L`incidenza delle lobbies nella politica estera degli USA verso l`Italia

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Centro di metodologia delle scienze sociali
L’INCIDENZA DELLE LOBBIES NELLA POLITICA ESTERA
DEGLI USA VERSO L’ITALIA NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA
Domenico Fracchiolla
Working Papers
n. 112, 2008
© 2008, Pubblicazioni a cura del Centro di metodologia delle scienze sociali, LUISS Guido Carli, Roma – Viale Romania, 32 - 00197 Roma
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La politica estera, persa la sacralità della funzione di cui aveva goduto fino alla prima
guerra mondiale, è considerata sempre meno come una black box e sempre più come il
frutto, talvolta accidentale, della mediazione interna al sistema politico di uomini,
istituzioni, partiti, lobbies. Un contributo cognitivo allo studio dei processi decisionali
interni alla formazione delle policies, e quindi anche della politica estera, proviene dalle
teorie behavioriste sul decision making. La Group Theory of Politics, che ha in Arthur
F. Bentley il suo padre fondatore, con l’opera the Process of Government: a study of
social Pressures1, riconduce i processi politici al risultato dell’interazione dei gruppi. La
migliore definizione dei gruppi è da attribuirsi a Truman: “si osservi un singolo
cittadino, qualunque sia la sua professione, qualunque sia la sua attività, non possiamo
spiegare e neppure descrivere la sua partecipazione ad una funzione pubblica, se non
facendo ricorso agli interessi con cui si identifica e ai gruppi dei quali fa parte o con i
quali è solito confrontarsi”2 . Samuel Finer nel suo celebre studio The Anonymous
Empire, distingue il gruppo di pressione, concentrato sulle modalità dell’azione del
gruppo, dal gruppo di interesse che insiste invece sulla finalità dell’azione. Con
l’espressione gruppo di pressione si indica quindi “l’applicazione o la minaccia di
applicare una sanzione, qualora la richiesta non venga accolta”3. Accogliendo le
obiezioni di Lowi sull’intero impianto della Teoria dei Gruppi4 e il conseguente
riposizionamento del modello, utile all’interpretazione solo di una parte della società
americana, si comprendono agevolmente le ragioni per cui la Group Theory non
fornisce spiegazioni esaustive (né potrebbe farlo) del “primato della politica interna
sulla politica estera”. Si ricorda che la tesi espressa è alternativa sia al tradizionale
assunto della primazia della politica estera che alla tesi della mediazione tra le due.
L’Italia del secondo dopo guerra, come scriveva Alcide De Gasperi e prima di lui lo
stesso Sturzo, “doveva cercare la chiave della politica interna ed economica nella
politica estera”5. Lo statista italiano, nella fase iniziale della sua esperienza di Ministro
degli Esteri, lavorava alla definizione di un nuovo rapporto con le potenze alleate,
operava per ricollocare il Paese nel sistema di relazioni internazionali, definire il ruolo
1
A.F. Bentley,. The Process of Government: a study of social pressures, Chicago: University of
Chicago Press, 1908.
2
D.B. Truman, The Governmental Process: Political Interests and Public Opinion, Second Edition,
Berkeley Institute of Governmental Studies, California, 1971.
3
S. Finer, The Anonymous Empire, London, Pall Mall Press, 1969.
4
T. Lowi, The End of Liberalism, New York, W. W. Norton, 1969.
5
Sturzo, Popolarismo e Fascismo, I, p.37.
1
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dell’Italia nel sistema occidentale e risolvere i conseguenti problemi di politica interna,
di ordine economico e sociale.6 Un indispensabile supporto, alla realizzazione del suo
ambizioso progetto, proveniva dall’azione degli agenti diplomatici ed in particolare di
alcuni Ambasciatori particolarmente autorevoli.
Oggetto di questo lavoro è una breve indagine sull’attività lobbystica svolta,
nell’immediato dopoguerra, dall’Ambasciatore Italiano presso gli Stati Uniti d’America,
Alberto Tarchiani. Il suo operato è emblematico delle potenzialità offerte all’azione
diplomatica da un’articolata rete di rapporti sociali, economici, culturali, finanziari,
mediatici, soprattutto in una democrazia competitiva, come quella statunitense,
caratterizzata da pluralismo politico. Infatti, la situazione determinatasi alla fine della
guerra diveniva il terreno d’elezione per il dispiegarsi dell’azione dei gruppi d’interesse
e dei gruppi di pressione, per il concorso di diversi fattori tra cui: l’espansione della
dimensione politica amministrativa, soprattutto a livello centrale; l’interventismo
pubblico, con la previsione di grandi piani di aiuto e di investimento; la crescente
ramificazione normativa e regolamentare della “mano pubblica”. Il politologo Key, in
Politics, Parties and Pressure Groups, aveva individuato una relazione di
proporzionalità diretta tra sistema bipartitico e numero dei gruppi, per cui il contesto a
due partiti incoraggiava fortemente la creazione e moltiplicazione dei gruppi di
pressione. Secondo lo studioso americano, i gruppi di pressione, insieme con le libere
elezioni e la presenza di partiti politici costituivano una delle componenti fondamentali
del sistema democratico7.
Il modello interpretativo utilizzato è tratto dallo lo schema elaborato da Robert
Hilsman per lo studio della politica estera statunitense. Secondo lo studioso americano,
la distribuzione degli attori che hanno un’influenza determinante sul processo di
decision making, in termini di ruolo e di potere, si articola su tre anelli concentrici
diversamente distanti dal centro decisionale. Il primo anello si riferisce agli individui ed
istituzioni costituzionalmente coinvolti nel processo decisionale, che per gli Stati Uniti
sono: il Presidente, lo staff della Casa Bianca, i political appointees, ovvero i Ministri,
sottosegretari dei grandi Dipartimenti e il personale politico che entra ed esce dal
Governo con il cambio di amministrazione, il Congresso, le burocrazie della Natioanal
Security, il Dipartimento di Stato, i Servizi di Sicurezza e le Forze Armate. Il secondo
anello include i “gruppi d’interesse” propriamente detti e i media (stampa, televisione,
radio e altri mezzi di comunicazione di massa) attori che pur esterni alle arene
governativa o parlamentare, hanno la funzione di influenzare la politica estera e di
difesa. Il terzo anello, infine, comprende l’opinione pubblica e l’elettorato attivo, due
6
7
P. Craveri,De Gasperi, Il Mulino, Biblioteca Storica, 2006, Cap. VII°, pp. 172 ss.
VO Jr. Key, Politics, Parties, and Pressure Groups, New York: T.J. Crowell, 4th ed. King DS,
1995.
2
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classi di attori molto ampie8.
