Cichlasoma Red Parrot,Veronica Beccabunga

Cichlasoma Red Parrot
Nome scientifico: Cichlasoma Red Parrot
Nome comune: Pesce pappagallo
Luogo di provenienza: Laboratorio (vedi note)
Valori ottimali di allevamento: Ph da 7 a 8; durezza 5-13°
dGH; Temperatura: 24°a 29°
Dimensioni: Puo’ arrivare fino a 25cm di lunghezza.
Allevamento e caratteristiche Pesce particolare sopratutto per
la forma del suo muso che ricorda quello di un pappagallo,da
qui il soprannome.E’ un pesce che in natura non esiste infatti
fu’ creato intorno alla fine degli anni 80 in laboratorio ed è
quindi classificato come un ibrido senza certezza delle specie
da cui discende.
Ha un corpo molto tozzo con un muso allungato e la sua cute ha
una colorazione chiara che tende a sbiadire con il crescere
come si puo’ notare in foto.In vasca è un proprio terremoto
tanto è vero che oltre a scavare molto,sdradicare piante
riesce persino a spostare gli arredi piu’ pesanti ed è per
questo che oltre ad usare un fondo che non sia spigoloso o
eccessivamente pesante si impiegano vasche spoglie di
qualsiasi arredo.Essendo un ibrido di laboratorio non è
possibile assistere alla riproduzione anche se a volte è stata
documentata la deposizione ma senza nessun esito
positivo.Raggiunge anche i 30cm di dimensione ed è da allevare
in vasche abbastanza grandi e capienti per non sviluppare
problemi di nanismo infatti si consigliano di impiegare vasche
di almeno 250-300 litri.
E’ un pesce che viene anche impiegato per la sua mole a volte
“buffa” come attrattiva per i più piccoli e non solo venendo
anche colorato artificialmente in laboratorio introducendo
sotto cute delle dosi di vera e propria vernice ,viene anche
tatuato con laser tutte tecniche risultano essere molto
dolorose per il pesce,ed è proprio per questo che esistono
delle vere e proprie campagne contro la colorazione
artificiale dei pesci cercando di diffondere consapevolmente
quello che accade in questo campo e incitando a non acquistare
questa specie sperando che queste torture abbiano fine.
Alimentazione Prevalentemente
volentieri il secco.
onnivoro
e
accetta
molto
Veronica
Beccabunga
Esperienza di coltivazione
Facendo una bellissima passaggiata nella natura anche
costeggiando le sponde di fiumi e laghetti mi sono imbattuta
in una pianta che cresce lungo le sponde in zone umide e
paludose,subito mi è nata l’idea di valutare se magari
prendendo una parte potesse essere coltivata in un acquario e
sopratutto cercando di studiare comportamenti completamente
sommersa e esigenze.
Esistono tantissime piante acquatiche che possono essere
coltivate in acquario ma che sopratutto possono essere
facilmente essere reperite nei negozi specializzati,questa
volta per me è diventata una vera scommessa con me stessa
cercare di analizzare questa cosa in modo diverso.
Quello che si presentava ai miei occhi è rappresentato nella
foto che segue,una distesa di germogli emersi che formavano un
pratino uniforme e di un verde intenso
Il primo passo importante era quello di prelevarne qualche
pezzo con tutte le radici evitando di danneggiarla e una volta
arrivata a casa cercare di identificarla magari facendo uso di
internet.
Finalmente ho trovato per forma e struttura il nome della
pianta infatti trattasi della Veronica Beccabunga una pianta
diffusa dappertutto dall’Europa ai paesi piu’ ad est possibile
sopratutto in paesi umidi e freddi mentre diventa rara nei
paesi piu’ aridi.Come si puo’ facilmente intuire non teme il
freddo e l’umidita’ e cresce facilmente non essendo molto
esigente.
Dopo averla messa ad idratare in vasca ho effettuato due tipi
di ambientamenti e coltivazione in acqua fredda e calda e la
pianta si è comportata in due modi diversi:
In acqua fredda la crescita risulta veloce ,con la creazione
tante bolle bolle d’ ossigeno quindi una consegunete ottima
ossigenazione del’ acqua. Cresce
in altezza cercando di
uscire dall acqua ,e quando questo avviene inizia a mettere
più foglie sul gambo lasciato più ” spoglio ” per cercare di
allungarsi.
Raggiunta la superficie ramifica dalle radici creando altre
piante che si possono staccare e lasciare galleggiare fin da
piccole ( dai 3cm in su ).La lamina fogliare rimane dura come
in natura.
dopo un mese la pianta si presenta cosi’:
In acqua calda tropicale ( 25° )
la crescita risulta più
lenta se sommersa, cresce in altezza cercando di uscire dall
acqua quando ben ambientata , quando fuoriesce inizia a
mettere foglie sul gambo e ramifica dalle radici ,creando
altre piante che si possono staccare e lasciare galleggiare
fin da piccole ( dai 3cm in su ).Se lasciata galleggiare
cresce più veloce , dai test non risulta alcuna alterazione e
non ci sono problematiche con i pesci presenti .
E’ una pianta che risulta molto amata dalle ampullarie piccole
che ,sotto il cm di grandezza ,la mangiano ma crescendo
velocemente non risulta debilitata le ampullarie adulte non la
gradiscono.Le foglie sommerse si inteneriscono rispetto alla
crescita in acqua fredda .Crea dei bellissimi cespugli se
piantata in gruppo di steli.
Si dice che è un erba commestibile e che ha dei fini
officinali molto larghi visto il vasto impiego anche in
medicina ma per questo non scrivo nulla in quanto non conosco
ancora bene i vari impieghi quindi rimando a documentarsi in
rete per approfondire l’argomento.
Ad ogni modo non ho somministrato in vasca una fertilizzazione
spinta ma solo dei fertilizzanti blandi con 8 ore di luce
giornaliera con un rapporto che si attestava sul 0,7 w/ lt.
Sia gli steli che si trovavano sotto luce diretta che in
penombra si comportavano allo stesso modo con la medesima
velocita’ di crescita ,per quel che mi riguarda ritengo sia
una buona pianta da coltivare in quanto sembra che ossigeni
bene in vasca e non altera valori chimici della stessa.E’
stata coltivata in Ph 7 Kh5 Gh10 in entrambe le vasche.
PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e
relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di
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Riproduzione Colisa Ialia
Dopo esperienze di riproduzione dei betta splendens mi sono
voluto cimentare nella riproduzione dei colisa. Dopo essermi
molto documentato sul web in vari portali, aver visto vari
filmati su youtube mi sono deciso a provare la riproduzione in
acquario di comunità, avevo a quel tempo un maschio e due
femmine .
maschio di colisa
femmina di colisa
Il maschio dopo circa due giorni da quando avevo alzato la
temperatura dell’acqua a 26 ° C , ha cominciato a fare il nido
di bolle nella zona più verde e tranquilla della vasca non
interessata dalle correnti della pompa del filtro. In seguito
ha cominciato a rincorrere le due femmine, ho notato che il
ventre della più piccola stava diventando gonfio e dopo circa
4 giorni verso sera è avvenuto il fatidico abbraccio con la
colisetta più piccola questa fase è durata circa due ore. I
primi abbracci sono stati timidi ed infruttuosi poi sono
cominciate a cadere le prime uova che il maschio cercava di
prendere e rimetterle nel nido prima che i vari coinquilini (
scalari, fantasmini, platy, rasbore) cominciassero a predarle.
