Scheda tratta da Mauro Natale, catalogo dei dipinti, Milano 1987 Il

Scheda tratta da Mauro Natale, catalogo dei dipinti, Milano 1987
Il Bergognone (Ambrogio da Fossano detto)
(Originario di Fossano [Cuneo] e attivo a Milano dal 1481 al 1523)
Madonna con il Bambino
Tempera e olio (?) su tavola; 37,2 x 29,4 cm (n. inv. 4063)
Questo dipinto è stato eseguito su di una tavola di piccole dimensioni la cui superficie si presenta oggi
leggermente incurvata; l'accurata stesura della mestica sui due lati del supporto (la preparazione originaria è
in parte abrasa sul dorso) ha garantito all'opera un'ottima conservazione, malgrado l'estensione assai
irregolare del cretto, molto più avvertibile nella zona inferiore e lungo il margine di sinistra che sul resto del
dipinto; vari ritocchi ossidati colmano qualche antica abrasione (appena avvertibili quelle sulla gota e sul
collo della Madonna) e minuscole lacune, riconoscibili soprattutto ai lati del naso del Bambino, al centro del
volto della Vergine e sulla veduta urbana in alto a sinistra. Un confronto tra lo stato attuale e una fotografia
eseguita da Anderson (n. 4162) all'inizio del secolo conferma che l'opera non ha subito in tempi recenti
alcun deterioramento degno di essere rilevato.
Alla dorata trasparenza delle vernici è affidato il compito di sfumare campiture piuttosto estese di colore,
secondo un procedimento che consente al pittore di eseguire rapidamente e con impasti grassi alcuni
particolari della composizione (tra cui le mani della Vergine e del Bambino, e la tunica di quest'ultimo) senza
svilire l'aspetto smaltato e compiuto dell'insieme. E’ possibile che questa accorta utilizzazione delle vernici
sia da mettere in relazione con la conoscenza diretta delle tecniche pittoriche fiamminghe; essa
contraddistingue le opere dell'ultima fase di attività del Bergognone che non a caso rivelano -qualora
abbiano subito drastiche puliture (come nel caso della piccola Madonna con il Bambino della Fondazione
Longhi a Firenze: Fossi, 1980, p. 256)- una superficie pittorica opaca e riarsa.
La tavola è giunta al Museo nel 1983 per legato testamentario di Margherita Visconti Venosta (Una dote [...],
1987, p. 58), ma già prima di tale data essa era ben nota alla letteratura artistica; da Beltrami (1895, p. 58),
Berenson (1907, p. 175, e poi nelle edizioni successive), Borenius (in Crowe-Cavalcaselle, 1912, p. 34, nota
5), Venturi (1915, p. 902), Gamba (1920-1921, p. 532) e Longhi (1928-1929, p. 107) agli storici più recenti il
prezioso dipinto è stato unanimamente considerato come una delle inconfondibili produzioni di Ambrogio da
Fossano detto il Bergognone. In una pagina di malinconico fervore montaliano, Roberto Longhi (ibid.)
rilevava la grande originalità delle due vedute schiettamente incastonate ai due lati della Madonna Visconti
Venosta; e giovi avvisarne la diversità di intavolazione da quella sempre abbassata e subalterna, per quanto
eccellente, che hanno i fondini di paese delle Madonne Bellinesche. Ma qui i navigli freddi, le cascine ducali,
le strade soleggiate, i pioppi e i campanili, le piazze deserte nell'alba, dei vescovadi, i broletti affollati
sull'imbrunire, passano, fedeli, come nell'occhio di un pellegrino instancabile: una qualità atmosferica nella
resa del paesaggio che anche Adolfo Venturi (1915, p. 902) era costretto a riconoscere al talento
"pittoresco" dell'artista lombardo, sebbene egli formulasse sulle calibrate invenzioni di quest'ultimo un
giudizio sostanzialmente negativo.
