Cichlasoma Red Parrot Nome scientifico: Cichlasoma Red Parrot Nome comune: Pesce pappagallo Luogo di provenienza: Laboratorio (vedi note) Valori ottimali di allevamento: Ph da 7 a 8; durezza 5-13° dGH; Temperatura: 24°a 29° Dimensioni: Puo’ arrivare fino a 25cm di lunghezza. Allevamento e caratteristiche Pesce particolare sopratutto per la forma del suo muso che ricorda quello di un pappagallo,da qui il soprannome.E’ un pesce che in natura non esiste infatti fu’ creato intorno alla fine degli anni 80 in laboratorio ed è quindi classificato come un ibrido senza certezza delle specie da cui discende. Ha un corpo molto tozzo con un muso allungato e la sua cute ha una colorazione chiara che tende a sbiadire con il crescere come si puo’ notare in foto.In vasca è un proprio terremoto tanto è vero che oltre a scavare molto,sdradicare piante riesce persino a spostare gli arredi piu’ pesanti ed è per questo che oltre ad usare un fondo che non sia spigoloso o eccessivamente pesante si impiegano vasche spoglie di qualsiasi arredo.Essendo un ibrido di laboratorio non è possibile assistere alla riproduzione anche se a volte è stata documentata la deposizione ma senza nessun esito positivo.Raggiunge anche i 30cm di dimensione ed è da allevare in vasche abbastanza grandi e capienti per non sviluppare problemi di nanismo infatti si consigliano di impiegare vasche di almeno 250-300 litri. E’ un pesce che viene anche impiegato per la sua mole a volte “buffa” come attrattiva per i più piccoli e non solo venendo anche colorato artificialmente in laboratorio introducendo sotto cute delle dosi di vera e propria vernice ,viene anche tatuato con laser tutte tecniche risultano essere molto dolorose per il pesce,ed è proprio per questo che esistono delle vere e proprie campagne contro la colorazione artificiale dei pesci cercando di diffondere consapevolmente quello che accade in questo campo e incitando a non acquistare questa specie sperando che queste torture abbiano fine. Alimentazione Prevalentemente volentieri il secco. onnivoro e accetta molto Veronica Beccabunga Esperienza di coltivazione Facendo una bellissima passaggiata nella natura anche costeggiando le sponde di fiumi e laghetti mi sono imbattuta in una pianta che cresce lungo le sponde in zone umide e paludose,subito mi è nata l’idea di valutare se magari prendendo una parte potesse essere coltivata in un acquario e sopratutto cercando di studiare comportamenti completamente sommersa e esigenze. Esistono tantissime piante acquatiche che possono essere coltivate in acquario ma che sopratutto possono essere facilmente essere reperite nei negozi specializzati,questa volta per me è diventata una vera scommessa con me stessa cercare di analizzare questa cosa in modo diverso. Quello che si presentava ai miei occhi è rappresentato nella foto che segue,una distesa di germogli emersi che formavano un pratino uniforme e di un verde intenso Il primo passo importante era quello di prelevarne qualche pezzo con tutte le radici evitando di danneggiarla e una volta arrivata a casa cercare di identificarla magari facendo uso di internet. Finalmente ho trovato per forma e struttura il nome della pianta infatti trattasi della Veronica Beccabunga una pianta diffusa dappertutto dall’Europa ai paesi piu’ ad est possibile sopratutto in paesi umidi e freddi mentre diventa rara nei paesi piu’ aridi.Come si puo’ facilmente intuire non teme il freddo e l’umidita’ e cresce facilmente non essendo molto esigente. Dopo averla messa ad idratare in vasca ho effettuato due tipi di ambientamenti e coltivazione in acqua fredda e calda e la pianta si è comportata in due modi diversi: In acqua fredda la crescita risulta veloce ,con la creazione tante bolle bolle d’ ossigeno quindi una consegunete ottima ossigenazione del’ acqua. Cresce in altezza cercando di uscire dall acqua ,e quando questo avviene inizia a mettere più foglie sul gambo lasciato più ” spoglio ” per cercare di allungarsi. Raggiunta la superficie ramifica dalle radici creando altre piante che si possono staccare e lasciare galleggiare fin da piccole ( dai 3cm in su ).La lamina fogliare rimane dura come in natura. dopo un mese la pianta si presenta cosi’: In acqua calda tropicale ( 25° ) la crescita risulta più lenta se sommersa, cresce in altezza cercando di uscire dall acqua quando ben ambientata , quando fuoriesce inizia a mettere foglie sul gambo e ramifica dalle radici ,creando altre piante che si possono staccare e lasciare galleggiare fin da piccole ( dai 3cm in su ).Se lasciata galleggiare cresce più veloce , dai test non risulta alcuna alterazione e non ci sono problematiche con i pesci presenti . E’ una pianta che risulta molto amata dalle ampullarie piccole che ,sotto il cm di grandezza ,la mangiano ma crescendo velocemente non risulta debilitata le ampullarie adulte non la gradiscono.Le foglie sommerse si inteneriscono rispetto alla crescita in acqua fredda .Crea dei bellissimi cespugli se piantata in gruppo di steli. Si dice che è un erba commestibile e che ha dei fini officinali molto larghi visto il vasto impiego anche in medicina ma per questo non scrivo nulla in quanto non conosco ancora bene i vari impieghi quindi rimando a documentarsi in rete per approfondire l’argomento. Ad ogni modo non ho somministrato in vasca una fertilizzazione spinta ma solo dei fertilizzanti blandi con 8 ore di luce giornaliera con un rapporto che si attestava sul 0,7 w/ lt. Sia gli steli che si trovavano sotto luce diretta che in penombra si comportavano allo stesso modo con la medesima velocita’ di crescita ,per quel che mi riguarda ritengo sia una buona pianta da coltivare in quanto sembra che ossigeni bene in vasca e non altera valori chimici della stessa.E’ stata coltivata in Ph 7 Kh5 Gh10 in entrambe le vasche. PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario ©www.acquariofili.com Riproduzione Colisa Ialia Dopo esperienze di riproduzione dei betta splendens mi sono voluto cimentare nella riproduzione dei colisa. Dopo essermi molto documentato sul web in vari portali, aver visto vari filmati su youtube mi sono deciso a provare la riproduzione in acquario di comunità, avevo a quel tempo un maschio e due femmine . maschio di colisa femmina di colisa Il maschio dopo circa due giorni da quando avevo alzato la temperatura dell’acqua a 26 ° C , ha cominciato a fare il nido di bolle nella zona più verde e tranquilla della vasca non interessata dalle correnti della pompa del filtro. In seguito ha cominciato a rincorrere le due femmine, ho notato che il ventre della più piccola stava diventando gonfio e dopo circa 4 giorni verso sera è avvenuto il fatidico abbraccio con la colisetta più piccola questa fase è durata circa due ore. I primi abbracci sono stati timidi ed infruttuosi poi sono cominciate a cadere le prime uova che il maschio cercava di prendere e rimetterle nel nido prima che i vari coinquilini ( scalari, fantasmini, platy, rasbore) cominciassero a predarle. Non ho cambiato acqua per 5 giorni e quando ho cercato tra le varie piante galleggianti non ho trovato nulla; molto