GENNAIO 2012 - ANNO 3 – N. 5 Morciano, Largo Centro Studi 12/14 Magazine degli studenti dell’Istituto Gobetti - De Gasperi INTERVISTE E ATTUALITÀ Da pagina 2 VOCI DAL GOBETTI - DE GASPERI Da pagina 12 IL LIBRO – IL FILM Da pagina 16 www.isissmorciano.it [email protected] PLAYLIST Da pagina 19 SPORT Pagina 20 SALAGIOCHI Pagina 21 2 Interviste e attualità Visita al mensile “La Piazza” Il 28 ottobre la redazione del giornalino insieme al Prof. Vanni, coordinatore dell’Ape dell’ISISS, ha avuto l’occasione di intervistare uno dei collaboratori del giornale La Piazza, Matteo Marini. territorio; sulla cronaca infatti escono i quotidiani e le news online. Il giornale si apre sempre con un’inchiesta, segue poi il racconto del territorio, dei personaggi locali, di politica e di economia. Cerchiamo di raccontare inoltre le storie di aziende del territorio che hanno avuto particolare successo. Che cos’è una notizia? Come risposta Marini ha affermato prontamente: “Non è il cane che morde l’uomo, ma è l’uomo che morde il cane.” Vi raccontiamo le realtà che emergono, gli esempi di chi si distingue per varie cose, per esempio aziende che hanno un bel risultato a livello nazionale e internazionale. Scrivete anche di politica nazionale? Quella di Roveri è una finestra aperta sulla politica nazionale, in gergo si direbbe “un corsivo”, cioè un “pezzo” di opinione, quindi non è il racconto di un fatto ma il commento di un fatto. Per il resto il nazionale ha valore per noi solo come riflesso sul locale. Il sito Internet lo gestite voi direttamente? Il nuovo sito Internet è in fase di transizione, mentre online si può trovare ancora quello vecchio. Sarà un sito più semplice da consultare, meno confusionario, più pulito e la piattaforma sarà Wordpress. E ora ci rivolgiamo direttamente a Matteo Marini: Quando è nato il giornale? È nato 15 anni fa, nel ‘97. E’ stato fondato da Giovanni Cioria ed Enzo Cecchini dopo l’esperienza de La Valle. Lavoro qui in modo continuativo da due anni ma in realtà sono collaboratore di Cioria dal 2005. Da dove deriva il nome La Piazza? Innanzitutto La Piazza è il luogo d’incontro al centro del paese, dove c’è il mercato e dove circolano le idee che io chiamerei storie, perché in realtà il lavoro di un giornalista è proprio quello di raccontare storie. Qual è la diffusione? Il campo di diffusione va da Rimini fino a Gabicce sulla costa, e la Valconca e la Valmarecchia all’interno. In quanti realizzate il giornale? I collaboratori sono un centinaio, di cui fissi siamo io, Giovanni, Cecchini e Roveri. Una decina di persone scrivono fisso ogni mese e poi il direttore Giovanni Cioria assembla tutto al computer. Come si finanzia il giornale? Non abbiamo un rapporto preciso di quello che vendiamo e di quello che viene diffuso. La tiratura è di 1500-1800 copie. Il suo sostentamento è principalmente la pubblicità. La copia del giornale, un mensile che costa 1.50 €, copre solo una parte dei costi. Aggiungo però che il giornale è molto radicato sul territorio, ha un buon rapporto con l’ambiente economico commerciale che permette agli sponsor di finanziarlo e promuoverlo. La Piazza è in collaborazione con altri giornali? No, anche se Giovanni Cioria cura alcune riviste aziendali però con altri giornali. Di cosa vi occupate principalmente? Essendo un mensile la cronaca viene messa in secondo piano, l’attenzione si pone maggiormente sull’attualità e sulle inchieste del Ti piace fare il giornalista? È il lavoro più bello del mondo! Mi sono laureato in archeologia romana e mi dicevano “ce l’hai la faccia da archeologo”. Purtroppo però è un lavoro talmente pesante che per farlo o ti pagano bene, o devi avere una grande passione o non lo fai. Poi ho capito che nella vita volevo fare altro: mi piaceva scrivere e ho provato. Ho fatto la scuola di giornalismo di Urbino, e preso il master ho iniziato a lavorare. Per indirizzare anche i giovani verso il giornalismo, non si potrebbe aprire una rubrica per loro sul giornale? Perché no? Sarebbe bello un domani aprire uno spazio a disposizione di chi, come voi, ancora frequenta la scuola superiore e si sta cimentando nello scrivere i primi articoli. Tu insegni anche giornalismo? La risposta è sì… sono diventato giornalista professionista tre anni fa. Ho cominciato due anni fa a collaborare come tutor con la scuola che ho frequentato con già anche qualche esperienza di docenza. I giornalisti tendono sempre ad esagerare nelle notizie. È una cosa che riguarda anche voi? Il giornalista onesto non esagera in niente. In realtà è una cosa molto circolare, mi verrebbe da dire: trovami una notizia esagerata… 3 Interviste e attualità Risposta nostra: il caldo record… E’ un equilibrio tra quello che vuole leggere la gente e quello che deve vendere il giornalista. Perché in generale gli articoli di giornale sono prodotti da vendere. Nel caso del delitto di Avetrana, più i giornali scrivevano più l’opinione pubblica chiedeva nuove notizie e i giornali continuavano a scriverne... Qual è il futuro dell’informazione su carta? Dunque, l’informazione su carta non ha vita breve, ma come tutte le cose non avrà vita eterna. Non possiamo sperare di mantenere questo sistema così come è oggi; infatti per fare i giornali così come li creiamo tuttora costa e costa parecchio! La maggior parte dei giornali percepisce un contributo statale, diversamente tanti altri sarebbero costretti a chiudere. Gli studenti che tu vedi nelle scuole di giornalismo come accedono alle informazioni, dalla carta o dal web? Il web ora come ora è la porta di ingresso principale, perché potenzialmente sembra infinito e quindi i giornali stanno puntando molto sui siti web. Forse ancora le vie di accesso sono a favore degli altri mezzi come tv, radio e carta stampata. Quello che è importante è la professionalità, cioè si chiede sempre di più al giornalista di saper fare tante cose e di saper lavorare con il web e se non hai queste competenze è più difficile trovare il lavoro. Lavori sempre o hai dei periodi predeterminati da rispettare? Il primo mercoledì di ogni mese chiudiamo il giornale per farlo uscire il primo sabato di ogni mese. Questo è un esempio di scadenza: chiaramente non scriviamo tutto l’ultimo giorno ma costruiamo il giornale un po’ per volta. Gonfiare una notizia non significa dare una prospettiva di vendita maggiore al proprio giornale? Come no? Sì! Gonfiare una notizia… alcuni direbbero che significa dare risalto alla notizia. Il bravo giornalista non falsifica la notizia, scrive quello che è successo e magari dà risalto ad alcuni particolari e meno ad altri. Dai un motivo a questi quattro giovani ragazzi per comprare La Piazza! Il motivo per comprare La Piazza è perché parla di voi, della vostra realtà, di ciò che avete attorno e delle storie che vi circondano, e magari anche della vostra… La Redazione - Debora Sabba, Erika Santochirico, Alessio Della Chiara e Serena Montrucchio 4A Parlando dei lavori fatti qui, qual è la notizia più interessante che ti è capitata di raccontare nella nostra provincia? Una delle storie che mi sono piaciute di più e che mi è rimasta particolarmente nel cuore è stata quella di Suor Caterina Palazzi, 100 anni compiuti il 10 gennaio di quest’anno. Era andata in Louisiana dai bambini che all’epoca si potevano definire “negri”. Era partita da Montespino di Mondaino nel ‘47 e con l’aiuto di altre suore erano riuscite a fondare una scuola, una delle prime a portare l’istruzione a bambini di colore, e piano piano diventò poi una scuola mista. Come vi suddividete il lavoro? In questo siamo abbastanza liberi…quasi anarchici. Qual è il suo sogno? Lavorare per un giornale indipendente o rimanere qui? Il mio sogno è quello di fare il freelance. Al momento collaboro sia con La Piazza che con il gruppo Repubblica Espresso per il loro sito, poi si vedrà… Rischieresti la tua vita per il tuo mestiere, cioè per informare le altre persone? In generale vi dico di sì! Non ho la paura di andare a “rompere le scatole” a qualcuno perché mi piace questo lavoro; non voglio fare l’eroe però qualche cosa divertente comunque l’ho fatta… l’importante è fare le cose in modo consapevole, con criterio. Anche per uno stipendio misero? Qualsiasi stipendio deve essere commisurato al rischio che ti assumi e alla professionalità che hai. Il fatto di fare il giornalista mi impone di non svendere la mia professionalità e questo vale per tutte le categorie, qualsiasi lavoro voi andrete a fare. Magazine degli studenti dell’Isiss Gobetti – De Gasperi, scaricabile dal sito www.isissmorciano.it Gli studenti che vogliono partecipare possono inviare i loro articoli in formato Word all’indirizzo email [email protected] La Redazione: Alessio Della Chiara 4°A, Serena Montrucchio 4°A, Erika Santochirico 4°A, Debora Sabba 4°A, Alessia Masini 2°A, Valbona Jonuzi 2°A, Alessio Carcaiso 2°A. Coordinatore: Prof. Giuseppe Vanni 4 Interviste e attualità “Peter e Barry: due ragazzi diversamente normali” Abbiamo letto in classe il racconto “Il prepotente” che parla del tema del bullismo, tratto dal libro “L’inventore dei sogni”, di Ian McEwan. differenti di Peter e Barry: il primo un grandissimo sognatore, che addirittura sembra a volte allontanarsi dalla realtà per rifugiarsi nel suo mondo e credo proprio assomigli un po’ alla mia figura da bambina. Il secondo, invece, a casa è un bambino normale, mentre nel tragitto fra casa e scuola si trasforma in un prepotente, un mostro. È proprio qui che entra in gioco il tema del bullismo, con riflessioni veramente interessanti di Peter, che crede siano le persone a creare questi esseri, sono loro a crederli forti. Inoltre all’origine di questo problema ci sono sempre o spesso problemi del ragazzo stesso, che credendo di non essere accettato o di essere deriso dai suoi compagni cerca di crearsi una stupida maschera che peggiora la situazione. Per questo secondo me per superare questo fenomeno bisognerebbe aiutare queste persone. Il bullo, in realtà, non è il più forte e lo si capisce subito riflettendoci: se un ragazzo minaccia un suo coetaneo è per convincere gli altri di essere forte, quando in realtà lo fa solo per debolezza. La situazione, però, peggiora quando il ragazzo si immedesima talmente nel personaggio da non riuscire più a ritrovare la sua vera personalità. Questa situazione si riscontra soprattutto quando i genitori non sono presenti nella vita del ragazzo e non trascorrono abbastanza tempo con lui. Insomma dietro a un possibile problema se ne celano tanti altri. Valbona Jonuzi 2°A Peter aveva un compagno di classe molto strano, un “prepotente”. Questo ragazzo si chiamava Barry. Era un bambino normale a casa, con genitori normali e vita normale, ma arrivato a scuola diventava un bullo, poi, tornato a casa, riappariva il bambino. Peter, un ragazzo molto curioso, ultimamente pensava molto al rapporto fra realtà e sogno, sostenendo che la vita probabilmente era tutto un sogno, tutto frutto della nostra immaginazione. Ma non aveva solo quel pensiero nella testa, perché era anche molto interessato a capire questo suo compagno di classe così insolito, che per lui era ancora un mistero. Un giorno venne invitato al suo compleanno, dove vide un bambino sereno e cortese con tutti, che aiutava la mamma a lavare i piatti e che aveva in camera sua giocattoli e un peluche nel letto, insomma, un bambino come tutti gli altri. Il giorno dopo, a ricreazione, appena prima di addentare una mela, alzò gli occhi e incrociò davanti a sé proprio lo sguardo di Barry, che voleva la sua mela. Peter decise che non era giusto cedergliela solo perché era un prepotente e si ritrovò in un vero e proprio scontro faccia a faccia con lui. Gli disse che in realtà non esisteva, che non era più forte di nessuno, che era un bambino normale e che alla sua festa di compleanno aveva aiutato la mamma a lavare i piatti e che dormiva con il suo orsacchiotto. A quel punto si assistette ad una reazione mai immaginata: Barry Tamerlane si mise a piangere e se ne scappò via. Peter aveva smascherato Barry, che per tutto il giorno non disse più neanche una parola e che cercava di evitare tutti, per non essere preso in giro. Peter, però, non si sentiva affatto soddisfatto perché lo aveva fatto piangere e pensava di aver preso in giro e smascherato il prepotente prendendo il suo posto. Così, durante la pausa pranzo, lasciò un bigliettino sul banco di Barry, dove gli chiedeva se voleva giocare a pallone con lui. Il compagno accettò e giocarono insieme. Col tempo divennero amici e ormai il “prepotente” non esisteva più. Il bullismo è da molti anni un problema che circonda bambini e ragazzi nel loro periodo