Non ho cambiato acqua per 5 giorni e quando ho cercato tra le
varie piante galleggianti non ho trovato nulla; molto
probabilmente i pesci avevano pasteggiato, anche se il maschio
cacciava gli intrusi dal suo nido.
Le uova e gli avannotti di colisa sono molto piccoli
all’inizio 2 mm quindi è meglio munirsi di una lente
d’ingrandimento.
Dopo questo insuccesso ho di nuovo diminuito la temperatura al
di sotto dei 25 ° C in vasca cercando di alimentare al meglio
la coppia per farli riprendere dallo stress della
riproduzione.Nel frattempo ho iniziato a pensare l’utilizzo di
una vasca di riproduzione, ma il maschio che avevo comprato
per tale scopo si è ammalato infatti la comparsa di una ulcera
sotto la bocca , pur se messo in quarantena, la deabilitato
fortemente facendolo morire in poco più di un mese.
Dopo una quindicina di giorni ho ritentato di nuovo con la
coppia che avevo nell’ acquario di comunità, trasferendoli
nella vasca adibita a tale scopo,sono riuscito a prendere
prima la femmina e dopo alcuni giorni sono riuscito a prendere
il maschio, è stata un impresa perché si nascondeva nella
parte più piantumata dell’acquario.
Messi insieme ed alzata gradualmente la temperatura dell’
acqua a 26 gradi, dopo 4 giorni nel sifonare il fondo della
vaschetta ho visto dei puntini muoversi in superficie,
guardando bene con la lente ho scoperto che erano avannotti,
devo dire che non mi sono accorto di nulla, grossi nidi di
bolle non sono stati costruiti (come nell’acquario di
comunità) allora ho allontanato subito i genitori, ed ho
cominciato la cura degli avannotti circa una ventina.
Per la prima settimana, li ho cresciuti con infusori che
trovate in commercio. 6 goccie al mattino e sei alla sera, per
i primi 10 giorni non ho cambiato acqua.
Dopo la prima settimana sono passato ad anguillole dell’ aceto
che coltivo, una siringata da 5 cl. alla mattina ed una alla
sera più 5 gocce di infusori.
Alla seconda settimana sono passato ai naupli d’artemia salina
ed alle anguillole ( sempre sera e mattino tranne al sabato e
domenica che avevano una razione anche a pranzo) con 3 gocce
di infusori.
Ogni 3 giorni sifono il fondo e cambio circa 5 litri d’ acqua.
Come acqua uso sia quella del rubinetto ovviamente trattata
che quella di una fonte artesiana vicino a casa mia( la prendo
con bidoni da 20 litri).
Dalla terza settimana ho continuato l’ alimentazione con
naupli d’ artemia salina ed anguillole.Le dimensioni degli
avannotti sono varie alcuni hanno raggiunto la dimensione di 1
cm alla quarta settimana, mentre altri sono ancora piccoli
circa la metà.
Quando sifono il fondo, io uso un tubicino dell’ aeratore
innestato dentro ad una grossa cannuccia da bibita,
Ora è passato più un mese dal lieto evento e continuo l
‘alimentazione mista a base d’artemia salina ed anguillole ed
un pizzico di mangime secco per avannotti sono rimasti circa
una dozzina; sifono il fondo ogni tre quattro giorni.
Per consultare la scheda rapida “clicca qui “
PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e
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Guida redatta e impaginata da Ferrara Marco
si ringrazia per la collaborazione Bonoedge
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Riproduzione Nothobranchius
La mia prima esperienza con questi piccoli e particolari pesci
è iniziata per caso durante l’AquaBeach, fiera che si è tenuta
a Cesena ai primi di Settembre di quest’anno.
Durante
la
fiera
sono
venuto
a
contatto
con
diversi
appassionati del genere “killyfish”, una specie che fino a
quel momento conoscevo relativamente.
Parlando con alcuni esperti del settore in poche ore me ne
sono subito innamorato per la loro particolarità, con un
occhio di riguardo verso i più “sfortunati” annuali, ed ho
iniziato ad approfondire immediatamente l’argomento, scoprendo
che vengono chiamati così per la loro breve vita dovuta al
ciclo delle piogge che, durante l’anno, crea le pozze
all’interno delle quali loro nascono e vivono e che,
all’avvento della stagione secca, evaporano lasciando i pesci
senz’acqua. Le uova di questi fantastici animali però hanno
una durata “a secco” (chiamata diapausa) che può arrivare, per
certe specie, anche a 10/12 mesi e, al ritorno delle piogge,
l’embrione riprende lo sviluppo fino alla schiusa e alla
nascita dell’avannotto.
Dopo aver preso tutte le informazioni necessarie mi sono
iscritto all’associazione AIK, dove in quel giorno davano in
omaggio delle uova da far schiudere più tutto l’occorrente per
cimentarsi in questa nuova esperienza: l’occasione non me la
sono fatta sfuggire. La scelta è caduta su una specie annuale
denominata Nothobranchius Nubaensis ‘Fugnido’ EHKS 2009/01.
Per leggere la scheda informativa clicca sull’immagine
Il giorno seguente mi sono messo subito all’opera per
organizzare il tutto per la schiusa e leggendo e parlato con
diverse persone, alcune delle quali avevo conosciuto in fiera,
ho scoperto che il pesce che mi era stato dato era tra i più
difficili. La cosa mi ha un pò lasciato di sasso, visto che a
dirmelo erano persone con decine di anni di esperienza nel
settore, ma non mi hanno scoraggiato dall’impresa e quindi mi
ci sono cimentato con ancora più passione.
Durante la settimana ho preso le ultime precauzioni del caso e
mi sono munito di tutto ciò che mi mancava: un contenitore
basso e largo (e, giusto per non fare nomi, Ikea in questo
caso è stata utilissima!), uno spruzzino a pressione per
nebulizzare l’acqua e dell’ossigeno in polvere per limitare la
nascita di belly-slider, gli avannotti che non riempiendo la
vescica natatoria sono costretti a stare sul fondo e,
conseguentemente, morire. Ora tutto era pronto per dare il via
a questa nuova e affascinante esperienza!
Primo passo – La “bagnata”
Per prima cosa ho disteso il contenuto della bustina, composto
dalle uova e da torba, in maniera uniforme all’interno del
contenitore. A questo punto ho riempito lo spruzzino con una
soluzione al 50% di acqua d’osmosi e al 50% di acqua della mia
vasca di comunità ( valori di 5°dH) e ho disciolto un
cucchiaino di sale grosso da cucina ogni 5 lt d’acqua; ciò per
due motivi: il primo, per evitare la formazione di eventuali
batteri dannosi nelle branchie dei piccoli nascituri, e il
secondo, per dare una durata maggiore ai naupli di artemia,
cibo con cui ho svezzato e cresciuto i pesci fino ad oggi.
Nebulizzata l’acqua sopra le uova, fino ad un’altezza di circa
3/4 cm, ho lasciato il tutto fermo fino a che,al secondo
giorno, ho notato muoversi il primo avannotto. E’ stata la
prima di tante emozioni.
Secondo passo – I cambi acqua
e alimentazione
Subito dopo la nascita del primo avannotto ho iniziato a
somministrare naupli d’artemia appena schiusi, questo perchè,
avendo un metabolismo velocissimo dovuto alla loro breve vita,
hanno la necessità di avere costantemente cibo a disposizione.
Mi è stato riferito, da chi li ha studiati, che un adulto può
mangiarsi fino a 60 larve di zanzara al giorno! In
concomitanza sono andato ad inserire anche 3 lumachine del
genere Physia, utili a mangiare i naupli non predati dagli
avannotti.
