CHIESE DI NARDO Cattedrale di santa Maria Assunta La cattedrale sorge sul luogo dove fu fondata l'antica chiesa basiliana di Sancta Maria de Nerito, ad opera di alcuni monaci orientali che nel VII secolo sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Con la conquista normanna della città, avvenuta nel 1055, i monaci basiliani vennero lentamente sostituiti dai benedettini, ai quali furono affidati il monastero e la chiesa. Fu infatti nel 1080 che il conte normanno Goffredo fece ricostruire sui resti della preesistente chiesa basiliana, una nuova chiesa che per decisione di Urbano II venne dedicata a Maria SS. Assunta. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diverse opere di rimaneggiamento, anche radicali, che ne hanno alterato l'originaria impostazione architettonica. Possiede un impianto basilicale a tre navate, divise da due ordini di archi a tutto sesto e a sesto acuto. Sulle pareti rimangono numerosi affreschi, tra i quali quelli di san Nicola e del Cristo in trono che benedice alla greca (XIV secolo), della Vergine col Bambino (1511), di sant'Agostino (XV secolo) e della Madonna delle Grazie (del 1249, opera di Baiulardo). Di notevole rilevanza è il Crocifisso ligneo del XIII secolo, detto il Cristo Nero per la particolare colorazione scura del legno di cedro[12]. Al periodo barocco risalgono alcuni altari e il Cappellone di San Gregorio Armeno, opera di Placido Buffelli del 1680[13]. È stata elevata a Basilica minore nel 1980[14]. La cattedrale sorge sul luogo dove fu fondata l'antica chiesa basiliana di Sancta Maria de Nerito, ad opera di alcuni monaci orientali che nel VII secolo sfuggirono alle persecuzioni iconoclaste. Con la conquista normanna della città, avvenuta nel 1055, i monaci basiliani vennero lentamente sostituiti dai benedettini, ai quali furono affidati il monastero e la chiesa. Fu infatti nel 1080 che il conte normanno Goffredo fece ricostruire sui resti della preesistente chiesa basiliana, una nuova chiesa che per decisione di Urbano II venne dedicata a Maria SS. Assunta. Nel corso dei secoli la chiesa ha subito diverse opere di rimaneggiamento, anche radicali, che ne hanno alterato l'originaria impostazione architettonica. Possiede un impianto basilicale a tre navate, divise da due ordini di archi a tutto sesto e a sesto acuto. Sulle pareti rimangono numerosi affreschi, tra i quali quelli di san Nicola e del Cristo in trono che benedice alla greca (XIV secolo), della Vergine col Bambino (1511), di sant'Agostino (XV secolo) e della Madonna delle Grazie (del 1249, opera di Baiulardo). Di notevole rilevanza è il Crocifisso ligneo del XIII secolo, detto il Cristo Nero per la particolare colorazione scura del legno di cedro[12]. Al periodo barocco risalgono alcuni altari e il Cappellone di San Gregorio Armeno, opera di Placido Buffelli del 1680[13]. È stata elevata a Basilica minore nel 1980[14]. Chiesa di San Domenico Chiesa di San Domenico La chiesa di San Domenico, realizzata per l'ordine domenicano tra il 1580 e il 1594 da Giovanni Maria Tarantino e Gio Tommaso Riccio, fu intitolata inizialmente a Santa Maria de Raccomandatis. In origine aveva un impianto basilicale a tre navate che fu successivamente trasformato ad aula unica per meglio rispondere alle esigenze della predicazione, tipiche dell'ordine mendicante fondato da san Domenico di Guzman. In seguito al terremoto del 1743 la fabbrica fu quasi totalmente distrutta, ad eccezione della facciata, del muro laterale sinistro e di parte della sacrestia. La facciata è in carparo e fu realizzata in due momenti differenti; la parte inferiore è ricca di figure umane e cariatidi addossate le une alle altre, mentre la parte superiore presenta forme più leggere. L'interno, a croce latina con tre cappelle per lato, fu ricostruito dopo il 1743 seguendo i canoni architettonici della Controriforma. Tra