Di chiara ascendenza belliniana, i due scorci di paese non sembrano corrispondere a vedute reali (insistente
l'ipotesi di riconoscervi la Piazza Ducale di Vigevano: Una dote [...], 1987, p. 58); come in altri esempi del
Bergognone (un'analoga prospettiva con edifici civili lungo un canale appare in controparte sullo sfondo di
una Madonna con il Bambino al Rijksmuseum di Amsterdam, n. inv. A 3031), questi insorti naturalistici
hanno comunque l'effetto di decantare l'armoniosa efficienza delle città e delle campagne lombarde, e
devono quindi essere apprezzati come una sorta di elogio metaforico di una corretta gestione territoriale.
Contrassegnata da un partito chiaroscurale piuttosto vigoroso, l'opera dal punto di vista dello stile si colloca
in una posizione intermedia tra il Cristo portacroce della National Gallery di Londra (1501, n. inv. 1077B) e il
Battesimo di Cristo della chiesa parrochiale di Melegnano (1506); la sua esecuzione deve quindi risalire ad
anni non lontani dal 1506, come conferma anche Janice Shell (cortese comunicazione verbale).
Come già è stato rilevato dagli storici (Venturi, 1915, p. 902; Sandberg Vavalà, 1947, p. 309 nota 3), la
tipologia fisionomica della Madonna e la sua acconciatura con il velo avvolto ai capelli raccolti sulle tempie,
ricompaiono a più riprese nelle opere dell'artista lombardo (dalla Madonna del velo della Pinacoteca di
Brera, n. inv. 783, alla Madonna con il Bambino della Galleria Sabauda a Torino, n. inv. 135, alla più tarda
Madonna del latte affrescata sulla calotta absidale del refettorio della Certosa di Pavia); il carattere
indiscutibilmente peruginesco di questi motivi sembra dar peso all'ipotesi che, oltre alle ben note tavole di
Sant'Agostino a Cremona (1494) e della certosa pavese (1500 circa), esistessero in Lombardia, sullo
scorcio del Cinquecento, anche altri esemplari del Vannucci destinati alla devozione privata, sul tipo della
Madonna con il Bambino e San Giovannino dello Stàdelsches Kunstinstitut di Francoforte o di quella con
due sante dal Kunsthistorisches Museum di Vienna (Scarpellini, 1984, pp. 87-88, 100-101).
Legato di Margherita Visconti Venosta 1983.
Bibliografia aggiornata al 2004
L. Beltrami, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Milano 1895, p. 48.
B. Berenson, North Italian Painters of the Renaissance, New York-London 1907, p. 175.
J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, a cura di T. Borenius, 3 voll. London
1912, p. 374, n. 5.
A. Venturi, Storia dell’arte italiana. La pittura del Quattrocento, VII/1-4, Milano 1911-1915; VII/4, 1915, p.
1902.
C. Gamba, La raccolta Visconti Venosta, in “Dedalo”, I, 1920-1921, pp. 506-534; p. 532.
R. Longhi, Quesiti caravaggeschi (1928-1929), in Edizione delle opere complete di R. L, IV, Me pinxit e
quesiti caravaggeschi, Firenze 1968, pp. 81-143; p. 107.
B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 100.
N. Aprà, Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Milano 1945, p. 10.
L. Grassi, Seconda mostra a Palazzo Venezia, in “Arti Figurative. Rivista d’arte antica e moderna”, I, 1945,
pp. 55-64; p. 63.
Mostra d’arte italiana a Palazzo Venezia, catalogo della mostra, Roma 1945, n. 97.
E. Sandberg Vavalà, Ambrogio Bergognone in a Recent Publication, in “The Burlington Magazine”, LXXXIX,
1947, pp.305-309; p. 306, n. 3.
F. Wittgens, La pittura lombarda nella seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII, Milano 1956,
pp. 747-836; pp. 790-791.
B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Central Italian and North Italian Schools, London 1968, p.
46.
M. Natale, in Museo Poldi Pezzoli. Tessuti, Sculture, Metalli Islamici, Milano 1987, cat. 2, pp. 309-310.
Una Dote per il Poldi Pezzoli, a cura di M.T. Balboni Brizza, Milano 1987, p. 58
B. Casavecchia, in Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Un pittore per la Certosa, a cura di G.C.
Sciolla, catalogo della mostra tenutasi a Pavia nel 1998, Milano 1998, pp. 366-367.