Continuando così nei giorni successivi, somministrando cibo
due volte al giorno (pranzo e cena), nel giro di una settimana
circa si sono schiuse quasi tutte le uova, arrivando a questo
risultato finale:
– Totale uova all’interno del sacchetto: 20
– Uova schiuse: 14
– Uova non schiuse: 6
– Belly-Slider successivamente morti: 2
Appena terminata la fase di schiusa era giunto il momento di
cominciare anche con i cambi d’acqua, effettuando un cambio di
circa il 50%, quindi due litri nel mio caso, un giorno si e un
giorno no. L’acqua usata per i cambi è stata del 50% osmosi e
50% rubinetto (decantata per 48h) con aggiunta di sale in
quantità sempre di un cucchiaino ogni 5 lt. Per il cambio non
ho aspirato il fondo nella speranza che si schiudessero anche
quelle poche uova rimaste mentre il rabbocco l’ho eseguito con
il “metodo goccia a goccia” per evitare grossi sbalzi nei
valori dell’acqua: per fare ciò mi sono tornati utili i vecchi
gocciolatoi da flebo che avevo quando facevo la co2 in gel.
Dopo circa una decina di giorni dalla nascita gli avannotti
avevano già raggiunto il cm di lunghezza, insomma, sono
cresciuti a vista d’occhio! Sempre consigliato da altri
appassionati, si è deciso di adoperare una vasca da 30 lt
lordi che tenevo in cantina per la crescita dei pesci per
poter dare loro più spazio anche se come capienza non era
proprio perfetta: 50/60 lt sarebbe stato meglio per i miei 12
Notho.
Per prima cosa ho cosparso sul fondo circa 200 ml di torba
precedentemente bollita, poi ho aggiunto circa 10 lt di acqua
nuova (sempre al 50% osmosi 50% rubinetto + sale) e mi sono
dato alla pesca degli avannotti con un misurino di quelli che
uso per somministrare i batteri nelle vasche: sono avannotti,
ma cavolo come sono rapidi e vispi già da pochi giorni! Con un
pò di pazienza li ho presi tutti e li ho spostati nella nuova
dimora dove piano piano ho aggiunto delle piante fluttuanti
(Ceratophyllum Demersum ed Heteranthera Zosterifolia) e delle
galleggianti (Salvinia Natans, Pistia Stratiotes e Hygroriza
Aristata). Dopo qualche giorno ho preparato anche un legnetto
con del Microsorium e un’Anubias legati.
Successivamente ho eseguito un cambio di circa il 50% andando
ad aggiungere più acqua in modo da alzare il livello. Questo
processo lo porterò avanti ogni 3 giorni in maniera tale di
arrivare a vasca piena nel giro di un altro paio di cambi.
Conclusioni
Ora i 12 piccoli Notho hanno raggiunto quasi i 15 mm di
lunghezza, hanno iniziato a rincorrersi e mangiano in
continuazione divorando tutti i naupli che gli somministro.
Non resta che attendere che crescano ancora per vedere i
colori prendere piede e poter così ammirare questi fantastici
pesci in tutta la loro bellezza.
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Guida redatta da Federico Nutarelli
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DSM – Dry Start Method
Tempo fa, girovagando su siti, forum, gruppi di Facebook, etc.
mi sono imbattuto su una serie di fotografie di un ragazzo
tedesco che riguardavano il metodo cosiddetto del “dry start”,
tradotto “avviamento a secco”. Da subito mi ha incuriosito
come tecnica ma soprattutto il risultato mi ha fatto lasciare
davvero a bocca aperta perchè l’effetto che si ottiene sui
muschi è qualcosa di spettacolare, un effetto molto più fitto
che non si riesce ad ottenere legandoli come si fa di solito!
Nelle prossime righe cercherò di spiegarvi brevemente come
funziona questo metodo.
Per prima cosa bisogna ovviamente scegliere il muschio che si
vuole usare. Io ho fatto prove con svariati muschi: Fissidens
Fontanus, Spiky Moss, Peacock Moss, Christmass Moss, Malaysia
Moss, etc. Senza dubbio il migliore con cui mi sono trovato
meglio è il Fissidens!
Scelto il muschio e presa la porzione occore tritarlo
finemente, per questo basta usare un tagliere e un coltello.
Insomma, fate come se fosse prezzemolo! Successivamente il
trito ottenuto lo mettete in un bicchierino con dell’acqua, in
modo tale da fare un’amalgama omogenea.
Su internet potrete trovare utente che scrivono di miscelare
il tutto con dello yogurt magro, che fa da effetto collante.
Io sinceramente ho provato sia con che senza e la differenza
onestamente non l’ho notata.
A questo punto inizia il divertimento!
Prendete un legno o una roccia (funziona meglio sui legni) e,
con un pennello, stendete il trito uniformemente su tutta la
superficie.
A questo punto prendete il legno o la roccia che avete
ricoperto e ponetela in una vasca o contenitore che andrete a
ricoprire con la pellicola trasparente. Ovviamente la vasca
dovrà essere illuminata come avviene di norma nei nostri
acquari.
Ogni 2/3 giorni spruzzate sopra l’acqua dell’acquario (così
conterrà fertilizzanti) in modo tale da tenere l’ambiente il
più umido possibile.
Dopo 30/45 giorni (dovete riuscire a capire quando il muschio
sarà ben attaccato) inserite il legno in acqua, e il risultato
ottenuto sarà simile a questi.
Questo procedimento può essere applicato anche a vasche
intere, io l’ho provato nel mio 240 lt!
Pochi giorni fa ho avviato anche questa vaschetta in DSM con
dell’Hemianthus Callictrichoides ‘Cuba’.
Alcune avvertenze!
1) Se avete delle caridine in vasca, non mettete subito il
legno: le caridine si divertono un mondo a strappare i
pezzettini che si sono attaccati con tanta fatica!
2) Se non volete correre il rischio di mettere il legno in
acqua e vedere tutto il muschio (non ancora attaccato)
prendere il volo, ponete sopra il muschio una retina di toulle
o, in alternativa, dategli una legata con del filo di cotone
classico.
Spero che queste breve guida possa esservi d’aiuto
Federico Nutarelli
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Carassi
Il pesce rosso è sicuramente il pesce con il quale tutti da
bambini abbiamo avuto a che fare, magari grazie ad una onerosa
vincita al luna park.
La tradizione inquadra tale pesce in una semplice boccia di
vetro per tutta la durata della sua breve esistenza. Niente di
più sbagliato ed innaturale. Come ogni essere vivente, il
pesce rosso, ha delle necessità biologiche e fisiologiche che
non corrispondono al concetto sopra descritto; ed al contrario
di quanto si pensi, il pesce rosso può, in condizioni ideali,
vivere felice per molti anni
.
Non è obbligatorio avere l’acquario, è sufficiente una vasca
rettangolare (che permette la giusta ossigenazione
dell’acqua), dotata di coperchio (oppure potete usare voi una
lastra per coprirlo di notte). Una regola fondamentale da
tenere sempre in considerazione è che ogni pesciolino
necessita di 50 litri d’acqua ed oltre(dipende dalle
dimensioni del corpo e delle pinne) e che più stanno “comodi”
nella vasca e minori problemi di convivenza tra gli esemplari
ci saranno; ovviamente dovete conoscere la capacità netta del
contenitore.
Classificazione:
Sottotipo: Vertebrati
Classe: Teleostei – pesci ossei
Sottoclasse: Attinopterigii
Ordine: Cipriniformi
Famiglia: Ciprinidi
Genere: Carassius
Specie: Carassius auratus. Il pesce rosso è comunemente
chiamato Carassio dorato (Carassius Auratus). I suoi più
stretti parenti sono il carassio comune e la carpa.
