Manuali di tecniche artistiche e del restauro Il Libro dell’Arte di Cennino Cennini Cennino Cennini • Cennino d’Andrea Cennini da Colle Val d’Elsa. • Pittore, fece apprendistato per 12 anni presso Agnolo Gaddi, figlio di Taddeo a sua volta discepolo di Giotto. • Sulla vita vedere cap. 1 • Vasari nella prima edizione delle Vitae del 1550, a proposito della vita di Agnolo Gaddi, introduce il pittore Cennino Cennini e dice: “…affezionatissimo dell’arte, scrisse in un libro di sua mano i modi del lavorare a fresco, a tempera, a colla et a gomma et inoltre come si minia e come si mette d’oro”. • E’ animato dal desiderio di insegnare: • “Molti son che dicono che senza essere stati con maestri hanno imparato l’arte; nol credere, chè io ti do l’essempro di questo libro: studiando dì e notte, e tu non ne veggia qualche pratica con qualche maestro, non ne verrai mai da niente, né che mai possi buon volto stare tra i maestri.” cap . CIV Il Libro dell’Arte • Il Libro dell’Arte è un manuale sulle tecniche artistiche, scritto da Cennino Cennini in Veneto (come dimostra il lessico), databile tra il 1396 e il 1427. Nel 1396 è documentata la sua presenza a Padova come pittore e il 1427 prima della sua morte. • Si tratta del più famoso e importante trattato del tardo medioevo, piccolo capolavoro di compilazione che attinge a fonti storiche e esperienze personali. • L’Arte del titolo si riferisce probabilmente all’Arte Padovana, come corporazione e sua probabile committente per il libro1. • Descrive le tecniche adottate presso la bottega fiorentina gaddiana del tardo ‘300. 1 Silvia Bianca Tosatti, Trattati Mediovali di Tecniche Artistiche, Milano, 2007, p. 121 Il codice L • Il trattato di C. C. è stato trasmesso fino a noi attraverso il lavoro dei copisti. • Esistono 4 codici, i più significativi sono il codice L della Biblioteca Mediceo Laurenziana di Firenze. • E’ il più antico, datato 1437 (data antequem per il documento originale). Struttura del trattato • Si divide in sei parti: • • • • • • Sulla pratica del disegno I colori Tecniche della pittura murale Tecniche della pittura ad olio e dorature Pittura su tavola, colle e mestiche Miniatura, tela, vetrate e altre arti, e attività connesse alla bottega. Numerazione • I capitoli sono numerati e dotati di titolo, fino al 140; • i successivi numeri e titoli sono stati aggiunti dal Tambroni che per primo lo pubblicò nel 1821 • e dai fratelli Milanesi nella loro edizione del 1859 (per i cap. mancanti nella prima edizione) Contenuti • Cennino Cennini, Il Libro dell’Arte, Neri Pozza, Vicenza, 1982 • I (Vita dell’artista) • LXVII- LXXII (Tecnica dell’affresco) • CXIII - CXXIII (Preparazione delle tavole) • CLXII – CLXIV (Preparazione delle tele) • CXLV – CLVI (Come si dipinge su tavola) • CLXXVIII (Verniciatura) Giorgio Vasari Le Vite (1550) • Arezzo 1511 – 1574 • Da fanciullo incontra il Signorelli e poi attende gli studi di disegno con Francesco Salviati da Michelangelo, da Andrea del Sarto e da Baccio Bandinelli. • I committenti saranno personaggi importanti come il Cardinal Farnese che una sera a cena, a proposito delle notizie circolanti circa la vita degli artisti gli suggerì di metter chiarezza intorno a: • ‘…i detti artefici e dell’opere loro secondo l’ordine de’ tempi’. Autoritratto di G. Vasari • Per la prima edizione, comparve nel 1550, la seconda nel 1568. • Per la prima parte si servì degli scritti di Ghiberti. • Per la seconda e terza parte numerose fonti, scritti di carattere storico, storico artistico e teorico. Volume I • • • • • • • • Dedica del 1550 al Duca Cosimo De' Medici 1 Dedica del 1568 al Duca Cosimo De' Medici 6 Proemio di tutta l'opera 9 Introduzione di Giorgio Vasari alle tre arti del disegno cioè architettura, pittura e scoltura, e prima dell'architettura Cap. I. - Delle diverse pietre che servono agl'architetti per gl'ornamenti e per le statue della Scultura.31 Cap. II. - Che cosa sia il lavoro di quadro semplice et il lavoro di quadro intagliato. 