Relazione Bonfanti

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Ruolo dell’anziano in una società che cambia ed in una
fase di recessione economica che colpisce i lavoratori
e i pensionati
Consiglio Generale Seminariale
Riccione, 20-21 gennaio 2010
Relazione di E.Bonfanti
Il senso della confederalità
La riflessione che puo’ caratterizzare il Consiglio generale
seminariale
potrebbe
essere
proprio
quella
dell’introspezione del senso della confederalità, anche per
risolvere sul nascere ogni possibile equivoco su una
presunta e aprioristica subordinazione nei confronti della
confederazione.
Come si è già piu’ volte ribadito il valore fondante della
confederalità rimane connesso al concetto della priorità
ontologica dell’interesse generale, del bene comune,
rispetto alla pure doverosa e legittima tutela dell’interesse
specifico della categoria (termine peraltro insufficiente e
restrittivo per rappresentare la complessa e variegata
comunità dei pensionati).
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
In questo senso, per assurdo, la stessa Confederazione
potrebbe al limite presentare un deficit del valore della
confederalità.
D’altro canto la Fnp esprime, quale valore aggiunto, la sua
essenza di categoria generale quale sintesi della estrema
pluralità delle provenienze e delle appartenenze categoriali
e
come
format
terminale
della
rappresentanza
plurisoggettiva e della rappresentatività
unitaria e
complessa anche sotto i profili demograficamente crescenti
degli aspetti multietnici e multiculturali.
La confederalità diventa un modello organizzativo basato
sulla domanda del sapere, della conoscenza, della
relazione intersoggettiva come strumento ideale per
migliorare il rapporto con gli altri, per fare anche un viaggio
dentro di sè, verso le proprie radici, per conoscere la
nostra storia e per proseguirne la costruzione nell’attualità.
Ne consegue una prospettiva che origina dal farsi carico
degli interessi che coprono, al di la’ della generazione
presente,
anche
quelle
future
o,
almeno,
quella
immediatamente successiva.
All’interno della nozione della confederalità emerge quindi
un nuovo umanesimo che mette al centro la persona, la
quale, peraltro, cessa di essere solo un consumatore,
quale soggetto della teoria neoliberista , o un elemento di
rilevazione statistica, come riferimento necessario alla
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tendenza populista, ed assume invece il profilo di una
piena cittadinanza, con la persona che diventa sempre un
“fine” e mai un “mezzo”.
Intendiamo una persona che appartiene ad un contesto
socioeconomico (una volta si sarebbe detto ad una classe
di riferimento) con i suoi valori, ad una situazione con i suoi
programmi e ad un gruppo idoneo ad intuire ed interpretare
i nuovi bisogni, ad una comunità come luogo della
solidarietà, ad una società (di anziani) capace di costruire
per se’ e per gli altri il sogno del futuro.
Novità e continuità
Al momento del ricambio della Dirigenza nazionale, mi
sono assunto personalmente l’impegno di costruire una
linea di azione, operativa e programmatica, nell’alveo
dell’orientamento fissato dal congresso nazionale e della
conseguente mozione congressuale.
Una linea dunque intessuta di memoria che si salda con la
volontà di tradurla in moderna attualità ed in coraggiosa
creatività, nonché in innovativa progettualità verso il
domani, a servizio dell’uomo e della società nel loro
autentico e progressivo sviluppo.
Si apre quindi una stagione nuova nella quale i pensionati,
gli anziani diventano una risorsa della società civile, un
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motore di crescita del modello socio-economico, una
speranza di vita tradotta in vita attiva e funzionalmente
adeguata.
La Fnp diventa quindi, sempre di piu’, una forma di
rappresentanza di una longevità di massa, trasformando i
tradizionali confini dell’età della vita in un invecchiamento
funzionale capace di interpretare i cambiamenti, di
indirizzare i movimenti, di crescere con il sapere, con la
formazione continua e con l’istruzione.
Ruolo innovativo del sindacato.
L’evoluzione
della
società,
anche
per
effetto
della
dimensione relazionale dovuta alla globalizzazione, pone il
problema del ruolo del sindacato che non puo’ piu’
esaurirsi in un’ idea meramente conflittuale.
Si puo’ considerare conclusa anche la stagione nella quale,
per ragioni di supplenza politica, i sindacati diventarono gli
antagonisti principali del governo, mutarono natura nel codefinire
gli
interessi
generali,
esercitarono
una
rappresentanza che travalica la questione salariare e del
rapporto di lavoro e si estende alle misure sociali, alla
politica economica e alla prospettiva culturale.