In natura è un pesce da bacino che vive allo stato libero in
Asia (è originario della Cina), Europa
settentrionale, predilige le acque ferme o
e America
con scarsa
corrente. Per quanto riguarda le dimensioni corporee, la
lunghezza massima è di 22-25 cm. Si tratta di una specie
piuttosto longeva: in acquario, infatti, può tranquillamente
vivere fino a una quindicina d’ anni e oltre.
Il dimorfismo sessuale non è evidente; l’unica differenza
esterna tra i sessi è il profilo dell’addome, che nella
femmina è più convesso mentre nel maschio è lievemente
concavo. Tale caratteristica, tuttavia, risulta più evidente
nel periodo della riproduzione.
Le livree dei pesci rossi sono così numerose e variopinte da
formare un vero e proprio arcobaleno di colori.
Varietà:
Sebbene si tratti di un’unica specie, la moltitudine di
combinazioni possibili nell’espressione dei geni porta a
varietà morfologicamente molto diverse tra loro.
Ogni varietà possiede caratteristiche e proprietà particolari
che possono distanziarsi da quelle generali (es. resistenza al
freddo); è pertanto opportuno tenerne conto in fase di
allestimento e negli abbinamenti con altri pesci.
Di seguito sono elencate le varietà principali nella
denominazione italiana, esiste un considerevole numero di
varietà che non hanno mercato in Italia, ma sono reperibili
soltanto all’estero.
Un appunto da fare riguarda la dubbia moralità con la quale
molti allevatori (Giapponesi in particolare) selezionano nuove
varietà con caratteristiche eccessivamente estreme (es.
varietà occhi a bolla) e del tutto innaturali.
VARIETA’ COMETA
ha le pinne molto più lunghe del normale e
il corpo un po’ allungato. La varietà TROMBETTA presenta il
corpo a forma di uovo e possiede delle pinne piuttosto lunghe.
CODA A VELO
pinne.
è particolarmente apprezzato per le sue splendide
TESTA DI LEONE presenta delle escrescenze sulla testa che
formano quasi una criniera. Contrariamente alle altre varietà
richiede maggiori cure a attenzioni. Non possiede la pinna
dorsale al contrario invece della varietà ORANDA.
OCCHI DI DRAGO è caratterizzata da uno spropositato sviluppo
degli occhi che sporgono dalla testa, generalmente sono neri
con la pancia bianca. Purtroppo sono quasi completamente
ciechi quindi necessitano di acquari spaziosi senza troppi
ostacoli o sporgenze. Se possiedono pinne lunghe sono
esemplari appartenenti alla varietà dei BLACK MOOR. Il
CELESTIAL O PIAGNONE ha gli occhi sporgenti.
Indicazioni generali:
Il pesce rosso non ha grandi esigenze. L’acqua deve essere
neutra o leggermente basica (pH compreso tra 7 e 7,5) ad una
temperatura compresa tra i 18 e i 23 gradi e di media durezza
( dGH compreso tra 8 e 18). In commercio ci sono svariati test
per verificare questi valori; è bene tenerli sempre
controllati per poter intervenire prontamente in caso di
valori sballati.Grazie all’alta resistenza del pesce rosso si
può quindi utilizzare l’acqua di rubinetto. Possiamo quindi
eseguire i test sull’acqua del nostro rubinetto e,
successivamente, tagliare l’acqua di rubinetto con acqua di
osmosi (vedi articolo “cambi d’acqua parziali” presente nella
sezione Acquariologia di Altrotempo.Net)
Per neutralizzare il cloro ed eventualmente i metalli
disciolti nell’acqua di rubinetto è bene comprare una
bottiglietta di biocondizionatore.
E’ necessario però tenere conto che a seconda della varietà,
le necessità possono variare leggermente in funzione delle
caratteristiche proprie della varietà. E’ bene quindi
documentarsi bene sulla varietà che si sceglie acquistare.
Acquisto:
E’ doveroso precisare che è bene acquistare i pesci solo dopo
aver allestito da tempo l’acquario ed essere sicuri della
stabilità dell’ambiente ricreato; solamente dopo potremo
andare ad acquistare il nostro pesciolino. E’ sbagliato invece
invertire le sue cose. Ricreare l’ habitat naturale per il
pesce rosso è relativamente semplice, ma il concetto appena
enunciato è una regola generale valida per qualsiasi
allestimento. Come scegliere gli esemplari più sani? Devono
essere di dimensioni normali, né troppo piccoli né troppo
grandi, devono nuotare seguendo percorsi regolari dritti e
lineari e non devono restare per troppo tempo né sul fondo né
appena sotto il pelo dell’acqua. Il pesce deve essere bello
attivo e non deve presentare lesioni anche se piccole.
Inserimento nell’acquario
Il sacchetto in cui verrà posto per il viaggio verso casa deve
essere ovviamente di plastica resistente, riempito per metà
d’acqua e l’altra metà gonfio di aria; quindi diffidate dai
negozianti che non vi gonfiano bene il sacchetto e non ve lo
chiudono con l’elastico. Il sacchetto deve venire inserito in
un altro sacchetto opaco per evitare ulteriori stress al
pesce. Una volta a casa è consigliabile immergere il sacchetto
contenente i pesci (solo quello trasparente per intenderci)
nell’acqua dell’acquario e lasciarlo così per almeno una
mezz’ora per lasciare il tempo ai pesci di acclimatarsi. Poi
possiamo iniziare a far entrare un po’ dell’acqua
dell’acquario nel sacchetto e lasciarli stare per ancora una
quindicina di minuti. Al termine potremo finalmente immergere
i pesci nella loro nuova casa avendo però l’accortezza di non
inserire l’acqua del sacchetto.ti sempre verso l’alto. Anche
lui possiede pinne piuttosto lunghe.
Nutrizione
In commercio ci sono mangimi per pesci molto equilibrati e di
ottima qualità, ovviamente dovremo scegliere quello più adatto
al nostro amico; è meglio somministrare piccole dosi di cibo
(in modo che venga interamente consumato in 2-3 minuti) magari
2 volte al giorno (mai oltre le ore 16, è preferibile al
mattino e primo pomeriggio perché poi i pesci tendono a
sonnecchiare) per non intasare il filtro e per non sporcare
l’acqua. E’ consigliabile dargli da mangiare sempre alla
stessa ora perché hanno un orologio biologico precisissimo e
sono anche in grado di riconoscere la persona che gli dà
abitualmente da mangiare.In ogni caso il pesce rosso è
onnivoro e quindi gradisce sia le alghe e le piante ma anche
larve di insetti e molluschi.Non bisogna assolutamente dare ai
pesci: pane, biscotti, dolci e formaggio. Molti esperti
consigliano di far digiunare i pesci un giorno a settimana. E’
sempre meglio dare poco da mangiare che eccedere!!!
Abbinamenti altri pesci / specie :Il Carassio dorato è un
animale tranquillo, pacifico ma che non ama vivere in
compagnia di esemplari di altre specie (nessun problema invece
se sono come lui).Se proprio vogliamo dargli un compagno di
gioco che non sia della sua stessa specie allora conviene
prendere esemplari o piccoli e in piccoli branchi, oppure
altri pesci abbastanza robusti ma della sua stessa taglia e
scongiurare lotte per la supremazia.
Il pesce rosso è un animale che ama la compagnia dei suoi
simili, quindi è meglio acquistarne almeno 2 esemplari.
