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Psicologia di Comunità
Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità
Anno XV, Numero 28
Dicembre 2013
Newsletter
Editoriale - di Patrizia Meringolo
Eccoci di nuovo a voi, con
una newsletter ampia e
partecipata.
Ne abbiamo parlato a
lungo nelle ultime riunioni
del Direttivo, concludendo
che continuavamo a ritenerla uno strumento utile,
e, anzi, organizzandoci per
garantire un miglior collegamento tra quanto vi
presentiamo e la SIPCO,
intesa anche come
“comunità” dei soci, che
saranno sempre di più
sollecitati a mandare notizie e contributi.
Trovate quindi in questo
numero una ricca rassegna delle esperienze più
importanti
svolte
dall‟estate in poi: il convegno SCRA-Society of
Community Research and
Action, che si è svolto a
giugno a Miami e che –
come sempre – è stato
fonte di riflessioni utili per
gli approfondimenti teorici
e metodologici che ha
offerto e per interessanti
indicazioni di ricerca e
intervento nei contesti;
l‟appuntamento di Padova
di inizio luglio, Smart
Community, occasione di
incontro biennale che si
alterna con i convegni
SIPCO, a cui dedichiamo
spazio in questo numero,
e che è stato preceduto –
anche quest‟anno – da un
interessante workshop
sulla valutazione rivolto ai
giovani; quello promosso
dall‟European Psychological Association, a Stoccolma, che ci ha visto protagonisti nel panorama della psicologia europea con
ben tre sessioni di psicologia di comunità, e in cui i
communitarians hanno
fatto anche una esperienza di condivisione quotid i a n a
( a n c h e
nell‟alloggio), che ha permesso di rinsaldare –
ammesso che ce ne fosse
bisogno – legami di conoscenza e di amicizia. Sembra infatti peculiare della
nostra disciplina la voglia
di stabilire rapporti tra di
noi che siano di vera collaborazione, al di là delle
relazioni formali tra professionisti che spesso si
sperimentano nei convegni.
Vi raccontiamo quindi
l‟incontro di Iseo “Per un
nuovo SENSO DEL NOI”,
che si è proposto di costruire un ponte tra gli
interventi di comunità e gli
action
methods
(psicodramma, sociodramma, teatro sociale…),
proseguendo una linea già
sperimentata al convegno
SIPCO di Milano 2012.
E poi ancora il seminario
Futuro-Integrazione, la
Summer school “Mixed
methods: from design to
dissemination” e alcune
notizie relative al recente
Convegno dell‟European
Community Psychology
Association, svolto a novembre a Napoli e al quale dedicheremo un‟ampia
sessione nel prossimo
numero.
Altre rubriche, come vedrete, si stanno strutturando con sempre miglior
efficacia: le ricerche in
corso, la presentazione
dei nostri dottorandi, i
“post it” con brevi segnalazioni che riteniamo di
interesse, le recensioni
sui libri che ci sono piaciu-
SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ
PRESIDENTE:
DIRETTIVO:
PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE)
MAURA BENEDETTI (UNIVERSITÀ DI ROMA)
AGOSTINO CARBONE (UNIVERSITÀ FEDERICO II NAPOLI)
Sommario
Report dei convegni
3
Prove di futuro, Piacenza
3
Convegno SCRA, Miami
4
Convegno Lab Link, Padova
6
Convegno europeo, Stoccolma 9
Condividere le esperienze
11
Conferenza a Iseo
11
Volontariati in corso, Verona
13
Summer school, Chapel Hill
Interventi: laboratorio PePs
14
Post it
17
La ricerca “giovane” si racconta: i dottorandi
18
Appuntamenti
19
16
Sipco, Cesena giugno 2014
19
ECPP, Olanda luglio 2014
20
CIPC, Fortaleza 2014
Schede bibliografiche
21
22
TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO)
L'altro necessario
22
ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO)
La salute su misura
23
LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA)
La qualità della deliberazione
24
Avere a cuore il mondo
24
Vivere la sieropositività
25
Profilo di comunità
25
Rivista Psicologia di comunità
26
RAFFAELLO MARTINI (MARTINI ASSOCIATI MILANO)
LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO)
ALESSIO VIENO (UNIVERSITÀ DI PADOVA)
segue dalla pag. 1
Editoriale
Pagina 2
ti e che desideriamo condividere con voi.