di formazione. Secondo me il metodo più semplice e piacevole per capirne le origini e il meccanismo è leggendo racconti come “Il prepotente”, molto bello, perché non si ferma solo a quel tema, ma racchiude in sé anche molti altri argomenti. Risaltano subito le vite Lo stage: un mondo alternativo alla scuola Intervista al Prof. Francesco Tafuro, Coordinatore di questo progetto. In che cosa consiste il progetto? Si tratta di stabilire un insieme di rapporti con il mondo del lavoro e di tutte le iniziative che servono a realizzare questo progetto. Esso consiste nel promuovere alternanze scuole-lavoro e stage estivi. Quali sono gli obbiettivi? Per la realizzazione di questo progetto, si ritiene opportuno che gli studenti siano in grado di valutare le loro competenze e le loro abilità anche nel campo lavorativo, in modo da poter conoscere il mondo esterno alla scuola, studiare le dinamiche relazionali nel mondo del lavoro, al fine di porsi degli obbiettivi futuri. Come si svolge? Negli ultimi anni si è sentita l’esigenza soprattutto da parte dei ragazzi, di mettere a confronto il mondo scolastico con quello lavorativo. La modalità di svolgimento è quella di realizzare stage in azienda preferibilmente preceduti da fasi di illustrazione e di studio. Queste fasi preparatorie consistono in incontri con esperti, che illustrano gli elementi e gli indicatori che bisogna osservare, quando si viene inseriti nell’ambito aziendale. Successivamente all’effettuazione di stage 5 Interviste e attualità si svolgono incontri di feedback nei quali vengono rielaborate e confrontate le esperienze svolte. Quanti sono gli alunni e le classi coinvolte? L’idea di far svolgere agli studenti questo progetto viene discussa e successivamente approvata dai consigli di classe. Per il momento la scuola è in attesa di un bando che possa coprire finanziariamente questa attività, e di qualche professore che si assuma la responsabilità di contattare le aziende. Qual è il suo ruolo in quanto coordinatore del progetto? Il mio ruolo come coordinatore del progetto è quello di ricercare i bandi, aderirvi, preparare le documentazioni necessarie, e organizzare i contatti con le aziende che possono favorire l’attività. Inoltre la scuola, per quanto di sua competenza, assume un ruolo importante di gestione nei percorsi di studio post-diploma chiamati “IFTS” e “ITS”. Per IFTS si intende un’Istruzione e una Formazione Tecnica Superiore. E’ un percorso annuale di specializzazione a cui il nostro istituto collabora con: altri istituti di Rimini, il Cescot e due dipartimenti universitari di Bologna e Urbino. L’argomento che tratterà il corso quest’anno sarà il marketing aziendale. Per ITS si intende un percorso biennale a cui partecipano studenti delle scuole superiori, associazioni di categoria e università. A Rimini si sviluppa dell’ambito del turismo e del benessere, seguendo la vocazione del territorio. Che cosa ne pensano gli studenti di questo progetto? Parlando con gli studenti che hanno avuto la possibilità di provare questa esperienza, abbiamo rilevato un interesse notevole. Ciò che li ha portati ad arrivare a queste conclusioni è stata soprattutto l’idea di mettersi alla prova nell’ambito lavorativo, e quindi nel mondo futuro che li vedrà coinvolti una volta terminati gli studi. Quali sono stati i risultati degli anni scorsi? Negli anni precedenti i risultati sono stati generalmente positivi. La maggior parte degli studenti sono stati accolti dalle aziende e hanno avuto delle esperienze positive svolgendo mansioni studiate in precedenza a scuola. Altri invece nel rapporto con le aziende hanno avuto delle esperienze negative. Può accadere per esempio che alcuni alunni per diversi motivi frequentino in modo irregolare l’impegno assunto, situazione verificabile soprattutto nel periodo estivo, oppure casi in cui le aziende non fanno svolgere ai ragazzi l’attività prevista. Al termine di queste esperienze lavorative le aziende esprimono delle valutazioni, compilando dei questionari che la scuola gli offre. Il punteggio ottenuto influisce, nel caso di alcuni, sul comportamento scolastico e può valere come credito informativo scolastico. La redazione Alessio Della Chiara, Santochirico, Serena Montrucchio 4A Debora Sabba, Romeo e Giulietta…un amore a prima vista! Un racconto sempre attuale, la storia di due adolescenti come noi Romeo e Giulietta… una delle storie d’ amore più famose e discusse di tutti i tempi che ha come ingrediente principale un amore puro ed eroico fino alla morte, perfetto se non fosse intralciato dalla rivalità fra le loro famiglie. È un amore a prima vista, travolgente che sbocciò in un ballo in maschera organizzato dai Capuleti e dove Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si incontrarono per la prima volta e decisero da lì che non si sarebbero più lasciati. L’ incontro fatale avviene in una stanza particolare… è l’ acquario, infatti il teatro dei loro sguardi sfuggenti e nel contempo intensi… puri e semplici come quelli di due giovani che capiscono di amarsi in un attimo, come se li colpisse un fulmine in una giornata di sole! Ma Giulietta deve affrettarsi a ballare con Paride, lo sposo che i genitori hanno scelto per lei… e così Romeo la raggiunge poco dopo in una piscina dove i due si scambiano le loro promesse d’ amore. Ben presto si sposano in segreto grazie a Fra Lorenzo, ma sempre a causa della rivalità fra le due casate i due innamorati non possono vivere a pieno il loro amore. La situazione peggiora quando Romeo per vendicare Mercuzio, uccide il suo assassino, Tebaldo, cugino di Giulietta e viene esiliato da Verona. Nel frattempo la ragazza, per evitare il matrimonio combinato si procura un filtro in grado di farla risultare morta. Sfortunatamente Romeo che a causa di un disguido non è a conoscenza del fatto, vedendo la sua amata stesa e immobile si suicida con un veleno mortale. Giulietta al suo risveglio, disperata per la morte dell’ amato si toglie la vita con la pistola. Erika . La pistola è solo una delle differenze che distinguono il film di Baz Luhrmann con la vera storia . Esso rappresenta una rivisitazione in chiave moderna della vicenda qui ambientata tra un quartiere immaginario di Los Angeles chiamato Verona Beach, città originaria dei Montecchi e Mantova , vista come una sorta di deserto disabitato. Ma vediamo ora chi sono i due protagonisti del dramma: 6 Interviste e attualità Romeo è un giovane rampollo dei Montecchi. È un ragazzo sensibile , educato che preferisce la forza dell’ amore alla violenza; è passionale e non ha paura di esprimere i propri sentimenti alla donna amata. All’ inizio è infatuato da una certa Rosalina, che però nel film non compare mai, ma quando conosce Giulietta capisce che sarà lei la sua ragione di vita. Inizia ad ardere dentro di lui un fuoco solamente dopo uno sguardo, come se quello sguardo avesse fatto capire immediatamente a entrambi che si sarebbero appartenuti da lì all’ eternità… semplicemente magico… Uno sguardo che ti sconvolge,ti mette sotto sopra lo stomaco e che ti fa pronunciar parole che non avresti mai immaginato di poter pronunciare… Ma la vera rivoluzione della tragedia è Giulietta per l’ immediatezza con cui risponde alla passione di Romeo e senza mezze parole. Mentre all’ inizio può apparire la solita ragazza ingenua che si fa stregare da un amore impossibile, si rivela poi per come veramente è: una ragazza giovanissima ma determinata, disposta a tutto per Romeo, che si ribella ai genitori non accettando di andare in sposa a un uomo che non ama, e soprattutto ragiona! Non valuta una persona secondo il rango sociale, ma per ciò che veramente è. In un tratto del dialogo in piscina dice a Romeo : << è soltanto il tuo nome ad essermi nemico, tu saresti sempre te stesso anche se non fossi un Montecchi. Che può mai significare la parola Montecchi? Non è una mano, non un piede, non un braccio nè un volto nè alcun Altra parte di un uomo>>. E aggiunge:<< il fiore che noi chiamiamo rosa, serberebbe lo stesso dolce profumo anche se lo chiamassimo con un altro nome>>. Un modello femminile diverso da quelli precedenti come Beatrice, che rimaneva in silenzio alle attenzioni di Dante. E non è nemmeno come Lucia, che sebbene ami Renzo non sarebbe disposta a un matrimonio in segreto perché contro la Chiesa. Giulietta non solo, invece, sposa Romeo in segreto ma addirittura rinuncia alla sua stessa vita nella speranza di stare con lui anche dopo la morte…perché senza il suo amore la vita sulla terra non ha più alcun senso. Certo il loro è stato un destino bizzarro, che prima li fa incontrare e innamorare, ma li rende poi subito consapevoli che la loro unione andrebbe contro tutto e tutti; infine muoiono insieme per uno sciocco malinteso e scherzo dello stesso destino. Ma questo non importa, quello che rimane impresso, ciò che colpisce i lettori non è la fine tragica, ma l’ inizio… l ’inizio di una storia formidabile che regge contro tutto e tutti, inizio che dovrebbero avere tutte le storie d’ amore: sguardi, sorrisi, baci strappati… Chissà che a qualcuno di noi non capiti…? Erika Santochirico 4°A Scritte sui banchi e non solo Un progetto curato dal Prof. Rinaldini Ha fatto molto discutere, positivamente parlando, il progetto organizzato dal Professor Rinaldini chiamato “Scritte sui banchi e non solo”. E’ un progetto “fresco”, originale e che viene perfettamente incontro ai ragazzi e ciò che vogliono e provano nei confronti della scuola. Vi è mai capitato di essere “ripresi” per delle scritte sui banchi? Vi è mai capitato di voler lasciare un messaggio sul banco a un vostro amico e poi il giorno dopo trovarvelo cancellato dai bidelli? Anche voi per “concentrarvi” magari avete bisogno di scrivere semplicemente il vostro nome sul banco? Questo progetto vuole venire incontro a tutto ciò, lasciando spazio all’originalità e agli interessi dei ragazzi. Ma, senza ulteriori preamboli, lasciamo che sia lui che ha gentilmente risposto alle nostre domande, a parlarci più nello specifico di questo progetto. Come è nata l’idea di questo progetto? “In origine il progetto era partito da cartelloni che facevamo nei quali i ragazzi, mettendo il loro nome, dovevano presentarsi con uno scritto che poteva essere una citazione o uno scritto originale. C’erano anche altri cartelloni, come ad esempio l’angolo dello sfogo dove ognuno, come intuibile sfogava la sua rabbia (non mettendo nomi, o parolacce!). Qui è tutto “spersonalizzato”. Nel tempo i ragazzi lo utilizzano per molte cose, ad esempio per comunicazione interpersonale o semplicemente per cimentare delle amicizie.” Con quale scopo è partito il progetto? “E’ un progetto che ha diverse sfaccettature, ed è partito (al contrario di quanto si pensa non per salvaguardare i banchi dalle scritte), per ben altri scopi.” Ad esempio? “Per descriverli al meglio posso fare due tipi di considerazioni: una riguardo all’aspetto grafologico del progetto e l’altra per l’aspetto della cromoterapia. L’aspetto grafologico insegna che lo scrivere, scarabocchiare o disegnare, aiuta la concentrazione, l’intelligenza e ciò che concorre al bagaglio che uno studente deve apprendere dalla scuola; essa deve dare la possibilità per imparare cose da applicare nella vita. Lo scrivere rilassa, e le migliori esperienze si hanno essendo rilassati. Voglio combattere la tensione, che non aiuta nelle prestazioni scolastiche. Per quanto riguarda la cromoterapia, beh penso semplicemente che renda l’ambiente più “vivo”.” 