GENNAIO 2012 - ANNO 3 – N. 5
Morciano, Largo Centro Studi 12/14
Magazine degli studenti dell’Istituto Gobetti - De Gasperi
INTERVISTE E
ATTUALITÀ
Da pagina 2
VOCI DAL
GOBETTI - DE GASPERI
Da pagina 12
IL LIBRO – IL FILM
Da pagina 16
www.isissmorciano.it
[email protected]
PLAYLIST
Da pagina 19
SPORT
Pagina 20
SALAGIOCHI
Pagina 21
2
Interviste e attualità
Visita al mensile “La Piazza”
Il 28 ottobre la redazione del giornalino insieme
al Prof. Vanni, coordinatore dell’Ape dell’ISISS,
ha avuto l’occasione di intervistare uno dei collaboratori
del giornale La Piazza, Matteo Marini.
territorio; sulla cronaca infatti escono i quotidiani e le news online. Il
giornale si apre sempre con un’inchiesta, segue poi il racconto del
territorio, dei personaggi locali, di politica e di economia. Cerchiamo di
raccontare inoltre le storie di aziende del territorio che hanno avuto
particolare successo.
Che cos’è una notizia?
Come risposta Marini ha affermato prontamente:
“Non è il cane che morde l’uomo, ma è l’uomo che morde il cane.”
Vi raccontiamo le realtà che emergono, gli esempi di chi si distingue per
varie cose, per esempio aziende che hanno un bel risultato a livello
nazionale e internazionale.
Scrivete anche di politica nazionale?
Quella di Roveri è una finestra aperta sulla politica nazionale, in gergo si
direbbe “un corsivo”, cioè un “pezzo” di opinione, quindi non è il
racconto di un fatto ma il commento di un fatto. Per il resto il nazionale
ha valore per noi solo come riflesso sul locale.
Il sito Internet lo gestite voi direttamente?
Il nuovo sito Internet è in fase di transizione, mentre online si può
trovare ancora quello vecchio. Sarà un sito più semplice da consultare,
meno confusionario, più pulito e la piattaforma sarà Wordpress.
E ora ci rivolgiamo direttamente a Matteo Marini:
Quando è nato il giornale?
È nato 15 anni fa, nel ‘97. E’ stato fondato da Giovanni Cioria ed Enzo
Cecchini dopo l’esperienza de La Valle.
Lavoro qui in modo continuativo da due anni ma in realtà sono
collaboratore di Cioria dal 2005.
Da dove deriva il nome La Piazza?
Innanzitutto La Piazza è il luogo d’incontro al centro del paese, dove c’è
il mercato e dove circolano le idee che io chiamerei storie, perché in
realtà il lavoro di un giornalista è proprio quello di raccontare storie.
Qual è la diffusione?
Il campo di diffusione va da Rimini fino a Gabicce sulla costa, e la
Valconca e la Valmarecchia all’interno.
In quanti realizzate il giornale?
I collaboratori sono un centinaio, di cui fissi siamo io, Giovanni,
Cecchini e Roveri. Una decina di persone scrivono fisso ogni mese e poi
il direttore Giovanni Cioria assembla tutto al computer.
Come si finanzia il giornale?
Non abbiamo un rapporto preciso di quello che vendiamo e di quello che
viene diffuso. La tiratura è di 1500-1800 copie. Il suo sostentamento è
principalmente la pubblicità. La copia del giornale, un mensile che costa
1.50 €, copre solo una parte dei costi. Aggiungo però che il giornale è
molto radicato sul territorio, ha un buon rapporto con l’ambiente
economico commerciale che permette agli sponsor di finanziarlo e
promuoverlo.
La Piazza è in collaborazione con altri giornali?
No, anche se Giovanni Cioria cura alcune riviste aziendali però con altri
giornali.
Di cosa vi occupate principalmente?
Essendo un mensile la cronaca viene messa in secondo piano,
l’attenzione si pone maggiormente sull’attualità e sulle inchieste del
Ti piace fare
il
giornalista?
È il lavoro
più bello del
mondo! Mi
sono laureato
in
archeologia
romana e mi
dicevano “ce
l’hai
la
faccia
da
archeologo”.
Purtroppo
però è un
lavoro talmente pesante che per farlo o ti pagano bene, o devi avere una
grande passione o non lo fai. Poi ho capito che nella vita volevo fare
altro: mi piaceva scrivere e ho provato. Ho fatto la scuola di giornalismo
di Urbino, e preso il master ho iniziato a lavorare.
Per indirizzare anche i giovani verso il giornalismo, non si potrebbe
aprire una rubrica per loro sul giornale?
Perché no? Sarebbe bello un domani aprire uno spazio a disposizione di
chi, come voi, ancora frequenta la scuola superiore e si sta cimentando
nello scrivere i primi articoli.
Tu insegni anche giornalismo?
La risposta è sì… sono diventato giornalista professionista tre anni fa.
Ho cominciato due anni fa a collaborare come tutor con la scuola che ho
frequentato con già anche qualche esperienza di docenza.
I giornalisti tendono sempre ad esagerare nelle notizie. È una cosa
che riguarda anche voi?
Il giornalista onesto non esagera in niente. In realtà è una cosa molto
circolare, mi verrebbe da dire: trovami una notizia esagerata…
3
Interviste e attualità
Risposta nostra: il caldo record…
E’ un equilibrio tra quello che vuole leggere la gente e quello che deve
vendere il giornalista. Perché in generale gli articoli di giornale sono
prodotti da vendere. Nel caso del delitto di Avetrana, più i giornali
scrivevano più l’opinione pubblica chiedeva nuove notizie e i giornali
continuavano a scriverne...
Qual è il futuro dell’informazione su carta?
Dunque, l’informazione su carta non ha vita breve, ma come tutte le cose
non avrà vita eterna. Non possiamo sperare di mantenere questo sistema
così come è oggi; infatti per fare i giornali così come li creiamo tuttora
costa e costa parecchio! La maggior parte dei giornali percepisce un
contributo statale, diversamente tanti altri sarebbero costretti a chiudere.
Gli studenti che tu vedi nelle scuole di giornalismo come accedono
alle informazioni, dalla carta o dal web?
Il web ora come ora è la porta di ingresso principale, perché
potenzialmente sembra infinito e quindi i giornali stanno puntando molto
sui siti web. Forse ancora le vie di accesso sono a favore degli altri mezzi
come tv, radio e carta stampata. Quello che è importante è la
professionalità, cioè si chiede sempre di più al giornalista di saper fare
tante cose e di saper lavorare con il web e se non hai queste competenze
è più difficile trovare il lavoro.
Lavori sempre o hai dei periodi predeterminati da rispettare?
Il primo mercoledì di ogni mese chiudiamo il giornale per farlo uscire il
primo sabato di ogni mese. Questo è un esempio di scadenza:
chiaramente non scriviamo tutto l’ultimo giorno ma costruiamo il
giornale un po’ per volta.
Gonfiare una notizia non significa dare una prospettiva di vendita
maggiore al proprio giornale?
Come no? Sì! Gonfiare una notizia… alcuni direbbero che significa dare
risalto alla notizia. Il bravo giornalista non falsifica la notizia, scrive
quello che è successo e magari dà risalto ad alcuni particolari e meno ad
altri.
Dai un motivo a questi quattro giovani ragazzi per comprare La
Piazza!
Il motivo per comprare La Piazza è perché parla di voi, della vostra
realtà, di ciò che avete attorno e delle storie che vi circondano, e magari
anche della vostra…
La Redazione - Debora Sabba, Erika Santochirico, Alessio Della
Chiara e Serena Montrucchio 4A
Parlando dei lavori fatti qui, qual è la notizia più interessante che ti
è capitata di raccontare nella nostra provincia?
Una delle storie che mi sono piaciute di più e che mi è rimasta
particolarmente nel cuore è stata quella di Suor Caterina Palazzi, 100
anni compiuti il 10 gennaio di quest’anno. Era andata in Louisiana dai
bambini che all’epoca si potevano definire “negri”. Era partita da
Montespino di Mondaino nel ‘47 e con l’aiuto di altre suore erano
riuscite a fondare una scuola, una delle prime a portare l’istruzione a
bambini di colore, e piano piano diventò poi una scuola mista.
Come vi suddividete il lavoro?
In questo siamo abbastanza liberi…quasi anarchici.
Qual è il suo sogno? Lavorare per un giornale indipendente o
rimanere qui?
Il mio sogno è quello di fare il freelance. Al momento collaboro sia con
La Piazza che con il gruppo Repubblica Espresso per il loro sito, poi si
vedrà…
Rischieresti la tua vita per il tuo mestiere, cioè per informare le altre
persone?
In generale vi dico di sì! Non ho la paura di andare a “rompere le
scatole” a qualcuno perché mi piace questo lavoro; non voglio fare l’eroe
però qualche cosa divertente comunque l’ho fatta… l’importante è fare
le cose in modo consapevole, con criterio.
Anche per uno stipendio misero?
Qualsiasi stipendio deve essere commisurato al rischio che ti assumi e
alla professionalità che hai. Il fatto di fare il giornalista mi impone di non
svendere la mia professionalità e questo vale per tutte le categorie,
qualsiasi lavoro voi andrete a fare.
Magazine degli studenti dell’Isiss Gobetti – De Gasperi, scaricabile dal sito
www.isissmorciano.it
Gli studenti che vogliono partecipare possono inviare i loro articoli in
formato Word all’indirizzo email
[email protected]
La Redazione:
Alessio Della Chiara 4°A, Serena Montrucchio 4°A, Erika Santochirico 4°A,
Debora Sabba 4°A, Alessia Masini 2°A, Valbona Jonuzi 2°A, Alessio
Carcaiso 2°A.
Coordinatore:
Prof. Giuseppe Vanni
4
Interviste e attualità
“Peter e Barry: due ragazzi diversamente normali”
Abbiamo letto in classe il racconto “Il prepotente”
che parla del tema del bullismo, tratto dal libro
“L’inventore dei sogni”, di Ian McEwan.
differenti di Peter e Barry: il primo un grandissimo sognatore, che
addirittura sembra a volte allontanarsi dalla realtà per rifugiarsi nel suo
mondo e credo proprio assomigli un po’ alla mia figura da bambina. Il
secondo, invece, a casa è un bambino normale, mentre nel tragitto fra
casa e scuola si trasforma in un prepotente, un mostro. È proprio qui che
entra in gioco il tema del bullismo, con riflessioni veramente interessanti
di Peter, che crede siano le persone a creare questi esseri, sono loro a
crederli forti. Inoltre all’origine di questo problema ci sono sempre o
spesso problemi del ragazzo stesso, che credendo di non essere accettato
o di essere deriso dai suoi compagni cerca di crearsi una stupida
maschera che peggiora la situazione. Per questo secondo me per superare
questo fenomeno bisognerebbe aiutare queste persone. Il bullo, in realtà,
non è il più forte e lo si capisce subito riflettendoci: se un ragazzo
minaccia un suo coetaneo è per convincere gli altri di essere forte,
quando in realtà lo fa solo per debolezza. La situazione, però, peggiora
quando il ragazzo si immedesima talmente nel personaggio da non
riuscire più a ritrovare la sua vera personalità. Questa situazione si
riscontra soprattutto quando i genitori non sono presenti nella vita del
ragazzo e non trascorrono abbastanza tempo con lui. Insomma dietro a
un possibile problema se ne celano tanti altri.
Valbona Jonuzi 2°A
Peter aveva un compagno di classe molto strano, un “prepotente”.
Questo ragazzo si chiamava Barry. Era un bambino normale a casa, con
genitori normali e vita normale, ma arrivato a scuola diventava un bullo,
poi, tornato a casa, riappariva il bambino. Peter, un ragazzo molto
curioso, ultimamente pensava molto al rapporto fra realtà e sogno,
sostenendo che la vita probabilmente era tutto un sogno, tutto frutto della
nostra immaginazione. Ma non aveva solo quel pensiero nella testa,
perché era anche molto interessato a capire questo suo compagno di
classe così insolito, che per lui era ancora un mistero. Un giorno venne
invitato al suo compleanno, dove vide un bambino sereno e cortese con
tutti, che aiutava la mamma a lavare i piatti e che aveva in camera sua
giocattoli e un peluche nel letto, insomma, un bambino come tutti gli
altri. Il giorno dopo, a ricreazione, appena prima di addentare una mela,
alzò gli occhi e incrociò davanti a sé proprio lo sguardo di Barry, che
voleva la sua mela. Peter decise che non era giusto cedergliela solo
perché era un prepotente e si ritrovò in un vero e proprio scontro faccia a
faccia con lui. Gli disse che in realtà non esisteva, che non era più forte
di nessuno, che era un bambino normale e che alla sua festa di
compleanno aveva aiutato la mamma a lavare i piatti e che dormiva con
il suo orsacchiotto.
A quel punto si
assistette
ad
una
reazione
mai
immaginata:
Barry
Tamerlane si mise a
piangere e se ne scappò
via.
Peter
aveva
smascherato Barry, che
per tutto il giorno non
disse più neanche una
parola e che cercava di evitare tutti, per non essere preso in giro. Peter,
però, non si sentiva affatto soddisfatto perché lo aveva fatto piangere e
pensava di aver preso in giro e smascherato il prepotente prendendo il
suo posto. Così, durante la pausa pranzo, lasciò un bigliettino sul banco
di Barry, dove gli chiedeva se voleva giocare a pallone con lui. Il
compagno accettò e giocarono insieme. Col tempo divennero amici e
ormai il “prepotente” non esisteva più.
