Capitolo 1 Introduzione

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冟Introduzione
Capitolo 1
Sommario 冟 1. Le scienze criminali. - 2. Lo spettro d’indagine della criminologia. 3. La criminologia come scienza. - 4. Approccio sociologico e approccio antropologico.
1. Le scienze criminali
Tutte le discipline che hanno ad oggetto del proprio studio il problema della criminalità, la quale non è altro che uno dei tanti modi di agire e di comportarsi nella società,
sono definite scienze criminali.
Vi rientrano, tra le altre, oltre alla criminologia, la vittimologia, la politica criminale, il
diritto penale, il diritto penitenziario, la psicologia giudiziaria e giuridica, la criminalistica.
La vittimologia ha da poco acquistato dignità di scienza autonoma dalla criminologia,
occupandosi dello studio delle relazioni che intercorrono o che vengono acrearsi tra
l’autore e la vittima del reato, ovvero l’individuazione di quei fattori che determinano
o facilitano la vittimizzazione di determinati soggetti o categorie di soggetti. Ma lo
studio della vittima può rilevare anche sotto il profilo delle tecniche di individuazione
del reo, o meglio della elaborazione del cd. «profilo criminale» dell’autore di un reato.
Quanto alla politica criminale, essa pone gli obiettivi che saranno successivamente
perseguiti dal diritto penale: obiettivi frutto delle attuali istanze sociali in materia di
prevenzione della criminalità. Compito della politica criminale è, ad esempio, la depenalizzazione di alcune fattispecie desuete di reati e la conseguente creazione di fattispecie delittuose nuove, in conseguenza del mutato sentire sociale.
Se la politica criminale è un aspetto della politica sociale ed attribuisce al diritto penale il ruolo di extrema ratio, quest’ultimo è al tempo stesso suo strumento e limite.
Mentre lo scopo della prima, infatti, consiste nella prevenzione della criminalità, il
secondo, definendo di fatto i singoli crimini e le risposte che ad essi vanno date, diventa il mezzo di attuazione di tale politica.
Il diritto penitenziario, dal canto suo, è costituito dall’insieme delle disposizioni legislative che regolano la fase esecutiva del procedimento giudiziario penale. Recentemente questa disciplina ha allargato lo spettro del proprio intervento dalla semplice
carcerazione alle varie forme di misure sostitutive o alternative alla pena detentiva.
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Capitolo 1
Legittimità di scienze criminali hanno anche la psicologia giudiziaria, che studia le
interrelazioni psicologiche tra i vari protagonisti del procedimento giudiziario (dall’imputato al magistrato, dalla persona offesa al testimone, all’operatore amministrativo), e la psicologia giuridica, ramo della psicologia applicato al diritto.
Infatti, proprio lo studio e la comprensione dell’atteggiamento psicologico assunto dai
vari soggetti che, direttamente o indirettamente, vengono in contatto con il procedimento giudiziario si fa sempre più importante anche dal punto di vista pratico, per
esempio per l’avvocato nella scelta delle strategie difensive, per il perito che deve
esaminare l’imputato, per l’equipe di osservazione e trattamento in ambito penitenziario ecc. Uno dei settori in cui la ricerca è stata maggiormente approfondita è quelo
della psicologia della testimonianza; ma pensiamo anche alle tecniche di conduzione
dell’esame incrociato nel processo penale, ai rapporti tra le varie figure professionali
che vengono acontatto — e talvolta in collissione — nelle aule di giustizia, o addirittura tra i componenti laici e togati di un medesimo collegio giudicante.
La criminalistica, infine, non va confusa con le scienze criminali e con la criminologia. Essa utilizza una serie di conoscenze, tra cui la medicina legale, per far fronte a
problemi di indagine di investigazione criminale.