7 Interviste e attualità Altre informazioni su che cosa “rappresenta” questo progetto? “E’ anche un progetto che va al di là della scuola stessa, voglio sapere cosa pensano i ragazzi nei vari momenti dell’anno. Inoltre, il cartellone resta tutto l’anno e quindi è anche un ricordo dell’anno stesso appena trascorso.” Ci sono precedenti per un progetto di questo genere? “Un progetto simile si svolse diversi anni fa, quando presi dei poster significativi (non solo di personaggi famosi), che potessero rendere più vivo e familiare l’ambiente della classe. E’ sempre meglio mettere qualcosa di positivo, bisogna cercare sempre ciò che è bello, buono e vero. Anche se non si raggiungono gli obbiettivi che ci si aspettava, si trovano nel percorso anche cose utili, magari ponendosi un obbiettivo per la strada si scopre qualcosa di più interessante e si cambia percorso. Altre esperienze simili? “Ricordo di una 5a dove vi erano dei cartelloni semplicemente bellissimi, come delle cornici con i fiori, foglie, chiaroscuri, sfumature…Il tutto con delle scritte significative importanti, dipinti meravigliosi e paesaggi unici. Mi sono letteralmente mangiato le mani per non avere avuto la macchina fotografica quando li ho visti!” Qual è quindi l’essenziale obbiettivo del progetto? “L’obbiettivo di “Scritte sui banchi e non solo” è quello di far star bene i ragazzi in classe, i ragazzi che sono i protagonisti al centro della scuola, il punto sul quale la scuola ruota e sul quale la scuola deve mettere tutto l’impegno e gli sforzi per star bene e per insegnarvi cose utili.” Per quello che vediamo, questo progetto ci sembra in piena “linea” con il suo metodo. Ci può dire in breve in che cosa esso consiste? “In questi anni ho cercato sempre di variare a partire da ciò che i ragazzi mi dicono. Faccio fare molti lavori scritti, per sentire dai ragazzi stessi cosa desiderano davvero, cosa sembra loro importante adesso e cosa stanno facendo. Da questo costruisco gli argomenti e ciò che facciamo in classe.” Qualche curiosità e/o sue idee personali sul progetto? “Ultimamente, ha preso il via la “moda” di mettere fotografie di amiche. Un anno, una ragazza con me mise delle foto, con un’altra professoressa mise foto in pose diciamo non “appropriate”! Fu oggetto di discussione, ma comunque una cosa molto utile perché ci aprì ad un confronto e ci fece capire che ci sono situazioni in cui stiamo insieme e sul perché vi siano delle regole che, perdonate la ripetizione, regolano queste situazioni. Chiaro che poi c’è un comportamento civile da tenere, e bisogna imparare quale esso sia. E’ importante impararlo, perché oggi è la scuola il campo su cui ci si misura, domani è il lavoro. E’ importante ad esempio, imparare anche che tre teste sono meglio di una, cinque di tre e così via. E’ importante imparare che ognuno può dare dei contributi importanti e significativi, che possono permetterci di arrivare prima e con migliore “qualità” agli obbiettivi prefissati. Mi interessa che i ragazzi possano imparare a stare insieme, in modo costruttivo e positivo. Può capitare a volte che non si raggiunga questo risultato, ma secondo me è meglio tentare sempre e di farlo nel modo migliore possibile. Questo progetto rende sicuramente più familiare il “freddo” ambiente scolastico. Cosa si dovrebbe fare secondo lei per procedere in questo senso? “Penso che i suoni, i colori, i sapori debbano riempire l’ambiente scolastico, rendendolo un ambiente bello o almeno un ambiente dove mi sento bene e mi sento a mio agio.” Pensa già a nuovi progetti futuri? “Beh, c’era l’idea di affrescare l’interno della scuola con graffiti professionali. Purtroppo diciamo che è “rimasto nel frigorifero”, non potendo venire fuori, ma spero che un giorno possa essere tirato nuovamente in ballo.” “Tecnicamente parlando”, è un progetto obbligatorio (sempre ammesso che ci siano ragazzi a non voler partecipare!) ? “Sinceramente fino ad ora non mi è mai capitato che qualcuno si sia rifiutato! Comunque è ad adesione libera, diciamo...” Sempre in merito alla partecipazion e, sono coinvolte tutte le classi? “Non esattamente, ma la maggior parte di quelle che non hanno partecipato, apprezzando il progetto hanno messo loro stessi i cartelloni per realizzare il progetto.” Intuitivamente, come lo siamo noi, ci sembra che siano entusiasti anche gli altri alunni di questo progetto. Ci può dire qualcosa di più in merito? “Gli alunni già dal primo giorno di scuola volevano iniziare il progetto! Io metto a disposizione tutto il mio materiale, molti di loro però mi chiedono anche oggetti al di fuori di quelli più comuni, a voler dunque portare avanti il tutto al meglio. Utilizzo solamente colori atossici, una delle cose che metto avanti rispetto alle altre in questo progetto infatti è la sicurezza. Cerco di tutelare tutti anche nella gestione dei materiali e delle attrezzature che ricordo come priorità hanno la sicurezza.” Concludendo, sempre per l’aspetto “tecnico”, cosa dovrà fare ancora per far approvare definitivamente “Scritte sui banchi e non solo” ? “Io presenterò il progetto al collegio docenti e al consiglio d’istituto, e se questo verrà approvato, di conseguenza verrà approvato anche l’acquisto di cartelloni colorati e tutto il necessario per portarlo avanti.” Ringraziamo dunque nuovamente il prof. Rinaldini per aver risposto alle nostre domande, e gli facciamo i complimenti per questo fantastico progetto che sicuramente rende più familiare l’ambiente scolastico. Noi della 2A non siamo direttamente coinvolti, ma grazie alla “chiacchierata” avuta con il Prof c’è venuta l’idea di personalizzare la nostra classe con vari disegni e poster come lui stesso fece anni fa. La Redazione -Alessia Masini, Valbona Jonuzi, Alessio Carcaiso 2°A 8 Interviste e attualità Abbiamo messo a confronto due opinioni diverse sul tema musica e tecnologia: si tratta di due contributi degli alunni Matteo Serafini e Marco Pesaresi (5°A). Musica e tecnologia/1 “La musica italiana e la società moderna” Il web dà a qualsiasi artista l’opportunità di farsi notare, di emergere, di sfondare. La musica è arte, che crea immagini ed emozioni nella mente di chi ascolta. Essa sta assumendo nella società moderna, un ruolo sempre più importante; è la musica che fa aggregare, ma anche dividere le masse, è la musica uno dei principali mezzi con i quali le persone si sfogano, si rilassano, si “caricano”ed è la musica che in un certo senso,sta sostituendo la poesia. Sin dalla sua nascita la musica è diventata parte integrante della vita quotidiana degli uomini, oggi più che mai, è impossibile vedere in metropolitana o in autobus, qualcuno senza cuffie e lettore mp3. E’ per questo che diciamo che la musica è nata e si è sviluppata sempre più come fenomeno di massa. Accanto a questo continuo aumento dell’importanza della musica, si rischia però di ottenere un effetto da molti non considerato. La concezione di musica si sta allontanando sempre più da quella dell’arte, per assumere la forma di un’immensa e complessa “macchina da soldi”. Diciamo che questo fenomeno è presente ormai in quasi tutti i paesi industrializza ti e sviluppati; per analizzarlo non è necessario andare tanto lontano; infatti, rimanendo all’interno dei nostri confini, abbiamo un chiarissimo esempio di come il mondo musicale sta cambiando. L’esempio a cui si può fare riferimento è il “Festival di Sanremo”. Nato tantissimo tempo fa, “svolge una funzione determinante nella vita del paese, che in segno di rispetto, si ferma, si sincronizza, si interroga sui massimi sistemi” (A. Grasso, “Corriere della Sera”). Quando in Italia la musica era ancora arte, stiamo parlando dei primi anni della seconda metà del XX secolo, Sanremo aveva un ruolo fondamentale nella musica e nella cultura italiana. Esso è stato il trampolino di lancio per molti giovani cantanti, gli stessi che lasceranno poi un segno indelebile nella cultura musicale italiana. Con il passare del tempo questo festival si è radicato nella nostra cultura, ed è forse per questo che a stento ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Sanremo non è più lo show che permette ai giovani talenti di emergere, ma si è trasformato in quella “macchina da soldi” sopra citata. Partecipano a Sanremo sempre gli stessi artisti da circa una decina di anni, artisti che a malapena si reggono in piedi, ormai in declino, ma che costantemente vogliono continuare ad apparire; allora quale migliore trampolino nazionale per tentare di rilanciarsi se non Sanremo? Sebbene all’interno di questa manifestazione ci sia una sezione dedicata ai giovani, essa è comunque irrisoria, invisibile, quasi occultata al grande pubblico, dai cosiddetti “big”. Tutto ciò è sottolineato anche dal fatto che, come dice Grasso nel suo articolo, quando in televisione viene trasmesso Sanremo si è quasi obbligati a guardarlo,”perché sugli altri canali, inspiegabilmente non c’è mai nulla” Paradossalmente, mentre in Italia si sta attuando questa fossilizzazione della musica, in America assistiamo a un fenomeno totalmente opposto : la continua nascita di superstar. Uno degli esempi più eclatanti è quello del rapper di Detroit: Eminem. Dalla strada, dai club dove intraprendeva le cosiddette “rap-battle” con la sua crew, fino a calcare i grandi palchi internazionali; nel 2000 “è lui che vince il premio per il migliore artista hip-hop” (Corriere della Sera) agli MTV Europe Music Awards dando vita, insieme ad artisti del calibro di Madonna e Richy Martin, ad uno splendido spettacolo che ogni anno MTV rinnova, lasciando gli appassionati senza fiato; show che non ha nulla a che vedere con quelli più famosi proposti in Italia. Così come è accaduto a Eminem, l’America continua a partorire moltissime stelle della musica internazionale, cosa che invece a stento riesce a fare l’Italia e più in generale tutta l’Europa. Come già ampliamente sottolineato, la musica italiana può essere considerata “vecchia”: Sono sempre gli stessi artisti che dominano le classifiche e la scena nazionale, è così che i giovani talenti faticano a emergere, a scalzare dal loro posto i cosiddetti “veterani”. Questo fenomeno di fossilizzazione della musica italiana si sta lentamente estinguendo. Negli ultimi due anni, la “giovane” Italia ha iniziato ad ispirarsi a quello che viene definito “stile americano”. Lo stesso stile che Eminem, nel 2001 aveva provato a trasmetterci quando fu invitato al Festival di Sanremo; la sua apparizione sollevò tantissime polemiche, sintomo che il paese non era ancora pronto a questa svolta. In Italia, dove il più grande mezzo di intrattenimento, la televisione, non garantisce più il trampolino di lancio, e dove il mercato della musica è sempre più in declino, gli artisti emergenti si affidano al web. Internet è invaso così da tantissimo dischi di artisti semisconosciuti che possano essere scaricati gratuitamente. Questo è l’unico modo rimasto per cercare di sfondare. Persino i video di molti cantanti in voga in questo momento “girano” solo sul web; la televisione non è più considerato. Parafrasando un verso del cantante milanese J-Ax, ormai “internet è la piazza!”. Così, seguendo il modello americano, anche in Italia stanno nascendo moltissime case discografiche indipendenti, che danno filo da torcere alle cosiddette “Major” , cioè le case discografiche multinazionali. Il merito dei cantanti emergenti in questo momento è quello di riuscire a sfruttare quello che invece sta in un certo senso affondando i veterani; il tanto discusso scambio illegale di musica via internet, o “caso Napster”. Come già anticipato, moltissimi cantanti, prima di pubblicare un album caricano le loro tracce in “free-download” sul web, così da ottenere visibilità e fama, per poi passare alla pubblicazione di album fisici veri e propri. Artisti famosi hanno recentemente seguito questo meccanismo; come Lenny Kravitz, che ha fatto precedere l’uscita del suo nuovo album da un singolo scaricabile gratuitamente (“stan”), o il rapper milanese Marracash, che l’estate passata ha pubblicato sul web e quindi accessibile gratuitamente da tutti gli utenti, una canzone nuova a settimana, ottenendo un grandissimo successo. Anche in Italia sta quindi nascendo la musica “fai da te”; questo fenomeno lo possiamo notare prevalentemente nella musica Rap, che in 9 Interviste e attualità questo momento, nel nostro paese sta contribuendo, più di ogni altro genere musicale a “ripulire” la scena dalle mummie della nostra musica. Ricollegandosi all’ormai datato articolo pubblicato su “Il Sole 24 ore” nel marzo del 2001, in cui si parla del caso Napster, è molto interessante cercare di dare una risposta alla domanda “ma siamo sicuri che Napster e Friends danneggiano il mercato?”