Il bullismo è da molti anni un problema che circonda bambini e ragazzi
nel loro periodo di formazione. Secondo me il metodo più semplice e
piacevole per capirne le origini e il meccanismo è leggendo racconti
come “Il prepotente”, molto bello, perché non si ferma solo a quel tema,
ma racchiude in sé anche molti altri argomenti. Risaltano subito le vite
Lo stage: un mondo alternativo alla scuola
Intervista al Prof. Francesco Tafuro,
Coordinatore di questo progetto.
In che cosa
consiste
il
progetto?
Si
tratta
di
stabilire
un
insieme
di
rapporti con il
mondo del lavoro
e di tutte le
iniziative
che
servono
a
realizzare questo
progetto.
Esso
consiste
nel
promuovere
alternanze
scuole-lavoro e
stage estivi.
Quali sono gli
obbiettivi?
Per
la
realizzazione di
questo progetto, si ritiene opportuno che gli studenti siano in grado di
valutare le loro competenze e le loro abilità anche nel campo lavorativo,
in modo da poter conoscere il mondo esterno alla scuola, studiare le
dinamiche relazionali nel mondo del lavoro, al fine di porsi degli
obbiettivi futuri.
Come si svolge?
Negli ultimi anni si è sentita l’esigenza soprattutto da parte dei ragazzi,
di mettere a confronto il mondo scolastico con quello lavorativo.
La modalità di svolgimento è quella di realizzare stage in azienda
preferibilmente preceduti da fasi di illustrazione e di studio.
Queste fasi preparatorie consistono in incontri con esperti, che illustrano
gli elementi e gli indicatori che bisogna osservare, quando si viene
inseriti nell’ambito aziendale. Successivamente all’effettuazione di stage
5
Interviste e attualità
si svolgono incontri di feedback nei quali vengono rielaborate e
confrontate le esperienze svolte.
Quanti sono gli alunni e le classi coinvolte?
L’idea di far svolgere agli studenti questo progetto viene discussa e
successivamente approvata dai consigli di classe. Per il momento la
scuola è in attesa di un bando che possa coprire finanziariamente questa
attività, e di qualche professore che si assuma la responsabilità di
contattare le aziende.
Qual è il suo ruolo in quanto coordinatore del progetto?
Il mio ruolo come coordinatore del progetto è quello di ricercare i bandi,
aderirvi,
preparare le documentazioni necessarie, e organizzare i
contatti con le aziende che possono favorire l’attività.
Inoltre la scuola, per quanto di sua competenza, assume un ruolo
importante di gestione nei percorsi di studio post-diploma chiamati
“IFTS” e “ITS”.
Per IFTS si intende un’Istruzione e una Formazione Tecnica Superiore.
E’ un percorso annuale di specializzazione a cui il nostro istituto
collabora con: altri istituti di Rimini, il Cescot e due dipartimenti
universitari di Bologna e Urbino. L’argomento che tratterà il corso
quest’anno sarà il marketing aziendale.
Per ITS si intende un percorso biennale a cui partecipano studenti delle
scuole superiori, associazioni di categoria e università. A Rimini si
sviluppa dell’ambito del turismo e del benessere, seguendo la vocazione
del territorio.
Che cosa ne pensano gli studenti di questo progetto?
Parlando con gli studenti che hanno avuto la possibilità di provare questa
esperienza, abbiamo rilevato un interesse notevole. Ciò che li ha portati
ad arrivare a queste conclusioni è stata soprattutto l’idea di mettersi alla
prova nell’ambito lavorativo, e quindi nel mondo futuro che li vedrà
coinvolti una volta terminati gli studi.
Quali sono stati i risultati degli anni scorsi?
Negli anni precedenti i risultati sono stati generalmente positivi. La
maggior parte degli studenti sono stati accolti dalle aziende e hanno
avuto delle esperienze positive svolgendo mansioni studiate in
precedenza a scuola.
Altri invece nel rapporto con le aziende hanno avuto delle esperienze
negative. Può accadere per esempio che alcuni alunni per diversi motivi
frequentino in modo irregolare l’impegno assunto, situazione verificabile
soprattutto nel periodo estivo, oppure casi in cui le aziende non fanno
svolgere ai ragazzi l’attività prevista.
Al termine di queste esperienze lavorative le aziende esprimono delle
valutazioni, compilando dei questionari che la scuola gli offre. Il
punteggio ottenuto influisce, nel caso di alcuni, sul comportamento
scolastico e può valere come credito informativo scolastico.
La redazione Alessio Della Chiara,
Santochirico, Serena Montrucchio 4A
Debora
Sabba,
Romeo e Giulietta…un amore a prima vista!
Un racconto sempre attuale,
la storia di due adolescenti come noi
Romeo e Giulietta… una delle
storie d’ amore più famose e
discusse di tutti i tempi che ha
come ingrediente principale un
amore puro ed eroico fino alla
morte, perfetto se non fosse
intralciato dalla rivalità fra le loro
famiglie.
È un amore a prima vista,
travolgente che sbocciò in un
ballo in maschera organizzato dai
Capuleti
e
dove
Romeo
Montecchi e Giulietta Capuleti si
incontrarono per la prima volta e
decisero da lì che non si
sarebbero più lasciati. L’ incontro
fatale avviene in una stanza
particolare… è l’ acquario, infatti
il teatro dei loro sguardi
sfuggenti e nel contempo intensi… puri e semplici come quelli di due
giovani che capiscono di amarsi in un attimo, come se li colpisse un
fulmine in una giornata di sole! Ma Giulietta deve affrettarsi a ballare
con Paride, lo sposo che i genitori hanno scelto per lei… e così Romeo la
raggiunge poco dopo in una piscina dove i due si scambiano le loro
promesse d’ amore.
Ben presto si sposano in segreto grazie a Fra Lorenzo, ma sempre a
causa della rivalità fra le due casate i due innamorati non possono vivere
a pieno il loro amore.
La situazione peggiora quando Romeo per vendicare Mercuzio, uccide il
suo assassino, Tebaldo, cugino di Giulietta e viene esiliato da Verona.
Nel frattempo la ragazza, per evitare il matrimonio combinato si procura
un filtro in grado di farla risultare morta. Sfortunatamente Romeo che a
causa di un disguido non è a conoscenza del fatto, vedendo la sua amata
stesa e immobile si suicida con un veleno mortale. Giulietta al suo
risveglio, disperata per la morte dell’ amato si toglie la vita con la
pistola.
Erika
.
La pistola è solo una delle differenze che distinguono il film di Baz
Luhrmann con la vera storia . Esso rappresenta una rivisitazione in
chiave moderna della vicenda qui ambientata tra un quartiere
immaginario di Los Angeles chiamato Verona Beach, città originaria dei
Montecchi e Mantova , vista come una sorta di deserto disabitato.
Ma vediamo ora chi sono i due protagonisti del dramma:
6
Interviste e attualità
Romeo è un giovane rampollo dei Montecchi. È un ragazzo sensibile ,
educato che preferisce la forza dell’ amore alla violenza; è passionale e
non ha paura di esprimere i propri sentimenti alla donna amata. All’
inizio è infatuato da una certa Rosalina, che però nel film non compare
mai, ma quando conosce Giulietta capisce che sarà lei la sua ragione di
vita. Inizia ad ardere dentro di lui un fuoco solamente dopo uno sguardo,
come se quello sguardo avesse fatto capire immediatamente a entrambi
che si sarebbero appartenuti da lì all’ eternità… semplicemente
magico… Uno sguardo che ti sconvolge,ti mette sotto sopra lo stomaco e
che ti fa pronunciar parole che non avresti mai immaginato di poter
pronunciare…
Ma la vera rivoluzione della tragedia è Giulietta per l’ immediatezza con
cui risponde alla passione di Romeo e senza mezze parole. Mentre all’
inizio può apparire la solita ragazza ingenua che si fa stregare da un
amore impossibile, si rivela poi per come veramente è: una ragazza
giovanissima ma determinata, disposta a tutto per Romeo, che si ribella
ai genitori non accettando di andare in sposa a un uomo che non ama, e
soprattutto ragiona! Non valuta una persona secondo il rango sociale, ma
per ciò che veramente è. In un tratto del dialogo in piscina dice a Romeo
: << è soltanto il tuo nome ad essermi nemico, tu saresti sempre te stesso
anche se non fossi un Montecchi. Che può mai significare la parola
Montecchi? Non è una mano, non un piede, non un braccio nè un volto
nè alcun Altra parte di un uomo>>. E aggiunge:<< il fiore che noi
chiamiamo rosa, serberebbe lo stesso dolce profumo anche se lo
chiamassimo con un altro nome>>.
Un modello femminile diverso da quelli precedenti come Beatrice, che
rimaneva in silenzio alle attenzioni di Dante. E non è nemmeno come
Lucia, che sebbene ami Renzo non sarebbe disposta a un matrimonio in
segreto perché contro la Chiesa.
Giulietta non solo, invece, sposa Romeo in segreto ma addirittura
rinuncia alla sua stessa vita nella speranza di stare con lui anche dopo la
morte…perché senza il suo amore la vita sulla terra non ha più alcun
senso.
Certo il loro è stato un destino bizzarro, che prima li fa incontrare e
innamorare, ma li rende poi subito consapevoli che la loro unione
andrebbe contro tutto e tutti; infine muoiono insieme per uno sciocco
malinteso e scherzo dello stesso destino. Ma questo non importa, quello
che rimane impresso, ciò che colpisce i lettori non è la fine tragica, ma l’
inizio… l ’inizio di una storia formidabile che regge contro tutto e tutti,
inizio che dovrebbero avere tutte le storie d’ amore: sguardi, sorrisi, baci
strappati… Chissà che a qualcuno di noi non capiti…?
Erika Santochirico 4°A
Scritte sui banchi e non solo
Un progetto curato dal Prof. Rinaldini
Ha fatto molto discutere, positivamente parlando, il progetto organizzato
dal Professor Rinaldini chiamato “Scritte sui banchi e non solo”. E’ un
progetto “fresco”, originale e che viene perfettamente incontro ai ragazzi
e ciò che vogliono e provano nei confronti della scuola. Vi è mai capitato
di essere “ripresi” per delle scritte sui banchi? Vi è mai capitato di voler
lasciare un messaggio sul banco a un vostro amico e poi il giorno dopo
trovarvelo cancellato dai bidelli? Anche voi per “concentrarvi” magari
avete bisogno di scrivere semplicemente il vostro nome sul banco?
Questo progetto vuole venire incontro a tutto ciò, lasciando spazio
all’originalità e agli interessi dei ragazzi. Ma, senza ulteriori preamboli,
lasciamo che sia lui che ha gentilmente risposto alle nostre domande, a
parlarci più nello specifico di questo progetto.
Come è nata l’idea di questo progetto?
“In origine il progetto era partito da cartelloni che facevamo nei quali i
ragazzi, mettendo il loro nome, dovevano presentarsi con uno scritto che
poteva essere una citazione o uno scritto originale. C’erano anche altri
cartelloni, come ad esempio l’angolo dello sfogo dove ognuno, come
intuibile sfogava la sua rabbia (non mettendo nomi, o parolacce!). Qui è
tutto “spersonalizzato”. Nel tempo i ragazzi lo utilizzano per molte cose,
ad esempio per comunicazione interpersonale o semplicemente per
cimentare delle amicizie.”
Con quale scopo è partito il progetto?
“E’ un progetto che ha diverse sfaccettature, ed è partito (al contrario di
quanto si pensa non per salvaguardare i banchi dalle scritte), per ben altri
scopi.”
Ad esempio?
“Per descriverli al meglio posso fare due tipi di considerazioni: una
riguardo all’aspetto grafologico del progetto e l’altra per l’aspetto della
cromoterapia. L’aspetto grafologico insegna che lo scrivere,
scarabocchiare o disegnare, aiuta la concentrazione, l’intelligenza e ciò
che concorre al bagaglio che uno studente deve apprendere dalla scuola;
essa deve dare la possibilità per imparare cose da applicare nella vita.
Lo scrivere rilassa, e le migliori esperienze si hanno essendo rilassati.
Voglio combattere la tensione, che non aiuta nelle prestazioni
scolastiche. Per quanto riguarda la cromoterapia, beh penso
semplicemente che renda l’ambiente più “vivo”.”
7
Interviste e attualità
Altre
informazioni
su che cosa
“rappresenta”
questo
progetto?
“E’ anche un
progetto che va
al di là della
scuola stessa,
voglio sapere
cosa pensano i
ragazzi nei vari
momenti
dell’anno.
Inoltre,
il
cartellone resta
tutto l’anno e
quindi è anche
un
ricordo
dell’anno
stesso appena
trascorso.”
Ci sono precedenti per un progetto di questo genere?
“Un progetto simile si svolse diversi anni fa, quando presi dei poster
significativi (non solo di personaggi famosi), che potessero rendere più
vivo e familiare l’ambiente della classe. E’ sempre meglio mettere
qualcosa di positivo, bisogna cercare sempre ciò che è bello, buono e
vero. Anche se non si raggiungono gli obbiettivi che ci si aspettava, si
trovano nel percorso anche cose utili, magari ponendosi un obbiettivo
per la strada si scopre qualcosa di più interessante e si cambia percorso.
Altre esperienze simili?