probabilmente i pesci avevano pasteggiato, anche se il maschio cacciava gli intrusi dal suo nido. Le uova e gli avannotti di colisa sono molto piccoli all’inizio 2 mm quindi è meglio munirsi di una lente d’ingrandimento. Dopo questo insuccesso ho di nuovo diminuito la temperatura al di sotto dei 25 ° C in vasca cercando di alimentare al meglio la coppia per farli riprendere dallo stress della riproduzione.Nel frattempo ho iniziato a pensare l’utilizzo di una vasca di riproduzione, ma il maschio che avevo comprato per tale scopo si è ammalato infatti la comparsa di una ulcera sotto la bocca , pur se messo in quarantena, la deabilitato fortemente facendolo morire in poco più di un mese. Dopo una quindicina di giorni ho ritentato di nuovo con la coppia che avevo nell’ acquario di comunità, trasferendoli nella vasca adibita a tale scopo,sono riuscito a prendere prima la femmina e dopo alcuni giorni sono riuscito a prendere il maschio, è stata un impresa perché si nascondeva nella parte più piantumata dell’acquario. Messi insieme ed alzata gradualmente la temperatura dell’ acqua a 26 gradi, dopo 4 giorni nel sifonare il fondo della vaschetta ho visto dei puntini muoversi in superficie, guardando bene con la lente ho scoperto che erano avannotti, devo dire che non mi sono accorto di nulla, grossi nidi di bolle non sono stati costruiti (come nell’acquario di comunità) allora ho allontanato subito i genitori, ed ho cominciato la cura degli avannotti circa una ventina. Per la prima settimana, li ho cresciuti con infusori che trovate in commercio. 6 goccie al mattino e sei alla sera, per i primi 10 giorni non ho cambiato acqua. Dopo la prima settimana sono passato ad anguillole dell’ aceto che coltivo, una siringata da 5 cl. alla mattina ed una alla sera più 5 gocce di infusori. Alla seconda settimana sono passato ai naupli d’artemia salina ed alle anguillole ( sempre sera e mattino tranne al sabato e domenica che avevano una razione anche a pranzo) con 3 gocce di infusori. Ogni 3 giorni sifono il fondo e cambio circa 5 litri d’ acqua. Come acqua uso sia quella del rubinetto ovviamente trattata che quella di una fonte artesiana vicino a casa mia( la prendo con bidoni da 20 litri). Dalla terza settimana ho continuato l’ alimentazione con naupli d’ artemia salina ed anguillole.Le dimensioni degli avannotti sono varie alcuni hanno raggiunto la dimensione di 1 cm alla quarta settimana, mentre altri sono ancora piccoli circa la metà. Quando sifono il fondo, io uso un tubicino dell’ aeratore innestato dentro ad una grossa cannuccia da bibita, Ora è passato più un mese dal lieto evento e continuo l ‘alimentazione mista a base d’artemia salina ed anguillole ed un pizzico di mangime secco per avannotti sono rimasti circa una dozzina; sifono il fondo ogni tre quattro giorni. Per consultare la scheda rapida “clicca qui “ PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario Guida redatta e impaginata da Ferrara Marco si ringrazia per la collaborazione Bonoedge ©www.acquariofili.com Riproduzione Nothobranchius La mia prima esperienza con questi piccoli e particolari pesci è iniziata per caso durante l’AquaBeach, fiera che si è tenuta a Cesena ai primi di Settembre di quest’anno. Durante la fiera sono venuto a contatto con diversi appassionati del genere “killyfish”, una specie che fino a quel momento conoscevo relativamente. Parlando con alcuni esperti del settore in poche ore me ne sono subito innamorato per la loro particolarità, con un occhio di riguardo verso i più “sfortunati” annuali, ed ho iniziato ad approfondire immediatamente l’argomento, scoprendo che vengono chiamati così per la loro breve vita dovuta al ciclo delle piogge che, durante l’anno, crea le pozze all’interno delle quali loro nascono e vivono e che, all’avvento della stagione secca, evaporano lasciando i pesci senz’acqua. Le uova di questi fantastici animali però hanno una durata “a secco” (chiamata diapausa) che può arrivare, per certe specie, anche a 10/12 mesi e, al ritorno delle piogge, l’embrione riprende lo sviluppo fino alla schiusa e alla nascita dell’avannotto. Dopo aver preso tutte le informazioni necessarie mi sono iscritto all’associazione AIK, dove in quel giorno davano in omaggio delle uova da far schiudere più tutto l’occorrente per cimentarsi in questa nuova esperienza: l’occasione non me la sono fatta sfuggire. La scelta è caduta su una specie annuale denominata Nothobranchius Nubaensis ‘Fugnido’ EHKS 2009/01. Per leggere la scheda informativa clicca sull’immagine Il giorno seguente mi sono messo subito all’opera per organizzare il tutto per la schiusa e leggendo e parlato con diverse persone, alcune delle quali avevo conosciuto in fiera, ho scoperto che il pesce che mi era stato dato era tra i più difficili. La cosa mi ha un pò lasciato di sasso, visto che a dirmelo erano persone con decine di anni di esperienza nel settore, ma non mi hanno scoraggiato dall’impresa e quindi mi ci sono cimentato con ancora più passione. Durante la settimana ho preso le ultime precauzioni del caso e mi sono munito di tutto ciò che mi mancava: un contenitore basso e largo (e, giusto per non fare nomi, Ikea in questo caso è stata utilissima!), uno spruzzino a pressione per nebulizzare l’acqua e dell’ossigeno in polvere per limitare la nascita di belly-slider, gli avannotti che non riempiendo la vescica natatoria sono costretti a stare sul fondo e, conseguentemente, morire. Ora tutto era pronto per dare il via a questa nuova e affascinante esperienza! Primo passo – La “bagnata” Per prima cosa ho disteso il contenuto della bustina, composto dalle uova e da torba, in maniera uniforme all’interno del contenitore. A questo punto ho riempito lo spruzzino con una soluzione al 50% di acqua d’osmosi e al 50% di acqua della mia vasca di comunità ( valori di 5°dH) e ho disciolto un cucchiaino di sale grosso da cucina ogni 5 lt d’acqua; ciò per due motivi: il primo, per evitare la formazione di eventuali batteri dannosi nelle branchie dei piccoli nascituri, e il secondo, per dare una durata maggiore ai naupli di artemia, cibo con cui ho svezzato e cresciuto i pesci fino ad oggi. Nebulizzata l’acqua sopra le uova, fino ad un’altezza di circa 3/4 cm, ho lasciato il tutto fermo fino a che,al secondo giorno, ho notato muoversi il primo avannotto. E’ stata la prima di tante emozioni. Secondo passo – I cambi acqua e alimentazione Subito dopo la nascita del primo avannotto ho iniziato a somministrare naupli d’artemia appena schiusi, questo perchè, avendo un metabolismo velocissimo dovuto alla loro breve vita, hanno la necessità di avere costantemente cibo a disposizione. Mi è stato riferito, da chi li ha studiati, che un adulto può mangiarsi fino a 60 larve di zanzara al giorno! In concomitanza sono andato ad inserire anche 3 lumachine del genere Physia, utili a mangiare i naupli non predati dagli avannotti. Continuando così nei giorni successivi, somministrando cibo due volte al giorno (pranzo e cena), nel giro di una settimana circa si sono schiuse quasi tutte le uova, arrivando a questo risultato finale: – Totale