1.1.- Per quanto concerne il “primo anello”, l’azione di Tarchiani s’inserisce nei
tradizionali compiti istituzionali di rappresentanza, raccordo, informazione,
negoziazione e interpretazione propri della funzione diplomatica; tuttavia si distanzia
da quel tracciato per grado e ampiezza dell’operato. Deve sottolinearsi la capacità di
intessere ottimi rapporti personali con funzionari, a vario livello dell’Amministrazione,
in modo preponderante ma non esclusivo del Dipartimento di Stato, funzionali
all’azione di lobbying dell’Ambasciatore italiano. L’ampio mandato di cui Tarchiani
disponeva e il backing “politico” della missione rappresentavano i fondamentali
presupposti della sua azione.
L’azione di lobbying a livello istituzionale, finalizzata ad influenzare il processo di
formazione della politica estera statunitense verso l’Italia, si indirizzava verso tutti gli
individui e le istituzioni coinvolte, concentrandosi come naturale per un agente
diplomatico sul Dipartimento di Stato, sui political appointees dell’Amministrazione e
sull’ufficio di Presidenza. D’altra parte, non erano tralasciati in quest’opera di
sensibilizzazione, informazione e pressione, influenti Congressmen e opinion leaders di
entrambi i partiti. Strette relazioni erano instaurate tanto con esponenti della vecchia
guardia della diplomazia statunitense, quanto con giovani funzionari esponenti del
nuovo corso. Esempi sono i rapporti intessuti nel tempo con gli ambasciatori Kirk,
Philipps, Dunn. Il personalissimo stile di Tarchiani, fatto di garbata insistenza ed
incrollabile fiducia nelle sostanziali buone disposizioni americane verso l’Italia
emergeva con forza; d’altra parte, l’intensa attività diplomatica traeva beneficio dai
rapporti personali con molti interlocutori, dall’utilizzo di canali anche non ufficiali e da
iniziative tanto generose quanto poco ortodosse nella stretta osservanza dei protocolli.
A livello istituzionale, l’ambasciatore italiano otteneva endorsments da parte di
istituzioni assembleari e di governo, tra cui si segnalavano diverse assemblee legislative
di Stati federali, uno su tutti, lo Stato del Rhode Island, il cui Senato approvava una
risoluzione all'unanimità per ottenere il riconoscimento dello status di alleato all’Italia
e la partecipazione alla Conferenza di San Francisco9.
Importanti esponenti del Congresso come
Vito Marcantonio, leader di
organizzazioni sindacali come Luigi Antonini, il sindaco di New York Fiorello La
8
R. Hilsman, The Politics of Policy Making in Defense & Foreign Affairs : Conceptual Models &
Bureaucratic Politics, Prentice Hall, Upper Saddle River, New Jersey, 1987.
9
Articolo del Providence Journal del 16/03/1945; Telespresso n.254/228 del 16/04/1945, ASDMAE,
Stati Uniti, 1945,b.94.
3
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Guardia, fino al massimo organo di stampa italiana in America, Il Progresso Italo
americano, esprimevano l’unanime desiderio della partecipazione dell’Italia alla prima
grande Conferenza internazionale che doveva porre le basi del nuovo mondo postbellico. Esigenze politiche, di consenso elettorale, di appartenenza a comunità italiane e
di condivisione di valori universali di giustizia internazionale di cui gli Stati Uniti si
proclamavano campioni, portavano politici di primo piano, sia repubblicani che
democratici, a pronunciarsi a favore dell’Italia. Tarchiani con abilità, tenacia e passione
riusciva ad incanalare queste energie in un'unica corrente di supporto alle linee e alle
tesi del governo italiano producendo un efficace effetto megafono, utile allo
svolgimento della sua azione diplomatica.
Un esempio rappresentativo della sponda all'insistente attività di lobbying di
Tarchiani era offerta dal Partito Repubblicano e da ambienti ad esso vicini10, nel corso
di un grande ricevimento a New York nel marzo del 1945 nel quale l’Ambasciatore
italiano riceveva con copia endorsments alla sua azione: l'ex Presidente Hoover, l'ex
Ambasciatore a Roma Henry Fletcher, l'Editore delle testate Life, Time, Fortune, Henry
Luce, l'editrice del NY Herald Tribune, Mrs J. Reid, dal Presidente della Chase National
Bank Wintrohpp Aldrich e da altri esponenti di rilievo della società americana
dell’epoca, si pronunciavano a favore dell’Italia. L'ex Presidente Hoover si produceva in
un attacco frontale e duro contro l'amministrazione democratica, colpevole di aver
tradito le ragioni della guerra e di aver sottoposto l'Italia ad un “trattamento ingiusto ed
assurdo”. Il Presidente della Chase National Bank dichiarava che la sua banca era
interessatissima all'Italia ed era disposta a venire in aiuto dell'economia italiana con
prestiti di centinaia di milioni. Tarchiani, ben contento, approvava e sollecitava ulteriori
aperture, chiedendo a Hoover di esprimere pubblicamente il suo parere positivo sulla
legittimità dei bisogni dell'Italia, pur senza violare la tregua stabilita fino al giorno della
vittoria della guerra con il Partito Democratico11.
Altre manifestazioni di sostegno erano gli interventi durante il dibattito in seno alla
Commissione Parlamentare degli Affari Esteri Stati Uniti sull'Italia del Sindaco di New
York Fiorello La Guardia, del deputato italo - americano Marcantonio, particolarmente
attivo, e del Deputato Buckley che “difendono calorosamente con copia di argomenti il
diritto morale dell'Italia ad una revisione della sua posizione internazionale”12. Inoltre
sempre il Congressman Vito Marcantonio dell’American Labor Party e Emanuele
Celler, del Partito Democratico avevano presentato una mozione al Congresso perché
l’Italia fosse trattata come “amica”.
10
Cfr. C.D. Tompkins, Senator Arthur Vandeberg: the evolution of a modern Republican 1884 –
1945, Michigan State University Press, Michigan 1970; L.C. Gardener, Architects of Illusion. Men and
Ideas in American Foreign Policy, 1944 – 1949, Chicago, Quadrangle Books, Chicago 1970.
11
Telespresso N.386/81 (controllare) del 20/03/1945, ASDMAE, Segreteria Generale, 1945.
12
Articolo di Libera Stampa del 12/04/1945.
4
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Rappresentante politico di spicco dell’Amministrazione americana, Fiorello La
Guardia si distingueva, nel corso dei mesi , per l’attività svolta, a favore dell’Italia, da
Direttore Generale dell’UNRRA13. Il noto politico svolgeva, in perfetto accordo con
Tarchiani (che lo incontrò in diverse circostanze) una azione combinata di pressione
sull’amministrazione americana, sui paesi produttori di generi alimentari, in particolare
l’Argentina, e sulla stampa, con continue dichiarazioni ed appelli. Nel difendere le
ragioni italiane, ricordava la collaborazione degli italiani su più fronti : “Abbiamo
detto agli italiani di cacciare i fascisti, essi l’hanno fatto, di allinearsi a noi, essi l’hanno
fatto, di far guerra ai tedeschi, e anche questo essi l’hanno fatto, adesso dobbiamo
aiutarli”14. Risolto il problema del grano, il poliedrico politico americano si dedicava al
capitolo dei “grassi” e mostrava interesse anche per la questione dei trasporti marittimi,
per la quale aveva stabilito contatti con il capo della War Shipping Administration, che
disponeva del naviglio necessario15.