Che senso vogliamo dare
a tutto ciò?
Riflettevamo qualche tempo fa che un limite che
spesso ci caratterizza è
una sorta di “grafofobia”:
la difficoltà che sembra
connaturata a quanti svolgano un lavoro sul territorio a mettere per scritto e
comunicare le loro esperienze. Non parlo solo
della difficoltà di farle
diventare un articolo
scientifico (che pure è un
problema al quale dovremmo porre rimedio…),
anche quando sono ricerche solide, ben strutturate, che figurerebbero meglio di molte altre, ma
anche di una ritrosia più
generale a “disseminare”
le pratiche, che sembra
accomunare quanti svolgano una azione comunitaria. Conosciamo bene la
restituzione dei dati ai
partecipanti, che in molti
dei nostri lavori diventa un
momento di attivazione
significativo. Disseminiamo, come ci viene richiesto, i risultati dei nostri
progetti (europei, nazionali, locali) con risultati più
che soddisfacenti. Però
poi molte delle esperienze
svolte sembrano quasi
perdersi
nell‟atto,
nell‟incontro, nell‟evento.
Con il rischio di non essere sufficientemente condivise, conosciute e apprezzate in tutto il loro valore.
Comunicare un percorso
vuol dire anche rielaborarlo in modo che sia comprensibile, verificabile e
che si ponga come punto
di partenza replicabile (e
migliorabile)per altre azioni, di noi stessi e di altri
colleghi animati dalle
stesse intenzioni: un ulteriore momento da condividere, probabilmente utile
anche in attività di valutazione partecipata.
In discipline simili alla
nostra (o anche in altri
settori psicologici) qualsiasi intervento sufficientemente apprezzabile spesso viene portato con molta enfasi al dibattito generale, mentre noi qualche
volta sembriamo non valorizzare abbastanza i nostri
saperi, non quanto lo meritano.
L‟auspicio è che anche
uno strumento semplice,
come una newsletter,
possa essere una prima
occasione, un primo livello, per uscire dall‟afasia
(o, meglio, dall’a-grafia)
rispetto a quello che facciamo, che conosciamo in
occasione dei convegni,
ma che forse dovremmo
esprimere e far circolare
maggiormente, per non
perdere tanto materiale
scientifico ed esperienziale prezioso.
E infine… prendete subito
nota nelle vostre nuove
agende: il prossimo giugno, dal 19 al 21, la sede
di Psicologia di Cesena
dell‟Università di Bologna
ospita il Convegno Nazionale SIPCO, giunto al suo
decennale appuntamento.
Il tema, quanto mai attuale, è COSTRUIRE COMUNITÀ OSPITALI E SOSTENIBILI. Il decimo convegno è
una data importante e vi
aspettiamo numerosi!
trovate tutte le notizie al
riguardo sia nel nostro
sito che in quello del convegno
http://
sipcocesena2014.unibo.it
Questa newsletter vi arriva in periodo di festività
natalizie:
cogliamo
l‟occasione per far arrivare a tutti e a tutte voi i
nostri più calorosi auguri
per – nonostante i tempi
che corrono – uno splendido, partecipato, comunitario 2014!
Piacenza: Prove di futuro. Integrazione
cittadinanza, seconde generazioni
Si è tenuto il 13 e il 14
settembre scorso il convegno nazionale organizzato
dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca e dall'Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia Romagna, in collaborazione con l'Università
Cattolica del Sacro Cuore,
il Comune di Piacenza, la
Provincia di Piacenza e la
Fondazione di Piacenza e
Vigevano. Un convegno
dedicato alla scuola e alla
sua capacità di farsi promotrice di processi di inclusione e cittadinanza
attiva delle giovani generazioni, dei giovani italiani
di origine straniera e degli
stranieri residenti in Italia
di prima e seconda generazione.
A chiarire che cosa sono
le seconde generazioni è
stato Mohamed Tailmoun,
portavoce della rete G2, il
quale ha discusso dei
molti problemi che affliggono gli studenti italiani di
origine straniera, come
l‟impossibilità di partecipare ai programmi Erasmus o ad altri programmi
di mobilità europea, o la
burocrazia che circonda i
permessi di soggiorno per
motivi di studio.