. A circa dieci anni di distanza da questa domanda, ci accorgiamo che in realtà, paradossalmente è proprio lo scambio illegale di musica via internet che tiene viva questa forma d’arte. Il web dà a qualsiasi artista l’opportunità di farsi notare, di emergere, di sfondare. E’ così che troviamo piazze e palazzetti colmi di persone che ascoltano concerti di cantanti semisconosciuti al mondo dello spettacolo televisivo, ma che hanno costruito la loro scalata alla popolarità grazie a internet. Matteo Serafini 5°A Istat in rima baciata, un Osservatorio di dati orecchiabili”. Quest’ ultima citazione è molto importante se si pensa al fatto che l’obbiettivo principale del festival è l’audience, aumentare gli indici di ascolto, e con questa metafora capiamo in fin dei conti che le canzoni, le rime e le note non sono altro che un umile strumento per raggiungere tale scopo. Musica e tecnologia/2 La musica è passione, non business Musica e digitale: una convivenza forzata? Se pensiamo alla musica, al giorno d’oggi non ci resta che pensare a Sanremo, alle case discografiche, alla musica elettronica e ai profitti che gravitano intorno ad essa. Ma bisogna tuttavia pensare che la musica è misticamente legata alla storia dell’uomo, alle sue culture, sin dai tempi più antichi. Pensando al fatto che molte persone attraverso le canzoni si ritrovano nei gesti della vita, e nelle proprie emozioni, quali tristezza, gioia, rabbia, amore etc. Forse questo significato si sta lentamente perdendo. Ultimamente i Mass Media sfruttano la musica a puro scopo lucrativo. Basti pensare alle discoteche moderne, che producono rumori attraverso i computer, influenzando così gran parte dei giovani con questo nuovo concetto di “ musica“. Tutto questo perché è ben accetto un modo semplice di far musica, al contrario invece degli anni, delle fatiche, della passione e dei costi necessari per imparare a suonare uno strumento. Si perde perciò il significato artistico della musica. Fortunatamente esistono ancora manifestazioni in grado di cogliere questo lato artistico, come ad esempio l’anniversario di Verdi. Secondo quanto pubblicato nel Corriere della Sera nel 2001, “ I cantanti sfileranno uno dopo l’altro, ma reciteranno anche (…) Poi ci saranno le emozioni e forse qualche ricordo personale dei protagonisti a tu per tu con gli eroi e i ribaldi inventati da Verdi”. In questo caso non si tratta solamente di cantare, ma anche di recitare e di evocare nelle menti degli spettatori immagini e ricordi; in questo caso la musica assume un significato artistico. Ovviamente “ Ci sarà anche un DVD, una home e una distribuzione via Internet”, anche se il profitto non è lo scopo principale, al contrario di quanto di può pensare guardando i numerosi programmi televisivi. L’esempio italiano più clamoroso è sicuramente quello del Festival di Sanremo. Come scrive A. Grasso nel Corriere della Sera “ Bisogna guardare Sanremo perché sugli altri canali, inspiegabilmente, non c’è mai nulla da guardare”. Sarà un caso? O sarà un caso anche che in un programma che in teoria abbia lo scopo di diffondere la musica si discuta invece di come sia vestita la valletta e di come siano numerose gag e figuracce? Certo che no, “ Il Festival infatti è una sorta di pratica divinatoria coatta per leggere la nostra società (…) Un anno Sanremo è lo specchio del Paese, l’anno dopo è lo specchio di se stesso, di ciò che rappresenta, di tutto il baraccone televisivo”. Infine “ (…) è un Censis tradotto in canzone, un Certamente si discute delle ultime edizioni, poiché il festival ha avuto anche protagonisti indimenticabili come Fabrizio de Andrè. Da questa osservazione si può intuire che l’inquinamento della musica col denaro è aumentato di pari passo con l’evoluzione della società e dei consumi. I veri artisti restano spesso nascosti senza emergere, dato che il talento e la passione vengono messi da parte di fronte alla vendita di dischi da parte delle case discografiche. Ci vengono proposte ogni giorno le solite canzoni; senza pensare inoltre che molte che contengono messaggi politici in alcuni Paesi vengono censurate. Ma la cosa fondamentale è che a causa della commercializzazione della musica l’inventiva e la personalità vengono totalmente represse: si suona ciò che vogliono i fan! Non si prova più niente di nuovo e circolano sempre i soliti brani. Ritornando all’esempio di Sanremo, sono sempre i cosiddetti “vecchi” a cantare, persone che hanno vinto mille edizioni, premi e quant’altro e che ancora non sono disposte a lasciare spazio a giovani. Contemporaneamente negli altri Stati sfondano artisti come Eminem, che vinse l’Oscar della musica del 2000, Pubblicato nel Corriere della Sera troviamo: “ Doppio trionfo anche per Eminem , rapper bianco americano, con più di una grana con la giustizia per violenze: è lui che vince il premio per il miglior artista hip-hop…”. Eminem è l’esempio dell’artista nato dal “basso” e i suoi testi sono dettati dall’infanzia dolorosa. Oggi, abbiamo numerosi altro esempi di questo mondo, tra i più famosi ci sono Kanie West e Lil Wayne. Sempre nello stesso articolo” Richy Martin, dio in terra del pop latino, vince come miglior artista maschile e propone “ She bangs” con più di 40 ballerini”. Da questo parallelismo salta fuori come in questi Paesi ci sia molta più sperimentazione e voglia di cambiare, di provare cose nuove. Inoltre è anche importante lo spazio lasciato ai giovani, ed è accertato come sia più facile sfondare in America, piuttosto che in Italia. I giovani infatti ne hanno da raccontare. Non è un caso che gruppi storici come Led Zeppelin, Deep Purple, Nirvana, Doors, Pink Floyd, Who, e tantissimi altri ancora, siano nati da dei garage per scrivere canzoni che a distanza di trent’anni restano tra le più amate ed ascoltate. Non solo, anche gruppi più recenti come Linkin Park, Foo Fighters e Red Hot Chilli Peppers trovano il coraggio di rinnovare il repertorio, andando a volte contro le esigenze dei fan. Tutte queste band miravano a trasmettere i propri ideali ( un esempio può essere lo slogan “ Anarchy in the UK” della band punk-rock Sex Pistols). Chi li ascoltava si ritrovava nei testi e sceglieva di “ appartenere” ad un genere. I gruppi divennero così icone tra un sacco di giovani. Una parte di essi cercava anche di emularli, imparando così a suonare uno strumento. Così nascevano altre band, sempre più 10 ’0 Interviste e attualità motivate, con l’unico sogno di fare musica in tutto il mondo. Così funziona tutt’ora, non da noi purtroppo. Fuori nascono nuovi gruppi, in Italia continuano a cantare Pupo e Al bano. Riflettiamo su questo punto. Alla nascita della società moderna in cui ci ritroviamo è da ricollegare l’evoluzione dell’industria della musica. Ieri il vinile, oggi l’ I- Pod. È un argomento complesso che ha segnato fortemente la circolazione dei brani in tutto il mondo. Nel 2001 è stato molto discusso Napster, uno dei primi siti di condivision e, a causa del quale poi è nata una vera e propria battaglia legale. In un articolo de Il Sole 24ore del 2001 troviamo scritto: “Molto rumore per nulla? Il caso Napster – o se volete il caso della musica digitale che viaggia lungo le arterie del Web compressa col formato MP3 – ha scatenato una battaglia legale di proporzioni enormi”. Oggi, il caso Napster può considerarsi archiviato; peccato però vi siano nati numerosi altri siti: Emule, Torrent, etc. Infatti “Fermare Napster non significa fermare lo scambio illegale di musica; nel breve o nel medio periodo, non c’è da attendersi che il mercato legale della musica on line decolli vertiginosamente” e ancora “(…) la musica acquistata digitalmente dovrebbe valere 220 miliardi di lire ( NDR 2001) su scala globale , quindi solo una modesta fetta del totale”. Non c’è dubbio infatti che una canzone acquistata da siti come I-Tunes sia molto più economica, ma il problema non è questo. La pirateria infatti ha fatto calare le vendite dei dischi così come i profitti del cantante. Sebbene non sia lo scopo principale, il lavoro svolte e tutte le fatiche per realizzare il disco vengono sminuite. Tuttavia c’è anche chi riesce a vedere l’altro lato della medaglia: “ Ma siamo sicuri che Napster & friends danneggino il mercato? (…) ascolto un brano via Napster, e se mi piace vado a comprare l’intero disco”, ( scritto nel 2001 NDR). Ma forse ormai oggi bisognerebbe scrivere: “ Scarico un brano e scarico l’intero disco”. Comunque sia non bisogna tralasciare gli effetti positivi dell’ evoluzione dei mezzi di comunicazione. La nascita di internet ha sicuramente segnato un passo in avanti nell’informazione e nella circolazione dei brani. Grazie a questo strumento si possono scoprire nuove band, ricercare gli autori del passato, iscriversi a blog e aree di discussione . Senza dimenticare che molte persone riescono anche a far conoscere le proprie canzoni attraverso siti di condivisione. Infine, al contrario della televisione, il Web è di tutti, e tutti possono caricare contenuti ai brani che in televisione non sentiremmo minimamente. Il lato negativo dell’evoluzione digitale è sicuramente la riduzione dei concerti, poiché la musica che vogliamo ce l’abbiamo sempre a portata di mano. Una volta invece l’unico modo per ascoltare musica era quello di assistere al live, stando a contatto con le altre persone, nello stesso luogo, e nello stesso momento..Si rivivono le stesse emozioni. Pensiamo infatti alle vere origini della musica rock. Venivano trasmesse via radio le canzoni delle varie culture bianca e afro. Così ogni cultura prese qualcosa dall’altra e attraverso questa condivisione nacque un nuovo concetto di musica, intesa come linguaggio universale, che va oltre le varie differenze culturali , poiché queste sono accomunate da questa unica passione, quella appunto della musica rock. Marco Pesaresi 5°A Link o emozioni??? Il mondo è cambiato, noi siamo cambiati, o forse sono le evoluzioni che hanno cambiato tutto il resto intorno a Noi. Ognuno di noi vive la sua vita a modo proprio, basandola su delle passioni e degli ideali, alcune volte simili altre differenti rispetto a quelle circostanti. Alcune volte questo modo di vivere può per svariate ragioni diventare monotono e, spingerci a non avere più ideali e voglia di rapportarci con il mondo circostante. Siamo sempre più orientati verso un mondo semplice, basato sulla facilità nel ricercare e trovare le cose, che spesso ci dimentichiamo quali siano le cose veramente importanti, e quanto siano difficili da raggiungere. Noi adolescenti, viviamo come tutti, una fase della vita molto impegnativa, in cui dobbiamo capire quali siano i nostri obbiettivi e quale sia il modo migliore per raggiungerli. Viviamo in un mondo complicato con dei problemi seri e siamo forse un po’ tutti terrorizzati per quello che ci aspetta. Oltre agli impegni quotidiani che dobbiamo rispettare come per esempio lo studio o un lavoro, abbiamo dei momenti di svago in cui ci rilassiamo e stacchiamo la spina per un attimo, come un’uscita con gli amici, o semplicemente navigando su internet. Quest’ultimo è un fenomeno in continua espansione che occupa le nostre giornate e le rende meno noiose del previsto. Quando non sappiamo cosa fare, andiamo su Facebook per chattare con qualcuno, per curiosare sugli ultimi pettegolezzi, o semplicemente per passare del tempo. I social network sono programmi in continua evoluzione di cui tutti, se non quasi, facciamo uso. La nostra conversazione con amici o semplicemente con dei conoscenti, non è più visiva e personale, ma avviene tramite le chat, in cui una persona in alcuni casi maschera le sue reali caratteristiche caratteriali, perché davanti ad uno schermo, è in grado di dire tutto quello che a voce non riuscirebbe ad esprimere. Tutto questo crea un comportamento distorto da quello di tutti i giorni; alcune volte ci serviamo per esempio dei link, cioè di citazioni commenti o frasi, per dichiarare o far capire a qualcuno i nostri sentimenti o le nostre opinioni, ma non sarebbe meglio parlare civilmente con le persone? Il mondo è cambiato, noi siamo cambiati, o forse sono le evoluzioni che hanno cambiato tutto il resto intorno a Noi. Trascorriamo molto del nostro tempo al computer a giocare, ascoltare musica o a navigare, e non ci rendiamo conto che il tempo che noi trascorriamo scorre, e se ci pensiamo bene è tempo perso. Come rimedio potremmo uscire con un amico, andare al cinema, a fare shopping o semplicemente a fare una passeggiata con qualcuno per parlare, confrontarci e trascorrere del tempo insieme. Per non parlare della felicità che viene sacrificata; alcuni dei rapporti più importanti per noi, come l’amicizia o una relazione con una persona, vengono semplicemente distrutti, per una frase o un commento pubblicato, oppure per una semplice conversazione tramite una chat, nella quale alcune nostre affermazioni vengono travisate o non capite. 