uova all’interno del sacchetto: 20 – Uova schiuse: 14 – Uova non schiuse: 6 – Belly-Slider successivamente morti: 2 Appena terminata la fase di schiusa era giunto il momento di cominciare anche con i cambi d’acqua, effettuando un cambio di circa il 50%, quindi due litri nel mio caso, un giorno si e un giorno no. L’acqua usata per i cambi è stata del 50% osmosi e 50% rubinetto (decantata per 48h) con aggiunta di sale in quantità sempre di un cucchiaino ogni 5 lt. Per il cambio non ho aspirato il fondo nella speranza che si schiudessero anche quelle poche uova rimaste mentre il rabbocco l’ho eseguito con il “metodo goccia a goccia” per evitare grossi sbalzi nei valori dell’acqua: per fare ciò mi sono tornati utili i vecchi gocciolatoi da flebo che avevo quando facevo la co2 in gel. Dopo circa una decina di giorni dalla nascita gli avannotti avevano già raggiunto il cm di lunghezza, insomma, sono cresciuti a vista d’occhio! Sempre consigliato da altri appassionati, si è deciso di adoperare una vasca da 30 lt lordi che tenevo in cantina per la crescita dei pesci per poter dare loro più spazio anche se come capienza non era proprio perfetta: 50/60 lt sarebbe stato meglio per i miei 12 Notho. Per prima cosa ho cosparso sul fondo circa 200 ml di torba precedentemente bollita, poi ho aggiunto circa 10 lt di acqua nuova (sempre al 50% osmosi 50% rubinetto + sale) e mi sono dato alla pesca degli avannotti con un misurino di quelli che uso per somministrare i batteri nelle vasche: sono avannotti, ma cavolo come sono rapidi e vispi già da pochi giorni! Con un pò di pazienza li ho presi tutti e li ho spostati nella nuova dimora dove piano piano ho aggiunto delle piante fluttuanti (Ceratophyllum Demersum ed Heteranthera Zosterifolia) e delle galleggianti (Salvinia Natans, Pistia Stratiotes e Hygroriza Aristata). Dopo qualche giorno ho preparato anche un legnetto con del Microsorium e un’Anubias legati. Successivamente ho eseguito un cambio di circa il 50% andando ad aggiungere più acqua in modo da alzare il livello. Questo processo lo porterò avanti ogni 3 giorni in maniera tale di arrivare a vasca piena nel giro di un altro paio di cambi. Conclusioni Ora i 12 piccoli Notho hanno raggiunto quasi i 15 mm di lunghezza, hanno iniziato a rincorrersi e mangiano in continuazione divorando tutti i naupli che gli somministro. Non resta che attendere che crescano ancora per vedere i colori prendere piede e poter così ammirare questi fantastici pesci in tutta la loro bellezza. Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del proprietario Guida redatta da Federico Nutarelli https://www.facebook.com/GreenLeavesPiantePerPassione ©www.acquariofili.com DSM – Dry Start Method Tempo fa, girovagando su siti, forum, gruppi di Facebook, etc. mi sono imbattuto su una serie di fotografie di un ragazzo tedesco che riguardavano il metodo cosiddetto del “dry start”, tradotto “avviamento a secco”. Da subito mi ha incuriosito come tecnica ma soprattutto il risultato mi ha fatto lasciare davvero a bocca aperta perchè l’effetto che si ottiene sui muschi è qualcosa di spettacolare, un effetto molto più fitto che non si riesce ad ottenere legandoli come si fa di solito! Nelle prossime righe cercherò di spiegarvi brevemente come funziona questo metodo. Per prima cosa bisogna ovviamente scegliere il muschio che si vuole usare. Io ho fatto prove con svariati muschi: Fissidens Fontanus, Spiky Moss, Peacock Moss, Christmass Moss, Malaysia Moss, etc. Senza dubbio il migliore con cui mi sono trovato meglio è il Fissidens! Scelto il muschio e presa la porzione occore tritarlo finemente, per questo basta usare un tagliere e un coltello. Insomma, fate come se fosse prezzemolo! Successivamente il trito ottenuto lo mettete in un bicchierino con dell’acqua, in modo tale da fare un’amalgama omogenea. Su internet potrete trovare utente che scrivono di miscelare il tutto con dello yogurt magro, che fa da effetto collante. Io sinceramente ho provato sia con che senza e la differenza onestamente non l’ho notata. A questo punto inizia il divertimento! Prendete un legno o una roccia (funziona meglio sui legni) e, con un pennello, stendete il trito uniformemente su tutta la superficie. A questo punto prendete il legno o la roccia che avete ricoperto e ponetela in una vasca o contenitore che andrete a ricoprire con la pellicola trasparente. Ovviamente la vasca dovrà essere illuminata come avviene di norma nei nostri acquari. Ogni 2/3 giorni spruzzate sopra l’acqua dell’acquario (così conterrà fertilizzanti) in modo tale da tenere l’ambiente il più umido possibile. Dopo 30/45 giorni (dovete riuscire a capire quando il muschio sarà ben attaccato) inserite il legno in acqua, e il risultato ottenuto sarà simile a questi. Questo procedimento può essere applicato anche a vasche intere, io l’ho provato nel mio 240 lt! Pochi giorni fa ho avviato anche questa vaschetta in DSM con dell’Hemianthus Callictrichoides ‘Cuba’. Alcune avvertenze! 1) Se avete delle caridine in vasca, non mettete subito il legno: le caridine si divertono un mondo a strappare i pezzettini che si sono attaccati con tanta fatica! 2) Se non volete correre il rischio di mettere il legno in acqua e vedere tutto il muschio (non ancora attaccato) prendere il volo, ponete sopra il muschio una retina di toulle o, in alternativa, dategli una legata con del filo di cotone classico. Spero che queste breve guida possa esservi d’aiuto Federico Nutarelli Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del proprietario Guida redatta da Federico Nutarelli https://www.facebook.com/GreenLeavesPiantePerPassione ©www.acquariofili.com Carassi Il pesce rosso è sicuramente il pesce con il quale tutti da bambini abbiamo avuto a che fare, magari grazie ad una onerosa vincita al luna park. La tradizione inquadra tale pesce in una semplice boccia di vetro per tutta la durata della sua breve esistenza. Niente di più sbagliato ed innaturale. Come ogni essere vivente, il pesce rosso, ha delle necessità biologiche e fisiologiche che non corrispondono al concetto sopra descritto; ed al contrario di quanto si pensi, il pesce rosso può, in condizioni ideali, vivere felice per molti anni . Non è obbligatorio avere l’acquario, è sufficiente una vasca rettangolare (che permette la giusta ossigenazione dell’acqua), dotata di coperchio (oppure potete usare voi una lastra per coprirlo di notte). Una regola fondamentale da tenere sempre in considerazione è che ogni pesciolino necessita di 50 litri d’acqua ed oltre(dipende dalle dimensioni del corpo e delle pinne) e che più stanno “comodi” nella vasca e minori problemi di convivenza tra gli esemplari ci saranno; ovviamente dovete conoscere la capacità netta del contenitore. Classificazione: Sottotipo: Vertebrati Classe: Teleostei – pesci ossei Sottoclasse: Attinopterigii Ordine: Cipriniformi Famiglia: Ciprinidi Genere: Carassius Specie: Carassius auratus. Il pesce rosso è comunemente chiamato Carassio dorato (Carassius Auratus). I suoi più stretti parenti sono il carassio comune e la carpa. In natura è un pesce da bacino che vive allo