Negli ambienti sindacali si sottolinea l’attività del sindacalista italo-americano Luigi
Antonini, Presidente dell’ Italian – American Labor Council, che esercitava la sua
influenza presso il Dipartimento di Stato, su Dunn, Assistente Segretario di Stato, e a d
altri funzionari di rango. La richiesta ricorrente era che costoro fossero latori presso il
Presidente dei claims per una politica più “aggressive” degli Stati Uniti a favore
dell’Italia, dell’ammissione italiana alle Nazioni Unite e della salvaguardia dell’integrità
territoriale del paese 16. A parte la comunanza dei contenuti con le rivendicazioni di
Tarchiani, a cui deve attribuirsi anche la paternità di alcune di queste iniziative, il
collegamento tra i due agenti è un’altra testimonianza dell’attività di lobbying
dell’Ambasciatore italiano, interpretata in questa circostanza con il raccordo, il
coordinamento e la comunicazione tra le diverse iniziative. Questa circostanza è inoltre
un esempio di una multi appartenenza: Antonini era a capo di una importante
Confederazione sindacale e membro di spicco di una comunità di italo – americani
(gruppo quest’ultimo, considerato nell’anello successivo).
Tarchiani scriveva in un Teleespresso a De Gasperi: “è pur vero che tali iniziative
13
La generale scarsità di generi alimentari e la gravità della situazione non assicuravano un esito
completamente positivo della trattativa, ma la presenza di La Guardia garantiva il perseguimento del
miglior risultato possibile Cfr. Cfr. J.L. Harper, l’America e la ricostruzione dell’Italia, 1945 – 1948,
Bologna, Il Mulino, 1986.
14
In occasione della possibile riduzione della razione alimentare dell’UNRRA a 200 grammi per tutti
i paesi e a 150 per l’Italia, La Guardia aveva esaminato, in due lunghe riunioni, quella situazione, definita
dalla Delegazione Tecnica dell’Ambasciata “una palese ingiustizia”. L’azione di quest’organo, tesa ad
effettuare acquisti integrativi delle assegnazioni UNRRA direttamente sulla piazza dai produttori, con
un’eccezione alle regole sul permesso di esportazione per ventimila tonnellate di grano, era facilitata ed
appoggiata dalla campagna mediatica di La Guardia.
15
Telespresso N.° 4289/1096 del 13/04/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3 Cfr. E.
Ortona, Anni d’America. La ricostruzione (1944 – 1951), Bologna, Il Mulino, 1984.
16
Testo intervento del Corrispondente del News Chronicle in una Trasmissione radio del 1/02/9145.
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partono ancora e soltanto da Deputati strettamente legati alle collettività italo americane e interessati, quindi, ad approfittare dell'attuale momento politico per
accattivarsi le adesioni e le simpatie delle numerose masse delle collettività predette,
oggi ancora legate al ricordo dell'Italia e particolarmente preoccupate per la situazione
economica italiana. Comunque, mentre fino ad ancora poco tempo fa, altre analoghe
"resolutions" erano state sistematicamente archiviate dai Comitati competenti, è
interessante questa volta notare come il comitato per gli affari esteri della "House of
Representatives" abbia deciso, com'è sua facoltà o meno di fare, di discutere la
"resolution" n.99 del Deputato Marcantonio. Mi risulta che pressioni erano state
esercitate da varie parti sul Presidente del comitato predetto perché il comitato stesso
non rifiutasse di procedere ad una discussione della mozione. Non mi è stato però
possibile di accertare se anche lo State Department che, in genere, se non sempre, viene
preventivamente consultato in via ufficiosa in merito, abbia già espresso il suo punto di
vista. Non mi sembra però avventato pensare che se, contrariamente a quanto avvenuto
in passato, la "resolution" viene questa volta discussa, lo State Department non abbia
visto la cosa sfavorevolmente e in tal senso si sia già espresso. Potrà infatti essere
sempre utile per l'Amministrazione, per ogni eventuale iniziativa o decisione futura,
poter documentare, anche ai fini internazionali, qual è l'atteggiamento del Congresso e
di riflesso quello dell'opinione pubblica nella questione italiana”17.
In questo caso, con estrema lucidità, l’Ambasciatore italiano individuava i concreti
vantaggi della discussione della “resoultion” del Deputato Marcantonio da parte del
Comitato per gli Affari Esteri della Congresso, frutto dell’esercizio di attività di
lobbying interna della più importante e rappresentativa assemblea legislativa americana.
A differenza del passato non vi era l’archiviazione della resolution e questo era già di
per se un segnale positivo proveniente non solo dal Congresso ma anche dallo State
Department, di solito consultato in via informale su queste questioni. I vantaggi erano di
ordine soprattutto politico per future possibili iniziative da intraprendere, avevano un
interessante ritorno “d’immagine”, mentre contenevano una efficacia concreta limitata,
anche se la risonanza nell’opinione pubblica era sempre significativa.
1.2.- Il secondo anello del modello interpretativo della politica estera statunitense di
Robert Hilsman18 include i gruppi d’interesse e i media (stampa, televisione, radio e
altri mezzi di comunicazione di massa), attori che pur esterni alle arene governativa o
17
Telespresso N.125/225, del 16/04/1945, ASDMAE, Stati Uniti, 1945, b.94.
R. Hilsman, The Politics of Policy Making in Defense & Foreign Affairs : Conceptual Models &
Bureaucratic Politics, Prentice Hall, Upper Saddle River, New Jersey, 1987.
18
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parlamentare, hanno la funzione di influenzare la politica estera e di difesa. Anche se
non interviene direttamente nel processo di decision making della politica estera, questo
piano può svolgere un ruolo determinante nell’influenzare le posizioni e gli
orientamenti dei decision makers utilizzato e viene quindi utilizzato a fondo da
Tarchiani. Ad eccezione del lobbying diretto face to face, del fundraising lobbying e del
contract lobbying, le tipologie di lobbying utilizzate variano dal grassroots lobbying
(lobbying mobilitante, con l’organizzazione di campagne di pubblico interesse, la
partecipazione dei membri di associazioni della società civile e il coinvolgimento
dell’opinione pubblica), alle coalizioni (networks di associazioni che cooperano intorno
ad una stessa policy area, escludendo, in questo caso, l’aspetto federativo), con esempi
residuali di cause lobbying, che utilizzano i public interest groups, difensori di cause
sociali appartenenti all’associazionismo a scopo civico e alle ONG .
