“La sfida è ridurre la spesa pubblica. In Italia si spende troppo e male”

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onvegno Confcommercio su tasse e spesa pubblica
Sangalli:
“La sfida è ridurre la spesa pubblica.
In Italia si spende troppo e male”
Convegno “Meno tasse, meno spesa binomio della ripresa”. Presentata un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio
su tasse e spesa pubblica locale. Sangalli: “Il governo deve portare nel più breve tempo possibile la pressione fiscale
al 40%”
“In questa prima metà del 2016, alla ripresa dei consumi
e dell’occupazione, si contrappone una riduzione della
fiducia delle famiglie”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenendo al convegno
“Meno tasse, meno spesa. Binomio della ripresa” che si
è tenuto il 13 luglio a Roma presso la sede confederale. All’iniziativa, sono intervenuti il Presidente di Confcommercio, Carlo
Sangalli, il leader dei Conservatori e Riformisti, Raffaele Fitto, il
Commissario per la spending review, Yoram Gutgeld, il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e Giulio Tremonti,
membro Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Ha chiuso i lavori il Ministro dell’Economia e
delle Finanze, Pier Carlo Padoan.
“Siamo sempre di fronte al bivio tra stagnazione e crescita: se prevarrà la sfiducia, l’economia si fermerà - ha in apertura del suo
intervento Sangalli -, se famiglie e imprese torneranno
invece a scommettere sul futuro, allora ci sarà speranza
di superare di slancio l’1% di crescita già quest’anno”.
“L’Unione Europea – ha detto Sangalli - è di fronte ad una sfida di portata storica: reagire, imboccando decisamente la strada
di un rafforzamento delle istituzioni europee per riavvicinarle ai
cittadini che sono e restano i soli intestatari della sovranità politica, oppure rassegnarsi al disfacimento, cioè alla fine del progetto
europeo”. “Le decisioni che verranno assunte nei prossimi vertici
europei per gestire il post Brexit - ha aggiunto Sangalli – avranno
un’importanza cruciale per evitare il progressivo impoverimento
Numero IV° - Anno XXIII°
dell’intera Europa”. “Al governo va riconosciuto di aver riportato alla giusta dignità la dimensione della crescita
all’interno del patto di Stabilità e la conferma dei margini di
flessibilità riconosciuti dall’Europa alla nostra politica fiscale è di
buon auspicio – ha aggiunto Sangalli - il Paese ha, tuttavia, molta strada da fare ma ha le carte in regola per affrontare questo
nuovo, complesso scenario. Uno scenario nel quale, comunque,
vogliamo mantenere una quota di ottimismo”. “Rispetto, innanzitutto, all’impegno del Governo di non far scattare le clausole di
salvaguardia nel 2017 e quindi di non aumentare l’Iva.
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Un impegno – peraltro assunto dallo stesso Presidente del Consiglio in occasione della nostra Assemblea - che riteniamo irrinunciabile per la crescita perché l’inasprimento delle aliquote Iva penalizzerebbe ulteriormente il rilancio della domanda interna che,
nonostante un parziale recupero rilevato dal nostro Indicatore
dei consumi, è ancora troppo debole”. “La sfida che il governo
deve vincere – ha sottolineato il presidente di Confcommercio - è quella di ridurre la spesa pubblica eliminando
gli sprechi e inefficienze, che ammontano complessivamente, a livello locale, ad oltre 74 miliardi. Non servono
tagli lineari e indiscriminati. Ma occorre una profonda
azione di controllo, revisione e riqualificazione della spesa pubblica che, insieme ad una rigorosa applicazione dei fabbisogni e costi standard a tutte le funzioni pubbliche e a tutti i livelli
di governo, consentirebbe di raggiungere un duplice obiettivo:
migliorare la qualità dei servizi pubblici e trovare le risorse necessarie per ridurre le tasse su famiglie e imprese”. “E su questo punto,
che è e rimane prioritario, apprezziamo la suggestione di qualche
giorno fa del ministro Padoan. Una suggestione che riteniamo ragionevole nei tempi e condivisibile negli obiettivi: cioè, portare,
nel più breve tempo possibile la pressione fiscale al 40%.
Perché una pressione fiscale a livelli record è un carico insopportabile per le famiglie e le imprese ed è incompatibile con qualsiasi realistica possibilità di crescita del Paese.
E’ proprio sul fronte della riduzione della spesa pubblica che si può
e si deve avere più coraggio e determinazione. Diamo atto all’Esecutivo di aver imboccato la strada giusta. Mi riferisco all’avvio della riforma della pubblica amministrazione, all’impegno di ridurre
i carichi burocratici sulle imprese, ad alcune misure contenute nel
Jobs Act, all’avvio di una politica fiscale distensiva. Tutto questo,
però, non basta. Perché il cammino delle riforme è ancora in
salita e resta insidioso. Sulla spesa pubblica corrente, anche se
si è finalmente ridotta nel 2015, soprattutto grazie alla riduzione
degli interessi sul debito pubblico, gli sforzi fatti non sono sufficienti. Tanto che negli ultimi venti anni, la pressione fisca-
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le è passata dal 40,3% al 43,5%”. “E’ arrivato, pertanto – ha
concluso Sangalli - il momento di intervenire con più coraggio e
determinazione per ridurre la spesa pubblica improduttiva e
il carico fiscale su imprese e famiglie”.
Il direttore dell’Uffcio Studi di Confcommercio Mariano Bella,
ha illustrato i numeri dell’analisi sulla spesa pubblica locale.
La spesa pubblica locale ammonta a 176,9 miliardi di
euro. Sprechi o inefficienze sono pari a 74,3 miliardi di euro, il
42% della spesa complessiva. E raggiungono quasi il 67% nelle
regioni a statuto speciale, quasi il 65% al Sud, il 48,7% nelle
regioni piccole a statuto ordinario e circa il 40% nelle regioni
grandi.
La Lombardia è la regione più virtuosa per
costi, quantità e qualità dei servizi pubblici
locali, seguita dal Nord-Est.
Fanalino di coda il Sud, con la Sicilia all’ultimo posto. Reinvestendo 53 miliardi di euro dei 74,3 miliardi di risparmio teorico
per i migliorare i servizi delle varie regioni italiane portandoli
al livello della Lombardia si risparmierebbero 21,1 miliardi di
euro di sprechi. Con 21 miliardi di euro annui risparmiati, con
il blocco della spesa pubblica ai livelli stabiliti per il 2016 e con
una crescita del Pil di oltre l’1,4% per il triennio 2017-2019, nel
2019 la pressione fiscale si potrebbe abbassare al 40,8%. Una
sfida certamente eccezionale, ma possibile.
La spesa pubblica locale pro capite in Italia è mediamente di 2.937 euro, con il picco in due regioni a statuto
speciale: Valle d’Aosta (7.159 euro per abitante) e Trentino Alto
Adige (6.470 euro per abitante). In Puglia (2.512 euro per
abitante) e Lombardia (2.587 per abitante) i valori più
bassi. Mediamente al Nord-Est si spendono 3.165 euro pro
capite, al Centro 2.975 euro pro capite e al Sud 2.915 euro pro
capite.
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