La mattinata in plenaria è
stata coordinata da Luciano Rondanini, dirigente
dell‟Ufficio scolastico provinciale, che, dopo avere
ospitato i saluti di rito
delle autorità locali, ha
letto i saluti della Ministra
Kyenge, prevista al convegno ma assente per impegni istituzionali: un messaggio semplice e diretto
quello della ministra che
ha affermato “la scuola
deve fare integrazione, è
un suo compito, è ciò che
la rende democratica.”
Ma la scuola italiana è
davvero capace di fare
integrazione? Stefano
Versari vicedirettore
dell‟Ufficio scolastico Emilia-Romagna a questo
proposito ha “dato i numeri”: in Emilia Romagna
gli studenti di origine stra-
niera sono aumentati in
10 anni del 365%, oggi
sono il 15% della popolazione studentesca. Il 40%
è nato in Italia. E se non
ha negato l‟impegno della
scuola per promuovere
integrazione, ne ha sottolineato anche criticità di
non poco conto: il rischio
che l‟indirizzamento degli
studenti di origine straniera verso percorsi professionalizzanti crei “scuole
ghetto”, il problema delle
competenze linguistiche
che in una percentuale
allarmante sono così basse da precludere integralmente la comprensione di
ciò che dicono gli insegnanti in classe. Maddalena Colombo, docente
all‟Università che ospitava
il convegno, riprendendo i
dati delle ricerche della
Fondazione ISMU ha confermato le criticità evidenziate da Versari e ha sottolineato che è necessario
un investimento di risorse
e sostegno anche formativo agli insegnanti, oggi
carente. Un altro tema
caldo affrontato nel convegno è quello della cittadinanza. Nel video di apertura del convegno, curato
dalla Fondazione Reggio
Children, un bimbo si chiedeva “Ma se non sei un
cittadino, cosa sei? Chi
sei?”. Paolo Morozzo della
Rocca dell‟Università di
Urbino, ha illustrato le
vicende della concessione
della cittadinanza nel nostro paese, con toni fortemente critici verso le restrizioni imposte nel 1992
per effetto del clima di
terrore nei confronti degli
stranieri dei primi anni 90.
Le leggi in vigore sulla
cittadinanza negano la
possibilità per gli italiani
di origine straniera di sentirsi chiamati al bene comune, e la dimensione
relazionale e culturale
della cittadinanza. Ha
auspicato che la revisione
della normativa si orienti
verso lo ius culturae, superando i limiti di quella
attuale. La mattinata si è
conclusa con l‟intervento
del Ministro dell‟Università
e dell‟Istruzione Maria
Chiara Carrozza che ha
affermato “La scuola è lo
specchio di quella che
sarà la società del futuro
e quindi l‟integrazione
degli studenti stranieri è
un‟opportunità di ricchezza e confronto fra culture
di cui non dobbiamo avere
paura; è anzi un arricchimento che va organizzato
per vincere la sfida. Per
questo dobbiamo sapere
attrarre ed accogliere per
valorizzare, creando un
sistema selettivo con le
medesime opportunità”.
Il pomeriggio si è articolato in sessioni parallele,
che hanno approfondito i
temi della cittadinanza e
integrazione, dall‟infanzia
all‟adolescenza. La sessione intitolata “La cittadinanza: modelli a confronto in Italia e in Europa” è
iniziata con una articolata
presentazione delle leggi
sulla cittadinanza in Europa che ha sfatato qualche
luogo comune sulla facilità con la quale si diventa
cittadini in altri paesi, si è
conclusa con la presentazione del lavoro di promozione della cittadinanza
attiva e di contrasto alla
mafia del Centro Studi
Paolo Borsellino. La mattina di sabato alla presenza
del Viceministro Maria
Cecilia Guerra e Rita Borsellino la restituzione in
plenaria dei lavori del
pomeriggio precedente.