I tipi di lobbying esercitati per il tramite delle associazioni e le comunità italo –
americane sono ascrivibili nella Grass-Roots Lobbying e la creazione di network di
associazioni. La tecnica della comunicazione indiretta (Grass-Roots Lobbying),
particolarmente sviluppata nel paesi di cultura anglossassone, consisteva nel suscitare
l’interesse dell’Amministrazione americana sulle issue che riguardavano l’Italia
attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica. Si menzionano convegni,
manifestazioni culturali, conferenze stampa, raccolta e valorizzazione attraverso i media
di testimonianze autorevoli, contatti con interlocutori politici privilegiati, campagne di
divulgazione di studi specialistici, la pubblicazione di rapporti sugli house organ (i
giornali delle organizzazioni). L’utilizzo di un “network of influence” era la seconda
tecnica adoperata dall’Ambasciatore italiano, al fine di creare una rete di alleanze con
cui le associazioni mettevano in comune i propri sforzi per ottimizzare la pressione sul
decisore pubblico. Tale rete non presentava i requisiti della stabilità e della permanenza,
ma costituiva alleanze monotematicche (il Trattato di Pace, la Conferenza di San
Francisco, gli aiuti economici) e anche occasionali. Il New Jersey Council, la Mazzini
Society19, L’Italian American Labor Council, l’Ordine dei Figli d’Italia in America,
l’american Association for Advancment of New Italy, il Council for American Italian
Affair sono agenzie che si distinsero nell’azione di pressione sull’Amministrazione
democratica, di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e veicolo delle istanze
lobbistiche a favore dell’Italia. Taarchiani si servì di queste agenzie coordinando ed
promuovendone l’attività.
Il New Jersey Council era un’associazione di italo americani
presieduta
19
La capacità di mobilitazione e sensibilizzazione della Mazzini Society, ne facevano un importante
veicolo di pressione sull’Amministrazione, come un memoriale confidenziale del Dipartimento di Stato
sulla politica finanziaria americana nei confronti della ricostruzione italiana, pubblicato dalla rivista
“Nazioni Unite” (organo della Mazzini Society) dimostrava. Vedi Editoriale de il Giornale del Mattino,
del 5/04/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
7
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dall’attivissimo dott. Ferdinando Pollari che annoverava tra le sue file importanti
Senatori e Congressmen, soci onorari del Consiglio direttivo. Esso si distinse in una
intensa attività di sensibilizzazione e pressione direttamente sul Segretario di Stato e
sull’Amministrazione Truman20.
Con l’approssimarsi della conclusione dei lavori della Conferenza dei Ministri degli
Esteri di Parigi, le critiche, le proteste e gli appelli a condizioni di pace giuste per
l’Italia, delle comunità di italo – americani diventavano sempre più numerose, e furono
puntualmente veicolate da Tarchiani in manifestazioni di dissenso e di pressione
sull’Amministrazione americana. Si ricordano, in particolare, l’attività dell’Italian
American Labor Council21, Comizi di esponenti del mondo politico (Poletti, ex
Governatore di New York, O’Dwyer, Sindaco di New York) governativo(La Guardia,
Direttore Generale dell’UNRRA), associativo, massonico (Giaccone e Giambalivo,
rispettivamente Grande Maestro dell’ordine dei figli d’Italia, della Grande Loggia di
New York e rappresentante dell’Ordine indipendente della Loggia dei Figli d’Italia)22.
L’American Association for Advancment of New Italy, in accordo e comunione
d’intenti con l’Ambasciatore italiano, protestava direttamente con il Presidente Truman
per il tradimento dell’Italia a Parigi,23 cosi’ come il Council for American Italian Affairs
20
Diverse attività possono essere citate come esempi dell’attività del Council: l’organizzazione di
Comizi, campagne di raccolte firme , presentazione di documentazioni e studi a favore delle istanze
italiane alla Conferenza di Pace, inviate ed indirizzate ai massimi organi istituzionali del Paese. Si
menzionano due esempi: un grande Comizio organizzato nell’Auditorium dell’Istituto Belle Arti di
Newark, alla presenza dei rappresentanti delle più importanti organizzazioni del mondo socio –
economico del paese, nel febbraio del 1946; petizioni e documenti di protesta, sottoscritti da tutti i
membri dell’Associazione e pubblicati sulla rivista collegata, il Progresso italo – americano, indirizzati a
Byrnes, Segretario di Stato, alla vigilia della riunione dei Ministri degli Esteri di Parigi del 1946. Questi
documenti ripetevano in sostanza le tesi di Tarchiani e del governo italiano sui principi che dovevano
ispirare il Trattato di Pace. Dopo la Conferenza di Parigi del 1946, il Consiglio del New Jersey Council
produceva una lettera, significativa per il dibattito che generava nell’Amministrazione, indirizzata al
Segretario di Stato, al senatore Vandemberg, e al Presidente Truman, sulle “atrocius conditions” decise
per l’Italia, esortando la delegazione americana ad individuare condizioni di pace migliori secondo lo
spirito della Dichiarazione di Potsdam. In Telespresso N.° 18308/1224 del 22/03/1946, ASDMAE, Stati
Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 3;
Telespresso N.° 15468/230 del 9/05/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 3; Articolo di
Italia Nuova del 1/05/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 3;Editoriale del The Italian
Tribune, Newrk del 01/02/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 3.
21
L’Associazione protestava contro le decisioni di Parigi sulle flotta italiana e le riparazioni,
affermando che l’atteggiamento tenuto, oltre che ad essere moralmente condannabile, costituiva un
“ingiusto ripudio degli impegni assunti dagli Stati Uniti verso il popolo italiano durante la guerra”
22
l’Ordine dei Figli d’Italia in America protestava vigorosamente con un cablogramma indirizzato
direttamente a Byrnes e al Consiglio dei Ministri degli Esteri di Parigi, per le soluzioni individuate dai
quattro grandi a Parigi sulla Venezia Giulia. Vedi Telespresso N.° 5367/1343 del 8/05/1946, ASDMAE,
1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3; Cablogramma del 5/07/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati
Uniti, b.9
23
L’Associazione inviava al Presidente degli Stati Uniti una petizione firmata da 9300 cittadini
americani23 ed un telegramma di protesta. Giovanni Profenna, Presidente dell’Associazione, ricordando il
sacrificio di 300.000 italiani per combattere il nazi – fascismo, chiedeva che la parola data da Roosevelt
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si pronunciava con toni sempre più duri, attraverso la sua pubblicazione The Report24.
Tarchiani si produceva in un duro attacco pubblico alla Conferenza di Parigi, che
trattava l’Italia in “a spirit of punishment” in un discorso ad un banchetto organizzato
dal Commiteee for a Just Peace for Italy, al Mayflower Hotel, davanti a 3000 invitati,
tra cui Senatori e Deputati. Tra i presenti si ricordano Corsi (Commissario per
l’Industria e per il lavoro per lo Stato di New York), Mead (democratico di New York),
Wiley (repubblicano del Wisconsin), Murray (democratico del Montana), Bridges,
Capper (repubblicano del Kansas); i giudici Giaccone e l’Assistant Attorney General,
McGranery, in rappresentanza di Truman; Charles Poletti (ex vice – governatore, e poi
facente funzione di governatore dello Stato di New York, democratico)25.