stato libero in Asia (è originario della Cina), Europa settentrionale, predilige le acque ferme o e America con scarsa corrente. Per quanto riguarda le dimensioni corporee, la lunghezza massima è di 22-25 cm. Si tratta di una specie piuttosto longeva: in acquario, infatti, può tranquillamente vivere fino a una quindicina d’ anni e oltre. Il dimorfismo sessuale non è evidente; l’unica differenza esterna tra i sessi è il profilo dell’addome, che nella femmina è più convesso mentre nel maschio è lievemente concavo. Tale caratteristica, tuttavia, risulta più evidente nel periodo della riproduzione. Le livree dei pesci rossi sono così numerose e variopinte da formare un vero e proprio arcobaleno di colori. Varietà: Sebbene si tratti di un’unica specie, la moltitudine di combinazioni possibili nell’espressione dei geni porta a varietà morfologicamente molto diverse tra loro. Ogni varietà possiede caratteristiche e proprietà particolari che possono distanziarsi da quelle generali (es. resistenza al freddo); è pertanto opportuno tenerne conto in fase di allestimento e negli abbinamenti con altri pesci. Di seguito sono elencate le varietà principali nella denominazione italiana, esiste un considerevole numero di varietà che non hanno mercato in Italia, ma sono reperibili soltanto all’estero. Un appunto da fare riguarda la dubbia moralità con la quale molti allevatori (Giapponesi in particolare) selezionano nuove varietà con caratteristiche eccessivamente estreme (es. varietà occhi a bolla) e del tutto innaturali. VARIETA’ COMETA ha le pinne molto più lunghe del normale e il corpo un po’ allungato. La varietà TROMBETTA presenta il corpo a forma di uovo e possiede delle pinne piuttosto lunghe. CODA A VELO pinne. è particolarmente apprezzato per le sue splendide TESTA DI LEONE presenta delle escrescenze sulla testa che formano quasi una criniera. Contrariamente alle altre varietà richiede maggiori cure a attenzioni. Non possiede la pinna dorsale al contrario invece della varietà ORANDA. OCCHI DI DRAGO è caratterizzata da uno spropositato sviluppo degli occhi che sporgono dalla testa, generalmente sono neri con la pancia bianca. Purtroppo sono quasi completamente ciechi quindi necessitano di acquari spaziosi senza troppi ostacoli o sporgenze. Se possiedono pinne lunghe sono esemplari appartenenti alla varietà dei BLACK MOOR. Il CELESTIAL O PIAGNONE ha gli occhi sporgenti. Indicazioni generali: Il pesce rosso non ha grandi esigenze. L’acqua deve essere neutra o leggermente basica (pH compreso tra 7 e 7,5) ad una temperatura compresa tra i 18 e i 23 gradi e di media durezza ( dGH compreso tra 8 e 18). In commercio ci sono svariati test per verificare questi valori; è bene tenerli sempre controllati per poter intervenire prontamente in caso di valori sballati.Grazie all’alta resistenza del pesce rosso si può quindi utilizzare l’acqua di rubinetto. Possiamo quindi eseguire i test sull’acqua del nostro rubinetto e, successivamente, tagliare l’acqua di rubinetto con acqua di osmosi (vedi articolo “cambi d’acqua parziali” presente nella sezione Acquariologia di Altrotempo.Net) Per neutralizzare il cloro ed eventualmente i metalli disciolti nell’acqua di rubinetto è bene comprare una bottiglietta di biocondizionatore. E’ necessario però tenere conto che a seconda della varietà, le necessità possono variare leggermente in funzione delle caratteristiche proprie della varietà. E’ bene quindi documentarsi bene sulla varietà che si sceglie acquistare. Acquisto: E’ doveroso precisare che è bene acquistare i pesci solo dopo aver allestito da tempo l’acquario ed essere sicuri della stabilità dell’ambiente ricreato; solamente dopo potremo andare ad acquistare il nostro pesciolino. E’ sbagliato invece invertire le sue cose. Ricreare l’ habitat naturale per il pesce rosso è relativamente semplice, ma il concetto appena enunciato è una regola generale valida per qualsiasi allestimento. Come scegliere gli esemplari più sani? Devono essere di dimensioni normali, né troppo piccoli né troppo grandi, devono nuotare seguendo percorsi regolari dritti e lineari e non devono restare per troppo tempo né sul fondo né appena sotto il pelo dell’acqua. Il pesce deve essere bello attivo e non deve presentare lesioni anche se piccole. Inserimento nell’acquario Il sacchetto in cui verrà posto per il viaggio verso casa deve essere ovviamente di plastica resistente, riempito per metà d’acqua e l’altra metà gonfio di aria; quindi diffidate dai negozianti che non vi gonfiano bene il sacchetto e non ve lo chiudono con l’elastico. Il sacchetto deve venire inserito in un altro sacchetto opaco per evitare ulteriori stress al pesce. Una volta a casa è consigliabile immergere il sacchetto contenente i pesci (solo quello trasparente per intenderci) nell’acqua dell’acquario e lasciarlo così per almeno una mezz’ora per lasciare il tempo ai pesci di acclimatarsi. Poi possiamo iniziare a far entrare un po’ dell’acqua dell’acquario nel sacchetto e lasciarli stare per ancora una quindicina di minuti. Al termine potremo finalmente immergere i pesci nella loro nuova casa avendo però l’accortezza di non inserire l’acqua del sacchetto.ti sempre verso l’alto. Anche lui possiede pinne piuttosto lunghe. Nutrizione In commercio ci sono mangimi per pesci molto equilibrati e di ottima qualità, ovviamente dovremo scegliere quello più adatto al nostro amico; è meglio somministrare piccole dosi di cibo (in modo che venga interamente consumato in 2-3 minuti) magari 2 volte al giorno (mai oltre le ore 16, è preferibile al mattino e primo pomeriggio perché poi i pesci tendono a sonnecchiare) per non intasare il filtro e per non sporcare l’acqua. E’ consigliabile dargli da mangiare sempre alla stessa ora perché hanno un orologio biologico precisissimo e sono anche in grado di riconoscere la persona che gli dà abitualmente da mangiare.In ogni caso il pesce rosso è onnivoro e quindi gradisce sia le alghe e le piante ma anche larve di insetti e molluschi.Non bisogna assolutamente dare ai pesci: pane, biscotti, dolci e formaggio. Molti esperti consigliano di far digiunare i pesci un giorno a settimana. E’ sempre meglio dare poco da mangiare che eccedere!!! Abbinamenti altri pesci / specie :Il Carassio dorato è un animale tranquillo, pacifico ma che non ama vivere in compagnia di esemplari di altre specie (nessun problema invece se sono come lui).Se proprio vogliamo dargli un compagno di gioco che non sia della sua stessa specie allora conviene prendere esemplari o piccoli e in piccoli branchi, oppure altri pesci abbastanza robusti ma della sua stessa taglia e scongiurare lotte per la supremazia. Il pesce rosso è un animale che ama la compagnia dei suoi simili, quindi è meglio acquistarne almeno 2 esemplari. Piante I pesci rossi hanno l’abitudine di mangiare la vegetazione, quindi molti preferiscono utilizzare per il proprio acquario le piante artificiali. D’altraparte però le piante acquatiche sono molto utili perché trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, assorbono i sali minerali in eccesso, smaltiscono i rifiuti (resti