Piante I pesci rossi hanno l’abitudine di mangiare la
vegetazione, quindi molti preferiscono utilizzare per il
proprio acquario le piante artificiali.
D’altraparte però le piante acquatiche sono molto utili perché
trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, assorbono i sali
minerali in eccesso, smaltiscono i rifiuti (resti di cibo,
escrementi) e forniscono nascondigli e aree riparate.E’
comunque consigliabile scegliere piante mature e con foglie
abbastanza coriacee onde evitare che i vostri pesci facciano
piazza pulita di tutto quanto.E’ possibile, in fase di
allestimento, ancorare una pianta (meglio se a cespuglio) al
tronco di legno utilizzando del filo di cotone o meglio ancora
del filo di nylon, in questo modo avremo donato un riparo
sicuro ai nostri amici.
Malattie:
Anche se potrà sembrare strano uno dei principali fattori che
possono portare all’insorgere di una malattia è lo stress. Le
situazioni stressanti infatti indeboliscono il pesce e quindi
si ammalerà più facilmente.
FATTORI CHE PROVOCANO STRESS:
Fattori collegati alla qualità dell’acqua: durezza,
inquinamento, ossigenazione, pH, temperatura.
fattori alimentari: eccessi alimentari, regime dietetico
troppo poco vario, dieta qualitativamente poco adeguata.
fattori comportamentali: competitività territoriale,
incompatibilità di specie, sovrappopolazione.
fattori ambientali: habitat nuovo o inadatto,
trasferimenti.
fattori
gestionali:
filtraggio
insufficiente,
illuminazione inadeguata, vegetazione scarsa.
Malattie Alimentari:
Provocate appunto da un’alimentazione non corretta.
STEATOSI EPATICA: si verifica quando la dieta è troppo ricca di
carboidrati e grassi
ENTERITI
E
OCCLUSIONI
INTESTINALI
:
provocate
da
carenze
alimentari.
Malattie Infettive:
infezioni batteriche: corrosione delle pinne, malattia
colonnare, tubercolosi.
infezioni
micotiche:
branchiomicosi,
ictiofoniasi,
saprolegnosi.
infezioni virali: ascite infettiva, linfocistosi.
Corrosione delle pinne: è una malattia molto comune, si
riconosce per la progressiva marcescenza delle pinne; il loro
disgregamento può essere anche completo e la pelle si presenta
con un aspetto quasi emorragico. Tuttavia
guarigione le pinne possono ricrescere.
in
caso
di
Malattia colonnare: i principali sintomi sono: lesioni simili
a lanugine (biancastra) su bocca, branchie, squame e pinne;
lesione dei tessuti, aumento del muco cutaneo.
La forma acuta può portare alla morte in pochi giorni.
Tubercolosi: i sintomi clinici sono: dimagrimento, nuoto a
scatti, livrea sbiadita, letargia, mancanza di appetito,
ulcere cutanee e deviazioni della colonna vertebrale.
Branchiomicosi: è un’infezione che colpisce le branchie e
porta alla disgregazione di queste ultime e ad una difficoltà
respiratoria e infine alla morte per soffocamento.
Ictiofoniasi: non presenta sintomi visibili perché si
manifesta con la formazione di cisti a carico degli organi
interni (cervello, cuore, fegato, milza e reni). Gli esemplari
infetti nuotano con un’andatura dondolante.
Saprolegnosi: si presenta con l’insorgenza di filamenti
bianchi in numero via via maggiore, il cui conglomerarsi porta
alla formazione di lesioni simili a placche cotonose. Se
curato in tempo l’esemplare infetto può guarire completamente.
Ascite infettiva – idropisia: comporta un improvviso gonfiore
dell’addome e più raramente una sporgenza oculare e lesioni
cutanee. Purtroppo porta al decesso del pesce se non viene
diagnosticata e curata in tempo.
Linfocistosi: le prime lesioni compaiono sulle pinne per poi
diffondersi per tutto il corpo. E’ letale per l’esemplare.
Malattie Parassitarie:
Malattie causate da protozoi: chilodoniasi, costiasi,
ichthyophtiriasi, oodiniasi, tricodiniasi.
Malattie causate da crostacei: argulosi.
Malattie causate da anellidi: parassitosi da sanguisughe.
Malattie
causate
da
trematodi:
dactylogiriasi
e
gyrodactiliasi.
Chilodoniasi: sulle branchie e sulla pelle compaiono macchie
tondeggianti biancastre; comporta difficoltà respiratorie e
prurito. E’ un’ infezione molto contagiosa.
Costiasi: provoca emorragie e lacerazioni della cute.
Ichthyophtiriasi: la cute si riempie di puntini bianchi che
poi si espandono; provoca forte prurito e il distaccamento
della pelle.
Oodiniasi: è nota come la “malattia del velluto” in cui il
corpo del pesce è ricoperto da una patina lucente; comporta
forte prurito e agitazione.
Tricodiniasi: provoca piccole lesioni e prurito.
Argulosi: comporta irritazione.
Parassitosi da sanguisughe: piccoli parassiti visibili ad
occhio nudo provocano lesioni cutanee.
dactylogiriasi e gyrodactiliasi: comportano gli stessi
sintomi: lesioni cutanee pruriginose, ferite, nuoto a scatti
ed eventualmente difficoltà respiratorie.
Malattie Tumorali:
Lo sviluppo di un tumore nel pesce rosso può dipendere
dall’azione di sostanze cancerogene, da infezioni virali, da
alterazioni ormonali.
I tumori possono colpire qualunque organo o apparato, possono
essere benigni o maligni.
E’ molto importante riuscire ad accorgersi il prima possibile
dell’insorgere di sintomi anomali nel nostro pesce rosso per
poter intervenire tempestivamente e riuscire così a salvare il
nostro amico.A questo scopo è quindi molto importante il
monitoraggio dei valori dell’acqua (pH, GH, concentrazione dei
composti azotati – ammoniaca, nitriti, nitrati -, dei metalli
pesanti – piombo, rame, zinco – e dei disinfettanti che
generalmente si ritrovano nell’acqua di rubinetto – cloro -) e
della temperatura.
Nel caso in cui il nostro pesce rosso non stia visibilmente
bene è necessario risalire alla malattia partendo dai sintomi
visibili (se ce ne sono) aiutandovi, ad esempio, con le
piccole miniguide come questa presenti sui siti web che
trattano di acquariofilia. In alternativa un veterinario
specializzato o un ittiopatologo possono aiutarvi.. Una volta
ben documentati sulla malattia è possibile impostare una cura
che dipende molto dal tipo di malattia. Per le malattie
infettive potrà, ad esempio, essere necessaria la quarantena.
La cura, quando possibile, viene poi effettuata con prodotti
per l’acquariofilia seguendo scrupolosamente le indicazioni e
i dosaggi e sempre in vasche di quarantena mai in acquario per
non comprometterne l’equilibrio biologico.
E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative
immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del
legittimo proprietario che ne ha redatto l’articolo.
Guida redatta da Marcella Monaco
admin del gruppo Acquariopedia
©www.acquariofili.com
Articolo proveniente da….
Il genere Microsorum
Il nome delle felci del genere Microsorum ,deriva
etimologicamente dalla presenza di piccoli (micros) cumuli
(soros) sullo strato inferiore delle lamine emerse , infatti
quando si trovano emerse queste ultime contengono le spore ,il
mezzo di riproduzione aploide (cioe’ con meta’ del corredo
cromosomico) da cui si originera’ il gametofito, tipico delle
felci.Il genere comprende una sessantina di specie igrofile e
palustri,in prevalenza epifite (crescono su altre piante),
epilitiche(radicano su rocce e ciotoli), e corticole (si
fissano a tronchi e radici legnose).