La grave crisi economica e valutaria dei primi anni 90’ ha,
peraltro, ravvivato la stagione della concertazione, nella
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
quale ha assunto rilievo, nel rapporto con le istituzioni ai
vari livelli, la significativa presenza della rappresentanza
dei pensionati, sia per continuità con la precedente
appartenenza categoriale, ma anche per il ruolo piu’ esteso
e piu’ incisivo della rappresentanza sindacale.
Questa situazione storico-politica ha prodotto da un lato
l’incremento della tensione unitaria tra i sindacati, ma ha
consentito,
dall’altro,
il
progressivo
risorgere
di
collateralismi con relativa visibilità politica, nonche’ di
protagonismi autoreferenziali, generando le basi per una
asimmetria
nella
natura
e
nel
ruolo
delle
varie
confederazioni.
In questa evoluzione, seguita da scelte congressuali, come
espressione di un consenso diffuso ed autentico, peraltro
rafforzato da accordi strategici a firma separata, la Cisl ha
consolidato un orientamento di confronto con il governo,
basato su una “ maturata consapevolezza dei vincoli ma,
soprattutto, delle opportunità di una economia moderna”
che induce a superare i massimalismi aprioristici e a
prendere le distanze, in termini di autonomia, da
preordinate posizioni politiche, proprie dei partiti.
Tuttavia gli orientamenti di quegli osservatori distaccati,(ma
non del tutto disinteressati) che propugnano per il
sindacato l’esigenza di riconcentrarsi esclusivamente sulle
questioni specificatamente affini alla composizione degli
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interessi concreti delle parti sociali, appare debole ed
insufficiente.
La mutazione in atto per consolidare il ruolo del sindacato
e per garantirgli un futuro nella società moderna e nel
mondo del lavoro, luogo complessivo di valorizzazione del
capitale umano e sociale, deve essere negoziale ed
inclusiva, capace di impegnare le controparti nei contratti ,
sullo sfondo di una visione di una società piu’ equa e meno
diseguale.
A questi fini, con assoluta trasparenza, e’ necessario un
confronto con il governo sulle grandi questioni macroeconomiche e sociali (soprattutto allo scopo di sviluppare
l’occupazione), senza dimenticare che governo e istituzioni
rappresentano anche la controparte pubblica di una vasta
area del mondo del lavoro.
Questa dimensione negoziale del sindacato diventa poi
strategica nei confronti della tutela degli interessi, della
condizione sociale, dell’esercizio dei diritti di cittadinanza
dei pensionati, in rappresentanza della piu’ generale
dimensione dell’anzianità e della longevità, come effetto di
un crinale demografico di invecchiamento progressivo.
Ed
e‘
proprio in questo scenario che si inserisce, si
sviluppa e produce effetti la contrattazione sociale, cioè’
quel moltiplicarsi di luoghi di confronto e di assunzione di
responsabilità in cui i pensionati, frammisti alle lavoratrici
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
ed ai lavoratori, ai giovani e alle donne, ai precari ed agli
immigrati trattano le condizioni di vita nei territori ,
sospingono le istituzioni verso soluzioni piu’ aperte ed
avanzate, creano le condizioni di un benessere piu’ diffuso
e di erogazione piu’ efficiente dei servizi, recuperando alla
soglia di civiltà quanti vengono ancora sospinti ai margini
del vivere civile, nel sottosviluppo, nella povertà relativa ed
assoluta, nell’ingiustizia e nelle violenza.
Contrattazione sociale
A differenza del negoziato strettamente categoriale la
contrattazione sociale, operando in favore di tutte le
categorie e della cittadinanza in genere, dovrebbe vedere
la partecipazione attiva di tutte le strutture territoriali e
categoriali.
La tipologia generalista dell’obiettivo implica del resto una
pluralità di tematiche ed una valenza ad intreccio
intergenerazionale.
La natura di questa forma di rappresentanza si appalesa
come funzionale ad un welfare universale mirato alla
uguaglianza, alla dignità , ai diritti e alla salvaguardia della
democrazia e teso ad una maggiore e piu’ diffusa giustizia
sociale.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Il senso profondo della contrattazione sociale consente al
sindacato di impegnare le istituzioni nel territorio ad aprirsi
ad istanze e bisogni non previsti, oltre al loro orizzonte
tradizionale, e ad affrontare i problemi dello spreco, delle
inefficienze e le questioni innovative che investono le
differenti età e la pluralità delle condizioni, fino al fattore
dirimente della longevità e dell’invecchiamento attivo, dei
servizi
socio-sanitari,
della
condizione
della
non
autosufficienza e della marginalità.