2. Lo spettro d’indagine della criminologia
La criminologia (il cui significato è «discorso sul reato») ha per oggetto lo studio dei
fatti delittuosi, quello degli autori del reato e quello dell’indagine sulle diverse forme
di reazione sociale alla criminalità. Lo studio della personalità della vittima e dei fenomeni di devianza, anche nelle sue manifestazioni non criminose, completa il quadro
delle sue ricerche (cd. ampiezza del campo d’indagine).
Oltre alle scienze criminali, delle quali si è accennato, varie altre discipline, che chiameremo scienze umane, si sono interessate al fenomeno della criminalità, ognuna,
tuttavia, sotto l’angolazione delle proprie specifiche conoscenze e secondo propri metodi di ricerca. Ci riferiamo principalmente alla sociologia, all’antropologia, alla medicina, alla psichiatria, alla pedagogia, alla statistica.
Il campo d’azione del criminologo è, pertanto, vastissimo. Egli deve utilizzare e farli
propri metodi e conoscenze di tutte queste scienze, integrarne il contenuto, raffrontandone gli approcci, le risultanze, le tecniche.
La criminologia è, dunque, scienza interdisciplinare in quanto cura rapporti con altre
discipline impegnate nella ricerca criminologica; multidisciplinare nel senso che studia il fenomeno criminale sotto vari aspetti e prospettive; è integrata perché tende a
coordinare ed a sistemare approcci, metodi, conoscenze e tecniche provenienti da diversi settori delle umane conoscenze.
Introduzione
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3. La criminologia come scienza
Qualche autore (E. DE GREFF) ritiene la criminologia «scienza in sé inesistente» per
la contingenza, l’incertezza e l’ipoteticità delle sue teorie.
Ma che debba essere annoverata tra le scienze, invece, non vi è dubbio perché risponde
ai criteri di sistematicità e di controllabilità che sono i criteri essenziali per definire
una scienza.
Per sistematicità si intende la costruzione di un complesso di conoscenze acquisite su
un determinato oggetto, organizzata in un sistema e per controllabilità la possibilità di
sottoporre tali conoscenze ad un controllo di validità, sia sotto il profilo logico-formale, sia sotto quello empirico.
Per quanto attiene al metodo di ricerca, la criminologia si presenta, dunque, come
scienza empirica fondata, cioè, sull’osservazione del reale.
Sulla sua collocazione tra le scienze pure o tra quelle applicate, attualmente due sono
le principali correnti di pensiero contrapposte, quella di chi la considera scienza puramente teorica (P. CUCHE - H. LEVY BRUHL) perché cerca di riassumere osservazioni complesse in teorie astratte e chi, come Ferri, la considera come teorica e pratica
insieme nel senso che sui fatti oggetto di osservazione ricerca rapporti causali, correlazioni e variabili. Sotto questo aspetto, pertanto, la criminologia è scienza eziologica.
Questa opinione conciliativa ha trovato concorde L. ELLENBERGER (Recherche clinique et experimentale en criminologie, Montreal, 1965) il quale ha individuato, tra
quelle tradizionali, il gruppo delle scienze complesse (da lui così denominate) cui apparterrebbero la criminologia e la medicina.
Entrambe le discipline, infatti, sarebbero inutili e prive di significato se si limitassero
alla pura attività speculativa e non anche alla pratica applicazione. A che serve studiare
una malattia se non si determinano, poi, gli strumenti per guarirla?
Parimenti lo studio del crimine non può prescindere dallo studio dei mezzi migliori di
lotta atti a prevenire o almeno limitare e controllare il manifestarsi dei fenomeni.
Sotto questo profilo, pertanto la criminologia è scienza impegnata perché impone scelte
di valore che tengono conto anche degli orientamenti culturali di un dato momento
storico.
Ulteriori caratteristiche della criminologia sono state ravvisate nel fatto di essere cumulativa nel senso che le sue teorie sono costruite in derivazione l’una dall’altra e le
più recenti correggono, modificano, amplificano e perfezionano le precedenti, e sulla
sua capacità predittiva, cioè sulla capacità di formulare previsioni, ad esempio, circa
la pericolosità sociale di un soggetto, su quanti e quali delitti verranno commessi in un
dato momento storico ed in relazione ad un certo ambiente sociale (G. PONTI).
