera, è un albero a foglie caduche della famiglia delle Salicaceae. È alto fino a 30 metri (40), con un’ampia chioma arrotondata. Tra le numerose specie e varietà di pioppo questa è la più sana e longeva, anche se raggiunge raramente il centinaio d’anni d’età; esistono, tuttavia, prove documentate di alcuni individui in Parchi storici vissuti eccezionalmente oltre 180 anni. La sua corteccia grigio chiaro, simile a quella della betulla, rimane per lungo tempo liscia e punteggiata da piccole lenticelle suberose a forma di rombo; invecchiando diviene più scura e solcata longitudinalmente dalla base dell’albero e progressivamente diventa ruvida e molto scura. È una specie centro europea meridionale, nativa della Spagna e del Marocco, il cui areale arriva fino all’Africa settentrionale e all’Asia centrale. Il suo habitat naturale è rappresentato da suoli incoerenti, sciolti limosi-argillosi, che rimangono umidi tutto l’anno ma senza subire regolari inondazioni, dove si associa a specie arboree, quali l’ontano, il frassino, l’olmo e il Salix alba. In Italia si trova dalla pianura fino a circa 1.500 m s.l.m. È abbastanza resistente alla salsedine. È più termofilo di altre specie del genere. Salice Bianco Il salice bianco (Salix alba, Linneo 1753), detto anche salice da pertiche è una pianta della famiglia delle Salicaceae. Albero alto fino a 25 m, dalla chioma aperta e i rami sottili, flessibili e tenaci, corteccia giallastra o grigio-rossastra. Le foglie lanceolate-acuminate, con stipole caduche e piccole, picciolate e finemente seghettate sono pelose su ambo le facce da giovani. Le foglie adulte hanno pagina superiore poco pelosa o glabra, di sotto hanno densa peluria che conferisce una colorazione argentea. Le infiorescenze sono costituite da amenti, distinti in femminili e maschili. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 7 cm, presentano due stami e antere gialle; gli amenti femminili sono peduncolati e più esili di quelli maschili. I frutti sono costituiti da capsule glabre e subsessili che, a piena maturazione, si aprono in due parti liberando dei semi cotonosi (ovverosia semi dotati di un “pappo” bianco cotonoso). Il genere Salix comprende circa 300 specie caratterizzate da rapido accrescimento e scarsa longevità, caratteristiche che troviamo pienamente nel salice bianco. Il salice bianco viene utilizzato per consolidare i terreni di ripa e le pendici franose, ed il suo legno, leggero e non molto pregiato, viene utilizzato nell’industria cartaria. Utilizzato come combustibile brucia in fretta, producendo un buon calore per un tempo limitato. Il salice bianco era utilizzato come sostegno per le viti avendo una crescita veloce, le piante in circa 3/4 anni erano in grado di dare i primi pali, i rami piccoli non venivano usati per legare le viti in quanto ha un legno rigido e fragile. Mentre per legare le viti veniva e viene ancora usato il Salix viminalis dove i giovani rami (vinchi o vimini) vengono impiegati in agricoltura per legare le viti. La pianta è inoltre ricca di virtù medicinali. L’acido salicilico composto alla base della nota aspirina fu ricavato proprio dal salice bianco, e la corteccia contiene tannino, utilizzato come disinfettante e cicatrizzante. Agrifoglio Ilex – Agrifoglio – è un genere appartenente alle Aquifoliaceae, originario di Europa, Cina e America. Il genere comprende specie arboree ed arbustive, a fogliame sempreverde o deciduo, fiori poco appariscenti, i frutti sono bacche variamente colorate, che maturano d’inverno, e offrono un piacevole contrasto cromatico con il colore del fogliame; sono generalmente piante a lento accrescimento, ma che nel tempo possono raggiungere anche i 10 m, il nome del genere deriva dal latino (acer = acuto e folium = foglia). Tra le specie utilizzate come piante ornamentali ricordiamo: l’I. aquifolium L. noto col nome di Agrifoglio ( ma anche di Aquifoglio, Alloro spinoso, Pungitopo maggiore) albero o arbusto dioico alto fino a 10 m, ha chioma piramidale, corteccia liscia grigia e rami verdastri, spontaneo in Italia, dal fogliame verde scuro lucente, decorativo, con varietà variegate di bianco, crema o giallo, e frutti che offrono un decorativo contrasto con il colore delle foglie, che sono alterne o sparse, ovali o ellittiche, coriacee, persistenti, a margine spinoso nei rami più bassi delle giovani piante, intero nelle piante adulte, fiori piccoli riuniti in fascetti ascellari, con 4 petali di colore bianco o rosato, unisessuali, quelli maschili hanno 4 stami quelli femminili un pistillo con ovario supero sormontato da 4 stimmi quasi sessili, durante l’inverno portano drupe globose di colore rossi vivo lucente a maturazione, contenenti 2-4 semi. l’I. cornuta Lindl. & Paxt., originario dell’Asia, con foglie alternate semplici, persistenti, ovali, margini spinosi o con un’unica spina terminale, di colore verde scuro, fiorisce in primavera, fiori con 4 petali, i fiori maschili sono profumati, ha bei frutti rossi. l’I. macrocarpa Oliv. originario del sud della Cina, a fogliame caduco, altezza di 10-15 m, frutti di colore nero e l’I. verticillata originario del sud-est degli U.S.A., alberello di piccola taglia, 2-3 m di altezza, a fogliame caduco, foglie giovani di colore porporino verdi da adulte, con margine dentellato, assumono un bel colore giallo in autunno, produce molti frutti di colore rosso-scarlatto. Come pianta medicinale viene coltivata nelle zone d’origine l’I. paraguariensis A.St-Hil. (= I. mate A.St-Hil.) noto col nome volgare di Mathè o Matè, albero di modeste dimensioni o arbusto, originario dell’America del Sud, dove fornisce le foglie per la preparazione di un tè ricco di caffeina, ha la corteccia liscia di colore biancastro, foglie persistenti, grandi, coriacee e glabre, di colore verde scuro, inferiormente più chiare, ovato-spatolate con margine dentato, fiori piccoli bianchi, riuniti in cime ascellari e corolla con 4 petali, i frutti sono piccole bacche rosse.