Gli ambienti cattolici e l’alto clero americano rappresentano, all’interno di questo
secondo anello considerato seguendo il modello d’interpretazione di Hillsman, un’altro
capitolo importante dell’azione lobbistica di Tarchiani. L’attività di sensibilizzazione di
questo mondo era particolarmente preziosa per l’influenza politica dell’episcopato
americano sul governo degli Stati Uniti, soprattutto in periodo elettorale. La Chiesa
cattolica fu, seconda, nella politica lobbystica di Tarchiani, solo all’azione delle
comunità italo - americane.
L’azione svolta dall’Ambasciata, di concerto con il Cardinale Spellman, il Cardinale
Stricht, Presidente del Consiglio dell’Episcopato americano, il Vescovo O’Brien suo
collaboratore, il Cardinale di Saint Louis e l’influente Monsignor Cody presenta aspetti
fosse mantenuta su tutte le questioni, dai confini, alle colonie, alle condizioni economiche. Quantificando
il numero di italiani e di italo americani, considerava che 60 milioni di persone, non avrebbero mai
accettato la mutilazione territoriale e lo strangolamento economico. In, Telegramma del 17/07/1946,
ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.9.
24
Telespresso N.° 7412/1942 del 14/07/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
25
Nel lungo ed altisonante discorso, l’Ambasciatore paragonava i padri fondatori degli Stati Uniti ai
fondatori di Roma, di cui i padri pellegrini avevano le stesse virtù e caratteristiche. Poneva l’incipit nella
missione civilizzatrice che le numerose repubbliche fondate dall’Italia nel corso della sua lunga storia
avevano avuto, diffondendo in Europa, Africa e Asia il concetto del diritto pubblico come base di ogni
forma di civiltà. Gli stessi principi arrivarono in seguito negli Stati Uniti, dove avevano avuto rinnovata e
gloriosa realizzazione nell’epoca contemporanea. La democrazia americana ed italiana erano unite non
solo per sentimenti e interessi, ma per la comune concezione di comunità umana. Tarchiani considerava
che purtroppo, alla Conferenza della pace, molti politici stavano cercando di distruggere la storia e anche
la geografia.
Le soluzioni proposte dalla Conferenza di Parigi agli italiani sembravano dettate da una volontà di
punizione. Mentre una nazione balcanica, che era stata alleata alla Germania fino all’ultimo momento, era
ricompensata con ingrandimenti territoriali, l’Italia, che aveva combattuto a fianco degli alleati, sembrava
destinata ad essere punita. L’Ambasciatore terminava augurandosi che gli Stati Uniti non consentissero il
compiersi di questa palese ingiustizia, essendo essi, per l’Italia e per ogni altra nazione che aveva un
diritto naturale ed onorevole da tutelare, un grande campione di giustizia. Vedi Articolo del Washington
Times del 7/07/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3; Telespresso N.° 7989/2139 del
17/07/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
9
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dell’issue network of influence, della grassroots lobbying e della public interest lobby26.
Per far avanzare le tesi italiane si faceva leva sui circoli e sulle persone influenti nel
Missouri, che godevano di influenza sulla Casa Bianca27. La collettività italo americana
del Missouri era considerata degna di attenzione dal Presidente perché poteva costituire
un fattore di rilievo nel gioco di equilibri delle forze politiche in vista delle successive
elezioni e perché molti suoi membri godevano di importanti entrature nelle clientele e
nei gruppi d’interessi dei partiti28.
La Conferenza annuale dell’Episcopato cattolico americano a Washington offriva
l’occasione per una grande campagna a favore dell’Italia. Il manifesto diramato dai
Vescovi a latere della Conferenza sugli orientamenti di politica internazionale per i
cattolici, era preso in seria considerazione dallo stesso Governo americano29.
Nonostante il parere negativo di Monsignor Tardini sulla possibilità che la Conferenza
dei Vescovi americani potesse pronunciarsi in favore dell’Italia30, l’Ambasciatore a
Washington riportava, (come già aveva fatto in precedenza31), il contenuto favorevole
del documento dei vescovi americani. Il manifesto avrebbe avuto grande ripercussione
non solo tra i 25 milioni di cattolici degli Stati Uniti, ma anche in tutta l’opinione
pubblica e nei circoli governativi. La situazione italiana era analizzata con attenzione e
si stabilivano direttive ufficiali per l’azione del clero e delle masse cattoliche negli Stati
Uniti. Le conseguenze e le implicazioni per l’attività politica dei due grandi partiti
americani potevano intuirsi con facilità32.
Tarchiani sottolineava la preoccupazione del Partito Democratico e del Partito
Repubblicano di mantenere salda la propria base elettorale e di guadagnare alla propria
causa più forze nuove possibili, in vista delle elezioni di rinnovamento parziale dei due
rami del Congresso da tenersi nel novembre del 194633. I democratici, in particolare, nel
26
Cfr. E. Di Nolfo, Vaticano e StatiUniti, !939 – 1952, (dalle carte di Myron C. Taylor), Milano,
Angeli, 1978.
27
Telespresso N.°3616/890 del 24/03/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 9.
28
Il Cardinale di Saint Louis, capo dei cattolici del Missouri, era particolarmente importante, sia per
l’influenza degli ambienti di questo Stato nell’Amministrazione di Truman, sia presso l’opinione
pubblica.
29
Ddi 1943 – 1948,II, n. 551 del 20/09/1945,p.747 Cfr. G. Valdevit, La questione di Trieste. Politica
internazionale e contesto locale, Milano, Angeli, 1987.
30
Comunicazzone di De Gasperi a Tarchiani. In Ddi, 1943 – 1948, II, n. 689 del 16/11/1945, pp. 980.
31
vd. par. II.
32
Ddi, 1943 – 1948, II, n. 696 del 19/11/1945, pp. 985.
33
Il rapporto numerico tra i rappresentanti in Congresso dei due partiti segnava all’epoca (novembre
1945) una maggioranza a favore dei Democratici di soli 27 seggi alla Camera e 9 seggi al Senato. Tale
circostanza determinava il rande interesse ed importanza annessa ai risultati delle successive elezioni
parziali di medio termine che, in caso di successo Repubblicano, potevano compromettere, se non
capovolgere, il rapporto di forze. L’approssimarsi delle elezioni presidenziali, che cadevano nel 1948, non
faceva che accrescere tale stato di cose. Cfr. E. Ortona, Anni d’America. La ricostruzione (1944 – 1951),
Bologna, Il Mulino, 1984.
10
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corso di questa campagna elettorale di “lungo periodo” cercavano di assicurarsi le
simpatie dei cattolici e degli italo – americani34. Il manifesto dei vescovi americani
deplorava la “tragica indifferenza delle democrazie per la triste situazione del popolo
italiano che ha spezzato le catene del Fascismo e combattuto a fianco degli Alleati con
ardente lealtà”. Il documento condannava duramente l’inazione cui erano state costrette
le forze italiane, mentre da parte alleata si temporeggiava oltremodo con i problemi
vitali dei soccorsi e della ricostruzione e “si rimandava l’adempimento di solenni
promesse”35.