di cibo, escrementi) e forniscono nascondigli e aree riparate.E’ comunque consigliabile scegliere piante mature e con foglie abbastanza coriacee onde evitare che i vostri pesci facciano piazza pulita di tutto quanto.E’ possibile, in fase di allestimento, ancorare una pianta (meglio se a cespuglio) al tronco di legno utilizzando del filo di cotone o meglio ancora del filo di nylon, in questo modo avremo donato un riparo sicuro ai nostri amici. Malattie: Anche se potrà sembrare strano uno dei principali fattori che possono portare all’insorgere di una malattia è lo stress. Le situazioni stressanti infatti indeboliscono il pesce e quindi si ammalerà più facilmente. FATTORI CHE PROVOCANO STRESS: Fattori collegati alla qualità dell’acqua: durezza, inquinamento, ossigenazione, pH, temperatura. fattori alimentari: eccessi alimentari, regime dietetico troppo poco vario, dieta qualitativamente poco adeguata. fattori comportamentali: competitività territoriale, incompatibilità di specie, sovrappopolazione. fattori ambientali: habitat nuovo o inadatto, trasferimenti. fattori gestionali: filtraggio insufficiente, illuminazione inadeguata, vegetazione scarsa. Malattie Alimentari: Provocate appunto da un’alimentazione non corretta. STEATOSI EPATICA: si verifica quando la dieta è troppo ricca di carboidrati e grassi ENTERITI E OCCLUSIONI INTESTINALI : provocate da carenze alimentari. Malattie Infettive: infezioni batteriche: corrosione delle pinne, malattia colonnare, tubercolosi. infezioni micotiche: branchiomicosi, ictiofoniasi, saprolegnosi. infezioni virali: ascite infettiva, linfocistosi. Corrosione delle pinne: è una malattia molto comune, si riconosce per la progressiva marcescenza delle pinne; il loro disgregamento può essere anche completo e la pelle si presenta con un aspetto quasi emorragico. Tuttavia guarigione le pinne possono ricrescere. in caso di Malattia colonnare: i principali sintomi sono: lesioni simili a lanugine (biancastra) su bocca, branchie, squame e pinne; lesione dei tessuti, aumento del muco cutaneo. La forma acuta può portare alla morte in pochi giorni. Tubercolosi: i sintomi clinici sono: dimagrimento, nuoto a scatti, livrea sbiadita, letargia, mancanza di appetito, ulcere cutanee e deviazioni della colonna vertebrale. Branchiomicosi: è un’infezione che colpisce le branchie e porta alla disgregazione di queste ultime e ad una difficoltà respiratoria e infine alla morte per soffocamento. Ictiofoniasi: non presenta sintomi visibili perché si manifesta con la formazione di cisti a carico degli organi interni (cervello, cuore, fegato, milza e reni). Gli esemplari infetti nuotano con un’andatura dondolante. Saprolegnosi: si presenta con l’insorgenza di filamenti bianchi in numero via via maggiore, il cui conglomerarsi porta alla formazione di lesioni simili a placche cotonose. Se curato in tempo l’esemplare infetto può guarire completamente. Ascite infettiva – idropisia: comporta un improvviso gonfiore dell’addome e più raramente una sporgenza oculare e lesioni cutanee. Purtroppo porta al decesso del pesce se non viene diagnosticata e curata in tempo. Linfocistosi: le prime lesioni compaiono sulle pinne per poi diffondersi per tutto il corpo. E’ letale per l’esemplare. Malattie Parassitarie: Malattie causate da protozoi: chilodoniasi, costiasi, ichthyophtiriasi, oodiniasi, tricodiniasi. Malattie causate da crostacei: argulosi. Malattie causate da anellidi: parassitosi da sanguisughe. Malattie causate da trematodi: dactylogiriasi e gyrodactiliasi. Chilodoniasi: sulle branchie e sulla pelle compaiono macchie tondeggianti biancastre; comporta difficoltà respiratorie e prurito. E’ un’ infezione molto contagiosa. Costiasi: provoca emorragie e lacerazioni della cute. Ichthyophtiriasi: la cute si riempie di puntini bianchi che poi si espandono; provoca forte prurito e il distaccamento della pelle. Oodiniasi: è nota come la “malattia del velluto” in cui il corpo del pesce è ricoperto da una patina lucente; comporta forte prurito e agitazione. Tricodiniasi: provoca piccole lesioni e prurito. Argulosi: comporta irritazione. Parassitosi da sanguisughe: piccoli parassiti visibili ad occhio nudo provocano lesioni cutanee. dactylogiriasi e gyrodactiliasi: comportano gli stessi sintomi: lesioni cutanee pruriginose, ferite, nuoto a scatti ed eventualmente difficoltà respiratorie. Malattie Tumorali: Lo sviluppo di un tumore nel pesce rosso può dipendere dall’azione di sostanze cancerogene, da infezioni virali, da alterazioni ormonali. I tumori possono colpire qualunque organo o apparato, possono essere benigni o maligni. E’ molto importante riuscire ad accorgersi il prima possibile dell’insorgere di sintomi anomali nel nostro pesce rosso per poter intervenire tempestivamente e riuscire così a salvare il nostro amico.A questo scopo è quindi molto importante il monitoraggio dei valori dell’acqua (pH, GH, concentrazione dei composti azotati – ammoniaca, nitriti, nitrati -, dei metalli pesanti – piombo, rame, zinco – e dei disinfettanti che generalmente si ritrovano nell’acqua di rubinetto – cloro -) e della temperatura. Nel caso in cui il nostro pesce rosso non stia visibilmente bene è necessario risalire alla malattia partendo dai sintomi visibili (se ce ne sono) aiutandovi, ad esempio, con le piccole miniguide come questa presenti sui siti web che trattano di acquariofilia. In alternativa un veterinario specializzato o un ittiopatologo possono aiutarvi.. Una volta ben documentati sulla malattia è possibile impostare una cura che dipende molto dal tipo di malattia. Per le malattie infettive potrà, ad esempio, essere necessaria la quarantena. La cura, quando possibile, viene poi effettuata con prodotti per l’acquariofilia seguendo scrupolosamente le indicazioni e i dosaggi e sempre in vasche di quarantena mai in acquario per non comprometterne l’equilibrio biologico. E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del legittimo proprietario che ne ha redatto l’articolo. Guida redatta da Marcella Monaco admin del gruppo Acquariopedia ©www.acquariofili.com Articolo proveniente da…. Il genere Microsorum Il nome delle felci del genere Microsorum ,deriva etimologicamente dalla presenza di piccoli (micros) cumuli (soros) sullo strato inferiore delle lamine emerse , infatti quando si trovano emerse queste ultime contengono le spore ,il mezzo di riproduzione aploide (cioe’ con meta’ del corredo cromosomico) da cui si originera’ il gametofito, tipico delle felci.Il genere comprende una sessantina di specie igrofile e palustri,in prevalenza epifite (crescono su altre piante), epilitiche(radicano su rocce e ciotoli), e corticole (si fissano a tronchi e radici legnose). Classificazione Phylum: Tracheophyta Sinnott,1935 Subphylum: Pteridophyta Eichler,1883 Classe: Filices L.,1753 Ordine: Filicates Dumortier,1829 Famiglia: Polypodiaceae Berchold & presl,1820 Genere: Microsorum Link,1830 Sinonimo: Microsorum La specie maggiormente coltivata in acquario e’ il Microsorum pteropus , il nome scentifico di questa felce (pteropus)significa “piede alato” e allude alla forma