11 ’0 Interviste e attualità Per essere “normali o appartenenti” ad un gruppo, bisogna per forza avere un social network oppure l’ultima novità di un gioco uscita sul mercato. Ed è questa la verità: viviamo in una società basata su delle cose futili e non importanti. Una qualsiasi persona, magari in questo momento è più preoccupata per il malfunzionamento di un videogioco, che per la caduta del governo italiano. Siamo quasi tutti cresciuti con tutto l’occorrente al nostro servizio, con tutte le comodità e tutti i vizi offerti da un mondo già pronto ed impacchettato, solo li per noi, per essere utilizzato. Forse il grande difetto della nostra generazione è quello di non saper apprezzare le cose che abbiamo intorno, di criticare la maggior parte degli atteggiamenti e di lamentarci. Tutto quello che abbiamo, per fortuna o per disgrazia, ci è stato dato da persone che non ci hanno fatto capire quale sia stato il loro reale sforzo per ottenerlo. Con questo non bisogna pensare che tutto quello che facciamo sia sbagliato. Internet è un’invenzione importantissima ed utile. Senza questo mezzo saremmo persi, ma come tutte le cose ha dei difetti che sta a noi capire. Perché oltre a questo mondo tecnologico, ce n’è un altro da guardare, da apprezzare e da amare, a cui bisogna dare un ulteriore grandissima importanza, ed tutto quello che ci circonda. E soprattutto, dobbiamo apprezzare più le persone che abbiamo intorno, magari ritagliando un po’ del tempo trascorso su internet, per stare con loro, per goderci momenti e soddisfazioni indimenticabili, che una macchina elettronica non può regalarci. Serena Montrucchio 4°A “Odiare significa godere del patibolo di una persona” In occasione della ricorrenza del Giorno della memoria del prossimo 27 gennaio pubblichiamo questa interessante riflessione sull’opera di Primo Levi Se questo è un uomo (in particolare, i capitoli Sul fondo e Rimanere uomini nonostante tutto) Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no Considerate se questa è una donna Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno Meditate che questo è stato Vi comando queste parole Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via Coricandovi alzandovi Ripetetele ai vostri figli O vi si sfaccia la casa La malattia vi impedisca I vostri nati torcano il viso da voi Primo Levi – Poesia introduttiva a Se questo è un uomo Noi che ce ne stiamo tranquilli in casa nostra, che troviamo sempre famigliari e cibo caldo al nostro ritorno, proviamo a chiederci se consideriamo umano tutto ciò..Un nostro simile che lavora nel fango, che non ha un nome, una dignità, dei capelli, una vita! Bisogna rammentare che tutto ciò e successo realmente.. È successo realmente.. che fatica credere che persone come noi, nostri simili, nostri possibili vicini di casa, nostri lontani parenti, abbiano avuto il coraggio di strappare via senza alcuna pietà delle vite. Negli ultimi versi della poesia Levi, quasi con tono arrabbiato, si rivolge a noi chiedendo di ricordare. Una delle sue preoccupazioni più grandi è appunto quella del ricordo; il tener presente che è successo davvero. Ognuno di noi dovrebbe provare ad immedesimarsi in un detenuto; ad immaginare, anche solo per qualche minuto, l’inferno che essi provano. Ecco.. forse riuscire a racchiudere tanto orrore e dolore è appunto: inferno. Levi ad un certo punto del racconto dice “accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso”; quanto è vero! Una volta, che vieni privato e spogliato di tutti i tuoi averi, che vieni riconosciuto solo ed unicamente attraverso un numero e che non possiedi più niente che ti riporti con la mente a casa, cosa ti rimane? Come ti identifichi? Chi sei? Sei del tutto annientato e non saprei dire cosa farebbe più male tra l’essere annientati fisicamente e l’esserlo psicologicamente. A primo impatto verrebbe da dire il primo, ma per il semplice fatto che diventa quasi impossibile privarci dei nostri sentimenti; quasi come una catena invisibile, quasi come la nostra anima. In quell’inferno l’anima veniva strappata via e la catena spezzata senza un minimo di ritegno. Levi, in un momento preciso del testo, riesce a fuggire un attimo da quell’orrore recitando dei versi del canto di Ulisse dell’inferno di Dante. Questo fa si che riesca a riappropriarsi della sua ormai ex”lontana vita. Riesce soprattutto a ritrovare la sua dignità. Non era solo però mentre si recava a prendere la zuppa per gli altri deputati; c’era con lui un altro prigioniero e il fatto anche per costui di ascoltare alcuni versi lo fece sentire, a mio parere, in un’altra realtà. Arrivati alla mensa a Levi venne in mente l’ultimo verso “Infin che’l mar fu sopra noi richiuso” ciò lo riportò alla triste e crudele realtà. Tutta la dignità riacquistata sparì, come un’onda impetuosa che distrugge il castello di sabbia di un bambino. Levi sapeva che ormai lui, come tutti gli altri detenuti, aveva toccato il fondo, erano arrivati alla vera e propria fine. Ricordare che questo è stato diventa quasi un obbligo, non possiamo dimenticare. Tante volte ci può capitare di dire “ti odio”, ad esempio durante una lite con un genitore, ma non è mai inteso come il vero significato della parola odio. Odiare significa godere del patibolo di una persona. Un volta, da piccolina, lo lessi sul vocabolario con una mia amica perché avevamo avuto una discussione. Da lì mi rimase impresso e che io mi ricordi non l’ho più detto a nessuno. L’odio di quei carnefici, di quegli assassini deve essere stato davvero immenso per ciò che hanno fatto.. ma più mi chiedo per quale motivo e più non ottengo una risposta. Approfondire questi argomenti a scuola è importante in quanto si ricorda a tutti quanti quel che è successo, proprio come Primo Levi voleva. Per quanto mi riguarda, quando si trattava soprattutto di chiedersi il perché e non il come e il quando avvengono certi fatti rimango sempre colpita; per esempio del coraggio e della crudeltà con i quali un uomo può uccidere un bambino. Per quanto riguarda il livello psicologico di una persona, o perlomeno la mia, macchiarsi di tali crimini ti porta ad odiarti, a respingere più a convivere pacificamente con quella che è la tua mente. Allora perché tutto questo è accaduto? Come ho già detto è incomprensibile e l’unica cosa che posso dire certo è che dobbiamo continuare a ricordare “..O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi..”. Martina Tordi 2° A 12 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi La qualità delle acque Un progetto dell’ISISS ad opera degli insegnanti Bastianelli, Malavolta e Maffei Che cos’è il progetto? Nell’ambito del progetto ambientale gli insegnanti del dipartimento di scienze hanno pensato di sviluppare un progetto che prenda in considerazione l’ambiente intorno a noi, rappresentato dal fiume Conca. I coordinatori del progetto sono i professori Bastianelli Demetrio e il professor Malavolta Marco con la collaborazione del professor Maffei Mirko che curerà gli aspetti che riguardano il laboratorio di chimica. Quali sono gli obbiettivi del progetto? L’obiettivo principale è quello di dare visibilità alla scuola, attraverso la pubblicazione nel sito della scuola dei dati ricavati da questo studio – ricerca, che verranno aggiornati di anno in anno. Come si svolge? Si pensava di condurre uno studio sulla qualità delle acque del fiume prelevando dei campioni in alcuni punti per poi analizzarli con le attrezzature del laboratorio di chimica dell’ISISS Gobetti, quindi svolgere una vera e propria ricerca scientifica. Quante sono le classi coinvolte? Per questo progetto pensavamo di coinvolgere le classi seconde e terze. Fra queste saranno scelte le classi più curiose e capaci di lavorare. Che cosa crede che gli studenti pensino del progetto? Beh, questa domanda dovrei farla a voi! Penso, comunque, che sia un progetto molto particolare, nel senso che, come detto, coinvolgerà in prima persona gli studenti. Quindi, pensateci bene, preferireste stare a guardare degli esperti (comunque qualificati) parlare o essere voi in prima persona a lavorare in laboratorio? Altri dettagli? Sempre avendo come soggetto il fiume Conca, il prof. Bastianelli Demetrio in collaborazione con la prof. Amalia di Pumpo, coordinatrice del progetto educazione alla salute, organizzeranno una conferenza che avrà appunto come soggetto il fiume Conca, sia per quanto riguarda gli aspetti storici e culturali (con la partecipazione di un esperto locale) che per quelli geologici e scientifici, che verranno trattati da un geologo presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia Romagna. Questa conferenza coinvolgerà anche le classi non presenti nel progetto. Qual è il ruolo dei coordinatori? I coordinatori si occuperanno degli aspetti organizzativi e tecnici. Il professor Maffei in particolare si occuperà degli aspetti tecnici per quanto riguarda le analisi nel laboratorio. Ci può dire quindi il nome del progetto? Certamente: La qualità delle acque. Precisamente, cosa si fa nel laboratorio? Vengono monitorati parametri quali l’ossigeno disciolto, BODS, la temperatura, fosforo totale, azoto totale, azoto nitrico, torbidità, solidi totali, coliformi fecali, nitrati totali ecc. ecc. Sulla base di questi parametri viene elaborato un indice di qualità che riguarda la qualità chimica ed ecologica dell’H2O del fiume. Come sarà organizzato il sito? Il dipartimento di scienze creerà un portale che dovrebbe essere visibile all’esterno, ma anche all’interno, sia agli studenti che hanno fatto parte del progetto, sia a quelli che non ne hanno fatto parte. Questo portale non è ancora ben definito: l’idea è quella di creare un portale con cui si può confrontare il lavoro nel tempo e con altre classi. Poi pensavamo di creare qualcosa di più ampio, dove potremmo scrivere tutte le notizie riguardanti la scienza (articoli di giornale, ecc…). Verrà costruito con la partecipazio ne dei tre insegnanti sopracitati e gli insegnanti di informatica, in particolare il signor Tafuro Francesco. Il sito non sarà passivo, dove si guarda solo ciò che fanno gli altri, ma attivo, dove chiunque può entrare e proporre articoli o richiedere approfondimenti su cose non capite in classe. La Redazione-Valbona Jonuzi, Alessio Carcaiso, Alessia Masini 2°A Tre giorni per la scuola Intervista alla prof.ssa Giorgi sulla Convention nazionale dedicata al mondo della scuola La nostra scuola è stata selezionata per presentare il progetto “Comenius Culture Bridge”. La Convention nazionale dedicata al mondo della scuola si è tenuta alla Città della Scienza a Napoli dal 12 al 14 ottobre 2011. Quali gli obbiettivi? L’incontro prevedeva la disseminazione dei risultati e tra gli obbiettivi c’era quello di far conoscere a livello nazionale i nostri progetti. Qual era il suo ruolo? E come si è tenuto l’incontro? Io, in quanto professoressa, sono stata responsabile del progetto che si è svolto nel triennio 2008-2010. L’incontro consisteva in un partenariato multilaterale e la nostra scuola è stata partner con una di Duisburg e con un’altra di Afyon della Turchia. Come è avvenuta la Convention? Innanzitutto la Convention è giunta alla nona edizione, ed è stato un importante momento di confronto tra i soggetti che operano nell’ambito di progetti e iniziative nel settore dell’educazione, informazione e della 13 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi cultura rivolta ai giovani e a tutti coloro che sono interessati al mondo della scuola. Quale la partecipazione della scuola? La nostra scuola era presente con uno stand nell’area espositiva e abbiamo presentato il progetto nello spazio riservato alla presentazione dell’esperienza. Quando e in che modo è intervenuta durante la Convention? Il 12 e 13 ottobre sono intervenuta durante una sessione di presentazione dei progetti. Abbiamo quindi illustrato alle scuole presenti le modalità e i risultati del progetto ottenendo diversi apprezzamenti. La Duna “, la cooperativa ideata per partecipare al progetto Bella Coopia (progetto istituito dalla Lega Coop) dalla classe 4°A dell’ITC P. Gobetti di Morciano di Romagna, è stata pensata con l’obiettivo di creare idealmente delle opportunità lavorative a giovani che trovano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Gli alunni hanno rivolto i loro sforzi alla progettazione di uno stabilimento balneare che offra una serie di servizi a carattere ludico-ricreativo e culturale, ispirati ai valori dell’ascolto , dell’accoglienza, della tolleranza e della solidarietà. Esso nasce da un’idea maturata dalla necessità di una zona spiaggia alternativa alle numerose già presenti sul litorale romagnolo. Per “alternativa “ si intende un luogo dove poter accogliere e assistere , con personale qualificato, anche persone anziane e disabili durante tutto l’arco della loro permanenza presso lo stabilimento, con l’ausilio di strutture adeguate alle loro necessità. Un’altra peculiarità di questa spiaggia è che è volta totalmente all’eco-sostenibilità, come lascia anche intuire lo slogan scelto dalla classe : “ Cooperando con il Sole “. La Pensa che l’esperienza sia risultata utile a lei in quanto professoressa, e ai suoi alunni? Tutto il percorso a partire dall’inizio del progetto sino alla sua conclusione e all’esposizione dei suoi risultati alla Convention è stata sicuramente un’esperienza positiva che ha contribuito ad arricchire la nostra scuola e a farla conoscere a livello nazionale. Inoltre