55 Cap. III. - De' cinque ordini d'architettura: rustico, dorico, ionico, corinto, composto, e del lavoro tedesco. 56 Cap. IV. - Del fare le volte di getto che vengano intagliate quando si disarmino, e d'impastar lo stucco. 68 Cap. V. - Come di tartari e di colature d'acque si conducono le fontane rustiche, e come nello stucco si murano le telline e le colature delle pietre cotte. 71 Cap. VI. - Del modo di fare i pavimenti di commesso. 74 Cap. VII. - Come si ha a conoscere uno edificio proporzionato bene, e che parti generalmente se le convengono. Della scultura • • • • • • • Cap. VIII. - Che cosa sia la scultura e come siano fatte le sculture buone, e che parti elle debbino avere per essere tenute perfette. 82 Cap. IX. - Del fare i modelli di cera e di terra, e come si vestino e come a proporzione si ringrandischino poi nel marmo; come si subbino e si gradinino e pulischino e impomicino e si lustrino e si rendino finiti. 87 Cap. X. - De' bassi e de' mezzi rilievi; la difficultà del fargli, et in che consista il condurgli a perfezzione. 92 Cap. XI. - Come si fanno i modelli per fare di bronzo le figure grandi e picciole, e come le forme per buttarle; come si armino di ferri e come si gettino di metallo e di tre sorti di bronzo; e come, gittate, si ceselino e si rinettino; e come, mancando pezzi che non fussero venuti, s'innestino e commettino nel medesimo bronzo. 96 Cap. XII. - De' conii d'acciaio per fare le medaglie di bronzo e d'altri metalli, di pietre orientali e di cammei. 104 Cap. XIII. - Come di stucco si conducono i lavori bianchi e del modo del fare la forma di sotto murata, e come si lavorano. 106 Cap. XIV. - Come si conducono le figure di legno e che legno sia buono a farle. Della pittura • • • • • • • • • • • Cap. XV. - Che cosa sia disegno, e come si fanno e si conoscono le buone pitture et a che; e dell'invenzione delle storie. 111 Cap. XVI. - Degli schizzi, disegni, cartoni et ordine di prospettive; e per quel che si fanno et a quello che i pittori se ne servono. 117 Cap. XVII. - Del li scórti delle figure al di sotto insù e di quelli in piano. 122 Cap. XVIII. - Come si debbino unire i colori a olio, a fresco o a tempera; e come le carni, i panni e tutto quello che si dipinge venga nell'opera a unire in modo che le figure non vengino divise et abbino rilievo e forza e mostrino l'opera chiara et aperta. 124 Cap. XIX. - Del dipingere in muro, come si fa e perchè si chiama lavorare in fresco. 128 Cap. XX. - Del dipingere a tempera overo a uovo su le tavole, o tele, e come si può usare sul muro che sia secco. 130 Cap. XXI. - Del dipingere a olio in tavola e su tele. 132 Cap. XXII. - Del dipingere a olio nel muro che sia secco. 135 Cap. XXIII. - Del dipingere a olio su le tele. 136 Cap. XXIV. - Del dipingere in pietra a olio, e che pietre siano buone. 137 Cap. XXV. - Del dipingere nelle mura di chiaro e scuro di varie terrette, e come si contrafanno le cose di bronzo; e delle storie di terretta per archi o per feste a colla, che è chiamato guazzo, et a tempera. • • • • • • • • • • • Cap. XXVI. - Degli sgraffiti delle case che reggono a l'acqua; quello che si adoperi a fargli, e come si lavorino le grottesche nelle mura. 142 Cap. XXVII. - Come si lavorino le grottesche su lo stucco. 143 Cap. XXVIII. - Del modo del mettere d'ro a bolo et a mordente, et altri modi. 145 Cap. XXIX. - Del musaico de' vetri, et a quello che si conosce il buono e lodato. 147 Cap. XXX. - Dell'istorie e delle figure che si fanno di commesso ne' pavimenti ad imitazione delle cose di chiaro e scuro. 152 Cap. XXXI. - Del musaico di legname cioè delle tarsie, e dell'istorie che si fanno di legni tinti e commessi a guisa di pitture. 