L’effetto negoziale della contrattazione sociale consente ai
lavoratori e alle lavoratrici di vivere al meglio il proprio
tempo, di esprimere al massimo la propria professionalità
ed ai pensionati di valorizzare le fasce di età della
composizione della classe sociale trasformandole in
opportunità per sè ed in utilità per gli altri.
Ma la contrattazione sociale rappresenta anche una
provocazione al sindacato, nel senso che presenta delle
sfide per una elaborazione creativa volta a formulare
proposte innovative per la longevità, per le problematiche
intergenerazionali e di genere.
In definitiva la contrattazione sociale valorizza il modello
sindacale della Fnp. Ne rilancia il carattere aperto e
confederale e si pone come l’alternativa strategica ad una
società chiusa e corporativa.
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Il campo di azione diventa sempre di piu’ un paese della
disuguaglianza sociale, con problemi di equità sociale di
efficienza economica, di carenza di opportunità.
Fra i fattori che spingono il differenziale di crescita vi è di
certo una vera e propria dilapidazione di capitale umano,
(che penalizza le basse qualifiche, i redditi bassi, le basse
pensioni) che deriva anche dalla incapacità di coordinare la
strategia di sviluppo con politiche di redistribuzione,
creando di conseguenza quel circolo vizioso in cui
diseguaglianza sociale e ristagno economico si rafforzano
a vicenda.
La Fnp dovrà nel nuovo decennio battersi per un’inversione
di rotta su entrambi i fronti.
Non
certo
per
futili
ossessioni
nei
confronti
delle
graduatorie internazionali e nazionali, anche se utili per
disegnare l’immagine di un paese e la reale condizione dei
suoi cittadini. Ma per tornare ad assicurare fiducia, per
creare opportunità, per attenuare le diseguaglianze.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Famiglia nel welfare all’italiana
Appare anche doveroso un breve cenno sulla questione
famiglia, nucleo centrale nella società italiana.
A suo tempo la Cisl promosse un’indagine, con la
partecipazione di varie regioni,
famiglia,
assai
penetrante
e
sull’evoluzione della
foriera
di
implicazioni
concettuali, che metteva in luce l’esito finale di un percorso
travagliato verso la famiglia anziana, mononucleare ed in
prevalenza femminile.
Ora occorre riflettere sul ruolo della famiglia, proprio a
partire dal Libro bianco sul futuro del modello sociale
italiano che precisa: “la famiglia rappresenta il nucleo
primario di qualunque welfare, quale sistema di relazioni
per affrontare i bisogni e portare soluzioni, stimoli ed
innovazioni”.
Il consistente ruolo solidaristico affidato alla famiglia nella
tutela degli anziani, dei bisognosi, di chi perde il lavoro,
nella cura dei bimbi dovrebbe, per contrappasso, portare
ad un welfare pubblico leggero.
Invece, come e’ noto, lo stato sociale e’ tutt’altro che
leggero, pesa per oltre un quarto del reddito nazionale e
non sostiene una vera e propria rete di protezione.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Ne consegue che la famiglia diventa il maggiore soggetto
erogatore dei servizi sociali, non sempre in modo
complementare, producendo, di fatto, una scarsa mobilità
geografica,
e
soprattutto,
comportando
un
peso
straordinario e, a volte sproporzionato, per le donne.
Nel nucleo classico familiare si stabilisce quel circuito di
cura che consiste nell’accudire i figli, che, diventati grandi,
accudiranno
i
genitori
anziani,
in
un
contesto
complementare al lavoro duale, fondato sulla immobilità
geografica e su basse retribuzioni, compensate dai servizi
della famiglia.
Un circuito che tende a comprimersi per la restrizione
progressiva, nel tempo, dell’area
della frammentazione
familiare per cui l’ultimo tratto del percorso diventa sempre
piu’ arduo fra situazioni di debolezza e di cronicità e
l‘eventuale
ricorso
a
soluzioni
socio-sanitarie
di
accoglienza e di cura.
Questo scenario rappresenta la precondizione di quella
strategia che la Cisl e la Fnp pretendono dal governo
basata su una diversa considerazione della famiglia e su
un sostegno specifico in termini di servizi socio-sanitari e di
trasferimenti monetari (selettivi, severi, verificati per evitare
sprechi e diseconomie), che è esattamente il contrario
dell’assistenzialismo di antica tradizione, nella sua nota
versione clientelare.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Tuttavia la famiglia si trova inserita in un contesto socio
economico dove cresce la ricchezza in modo contestuale
allo sviluppo delle poverta’ e delle disuguaglianze.