ha arricchito anche gli alunni e gli insegnanti coinvolti. La redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 4°A La “ Duna “ - Cooperando con il sole Incontro a Reggio Emilia: la 4°A vince la sfida con le scuole della regione Emilia Romagna per il miglior progetto di realizzazione di una cooperativa Il 21 novembre io e i miei compagni di 4°A, accompagnati dalle proff. Bulzoni e Coscia, dopo un anno di lavoro su un progetto per ricreare la nostra idea di cooperativa, abbiamo presentato di fronte ad una giuria di esperti la “Duna”. La nostra presentazione, piuttosto insolita e originale, e la nostra carica, ci hanno fatto vincere…L’ incontro di Reggio Emilia ci ha regalato tante soddisfazioni. A essere premiate infatti sono state l’ idea nuova di una spiaggia sociale e alternativa e la presentazione, ricreando proprio la spiaggia, portando brandine e ombrelloni sul palco e concludendo con un vero ballo..l’ inno dell’ estate: danza kuduroo. Erika Santochirico 4°A Duna nasce anche con l’intento di far stare insieme le famiglie, di facilitare l’apertura all’altro per offrire soprattutto un’esperienza umana. La presenza giornaliera di numerosi collaboratori volontari e non permette lo svolgimento di numerose attività che coinvolgono tutti, grandi e piccini ,offrendo momenti di svago e relax con corsi per mantenersi in forma , escursioni e momenti mondani . Impianti sportivi e aree giochi andranno ad allietare le ore dei più piccoli e durante le ore più calde un bar-ristorante (alimentato a pannelli solari e fotovoltaici ) offrirà ristoro a chi ne avrà necessità. La classe si è mostrata da subito entusiasta all’idea di creare anche seppur concettualmente un qualcosa di così importante ed impegnativo; non si è limitata però solo ad ideare una spiaggia alternativa con i suoi relativi servizi: infatti i ragazzi, con l’aiuto delle proff. Bulzoni e Coscia (rispettivamente economia aziendale e informatica), hanno realizzato anche l’aspetto economico-finanziario e gestionale del progetto, un lavoro che ha richiesto molto tempo e sforzi che sono stati premiati in duplice forma: lo scorso a.s. la classe infatti si è classificata seconda alla selezione provinciale e quest’anno, il 21-112011, gli alunni della 4°A sono stati incoronati a Reggio Emilia vincitori a livello regionale, una vittoria che si potrebbe definire inaspettata e che ha portato una ventata di euforia, gioia e soddisfazione nel gruppo. Chissà che in un prossimo futuro questi ragazzi non potranno usufruire realmente di questa idea per guadagnarsi da vivere ??? Alessio Della Chiara 4°A 14 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi La primavera araba La volontà e gli sforzi dei giovani per cambiare il loro futuro: prendiamo esempio! Il giorno 19 novembre 2011, presso l’aula magna dell’ISISS di Morciano, alle ore 8.30 si è tenuta la conferenza riguardante la Primavera Araba e i giovani nel futuro Mediterraneo. Vi hanno partecipato le classi I - II – III sezione C, III – IV sezione A e III sezione B. I relatori erano Monsignore Giuseppe Colavero ed il giornalista Gabriele del Grande, accompagnati da alcuni volontari e da un rappresentante dell’associazione Michele Pulici di Riccione. La conferenza è iniziata con l’esposizione di un filmato che presentava la negoziazione dei diritti, la difficile situazione dei giovani arabi e il coraggio e la volontà che hanno avuto nell’opporsi alle forze politiche e militari in un periodo di ribellioni e sommosse contro il governo. Si è discusso inoltre sui paesi come la Libia e sulla cooperazione che ci dovrebbe essere tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, cooperazione da cui deriva anche lo slogan della manifestazione. Successivamente le classi partecipanti hanno posto alcuni quesiti ai relatori, ottenendo risposte basate sulle loro esperienze personali. Essi hanno spiegato come in questi paesi, a causa della guerra, molti ragazzi non hanno un lavoro, vivono in condizioni disagiate e ci potrebbe essere, inoltre, una forte repressione verso tutto quello che è antigovernativo. Una nota positiva, invece, è a favore delle donne: in Tunisia è stata emanata una legge che dichiara che le donne non solo hanno il pieno diritto di voto, ma il 50% degli eletti deve per forza essere di sesso femminile. Per quanto riguarda le opinioni dei ragazzi presenti, Elisa Di Giacomo, alunna della classe II C, spiega che per lei è stato un incontro molto importante, poiché le ha permesso di capire il potere che hanno i giovani nel far cadere una dittatura e la volontà che hanno di portare il bene per il loro paese. Anche Casadei Simona, altra alunna della classe, esprime il suo pensiero, dicendo che secondo lei è stata una conferenza molto interessante poiché le ha fatto comprendere che nel mondo vi sono tante persone che soffrono, pertanto noi dobbiamo essere davvero contenti della libertà che abbiamo. Adila (20 anni) da 8 mesi in Italia. Questo corso le è utile per integrarsi meglio all’interno della scuola. Julieta (22 anni) viene dall’Argentina, non frequenta questa scuola ma ha saputo di questo corso vivendo a Morciano. Le piace l’Italia e spera di ottenere la cittadinanza, ma le manca il suo paese dove ha tutta la sua famiglia. Ha il ragazzo a Torino ed ha imparato abbastanza bene in solo un mese e mezzo l’Italiano. Jiawei (16 anni) viene dalla Cina, anche se è qui da 2 anni; nel corso c’è anche sua sorella. La sorella parla molto meglio l’italiano, lui invece ha ancora qualche difficoltà in più. Per lei è molto diverso ovviamente essere qui, il corso l’ha aiutata tantissimo: “All’inizio non sapevo niente e stare in una classe normale per me era come dormire in classe.” Raymond (18 anni) è in Italia da 2 anni e 11 mesi. Ha trovato degli amici e persone che gli vogliono bene, grazie a questo per lui è tutto più semplice. Ha preso un diploma in Nigeria, ma dice che qui non conta nulla. Ha dovuto ricominciare da capo venendo qui. Ila (15 anni) viene dall’Azeirbaijan ed è la sorella di Adila. Si trova molto bene in classe e nel corso. Per lei la scuola dovrebbe avere lezioni più corte, con esercizi di verifica più vicini. Anastasia (18 anni) viene da Minsk. Mancano anche a lei i suoi amici, rimasti in Bielorussia. E’ qui da 1 anno ed è andata in una scuola di lingue per imparare l’italiano. La sua prima lezione all’interno del corso è stata proprio il giorno in cui hanno sostenuto più interviste (la nostra e un’altra video) , chissà che idea si sarà fatta! Alessio Carcaiso Valbona Jonuzzi Alessia Masini 2°A Premiata la redazione “storica” de L’Ape dell’ISISS Vittoriosa al concorso nazionale per il miglior giornalino scolastico Matteo Acciaoli, Elisa Di Giacomo, Deni Dona, Sonia Ruggiero 2°C Italiano per stranieri Un’iniziativa dell’ISISS Gobetti-De Gasperi per favorire l’integrazione Il corso di Italiano è un’iniziativa presa per aiutare persone straniere a meglio integrarsi, all’interno della scuola e non solo, insegnando loro la lingua. All’interno di questo corso vi sono ragazzi di diversa età, provenienti da diverse parti del mondo, ad esempio Argentina, Cina, Azerbaijan, Bielorussia… A curare il corso è la professoressa Generoso Antonella che, con molta pazienza e passione, “aiutata” dai ragazzi che parlano meglio la lingua, segue quelli che hanno più difficoltà. Ci sono persone con diversi livelli di conoscenza, ragazzi nati in Italia che fanno quasi da “tutore” a quelli arrivati da poco. Ecco qui la vecchia redazione dell’Ape dell’ISISS! Componenti femminili: Giulia Costa, Linda Pangrazi, Giulia Tasini 5A e Debora Sabba, Erika Santochirico 4A. Componenti maschili: Matteo Serafini, Elia Pari e Luca Pronti 5A. Coordinatore Prof. Giuseppe Vanni; (al centro nella foto il preside del nostro istituto Prof. Franco Raschi). Onoratissimi di ricevere il premio nazionale relativo al concorso per il miglior giornalino scolastico, concorso a cui hanno partecipato centinaia di scuole italiane e al quale noi siamo arrivati primi a pari merito insieme ad altre nove scuole superiori concorrenti. Ringraziamo quindi tutti coloro che hanno contribuito all’uscita del giornalino scolastico 20102011, e tutti coloro che vorranno offrire in futuro il loro contributo. Grazie perché non abbiamo vinto solo noi, ma tutti insieme. La Redazione 15 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi Il Racconto d’Inverno Una tragicommedia di William Shakespeare Campioni in erba Intervista ad Andrea Grassi, giovane in forza al Cesena Calcio e studente dell’ ITC Gobetti (5°A) Andrea, ti aspettavi questa chiamata così importante per un giovane come te? Facciamo qualche passo indietro. Sicuramente è stata importante la scorsa annata perché credo sia stato un anno indimenticabile culminato con la vittoria del campionato italiano della categoria Juniores. Naturalmente considerando l’importanza delle partite, molti osservatori di squadre professionistiche si sono recati a vedere le fasi finali e in quell’occasione sono stato notato. La sera del 29 novembre la 4°A si è recata al Teatro della Regina di Cattolica accompagnata dai proff. Vanni e Giorgi per assistere allo spettacolo“Racconto d’ inverno”di William Skakespeare. Si è trattato di un’esperienza nuova per i ragazzi che sono abituati oramai solo al cinema.. Chissà, magari nascerà una nuova passione per il teatro e i suoi “riti”…ad esempio, lo sapevate che non si può indossare il viola ad uno spettacolo? Erika Santochirico 4°A Riportiamo qui sotto il comunicato stampa del Teatro della Regina. “Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e di folletti”. Con questa battuta - del giovane principe Mamilio, segnato dal destino - si spiega il senso del titolo del Racconto d’inverno, opera che si colloca tra le ultime composte da Shakespeare. Siamo di fronte a una tragedia? No, tutt’altro. Secondo la definizione degli studiosi si tratta piuttosto di una tragicommedia o di una commedia romanzesca, di quelle che fanno corona a un indiscusso capolavoro come La tempesta e che rispecchiano un momento di già matura, malinconica riflessione sull’esistenza. E infatti nel trascorrere dei cinque atti si passa dalle atmosfere di grande tensione emotiva della prima parte, attraverso un quarto atto intriso di comicità solare, verso un finale che riconcilia con la vita, carico di lirica dolcezza. Ambientato in luoghi dal sapore esotico con una trama ricca di colpi di scena, tra viaggi avventurosi, tempeste, ritrovamenti insperati, il testo narra le vicende di Leonte, il re di Sicilia, che, posseduto da una gelosia cieca e distruttiva, annienta tutto ciò che gli è più caro: la moglie Ermione, i figli Mamilio e Perdìta e l’amicizia di una vita con Polissene, re di Boemia. I registi Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani ne parlano come di un “Otello senza Iago, dove la gelosia è trattata come un fenomeno puro che, né più né meno dell’innamoramento, può essere repentino e immotivato e non ha bisogno di sobillatori”. Sedici anni dopo, il quarto atto ci introduce in un mondo bucolico, per raccontare l’amore clandestino tra Perdìta (incredibilmente sopravvissuta alla furia del padre) e Florizel, figlio di Polissene. Da qui in poi è un susseguirsi di situazioni comiche ed espedienti drammaturgici che portano dritti verso un finale sorprendente, dove alle classiche agnizioni e riconoscimenti, si aggiunge un’insperata “resurrezione”.Come in un “Romeo e Giulietta a lieto fine”, qui sono i figli lo strumento di riconciliazione dei padri e i protagonisti di un percorso di trasformazione “che attraversa le generazioni e il ciclo del tempo”. Appena hai saputo della chiamata, che emozioni sono scaturite dentro di te? Bè, in me è scaturita una gioia e una soddisfazione enorme. Può capitare a quest’età che una chiamata così importante possa portarti fuori strada, ma in me si è creata ancora più voglia di fare sacrifici e di migliorare. Come sei stato accolto dai compagni e dal mister durante i tuoi primi allenamenti? Naturalmente i primi giorni d’allenamento non conoscevo nessuno, ma piano piano mi sono integrato essendo gli altri giocatori miei coetanei ed è nata subito una bella intesa sia in campo che fuori. Ho imparato a conoscere meglio anche il mister grazie alla sua collaborazione, mettendomi a disposizione della squadra nel momento in cui c’era bisogno. Non eravate partiti benissimo, ma seguendo la classifica ora siete in ripresa, qual è il vostro obbiettivo? All’inizio abbiamo fatto un po’ fatica perché molti di noi non avevano mai giocato assieme e come ogni squadra c’è bisogno di tempo per trovare feeling con i compagni. Siamo partiti con due