Il fatto che queste previsioni non possano essere valutate secondi parametri di assoluta
certezza, ma solo di probabilità, non toglie valore di scienza alla criminologia, se si
pensa che persino quelle scienze considerate esatte, come la fisica, sono state messe in
discussione dalla meccanica quantistica. Queste hanno portato ad asserire che, in qualsiasi campo scientifico, è impossibile prevedere con precisione il risultato di ogni mi-
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Capitolo 1
sura, per cui anche le leggi della fisica di Newton devono considerarsi probabili e non
esatte.
4. Approccio sociologico e approccio antropologico
La criminologia, nel tentativo di spiegare il sorgere e le cause del crimine, si avvale
degli studi (approcci) antropologici e sociologici.
L’approccio antropologico è rivolto all’uomo in quanto autore del reato per ricercare
i fattori organici, psicologici, motivazionali, psicosociali che possono averne determinato la condotta, anche in relazione ai fattori microsociali nei quali la personalità si è
formata.
L’approccio sociologico, invece, rivolge il suo interesse ai fattori macrosociali che
influenzano notevolmente il sorgere del crimine, indipendentemente da come questi
hanno interferito nel caso singolo.
Premessi questi concetti, può affermarsi che la ricerca della criminogenesi si attua
secondo tre indirizzi di pensiero: quello biologico-deterministico di marca lombrosiana che è rivolto al «corpo» dell’uomo per individuare al suo interno elementi che ne
abbiano determinato la condotta criminale; quello psicologico che cerca di penetrare
nella «mente» dell’uomo per trovare i motivi del comportamento delittuoso; e quello
sociologico/deterministico che considera la criminalità come fenomeno sociale da
interpretarsi attraverso molteplici aspetti.
Dai primi studi criminologici fino a quelli più moderni, si sono delineati modelli teorici e metodi diversi di indagini: dalle teorie unifattoriali che del problema danno rilievo
o a fattori individuali o a fattori sociali; alle teorie multifattoriali che esaminano tutti i
possibili fattori che possono condurre alla condotta criminosa; fino a quelle che ritengono la criminalità un problema di potere politico ed economico.
È importante non confondere il determinismo delle teorie criminologiche con la causa del comportamento criminale.
Le teorie unicausali sono quelle teorie che riconoscono una causa prevalente nel comportamento deviante, le teorie multifattoriali ne individuano varie.
Il collegamento tra la causa di un fenomeno criminale (o per meglio dire di un fattore
prevalente dell’agire criminale) e una teoria deterministica non è così diretto come
sembra.
Infatti, in criminologia ci sono esempi sia di teorie unicausali che di teorie multifattoriali con le quali gli studiosi hanno spiegato il comportamento criminale in una chiave
squisitamente deterministica.
Es. di teoria unicausale deterministica:
Il delinquente del Lombroso nasce criminale per la presenza di particolari tratti somatici e di caratteristiche psico-fisiche (cfr. approccio antropologico).
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Es. di teoria multifattoriale deterministica:
La teoria dei coniugi Glueck spiega il fenomeno criminale con la presenza di particolari e diversi fattori fisici, ambientali e familiari.
In funzione di questa teoria i Glueck elaborarono delle tabelle predittive in grado di
prevenire futuri comportamenti criminali (cfr. teorie multifattoriali).
Allo stesso tempo ci sono molte teorie unicausali che pur riconoscendo la presenza di
un fattore predisponente non sono teorie deterministiche perché non escludono la libertà di scelta dell’individuo.
Elencheremo per cenni le principali discipline che si sono occupate del fenomeno criminoso, tutte confluite nella criminologia, per parlarne poi più diffusamente in luogo
opportuno.