Cinzia Albanesi
Anno XV, Numero 28
Report
Convegni
Pagina 3
Convegno SCRA — Society for Community
Research and Action: giugno 2013
Report
convegni
L‟appuntamento biennale
della
Society
of
Community Research and
Action, 27a divisione della
American Psychological
Association, si è tenuto
quest‟anno all‟Università
di Miami, nella School of
Education and Human
Development diretta da
Isaac Prilleltensky. Il tema
-guida della conferenza
(2013 Biennial Conference “Communal Thriving:
Pursuing Meaning, Justice
& Well-Being”) ha ripreso
in una diversa luce il tradizionale ambito dello sviluppo di comunità, ridefinendolo tuttavia in termini
che sono allo stesso tempo più positivi ma anche
più consapevoli della natura problematica della
convivenza. Se mi si passa la libera traduzione, più
che a comunità competenti, si è fatto riferimento
a comunità prosperose e
fiorenti, in cui però il benessere passa per le strette vie della giustizia sociale e della ricerca di significato. Questo tema è stato
al centro delle key-notes,
ma ha intessuto molte
delle circa 150 sessioni di
lavoro che si sono susseguite nei tre giorni della
conferenza.
La key note di apertura,
particolarmente motivante, è stata tenuta da Michelle Fine, docente alla
City University of New York
Cerimonia di apertura
Pagina 4
e fondatrice di Public
Science
Project
(www.publicscienceproject
.org), un consorzio di ricercatori, policy maker e attivisti impegnati a più livelli
per ridurre le diseguaglianze sociali. Il suo discorso ha ripercorso le
tappe di un cammino intellettuale sfociato in un
impegno scientifico e sociale attraverso l‟adesione
all‟epistemologia della
ricerca-azione partecipata, reinterpretata come
una ricerca (partecipata)
capace di generare politiche pubbliche (partecipate). La key note finale,
affidata a Niki Harré,
dell‟Università di Auckland
(autrice peraltro del volume, liberamente scaricabile via Internet, Psychology
for a Better World: Strategies to Inspire Sustainability) ha sottolineato la necessità di riconciliarsi con
la dimensione simbolica
dei processi sociali, per
meglio comprendere le
battaglie e le sfide psicologiche del nostro tempo
ed essere capaci di lavorare più efficacemente per
un cambiamento sociale
positivo. Attraverso la
metafora del gioco infinito, quello in cui l‟obiettivo
non è vincere ma continuare a giocare, in cui gli
orizzonti cambiano al
cambiare degli attori, e
così le regole, Harré ha
offerto una visuale non comune
attraverso cui la
psicologia
di
comunità
può
guardare il mondo e contribuire
al suo farsi.
Le sessioni, tante, brevi e di vari
formati (simposi,
tavole rotonde,
workshop), hanno trattato i temi
più
disparati.
Accanto a quelli
esplicitamente richiamati
nel titolo stesso del convegno (giustizia sociale, benessere), i vari contributi
(una parte dei quali è reperibile sul sito della conferenza
http://
www.scra27.org/
biennial/2013_biennial)
si sono distribuiti in ambiti
consolidati
come
l‟empowerment, il senso
di comunità, gli interventi
sui minori e i sistemi educativi, sulle disabilità, sui
malati mentali e altre categorie svantaggiate
(marginalità sociale, povertà, ecc.), i gruppi di
autoaiuto, la prevenzione
dei comportamenti a rischio, la valutazione dei
programmi e degli interventi, la partecipazione
organizzata e l‟azione
collettiva, la ricerca-azione
-partecipata (PAR) e le
strategie per promuovere
il cambiamento sociale,
ma anche in settori
“emergenti” (seppur non
nuovi) come quelli delle
politiche pubbliche (cui è
stato
d ed i c a t o
un
workshop pre-conference
a più voci), dei processi di
peace-building e delle
relazioni interetniche e
interculturali.
Dal punto di vista dei riferimenti teorici, molteplici i
richiami alla teoria critica,
che condivide con la psicologia di comunità – ma
anche con la psicologia
della liberazione e con la
psicologia della pace –
l‟attenzione ai temi
dell‟esclusione sociale,
dell‟ineguaglianza, della
violenza e della oppressione. Dal punto di vista degli
aspetti metodologici, molte le riflessioni sulla ricerca community-based e
sulla PAR, ma anche sessioni (poche a dire il vero)
dedicate a metodi sofisticati di analisi statistica dei
dati di ricerca.