Un ulteriore capitolo fondamentale iscrivibile all’interno del secondo anello del
modello interpretativo in esame, è l’utilizzo dei mezzi d’informazione. I media
consentivano a Tarchiani di esaltare le sue caratteristiche di Ambasciatore politico,
comunicatore e profondo conoscitore della società americana, caratterizzando la sua
missione per stile ed iniziative più ampie dalle tradizionali funzioni diplomatiche. Tutti
i veicoli informativi furono utilizzati approfonditamente, con azioni tese a manovrare ed
indirizzare le campagne mediatiche nella direzione da lui desiderata. All’arrivo a
Washington ricevendo i rappresentanti della stampa indicava gli scopi fondamentali
della sua missione che miravano a risolvere i problemi italiani “la maggiore aspirazione
dell’Italia è di diventare una delle Nazioni Unite”. Questo era l’obiettivo massimo
mentre l’obiettivo immediato dichiarava essere migliorare le condizioni economiche e
finanziarie dell’Italia. La chiarificazione delle relazioni con gli Alleati diventava
essenziale in quest’ottica, continuava Tarchiani: “dobbiamo sapere che cosa significhi
cobelligeranza. Non siamo in guerra, non siamo in pace, non siamo una Nazione
Alleata. Questo problema generale deve essere risolto prima di qualsiasi altro problema
di rapporti generali, o di altra natura economica o finanziaria”. Da questo primo
passaggio si evince quale fosse l’impostazione del messaggio politico che desiderava
comunicare ai media: migliorare la posizione negoziale del paese attraverso il
riconoscimento di uno status internazionale e giuridico di alleato per poi avanzare da
posizioni di forza le richieste di ordine politico, economico e finanziario. Era infatti
persuaso che la partecipazione dell’Italia alle Nazioni Unite avrebbe automaticamente
messo fine all’Armistizio e posto l’Italia in una situazione di parità con gli altri paesi36.
John Cabot, dalle colonne dell’ Herald Tribune, sottolineava che la presenza di
34
Telespresso N° 6925/1937 del 14/12/1945, ASDMAE, AP, Stati Uniti, 1948 - 1950, B 2 Cfr. P.
Craveri, De Gasperi, Bologna, Il Mulino, 2006.
35
Con un’anticipazione su quella che sarebbe diventata la dottrina Truman, ispiratrice del Piano
Marshall, il manifesto statuiva che il popolo italiano, cui spettava un posto avanzato nella civiltà
occidentale, avrebbe resistito al richiamo delle ideologie “straniere e sovversive “, purché sottratto alla
disperazione mediante l’aiuto americano. Vedi Telegramma N° 1237/87 del 18/11/1945 , ASDMAE, AP,
Stati Uniti, 1945, B59.
36
Articolo de l’Unità, 22/03/1945.
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Tarchiani a Washington non poteva che aumentare le possibilità per l’Italia di aver
soddisfazione nelle richieste verso gli alleati; comunque si sarebbe ridotta la discrasia
temporale esistente tra le promesse e le decisioni degli alleati verso l’Italia da una parte
e l’esecuzione delle stesse dall’altra.37 Un esempio dell’utilizzo profittevole del mezzo
stampa è l’articolo e il testo di un memorandum riservato del Dipartimento di Stato
sull’Italia (risultato autentico all’originale) che il noto giornalista Drew Parson
pubblicava. Il contenuto collimava perfettamente con i rapporti, le considerazioni e le
azioni che Tarchiani aveva svolte nel corso dei precedenti mesi. Il documento rivelava
l’importanza che per gli Stati Uniti aveva l’Italia per la posizione strategica e
geografica. Il governo esprimeva la speranza di mantenere in Italia un regime
parlamentare con un centro di gravità moderato – progressivo di centro o centro sinistra,
alla cui mancata sopravvivenza “ogni mancanza americana di soddisfare un minimo le
richieste italiane”, avrebbe contribuito in modo determinante.
Tuttavia, bisogna comunque considerare, per ciò che concerne la stampa, che in
diverse circostanze Tarchiani fu costretto ad accettare dure critiche al suo operato, oltre
alle naturali campagne contro l’Italia di singoli giornalisti ostili al paese. Infatti, se
l’azione diplomatica dell’Ambasciata di Washington era fortemente supportata e
condivisa da De Gasperi e dagli esponenti moderati, subiva talvolta sferzanti critiche
soprattutto dai comunisti, sia dalla dirigenza che dall’organo di stampa del Partito,
.
l’Unità Togliatti in persona metteva sotto accusa l’operato di Tarchiani, soprattutto per
l’azione dispiegata in materia di partecipazione alla Conferenza di San Francisco, di
frontiere (in particolare quelle con la Jugoslavia) e di pubblicazione delle clausole
dell’armistizio: “mi sembra Tarchiani stia svolgendo la sua azione in modo contrario a
quelle che devono essere, secondo me,le direttive della nostra politica estera”. In una
protesta formale presentata a Bonomi, il leader comunista disapprovava lo stile con cui
l’ambasciatore interpretava il suo ruolo e l’utilizzo disinvolto dei media per
sensibilizzare l’opinione pubblica americana. A riguardo dichiarava che
“(Tarchiani)solleva e tratta in pubblico le questioni della nostra politica estera con
dilettantismo e immaturità politica”. Aggiungeva anche che “non è col battere il
tamburo in America che si potrà raggiungere a qualche risultato”38.
37
Come esempio di tale problema era citata la promessa del ministro inglese, Harold MacMillan, di
una dichiarazione sulla politica anglo-americana verso l’Italia cui non aveva fatto seguito azione alcuna
alla scadenza del periodo promesso di due settimane. Articolo del New York Herald Tribune, 17/01/1945,
ASDMAE, AP, Stati Uniti, 1945, b.94.
38
Ddi, n. 98, 17/03/1945, pp. 128.
12
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1.3.- Il terzo anello del modello di Hilsman comprende l’opinione pubblica e
l’elettorato attivo, due classi di molto ampie che intervengono nel processo di
formazione e attuazione della politica estera. Queste categorie costituiscono la fascia più
esterna e meno definita del modello considerato e pertanto azioni di pressione di ampio
spettro ad esse indirizzate sono di difficile misurazione ed incontrano nel fenomeno di
dispersione un ostacolo quasi insormontabile.
Le possibilità per un agente diplomatico accreditato, per quanto autorevole e
influente come Tarchiani, di incidere nei processi di formazione della politica estera del
paese accreditante sulle issue di proprio interesse, esercitando pressione su categorie
canali dell’opinione pubblica at large e dell’elettorato attivo riposano, quasi
esclusivamente, nella sovrapposizione di questo piano con l’anello precedente del
modello, in questo caso con le comunità di italo americani e gli ambienti cattolici.
L’esercizio della pressione delle classi considerate avviene per il tramite della public
interest lobby, i cui attori agiscono in difesa di cause sociali e per finalità filantropiche
umanitarie. L’efficacia di queste azioni è riscontrabile in particolare in ambito dei
programmi di aiuti materiali, economici e finanziari che furono adottati
dall’Amministrazione a favore dell’Italia.