155 Cap. XXXII. - Del dipingere le finestre di vetro, e come elle si conduchino co' piombi e co' ferri da sostenerle senza impedimento delle figure. 158 Cap. XXXIII. - Del niello e come per quello abbiamo le stampe di rame; e come s'intaglino gl'argenti per fare gli smalti di basso rilievo e similmente si cesellino le grosserie. 165 Cap. XXXIV. - Della tausìa, cioè lavoro a la damaschina. 168 Cap. XXXV. - De le stampe di legno e del modo di farle e del primo inventor loro; e come con tre stampe si fanno le carte che paiono disegnate e mostrano il lume, il mezzo e l'ombre. 170 Agli artefici del disegno Vol I - CapitoloXVIII • Come si debbino unire i colori a olio, a fresco o a tempera; e come le carni, i panni e tutto quello che si dipigne venga nell'opera ad unire talché le figure non venghino divise et abbino rilievo e forza e mostrino l'opra chiara et aperta. • ”La unione nella pittura è una discordanza di colori diversi accordati insieme, i quali nella diversità di più divise mostrano differentemente distinte l'una da l'altra le parti delle figure, come le carni dai capelli et un panno diverso di colore da l'altro. Quando questi colori son messi in opera accesamente e vivi con una discordanza spiacevole, talché siano tinti e carichi di corpo sì come usavano di fare già alcuni pittori, il disegno ne viene ad essere offeso di maniera che le figure restano le figure restano più presto dipinte dal colore, che dal pennello che le lumeggia et adombra fatte apparire di rilievo e naturali. Tutte le pitture adunque, o a olio o a fresco o a tempera, si debbon fare talmente unite ne' loro colori, che quelle figure che nelle storie sono le principali venghino condotte chiare chiare, mettendo i panni di colore non tanto scuro adosso a quelle, dinanzi che quelle che vanno dopo gli abbino più chiari che le prime, anzi, a poco a poco, tanto quanto elle vanno diminuendo a lo indentro, divenghino anco parimente di mano in mano, e nel colore delle carnagioni e nelle vestimenta, più scure. E principalmente si abbia grandissima avvertenza di mettere sempre i colori più vaghi, più dilettevoli e più belli nelle figure principali et in quelle massimamente che nella istoria vengono intere e non mezze, perché queste sono sempre le più considerate e quelle che sono più vedute che l'altre, le quali servono quasi per campo nel colorito di queste; et un colore più smorto fa parere più vivo l'altro che gli è posto accanto, et i colori maninconici e pallidi fanno parere più allegri quelli che li sono accanto e quasi d'una certa bellezza fiameggianti. Né si debbono vestire gli ignudi di colori tanto carichi di corpo che dividino le carni da' panni,…”. • • • • • Capitoli da II-VI vite degli artisti • Bibliografia: G. Vasari, Le vite, Vol. I, capp. V – XXXV ed. Giuntina e Torrentiniana http://biblio.cribecu.sns.it/vasari/consultazione/Vasari/indice.html Giovan Battista Armenini • ARMENINI Giovanni Battista crittore e pittore italiano (Faenza 1530 - 1609). • La sua formazione avvenne a Milano, dove fece parte della bottega di Bernardino Campi e a Roma, dove potè perfezionare la tecnica del disegno copiando numerosi soggetti di Perin del Vaga. • Fu sacerdote e per questo motivo è noto, più che per la sua pittura di tipo religioso, conosciuta attraverso un unico dipinto, l´Assunzione della Vergine a Faenza presso il Museo Civico, per il trattato De´ veri precetti della pittura De´ veri precetti della pittura Giovan Battista Armenini • Pubblicato a Ravenna nel 1586 da Franceco Tebaldini con dedica al Duca di Mantova Guglielmo Gonzaga. • Nel trattato presenta e analizza organicamente le varie tecniche pittoriche e fornisce un interessante panorama su alcuni principi teorici legati alla convenienza delle opere d´arte, principi questi che precorrono posizioni tipiche della