In un certo senso, la conferenza ha offerto uno
spaccato delle due anime
che convivono nella psicologia di comunità nordamericana, quella più
tradizionalmente legata ai
metodi standard della
ricerca accademica e
quella, che personalmente mi è sembrata coprire
uno spazio tutt‟altro che
marginale, della ricerca
situata e in prospettiva
emica, con il suo corredo
narrativo e riflessivo.
Il programma della conferenza è stato ricchissimo,
se si considera che alle
innumerevoli sessioni e
alle key note si sono affiancati tanto i workshop
pre-conference tanto le
sessioni poster e i gruppi
di interesse. Impossibile
perciò riuscire a tracciare
un quadro di dettaglio.
Degno di nota, e appuntamento fisso delle conferenze della SCRA, il programma Mentoring, destinato agli studenti e a chi
muove i primi passi, o
come ricercatore o come
professionista, nel mondo
della psicologia di comunità. Il programma, che ha
coinvolto nel ruolo di mentor tanto giovani laureati
quanto professionisti e
accademici seniores, si è
sviluppato in parallelo ai
lavori del convegno, permettendo agli aspiranti
psicologi e agli psicologi
juniores di sfruttare al
meglio le opportunità
offerte dalla conferenza.
I mentor, in sessioni di
gruppo (ben 19) o individuali, hanno offerto ai
mentee la loro esperienza su (sono solo alcuni
esempi) come introdurre
la psicologia di comunità
nei setting di tipo clinico
o medico, come costruire
network internazionali,
come conciliare lavoro e
famiglia, come trovare e
mantenere una relazione
con un mentor.
Nel complesso, un‟esperienza interessante e una
bella fonte di stimoli anche per chi pratica la psicologia di comunità in
contesti nazionali e culturali diversi. Il prossimo
appuntamento coinciderà
con il cinquantenario della
SCRA. Si terrà nel 2015 a
Lowell, presso l‟Università
del
Massachusetts,
all‟insegna del tema
“Innovation, Diversity, and
Sustainability.
Anno XV, Numero 28
Michelle Fine
key note di aperturta
Report
Terri Mannarini
convegni
Niki Harré
key note di chiusura
Pagina 5
Padova: 9˚ Convegno La prevenzione nella
scuola e nella comunità/Smart Community
Report
convegni
Pagina 6
Per la prima volta nel mese di luglio, si è svolto il
Convegno Nazionale: “La
prevenzione nella scuola
e nella comunità” giunto
alla sua nona edizione. I
lavori si sono articolati in
tre giornate dal primo
pomeriggio di giovedì 4
luglio a sabato 6 luglio.
Tre giornate che hanno
visto alternarsi sessioni
plenarie, sessioni poster,
sessioni orali e diversi
workshop tematici.
Come consuetudine il
convegno, promosso dal
Professore Massimo Santinello e dal dottore Alessio Vieno del Dipartimento
di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione
dell'Università degli Studi
di Padova, è stata
un‟occasione per ricercatori e operatori di confrontare la qualità delle proprie esperienze e ricerche,
oltre che proporre nuove
idee per progetti nel settore della prevenzione e
della promozione del benessere.
Il tema centrale di
quest'anno sono state le
Smart Communities, comunità intelligenti che
utilizzano le nuove tecnologie per la prevenzione,
smart community come
nuova frontiera per incrementare il benessere delle comunità, le reti di sostegno e la loro operazionalizzazione nei progetti di
mentoring e di peereducation, salute e adolescenza.
"L'utilizzo delle nuove tecnologie per la prevenzione
al bullismo" è stato il tema
della plenaria di apertura
di giovedì 4 luglio. La sessione è stata aperta dalla
dott.ssa Maria Sapouna
dell'University of the West
of Scotland (UWS) che ha
illustrato FearNot!, il primo intervento di apprendimento virtuale programmato per ridurre i fenomeni di bullismo nelle scuole
primarie. Anche l'intervento del dott. Cantamesse
(AESVI - Associazione Edi-
tori Sviluppatori Videogiochi Italiani) ha evidenziato
come i videogiochi possano assumere la funzione
di ambienti di sperimentazione in senso psicologico
e psicosociale. Ha presentato i risultati di una ricerca focalizzata sulle dinamiche sociali in contesti
videoludici, il cui obiettivo
ultimo era indagare il ruolo degli ambienti virtuali, e
più specificatamente dei
MMORPG, a supporto
delle dinamiche relazionali nel contesto sociale
degli adolescenti.