“Ricordo di una 5a dove vi erano dei cartelloni semplicemente
bellissimi, come delle cornici con i fiori, foglie, chiaroscuri,
sfumature…Il tutto con delle scritte significative importanti, dipinti
meravigliosi e paesaggi unici. Mi sono letteralmente mangiato le mani
per non avere avuto la macchina fotografica quando li ho visti!”
Qual è quindi l’essenziale obbiettivo del progetto?
“L’obbiettivo di “Scritte sui banchi e non solo” è quello di far star bene i
ragazzi in classe, i ragazzi che sono i protagonisti al centro della scuola,
il punto sul quale la scuola ruota e sul quale la scuola deve mettere tutto
l’impegno e gli sforzi per star bene e per insegnarvi cose utili.”
Per quello che vediamo, questo progetto ci sembra in piena “linea”
con il suo metodo. Ci può dire in breve in che cosa esso consiste?
“In questi anni ho cercato sempre di variare a partire da ciò che i ragazzi
mi dicono. Faccio fare molti lavori scritti, per sentire dai ragazzi stessi
cosa desiderano davvero, cosa sembra loro importante adesso e cosa
stanno facendo. Da questo costruisco gli argomenti e ciò che facciamo in
classe.”
Qualche curiosità e/o sue idee personali sul progetto?
“Ultimamente, ha preso il via la “moda” di mettere fotografie di amiche.
Un anno, una ragazza con me mise delle foto, con un’altra professoressa
mise foto in pose diciamo non “appropriate”! Fu oggetto di discussione,
ma comunque una cosa molto utile perché ci aprì ad un confronto e ci
fece capire che ci sono situazioni in cui stiamo insieme e sul perché vi
siano delle regole che, perdonate la ripetizione, regolano queste
situazioni. Chiaro che poi c’è un comportamento civile da tenere, e
bisogna imparare quale esso sia. E’ importante impararlo, perché oggi è
la scuola il campo su cui ci si misura, domani è il lavoro. E’ importante
ad esempio, imparare anche che tre teste sono meglio di una, cinque di
tre e così via. E’ importante imparare che ognuno può dare dei
contributi importanti e significativi, che possono permetterci di arrivare
prima e con migliore “qualità” agli obbiettivi prefissati. Mi interessa che
i ragazzi possano imparare a stare insieme, in modo costruttivo e
positivo. Può capitare a volte che non si raggiunga questo risultato, ma
secondo me è meglio tentare sempre e di farlo nel modo migliore
possibile.
Questo progetto rende sicuramente più familiare il “freddo”
ambiente scolastico. Cosa si dovrebbe fare secondo lei per procedere
in questo senso?
“Penso che i suoni, i colori, i sapori debbano riempire l’ambiente
scolastico, rendendolo un ambiente bello o almeno un ambiente dove mi
sento bene e mi sento a mio agio.”
Pensa già a nuovi progetti futuri?
“Beh, c’era l’idea di affrescare l’interno della scuola con graffiti
professionali. Purtroppo diciamo che è “rimasto nel frigorifero”, non
potendo venire fuori, ma spero che un giorno possa essere tirato
nuovamente in ballo.”
“Tecnicamente parlando”, è un progetto obbligatorio (sempre
ammesso che ci siano ragazzi a non voler partecipare!) ?
“Sinceramente fino ad ora non mi è mai capitato che qualcuno si sia
rifiutato!
Comunque è
ad
adesione
libera,
diciamo...”
Sempre
in
merito
alla
partecipazion
e,
sono
coinvolte tutte
le classi?
“Non
esattamente,
ma la maggior
parte di quelle
che non hanno partecipato, apprezzando il progetto hanno messo loro
stessi i cartelloni per realizzare il progetto.”
Intuitivamente, come lo siamo noi, ci sembra che siano entusiasti
anche gli altri alunni di questo progetto. Ci può dire qualcosa di più
in merito?
“Gli alunni già dal primo giorno di scuola volevano iniziare il progetto!
Io metto a disposizione tutto il mio materiale, molti di loro però mi
chiedono anche oggetti al di fuori di quelli più comuni, a voler dunque
portare avanti il tutto al meglio. Utilizzo solamente colori atossici, una
delle cose che metto avanti rispetto alle altre in questo progetto infatti è
la sicurezza. Cerco di tutelare tutti anche nella gestione dei materiali e
delle attrezzature che ricordo come priorità hanno la sicurezza.”
Concludendo, sempre per l’aspetto “tecnico”, cosa dovrà fare
ancora per far approvare definitivamente “Scritte sui banchi e non
solo” ?
“Io presenterò il progetto al collegio docenti e al consiglio d’istituto, e se
questo verrà approvato, di conseguenza verrà approvato anche l’acquisto
di cartelloni colorati e tutto il necessario per portarlo avanti.”
Ringraziamo dunque nuovamente il prof. Rinaldini per aver risposto alle
nostre domande, e gli facciamo i complimenti per questo fantastico
progetto che sicuramente rende più familiare l’ambiente scolastico. Noi
della 2A non siamo direttamente coinvolti, ma grazie alla
“chiacchierata” avuta con il Prof c’è venuta l’idea di personalizzare la
nostra classe con vari disegni e poster come lui stesso fece anni fa.
La Redazione -Alessia Masini, Valbona Jonuzi,
Alessio Carcaiso 2°A
8
Interviste e attualità
Abbiamo messo a confronto due opinioni diverse sul tema musica e
tecnologia: si tratta di due contributi degli alunni Matteo Serafini e
Marco Pesaresi (5°A).
Musica e tecnologia/1
“La musica italiana e la società moderna”
Il web dà a qualsiasi artista l’opportunità
di farsi notare, di emergere, di sfondare.
La musica è arte, che crea immagini ed emozioni nella mente di chi
ascolta.
Essa sta assumendo nella società moderna, un ruolo sempre più
importante; è la musica che fa aggregare, ma anche dividere le masse, è
la musica uno dei principali mezzi con i quali le persone si sfogano, si
rilassano, si “caricano”ed è la musica che in un certo senso,sta
sostituendo la poesia.
Sin dalla sua nascita la musica è diventata parte integrante della vita
quotidiana degli uomini, oggi più che mai, è impossibile vedere in
metropolitana o in autobus, qualcuno senza cuffie e lettore mp3. E’ per
questo che diciamo che la musica è nata e si è sviluppata sempre più
come fenomeno di massa.
Accanto a questo continuo aumento dell’importanza della musica, si
rischia però di ottenere un effetto da molti non considerato.
La concezione di musica si sta allontanando sempre più da quella
dell’arte, per assumere la forma di un’immensa e complessa “macchina
da soldi”.
Diciamo che
questo
fenomeno è
presente
ormai
in
quasi tutti i
paesi
industrializza
ti
e
sviluppati;
per
analizzarlo
non
è
necessario
andare tanto
lontano;
infatti, rimanendo all’interno dei nostri confini, abbiamo un chiarissimo
esempio di come il mondo musicale sta cambiando.
L’esempio a cui si può fare riferimento è il “Festival di Sanremo”. Nato
tantissimo tempo fa, “svolge una funzione determinante nella vita del
paese, che in segno di rispetto, si ferma, si sincronizza, si interroga sui
massimi sistemi” (A. Grasso, “Corriere della Sera”).
Quando in Italia la musica era ancora arte, stiamo parlando dei primi
anni della seconda metà del XX secolo, Sanremo aveva un ruolo
fondamentale nella musica e nella cultura italiana. Esso è stato il
trampolino di lancio per molti giovani cantanti, gli stessi che lasceranno
poi un segno indelebile nella cultura musicale italiana.
Con il passare del tempo questo festival si è radicato nella nostra cultura,
ed è forse per questo che a stento ci accorgiamo che qualcosa sta
cambiando. Sanremo non è più lo show che permette ai giovani talenti di
emergere, ma si è trasformato in quella “macchina da soldi” sopra citata.
Partecipano a Sanremo sempre gli stessi artisti da circa una decina di
anni, artisti che a malapena si reggono in piedi, ormai in declino, ma che
costantemente vogliono continuare ad apparire; allora quale migliore
trampolino nazionale per tentare di rilanciarsi se non Sanremo?
Sebbene all’interno di questa manifestazione ci sia una sezione dedicata
ai giovani, essa è comunque irrisoria, invisibile, quasi occultata al grande
pubblico, dai cosiddetti “big”.
Tutto ciò è sottolineato anche dal fatto che, come dice Grasso nel suo
articolo, quando in televisione viene trasmesso Sanremo si è quasi
obbligati a guardarlo,”perché sugli altri canali, inspiegabilmente non c’è
mai nulla”
Paradossalmente, mentre in Italia si sta attuando questa fossilizzazione
della musica, in America assistiamo a un fenomeno totalmente opposto :
la continua nascita di superstar.
Uno degli esempi più eclatanti è quello del rapper di Detroit: Eminem.
Dalla strada, dai club dove intraprendeva le cosiddette “rap-battle” con la
sua crew, fino a calcare i grandi palchi internazionali; nel 2000 “è lui che
vince il premio per il migliore artista hip-hop” (Corriere della Sera) agli
MTV Europe Music Awards dando vita, insieme ad artisti del calibro di
Madonna e Richy Martin, ad uno splendido spettacolo che ogni anno
MTV rinnova, lasciando gli appassionati senza fiato; show che non ha
nulla a che vedere con quelli più famosi proposti in Italia.
Così come è accaduto a Eminem, l’America continua a partorire
moltissime stelle della musica internazionale, cosa che invece a stento
riesce a fare l’Italia e più in generale tutta l’Europa.
Come già ampliamente sottolineato, la musica italiana può essere
considerata “vecchia”: Sono sempre gli stessi artisti che dominano le
classifiche e la scena nazionale, è così che i giovani talenti faticano a
emergere, a scalzare dal loro posto i cosiddetti “veterani”.
Questo fenomeno di fossilizzazione della musica italiana si sta
lentamente estinguendo. Negli ultimi due anni, la “giovane” Italia ha
iniziato ad ispirarsi a quello che viene definito “stile americano”. Lo
stesso stile che Eminem, nel 2001 aveva provato a trasmetterci quando
fu invitato al Festival di Sanremo; la sua apparizione sollevò tantissime
polemiche, sintomo che il paese non era ancora pronto a questa svolta.
In Italia, dove il più grande mezzo di intrattenimento, la televisione, non
garantisce più il trampolino di lancio, e dove il mercato della musica è
sempre più in declino, gli artisti emergenti si affidano al web. Internet è
invaso così da tantissimo dischi di artisti semisconosciuti che possano
essere scaricati gratuitamente.
Questo è l’unico modo rimasto per cercare di sfondare. Persino i video di
molti cantanti in voga in questo momento “girano” solo sul web; la
televisione non è più considerato. Parafrasando un verso del cantante
milanese J-Ax, ormai “internet è la piazza!”.
Così, seguendo il modello americano, anche in Italia stanno nascendo
moltissime case discografiche
indipendenti, che danno filo da
torcere alle cosiddette “Major”
, cioè le case discografiche
multinazionali.
Il
merito
dei
cantanti
emergenti in questo momento
è quello di riuscire a sfruttare
quello che invece sta in un
certo senso affondando i
veterani; il tanto discusso
scambio illegale di musica via
internet, o “caso Napster”.
Come già anticipato, moltissimi cantanti, prima di pubblicare un album
caricano le loro tracce in “free-download” sul web, così da ottenere
visibilità e fama, per poi passare alla pubblicazione di album fisici veri e
propri.
Artisti famosi hanno recentemente seguito questo meccanismo; come
Lenny Kravitz, che ha fatto precedere l’uscita del suo nuovo album da un
singolo scaricabile gratuitamente (“stan”), o il rapper milanese
Marracash, che l’estate passata ha pubblicato sul web e quindi
accessibile gratuitamente da tutti gli utenti, una canzone nuova a
settimana, ottenendo un grandissimo successo.
Anche in Italia sta quindi nascendo la musica “fai da te”; questo
fenomeno lo possiamo notare prevalentemente nella musica Rap, che in
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Interviste e attualità
questo momento, nel nostro paese sta contribuendo, più di ogni altro
genere musicale a “ripulire” la scena dalle mummie della nostra musica.
Ricollegandosi all’ormai datato articolo pubblicato su “Il Sole 24 ore”
nel marzo del 2001, in cui si parla del caso Napster, è molto interessante
cercare di dare una risposta alla domanda “ma siamo sicuri che Napster e
Friends danneggiano il mercato?”.
A circa dieci anni di distanza da questa domanda, ci accorgiamo che in
realtà, paradossalmente è proprio lo scambio illegale di musica via
internet che tiene viva questa forma d’arte. Il web dà a qualsiasi artista
l’opportunità di farsi notare, di emergere, di sfondare.
E’ così che troviamo piazze e palazzetti colmi di persone che ascoltano
concerti di cantanti
semisconosciuti al mondo dello spettacolo
televisivo, ma che hanno costruito la loro scalata alla popolarità grazie a
internet.
Matteo Serafini 5°A
Istat in rima baciata, un Osservatorio di dati orecchiabili”. Quest’ ultima
citazione è molto importante se si pensa al fatto che l’obbiettivo
principale del festival è l’audience, aumentare gli indici di ascolto, e con
questa metafora capiamo in fin dei conti che le canzoni, le rime e le note
non sono altro che un umile strumento per raggiungere tale scopo.
Musica e tecnologia/2
La musica è passione, non business
Musica e digitale: una convivenza forzata?