Controriforma. • La constatazione del declino dell’arte nei suoi tempi rispetto agli impareggiabili modelli di Raffaello, Michelangelo e Polidoro, spinge l’autore a scrivere un trattato di consigli utili per gli artisti in cui vengono additati i modelli formali, le tecniche, i modelli tematici. De´ veri precetti della pittura Giovan Battista Armenini • Analogamente a Vasari, i primi non possono che coincidere con i nomi dei maestri ma a differenza di questi il pragmatismo del faentino si risolve in un’attenzione tutta concreta alle diverse casistiche per le quali fa da principio unico e discriminante quello del decoro. • La seconda parte del libro è infatti dedicata alle diverse decorazioni di logge (cap. IX), sale (cap. VIII), librerie (cap. VI), volte (cap. IV), tribune (cap. III) ecc. con indicazioni dei soggetti e delle tecniche più appropriate secondo la funzione e destinazione degli ambienti; • Qui che l’Armenini inserisce le sue considerazioni in materia di mitologia mantenendosi piuttosto sul vago e rimandando per precisazioni utili ai manuali di Cartari e altri (cap. XV) ma affermando anche il ben noto fine delle favole antiche del delectare prodesse. De' veri precetti della pittura Contenuti • • • • • • • • • • • • • • Che l'invenzioni non si debbono cominciare a caso, ma con maturo discorso. Come la maggior impresa del pittore sia l'istoria Della distinzione e convenienza delle pitture secondo i luoghi e le qualità delle persone Con quanta industria si devono dipingere i tempii Delle difficultà delle tribune Con quali avertimenti si dipingono le volte Del modo del dipingere le capelle Con quali pitture gli antichi ornavano le loro librarie Come gli antichi dipingevano i refettorii e le celle de' religiosi e delle monache Che le pitture de' palazzi si dovrebbono dare alle persone eccellenti Che delle loggie si imitano le pitture secondo ch'è il luogo ov'elle sono fabricate Della granzezza degli ornamenti che i buoni antichi usarono nelle facciate delle loro camere Delle pitture che si fanno per i giardini e le case di villa Che materie di pitture si devono fare nelle muraglie di fuori delle chiese Gaetano Previati • Celebre pittore nato a Ferrara 1852 morto a Lavagna (Ge) 1920. • Gaetano Previati, Introduzione allo studio del Restauro, in G. Secco Suardo, “ Il restauratore di dipinti”, Hoepli 1927, ristampa Milano 1983, pp.1-40. • Considera principalmente due aspetti del restauro: • Restauro pittorico • Restauro conservativo Previati e il restauro pittorico • Previati, divisionista, è contrario al restauro pittorico e scrive: • “Non si tratta di vedere se si deve fare il ritocco per ritornare il dipinto al suo stato primitivo, ma persuadersi che non si deve farlo, che non si deve in alcun modo toccare l’integrità dell’opera, specialmente l’alterazione prodotta dal tempo e il segno materiale della sua costituzione fisica devono rimanere, come sul volto umano rimangono le tracce del lavoro del tempo”. • Afferma che le opere rimaste chiuse sottoterra o nelle biblioteche senza essere toccate e aver visto aria e luce sono “esempi di conservazione meravigliosa”. Previati e il restauro conservativo • Per restauro conservativo intende tutte le operazioni per lui possibili relative ai guasti a cui sono soggette le pitture. • Lacerazioni dei tele, ‘spaccature delle tavole’, ‘crolli della pittura’ e tra queste anche ‘screpolature’… Bibliografia • • • • • Alessandro Conti, Storia del Restauro e della Conservazione delle Opere d’Arte, Milano, 1988 Roberto de Maio, Michelangelo e la Controriforma, Firenze, 1990 Umberto Baldini, Teoria del Restauro e Unità di Metodologia, vol. I e II, Firenze, 1997 Cristina Giannini, Lessico del Restauro, Storia tecniche strumenti, Firenze, 1992 Heinz Altöfer, Il Restauro delle opere d’arte moderne e contemporanee, Firenze, 1991