La dott.ssa Menesini ha
descritto un modello di
intervento basato su peer
education – peer support,
realizzato in alcune scuole
secondarie di secondo
grado della Toscana e
volto a prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo: alcuni studenti
(peer educators) diventano gli agenti di cambiamento, portando avanti
attività faccia a faccia con
i loro compagni, e attività
online sul sito web e sulla
pagina facebook del progetto, interagendo così
anche con studenti di
altre scuole.
In seguito alla plenaria
d'apertura, i convegnisti
hanno avuto la possibilità
di presentare i loro contributi all'interno di sette
diverse sessioni poster,
ciascuna con un proprio
tema conduttore.
Le due giornate successive sono state strutturate
in modo tale da dare ai
partecipanti l'opportunità
di prender parte a numerose e differenti sessioni:
durante la mattinata si
sono svolte 5 sessioni
parallele a cui è seguita
una plenaria dal titolo
"Smart Community: le
comunità intelligenti che
promuovono il benessere". All'interno di questa
sessione gli interventi del
dott. Boniforti e del dott.
Zilioli hanno evidenziato
come l‟intervento di rete,
il coinvolgimento degli
stakeholder locali, i progetti urbani e sociali e le
iniziative di animazione
ideate e realizzate dalle
realtà locali stiano contribuendo in questi anni ad
alimentare la coesione tra
gli abitanti e il benessere
abitativo, aumentando la
consapevolezza e la valorizzazione delle risorse
comunitarie e il capitale
sociale. Il contributo della
dott.ssa Signani, inoltre,
ha voluto sottolineare
l'importanza di due elementi quali genere e tempo.
Nel pomeriggio i convegnisti
hanno
avuto
l‟occasione per essere
“parte attiva” del convegno iscrivendosi a diversi
workshop: il primo dal
titolo “Gruppo allargato di
comunità” coordinato dal
prof. Lavanco, il secondo
intitolato “Empowement
Evaluation” tenuto dal
dottor Gheno, il terzo
“Arene Partecipative” moderato dalle dottoresse
Fedi e Mannarini e il quarto, “AOM – Analisi Organizzativa Multidimensionale – tenuto dalla dottoressa Francescato.
Come da tradizione, a
conclusione della seconda
giornata di lavoro è stata
organizzata una cena sociale che ha riunito i convegnisti presso il suggestivo cortile pensile di Palazzo Moroni, sede del Comune di Padova e posto di
fronte al Bo, sede dell'Università degli Studi di Padova.
I lavori si sono conclusi
sabato 7 luglio con delle
sessioni parallele nella
prima parte della mattinata seguite dalla sessione
"Nuove e vecchie strategie
di prevenzione" in cui gli
interventi della dott.ssa
Capitanucci e dei dott.ri
Kuntsche, Croce e Polidori
si sono focalizzati sulla
prevenzione nell'uso di
alcol (il rischio di singole
ubriacature è maggiore in
tarda adolescenza e nella
primissima età adulta) e
del gambling ponendo
una riflessione sulla necessità di affidare la prevenzione del gioco
d‟azzardo patologico a
enti qualificati nella materia, privi di conflitto di
interessi, che usino metodi sperimentali validati,
basino i loro interventi su
solide teorie di funzionamento psicologico codificate e si avvalgano nella
formulazione dei progetti
delle più accreditate competenze scien tifich e
nell‟ambito della prevenzione del gioco patologico,
con un occhio attento al
contesto. È stata, inoltre,
evidenziata la diffusione
di nuovi e crescenti comportamenti di dipendenza
non da sostanze ma con
rischi, comportamenti e
costi sociali ed individuali
del tutto simili alle dipendenze da sostanze [da
Internet (IAD, Internet
Addiction Disorder), da
gioco d‟azzardo (Patholo-
gical Gambling), da acquisti compulsivi (Compulsive
Buyers, Shopping Compulsivo, etc.), da sesso
(Sexual Addiction), da
esercizio fisico (Exercise
Addiction), da lavoro
(workalcoholic o workaddiction)].