i diversi altari spicca quello della Madonna del Rosario con i quindici misteri, opera del pittore neretino Antonio Donato D'Orlando. Adiacente alla chiesa è il convento dei Domenicani rimaneggiato da Ferdinando Sanfelice dopo il terremoto. Chiesa dell'Immacolata La chiesa dell'Immacolata fu costruita nel 1580 sui resti di un edificio medievale. Originariamente intitolata a San Francesco d'Assisi, dal 1830 fu consacrata all'Immacolata e affidata all'omonima confraternita. Presenta un elegante prospetto in carparo diviso in due ordini da un aggettante cornicione e caratterizzato da coppie di lesene con festoni che inquadrano nicchie timpanate. Il portale d'ingresso, sormontato da una nicchia con la statua in pietra leccese dell'Immacolata, è posto in asse col rosone dell'ordine superiore. L'interno, ad unica navata terminante nel presbiterio, ospita tre altari laterali in stile barocco. L'attiguo convento dei Conventuali, acquistato da privati dopo la soppressione avvenuta nel 1809, è adibito a civile abitazione[15]. Chiesa di Santa Chiara La chiesa di Santa Chiara è annessa al convento delle clarisse fondato nel XIII secolo. Il complesso monastico fu edificato sui resti di una preesistente fortezza, di cui sono ancora visibili motivi di merlatura. Le successive esigenze di crescita della comunità resero necessari, nel corso del XVII secolo, alcuni lavori di ampliamento, durante i quali venne inglobata, all'interno del complesso, l'attigua chiesetta di San Giovanni Battista, il cui portale è ancora visibile lungo il perimetro del monastero. Subì danni rilevanti con il terremoto del 1743. La chiesa, riedificata ex novo tra il XVII e il XVIII secolo, possiede una sobria facciata a due ordini, terminante con un frontone mistilineo. L'interno è a navata unica, con tre brevi cappelle in ciascun lato ospitanti altari barocchi. Questi sono dedicati a san Francesco d'Assisi, san Michele Arcangelo, al Crocifisso, a san Francesco Saverio, a santa Chiara, all'Immacolata e a sant'Antonio da Padova. Un grande arco trionfale introduce al presbiterio rettangolare decorato con paraste dipinte a marmi policromi[16]. Chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo Chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo La chiesa Beata Vergine Maria del Carmelo, con l'annesso convento, rappresenta uno dei maggiori complessi monastici della città. Il documento più antico che attesta l'esistenza della chiesa, dedicata inizialmente all'Annunziata, è datato 1460. L'edificio subì varie fasi di ristrutturazione a partire dal 1532, a causa dei danneggiamenti provocati dall'assedio francese, fino al 1743, in seguito al terremoto. La facciata presenta motivi del periodo romanico. L'ordine inferiore è caratterizzato da un protiro che sovrasta il portale d'ingresso affiancato da due leoni in atteggiamento feroce. Al periodo cinquecentesco risalgono le statue dell'Angelo nunziante e della Madonna Annunziata, poste nelle nicchie, e i motivi ad archetti pensili con peduccio decorato che cingono il prospetto principale e laterale. L'interno, completamente decorato con stucchi barocchi, si sviluppa longitudinalmente, ritmato da sei arcate su pilastri e concluso da un vano presbiteriale quadrangolare che accoglie il coro. Le due navate laterali ospitano gli altari dedicati alla Trinità, alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, a sant'Eligio, al Crocifisso, a santa Caterina d'Alessandria, al Sacro Cuore e all'Annunciazione Chiesa di Santa Maria della Purità La chiesa di Santa Maria della Purità fu edificata per volontà del nobile vescovo Antonio Sanfelice (1708-1736), unitamente all'attiguo istituto per l'educazione delle giovani fanciulle a rischio. Essa fu realizzata tra il 1710 e il 1724 secondo i disegni e i modelli dell'architetto Ferdinando Sanfelice, fratello del vescovo. La