Se pensiamo alla musica, al giorno d’oggi non ci resta che pensare a
Sanremo, alle case discografiche, alla musica elettronica e ai profitti che
gravitano intorno ad essa. Ma bisogna tuttavia pensare che la musica è
misticamente legata alla storia dell’uomo, alle sue culture, sin dai tempi
più antichi. Pensando al fatto che molte persone attraverso le canzoni si
ritrovano nei gesti della vita, e nelle proprie emozioni, quali tristezza,
gioia, rabbia, amore etc. Forse questo significato si sta lentamente
perdendo. Ultimamente i Mass Media sfruttano la musica a puro scopo
lucrativo. Basti pensare alle discoteche moderne, che producono rumori
attraverso i computer, influenzando così gran parte dei giovani con
questo nuovo concetto di “ musica“. Tutto questo perché è ben accetto
un modo semplice di far
musica, al contrario invece
degli anni, delle fatiche, della
passione e dei costi necessari
per imparare a suonare uno
strumento. Si perde perciò il
significato artistico della
musica.
Fortunatamente
esistono
ancora
manifestazioni in grado di
cogliere questo lato artistico,
come
ad
esempio
l’anniversario di Verdi.
Secondo quanto pubblicato
nel Corriere della Sera nel
2001, “ I cantanti sfileranno uno dopo l’altro, ma reciteranno anche (…)
Poi ci saranno le emozioni e forse qualche ricordo personale dei
protagonisti a tu per tu con gli eroi e i ribaldi inventati da Verdi”. In
questo caso non si tratta solamente di cantare, ma anche di recitare e di
evocare nelle menti degli spettatori immagini e ricordi; in questo caso la
musica assume un significato artistico. Ovviamente “ Ci sarà anche un
DVD, una home e una distribuzione via Internet”, anche se il profitto
non è lo scopo principale, al contrario di quanto di può pensare
guardando i numerosi programmi televisivi. L’esempio italiano più
clamoroso è sicuramente quello del Festival di Sanremo. Come scrive A.
Grasso nel Corriere della Sera “ Bisogna guardare Sanremo perché sugli
altri canali, inspiegabilmente, non c’è mai nulla da guardare”. Sarà un
caso? O sarà un caso anche che in un programma che in teoria abbia lo
scopo di diffondere la musica si discuta invece di come sia vestita la
valletta e di come siano numerose gag e figuracce? Certo che no, “ Il
Festival infatti è una sorta di pratica divinatoria coatta per leggere la
nostra società (…) Un anno Sanremo è lo specchio del Paese, l’anno
dopo è lo specchio di se stesso, di ciò che rappresenta, di tutto il
baraccone televisivo”. Infine “ (…) è un Censis tradotto in canzone, un
Certamente si discute delle ultime edizioni, poiché il festival ha avuto
anche protagonisti indimenticabili come Fabrizio de Andrè. Da questa
osservazione si può intuire che l’inquinamento della musica col denaro è
aumentato di pari passo con l’evoluzione della società e dei consumi. I
veri artisti restano spesso nascosti senza emergere, dato che il talento e la
passione vengono messi da parte di fronte alla vendita di dischi da parte
delle case discografiche. Ci vengono proposte ogni giorno le solite
canzoni; senza pensare inoltre che molte che contengono messaggi
politici in alcuni Paesi vengono censurate. Ma la cosa fondamentale è
che a causa della commercializzazione della musica l’inventiva e la
personalità vengono totalmente represse: si suona ciò che vogliono i fan!
Non si prova più niente di nuovo e circolano sempre i soliti brani.
Ritornando all’esempio di Sanremo, sono sempre i cosiddetti “vecchi” a
cantare, persone che hanno vinto mille edizioni, premi e quant’altro e
che ancora non sono disposte a lasciare spazio a giovani.
Contemporaneamente negli altri Stati sfondano artisti come Eminem, che
vinse l’Oscar della musica del 2000, Pubblicato nel Corriere della Sera
troviamo: “ Doppio trionfo anche per Eminem , rapper bianco
americano, con più di una grana con la giustizia per violenze: è lui che
vince il premio per il miglior artista hip-hop…”. Eminem è l’esempio
dell’artista nato dal “basso” e i suoi testi sono dettati dall’infanzia
dolorosa. Oggi, abbiamo numerosi altro esempi di questo mondo, tra i
più famosi ci sono Kanie West e Lil Wayne. Sempre nello stesso
articolo” Richy Martin, dio in terra del pop latino, vince come miglior
artista maschile e propone “ She bangs” con più di 40 ballerini”. Da
questo parallelismo salta fuori come in questi Paesi ci sia molta più
sperimentazione e voglia di cambiare, di provare cose nuove. Inoltre è
anche importante lo spazio lasciato ai giovani, ed è accertato come sia
più facile sfondare in America, piuttosto che in Italia. I giovani infatti ne
hanno da raccontare. Non è un caso che gruppi storici come Led
Zeppelin, Deep Purple, Nirvana, Doors, Pink Floyd, Who, e tantissimi
altri ancora, siano nati da dei garage per scrivere canzoni che a distanza
di trent’anni restano tra le più amate ed ascoltate. Non solo, anche gruppi
più recenti come Linkin Park, Foo Fighters e Red Hot Chilli Peppers
trovano il coraggio di rinnovare il repertorio, andando a volte contro le
esigenze dei fan. Tutte queste band miravano a trasmettere i propri ideali
( un esempio può essere lo slogan “ Anarchy in the UK” della band
punk-rock Sex Pistols). Chi li ascoltava si ritrovava nei testi e sceglieva
di “ appartenere” ad un genere. I gruppi divennero così icone tra un
sacco di giovani. Una parte di essi cercava anche di emularli, imparando
così a suonare uno strumento. Così nascevano altre band, sempre più
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Interviste e attualità
motivate, con l’unico sogno di fare musica in tutto il mondo. Così
funziona tutt’ora, non da noi purtroppo. Fuori nascono nuovi gruppi, in
Italia continuano a cantare Pupo e Al bano. Riflettiamo su questo punto.
Alla nascita della società moderna in cui ci ritroviamo è da ricollegare
l’evoluzione dell’industria della musica. Ieri il vinile, oggi l’ I- Pod. È un
argomento complesso che ha segnato fortemente la circolazione dei brani
in tutto il
mondo. Nel
2001
è
stato molto
discusso
Napster,
uno
dei
primi siti di
condivision
e, a causa
del quale
poi è nata
una vera e
propria
battaglia
legale. In
un articolo
de Il Sole
24ore del
2001
troviamo scritto: “Molto rumore per nulla? Il caso Napster – o se volete
il caso della musica digitale che viaggia lungo le arterie del Web
compressa col formato MP3 – ha scatenato una battaglia legale di
proporzioni enormi”. Oggi, il caso Napster può considerarsi archiviato;
peccato però vi siano nati numerosi altri siti: Emule, Torrent, etc. Infatti
“Fermare Napster non significa fermare lo scambio illegale di musica;
nel breve o nel medio periodo, non c’è da attendersi che il mercato legale
della musica on line decolli vertiginosamente” e ancora “(…) la musica
acquistata digitalmente dovrebbe valere 220 miliardi di lire ( NDR 2001)
su scala globale , quindi solo una modesta fetta del totale”. Non c’è
dubbio infatti che una canzone acquistata da siti come I-Tunes sia molto
più economica, ma il problema non è questo. La pirateria infatti ha fatto
calare le vendite dei dischi così come i profitti del cantante. Sebbene non
sia lo scopo principale, il lavoro svolte e tutte le fatiche per realizzare il
disco vengono sminuite. Tuttavia c’è anche chi riesce a vedere l’altro
lato della medaglia: “ Ma siamo sicuri che Napster & friends danneggino
il mercato? (…) ascolto un brano via Napster, e se mi piace vado a
comprare l’intero disco”, ( scritto nel 2001 NDR). Ma forse ormai oggi
bisognerebbe scrivere: “ Scarico un brano e scarico l’intero disco”.
Comunque sia non bisogna tralasciare gli effetti positivi dell’ evoluzione
dei mezzi di comunicazione. La nascita di internet ha sicuramente
segnato un passo in avanti nell’informazione e nella circolazione dei
brani. Grazie a questo strumento si possono scoprire nuove band,
ricercare gli autori del passato, iscriversi a blog e aree di discussione .
Senza dimenticare che molte persone riescono anche a far conoscere le
proprie canzoni attraverso siti di condivisione. Infine, al contrario della
televisione, il Web è di tutti, e tutti possono caricare contenuti ai brani
che in televisione non sentiremmo minimamente. Il lato negativo
dell’evoluzione digitale è sicuramente la riduzione dei concerti, poiché la
musica che vogliamo ce l’abbiamo sempre a portata di mano. Una volta
invece l’unico modo per ascoltare musica era quello di assistere al live,
stando a contatto con le altre persone, nello stesso luogo, e nello stesso
momento..Si rivivono le stesse emozioni. Pensiamo infatti alle vere
origini della musica rock. Venivano trasmesse via radio le canzoni delle
varie culture bianca e afro. Così ogni cultura prese qualcosa dall’altra e
attraverso questa condivisione nacque un nuovo concetto di musica,
intesa come linguaggio universale, che va oltre le varie differenze
culturali , poiché queste sono accomunate da questa unica passione,
quella appunto della musica rock.
Marco Pesaresi 5°A
Link o emozioni???
Il mondo è cambiato, noi siamo cambiati, o forse sono le
evoluzioni che hanno cambiato tutto il resto intorno a Noi.
Ognuno di noi vive la sua vita a modo proprio, basandola su delle
passioni e degli ideali, alcune volte simili altre differenti rispetto a quelle
circostanti.
Alcune
volte
questo modo di
vivere può per
svariate ragioni
diventare
monotono
e,
spingerci a non
avere più ideali e
voglia
di
rapportarci con il
mondo
circostante.
Siamo sempre
più
orientati
verso un mondo semplice, basato sulla facilità nel ricercare e trovare le
cose, che spesso ci dimentichiamo quali siano le cose veramente
importanti, e quanto siano difficili da raggiungere. Noi adolescenti,
viviamo come tutti, una fase della vita molto impegnativa, in cui
dobbiamo capire quali siano i nostri obbiettivi e quale sia il modo
migliore per raggiungerli. Viviamo in un mondo complicato con dei
problemi seri e siamo forse un po’ tutti terrorizzati per quello che ci
aspetta. Oltre agli impegni quotidiani che dobbiamo rispettare come per
esempio lo studio o un lavoro, abbiamo dei momenti di svago in cui ci
rilassiamo e stacchiamo la spina per un attimo, come un’uscita con gli
amici, o semplicemente navigando su internet. Quest’ultimo è un
fenomeno in continua espansione che occupa le nostre giornate e le
rende meno noiose del previsto. Quando non sappiamo cosa fare,
andiamo su Facebook per chattare con qualcuno, per curiosare sugli
ultimi pettegolezzi, o semplicemente per passare del tempo. I social
network sono programmi in continua evoluzione di cui tutti, se non
quasi, facciamo uso. La nostra conversazione con amici o semplicemente
con dei conoscenti, non è più visiva e personale, ma avviene tramite le
chat, in cui una persona in alcuni casi maschera le sue reali
caratteristiche caratteriali, perché davanti ad uno schermo, è in grado di
dire tutto quello che a voce non riuscirebbe
ad esprimere. Tutto questo crea un
comportamento distorto da quello di tutti i
giorni; alcune volte ci serviamo per esempio
dei link, cioè di citazioni commenti o frasi,
per dichiarare o far capire a qualcuno i
nostri sentimenti o le nostre opinioni, ma
non sarebbe meglio parlare civilmente con
le persone? Il mondo è cambiato, noi siamo
cambiati, o forse sono le evoluzioni che
hanno cambiato tutto il resto intorno a Noi.
Trascorriamo molto del nostro tempo al
computer a giocare, ascoltare musica o a
navigare, e non ci rendiamo conto che il tempo che noi trascorriamo
scorre, e se ci pensiamo bene è tempo perso. Come rimedio potremmo
uscire con un amico, andare al cinema, a fare shopping o semplicemente
a fare una passeggiata con qualcuno per parlare, confrontarci e
trascorrere del tempo insieme. Per non parlare della felicità che viene
sacrificata; alcuni dei rapporti più importanti per noi, come l’amicizia o
una relazione con una persona, vengono semplicemente distrutti, per una
frase o un commento pubblicato, oppure per una semplice conversazione
tramite una chat, nella quale alcune nostre affermazioni vengono
travisate o non capite.
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Interviste e attualità
Per essere “normali o appartenenti” ad un gruppo, bisogna per forza
avere un social network oppure l’ultima novità di un gioco uscita sul
mercato. Ed è questa la verità: viviamo in una società basata su delle
cose futili e non importanti. Una qualsiasi persona, magari in questo
momento è più preoccupata per il malfunzionamento di un videogioco,
che per la caduta del governo italiano. Siamo quasi tutti cresciuti con
tutto l’occorrente al nostro servizio, con tutte le comodità e tutti i vizi
offerti da un mondo già pronto ed impacchettato, solo li per noi, per
essere utilizzato. Forse il grande difetto della nostra generazione è quello
di non saper apprezzare le cose che abbiamo intorno, di criticare la
maggior parte degli atteggiamenti e di lamentarci. Tutto quello che
abbiamo, per fortuna o per disgrazia, ci è stato dato da persone che non
ci hanno fatto capire quale sia stato il loro reale sforzo per ottenerlo. Con
questo non bisogna pensare che tutto quello che facciamo sia sbagliato.