In questo senso il Pil , classico misuratore della crescita di
un paese e tradizionale parametro della sua valutazione,
non registra il benessere ( cui peraltro non concorre tutto il
lavoro prodotto nella famiglia) e, quindi, dovrebbe essere
integrato da misurazioni e valutazioni sociali e ambientali
per creare quella capacità di trasferire alle generazioni
future gli standards di vita ed il potenziale di tutela e di
cura.
Basti considerare che il tempo, la vita delle persone, la
famiglia, l’ambiente in cui vivono sono fuori dagli
indicatori usati per calcolare il Pil.
L’ipotesi della definizione di nuovi indicatori, in corso di
ricerca a livello europeo, da utilizzare anche nell’ iniziativa
sindacale dovrà rendere conto della ricchezza complessiva
(materiale ed immateriale) e costituire l’idea-madre per una
nuova progettualità e per politiche corrette e coerenti,
introducendo il concetto di sostenibilità, per risolvere i
problemi dell’oggi guardando al futuro.
Per creare politiche redistributive occorre pertanto andare
al di la’ del Pil, verso il benessere collettivo, perche’ il Pil
misura tutto, eccetto cio’ che rende la vita veramente
degna di essere vissuta.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Le capacità concrete di redistribuzione del reddito, tuttavia,
non si risolvono solo nell’imperativo della crescita. Un
benessere
diffuso
richiede
anche
l’affermarsi
della
convivialità, il radicarsi della sobrietà, il superamento delle
diseguaglianze, un’azione concreta contro la povertà
progressiva.
Per un patto sociale.
La recente mobilitazione della Cisl e della Fnp per chiedere
al governo piu’ aiuti alla famiglia, meno tasse per i
lavoratori e per i pensionati, sulla base di un nuovo Patto
fiscale fra lo Stato ed i contribuenti, ha prodotto nel
dicembre scorso gli “stati generali “ di Cisl e Uil,
circostanza che ha aperto, di fatto, il cantiere della riforma
fiscale ed ha costretto il rappresentante del governo ad
abbozzare.
Ma si dovrà aprire un confronto serrato anche a livello
locale con le istituzioni del territorio perche’ la questione
fiscale non riguarda solo il confronto, pur doveroso e
necessario, con il governo nazionale, ma anche con i
municipi, con le provincie , con le regioni.
E‘ qui che si annidano sprechi, diseconomie, omissioni,
costituendo gravosi oneri che si scaricano sui cittadini con
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
una tassazione incrementale, senza alcun riscontro negli
aspetti quali-quantitativi dei servizi realmente erogati.
Nei meandri della spesa pubblica incontrollata, aggravata
dal lavoro nero, dall’evasione e dall’elusione fiscale, si
possono trovare risorse per rimodulare gradualmente le
aliquote fiscali, con grande attenzione ai carichi familiari, e
per tutelare i salari e le pensioni.
Il Ministro del tesoro, proprio nell’incontro degli “stati
generali Cisl – Uil e Confindustria”, ha lasciato intravedere
un percorso “ne’ semplice ne’ breve” verso un nuovo
sistema tributario, piu’ giusto ed equo, con scansioni
scandite dall’attuazione progressiva del federalismo fiscale,
utilizzando anche un auspicato contributo di un “avviso
comune” delle parti sociali.
In questo scenario che caratterizzerà anche l’azione
strategica
del
sindacato
la
Fnp
dovrà
produrre
un’elaborazione ed un orientamento per un sistema fiscale
che preveda imposte piu’ basse sul lavoro e sulle pensioni,
tarato sulla famiglia, sull’ambiente e sulla ricerca.
A nostro avviso, per definire un sistema fiscale
compiuto e sostenibile, occorre, quale che sia la
coalizione al governo, battere quella convenzione
tacita fra maggioranza ed opposizione che consente di
discutere all’infinito senza affrontare le questioni di
sostanza,
svuotando,
tra
l’altro,
gli
spazi
di
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partecipazione
democratica
nella
politica
e
nell’economia.
L’idea intorno alla quale si sta sviluppando la nostra
analisi consiste nel mettere mano alla foresta dei
microaiuti
e
raggrupparli
in
unico
assegno
di
mantenimento a favore delle famiglie numerose, delle
famiglie con a carico
persone non autosufficienti,
delle famiglie con mamme lavoratrici, delle famiglie
anziane mononucleari.
Intanto l’ultima legge finanziaria, in vista dell’applicazione
del bilancio riformato, ha lasciato la famiglia desolatamente
ai margini. I successivi decreti di avvio del secondo
decennio, si spera
interpretando la nostra richiesta,
dovrebbero prevedere piu’ servizi sociali alle famiglie e,
fuor di metafora, piu’ aiuti concreti.