Dall’approccio antropologico è nata l’antropologia criminale che è lo studio biologico e deterministico dell’uomo delinquente per il quale si nega che sia responsabile e
libero nella sua condotta, ma del quale si afferma la pericolosità sociale.
Dallo stesso approccio è scaturita la criminologia clinica che mira ad applicare le
conoscenze della criminologia generale al singolo delinquente per scoprire i fattori
ambientali microsociali che hanno agito su di lui e ad evidenziare gli interventi risocializzanti da operare.
La differenza sostanziale esistente tra antropologia criminale e criminologia clinica
consiste nell’obiettivo da raggiungere: per l’antropologia criminale, la difesa sociale;
per la criminologia clinica la possibilità del reinserimento sociale.
Anche la psicologia criminale trae origine dall’approccio antropologico ed esamina
sia l’autore del reato nel suo modo di essere, di sentire, di agire, sia il delitto stesso in
relazione ai motivi psichici che lo hanno determinato, sia l’ambiente esterno che ha
influenzato l’azione delittuosa.
La psichiatria forense utilizza le conoscenze della psichiatria per accertare l’eventuale presenza di condizioni morbose aventi rilevanza giuridica, come, ad esempio, per
determinare l’imputabilità o la pericolosità dell’autore di un reato, per la definizione di
circonvenzione d’incapace, per l’interdizione o l’inabilitazione in diritto civile.
Dall’approccio sociologico nasce la sociologia criminale che ritiene la criminalità un
fenomeno sociale. Tende, pertanto, a dimostrare rapporti di causalità tra comportamenti antigiuridici ed altre variabili della fenomenologia sociale ed a determinare l’influenza che ha l’ambiente sulle diverse caratteristiche individuali, quali, ad esempio,
l’età, il sesso, l’occupazione, la razza etc. (v. anche infra Cap. IV, §2).
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Capitolo 1
Tavola 1
Vittimologia
(studio dell’incidenza della vittima nel delitto)
Politica criminale
pone gli obiettivi (scopi e modalità di prevenzione, punizione e trattamento) perseguiti dal diritto penale
Diritto penale
(mezzo di attuazione e limite della politica criminale)
Scienze criminali
(Discipline che
hanno ad oggetto del proprio
studio il problema
della criminalità)
Diritto penitenziario
regola la fase esecutiva (contatti importanti con la criminologia in
tema di studi sul trattamento, recidiva, risocializzazione) del procedimento giudiziario penale
Psicologia giudiziaria
(studio delle interrelazioni psicologiche tra i protagonisti del procedimento giudiziario)
Psicologia giuridica
(ramo della psicologia applicata al diritto)
Criminalistica
(tecnica di investigazione criminale)
Criminologia
(scienza multidisciplinare avente ad oggetto lo studio del delitto,
dei suoi autori e delle conseguenti reazioni sociali)
Tavola 2
Indirizzo sociologico
(studio finalizzato alla ricerca delle componenti sociali che sono
alla base del fenomeno criminale)
Approcci alla
criminologia
Indirizzo antropologico
(studio dell’autore del delitto)
antropologia criminale
(studio biologico e deterministico dell’uomo delinquente)
criminologia clinica
(criminologia generale applicata al
singolo delinquente)
psicologia criminale (studio dell’autore del reato, del delitto stesso e dell’ambiente esterno)
psichiatria forense (accertamento della sussistenza di infermità che escludono o diminuiscono l’imputabilità)
sociologia criminale (studio della criminalità come fenomeno sociale)
Introduzione
Questionario
1. Cosa s’intende per scienze criminali?
(par. 1)
2. Qual è l’oggetto di studio della criminologia?
(par. 2)
3. Secondo quali criteri la criminologia è annoverata tra le scienze?
(par. 3)
4. Di quali studi si avvale la criminologia?
(par. 4)
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Glossario
A
Adler Alfred (1870-1937). Rappresentante con
Fromm della psicologia sociale, afferma che
la principale fonte dinamica della vita psichica non è la libido, come voleva Freud, ma
la volontà di potenza, che permette all’individuo di superare il senso originario d’inferiorità e realizzare le istanze di superiorità.