facciata, di ispirazione borrominiana, è modulata dalla alternanza di superfici concave e convesse, enfatizzate da modanature, ed è ricca di elementi decorativi tratti dal repertorio napoletano dell'epoca. L'interno si sviluppa su una pianta a croce greca, con bracci molto corti, evidenziati da quattro paraste, che incorniciano tre cappelloni, voltati a botte e decorati con esuberanti motivi a stucco; nell'intersezione della croce si eleva una grande cupola. Di particolare rilievo artistico è l'altare maggiore in marmo policromo sovrastato dalla tela raffigurante la Madonna tra Santi. Ai piedi dell'altare si trova la sepoltura del vescovo Sanfelice. Nei bracci laterali trovano posto le tele di San Nicola tra Santi e del Martirio di San Gennaro, opere superstiti dei distrutti altari barocchi. Chiesa di Sant'Antonio da Padova Chiesa di Sant'Antonio da Padova La costruzione della chiesa di Sant'Antonio da Padova risale al 1497 quando, in seguito alla cacciata degli Ebrei ad opera del conte Belisario Acquaviva, fu costruito il convento dei Frati Minori Osservanti sul sito dell'antica sinagoga. La facciata conserva chiari elementi manieristici ed è suddivisa in due ordini con coronamento mistilineo. L'interno presenta una pianta basilicale ripartita in una navata centrale e da due ambienti laterali intercomunicanti, è priva del transetto e la copertura è costituita da un soffitto ligneo a cassettoni in noce. Lungo i lati della chiesa si aprono le cappelle che accolgono pregevoli altari ospitanti tele e statue cinque-seicentesche, come la statua in legno di sant'Antonio da Padova (opera di Stefano da Putignano 1514) e il gruppo scultoreo della Crocifissione (opera del XVII secolo di scuola veneziana). Dietro l'altare maggiore è collocato il cenotafio del 1545 eretto in memoria di Belisario e Giovanni Bernardino Acquaviva. L'adiacente convento, di cui sopravvive solo il chiostro, con la soppressione dei beni ecclesiastici, nel 1866 fu trasformato dapprima in asilo e, successivamente in ospedale. Chiesa di San Giuseppe Patriarca La chiesa di San Giuseppe Patriarca fu riedificata nel 1758 in sostituzione di una preesistente chiesa costruita tra il XVI e il XVII secolo. L'edificio risente molto dell'influsso del panorama architettonico leccese, in particolare della chiesa di San Matteo e della sua facciata a tamburo, di chiara derivazione borrominiana. Presenta una facciata composta da un grande e slanciato avamposto a semicerchio, con nel mezzo un'artistica finestra e l'iscrizione De Domo David, il motto della Confraternita di San Giuseppe: a sinistra si eleva un piccolo campanile a vela. L'interno è a pianta ottagonale con altare maggiore valorizzato dal pregevole bassorilievo, di autore ignoto, rappresentante la Fuga in Egitto; la chiesa conserva tre altari in pietra con grandi pale su tela raffiguranti san Giuseppe nel maggiore, in quello a destra sant'Apollonio, in quello di sinistra sant'Oronzo. Due altri quadri su tela, posti su colonne, raffigurano il Beato Transito e lo Sposalizio di San Giuseppe. Accanto alla chiesa vi è l'oratorio e sala riunioni della Confraternita, con un altare dedicato al SS. Crocefisso, con una croce di legno e simulacro di Gesù Crocifisso, san Giovanni Evangelista e la Maddalena ai piedi. Maddalena ai piedi. Chiesa di San TrifoneLa chiesa di San Trifone fu eretta agli inizi del XVIII secolo per volontà della popolazione che devotamente si rivolse al santo per la liberazione delle campagne dalla piaga dell'invasione dei bruchi. L'edificio presenta una facciata a due ordini con paraste corinzie e nicchie. L'interno, a navata unica, è scandito da quattro pilastri a sezione rettangolare per ogni lato, sormontati da archi a tutto sesto, al centro dei quali si aprono tre finestre per parte. L'area presbiteriale ospita l'unico altare della chiesa dedicato a