Internet è un’invenzione importantissima ed utile. Senza questo mezzo
saremmo persi, ma come tutte le cose ha dei difetti che sta a noi capire.
Perché oltre a questo mondo tecnologico, ce n’è un altro da guardare, da
apprezzare e da amare, a cui bisogna dare un ulteriore grandissima
importanza, ed tutto quello che ci circonda. E soprattutto, dobbiamo
apprezzare più le persone che abbiamo intorno, magari ritagliando un po’
del tempo trascorso su internet, per stare con loro, per goderci momenti e
soddisfazioni indimenticabili, che una macchina elettronica non può
regalarci.
Serena Montrucchio 4°A
“Odiare significa godere
del patibolo di una persona”
In occasione della ricorrenza del Giorno della memoria del
prossimo 27 gennaio pubblichiamo questa interessante
riflessione sull’opera di Primo Levi Se questo è un uomo (in
particolare, i capitoli Sul fondo e Rimanere uomini nonostante
tutto)
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno
Meditate che questo è stato
Vi comando queste parole
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi
Ripetetele ai vostri figli
O vi si sfaccia la casa
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi
Primo Levi – Poesia introduttiva a Se questo è un uomo
Noi che ce ne stiamo tranquilli in casa nostra, che troviamo sempre
famigliari e cibo caldo al nostro ritorno, proviamo a chiederci se
consideriamo umano tutto ciò..Un nostro simile che lavora nel fango, che
non ha un nome, una dignità, dei capelli, una vita! Bisogna rammentare
che tutto ciò e successo realmente..
È successo realmente.. che fatica credere che persone come noi, nostri
simili, nostri possibili vicini di casa, nostri lontani parenti, abbiano avuto
il coraggio di strappare via senza alcuna pietà delle vite.
Negli ultimi versi della poesia Levi, quasi con tono arrabbiato, si rivolge
a noi chiedendo di ricordare. Una delle sue preoccupazioni più grandi è
appunto quella del ricordo; il tener presente che è successo davvero.
Ognuno di noi dovrebbe provare ad immedesimarsi in un detenuto; ad
immaginare, anche solo per qualche minuto, l’inferno che essi provano.
Ecco.. forse riuscire a racchiudere tanto orrore e dolore è appunto:
inferno. Levi ad un certo punto del racconto dice “accade facilmente, a
chi ha perso tutto, di perdere se stesso”; quanto è vero! Una volta, che
vieni privato e spogliato di tutti i tuoi averi, che vieni riconosciuto solo
ed unicamente attraverso un numero e che non possiedi più niente che ti
riporti con la mente a casa, cosa ti rimane? Come ti identifichi? Chi sei?
Sei del tutto annientato e non saprei dire
cosa farebbe più male tra l’essere
annientati
fisicamente
e
l’esserlo
psicologicamente. A primo impatto
verrebbe da dire il primo, ma per il
semplice fatto che diventa quasi
impossibile privarci dei nostri sentimenti;
quasi come una catena invisibile, quasi
come la nostra anima. In quell’inferno
l’anima veniva strappata via e la catena
spezzata senza un minimo di ritegno.
Levi, in un momento preciso del testo,
riesce a fuggire un attimo da quell’orrore
recitando dei versi del canto di Ulisse
dell’inferno di Dante. Questo fa si che
riesca a riappropriarsi della sua ormai
ex”lontana vita. Riesce soprattutto a
ritrovare la sua dignità. Non era solo però mentre si recava a prendere la
zuppa per gli altri deputati; c’era con lui un altro prigioniero e il fatto
anche per costui di ascoltare alcuni versi lo fece sentire, a mio parere, in
un’altra realtà. Arrivati alla mensa a Levi venne in mente l’ultimo verso
“Infin che’l mar fu sopra noi richiuso” ciò lo riportò alla triste e crudele
realtà. Tutta la dignità riacquistata sparì, come un’onda impetuosa che
distrugge il castello di sabbia di un bambino. Levi sapeva che ormai lui,
come tutti gli altri detenuti, aveva toccato il fondo, erano arrivati alla
vera e propria fine. Ricordare che questo è stato diventa quasi un
obbligo, non possiamo dimenticare. Tante volte ci può capitare di dire “ti
odio”, ad esempio durante una lite con un genitore, ma non è mai inteso
come il vero significato della parola odio. Odiare significa godere del
patibolo di una persona. Un volta, da piccolina, lo lessi sul vocabolario
con una mia amica perché avevamo avuto una discussione. Da lì mi
rimase impresso e che io mi ricordi non l’ho più detto a nessuno. L’odio
di quei carnefici, di quegli assassini deve essere stato davvero immenso
per ciò che hanno fatto.. ma più mi chiedo per quale motivo e più non
ottengo una risposta. Approfondire questi argomenti a scuola è
importante in quanto si ricorda a tutti quanti quel che è successo, proprio
come Primo Levi voleva.
Per quanto mi riguarda, quando si trattava soprattutto di chiedersi il
perché e non il come e il quando avvengono certi fatti rimango sempre
colpita; per esempio del coraggio e della crudeltà con i quali un uomo
può uccidere un bambino. Per quanto riguarda il livello psicologico di
una persona, o perlomeno la mia, macchiarsi di tali crimini ti porta ad
odiarti, a respingere più a convivere pacificamente con quella che è la
tua mente. Allora perché tutto questo è accaduto? Come ho già detto è
incomprensibile e l’unica cosa che posso dire certo è che dobbiamo
continuare a ricordare “..O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi..”.
Martina Tordi 2° A
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Voci dal Gobetti – De Gasperi
La qualità delle acque
Un progetto dell’ISISS ad opera degli insegnanti
Bastianelli, Malavolta e Maffei
Che cos’è il progetto?
Nell’ambito del progetto ambientale gli insegnanti del dipartimento di
scienze hanno pensato di sviluppare un progetto che prenda in
considerazione l’ambiente intorno a noi, rappresentato dal fiume Conca.
I coordinatori del progetto sono i professori Bastianelli Demetrio e il
professor Malavolta Marco con la collaborazione del professor Maffei
Mirko che curerà gli aspetti che riguardano il laboratorio di chimica.
Quali sono gli obbiettivi del progetto?
L’obiettivo principale è quello di dare visibilità alla scuola, attraverso la
pubblicazione nel sito della scuola dei dati ricavati da questo studio –
ricerca, che verranno aggiornati di anno in anno.
Come si svolge?
Si pensava di condurre uno studio sulla qualità delle acque del fiume
prelevando dei campioni in alcuni punti per poi analizzarli con le
attrezzature del laboratorio di chimica dell’ISISS Gobetti, quindi
svolgere una vera e propria ricerca scientifica.
Quante sono le classi coinvolte?
Per questo progetto pensavamo di coinvolgere le classi seconde e terze.
Fra queste saranno scelte le classi più curiose e capaci di lavorare.
Che cosa crede che gli studenti pensino del progetto?
Beh, questa domanda dovrei farla a voi! Penso, comunque, che sia un
progetto molto particolare, nel senso che, come detto, coinvolgerà in
prima persona gli studenti. Quindi, pensateci bene, preferireste stare a
guardare degli esperti (comunque qualificati) parlare o essere voi in
prima persona a lavorare in laboratorio?
Altri dettagli?
Sempre avendo come soggetto il fiume Conca, il prof. Bastianelli
Demetrio in collaborazione con la prof. Amalia di Pumpo, coordinatrice
del progetto educazione alla salute, organizzeranno una conferenza che
avrà appunto come soggetto il fiume Conca, sia per quanto riguarda gli
aspetti storici e culturali (con la partecipazione di un esperto locale) che
per quelli geologici e scientifici, che verranno trattati da un geologo
presidente dell’ordine dei geologi dell’Emilia Romagna. Questa
conferenza coinvolgerà anche le classi non presenti nel progetto.
Qual è il ruolo dei coordinatori?
I coordinatori si occuperanno degli aspetti organizzativi e tecnici. Il
professor Maffei in particolare si occuperà degli aspetti tecnici per
quanto riguarda le analisi nel laboratorio.
Ci può dire quindi il nome del progetto?
Certamente: La qualità delle acque.
Precisamente, cosa si fa nel laboratorio?
Vengono monitorati parametri quali l’ossigeno disciolto, BODS, la
temperatura, fosforo totale, azoto totale, azoto nitrico, torbidità, solidi
totali, coliformi fecali, nitrati totali ecc. ecc. Sulla base di questi
parametri viene elaborato un indice di qualità che riguarda la qualità
chimica ed ecologica dell’H2O del fiume.
Come sarà organizzato il sito?
Il dipartimento di scienze creerà un portale che dovrebbe essere visibile
all’esterno, ma anche all’interno, sia agli studenti che hanno fatto parte
del progetto, sia a quelli che non ne hanno fatto parte. Questo portale non
è ancora ben definito: l’idea è quella di creare un portale con cui si può
confrontare il lavoro nel tempo e con altre classi. Poi pensavamo di
creare
qualcosa di
più ampio,
dove
potremmo
scrivere tutte
le
notizie
riguardanti
la
scienza
(articoli di
giornale,
ecc…).
Verrà
costruito con
la
partecipazio
ne dei tre insegnanti sopracitati e gli insegnanti di informatica, in
particolare il signor Tafuro Francesco. Il sito non sarà passivo, dove si
guarda solo ciò che fanno gli altri, ma attivo, dove chiunque può entrare
e proporre articoli o richiedere approfondimenti su cose non capite in
classe.
La Redazione-Valbona Jonuzi, Alessio Carcaiso, Alessia Masini 2°A
Tre giorni per la scuola
Intervista alla prof.ssa Giorgi sulla Convention nazionale
dedicata al mondo della scuola
La nostra scuola è stata selezionata per presentare il progetto “Comenius
Culture Bridge”. La Convention nazionale dedicata al mondo della
scuola si è tenuta alla Città della Scienza a Napoli dal 12 al 14 ottobre
2011.
Quali gli obbiettivi?
L’incontro prevedeva la disseminazione dei risultati e tra gli obbiettivi
c’era quello di far conoscere a livello nazionale i nostri progetti.
Qual era il suo ruolo? E come si è tenuto l’incontro?
Io, in quanto professoressa, sono stata responsabile del progetto che si è
svolto nel triennio 2008-2010.
L’incontro consisteva in un partenariato multilaterale e la nostra scuola è
stata partner con una di Duisburg e con un’altra di Afyon della Turchia.
Come è avvenuta la Convention?
Innanzitutto la Convention è giunta alla nona edizione, ed è stato un
importante momento di confronto tra i soggetti che operano nell’ambito
di progetti e iniziative nel settore dell’educazione, informazione e della
13
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Voci dal Gobetti – De Gasperi
cultura rivolta ai giovani e a
tutti
coloro
che
sono
interessati al mondo della
scuola.
Quale la partecipazione
della scuola?
La nostra scuola era presente
con uno stand nell’area
espositiva
e
abbiamo
presentato il progetto nello
spazio
riservato
alla
presentazione dell’esperienza.
Quando e in che modo è
intervenuta
durante
la
Convention?
Il 12 e 13 ottobre sono
intervenuta
durante
una
sessione di presentazione dei
progetti. Abbiamo quindi illustrato alle scuole presenti le modalità e i
risultati del progetto ottenendo diversi apprezzamenti.
La Duna “, la cooperativa ideata per partecipare al progetto Bella Coopia
(progetto istituito dalla Lega Coop) dalla classe 4°A dell’ITC P. Gobetti
di Morciano di Romagna, è stata pensata con l’obiettivo di creare
idealmente delle opportunità lavorative a giovani che trovano difficoltà
ad inserirsi nel mondo del lavoro. Gli alunni hanno rivolto i loro sforzi
alla progettazione di uno stabilimento balneare che offra una serie di
servizi a carattere ludico-ricreativo e culturale, ispirati ai valori
dell’ascolto , dell’accoglienza, della tolleranza e della solidarietà. Esso
nasce da un’idea maturata dalla necessità di una zona spiaggia
alternativa alle numerose già presenti sul litorale romagnolo. Per
“alternativa “ si intende un luogo dove poter accogliere e assistere , con
personale qualificato, anche persone anziane e disabili durante tutto
l’arco della loro permanenza presso lo stabilimento, con l’ausilio di
strutture adeguate alle loro necessità. Un’altra peculiarità di questa
spiaggia è che è volta totalmente all’eco-sostenibilità, come lascia anche
intuire lo slogan scelto dalla classe : “ Cooperando con il Sole “. La
Pensa che l’esperienza sia risultata utile a lei in quanto
professoressa, e ai suoi alunni?
Tutto il percorso a partire dall’inizio del progetto sino alla sua
conclusione e all’esposizione dei suoi risultati alla Convention è stata
sicuramente un’esperienza positiva che ha contribuito ad arricchire la
nostra scuola e a farla conoscere a livello nazionale. Inoltre ha arricchito
anche gli alunni e gli insegnanti coinvolti.
La redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 4°A
La “ Duna “ - Cooperando con il sole
Incontro a Reggio Emilia: la 4°A vince la sfida con le
scuole della regione Emilia Romagna per il miglior
progetto di realizzazione di una cooperativa
Il 21 novembre io e i miei compagni di 4°A, accompagnati dalle proff.