Allucinazione. Patologia caratterizzata dalla
convinzione di percepire cose che nella realtà concreta non esistono.
Anomia. Frattura di regole sociali provocata dalla
società che iperstimola le aspirazioni dei cittadini (secondo Durkheim). Sproporzione tra
mete culturali e mezzi legittimi per il conseguimento di quest’ultime (secondo Merton).
Antropologia criminale. Disciplina avente a
oggetto lo studio in chiave biologica e deterministica dell’uomo delinquente, che non
è pertanto ritenuto libero nelle proprie azioni
e del quale, di conseguenza, viene affermata la pericolosità sociale.
Aree criminali (teoria delle). Aree socialmente
ed economicamente depresse nelle quali la
delinquenza è assunta a modello culturale
ed è trasmessa agli appartenenti alle aree
stesse o ai gruppi che in esse transitano.
Associazionismo differenziale (teoria dell’).
Secondo tale teoria il comportamento criminale si apprende attraverso l’associazione interpersonale con altri individui che
sono già criminali.
Atavismo (teoria dell’). Predisposizione al delitto
come conseguenza della riproduzione, nella
persona del delinquente, degli istinti feroci degli animali inferiori e degli uomini primitivi.
B
Bande delinquenziali giovanili. Sorgono come
risposta alla difficoltà, da parte dei giovani
appartenenti ai ceti inferiori, di adattarsi a
modelli di socializzazione elaborati e messi alla portata esclusiva dei coetanei di
estrazione sociale più elevata. Le b. astensioniste sono formate da quei giovani il cui
totale rifiuto per i modelli dominanti ha indotto all’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, considerate l’unica possibile via
di fuga da una società che disprezzano. Le
b. conflittuali, lungi dall’avere finalità appropriative, sviluppano una violenza sistematica contro i simboli irraggiungibili del
sistema. Le b. criminali sono costituite da
delinquenti comuni con fini appropriativi.
Beccaria Cesare (1738-1794). Con l’opera «Dei
delitti e delle pene» (1764) definisce un nuovo approccio alle problematiche legate all’utilizzo della pena, che deve essere proporzionata alla gravità del fatto commesso, avere
un significato retributivo e non intimidatoriodeterrente. Tale teoria non prevede pene corporali e non contempla la pena di morte.
Behaviorismo (o psicologia comportamentistica). Teoria psicologica per la quale sono le reazioni suscitate dall’ambiente a indirizzare in
una direzione o in un’altra la condotta umana.
C
Carrara Francesco (1805-1888). Principale
esponente della Scuola Classica del diritto
penale, ha contribuito all’affermazione di
principi garantisti come quello di legalità, di
certezza del diritto e del divieto di punibilità
per analogia.
Colletti bianchi (delitti dei). Criminalità economica realizzata nell’ambito di imprese industriali, commerciali, finanziarie, professionali per il conseguimento di finalità di lucro
personale o di accrescimento illecito del
profitto dell’azienda.
Computer crimes. Criminalità informatica realizzata da chi utilizza particolari conoscenze
nel campo della tecnologia dei computer.
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Glossario
Conflitti culturali (teoria dei). Conflitti tra norme
culturali diverse che causano la condotta deviante del soggetto che ad esse è esposto.
Conformità. Stile di vita regolato da norme e comportamenti conformi alla cultura dominante.
Contenitori (teoria dei). Teoria che fornisce una
spiegazione della condotta umana come conseguenza dell’azione esercitata su di lei di contenitori interni (ad es. l’autocontrollo) ed esterni (freni che operano nel contesto sociale).