Classificazione
Phylum: Tracheophyta Sinnott,1935
Subphylum: Pteridophyta Eichler,1883
Classe: Filices L.,1753
Ordine: Filicates Dumortier,1829
Famiglia: Polypodiaceae Berchold & presl,1820
Genere: Microsorum Link,1830
Sinonimo: Microsorum
La specie maggiormente coltivata in acquario e’ il Microsorum
pteropus , il nome scentifico di questa felce
(pteropus)significa “piede alato” e allude alla forma
trilobata assunta sopratutto dalle foglie aeree,con i due lobi
laterali simi a due ali , il nome che invece le viene
atribuito comunemente e’ “felce di Java” che deriva dal fatto
che i primi esemplari descritti provenivano propio dalla
grande isola indonesiana.
Il Microsorum pteropus in natura ha una diffusione molto ampia
e comprende buona parte delle zone umide tropicali del sud est
asiatico ,oltre a questa e’ regolarmente coltivato nelle serre
e nei vivai di tutto il mondo , ultimamente altre specie
vengono commercializate per il mercato acquariofilo , e per i
paludari , vale la pena citare :
M.linguiforme(Borneo, Filippine, Nuova Guinea, e Fiji),
le cui fronde raggiungono i 20 cm , e cresce ai piedi
degli alberi nelle foreste pluviali.
M.membranifolium (Indocina), dalle splendide ed ampie
fronde verde scuro , e’ una felce imponente che cresce
sui ciotoli e sui tronchi presso i corsi d’acqua , o sul
fogliame in decomposizione delle foreste umide.
M.punctatum (zone umide Africane ed Asiatiche ,
Madagascar), forma vasti cespugli di solito radicati su
muschi ,legni , e rocce molto umidi, le cui fronde
trovano spesso un impegno in erboristeria, e farmacopea
omeopatica.
Nei negozi di acquariofilia il Microsorum pteropus si trova
con regolarita’ essendo tra le dieci specie maggiormente
coltivate , e vendute in acquario , in passato era una specie
relativamente rara , e importata direttamente sopratutto da
Singapore e dall’Indonesia , oggi la maggior parte proviene
dalle serre Italiane, Olandesi, e Danesi, dove questa felce
viene coltivata su un substrato idroponico in ambiente
controllato, ad alevatissima umidita’ e non ecessivamente
illuminato , a partire dai talli germinativi ottenuti per
mezzo della propagazione merismatica .
Oggi in commercio e’ possibile reperire alcune varieta’ di
cultivar (selezionate in serra) del Microsorum pteropus e
sono:
Microsorum pteropus windelow , che prende il nome dal
fondatore della serra Danese Tropica (Holger Windelow)
questa varieta’ e stata commercializzata dalla serra
Tropica a partire dal 1991.Microsorum pteropus windelow
e’ facilmente riconoscibile dalle sue punte che si
ramificano piu’ volte dandole un aspetto “piumoso”
raramente supera i 20 cm di altezza , e si riproduce
facilmente tramite plantule avventizie, ultimamente una
serra dell’isola di Singapore ha ricavato dal Microsorum
pteropus windelow un altra varieta’ chiamata Microsorum
pteropus windelow “mini” la pianta e presso che’
identica alla varieta’ imessa nel mercato dalla Tropica
solo che e’ nana e rimane bassa infatti non supera i 10
cm di altezza .
Microsorum pteropus “Tropica” prodotta e brevettata
anche essa dalla serra Tropica , e’ una felce imponente
, infatti produce foglie lunghe 30/40 cm profondamente
incise sui margini e vagamente simili a quelle del dente
di leone , produce anche essa plantule avventizie ma
sembra sterile in quanto non produce spore.
Microsorum “narrow leaf” ha foglie di color verde chiaro
larghe circa 1 cm e lunghe 20/25 cm , probabilmente
questa specie e’ di origine selvatica , si sa’ solo che
e stata importata per la prima volta nei primi anni 90
da una serra olandese ,si riproduce facilmente tramite
plantule avventizie, ultimamente una serra dell’isola di
Singapore ha ricavato dal Microsorum “narrow leaf” un
altra varieta’ chiamata Microsorum “narrow leaf mini” la
specie e presso che identica solo che e nana e ha le
foglie di circa 50mm di larchezza e 10 cm di lunghezza e
anche essa si riproduce per plantule avventizie .
Ulitimamente la presenza di internet a permesso a molti
appasionati di tutto il mondo di scambiare queste belissime
felci , infatti ultimamente nel mercato italiano sono comparse
altre varieta’ di Microsorum.
Una vantaggiosa particolarita’ del Microsorum consiste nelle
sue fronde piuttosto coriacee ,per non dire indigeste , cio’
fa si che anche i pesci con una dieta prettamente vegetariana
, non costituiscano un pericolo per questa felce , quindi puo’
essere coltivata in acquario anche con la presenza di pesci
come:Metynnis spp.,Mylossoma spp.,Leporinus spp.,ecc ecc..
anche le chiocciole acquatiche , non sembrano atratte dalle
foglie del Microsorum.
La coabitazione con altre piante acquatiche non pone
generalmente problemi , senz’altro vantaggiosa e’ la presenza
di piante galleggianti che fanno si che la luce diretta venga
filtrata in modo da evitare che le felci corrano il rischio di
riempirsi di alghe ,come succede se esposte a luce forte e
diretta , per scongiurare questi problemi e’ consigliato anche
coltivare il Microsorum in presenza di Ancistrus, Octocinclus,
Sturisoma,caridine e invertebrati alghivori in genere.
Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative
immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del
proprietario
Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia
per la collaborazionePala jhiary
Esperienza di coltivazione
della bucephalandra
Vorrei presentare il mio articolo riguardante una delle più
belle piante che si trovano in acquari. L’articolo è stato
preparato per una rivista polacca , e tradotto in italiano.
Vorrei anche ringraziare Azzia Cristian per un aiuto nel
tradurre l’ articolo.
Quando sono state introdotte per l’hobby dell’acquario , sono
state confrontate con le Cryptocoryne a causa delle loro
foglie strette e dal colore oliva . Tuttavia, i loro rizomi
striscianti e radici pensili assomigliano alle caratteristiche
delle Anubias più da vicino. La Bucephalandra è un genere
meraviglioso e ancora relativamente difficile da trovare delle
piante che affascinano molti acquariofili di tutto il mondo
grazie al loro aspetto maestoso.
AMBIENTE
Piante delle zone umide della famiglia Araceae , le
Bucephalandre , sono adattate alla vita in fiumi con correnti
in rapido movimento. Anche se sono un relativamente nuove
genere di piante per acquariofili , sono state conosciute al
mondo scientifico dal 1858 . Il nome del genere Bucephalandra
si riferisce al nome del cavallo nero di Alexander – Bucefalo.
Tutte le Bucephalandra sono endemiche , il che significa che
si possono trovare solo in alcune zone isolate , di solito
sotto forma di isole . Queste piante possono essere trovate
sull’ isola più grande dell’Arcipelago Malese , conosciuta
come Borneo . Ad oggi nuove varietà di Bucephalandra vengono
continuamente scoperte che non sono stati ancora inserite nei
libri di testo di botanica.
Le Bucephalandra si trovano in fiumi e torrenti , e, talvolta,
sulle rive dei fiumi .Il Borneo ha un clima tropicale , il che
significa che non c’è lo stesso clima per tutto l’anno con
temperature medie annuali superiori a 20 gradi Celsius .