Anche quest'anno sono
stati messi a disposizione
dei premi che hanno premiato i poster che hanno
dato particolare rilievo al
rafforzamento delle reti
informali della comunità
(Centro Siciliano Sturzo,
ES - Empowerment Evaluation), il poster che ha
descritto esperienze svolte nella scuola o nel territorio con particolare riferimento alle tematiche relative ad interventi innovativi in psicologia di comunità (SIPCO) e il poster che
ha presentato progetti
attuati nella scuola con
particolare riferimento alle
tematiche relative al disagio e alla promozione del
benessere nei contesti
scolastici con riferimento
alla fascia 0-11 anni
(SPES - Servizi alla Persona Educativi e Sociali - di
Padova).
Nelle giornate del 3 e 4
luglio 2013 la Società
Italiana di Psicologia di
Comunità ha organizzato
e gestito un evento satellite, un workshop tenuto da
Norma De Piccoli e Stefano Gheno sul tema della
valutazione empowering
individuando percorsi e
strumenti.
Sul sito del Laboratorio
L i n k
( h t t p : / /
dpss.psy.unipd.it/link/
convegni.php) è possibile
rivedere momenti del convegno immortalati in alcuni scatti fotografici.
Vi aspettiamo al decennale fra 2 anni... Ci rivediamo nel 2015!
Anno XV, Numero 28
Alessandro Agresti
Workshop “Valutazione empowering”:
valutare in psicologia di comunità
Da qualche anno la Sipco
si fa promotrice, attraverso l‟impegno gratuito dei
suoi soci, di una formazione fortemente empowering. Un flusso di condivisione, confronto e trasmissione di competenze,
riflessione e tecniche che
circolano sia all'interno
della nostra associazione
che fuori nel lavoro quotidiano di ognuno di noi.
Attraverso questa formazione si va ad arricchire il
patrimonio di conoscenze
e la cassetta degli attrezzi
di chi è ancora in formazione o di chi vuole ampliare la sfera delle sue competenze.
Sempre
nell‟ambito del Convegno
"La prevenzione nella
scuola e nella comunità”
tenutosi a Padova, a mettersi in gioco, a disposizione delle esigenze formative dei giovani Sipco, sono
stati Norma De Piccoli e
Stefano Gheno sul tema
della Valutazione empowering. Trovare altre occasioni di condivisione e di
Report
convegni
scambio di competenze
ed esperienze ascoltando
i bisogni formativi espressi dei soci è alla base della nostra possibilità di
crescere sempre di più
come realtà associativa
veramente
orientata
all‟empowerment ed una
multirete di opportunità e
condivisione. Il workshop
“Percorsi e strumenti per
una valutazione empowering”, è stato strutturato a
partire dalle esigenze formative discusse dai giova-
ni SIPCO (definiti come
soci junior) nei mesi che
hanno preceduto l‟evento.
Infatti, per diversi mesi i
soci junior si sono confrontati (spesso attraverso
e-discussion con una votazione finale) su quale tema sentivano un forte
bisogno formativo o di
approfondimento. Una
crescente esigenza di
competenze valutative
sono state esposte dai
Giovani Sipco a partire da
una diffusa domanda di
Pagina 7
Report
convegni
Pagina 8
valutazione degli interventi nel sociale indirizzata
anche ai dipartimenti di
ricerca universitari. Una
formazione sulla valutazione, quella di Padova,
che è andata a configurarsi soprattutto come un
dialogo tra relatori e partecipanti che hanno esplorato il tema per provare a
sottoscrivere un comune
“Manifesto della Valutazione Empowering”. La
“valutazione”, una “gastronomia fusion” nelle
parole di Stefano Gheno o
piuttosto “una cassetta
per gli attrezzi” come proposto da Norma De Piccoli, si rende empowering
quando dà valore al percorso, si allontana dal
significato attribuitole nel
senso comune di giudizio
sulla mancanza, per piuttosto configurarsi come
un processo di valorizzazione degli elementi che
costituiscono una spinta
alla crescita. Il seminario
ha delineato alcuni aspetti
fondamentali della valutazione: un buon valutatore
deve essere anche un
buon metodologo, capace
di integrare dati misurabili, con informazioni qualitative altrettanto significative; la valutazione trova
senso e finalità nell‟attiva
partecipazione della committenza e dei valutati,
attraverso la formazione
di un “gruppo guida della
valutazione” come definito da Gheno, che è chiamato ad assumersi la
responsabilità della valutazione stessa. Tale prospettiva non trascura,
però, l‟esigenza di non
essere ideologici o mistificanti di fronte ai limiti di
varia natura che possono
condurre ad optare per
processi valutativi più
economici, meno partecipati, ma che possano essere effettivamente recepiti dai destinatari, che
devono poterne cogliere il
valore aggiunto nella prospettiva di una maturazione organizzativa, sociale,
comunitaria.