trilobata assunta sopratutto dalle foglie aeree,con i due lobi laterali simi a due ali , il nome che invece le viene atribuito comunemente e’ “felce di Java” che deriva dal fatto che i primi esemplari descritti provenivano propio dalla grande isola indonesiana. Il Microsorum pteropus in natura ha una diffusione molto ampia e comprende buona parte delle zone umide tropicali del sud est asiatico ,oltre a questa e’ regolarmente coltivato nelle serre e nei vivai di tutto il mondo , ultimamente altre specie vengono commercializate per il mercato acquariofilo , e per i paludari , vale la pena citare : M.linguiforme(Borneo, Filippine, Nuova Guinea, e Fiji), le cui fronde raggiungono i 20 cm , e cresce ai piedi degli alberi nelle foreste pluviali. M.membranifolium (Indocina), dalle splendide ed ampie fronde verde scuro , e’ una felce imponente che cresce sui ciotoli e sui tronchi presso i corsi d’acqua , o sul fogliame in decomposizione delle foreste umide. M.punctatum (zone umide Africane ed Asiatiche , Madagascar), forma vasti cespugli di solito radicati su muschi ,legni , e rocce molto umidi, le cui fronde trovano spesso un impegno in erboristeria, e farmacopea omeopatica. Nei negozi di acquariofilia il Microsorum pteropus si trova con regolarita’ essendo tra le dieci specie maggiormente coltivate , e vendute in acquario , in passato era una specie relativamente rara , e importata direttamente sopratutto da Singapore e dall’Indonesia , oggi la maggior parte proviene dalle serre Italiane, Olandesi, e Danesi, dove questa felce viene coltivata su un substrato idroponico in ambiente controllato, ad alevatissima umidita’ e non ecessivamente illuminato , a partire dai talli germinativi ottenuti per mezzo della propagazione merismatica . Oggi in commercio e’ possibile reperire alcune varieta’ di cultivar (selezionate in serra) del Microsorum pteropus e sono: Microsorum pteropus windelow , che prende il nome dal fondatore della serra Danese Tropica (Holger Windelow) questa varieta’ e stata commercializzata dalla serra Tropica a partire dal 1991.Microsorum pteropus windelow e’ facilmente riconoscibile dalle sue punte che si ramificano piu’ volte dandole un aspetto “piumoso” raramente supera i 20 cm di altezza , e si riproduce facilmente tramite plantule avventizie, ultimamente una serra dell’isola di Singapore ha ricavato dal Microsorum pteropus windelow un altra varieta’ chiamata Microsorum pteropus windelow “mini” la pianta e presso che’ identica alla varieta’ imessa nel mercato dalla Tropica solo che e’ nana e rimane bassa infatti non supera i 10 cm di altezza . Microsorum pteropus “Tropica” prodotta e brevettata anche essa dalla serra Tropica , e’ una felce imponente , infatti produce foglie lunghe 30/40 cm profondamente incise sui margini e vagamente simili a quelle del dente di leone , produce anche essa plantule avventizie ma sembra sterile in quanto non produce spore. Microsorum “narrow leaf” ha foglie di color verde chiaro larghe circa 1 cm e lunghe 20/25 cm , probabilmente questa specie e’ di origine selvatica , si sa’ solo che e stata importata per la prima volta nei primi anni 90 da una serra olandese ,si riproduce facilmente tramite plantule avventizie, ultimamente una serra dell’isola di Singapore ha ricavato dal Microsorum “narrow leaf” un altra varieta’ chiamata Microsorum “narrow leaf mini” la specie e presso che identica solo che e nana e ha le foglie di circa 50mm di larchezza e 10 cm di lunghezza e anche essa si riproduce per plantule avventizie . Ulitimamente la presenza di internet a permesso a molti appasionati di tutto il mondo di scambiare queste belissime felci , infatti ultimamente nel mercato italiano sono comparse altre varieta’ di Microsorum. Una vantaggiosa particolarita’ del Microsorum consiste nelle sue fronde piuttosto coriacee ,per non dire indigeste , cio’ fa si che anche i pesci con una dieta prettamente vegetariana , non costituiscano un pericolo per questa felce , quindi puo’ essere coltivata in acquario anche con la presenza di pesci come:Metynnis spp.,Mylossoma spp.,Leporinus spp.,ecc ecc.. anche le chiocciole acquatiche , non sembrano atratte dalle foglie del Microsorum. La coabitazione con altre piante acquatiche non pone generalmente problemi , senz’altro vantaggiosa e’ la presenza di piante galleggianti che fanno si che la luce diretta venga filtrata in modo da evitare che le felci corrano il rischio di riempirsi di alghe ,come succede se esposte a luce forte e diretta , per scongiurare questi problemi e’ consigliato anche coltivare il Microsorum in presenza di Ancistrus, Octocinclus, Sturisoma,caridine e invertebrati alghivori in genere. Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del proprietario Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia per la collaborazionePala jhiary Esperienza di coltivazione della bucephalandra Vorrei presentare il mio articolo riguardante una delle più belle piante che si trovano in acquari. L’articolo è stato preparato per una rivista polacca , e tradotto in italiano. Vorrei anche ringraziare Azzia Cristian per un aiuto nel tradurre l’ articolo. Quando sono state introdotte per l’hobby dell’acquario , sono state confrontate con le Cryptocoryne a causa delle loro foglie strette e dal colore oliva . Tuttavia, i loro rizomi striscianti e radici pensili assomigliano alle caratteristiche delle Anubias più da vicino. La Bucephalandra è un genere meraviglioso e ancora relativamente difficile da trovare delle piante che affascinano molti acquariofili di tutto il mondo grazie al loro aspetto maestoso. AMBIENTE Piante delle zone umide della famiglia Araceae , le Bucephalandre , sono adattate alla vita in fiumi con correnti in rapido movimento. Anche se sono un relativamente nuove genere di piante per acquariofili , sono state conosciute al mondo scientifico dal 1858 . Il nome del genere Bucephalandra si riferisce al nome del cavallo nero di Alexander – Bucefalo. Tutte le Bucephalandra sono endemiche , il che significa che si possono trovare solo in alcune zone isolate , di solito sotto forma di isole . Queste piante possono essere trovate sull’ isola più grande dell’Arcipelago Malese , conosciuta come Borneo . Ad oggi nuove varietà di Bucephalandra vengono continuamente scoperte che non sono stati ancora inserite nei libri di testo di botanica. Le Bucephalandra si trovano in fiumi e torrenti , e, talvolta, sulle rive dei fiumi .Il Borneo ha un clima tropicale , il che significa che non c’è lo stesso clima per tutto l’anno con temperature medie annuali superiori a 20 gradi Celsius . Nonostante il clima costante in alcune zone dell’isola , Borneo ha ancora due stagioni che sono determinate dalla quantità di precipitazioni . Durante la stagione delle piogge , quando il livello del fiume si alza le piante di Bucephalandra cresciuta fuori dall’ acqua sono sommerse delieanendo cosi’ differenze tra forme sommerse e emerse.Quando sono coltivate in acqua , hanno una struttura della foglia più delicata ed esibiscono una colorazione più intensa. CONDIZIONI DI CRESCITA In acquari , le Bucephalandra