I grandi bronzi
La Chimera
anno 1553
Arezzo, Porta San Lorentino
Firenze, Museo Archeologico
Particolare dell’iscrizione sulla zampa
Benvenuto
Cellini,
La
Vita,
II,
LXXXVII:
“Essendosi in questi giorni trovato certe anticaglie nel contado d’Arezzo,
in fra le quali si era la Chimera, ch’è quel lione di bronzo, il quale si vede
nelle camere convicino alla gran sala del Palazzo; et insieme con la detta
chimera si era trovato una gran quantità di piccole statuette pure di
bronzo, le quali erano coperte di terra e di ruggine, et a ciascuna di esse
mancava o la testa o le mani o i piedi; il Duca pigliava piacere di
rinettarsele da per sé medesimo con certi cesellini di orefici. Gli avvenne
che e’ mi occorse di parlare a Sua Eccellenzia Illustrissima; et in mentre
che io ragionavo seco , ei mi porse un piccol martellino con el quale io
percotevo quei cesellini che ‘l Duca teneva in mano, et in quel modo le
ditte figurine si scoprivano dalla terra e dalla ruggine. Così passando
innanzi parecchi sere, il Duca mi misse in opera, dove io cominciai a rifare
quei membri che mancavano alle dette figurine.”
Giorgio Vasari, Le Vite, proemio, p. 11.
“Vedesi ancora, per le statue trovate a Viterbo nel principio del pontificato
d'Alessandro VI, la scultura essere stata in pregio e non picciola
perfezzione in Toscana; ...... Ma che maggior chiarezza si può di ciò avere
essendosi ai tempi nostri, cioè l'anno 1554, trovata una figura di bronzo
fatta per la Chimera di Bellerofonte, nel far fossi, fortificazione e muraglia
d'Arezzo? Nella quale figura si conosce la perfezzione di quell'arte essere
stata anticamente appresso i Toscani, come si vede alla maniera etrusca,
ma molto più nelle lettere intagliate in una zampa che, per essere poche, si
coniettura, non si intendendo oggi da nessuno la lingua etrusca, che elle
possino così significare il nome del maestro, come d'essa figura, e forse
ancora gli anni secondo l'uso di que' tempi: la quale figura è oggi per la
sua bellezza et antichità stata posta dal signor duca Cosimo nella sala delle
stanze nuove del suo palazzo, dove sono stati da me dipinti i fatti di papa
Leone X.”
Lettera del vescovo di Arezzo Bernardo Minerbetti a
Giorgio
Vasari,
4
gennaio
1554
:
“El Duca, mio signor, torno et vi prometto che hora è tempo
da negotiar bene seco li fatti suoi: perché fino alle 4 hore non
fa altro che rinettar di sua mano quelle figurine trovate costì et
ha ben spesso carestia di trattenimento, per non li andar così
ogn’homo per la fantasia”.
Giorgio Vasari, Ragionamenti sopra le invenzioni da
lui dipinte in Firenze nel palazzo di loro
Altezze Serenissime, Firenze 1558, ed Arezzo 1762,
pp.107-8:
“Signor sì, perché ce n’è il riscontro delle medaglie che ha il
Duca mio signore, che vennono da Roma con
la testa di capra appiccicata in sul collo di questo leone, il
quale come vede V.E., ha anche il ventre di serpente,
e abbiamo ritrovato la coda che era rotta fra que’ fragmenti di
bronzo con tante figurine di metallo che V.E. ha
veduto tutte, e le ferite che ella ha addosso, lo dimostrano, e
ancora il dolore, che si conosce nella prontezza
della testa di questo animale...”.
Statere argenteo di Sicione
Domenico Poggini,
Hetruria Pacata
Firenze, Palazzo Pitti
Benvenuto Cellini,
Busto di Cosimo I,
Firenze, Museo del
Bargello
Pietro del Massaio, Pianta di Roma, 1472
Leonardo Bufalini,
Pianta di Roma,
(part.), 1551
La Minerva d’Arezzo
anno 1541
Minerva,
Firenze, Museo
Archeologico
Minerva,
Firenze, Museo Archeologico
Arezzo, Domus di San Lorenzo
A. F. Gori,
Museum Etruscum
L’Arringatore
anno 1566
Firenze,
Museo Archeologico,
Arringatore
Augusto di Prima Porta, Roma,
Palazzo Massimo
Lettera di Giorgio Vasari a Vincenzo Borghini, 20
Settembre 1566:
“Il Duca ha avuto una statua di bronzo intera che non
gli manca niente, d’uno Scipione Minore di braccia 3
incirca in atto di locuzione”
Andrea Fortunati,
“Scipione Africano”,
1583, Gubbio, Archivio
di Stato
aulesi . metelis . ve . vesial .
clensi
cen . fleres . tece . sansl .
terine
tu ines . chisvlics
aulesi . metelis . ve . vesial . clensi
cen . fleres . tece . sansl . terine
tu ines . chisvlicsaulesi . metelis . ve . vesial . clensi
cen . fleres . tece . sansl . terine
tu ines . Chisvlics
per Aule Meteli figlio di Vel e di una Vesi questo
(oggetto sacro) al dio Tece Padre è posto dal pago
(o vico) di Chisuli
I. Danti, Pianta del territorio perugino
Putto Graziani,
Musei Vaticani,
anno 1587, prima
metà II sec. a.C.
fleres tec sansl
. cver .
del dio Tec(e)
sans sacro
Putto Carrara,
Musei Vaticani,
seconda metà del IV
sec. a.C.
Testa di Antinoo,
Museo Archeologico
Galleria degli Uffizi,
Busto di Antinoo
Antinoo Farnese,
Napoli, Museo
Archeologico
Palazzo Vecchio,
Studiolo di Francesco I
Palazzo Vecchio,
Studiolo di Francesco I
Galleria degli Uffizi, pianta
Galleria degli Uffizi, Tribuna
Tribuna, Studiolo di
Ferdinando
Magni, Tribuna
Magni, Tribuna
Sacconi, Tribuna
Marchissi, Tribuna
L’Idolino, anno 1530
Firenze, Museo Archeologico
Ut potui huc veni
Delphis et fratre relicto
Base dell’Idolino di
Girolamo
Lombardi
Base dell’Idolino, sacrificio del capro a Dioniso
Firenze, Museo Archeologico
Efebo di Via
dell’Abbondanza
Tralcio dell’Idolino
Pompei, Efebo della casa di
M. Fabius Rufus
Pesaro, Pianta della città romana
Pesaro, Museo
Oliveriano, statuetta
di Amor-Hypnos
Pesaro,
Museo Oliveriano,
Tabula patronatus
degli Aufidii
Il cardinale Leopoldo
Galleria degli Uffizi,
Gruppo di Amore e
Psiche
Gruppo di Amore e Psiche,
Roma, Musei Capitolini
Ostia, Domus di Amore e Psiche
Galleria degli Uffizi,
cd. Britannico
Museo Archeologico,
Lucerna con San Pietro
Museo Archeologico,
Lucerna con San Pietro
Album De Greyss, Ricetto delle Iscrizioni
Album De Greyss,
Ricetto delle
Iscrizioni
Ricetto ripristinato
nella forma
originaria da Nello
Bemporad nel 1967