Nonostante il clima costante in alcune zone dell’isola ,
Borneo ha ancora due stagioni che sono determinate dalla
quantità di precipitazioni . Durante la stagione delle piogge
, quando il livello del fiume si alza le piante di
Bucephalandra cresciuta fuori dall’ acqua sono sommerse
delieanendo cosi’ differenze tra forme sommerse e
emerse.Quando sono coltivate in acqua , hanno una struttura
della foglia più delicata ed esibiscono una colorazione più
intensa.
CONDIZIONI DI CRESCITA
In acquari , le Bucephalandra possono essere coltivate su
legno, radici di alberi, e noci di cocco , ma dai miei diversi
anni di osservazione posso dire che i sistemi di radici di
queste piante sono meglio sviluppate su superfici dure , come
i vari tipi di rocce . Le radici hanno la capacità di fissarsi
saldamente alle superfici dure , anche se sono scivolose.A
volte è addirittura necessario usare un coltello per rimuovere
la pianta dalla superficie cui è attaccato perché le radici
della pianta hanno afferrato la superficie molto forte.
Ci sono prove che in tempi di stress associato con i
cambiamenti ambientali ( come ad esempio cambiamenti nella
chimica luce e acqua ) che le Bucephalandra possono perdere
alcune delle loro foglie . Questo accade in modo simile nella
specie Cryptocoryne (che è spesso definita come “malattia
Cryptocoryne ” ) . Nelle mie vasche , i repentini cambiamenti
di fertilizzazione o di un’alga peste sono di solito i
responsabili della perdita di foglie. Tuttavia, questo
processo è graduale e raramente vi è una situazione in cui la
pianta perde tutte le sue foglie rapidamente , per cui è
spesso possibile per l’ acquariofilo trattare il problema
prima che tutte le foglie siano cadute.
Anche senza foglie , se il rizoma e le radici sono fermi e
sani , la pianta è ancora viva e di solito recuperarla nel
corso del tempo non è difficile.
Dalla mia esperienza , ho constatato che diminuendo
l’intensità della luce e aumentando la quantità di ossigeno
disciolto in acqua può aiutare la pianta a recuperare
rapidamente . Anche con solo minime quantità di luce ,
Bucephalandras può continuare a crescere e continuare a
produrre nuove foglie , ma il colore della pianta non è di
solito molto accattivante. Per garantire una buona
colorazione,è richiesta l’illuminazione forte ( 0,5 W per
litro o più) , e ulteriore fertilizzazione in colonna.Anche
piccole quantità di CO2 e fertilizzanti possono contribuire a
ravvivare i colori della pianta. Nel mio acquario seguo il
metodo fecondazione Estimative Index , che permette alle
piante di avere una grande quantità di fertilizzanti nella
colonna d’acqua. Ho notato che alcuni fertilizzanti possono
aiutare a migliorare il colore delle foglie . Inoltre ,
attraverso il mio scambio di piante con molti acquariofili che
hanno acquari ” low- tech” , ho notato che le foglie delle
piante da loro coltivate in tali condizioni non sono così
colorate perché c’è meno luce e fertilizzanti a disposizione
delle piante.
L’evoluzione del colore in Bucephalandra ‘Brownie Brown’
:
Le foglie sono prevalentemente verdi , se coltivate in
condizioni emerse ( a terra ) . Le foglie verdi nella parte
inferiore del gambo rimangono da quando la pianta era
cresciuta fuori dall’acqua , mentre le nuove foglie più scure
sulla parte alta sono il risultato della crescita fuori
dall’acqua nel mio acquario.
Nel corso del tempo , le foglie continuano a scurirsi
Alla fine esporranno un colore blu scuro
La foto sotto mostra la colorazione delle foglie di
Bucephalandra ‘ Saiyan – 1 Black’ cresciuta sotto l’acqua
Le Bucephalandra possono anche essere coltivate in paludari ,
ma la colorazione delle foglie tende ad essere più debole , e
le foglie tendono ad essere meno elastica. Essi devono essere
dotati di elevata umidità per farle prosperare in tali
ambienti , altrimenti le foglie possono seccare . I parametri
dell’ acqua che le Bucephalandra possono tollerare sono i
seguenti : pH di 5-8 , quasi tutti GH e KH , ed una
temperatura tra 22-28 gradi Celsius . All’inizio della mia
avventura con Bucephalandras ho sentito che non possono
tollerare temperature superiori a 28 gradi Celsius perché
potrebbe causare lo scioglimento delle foglie nelle mie piante
non è mai successo neanche quando la temperatura dell’acqua è
salita a 32 °C e non ho notato alcun effetto collaterale
negativo.Va notato che a causa del fatto che le Bucephalandra
sono rheotype ( piante che amano correnti impetuosi ) ,
dobbiamo fornire condizioni analoghe negli acquari per
ottenere i migliori risultati con queste piante . Tali
correnti possono essere ottenuti utilizzando un filtro interno
, o le piante possono essere spostati vicino a una presa del
filtro . Le foglie di Bucephalandra sono flessibili a causa
dell’ambiente acquatico in cui si trovano .
Per le Bucephalandra ho notato che il tasso di crescita
dipende dalla varietà . Alcune varietà possono produrre due
foglie a settimana se sono in condizioni ottimali , mentre
altre producono solo 1 foglia ogni 2 settimane.In genere si
dice che sono piante a crescita lenta , ma se si forniscono
loro la luce forte , la fertilizzazione , e un sacco di CO2 ,
si avra’ una crescita abbastanza rapida.
La fioritura inizia principalmente sott’acqua . E ‘ difficile
dire quali fattori determinano per la produzione di un fiore .
La Fioritura di un Anubias è spesso accompagnata da un
deterioramento delle condizioni ambientali ed è considerato
come una forma di sopravvivenza per la pianta. Tuttavia, la
Bucephalandra può fiorire quando ha un ampia disponibilità di
sostanze nutritive , e sono in condizioni ideali .Essi possono
anche produrre più fiori alla volta ( foto sotto).
Se le Bucephalandra crescono così lentamente può essere dovuto
anche alle spot alghe verdi che che può limitare l’accesso
alla luce e quindi rallentare il tasso di crescita della
pianta . Tuttavia, sono abbastanza resistenti e più tipi di
alghe possono essere rimossi utilizzando un bagno di 10-20
minuti in una soluzione di acido citrico ( un cucchiaino di
acido citrico a 1,5 tazze di acqua) . Questa miscela è troppo
debole per danneggiare le foglie di Bucephalandra , ma è
abbastanza forte per uccidere le alghe.
Nomenclatura
Attualmente , solo tre specie sono descritte nei libri di
testo delle piante :
Bucephalandra gigantea ,
Bucepholandra magnifolia ,
Bucepholandra motoleyana .
Tuttavia, si possono incontrare più di 200 varianti di nomi
commerciali , e molti di questi possono essere nuove specie
che devono ancora essere descritte . Poiché molti nomi di
specie sono attualmente sconosciuti alla scienza ,i nomi
commerciali sono creati in base ai nomi delle regioni , fiumi,
o stati in cui sono stati raccolti (ad esempio Kedagang ,
Kualakuayan ,Tapah , Sabah , Kalimantan , Sintang ) . I nomi
vengono creati anche a seconda della colorazione e la forma
delle foglie (ad esempio Brownie Brown , Red Gaia , Super Blue
) . Un interessante esempio di nomi di queste piante è Brownie
Santo, che è apparso solo una volta in una certa area e poi
scomparve.
Nell’acquario , Bucephalandras apparvero di recente, nel
2005-2006 e divennero immediatamente popolari . Le piante sono
molto costose , ma con il tempo diventeranno più accessibili.