possono essere coltivate su legno, radici di alberi, e noci di cocco , ma dai miei diversi anni di osservazione posso dire che i sistemi di radici di queste piante sono meglio sviluppate su superfici dure , come i vari tipi di rocce . Le radici hanno la capacità di fissarsi saldamente alle superfici dure , anche se sono scivolose.A volte è addirittura necessario usare un coltello per rimuovere la pianta dalla superficie cui è attaccato perché le radici della pianta hanno afferrato la superficie molto forte. Ci sono prove che in tempi di stress associato con i cambiamenti ambientali ( come ad esempio cambiamenti nella chimica luce e acqua ) che le Bucephalandra possono perdere alcune delle loro foglie . Questo accade in modo simile nella specie Cryptocoryne (che è spesso definita come “malattia Cryptocoryne ” ) . Nelle mie vasche , i repentini cambiamenti di fertilizzazione o di un’alga peste sono di solito i responsabili della perdita di foglie. Tuttavia, questo processo è graduale e raramente vi è una situazione in cui la pianta perde tutte le sue foglie rapidamente , per cui è spesso possibile per l’ acquariofilo trattare il problema prima che tutte le foglie siano cadute. Anche senza foglie , se il rizoma e le radici sono fermi e sani , la pianta è ancora viva e di solito recuperarla nel corso del tempo non è difficile. Dalla mia esperienza , ho constatato che diminuendo l’intensità della luce e aumentando la quantità di ossigeno disciolto in acqua può aiutare la pianta a recuperare rapidamente . Anche con solo minime quantità di luce , Bucephalandras può continuare a crescere e continuare a produrre nuove foglie , ma il colore della pianta non è di solito molto accattivante. Per garantire una buona colorazione,è richiesta l’illuminazione forte ( 0,5 W per litro o più) , e ulteriore fertilizzazione in colonna.Anche piccole quantità di CO2 e fertilizzanti possono contribuire a ravvivare i colori della pianta. Nel mio acquario seguo il metodo fecondazione Estimative Index , che permette alle piante di avere una grande quantità di fertilizzanti nella colonna d’acqua. Ho notato che alcuni fertilizzanti possono aiutare a migliorare il colore delle foglie . Inoltre , attraverso il mio scambio di piante con molti acquariofili che hanno acquari ” low- tech” , ho notato che le foglie delle piante da loro coltivate in tali condizioni non sono così colorate perché c’è meno luce e fertilizzanti a disposizione delle piante. L’evoluzione del colore in Bucephalandra ‘Brownie Brown’ : Le foglie sono prevalentemente verdi , se coltivate in condizioni emerse ( a terra ) . Le foglie verdi nella parte inferiore del gambo rimangono da quando la pianta era cresciuta fuori dall’acqua , mentre le nuove foglie più scure sulla parte alta sono il risultato della crescita fuori dall’acqua nel mio acquario. Nel corso del tempo , le foglie continuano a scurirsi Alla fine esporranno un colore blu scuro La foto sotto mostra la colorazione delle foglie di Bucephalandra ‘ Saiyan – 1 Black’ cresciuta sotto l’acqua Le Bucephalandra possono anche essere coltivate in paludari , ma la colorazione delle foglie tende ad essere più debole , e le foglie tendono ad essere meno elastica. Essi devono essere dotati di elevata umidità per farle prosperare in tali ambienti , altrimenti le foglie possono seccare . I parametri dell’ acqua che le Bucephalandra possono tollerare sono i seguenti : pH di 5-8 , quasi tutti GH e KH , ed una temperatura tra 22-28 gradi Celsius . All’inizio della mia avventura con Bucephalandras ho sentito che non possono tollerare temperature superiori a 28 gradi Celsius perché potrebbe causare lo scioglimento delle foglie nelle mie piante non è mai successo neanche quando la temperatura dell’acqua è salita a 32 °C e non ho notato alcun effetto collaterale negativo.Va notato che a causa del fatto che le Bucephalandra sono rheotype ( piante che amano correnti impetuosi ) , dobbiamo fornire condizioni analoghe negli acquari per ottenere i migliori risultati con queste piante . Tali correnti possono essere ottenuti utilizzando un filtro interno , o le piante possono essere spostati vicino a una presa del filtro . Le foglie di Bucephalandra sono flessibili a causa dell’ambiente acquatico in cui si trovano . Per le Bucephalandra ho notato che il tasso di crescita dipende dalla varietà . Alcune varietà possono produrre due foglie a settimana se sono in condizioni ottimali , mentre altre producono solo 1 foglia ogni 2 settimane.In genere si dice che sono piante a crescita lenta , ma se si forniscono loro la luce forte , la fertilizzazione , e un sacco di CO2 , si avra’ una crescita abbastanza rapida. La fioritura inizia principalmente sott’acqua . E ‘ difficile dire quali fattori determinano per la produzione di un fiore . La Fioritura di un Anubias è spesso accompagnata da un deterioramento delle condizioni ambientali ed è considerato come una forma di sopravvivenza per la pianta. Tuttavia, la Bucephalandra può fiorire quando ha un ampia disponibilità di sostanze nutritive , e sono in condizioni ideali .Essi possono anche produrre più fiori alla volta ( foto sotto). Se le Bucephalandra crescono così lentamente può essere dovuto anche alle spot alghe verdi che che può limitare l’accesso alla luce e quindi rallentare il tasso di crescita della pianta . Tuttavia, sono abbastanza resistenti e più tipi di alghe possono essere rimossi utilizzando un bagno di 10-20 minuti in una soluzione di acido citrico ( un cucchiaino di acido citrico a 1,5 tazze di acqua) . Questa miscela è troppo debole per danneggiare le foglie di Bucephalandra , ma è abbastanza forte per uccidere le alghe. Nomenclatura Attualmente , solo tre specie sono descritte nei libri di testo delle piante : Bucephalandra gigantea , Bucepholandra magnifolia , Bucepholandra motoleyana . Tuttavia, si possono incontrare più di 200 varianti di nomi commerciali , e molti di questi possono essere nuove specie che devono ancora essere descritte . Poiché molti nomi di specie sono attualmente sconosciuti alla scienza ,i nomi commerciali sono creati in base ai nomi delle regioni , fiumi, o stati in cui sono stati raccolti (ad esempio Kedagang , Kualakuayan ,Tapah , Sabah , Kalimantan , Sintang ) . I nomi vengono creati anche a seconda della colorazione e la forma delle foglie (ad esempio Brownie Brown , Red Gaia , Super Blue ) . Un interessante esempio di nomi di queste piante è Brownie Santo, che è apparso solo una volta in una certa area e poi scomparve. Nell’acquario , Bucephalandras apparvero di recente, nel 2005-2006 e divennero immediatamente popolari . Le piante sono molto costose , ma con il tempo diventeranno più accessibili. ASPETTO Ciò che rende così interessante la Bucephalandra e la forma delle foglie. Ci sono una varietà di forme di foglie che sono simili alle foglie di ciliegia e meli. Le foglie possono essere di forma ovale con bordo piatto , ovale con bordo ondulato , lungo e dritto , lunghi e mossi , o addirittura a forma di mandorla o come una goccia d’acqua. I colori degli steli sono prevalentemente rosa o