Controcultura. Affermazione di modelli sociali
antitetici a quelli borghesi, conseguente al
rifiuto della cultura dominante.
Controllo sociale (teoria). L’uomo è considerato come un essere debole, fragile, portato a violare le leggi piuttosto che rispettarle. Secondo questa teoria ciò avviene perché gli individui sono frenati da vari tipi di
controllo socialie. La teoria del controllo
sociale rappresenta un tentativo di integrazione dei fattori individuali ed ambientali
della devianza. Essa considera in modo
specifico l’azione dei «controlli interni» ed
«esterni», capaci di regolare la condotta
umana.
Criminalistica. Tecnica di investigazione criminale che utilizza un insieme di conoscenze, tra cui la medicina legale, per far fronte
ai problemi di indagine della criminalità.
Criminologia. Scienza multidisciplinare avente a oggetto lo studio del delitto, dei suoi
autori e delle conseguenti reazioni sociali.
Criminologia clinica. Consiste nell’applicazione delle conoscenze teoriche del criminologo relative all’accertamento della personalità sociale del condannato nella fase dell’esecuzione della pena.
Criminologia critica. Corrente criminologica
nata nell’Inghilterra dei primi anni Settanta,
che, muovendo da analisi sociali e politiche marxiste, reinterpreta il concetto di devianza come lotta della classe operaia per
l’instaurazione del socialismo.
Criminologia radicale. Corrente criminologica che, traendo origine dalle istanze anarchiche del radicalismo politico americano,
sostiene la correlazione tra opposizione al
sistema dominante e devianza.
Cultura. Insieme di modelli astratti di regole
comportamentali e valori morali, che, in
quanto appartenenti al comune orientamento di più persone, sono appresi attraverso
l’interazione sociale.
D
Delinquente nato (teoria del). Teoria secondo la quale i criminali sarebbero indotti fatalmente al delitto dalle loro malformazioni
congenite, responsabili dell’arresto dello
sviluppo ontogenetico.
Delirio. Disturbo del giudizio consistente nella
formazione di convincimenti contrastanti
con la realtà, che permangono nella mente
del malato anche di fronte all’evidenza.
Delitto. Fatto costituente reato per il quale la
legge stabilisce le pene dell’ergastolo, della reclusione o della multa.
Demenza. Deterioramento progressivo dell’attività intellettiva che interviene dopo il conseguimento della maturità.
Depenalizzazione. Rinunzia alla sanzione da
parte dello Stato per comportamenti non
più considerati meritevoli di repressione e
di censura.
Determinismo. Concezione per la quale circostanze esterne alla volontà determinano l’individuo
nelle sue scelte comportamentali. Secondo il
d. biologico le cause determinanti la condotta criminosa sono legate a fattori della struttura bio-psicologica dell’individuo. Secondo il d.
sociale le cause determinanti la condotta criminosa sono insite nella società.
Devianza. Mancata osservanza delle regole normative e sociali affermate dal sistema vigente.
Diritto penale. Strumento di attuazione della
politica criminale e, al tempo stesso, suo
limite, in quanto definisce i singoli crimini e
le risposte che ad essi vanno date.
Diritto penitenziario. Insieme delle disposizioni
legislative che regolano la fase esecutiva
del procedimento giudiziario penale.
Disorganizzazione sociale (teorie della).
Orientamento sociologico che nell’indagine criminale sofferma l’attenzione sull’instabilità conseguenza del rapido succedersi di
regole di condotta in comunità prive di identità culturale, complice l’industrializzazione.
Doppio binario (sistema del). Sistema adottato dall’attuale codice penale (codice Rocco
del 1930) per il quale, accanto a una pena
determinata, proporzionale e inderogabile
inflitta sul presupposto della colpevolezza,
è prevista l’applicabilità di un’eventuale ulteriore misura di sicurezza sul presupposto
della pericolosità sociale del reo, misura che
mira alla risocializzazione di quest’ultimo.
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