Bulzoni e Coscia, dopo un anno di lavoro su un progetto per ricreare la
nostra idea di cooperativa, abbiamo presentato di fronte ad una giuria di
esperti la “Duna”. La nostra presentazione, piuttosto insolita e originale,
e la nostra carica, ci hanno fatto vincere…L’ incontro di Reggio Emilia
ci ha regalato tante soddisfazioni. A essere premiate infatti sono state l’
idea nuova di una spiaggia sociale e alternativa e la presentazione,
ricreando proprio la spiaggia, portando brandine e ombrelloni sul palco e
concludendo con un vero ballo..l’ inno dell’ estate: danza kuduroo.
Erika Santochirico 4°A
Duna nasce anche con l’intento di far stare insieme le famiglie, di
facilitare l’apertura all’altro per offrire soprattutto un’esperienza umana.
La presenza giornaliera di numerosi collaboratori volontari e non
permette lo svolgimento di numerose attività che coinvolgono tutti,
grandi e piccini ,offrendo momenti di svago e relax con corsi per
mantenersi in forma , escursioni e momenti mondani . Impianti sportivi e
aree giochi andranno ad allietare le ore dei più piccoli e durante le ore
più calde un bar-ristorante (alimentato a pannelli solari e fotovoltaici )
offrirà ristoro a chi ne avrà necessità. La classe si è mostrata da subito
entusiasta all’idea di creare anche seppur concettualmente un qualcosa di
così importante ed impegnativo; non si è limitata però solo ad ideare una
spiaggia alternativa con i suoi relativi servizi: infatti i ragazzi, con l’aiuto
delle proff. Bulzoni e Coscia (rispettivamente economia aziendale e
informatica), hanno realizzato anche l’aspetto economico-finanziario e
gestionale del progetto, un lavoro che ha richiesto molto tempo e sforzi
che sono stati premiati in duplice forma: lo scorso a.s. la classe infatti si
è classificata seconda alla selezione provinciale e quest’anno, il 21-112011, gli alunni della 4°A sono stati incoronati a Reggio Emilia vincitori
a livello regionale, una vittoria che si potrebbe definire inaspettata e che
ha portato una ventata di euforia, gioia e soddisfazione nel gruppo.
Chissà che in un prossimo futuro questi ragazzi non potranno usufruire
realmente di questa idea per guadagnarsi da vivere ???
Alessio Della Chiara 4°A
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Voci dal Gobetti – De Gasperi
La primavera araba
La volontà e gli sforzi dei giovani per cambiare
il loro futuro: prendiamo esempio!
Il
giorno
19
novembre 2011,
presso
l’aula
magna dell’ISISS
di Morciano, alle
ore 8.30 si è tenuta
la
conferenza
riguardante
la
Primavera Araba e
i
giovani
nel
futuro
Mediterraneo. Vi
hanno partecipato
le classi I - II – III
sezione C, III – IV sezione A e III sezione B. I relatori erano Monsignore
Giuseppe Colavero ed il giornalista Gabriele del Grande, accompagnati
da alcuni volontari e da un rappresentante dell’associazione Michele
Pulici di Riccione. La conferenza è iniziata con l’esposizione di un
filmato che presentava la negoziazione dei diritti, la difficile situazione
dei giovani arabi e il coraggio e la volontà che hanno avuto nell’opporsi
alle forze politiche e militari in un periodo di ribellioni e sommosse
contro il governo. Si è discusso inoltre sui paesi come la Libia e sulla
cooperazione che ci dovrebbe essere tra i paesi che si affacciano sul
Mediterraneo, cooperazione da cui deriva anche lo slogan della
manifestazione. Successivamente le classi partecipanti hanno posto
alcuni quesiti ai relatori, ottenendo risposte basate sulle loro esperienze
personali. Essi hanno spiegato come in questi paesi, a causa della guerra,
molti ragazzi non hanno un lavoro, vivono in condizioni disagiate e ci
potrebbe essere, inoltre, una forte repressione verso tutto quello che è
antigovernativo. Una nota positiva, invece, è a favore delle donne: in
Tunisia è stata emanata una legge che dichiara che le donne non solo
hanno il pieno diritto di voto, ma il 50% degli eletti deve per forza essere
di sesso femminile. Per quanto riguarda le opinioni dei ragazzi presenti,
Elisa Di Giacomo, alunna della classe II C, spiega che per lei è stato un
incontro molto importante, poiché le ha permesso di capire il potere che
hanno i giovani nel far cadere una dittatura e la volontà che hanno di
portare il bene per il loro paese. Anche Casadei Simona, altra alunna
della classe, esprime il suo pensiero, dicendo che secondo lei è stata una
conferenza molto interessante poiché le ha fatto comprendere che nel
mondo vi sono tante persone che soffrono, pertanto noi dobbiamo essere
davvero contenti della libertà che abbiamo.
Adila (20 anni) da 8 mesi in Italia. Questo corso le è utile per integrarsi
meglio all’interno della scuola.
Julieta (22 anni) viene dall’Argentina, non frequenta questa scuola ma ha
saputo di questo corso vivendo a Morciano. Le piace l’Italia e spera di
ottenere la cittadinanza, ma le manca il suo paese dove ha tutta la sua
famiglia. Ha il ragazzo a Torino ed ha imparato abbastanza bene in solo
un mese e mezzo l’Italiano.
Jiawei (16 anni) viene dalla Cina, anche se è qui da 2 anni; nel corso c’è
anche sua sorella. La sorella parla molto meglio l’italiano, lui invece ha
ancora qualche difficoltà in più. Per lei è molto diverso ovviamente
essere qui, il corso l’ha aiutata tantissimo: “All’inizio non sapevo niente
e stare in una classe normale per me era come dormire in classe.”
Raymond (18 anni) è in Italia da 2 anni e 11 mesi. Ha trovato degli amici
e persone che gli vogliono bene, grazie a questo per lui è tutto più
semplice. Ha preso un diploma in Nigeria, ma dice che qui non conta
nulla. Ha dovuto ricominciare da capo venendo qui.
Ila (15 anni) viene dall’Azeirbaijan ed è la sorella di Adila. Si trova
molto bene in classe e nel corso. Per lei la scuola dovrebbe avere lezioni
più corte, con esercizi di verifica più vicini.
Anastasia (18 anni) viene da Minsk. Mancano anche a lei i suoi amici,
rimasti in Bielorussia. E’ qui da 1 anno ed è andata in una scuola di
lingue per imparare l’italiano. La sua prima lezione all’interno del corso
è stata proprio il giorno in cui hanno sostenuto più interviste (la nostra e
un’altra video) , chissà che idea si sarà fatta!
Alessio Carcaiso Valbona Jonuzzi Alessia Masini 2°A
Premiata la redazione “storica”
de L’Ape dell’ISISS
Vittoriosa al concorso nazionale
per il miglior giornalino scolastico
Matteo Acciaoli, Elisa Di Giacomo, Deni Dona, Sonia Ruggiero 2°C
Italiano per stranieri
Un’iniziativa dell’ISISS Gobetti-De Gasperi
per favorire l’integrazione
Il corso di Italiano è un’iniziativa presa per aiutare persone straniere a
meglio integrarsi, all’interno della scuola e non solo, insegnando loro la
lingua.
All’interno di questo corso vi sono ragazzi di diversa età, provenienti da
diverse parti del mondo, ad esempio Argentina, Cina, Azerbaijan,
Bielorussia…
A curare il corso è la professoressa Generoso Antonella che, con molta
pazienza e passione, “aiutata” dai ragazzi che parlano meglio la lingua,
segue quelli che hanno più difficoltà. Ci sono persone con diversi livelli
di conoscenza, ragazzi nati in Italia che fanno quasi da “tutore” a quelli
arrivati da poco.
Ecco qui la vecchia redazione dell’Ape dell’ISISS! Componenti
femminili: Giulia Costa, Linda Pangrazi, Giulia Tasini 5A e Debora
Sabba, Erika Santochirico 4A. Componenti maschili: Matteo Serafini,
Elia Pari e Luca Pronti 5A. Coordinatore Prof. Giuseppe Vanni; (al
centro nella foto il preside del nostro istituto Prof. Franco Raschi).
Onoratissimi di ricevere il premio nazionale relativo al concorso per il
miglior giornalino scolastico, concorso a cui hanno partecipato centinaia
di scuole italiane e al quale noi siamo arrivati primi a pari merito insieme
ad altre nove scuole superiori concorrenti. Ringraziamo quindi tutti
coloro che hanno contribuito all’uscita del giornalino scolastico 20102011, e tutti coloro che vorranno offrire in futuro il loro contributo.
Grazie perché non abbiamo vinto solo noi, ma tutti insieme.
La Redazione
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Voci dal Gobetti – De Gasperi
Il Racconto d’Inverno
Una tragicommedia di William Shakespeare
Campioni in erba
Intervista ad Andrea Grassi, giovane in forza
al Cesena Calcio e studente dell’ ITC Gobetti (5°A)
Andrea, ti aspettavi questa chiamata così importante per un giovane
come te?
Facciamo qualche passo indietro. Sicuramente è stata importante la
scorsa annata perché credo sia stato un anno indimenticabile culminato
con la vittoria del campionato italiano della categoria Juniores.
Naturalmente considerando l’importanza delle partite, molti osservatori
di squadre professionistiche si sono recati a vedere le fasi finali e in
quell’occasione sono stato notato.
La sera del 29 novembre la 4°A si è recata al Teatro della Regina di
Cattolica accompagnata dai proff. Vanni e Giorgi per assistere allo
spettacolo“Racconto d’ inverno”di William Skakespeare. Si è trattato di
un’esperienza nuova per i ragazzi che sono abituati oramai solo al
cinema.. Chissà, magari nascerà una nuova passione per il teatro e i suoi
“riti”…ad esempio, lo sapevate che non si può indossare il viola ad uno
spettacolo?
Erika Santochirico 4°A
Riportiamo qui sotto il comunicato stampa del Teatro della Regina.
“Ma in inverno è meglio raccontare storie tristi, io ne so una di elfi e di
folletti”. Con questa battuta - del giovane principe Mamilio, segnato dal
destino - si spiega il senso del titolo del Racconto d’inverno, opera che si
colloca tra le ultime composte da Shakespeare. Siamo di fronte a una
tragedia? No, tutt’altro. Secondo la definizione degli studiosi si tratta
piuttosto di una tragicommedia o di una commedia romanzesca, di quelle
che fanno corona a un indiscusso capolavoro come La tempesta e che
rispecchiano un momento di già matura, malinconica riflessione
sull’esistenza. E infatti nel trascorrere dei cinque atti si passa dalle
atmosfere di grande tensione emotiva della prima parte, attraverso un
quarto atto intriso di comicità solare, verso un finale che riconcilia con la
vita, carico di lirica dolcezza. Ambientato in luoghi dal sapore esotico
con una trama ricca di colpi di scena, tra viaggi avventurosi, tempeste,
ritrovamenti insperati, il testo narra le vicende di Leonte, il re di Sicilia,
che, posseduto da una gelosia cieca e distruttiva, annienta tutto ciò che
gli è più caro: la moglie Ermione, i figli Mamilio e Perdìta e l’amicizia di
una vita con Polissene, re di Boemia. I registi Ferdinando Bruni ed Elio
De Capitani ne parlano come di un “Otello senza Iago, dove la gelosia è
trattata come un fenomeno puro che, né più né meno
dell’innamoramento, può essere repentino e immotivato e non ha
bisogno di sobillatori”. Sedici anni dopo, il quarto atto ci introduce in un
mondo bucolico, per raccontare l’amore clandestino tra Perdìta
(incredibilmente sopravvissuta alla furia del padre) e Florizel, figlio di
Polissene. Da qui in poi è un susseguirsi di situazioni comiche ed
espedienti drammaturgici che portano dritti verso un finale sorprendente,
dove alle classiche agnizioni e riconoscimenti, si aggiunge un’insperata
“resurrezione”.Come in un “Romeo e Giulietta a lieto fine”, qui sono i
figli lo strumento di riconciliazione dei padri e i protagonisti di un
percorso di trasformazione “che attraversa le generazioni e il ciclo del
tempo”.
Appena hai saputo della chiamata, che emozioni sono scaturite
dentro di te?
Bè, in me è scaturita una gioia e una soddisfazione enorme. Può capitare
a quest’età che una chiamata così importante possa portarti fuori strada,
ma in me si è creata ancora più voglia di fare sacrifici e di migliorare.
Come sei stato accolto dai compagni e dal mister durante i tuoi
primi allenamenti?
Naturalmente i primi giorni d’allenamento non conoscevo nessuno, ma
piano piano mi sono integrato essendo gli altri giocatori miei coetanei ed
è nata subito una bella intesa sia in campo che fuori. Ho imparato a
conoscere meglio anche il mister grazie alla sua collaborazione,
mettendomi a disposizione della squadra nel momento in cui c’era
bisogno.
Non eravate partiti benissimo, ma seguendo la classifica ora siete in
ripresa, qual è il vostro obbiettivo?
All’inizio abbiamo fatto un po’ fatica perché molti di noi non avevano
mai giocato assieme e come ogni squadra c’è bisogno di tempo per
trovare feeling con i compagni. Siamo partiti con due sconfitte poi,
iniziandoci a conoscere meglio, sono arrivati i risultati che ci
aspettavamo. Ricordo con maggior piacere la vittoria con il Bologna,
partita nella quale eravamo andati ingiustamente in svantaggio, ma nei
minuti di recupero, segnando due gol, siamo riusciti a ribaltare il match.