ASPETTO
Ciò che rende così interessante la Bucephalandra e la forma
delle foglie.
Ci sono una varietà di forme di foglie che sono simili alle
foglie di ciliegia e meli.
Le foglie possono essere di forma ovale con bordo piatto ,
ovale con bordo ondulato , lungo e dritto , lunghi e mossi , o
addirittura a forma di mandorla o come una goccia d’acqua. I
colori degli steli sono prevalentemente rosa o rosso , ma le
foglie possono essere multi color . A seconda della specie ,
alcune foglie possono avere quasi tutti i colori
dell’arcobaleno . Ci sono molte varietà che presentano una
iridescenza lucida blu sulle foglie . Questa caratteristica è
interessante perché il lucido è visibile solo quando si guarda
da certe angolazioni . In alcune varietà , possiamo anche
vedere altri colori simili a una brillante lucentezza verde,
colore di rame o di sfumature rossastre . Sono relativamente
poche le varietà che sono tipicamente verdi (ad esempio
brillare Green , Treasure , 2011) , la più interessante è la
varietà di foglie blu navy scuro (ad esempio Brownie Brown ,
Kedagang , Nero Centipede , Black Leaf , Central Kali ).
Le Bucephalandras sono in genere piccole piante . Molte di
loro crescono fino a 3-5 cm maa ci sono anche molte altre che
si sviluppano di più fino a 8-15 cm,alcune possono avere
grandi variazioni sulla crescita raggiungendo fino a circa 25
cm di altezza.
… L’articolo continua alla pagina successiva …
Foto comparative delle diverse varietà con la mano
Una caratteristica che distingue e riconosce ogni
Bucephalandra sono le macchie chiare sulle foglie,
erroneamente riconosciuti da molti acquariofili come bolle
d’aria derivanti dal processo di fotosintesi . Queste macchie
si trovano nella maggior parte delle varietà di piante Araceae
. A seconda della varietà , la disposizione di queste macchie
può essere più o meno intenso . Macchie simili possono anche
essere viste sulle Anubias , ma non sono così evidenti . Su
forme emerse di Bucephalandra le macchie sono meno visibili ,
la loro intensità cresce quando la pianta è sommersa.
Esempi fotografici di varietà in cui i punti sono i più
esposti
Purtroppo le Bucephalandras stanno lentamente scomparendo
dall’ambiente , soprattutto a causa dello sfruttamento e
deforestazione sull’isola di Borneo . Molte varietà sono
sempre più difficili da trovare, e qualcuna esiste solo in
cattività . Anche se questa è una notizia triste , è anche
confortante sapere che la raccolta di queste piante può essere
utile per la loro sopravvivenza a lungo termine.. Possiamo
solo sperare che in futuro il Borneo dovrà affrontare un minor
numero di minacce ambientali che a loro volta contribuiranno a
proteggere queste bellissime piante .
Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative
immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del
proprietario
Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia
per la collaborazione Tomasz Wastowski alias Vasteq che
ha fornito la sua esperienza e Cristian Azzia che ci ha
passato il materiale
©www.acquariofili.com
Esperienza
di
coltivazione
della
Aponogeton
Madagascariensis
L’Aponogeton Madagascariensis è una pianta a bulbo originaria
del Madagascar, la sua inusuale forma della foglia
bucherellata la rende particolare e inconfondibile, per questo
viene chiamata anche pianta pizzo, ha la fama di essere di
difficile coltivazione in quanto oltre a essere di difficile
reperibilità (almeno in Italia, io l’ho ordinata dalla
Malesia) ha anche periodi di dormienza che possono durare da 3
a 6mesi, in cui il bulbo si blocca e dev’essere espiantato e
conservato in un “sacchetto” umido con torba, finché non
riprende la sua crescita.. (magari di questo vi dirò la mia
esperienza diretta quando lo proverò aggiornando questa
guida).
E’ una pianta che ha bisogno di una media intensità di luce e
non diretta per evitare che si formino alghe su di essa
compromettendo il proprio stato di salute.Vive meglio in acqua
fredda dove non avviene il periodo di dormienza, ma in
acquario va’ dai 18 ai 25°C, predilige pH dai 6.5 ai 7.5 con
GH tra 4 e 8.Le foglie possono svilupparsi fino ad un altezza
di 50cm per una larghezza massima di 30cm per questo ha
bisogno di acquari grandi con molto spazio per svilupparsi.
Io personalmente conosco due specie di questa pianta, che si
distinguono dal “pizzo” della foglia, l’Aponogeton
var.Madagascariensis che ha un bucherellato sulla foglia
regolare
e l’Aponogeton Madagascariensis var.henkelianus che ha una
foglia più larga con buchi irregolari, si distinguono anche
per l’infiorescenza, nella prima l’infiorescenza dovrebbe
essere viola/rosa, nella seconda varietà il fiore è bianco,
(nel mio caso il fiore era viola ma non è fiorito in quanto i
miei simpatici lifalili se lo sono mangiati)
infiorescenza divorata dai lifalili
Dall’infiorescenza se il fiore viene impollinato possono
nascere i semi per così riprodurre la pianta, in alternativa
si può riprodurre per divisione del bulbo, che non è proprio
cosi’ semplice, come nemmeno quella del seme.
Per l’infiorescenza salirà un lungo stelo fino, fino a un
altezza che può arrivare ad un metro, il fiore per maturare
deve rimanere fuori dall’acqua e metterà due “spighe” di fiori
che man mano fioriranno e matureranno, in questo caso si può
provare a impollinare il fiore per fargli fare i semi
spennellando il fiore con un pennello morbido alla vista della
“polverina” sui fiori.
Il fiore sempre fuori dall’acqua man mano che maturerà,
indurirà e diventerà verde e metterà i semi che dovranno
essere piantati e a quel punto si dovrà solo sperare..
Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative
immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del
proprietario
Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia
per la collaborazione Silvia Morati
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Esperienze di coltivazione
Ludwigia X lacustris
Oggi vi presentiamo questa pianta molto rara infatti si pensa
che sia un ibrido tra le specie L. brevipes e L. palustris,
proviene dal lontano Nord America e non è ancora oggi molto
diffusa in europa.
E’ una pianta che non predilige valori particolari e si adatta
facilmente alle condizioni dell’ambiente in cui si
inserisce,la sua particolarita’ è la colorazione infatti con
un buon quantitatico di co2,oligoelementi sopratutto Ferro e
con una buona luce circa 1watt /litro riesce a sviluppare una
colorazione arancione abbastanza intensa e particolare
La pianta non necessita di un fondo particolare e la sua
crescita risulta medio/veloce.Le sue foglie sono allungate e
coriacee e hanno una variazione di colore dall’interno verso
l’esterno infatti passa dal verde dell’interno all’arancio
dell’esterno della foglia.Queste sfumature rendono questa
specie veramente particolare.Le sue foglie raggiungono la
lunghezza di circa 3cm con una larghezza di circa 0,7cm.
E’ una pianta
utilizzata in
effettua un
verdi.regolari
sviluppa nuovi
abbastanza resistente alle potature e viene
vasca per riempire la parte posteriore dove
bellissimo contrasto con delle piante
potature creano un bel cespuglio visto che
germigli molto facilmente.
Coltivata in emerso non mostra particolari difficolta’,nuovi
germogli vengono spesso gettati e la fioritura presenta un
bellissimo fiore dai petali giallastri come potete vedere
dalla foto sotto
fonte foto: http://www.guitarfish.org/?s=ludwigia
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