rosso , ma le foglie possono essere multi color . A seconda della specie , alcune foglie possono avere quasi tutti i colori dell’arcobaleno . Ci sono molte varietà che presentano una iridescenza lucida blu sulle foglie . Questa caratteristica è interessante perché il lucido è visibile solo quando si guarda da certe angolazioni . In alcune varietà , possiamo anche vedere altri colori simili a una brillante lucentezza verde, colore di rame o di sfumature rossastre . Sono relativamente poche le varietà che sono tipicamente verdi (ad esempio brillare Green , Treasure , 2011) , la più interessante è la varietà di foglie blu navy scuro (ad esempio Brownie Brown , Kedagang , Nero Centipede , Black Leaf , Central Kali ). Le Bucephalandras sono in genere piccole piante . Molte di loro crescono fino a 3-5 cm maa ci sono anche molte altre che si sviluppano di più fino a 8-15 cm,alcune possono avere grandi variazioni sulla crescita raggiungendo fino a circa 25 cm di altezza. … L’articolo continua alla pagina successiva … Foto comparative delle diverse varietà con la mano Una caratteristica che distingue e riconosce ogni Bucephalandra sono le macchie chiare sulle foglie, erroneamente riconosciuti da molti acquariofili come bolle d’aria derivanti dal processo di fotosintesi . Queste macchie si trovano nella maggior parte delle varietà di piante Araceae . A seconda della varietà , la disposizione di queste macchie può essere più o meno intenso . Macchie simili possono anche essere viste sulle Anubias , ma non sono così evidenti . Su forme emerse di Bucephalandra le macchie sono meno visibili , la loro intensità cresce quando la pianta è sommersa. Esempi fotografici di varietà in cui i punti sono i più esposti Purtroppo le Bucephalandras stanno lentamente scomparendo dall’ambiente , soprattutto a causa dello sfruttamento e deforestazione sull’isola di Borneo . Molte varietà sono sempre più difficili da trovare, e qualcuna esiste solo in cattività . Anche se questa è una notizia triste , è anche confortante sapere che la raccolta di queste piante può essere utile per la loro sopravvivenza a lungo termine.. Possiamo solo sperare che in futuro il Borneo dovrà affrontare un minor numero di minacce ambientali che a loro volta contribuiranno a proteggere queste bellissime piante . Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del proprietario Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia per la collaborazione Tomasz Wastowski alias Vasteq che ha fornito la sua esperienza e Cristian Azzia che ci ha passato il materiale ©www.acquariofili.com Esperienza di coltivazione della Aponogeton Madagascariensis L’Aponogeton Madagascariensis è una pianta a bulbo originaria del Madagascar, la sua inusuale forma della foglia bucherellata la rende particolare e inconfondibile, per questo viene chiamata anche pianta pizzo, ha la fama di essere di difficile coltivazione in quanto oltre a essere di difficile reperibilità (almeno in Italia, io l’ho ordinata dalla Malesia) ha anche periodi di dormienza che possono durare da 3 a 6mesi, in cui il bulbo si blocca e dev’essere espiantato e conservato in un “sacchetto” umido con torba, finché non riprende la sua crescita.. (magari di questo vi dirò la mia esperienza diretta quando lo proverò aggiornando questa guida). E’ una pianta che ha bisogno di una media intensità di luce e non diretta per evitare che si formino alghe su di essa compromettendo il proprio stato di salute.Vive meglio in acqua fredda dove non avviene il periodo di dormienza, ma in acquario va’ dai 18 ai 25°C, predilige pH dai 6.5 ai 7.5 con GH tra 4 e 8.Le foglie possono svilupparsi fino ad un altezza di 50cm per una larghezza massima di 30cm per questo ha bisogno di acquari grandi con molto spazio per svilupparsi. Io personalmente conosco due specie di questa pianta, che si distinguono dal “pizzo” della foglia, l’Aponogeton var.Madagascariensis che ha un bucherellato sulla foglia regolare e l’Aponogeton Madagascariensis var.henkelianus che ha una foglia più larga con buchi irregolari, si distinguono anche per l’infiorescenza, nella prima l’infiorescenza dovrebbe essere viola/rosa, nella seconda varietà il fiore è bianco, (nel mio caso il fiore era viola ma non è fiorito in quanto i miei simpatici lifalili se lo sono mangiati) infiorescenza divorata dai lifalili Dall’infiorescenza se il fiore viene impollinato possono nascere i semi per così riprodurre la pianta, in alternativa si può riprodurre per divisione del bulbo, che non è proprio cosi’ semplice, come nemmeno quella del seme. Per l’infiorescenza salirà un lungo stelo fino, fino a un altezza che può arrivare ad un metro, il fiore per maturare deve rimanere fuori dall’acqua e metterà due “spighe” di fiori che man mano fioriranno e matureranno, in questo caso si può provare a impollinare il fiore per fargli fare i semi spennellando il fiore con un pennello morbido alla vista della “polverina” sui fiori. Il fiore sempre fuori dall’acqua man mano che maturerà, indurirà e diventerà verde e metterà i semi che dovranno essere piantati e a quel punto si dovrà solo sperare.. Vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione di acquariofili e del proprietario Guida redatta da Ferrara Marco e si ringrazia per la collaborazione Silvia Morati ©www.acquariofili.com Esperienze di coltivazione Ludwigia X lacustris Oggi vi presentiamo questa pianta molto rara infatti si pensa che sia un ibrido tra le specie L. brevipes e L. palustris, proviene dal lontano Nord America e non è ancora oggi molto diffusa in europa. E’ una pianta che non predilige valori particolari e si adatta facilmente alle condizioni dell’ambiente in cui si inserisce,la sua particolarita’ è la colorazione infatti con un buon quantitatico di co2,oligoelementi sopratutto Ferro e con una buona luce circa 1watt /litro riesce a sviluppare una colorazione arancione abbastanza intensa e particolare La pianta non necessita di un fondo particolare e la sua crescita risulta medio/veloce.Le sue foglie sono allungate e coriacee e hanno una variazione di colore dall’interno verso l’esterno infatti passa dal verde dell’interno all’arancio dell’esterno della foglia.Queste sfumature rendono questa specie veramente particolare.Le sue foglie raggiungono la lunghezza di circa 3cm con una larghezza di circa 0,7cm. E’ una pianta utilizzata in effettua un verdi.regolari sviluppa nuovi abbastanza resistente alle potature e viene vasca per riempire la parte posteriore dove bellissimo contrasto con delle piante potature creano un bel cespuglio visto che germigli molto facilmente. Coltivata in emerso non mostra particolari difficolta’,nuovi germogli vengono spesso gettati e la fioritura presenta un bellissimo fiore dai petali giallastri come potete vedere dalla foto sotto fonte foto: http://www.guitarfish.org/?s=ludwigia Tutti i testi sono di proprieta’ di Carmelo Lino Fama’ e sono stati messe a disposizione di acquariofili.com ,Ne è vietata la copiatura totale o parziale del testo e delle foto senza l’autorizzazione del prorprietario e di acquariofili.com ©www.acquariofili.com