L’Ambasciatore dispiegava le sue doti di comunicatore, cercando di influenzare ed
indirizzare strati importanti dell’opinione pubblica, utilizzando tutti i media e i
palcoscenici di cui, di volta in volta, poteva disporre. Un esempio significativo per lo
stile, i temi toccati e l’impatto suscitato è una celebre intervista radiofonica durante la
trasmissione la Voce dell'America, nel corso della quale elogiava gli italiani d'America
che tanto si erano adoperati per l'Italia: “gli italiani d'America non hanno mai perduto la
fede nella rinascita della Madre Patria con l'ausilio delle istituzioni democratiche di cui
godono in questo Paese. Gli italiani d'America sono all'avanguardia nelle numerose
iniziative americane dirette a portare agli italiani quel soccorso materiale e morale che è
tanto necessario per superare le attuali gravi difficoltà. L'apporto di queste iniziative si è
già fatto sentire costa’ e non dubito che sarà ancora più efficace in un prossimo futuro.
Esso si aggiunge allo slancio generoso del Presidente Roosevelt e del governo degli
Stati Uniti di cui si è recentemente avuta una prova palese nell'aumento della razione
del pane. Negli ambienti più diversi della grande Nazione americana ho trovato simpatia
ed interessamento per le cose d'Italia, profonda fiducia nella rinascita della sua vita
democratica, ed esatta comprensione per l'eroico contributo dato all'aspra lotta contro il
comune nemico dalle forze armate dell'esercito regolare e dai partigiani”39. I Temi
trattati erano i le issues ricorrenti che l’Ambasciatore italiano perseguiva e affrontava
39
Telespresso del 14/03/1945, ASDMAE, Stati Uniti, 1945,b.94.
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con continuità in quasi ogni su intervento.
L’intervento militare contro il Giappone era l’iniziativa che meglio esplicava
l’importanza attribuita, da questo “guru” della comunicazione ante litteram, dell’utilizzo
che intendeva fare dell’opinione pubblica americana per il potere persuasivo che azioni
ad alto impatto mediatico avevano su di essa. La convinzione del potere di
mobilitazione e di influenza dell’opinione pubblica, opportunamente sensibilizzata,
sulle scelte di governo, era incrollabile in Tarchiani. Anche l’obiezione di Roosevelt
sull’impiego alternativo delle forze marittime italiane per trasportare grano, era superata
con considerazioni di onore militare40.
L’Ambasciatore italiano era persuaso della popolarità delle posizioni del Presidente
e menzionava i risultati di un’indagine dell’Istituto Gallup, secondo i quali, all’inizio
del 1946, la percentuale dei favorevoli ad un’attiva partecipazione degli Stati Uniti ad
una politica mondiale, si aggirava intorno al 75%41. Lippmann rilevava in un editoriale
la necessità della funzione mediatrice degli Stati Uniti nel conflitto d’interessi tra
l’imperialismo britannico e quello sovietico, specificando in particolare che l’Unione
Sovietica doveva comprendere come gli Stati Uniti non potevano permettere
cambiamenti nel Mediterraneo, nel Golfo Persico e nel Nord del Pacifico42.
La lettura ed interpretazione dei fermenti che attraversavano la società americana in
quei mesi, si arricchiva anche di informazioni sugli ambienti comunisti negli Stati Uniti,
che il diplomatico italiano valutava di un certo interesse. A fine del Congresso del
Partito Comunista tenutosi a New York, Earl Browder era sostituito, come leader del
movimento comunista, da William Foster e allontanato dal partito per motivi poco
chiari. Browder, favorevole ad una collaborazione tra forze del lavoro e del capitale,
aveva fatto un lungo soggiorno a Mosca, secondo Tarchiani per l’intenzione del
40
Tale lettura non considerava la possibilità che per taluni soggetti della comunità internazionale un
gesto simile fosse interpretato in senso contrario al recupero e riconoscimento della dirittura morale
dell’Italia, poiché il paese, dopo aver dichiarato guerra alla Germania, dichiarava guerra all’altro suo exalleato, il Giappone40. Su queste basi e su questi precedenti storici, si può comprendere quale poteva
essere la considerazione delle qualità politiche, umane e morali degli Italiani da parte delle consorterie
delle altre potenze alleate a cui la “nuova Italia” di Tarchiani proponeva con insistenza la dichiarazione di
guerra al suo ex nemico come prova di buona volontà e di rottura con il passato. Più che di rottura, i più
avveduti e informati, avrebbero parlato di continuità di una tradizione consolidata. Furono soprattutto gli
inglesi e i francesi che in diverse circostanze ebbero a considerare gli italiani come dei “traditori”. A tale
immagine gesti come quello suggerito da Tarchiani forse si rivelarono efficaci in modo molto limitato nel
breve periodo per far pressione e convincere l’opinione pubblica americana e l’amministrazione
americana, ma forse non furono di grande aiuto alla causa del recupero della dignità internazionale del
Paese e del superamento di un vecchio clichè che vuole gli italiani infidi, traditori ed inaffidabili.
41
Telespresso N.° 3719/941 del 30/03/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, USA, B. 1.
42
Telespresso N.° 769/323 del 7/02/1946, ASDMAE, Stati Uniti, 1946 – 1950, Politica Estera USA,
B. 1.
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Cremlino di riutilizzarlo come agitatore e disturbatore politico negli Stati Uniti43.
L’opinione pubblica era attraversata da fermenti e timori che l’amministrazione
americana recepiva riguardanti attività di comunisti sul territorio nazionale, come
dimostrava una serie di risoluzioni e attività anti comuniste, riferite con puntualità da
Tarchiani a Roma. In particolare si segnalavano alcune manifestazioni all’interno del
CIO, organizzazione sindacale considerata più aperta alle influenze comuniste rispetto
alle concorrenti, soprattutto se paragonata con l’American Federation of America44.
Tarchiani registrava come il CIO fosse una realtà composita ed in fermento, con spinte
centrifughe. I Delegati della “Federation of Workers” e della “State County &
Municipal Workers”, ambedue dipendenti dal CIO, avevano adottato una risoluzione, a
fine aprile, con la quale si chiedeva al governo americano di abbandonare la politica
tendente ad isolare la Russia e ritirare le truppe americane ed inglesi dalla Cina, dalle
Filippine, dall’India, dalle Indie Olandesi, dalla Grecia e da altri paesi amici45.