Il nostro obbiettivo è quello di migliorare giorno per giorno diventando
una squadra vera e di arrivare a fine campionato senza nessun rimpianto
con la soddisfazione di aver dato il massimo in ogni gara.
Come riesci a conciliare la scuola con gli allenamenti?
Avendo sempre gli allenamenti (ad esclusione della domenica) devo
recarmi con il treno tutti i giorni a Cesena; studio quindi soprattutto la
sera: è una faticaccia, ma ne vale la pena!
Simone Rossetti 5°A
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Il libro – Il film
Wall Street 2
Gordon Gekko e la generazione dei tre niente:
niente lavoro, niente reddito, niente prospettive
Investimenti,
speculazione,
prestiti e crisi.
Questo è il succo
di Wall Street ,
film che a mio
avviso
è
un’analisi
economica della
società
contemporanea. Il
film inizia con
Gordon
Gekko
che nel 2001 esce
dal carcere dopo
aver scontato la sua pena per insider trading (cioè era accusato di aver
ottenuto informazioni su aziende in modo illegale ) ed evasione fiscale; il
protagonista trova quindi un mondo cambiato, in peggio. Nel frattempo
scrive un libro in cui mette tutti in guardia dall’imminente crack
finanziario, senza però ricevere la benché minima attenzione, visti i suoi
trascorsi. Per pubblicizzare ulteriormente il suo libro Gekko decide
quindi di tenere una conferenza in un’università dove sottolinea
ulteriormente l’imminente tracollo della borsa; di lì a pochi giorni,
infatti, si assiste al precipitare delle borse che porta al fallimento
un’importante banca di investimenti che aveva in portafoglio diversi
titoli tossici (chiaro riferimento alla Lehman Brothers), crollo che farà
precipitare il valore degli immobili e che di conseguenza farà ritrovare le
persone a pagare costosi mutui per case dal valore dimezzato. Nel
frattempo, Gekko conosce il fidanzato di sua figlia (Jacob Moore, broker
professionista) e, visto che quest’ultima non gli rivolge più la parola, lo
usa per riavvicinarsi a lei. Jacob viene quindi a scoprire che Gekko, nel
periodo in cui esercitava anch’egli la sua stessa professione, aveva aperto
un conto in Svizzera dove, con il tempo, era maturato con gli interessi un
capitale stimato attorno ai 100 milioni di dollari e che il suddetto conto
era intestato alla figlia che lo avrebbe potuto utilizzare a partire dai suoi
25 anni. Winnie, la fidanzata di Jacob, un’idealista democratica, vuole
dare i soldi in beneficenza in quanto pensa che i soldi guadagnati in
Borsa siano sporchi ma Gekko, manipolandola, riesce a impossessarsi di
tale somma e riavvia la sua vecchia attività. Come ho già sopra
accennato questo film non è altro che un report su tutto quello che sta
succedendo: l’autore, purtroppo, non si è dovuto spremere in maniera
immane le meningi per realizzarlo, infatti, purtroppo questo è quello che
ci si prospetta davanti : “
“. No, non ho sbagliato , non ho lasciato
quello spazio così a caso, quello spazio è proprio il NULLA. Gekko nel
film lo aveva accennato che noi siamo la generazione dei tre niente:
niente lavoro, niente reddito, niente prospettive, e come dargli
torto???. Accendete la tv e andate su un qualsiasi Tg, sentirete parlare
solamente di tagli al personale (ciò implica che non vi saranno nuove
assunzioni), recessione, crisi globale, stipendi diminuiti, tracollo
finanziario, PIL , debito pubblico , BOT , BTP, BUND, spread , tassi di
rendita ecc… Non è di certo uno scenario rincuorante quello che ci si
prospetta di fronte. Ecco, non so se ne siete al corrente, ma ogni bambino
italiano che nasce, nasce già con un debito pubblico sulle sue spalle
attorno ai 25000 € (in aumento), i mercati non danno più credibilità allo
Stato italiano e di conseguenza ai suoi titoli (BOT e BTP per citarne
alcuni) che per essere acquistati, talvolta da enti privati come le banche ,
devono alzare il tasso di rendita. Sappiamo tutti benissimo che un’
investimento con un tasso di rendita elevato non è mai un buon
investimento, in quanto il rischio di non realizzare l’utile sperato è alto,
ma il problema non è tanto questo, il problema è che lo Stato ,CHE
SAREMMO NOI ITALIANI, non riuscirà a pagare queste rendite in
quanto l’attuale 7.25 % è veramente troppo alto. Detto ciò il debito sulle
nostre spalle aumenta e come diceva il caro vecchio principe Totò : “ e
io pago !!! “. E sì , noi paghiamo, dobbiamo pagare tutto e dobbiamo
farlo senza un lavoro, certo non ci dobbiamo lamentare , il nostro tasso
di disoccupazione non ha niente a che vedere con quello di alcuni degli
altri stati UE, ma nemmeno quello che ci viene a costare
quotidianamente il nostro sistema di governo ha niente a che vedere con
quello degli altri stati europei. Saltano fuori cifre improponibili, 11€ per
un pranzo da nababbi, stipendio base per un parlamentare che si aggira
sui 12000 € al mese , doppi incarichi nelle regioni (stipendio base 8000€
) oppure liberi professionisti che esercitano normalmente e ricoprono
anche cariche istituzionali, più auto blu in Italia che in America, e poi un
bicameralismo che allunga i tempi di promulgazione delle leggi e quindi
ulteriore dispendio di denaro PUBBLICO, numero di senatori e deputati
troppo alto e così via dicendo. La crisi c’è e bisogna cercare di
esorcizzarla … ma come ? Io credo che per porre una soluzione a
questa situazione non serva andare a perdersi nei meandri della
finanza e dell’economia, penso che basti innanzitutto tagliare il
superfluo, cosa ridurre mi pare di averlo lasciato intuire a chiare
lettere poche righe sopra. Se questi tagli venissero attuati sono sicuro
che non sarebbero necessarie patrimoniali o altre misure anticrisi, ecco,
quello che volevo dire è :“iniziamo a combattere questa crisi dai
problemi più evidenti che ci attagliano”. Altro punto importantissimo,
non bisogna dimenticarsi assolutamente del fenomeno flagello
dell’economia italiana : l’evasione fiscale, solamente con una seria lotta
nei suoi confronti l’Italia riuscirà a risanarsi. Infine, se quello che dice
Keynes è vero, cioè che la domanda crea l’offerta, facciamo in modo
che questa domanda aumenti redistribuendo i redditi (siamo o non siamo
in un paese del welfare ???) e facendo di conseguenza aumentare il PIL.
Aiutiamo l’Italia a ritornare quella bella signora che era fino a qualche
decennio addietro. Così facendo tutti quei valori sballati che ci scorrono
davanti agli occhi durante i Tg oppure in una pagina sul web, non dico
che come per magia ritorneranno ai loro livelli “ normali “ ma quanto
meno gli verrà data una mano a farlo. Questo film lo insegna molto bene,
quello della borsa è un gioco dove a giocare ci si può fare male sul serio.
I mali della nostra società, quelli che hanno costretto il mondo in questa
condizione, lo sapete quali sono? ... sono l’avidità del denaro, la
speculazione ed il vero nemico è il prestito. Attenzione, questo non deve
fare passare il denaro come “ cattivo“, questo infatti è come una donna
che non dorme mai e che sta nel letto accanto a te con un occhio sempre
aperto, ed è gelosa e se non la riempi di attenzioni un bel giorno ti svegli
e lei se n’è andata per sempre (cit. Gordon Gekko), è il forte desiderio
per esso che è malvagio, tanto da fare dire ad un uomo che il suo prezzo
è “di più”.
Alessio Della Chiara 4°A
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Il libro – Il film
Remo e Romolo…gli altri
Un romanzo storico su un periodo cruciale del Novecento
Un alunno del Gobetti,
Alessio Carcaiso della 2°A,
ci presenta il suo romanzo
appena pubblicato. Sì, avete
letto bene, Alessio ha solo
15 anni ed è già alla sua
prima opera letteraria: e
non si tratta di una comune
storia adolescenziale, ma di
un romanzo storico!
Spesso nella vita di tutti i
giorni ci lamentiamo per delle
cose futili, o comunque
importanti ma non di
importanza vitale… La nostra
squadra del cuore perde, ci si
ferma il motore o prendiamo
un brutto voto che ci rovina
(o affossa) la media! Ma sono tutte cose (tranne la prima, forse!) alle
quali si può rimediare. La storia raccontata in questo libro invece, parla
di cose impensabili alle quali “rimediare”. E’ la storia di Romolo, di suo
fratello Remo, in parte anche della sua famiglia e soprattutto del suo
percorso per tornare a casa. Un percorso che è stato un vero e proprio
viaggio tra l’inferno e qualche tappa rappresentata da qualche “oasi” di
speranza. Quel cammino di vita sopra una lama affilatissima che il
protagonista non sa mai se riuscirà a superare. E’ la storia della loro
deportazione al tempo della seconda guerra mondiale ed essi non sono
due persone immaginarie, o a noi lontane. Sono qui! Almeno Romolo
Brilli, è qui. E’ ormai un’ “istituzione” a Morciano, tutti o quasi lo
conoscono e vedendolo, vedono solo un signore anziano. Non possono
avere una minima idea di tutto ciò che ha provato negli anni della
prigionia, vedendosi privato della sua famiglia, dei suoi affetti, della sua
vita. Andando un po’ più nello specifico, nel giorno dell’Armistizio, in
quel giorno in cui tutto doveva finire, il giovane protagonista, si è trovato
davanti ad un bivio. Il lasciarsi abbandonare alla morte oppure affrontare
le prove durissime che la vita gli ha posto. La scelta è stata ovvia ma ha
lasciato dentro di sé una scia di dolore che nessuno potrà mai affievolire.
Ed è questo che il libro vuole principalmente rappresentare assieme alla
speranza che, nella mente di Romolo, cresce ogni volta che succedono
gli eventi negativi. Comunque voglio più che altro parlarvi brevemente
di ciò che mi ha spinto a scriverlo, a portarlo fino in fondo e ad averne la
“massima cura” come autore, cioè vari episodi e varie tappe di questo
viaggio, di questo percorso, di questa storia. Il dovermi immedesimare
in una qualunque persona dell’epoca che si trovava a Piazza Venezia il
giorno della dichiarazione di guerra, il cercare di capire perché ciò
avvenisse, e fare finta per un attimo di non conoscere la storia e quindi
confondermi col popolo, a chiedermi ciò che si sono sempre chiesti
Remo e Romolo, ovvero “cosa succederà poi”? Questo per dirvi che, ad
ogni episodio “significativo” della storia, corrisponde un mio
personalissimo percorso “mentale” che mi ha portato a vivere la storia
stessa. L’episodio del loro primo arrivo a Morciano mi ha portato a
provare la speranza, la voglia di ricominciare da capo, il lasciarsi il
dolore alle spalle. La morte di Remo, anche se più precisamente
potremmo dire il suo “allontanamento da Romolo”, mi ha portato ad
immedesimarmi in Romolo stesso. A provare il suo dolore e la sua
sofferenza nel vedersi strappato un fratello senza poter fare niente.
L’uccisione del loro amico Carlo incontrato nel campo di
concentramento, mi ha portato a provare angoscia, dispiacere e paura per
ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. L’inizio poi
dell’improbabile lavoro da fornaio di Romolo all’interno del campo mi
ha fatto sorridere, creando una sorta di comicità mista alla tragedia e
leggendo capirete il perché. Le tre fughe di Romolo invece mi hanno
fatto sperare e incitarlo dentro di me mentre scrivevo a correre sempre
più veloce e a nascondersi sempre più accuratamente. Ed infine il ritorno
a Morciano, l’apprezzare anche la semplicissima scritta “Benvenuti a
Morciano” sbiadita e resa irriconoscibile dalla guerra stessa, mi ha fatto
provare contentezza e sollievo per Romolo che poteva rifarsi una vita,
ritrovare tutta la famiglia, ma anche dispiacere per il gemello, che non ha
avuto la stessa opportunità. Quindi concludo questo breve articolo di
presentazione del libro dicendovi semplicemente che ho realizzato ciò,
non tanto per darvi un po’ di carta in più da mettere in un cassetto o (per
chi ama leggere) in una libreria, ma per raccontarvi, nel modo migliore
possibile una storia che meritava e merita di essere raccontata. Grazie a
chiunque si “affiderà” alla mia scrittura e comprerà il libro, disponibile
in edicola da Zanni qui a Morciano oppure ordinabile sul sito
www.pensieriparole.it
Alessio Carcaiso 2°A
Come te nessuno mai
Un film sempre emozionante,
un affresco generazionale tenero e ribelle
Il film “Come te nessuno mai”
riesce a trattare, nell’arco di pochi
giorni, temi importanti nella vita di
ogni ragazzo, specialmente di quelli
di città. La storia vede come
protagonista Silvio, un ragazzo che
frequenta un liceo di Roma. Attorno
a lui ruotano tutte le tematiche
principali del film, come ad
esempio l’amore (che prova per
Valentina prima, ma del quale
capirà il vero significato solo alla
fine quando lo sperimenterà sia
fisicamente che emotivamente con
Claudia). Tutte le scene sono legate
da un filo conduttore, ovvero
l’occupazione della scuola da parte
degli studenti. In alcune parti (vedi
discussioni tra Silvio e il padre che vorrebbe fargli cambiare scuola) è
l’argomento principale, in altre invece è solo ciò che da inizio a
18
’0
Il libro – Il film
discussioni di tutt’altro genere (vedi la lite tra Silvio e la sorella Chiara,
la quale gli confessa di avere una “vita segreta” della quale lui e i suoi
genitori non sanno nulla). Penso che sia in un certo senso “divertente” il
fatto che l’occupazione della scuola sia il filo conduttore quando in realtà
è l’argomento che meno tocca i ragazzi del film. Essi infatti, svolgono
l’occupazione puntigliosamente e in modo decisamente organizzato, ma
alla fine non si capisce mai veramente quale sia la vera ragione
dell’occupazione stessa. Inoltre, sembra che neppure loro la capiscano,
andando avanti a suon di frasi fatte e vecchi motti usati nella medesima
circostanza dai loro genitori nel millenovecentosessantotto.