sconfitte poi, iniziandoci a conoscere meglio, sono arrivati i risultati che ci aspettavamo. Ricordo con maggior piacere la vittoria con il Bologna, partita nella quale eravamo andati ingiustamente in svantaggio, ma nei minuti di recupero, segnando due gol, siamo riusciti a ribaltare il match. Il nostro obbiettivo è quello di migliorare giorno per giorno diventando una squadra vera e di arrivare a fine campionato senza nessun rimpianto con la soddisfazione di aver dato il massimo in ogni gara. Come riesci a conciliare la scuola con gli allenamenti? Avendo sempre gli allenamenti (ad esclusione della domenica) devo recarmi con il treno tutti i giorni a Cesena; studio quindi soprattutto la sera: è una faticaccia, ma ne vale la pena! Simone Rossetti 5°A 16 ’0 Il libro – Il film Wall Street 2 Gordon Gekko e la generazione dei tre niente: niente lavoro, niente reddito, niente prospettive Investimenti, speculazione, prestiti e crisi. Questo è il succo di Wall Street , film che a mio avviso è un’analisi economica della società contemporanea. Il film inizia con Gordon Gekko che nel 2001 esce dal carcere dopo aver scontato la sua pena per insider trading (cioè era accusato di aver ottenuto informazioni su aziende in modo illegale ) ed evasione fiscale; il protagonista trova quindi un mondo cambiato, in peggio. Nel frattempo scrive un libro in cui mette tutti in guardia dall’imminente crack finanziario, senza però ricevere la benché minima attenzione, visti i suoi trascorsi. Per pubblicizzare ulteriormente il suo libro Gekko decide quindi di tenere una conferenza in un’università dove sottolinea ulteriormente l’imminente tracollo della borsa; di lì a pochi giorni, infatti, si assiste al precipitare delle borse che porta al fallimento un’importante banca di investimenti che aveva in portafoglio diversi titoli tossici (chiaro riferimento alla Lehman Brothers), crollo che farà precipitare il valore degli immobili e che di conseguenza farà ritrovare le persone a pagare costosi mutui per case dal valore dimezzato. Nel frattempo, Gekko conosce il fidanzato di sua figlia (Jacob Moore, broker professionista) e, visto che quest’ultima non gli rivolge più la parola, lo usa per riavvicinarsi a lei. Jacob viene quindi a scoprire che Gekko, nel periodo in cui esercitava anch’egli la sua stessa professione, aveva aperto un conto in Svizzera dove, con il tempo, era maturato con gli interessi un capitale stimato attorno ai 100 milioni di dollari e che il suddetto conto era intestato alla figlia che lo avrebbe potuto utilizzare a partire dai suoi 25 anni. Winnie, la fidanzata di Jacob, un’idealista democratica, vuole dare i soldi in beneficenza in quanto pensa che i soldi guadagnati in Borsa siano sporchi ma Gekko, manipolandola, riesce a impossessarsi di tale somma e riavvia la sua vecchia attività. Come ho già sopra accennato questo film non è altro che un report su tutto quello che sta succedendo: l’autore, purtroppo, non si è dovuto spremere in maniera immane le meningi per realizzarlo, infatti, purtroppo questo è quello che ci si prospetta davanti : “ “. No, non ho sbagliato , non ho lasciato quello spazio così a caso, quello spazio è proprio il NULLA. Gekko nel film lo aveva accennato che noi siamo la generazione dei tre niente: niente lavoro, niente reddito, niente prospettive, e come dargli torto???. Accendete la tv e andate su un qualsiasi Tg, sentirete parlare solamente di tagli al personale (ciò implica che non vi saranno nuove assunzioni), recessione, crisi globale, stipendi diminuiti, tracollo finanziario, PIL , debito pubblico , BOT , BTP, BUND, spread , tassi di rendita ecc… Non è di certo uno scenario rincuorante quello che ci si prospetta di fronte. Ecco, non so se ne siete al corrente, ma ogni bambino italiano che nasce, nasce già con un debito pubblico sulle sue spalle attorno ai 25000 € (in aumento), i mercati non danno più credibilità allo Stato italiano e di conseguenza ai suoi titoli (BOT e BTP per citarne alcuni) che per essere acquistati, talvolta da enti privati come le banche , devono alzare il tasso di rendita. Sappiamo tutti benissimo che un’ investimento con un tasso di rendita elevato non è mai un buon investimento, in quanto il rischio di non realizzare l’utile sperato è alto, ma il problema non è tanto questo, il problema è che lo Stato ,CHE SAREMMO NOI ITALIANI, non riuscirà a pagare queste rendite in quanto l’attuale 7.25 % è veramente troppo alto. Detto ciò il debito sulle nostre spalle aumenta e come diceva il caro vecchio principe Totò : “ e io pago !!! “. E sì , noi paghiamo, dobbiamo pagare tutto e dobbiamo farlo senza un lavoro, certo non ci dobbiamo lamentare , il nostro tasso di disoccupazione non ha niente a che vedere con quello di alcuni degli altri stati UE, ma nemmeno quello che ci viene a costare quotidianamente il nostro sistema di governo ha niente a che vedere con quello degli altri stati europei. Saltano fuori cifre improponibili, 11€ per un pranzo da nababbi, stipendio base per un parlamentare che si aggira sui 12000 € al mese , doppi incarichi nelle regioni (stipendio base 8000€ ) oppure liberi professionisti che esercitano normalmente e ricoprono anche cariche istituzionali, più auto blu in Italia che in America, e poi un bicameralismo che allunga i tempi di promulgazione delle leggi e quindi ulteriore dispendio di denaro PUBBLICO, numero di senatori e deputati troppo alto e così via dicendo. La crisi c’è e bisogna cercare di esorcizzarla … ma come ? Io credo che per porre una soluzione a questa situazione non serva andare a perdersi nei meandri della finanza e dell’economia, penso che basti innanzitutto tagliare il superfluo, cosa ridurre mi pare di averlo lasciato intuire a chiare lettere poche righe sopra. Se questi tagli venissero attuati sono sicuro che non sarebbero necessarie patrimoniali o altre misure anticrisi, ecco, quello che volevo dire è :“iniziamo a combattere questa crisi dai problemi più evidenti che ci attagliano”. Altro punto importantissimo, non bisogna dimenticarsi assolutamente del fenomeno flagello dell’economia italiana : l’evasione fiscale, solamente con una seria lotta nei suoi confronti l’Italia riuscirà a risanarsi. Infine, se quello che dice Keynes è vero, cioè che la domanda crea l’offerta, facciamo in modo che questa domanda aumenti redistribuendo i redditi (siamo o non siamo in un paese del welfare ???) e facendo di conseguenza aumentare il PIL. Aiutiamo l’Italia a ritornare quella bella signora che era fino a qualche decennio addietro. Così facendo tutti quei valori sballati che ci scorrono davanti agli occhi durante i Tg oppure in una pagina sul web, non dico che come per magia ritorneranno ai loro livelli “ normali “ ma quanto meno gli verrà data una mano a farlo. Questo film lo insegna molto bene, quello della borsa è un gioco dove a giocare ci si può fare male sul serio. I mali della nostra società, quelli che hanno costretto il mondo in questa condizione, lo sapete quali sono? ... sono l’avidità del denaro, la speculazione ed il vero nemico è il prestito. Attenzione, questo non deve fare passare il denaro come “ cattivo“, questo infatti è come una donna che non dorme mai e che sta nel letto accanto a te con un occhio sempre aperto, ed è gelosa e se non la riempi di attenzioni un bel giorno ti svegli e lei se n’è andata per sempre (cit. Gordon Gekko), è il forte desiderio per esso che è malvagio, tanto da fare dire ad un uomo che il suo prezzo è “di più”. Alessio Della Chiara 4°A 17 ’0 Il libro – Il film Remo e Romolo…gli altri Un romanzo storico su un periodo cruciale del Novecento Un alunno del Gobetti, Alessio Carcaiso della 2°A, ci presenta il suo romanzo appena pubblicato. Sì, avete letto bene, Alessio ha solo 15 anni ed è già alla sua prima opera letteraria: e non si tratta di una comune storia adolescenziale, ma di un romanzo storico! Spesso nella vita di tutti i giorni ci lamentiamo per delle cose futili, o comunque importanti ma non di importanza vitale… La nostra squadra del cuore perde, ci si ferma il motore o prendiamo un brutto voto che ci rovina (o affossa) la media! Ma sono tutte cose (tranne la prima, forse!) alle quali si può rimediare. La storia raccontata in questo libro invece, parla di cose impensabili alle quali “rimediare”. E’ la storia di Romolo, di suo fratello Remo, in parte anche della sua famiglia e soprattutto del suo percorso per tornare a casa. Un percorso che è stato un vero e proprio viaggio tra l’inferno e qualche tappa rappresentata da qualche “oasi” di speranza. Quel cammino di vita sopra una lama affilatissima che il protagonista non sa mai se riuscirà a superare. E’ la storia della loro deportazione al tempo della seconda guerra mondiale ed essi non sono due persone immaginarie, o a noi lontane. Sono qui! Almeno Romolo Brilli, è qui. E’ ormai un’ “istituzione” a Morciano, tutti o quasi lo conoscono e vedendolo, vedono solo un signore anziano. Non possono avere una minima idea di tutto ciò che ha provato negli anni della prigionia, vedendosi privato della sua famiglia, dei suoi affetti, della sua vita. Andando un po’ più nello specifico, nel giorno dell’Armistizio, in quel giorno in cui tutto doveva finire, il giovane protagonista, si è trovato davanti ad un bivio. Il lasciarsi abbandonare alla morte oppure affrontare le prove durissime che la vita gli ha posto. La scelta è stata ovvia ma ha lasciato dentro di sé una scia di dolore che nessuno potrà mai affievolire. Ed è questo che il libro vuole principalmente rappresentare assieme alla speranza che, nella mente di Romolo, cresce ogni volta che succedono gli eventi negativi. Comunque voglio più che altro parlarvi brevemente di ciò che mi ha spinto a scriverlo, a portarlo fino in fondo e ad averne la “massima cura” come autore, cioè vari episodi e varie tappe di questo viaggio, di questo percorso, di questa storia. Il dovermi immedesimare in una qualunque persona dell’epoca che si trovava a Piazza Venezia il giorno della dichiarazione di guerra, il cercare di capire perché ciò avvenisse, e fare finta per un attimo di non conoscere la storia e quindi confondermi col popolo, a chiedermi ciò che si sono sempre chiesti Remo e Romolo, ovvero “cosa succederà poi”? Questo per dirvi che, ad ogni episodio “significativo” della storia, corrisponde un mio personalissimo percorso “mentale” che mi ha portato a vivere la storia stessa. L’episodio del loro primo arrivo a Morciano mi ha portato a provare la speranza, la voglia di ricominciare da capo, il lasciarsi il dolore alle spalle. La morte di Remo, anche se più precisamente potremmo dire il suo “allontanamento da Romolo”, mi ha portato ad immedesimarmi in Romolo stesso. A provare il suo dolore e la sua sofferenza nel vedersi strappato un fratello senza poter fare niente. L’uccisione del loro amico Carlo incontrato nel campo di concentramento, mi ha portato a provare angoscia, dispiacere e paura per ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. L’inizio poi dell’improbabile lavoro da fornaio di Romolo all’interno del campo mi ha fatto sorridere, creando una sorta di comicità mista alla tragedia e leggendo capirete il perché. Le tre fughe di Romolo invece mi hanno fatto sperare e incitarlo dentro di me mentre scrivevo a correre sempre più veloce e a nascondersi sempre più accuratamente. Ed infine il ritorno a Morciano, l’apprezzare anche la semplicissima scritta “Benvenuti a Morciano” sbiadita e resa irriconoscibile dalla guerra stessa, mi ha fatto provare contentezza e sollievo per Romolo che poteva rifarsi una vita, ritrovare tutta la famiglia, ma anche dispiacere per il gemello, che non ha avuto la stessa opportunità. Quindi concludo questo breve articolo di presentazione del libro dicendovi semplicemente che ho realizzato ciò, non tanto per darvi un po’ di carta in più da mettere in un cassetto o (per chi ama leggere) in una libreria, ma per raccontarvi, nel modo migliore possibile una storia che meritava e merita di essere raccontata. Grazie a chiunque si “affiderà” alla mia scrittura e comprerà il libro, disponibile in edicola da Zanni qui a Morciano oppure ordinabile sul sito www.pensieriparole.it Alessio Carcaiso 2°A Come te nessuno mai Un film sempre emozionante, un affresco generazionale tenero e ribelle Il film “Come te nessuno mai” riesce a trattare, nell’arco di pochi giorni, temi importanti nella vita di ogni ragazzo, specialmente di quelli di città. La storia vede come protagonista Silvio, un ragazzo che frequenta un liceo di Roma. Attorno a lui ruotano tutte le tematiche principali del film, come ad esempio l’amore (che prova per Valentina prima, ma del quale