A livello governativo e parlamentare si svolgevano diverse inchieste: Commissioni
parlamentari indagavano sulle “un - American activities” e sulla presunta presenza, in
alti posti del Dipartimento di Stato, di persone di tendenze non americane, per gli affari
militari46. L’Ambasciatore italiano riferiva degli interventi alla Camera dei
Rappresentanti di Cox, Rappresentante Democratico per la Georgia, secondo cui
l’epurazione in corso al Dipartimento di Stato nei confronti di centinaia di persone
indesiderabili, era condotta con l’aiuto del Federal Bureau of Investigation, colpendo
tutti gli elementi considerati comunisti47. In ambienti economici americani, si registrava
il timore di uno sciopero generale in campo marittimo, parte di uno sciopero marittimo
mondiale concordato tra le Organizzazioni dei lavoratori marittimi di tutti i paesi, deciso
43
Telespresso N.° 5367/1343 del 30/04/1945, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
Un primo episodio era la risoluzione approvata dalla nuova Assemblea dell’Organizzazione
Sindacale CIO, l“Utility Workers Union of America”, contro la partecipazione alla organizzazione di
persone appartenenti o che erano appartenute, a partiti comunisti, nazisti o fascisti. Un secondo episodio
erano le dichiarazioni del nuovo Presidente della “Union Automobile Workers” del CIO, a Chicago, sulla
necessità di vigilare, al fine di proteggersi dall’attività di coloro che, per legami con gruppi al di fuori
dell’Unione o a potenze straniere, avevano interessi contrastanti con quelli dell’Organizzazione. Infine si
ricorda il discorso del Vice Presidente del CIO e Presidente della “Textile Union of America” , tenuto
davanti a 1250 delegati della sua associazione, nel quale aveva aspramente criticato l’atteggiamento
dell’Unione Sovietica nei confronti della cooperazione internazionale. In Telespresso N.° 5202/1281 del
10/05/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.9. Cfr. F. Romero, gli Stati Uniti e il
sindacalismo europeo, 1944 – 1951, il Mulino, 1989.
45
Telespresso N.° 5202/1281 del 10/05/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.9.
46
Telespresso N.° 4422/1125 del 17/04/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
47
Un portavoce del Dipartimento aveva confermato che un apposito comitato aveva riesaminato la
posizione di migliaia di impiegati frettolosamente assunti durante il periodo bellico e che negli ultimi
mesi (settembre 1945 – maggio 1946) 4.180 persone, metà americani e metà cittadini stranieri in servizio
all’estero per conto del governo americano, erano state dispensate dal servizio dell’Office of international
Cooperation, dipendente dal Dipartimento stesso. In Telespresso N.° 5454/1378 del 12/05/1946,
ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.9.
44
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dal Comitato esecutivo di Mosca della Federazione Sindacale Mondiale. Tarchiani
comunque considerava difficile questa eventualità, per la possibile composizione della
vertenza nel settore marittimo degli Stati Uniti48.
Conclusioni
La breve analisi svolta secondo lo schema dei tre anelli concentrici, diversamente
lontani dal potere decisionale, ha evidenziato da una parte l’importanza dell’attività dei
tradizionali canali di pressione dell’attività diplomatica, svolta a livello costituzionale,
presso le massime istituzioni federali e i funzionari dei singoli branches dei
Dipartimenti interessati; d’altra parte, sono emerse le enormi potenzialità di un’azione
sviluppata ai livelli più esterni del modello, nella società civile, sia a livello dei media,
dei gruppi di pressione e dei gruppi d’interesse che a livello più esterno dell’opinione
pubblica in e dell’elettorato attivo.
L’ampio mandato e la natura politica della nomina di Tarchiani hanno consentito di
esaltare il suo ruolo con ricadute positive sull’efficacia dell’azione, libera dai limiti
tradizionali della funzione diplomatica in senso stretto. A beneficiarne è stata tanto
l’azione sull’anello più interno, per la rapidità di lavoro e l’autorevolezza di cui godeva
l’Ambasciatore italiano, quanto l’azione sugli anelli più esterni, dove l’azione di
lobbying rappresenta un valore aggiunto importante dell’azione proiettando il
diplomatico italiano nell’olimpo dei grandi protagonisti della storia diplomatica italiana.
Le variabili dei processi decisionali politici, le tipologie di elettori, la composizione
sociale ed etnica delle costituencies elettorali sono tutte variabili indipendenti
intrasocietarie del sistema politico statunitense che agevolano l’azione e l’influenza
delle lobbies. I due partiti maggiori, Repubblicano e Democratico, sono costretti, in
qualche misura, a prendere impegni meno superficiali e generici in materia di politica
estera in sede pre - elettorale per convincere l’elettorato. Il ruolo dell’opinione pubblica
e dell’elettorato attivo risultano più consistenti e contribuiscono, pur sempre in
proporzione alla posizione di lontananza dai centri decisionali, alla formazione delle
policies. Inoltre, la composizione e la struttura della società americana, basata sul
melitng pot, favorisce e alimenta la presenza di forti comunità etniche omogenee e
solidali al loro interno, che tendono ad esprimere preferenze comuni su temi sensibili di
politica estera. Il paese di provenienza alimenta un forte sentire presso le comunità
statunitensi di appartenenza ed è considerato quasi sempre come la terra dei padri
quando non una seconda patria.
48
Telespresso N.° 6856/1740 del 12/06/1946, ASDMAE, 1946 – 1950, AP, Stati Uniti, b.3.
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A prescindere dalle considerazioni svolte, l’azione di lobbying di Tarchiani
contribuisce alla conoscenza reciproca maggiore di due società, espressioni di sistemi di
valori complementari e diversi, che non si conoscevano e che si erano a lungo ignorate.
Anche se gli obiettivi di massima che Tarchiani si era prefissato ed aveva enunciato
dalla prima conferenza stampa a Washington non furono conseguiti, anche se le
campagne medianiche, diplomatiche e lobbistiche intraprese diedero risultati a volte
differenti da quelli perseguiti, secondo la teoria di Popper delle conseguenze
intenzionali delle azioni umane intenzionali, l’opera diplomatico - lobbistica di
Tarchiani rimane rimarchevole. Altri esempi storici di lobbiyng di agenti del sistema
Italia, come l’azione svolta prima della prima guerra mondiale dalla Banca
Commerciale e dal Banco di Roma nell’orientare la politica estera italiana verso i
Balcani, l’Asia Minore e la Libia, o l’azione lobbistica dispiegata durante il Fascismo
per tutelare l’agricoltura italiana autarchica e il protezionismo industriale, dimostrano la
parzialità delle politiche adottate.
Infine, un tentativo di riassumere i successi più significatavi del lobbying di
Tarchiani evidenzia, in primo luogo, la creazione di network, pratiche ed expertise
sviluppate, prezioso bagaglio costituito lentamente a partire dall’arrivo a Washington; in
secondo luogo, il contributo essenziale al recupero del ruolo internazionale del paese
con la normalizzazione rapida dei rapporti con gli Stati Uniti, il patner commerciale e
alleato più importante dell’Italia, in termini economici e di potenza; in terzo luogo il
recupero dell’immagine del paese all’estero con la costruzione di un sentire comune
favorevole alla Nuova Italia democratica. Un documento significativo che documenta
l’efficacia dell’azione di Tarchiani è un rapporto del Ministero degli Esteri inviato alle
Ambasciate d’Italia a Mosca e Londra nell’aprile del 1945, che sottolinea come i
rapporti bilaterali tra Stati Uniti ed Italia fossero migliorati di molto nell’ultimo
semestre, anche e soprattutto grazie il buon inizio della missione di Tarchiani.
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