Come detto però, anche se i particolari dell’occupazione sembrano molto
confusi, essa è molto utile per sviluppare i vari rapporti tra i personaggi
del film. Sembra proprio che l’unica ragione che spinga i ragazzi ad
occupare sia lo stare in gruppo e socializzare. Tutte le volte che si
trovano da soli nella scuola occupata infatti non pensano a dove volere
arrivare con la loro forma di protesta, non ne parlano quasi mai se non
alle “assemblee” organizzate dai più “vivaci” di loro. Parlano invece di
tematiche legate all’amore e al sesso. In uno dei tanti discorsi di questo
tipo, Martino (amico di Silvio) parla della sua ragazza Valentina,
facendo sembrare stupendo il loro rapporto “in crisi”. Gli altri ragazzi lo
guardano con invidia, specie Silvio, da sempre “innamorato” di
Valentina. Ed è qui che emerge una figura all’apparenza di “contorno”,
ma che credo sia molto importante per Silvio, ovvero il fratello Alberto.
Silvio preferisce rivolgersi a lui, anzi che ai genitori, quando ha problemi
di cuore o più in generale a scuola.
Il protagonista vede Alberto come
una sorta di “guru” che sa tutto e
che qualsiasi cosa faccia o dica è
giusta. In realtà poi si scoprirà che
non è così, dato che persino
Alberto verrà mollato dalla sua
ragazza. Tra i tanti pessimi consigli
però riesce a dare a Silvio quello
fondamentale che lo spingerà tra le
braccia di Claudia, che credo sia il
personaggio
che
meglio
rappresenta i vari aspetti di due
temi importanti come amore e amicizia. Claudia è la migliore amica di
Valentina, ma è sempre stata segretamente innamorata di Silvio. Quando
viene a sapere di un bacio tra Silvio e Valentina “scarica” l’amica. In
seguito, si giocherà il tutto per tutto confessando i suoi sentimenti a
Silvio e rischiando così di perdere anche lui per voler trasformare in
amore la loro amicizia. Il “tema del migliore amico” viene riproposto (in
modo più leggero) anche tra Silvio e Ponzi. Dico “più leggero” perché
non appena Silvio si arrabbia con Ponzi, reo d’aver rivelato un segreto
personale dell’amico, il giorno dopo è già pronto a perdonarlo. Dunque
questi sono i principali rapporti d’amicizia, storia diversa per i rapporti
tra genitori e figli.
Parlando della famiglia di Silvio, è curioso vedere come il loro rapporto
genitori/figli sia diverso e uguale allo stesso tempo per tutti i fratelli. E’
uguale perché tutti e tre non hanno un vero e proprio rapporto sincero e
aperto con i loro genitori. E’ diverso, perché Alberto (ormai adulto) non
parla proprio con i suoi, Silvio (sulla strada per diventare come Alberto)
ogni tanto “cede” alle pressioni dei suoi, Chiara invece racconta loro
solo ciò che vogliono sentirsi dire. Altre tematiche “importanti ma di
contorno” sono l’impegno politico e la classificazione dei ragazzi in base
a mode di ogni tipo: musicali (punk), sportive (skaters), o idee politiche
(neofascisti). E’ proprio quest’ultima “fazione” che viene messa più in
risalto perché si scontra con gli studenti di sinistra che occupano la
scuola. E’ specialmente per quest’ultima tematica (la politica, i
neofascisti, ma anche l’occupazione stessa) che ad inizio testo ho detto
che secondo me il film riguarda principalmente la vita dei ragazzi in
città. Perché in “piccole realtà” come quella in cui viviamo, i ragazzi
appunto vedono il mondo “piccolo” ed hanno meno pensieri per la testa.
Molte altre nel film cose invece si avvicinano alla realtà anche se
personalmente credo che fare un film realistico su temi così ampi ed
importanti, sia un po’ come fare un oroscopo. Al mondo ci saranno
milioni e milioni di Acquari ad esempio, se l’astrologo dice una cosa ben
precisa su quel segno, almeno per una persona ci azzeccherà per forza.
Questo per dire che il rapporto conflittuale prima e amichevole poi di
Silvio con la sorella, le varie amicizie andate in fumo, quelle consolidate,
ecc…Sicuramente tutto ciò riguarderà da vicino alcune persone e quindi
per esse è raccontato tutto in modo realistico, così come ci saranno
persone che non verranno sfiorate da questi temi e che quindi potrebbero
ritenerli
“ingigantiti” per
far
meglio
riuscire il film.
Personalmente,
essendo
figlio
unico, non posso
e non so dare
giudizi
sul
rapporto
di
Silvio con i suoi
fratelli, ma per
quanto riguarda il rapporto che ha con i suoi genitori, posso dire che non
mi riconosco. Anzi, tra le tante situazioni piacevoli o meno che ho
sperimentato in amicizia ed in amore fin ora, è stato proprio il rapporto
tranquillo e aperto con i miei genitori l’unico grande punto fermo che mi
sta aiutando nella crescita. Crescita, che è anche il vero “obbiettivo” di
Silvio e più in generale anche degli altri personaggi del film. Ci sono in
particolare due scene che colpiscono molto in questo senso. In una, i
ragazzi che hanno fatto occupazione una volta presi dalla polizia e
portati in questura, hanno cercato di ripudiare e minimizzare quanto fatto
(e quindi anche ciò in cui “credevano”). Nell’altra, Silvio va da Ponzi a
dirgli che è diventato uomo non per aver fatto l’amore con Claudia, ma
per aver capito il vero significato della parola “amore”. All’apparenza,
queste scene non c’entrano molto l’una con l’altra, ma secondo me si
nota in particolare l’avvenuta crescita di Silvio (manifestata nella sua
saggezza) e la mancata crescita dei suoi compagni (riscontrata
nell’insicurezza, nell’immaturità e nella superficialità con le quali
abbandonano le loro idee per non finire nei guai più di quanto non lo
fossero già). La scena sopracitata riguardante Silvio è anche l’ultima del
film e tratta come detto d’amore. Il fatto che la parte iniziale invece
trattasse di politica, secondo me ci fa capire che si siano inizialmente
voluti capire i significati che si possono trovare dietro ad un gesto così
forte e allo stesso tempo senza un apparente motivo valido, come quello
dell’occupazione scolastica.
Alessio Carcaiso 2°A
19
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Playlist
“Era la grande occasione la festa,
si celebravano celebrità!”
Il 9 luglio finalmente i Subsonica
hanno fatto tappa a Cattolica all’Arena della Regina!
I Subsonica sono un gruppo musicale alternative rock italiano nato a
Torino nel 1996. Nella loro carriera hanno pubblicato 6 album in studio e
venduto complessivamente 400.000 copie di dischi.
La band è formata da Samuel che è la voce principale, C-Max voce e
chitarra, Boosta voce e tastiera, Ninja alla batteria e Bass Vicio al basso.
Il loro ultimo album, pubblicato l’8 marzo 2011 dalla EMI, ha ottenuto
molto successo ed è stato il protagonista del loro live.
Ci siamo incontrate davanti al teatro della Regina verso le 19 e insieme
abbiamo aspettato, nonostante il caldo infernale, che aprissero i cancelli.
Il concerto, dopo tanta attesa, è iniziato alle ore 21 e 30 con la comparsa
sul palco del mitico Boosta, il tastierista del gruppo. Ci è rimasto molto
impresso per il suo modo originale di attirare l’attenzione del pubblico,
soprattutto con il suo
atteggiamento
simpatico
che
si
notava
dalle
“smorfie” e dai movimenti
che faceva mentre suonava.
Il concerto è stato molto
coinvolgente,
per
la
capacità del gruppo di
riuscire a intrattenere in
maniera vivace il pubblico:
infatti le canzoni erano
accompagnate
da
scenografie che rendevano
il
live
ancora
più
spettacolare!
Questo concerto, rispetto ad
altri
a
cui
abbiamo
partecipato, ci ha colpito
maggiormente perché oltre
a cantare le loro canzoni a
squarciagola
tutto
il
pubblico si divertiva a
ballare scatenandosi.
Il momento in cui tutti i fans sono stati coinvolti nel concerto è stato
quando il cantante Samuel ha chiesto a tutti di scendere per terra e al suo
“via!” saltare tutti verso l’alto cantando uno dei brani che ha riscosso
maggiore successo dell’ultimo loro album, Il Diluvio.
I Subsonica, al termine del concerto, hanno preso la loro telecamera e
hanno ripreso tutti noi spettatori presenti salutando calorosamente i loro
fans, per poi pubblicarlo sulla loro pagina ufficiale come ricordo di un
altro successo ottenuto tra noi giovani.
È stata senz’altro un’esperienza indimenticabile, uno dei concerti a cui ci
siamo sentite del tutto coinvolte insieme al pubblico e, ora, non ci resta
che aspettare il prossimo concerto!
Scaletta 9 luglio – Cattolica - Arena della Regina
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Prodotto Interno Lurido
Albascura
L’ultima risposta
Nuvole rapide
Quando
L’odore
Tra gli dei
Dentro ai miei vuoti
Serpente
Veleno
Incantevole
Discolabirinto
Aurora sogna
Sul sole
Eden
Liberi tutti
Il diluvio
Colpo di pistola
Benzina Ogoshi
Istrice
La funzione
Tutti i miei sbagli
Strade
Debora Sabba, Sabrina Pintus, Caterina Pintus 4°A
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Playlist-Sport
I Lastime
Marco Simoncelli: uno di Noi
I maestri riminesi del punk-rock
pubblicano il loro primo EP
Dedichiamo la chiusura di questo numero al Sic
che troppo presto ci ha lasciato
I Lastime sono una band punk/rock del riminese, nata nel maggio del
2011 dall’incontro di quattro giovani musicisti accomunati dalla
passione per lo stesso genere musicale. Questi ragazzi (Luca Mascia
3°H - chitarra elettrica, Luca Tellurio- voce, Filippo Lorrai- basso
elettrico e Luca Montanari 4°A – batteria) hanno già diverse
esperienze in ambito musicale alle spalle e decidono subito di iniziare la
loro avventura proponendo alcune cover dei gruppi che maggiormente li
influenzano, come Fall Out Boy, Ataris, Yellowcard, New Found Glory
e A Day to Remember.
Dopo aver
preso più
confidenza
tra di loro
e
aver
instaurato
un ottimo
rapporto di
amicizia, i
component
i
della
band
trascorrono
l’intera
estate a creare pezzi propri per dare vita al loro primo EP, intitolato
“Everything describes us as losers”, contenente quattro tracce più una in
versione acustica. L’uscita del loro disco, infatti, è prevista per la metà di
dicembre. In questo periodo, però, i Lastime non rinunciano a numerosi
concerti dal vivo, quindi si esibiscono parecchie volte durante feste,
eventi e in alcuni locali della città di Rimini e Cesena, divertendosi e
facendo conoscere al pubblico il proprio genere musicale e le proprie
canzoni. Questi giovani ragazzi sono molto fiduciosi sul fatto che la
pubblicazione di questo EP porterà loro grandi soddisfazioni e per il
momento sperano che questa loro passione possa diventare in futuro
qualcosa di più di un semplice ed emozionante passatempo.
Nel nostro giornalino non poteva mancare un piccolo spazio riservato ad
un grande campione della Motogp come Marco Simoncelli, rimasto
vittima di un tragico incidente nel circuito della Malesia durante il
secondo giro di gara. Originario di Coriano e amante delle sua terra
romagnola, Marco era un ragazzo simpatico, solare e sempre con la
battuta pronta, con una grandissima passione per la moto. Durante la sua
carriera di motociclista ha raggiunto traguardi molto importanti come il
titolo di campione del mondo della classe 250. La sua morte ha
provocato un dolore immenso alla sua famiglia, affiancata dopo il tragico
accaduto dagli amici, dal team di Marco e soprattutto dagli innumerevoli
fans, giunti a
Coriano per dare
l’ultimo saluto al
loro
grande
Campione.
Inutile dire che
Marco
sarà
sempre uno di
Noi!
Di
Lui
ricorderemo la
sua grande testa
di capelli, la sua
simpatia e il
grande
amore
per la sua moto,
che
lo
ha
accompagnato
nelle sfide, nei
momenti difficili e al raggiungimento di importanti traguardi. Ciao Sic!
Come recitava un grande striscione il giorno del tuo triste saluto: “Ora
vai e insegna agli angeli come si impenna!”
Serena Montrucchio 4°A
Luca Montanari 4°A e Luca Mascia 3°H
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Sala giochi