capirà il vero significato solo alla fine quando lo sperimenterà sia fisicamente che emotivamente con Claudia). Tutte le scene sono legate da un filo conduttore, ovvero l’occupazione della scuola da parte degli studenti. In alcune parti (vedi discussioni tra Silvio e il padre che vorrebbe fargli cambiare scuola) è l’argomento principale, in altre invece è solo ciò che da inizio a 18 ’0 Il libro – Il film discussioni di tutt’altro genere (vedi la lite tra Silvio e la sorella Chiara, la quale gli confessa di avere una “vita segreta” della quale lui e i suoi genitori non sanno nulla). Penso che sia in un certo senso “divertente” il fatto che l’occupazione della scuola sia il filo conduttore quando in realtà è l’argomento che meno tocca i ragazzi del film. Essi infatti, svolgono l’occupazione puntigliosamente e in modo decisamente organizzato, ma alla fine non si capisce mai veramente quale sia la vera ragione dell’occupazione stessa. Inoltre, sembra che neppure loro la capiscano, andando avanti a suon di frasi fatte e vecchi motti usati nella medesima circostanza dai loro genitori nel millenovecentosessantotto. Come detto però, anche se i particolari dell’occupazione sembrano molto confusi, essa è molto utile per sviluppare i vari rapporti tra i personaggi del film. Sembra proprio che l’unica ragione che spinga i ragazzi ad occupare sia lo stare in gruppo e socializzare. Tutte le volte che si trovano da soli nella scuola occupata infatti non pensano a dove volere arrivare con la loro forma di protesta, non ne parlano quasi mai se non alle “assemblee” organizzate dai più “vivaci” di loro. Parlano invece di tematiche legate all’amore e al sesso. In uno dei tanti discorsi di questo tipo, Martino (amico di Silvio) parla della sua ragazza Valentina, facendo sembrare stupendo il loro rapporto “in crisi”. Gli altri ragazzi lo guardano con invidia, specie Silvio, da sempre “innamorato” di Valentina. Ed è qui che emerge una figura all’apparenza di “contorno”, ma che credo sia molto importante per Silvio, ovvero il fratello Alberto. Silvio preferisce rivolgersi a lui, anzi che ai genitori, quando ha problemi di cuore o più in generale a scuola. Il protagonista vede Alberto come una sorta di “guru” che sa tutto e che qualsiasi cosa faccia o dica è giusta. In realtà poi si scoprirà che non è così, dato che persino Alberto verrà mollato dalla sua ragazza. Tra i tanti pessimi consigli però riesce a dare a Silvio quello fondamentale che lo spingerà tra le braccia di Claudia, che credo sia il personaggio che meglio rappresenta i vari aspetti di due temi importanti come amore e amicizia. Claudia è la migliore amica di Valentina, ma è sempre stata segretamente innamorata di Silvio. Quando viene a sapere di un bacio tra Silvio e Valentina “scarica” l’amica. In seguito, si giocherà il tutto per tutto confessando i suoi sentimenti a Silvio e rischiando così di perdere anche lui per voler trasformare in amore la loro amicizia. Il “tema del migliore amico” viene riproposto (in modo più leggero) anche tra Silvio e Ponzi. Dico “più leggero” perché non appena Silvio si arrabbia con Ponzi, reo d’aver rivelato un segreto personale dell’amico, il giorno dopo è già pronto a perdonarlo. Dunque questi sono i principali rapporti d’amicizia, storia diversa per i rapporti tra genitori e figli. Parlando della famiglia di Silvio, è curioso vedere come il loro rapporto genitori/figli sia diverso e uguale allo stesso tempo per tutti i fratelli. E’ uguale perché tutti e tre non hanno un vero e proprio rapporto sincero e aperto con i loro genitori. E’ diverso, perché Alberto (ormai adulto) non parla proprio con i suoi, Silvio (sulla strada per diventare come Alberto) ogni tanto “cede” alle pressioni dei suoi, Chiara invece racconta loro solo ciò che vogliono sentirsi dire. Altre tematiche “importanti ma di contorno” sono l’impegno politico e la classificazione dei ragazzi in base a mode di ogni tipo: musicali (punk), sportive (skaters), o idee politiche (neofascisti). E’ proprio quest’ultima “fazione” che viene messa più in risalto perché si scontra con gli studenti di sinistra che occupano la scuola. E’ specialmente per quest’ultima tematica (la politica, i neofascisti, ma anche l’occupazione stessa) che ad inizio testo ho detto che secondo me il film riguarda principalmente la vita dei ragazzi in città. Perché in “piccole realtà” come quella in cui viviamo, i ragazzi appunto vedono il mondo “piccolo” ed hanno meno pensieri per la testa. Molte altre nel film cose invece si avvicinano alla realtà anche se personalmente credo che fare un film realistico su temi così ampi ed importanti, sia un po’ come fare un oroscopo. Al mondo ci saranno milioni e milioni di Acquari ad esempio, se l’astrologo dice una cosa ben precisa su quel segno, almeno per una persona ci azzeccherà per forza. Questo per dire che il rapporto conflittuale prima e amichevole poi di Silvio con la sorella, le varie amicizie andate in fumo, quelle consolidate, ecc…Sicuramente tutto ciò riguarderà da vicino alcune persone e quindi per esse è raccontato tutto in modo realistico, così come ci saranno persone che non verranno sfiorate da questi temi e che quindi potrebbero ritenerli “ingigantiti” per far meglio riuscire il film. Personalmente, essendo figlio unico, non posso e non so dare giudizi sul rapporto di Silvio con i suoi fratelli, ma per quanto riguarda il rapporto che ha con i suoi genitori, posso dire che non mi riconosco. Anzi, tra le tante situazioni piacevoli o meno che ho sperimentato in amicizia ed in amore fin ora, è stato proprio il rapporto tranquillo e aperto con i miei genitori l’unico grande punto fermo che mi sta aiutando nella crescita. Crescita, che è anche il vero “obbiettivo” di Silvio e più in generale anche degli altri personaggi del film. Ci sono in particolare due scene che colpiscono molto in questo senso. In una, i ragazzi che hanno fatto occupazione una volta presi dalla polizia e portati in questura, hanno cercato di ripudiare e minimizzare quanto fatto (e quindi anche ciò in cui “credevano”). Nell’altra, Silvio va da Ponzi a dirgli che è diventato uomo non per aver fatto l’amore con Claudia, ma per aver capito il vero significato della parola “amore”. All’apparenza, queste scene non c’entrano molto l’una con l’altra, ma secondo me si nota in particolare l’avvenuta crescita di Silvio (manifestata nella sua saggezza) e la mancata crescita dei suoi compagni (riscontrata nell’insicurezza, nell’immaturità e nella superficialità con le quali abbandonano le loro idee per non finire nei guai più di quanto non lo fossero già). La scena sopracitata riguardante Silvio è anche l’ultima del film e tratta come detto d’amore. Il fatto che la parte iniziale invece trattasse di politica, secondo me ci fa capire che si siano inizialmente voluti capire i significati che si possono trovare dietro ad un gesto così forte e allo stesso tempo senza un apparente motivo valido, come quello dell’occupazione scolastica. Alessio Carcaiso 2°A 19 ’0 Playlist “Era la grande occasione la festa, si celebravano celebrità!” Il 9 luglio finalmente i Subsonica hanno fatto tappa a Cattolica all’Arena della Regina! I Subsonica sono un gruppo musicale alternative rock italiano nato a Torino nel 1996. Nella loro carriera hanno pubblicato 6 album in studio e venduto complessivamente 400.000 copie di dischi. La band è formata da Samuel che è la voce principale, C-Max voce e chitarra, Boosta voce e tastiera, Ninja alla batteria e Bass Vicio al basso. Il loro ultimo album, pubblicato l’8 marzo 2011 dalla EMI, ha ottenuto molto successo ed è stato il protagonista del loro live. Ci siamo incontrate davanti al teatro della Regina verso le 19 e insieme abbiamo aspettato, nonostante il caldo infernale, che aprissero i cancelli. Il concerto, dopo tanta attesa, è iniziato alle ore 21 e 30 con la comparsa sul palco del mitico Boosta, il tastierista del gruppo. Ci è rimasto molto impresso per il suo modo originale di attirare l’attenzione del pubblico, soprattutto con il suo atteggiamento simpatico che si notava dalle “smorfie” e dai movimenti che faceva mentre suonava. Il concerto è stato molto coinvolgente, per la capacità del gruppo di riuscire a intrattenere in maniera vivace il pubblico: infatti le canzoni erano accompagnate da scenografie che rendevano il live ancora più spettacolare! Questo concerto, rispetto ad altri a cui abbiamo partecipato, ci ha colpito maggiormente perché oltre a cantare le loro canzoni a squarciagola tutto il pubblico si divertiva a ballare scatenandosi. Il momento in cui tutti i fans sono stati coinvolti nel concerto è stato quando il cantante Samuel ha chiesto a tutti di scendere per terra e al suo “via!” saltare tutti verso l’alto cantando uno dei brani che ha riscosso maggiore successo dell’ultimo loro album, Il Diluvio. I Subsonica, al termine del concerto, hanno preso la loro telecamera e hanno ripreso tutti noi spettatori presenti salutando calorosamente i loro fans, per poi pubblicarlo sulla loro pagina ufficiale come ricordo di un altro successo ottenuto tra noi giovani. È stata senz’altro un’esperienza indimenticabile, uno dei concerti a cui ci siamo sentite del tutto coinvolte insieme al pubblico e, ora, non ci resta che aspettare il prossimo concerto! Scaletta 9 luglio – Cattolica - Arena della Regina 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. Prodotto Interno Lurido Albascura L’ultima risposta Nuvole rapide Quando L’odore Tra gli dei Dentro ai miei vuoti Serpente Veleno Incantevole Discolabirinto Aurora sogna Sul sole Eden Liberi tutti Il diluvio Colpo di pistola Benzina Ogoshi Istrice La funzione Tutti i miei sbagli Strade Debora Sabba, Sabrina Pintus, Caterina Pintus 4°A 20 ’0 Playlist-Sport I Lastime Marco Simoncelli: uno di Noi I maestri riminesi del punk-rock pubblicano il loro primo EP Dedichiamo la chiusura di questo numero al Sic che troppo presto ci ha lasciato I Lastime sono una band punk/rock del riminese, nata nel maggio del 2011 dall’incontro di quattro giovani musicisti accomunati dalla passione per lo stesso genere musicale. Questi ragazzi (Luca Mascia 3°H - chitarra elettrica, Luca Tellurio- voce, Filippo Lorrai- basso elettrico e Luca Montanari 4°A – batteria) hanno già diverse esperienze in ambito musicale alle spalle e decidono subito di iniziare la loro avventura proponendo alcune cover dei gruppi che maggiormente li influenzano, come Fall Out Boy, Ataris, Yellowcard, New Found Glory e A Day to Remember. Dopo aver preso più confidenza tra di loro e aver instaurato un ottimo rapporto di amicizia, i component i della band trascorrono l’intera estate a creare pezzi propri per dare vita al loro primo EP, intitolato “Everything describes us as losers”, contenente quattro tracce più una in versione acustica. L’uscita del loro disco, infatti, è prevista per la metà di dicembre. In questo periodo, però, i Lastime non rinunciano a numerosi concerti dal vivo, quindi si esibiscono parecchie volte durante feste, eventi e in alcuni locali della città di Rimini e Cesena, divertendosi e facendo conoscere al pubblico il proprio genere musicale e le proprie canzoni. Questi giovani ragazzi sono molto fiduciosi sul fatto che la pubblicazione di questo EP porterà loro grandi soddisfazioni e per il momento sperano che questa loro passione possa diventare in futuro qualcosa di più di un semplice ed emozionante passatempo. Nel nostro giornalino non poteva mancare un piccolo spazio riservato ad un grande campione della Motogp come Marco Simoncelli, rimasto vittima di un tragico incidente nel circuito della Malesia durante il secondo giro di gara. Originario di Coriano e amante delle sua terra romagnola, Marco era un ragazzo simpatico, solare e sempre con la battuta pronta, con una grandissima passione per la moto. Durante la sua carriera di motociclista ha raggiunto traguardi molto importanti come il titolo di campione del mondo della classe 250. La sua morte ha provocato un dolore immenso alla sua famiglia, affiancata dopo il tragico accaduto dagli amici, dal team di Marco e soprattutto dagli innumerevoli fans, giunti a Coriano per dare l’ultimo saluto al loro grande Campione. Inutile dire che Marco sarà sempre uno di Noi! Di Lui ricorderemo la sua grande testa di capelli, la sua simpatia e il grande amore per la sua moto, che lo ha accompagnato nelle sfide, nei momenti difficili e al raggiungimento di importanti traguardi. Ciao Sic! Come recitava un grande striscione il giorno del tuo triste saluto: “Ora vai e insegna agli angeli come si impenna!” Serena Montrucchio 4°A Luca Montanari 4°A e Luca Mascia 3°H 21 ’0 Sala giochi