san Trifone Martire, raffigurato nella pala del pittore napoletano Nicola Russo. Subito dopo la costruzione della chiesa, fu istituita la confraternita di San Trifone che ricevette il regio assenso di Ferdinando IV il 16 novembre 1798, e da allora officia la chiesa dedicata al martire. Chiesa di Santa Teresa Chiesa di Santa Teresa La chiesa di Santa Teresa, con l'annesso convento, fu innalzata nella metà del XVIII secolo. Il monastero fu edificato nel 1699 per volontà di Suor Teresa Adami di Nardò che, vestito l'abito dei Carmelitani, lo diresse per molti anni come superiora. Passati cinquant'anni dalla fondazione, le suore promossero l'erezione della chiesa dedicata a Santa Teresa di Gesù, in ricordo della loro fondatrice. La chiesa fu consacrata il 10 novembre 1769. La facciata, costruita intorno al 1750, è modulata secondo due ordini sovrapposti che si ripetono anche nelle due ali concave che contengono la scalinata. L'interno è a navata unica con cappelle incorniciate, entro le estremità concave, da paraste. Possiede una copertura con volta a crociera decorata con altorilievi a stucco. Sono presenti tre altari: quello maggiore conserva la pala raffigurante l'Estasi di Santa Teresa di Vincenzo Fato; nella cappella di destra è conservata la pala raffigurante Santa Teresa e San Giuseppe, sempre di Vincenzo Fato (1760); la cappella di sinistra è dedicata san Giovanni della Croce[17]. Cripta di Sant'Antonio Abate Situata in aperta campagna, la cripta di Sant'Antonio Abate risale al XII secolo. Si presenta a navata unica rettangolare preceduta da un nartece scoperto. Le pareti interne accolgono una ricca decorazione pittorica di stile bizantino databile al XIII secolo ma in parte sbiadita. Le raffigurazioni presenti furono realizzate in un unico momento e dallo stesso pittore. Sono raffigurati san Francesco d'Assisi, l'Annunciazione, sant'Antonio Abate, una Madonna col Bambino, la Crocifissione, un Cristo Pantocratore, san Pietro, san Nicola, san Giorgio, san Demetrio e san Giovanni Battista[18]. Altre strutture religiose Chiesa dei Cappuccini (San Francesco d'Assisi) (XVI secolo) Chiesa di Santa Maria Incoronata con annesso convento (XVI secolo) Chiesa di San Francesco da Paola (XVIII secolo) Chiesa si San Giovanni Battista (XVII-XVIII secolo) Chiesetta di Santa Croce (XVIII secolo) Chiesa di Santa Maria della Rosa (XVII secolo) Chiesetta di San Lorenzo (XVII secolo) Chiesa dei Santi Medici Cosimo e Damiano (XVI secolo) Tempio de L'Osanna (1603) Chiesa di San Gerardo Chiesetta di Santa Lucia V. e M. Seminario Vescovile Il Seminario Vescovile fu fatto edificare nel 1674 dal vescovo Tommaso Brancaccio sul luogo dove sorgeva l'asilo di mendicità. Pochi anni dopo, per disporre un'adeguata formazione dei chierici, monsignor Orazio Fortunato ordinò l'ampliamento dell'edificio. Nei primi decenni del XVIII secolo furono aggiunte nuove aule. Danneggiato in seguito al terremoto del 20 febbraio 1743, il Seminario fu restaurato con il vescovo Francesco Carafa (1737-1754); questi dotò il cortile interno di un piccolo portico con volte a crociera, per facilitare la comunicabilità tra i diversi ambienti, e realizzò il cavalcavia che unisce il Seminario all'Episcopio. Nella prima metà del secolo scorso, per opera del vescovo Francesco Minerva, la facciata principale dell'edificio fu completamente rifatta in stile neoclassico, in accordo con i principali caratteri architettonici del Palazzo Vescovile. La facciata è divisa orizzontalmente da due lesene: la parte inferiore è caratterizzata da un bugnato levigato, mentre, nel piano superiore la parete liscia è interrotta dall'allineamento ritmico delle finestre architravate e dalla presenza del bugnato agli angoli. Il portale d'ingresso è sormontato da un balcone con una porta finestra circoscritta da cornici e coronata da un architrave con timpano