La questione fiscale diventa allora prioritaria nell’ agenda
sindacale per determinare una piu’ equa distribuzione della
ricchezza e per dare una risposta piu’ puntuale ai bisogni
della famiglia.
Per realizzare questo obiettivo è necessario costruire
un’ampia alleanza con l’impresa e con il lavoro autonomo
per rendere concreto il “dovere fiscale” e la sua
progressività, evitando che si scarichi su una parte onesta
dei contribuenti, composta da lavoratori e da pensionati, il
peso della finanza pubblica.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
L’azione della Fnp contribuirà di certo ad elaborare una
nuova proposta di politica economica, finalizzata alla
modernizzazione dei sistemi regolatori economici e sociali
e al rinnovamento del paese.
Ma per riscrivere le ragioni di un “ Patto” fra lo Stato e i
contribuenti occorre superare la politica degli annunci e
auspicare che le proposte si traducano in un confronto
serio con le parti sociali.
Intanto l’azione della Cisl e della Fnp ha contribuito a dare
una spinta al conseguimento del Patto per la salute,
recepito nella finanziaria, che prevede il finanziamento per
il Fondo sanitario nazionale fino al 2012.
L’accordo prevede anche il ripristino del fondo per la non
autosufficienza con una dotazione pari a 400 milioni di
euro, che rappresenta un problema a breve anche per noi
per la definizione di criteri per la distribuzione delle risorse
disponibili.
Ma, nel ribadire l’assoluta insufficienza delle risorse
previste, anche a fronte dell’onere progressivo sostenuto
dalle
famiglie,
occorre
sottolineare
l’importanza
del
“ripristino“ del Fondo, che era stato inopinatamente
cancellato e che aveva visto un’azione di contrasto
concorde e fortemente motivata dei sindacati confederali
dei pensionati.
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Come Fnp, nel ribadire l’assoluta esigenza prioritaria a
valenza strategica dell’approvazione della legge sulla non
autosufficienza, da parte del Parlamento, faremo anche
un’azione di rilevazione, comparazione e valutazione delle
singole iniziative legislative e amministrative regionali, per
offrire un quadro di sintesi e modalità attuative nell’ottica
del consolidare gli interventi territoriali, cercando anche di
mettere in evidenza il peso economico e funzionale
della macchina burocratica, che va a dedurre, in modo
incontrollato,
le
risorse
destinate
alla
non
autosufficienza.
Il Patto per la salute prevede inoltre un modesto
incremento del fondo sociale nazionale. Ovviamente si
tratta di un’azione simbolica ma che, se non altro, ribalta
una logica perversa di tagli che hanno prodotto pesanti
ripercussioni sui servizi socio-sanitari erogati dagli enti
locali.
Il Patto sulla salute dovrà comunque essere considerato
come l’occasione per garantire sul territorio i livelli
essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali e
civili, negoziando, a livello locale, i patti attuativi che
consentono di erogare le risorse previste.
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Una riflessione per agire
Abbiamo voluto avviare un percorso di analisi e di
elaborazione in forma seminariale volto a stimolare le
capacità dell’anziano, in particolare del pensionato ( in una
logica di invecchiamento attivo), ad esercitare un ruolo
attivo nella società, nei rapporti con le istituzioni, nella vita
di relazione intersoggettiva e nell’azione sindacale per dar
e un senso concreto ed un significato anche culturale ad
una riflessione collettiva.
Per raggiungere questo obiettivo ci e’ sembrato necessario
analizzare la condizione anziana e la posizione del
pensionato, come ci ricorda il titolo del Consiglio generale,
sia in una società che cambia che in una recessione che
colpisce i lavoratori e i pensionati.
Per indagare su queste tematiche, nella loro valenza
generale e nei riflessi sull’azione sindacale del lavoratore
pensionato, abbiamo invitato due autorevoli testimoni : il
prof. Mauro Magatti ( Sociologo- Preside della Facoltà di
Sociologia dell’Università Cattolica di Milano) ed il prof.
Federico Spandonaro ( Economista- Ricercatore presso la
Facoltà di Economia dell’ Università degli Studi di Roma
“Tor Vergata”).
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Relazione E.Bonfanti – Consiglio Generale Seminariale 20-21.01. 2010
Vogliamo sentitamente ringraziare i due docenti per la loro
presenza e per il loro significativo contributo che vorranno
dare al Seminario, in quanto i lavori delle Commissioni si
svilupperanno sul loro rispettivo apporto tematico.
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