È stato sottolineato come
esista spesso un gap tra i
processi e la valutazione:
spesso i progetti lavorano
su dimensioni complesse:
salute, benessere, capitale sociale, reti sociali,
ecc., mentre i sistemi di
valutazione si basano solo
su singoli aspetti perdendo di vista la complessità
dell‟oggetto (e spesso
quindi anche gli aspetti di
interazione tra i vari fattori). Valutazione partecipata significa lavorare su ciò
che c‟è, sulle basi di appoggio, sui punti di forza.
La Partecipazione è sia
una strategia per uscire
dalla logica controllorecontrollante ma anche la
presenza di una dimensione attiva: essere contemporaneamente motori e
fruitori del processo. Utilizzare quindi strumenti non
standard, ma costruiti con
i valutati, anche quando si
utilizzano strumenti standardizzati questi vanno
resi utilizzabili dai fruitori.
Mai utilizzo di strumenti
auto-riferiti. Questo significa anche non riuscire
spesso a spiegare ai decisori politici l‟importanza
della valutazione in generale come strumento di
sviluppo. I politici nella
migliore delle ipotesi hanno in testa il tema, il concetto di valutazione come
di una rendicontazione.
Necessario è partire dalla
negoziazione con la committenza su che cosa è
utile e rilevante valutare,
partendo dalla affermazione: “alla fine del processo
io ti dirò come è andata”,
introducendo quindi una
possibilità di dialogo su
“cosa vale la pena valutare, cosa vogliamo valutare”. Scambi di umori, oltre
che di idee, condivisione
di esperienze relative ad
una società in cui i giovani
psicologi devono coltivare
le risorse proprie della
formazione psico-sociale,
metodologiche e relazionali, per operare in comunità resistenti quanto bisognose di cambiamento.
Il workshop non vuole
essere solo un momento
formativo chiuso, tanto
che si è deciso di costituire un gruppo che possa
attivamente lavorare sul
tema a partire dall'elaborazione di un manifesto
della Valutazione Empowering ad altre azioni
strategiche (ad esempio
una pagina dedicata di
wikipedia, condivisione di
articoli, etc.). Un modo
questo sia di condividere
e lavorare insieme all'interno della nostra comunità SIPCO ma anche di
promuovere e tutelare la
nostra professione e le
nostre specifiche competenze.
Ovviamente un gruppo di
lavoro-interesse non può
nascere come esclusivo
ed escludente e così se
altri soci sono interessati
a farne parte vi invitiamo
a scriverci a [email protected]
Maura Benedetti, Luana
Valletta, Francesca Ammogli, Chiara Cifatte, Rosita Giunti, Fausto Petrini,
Debora Vecchiettini
Il punto di vista dei formatori
Norma De Piccoli
È vero che il "nostro approccio" implica un cambiamento di prospettiva, e
sappiamo quanto ogni
cambiamento inneschi
resistenze, ecc.
Concretamente credo che
la sfida non sia quello di
presentare un NUOVO
modello di valutazione ,
ma di INTEGRARE i modelli "classici" con altro (es.
aggiungere a griglie di
valutazione standardizzate anche altri strumenti e
indicatori più "partecipati"). Non è una contrapposizione tra prospettive, ma
una sinergia tra esse...
Essere portatori di cambiamento e di innovazione
è faticoso, ma anche entusiasmante...
Stefano Gheno
Formare e formarsi alla
valutazione empowering
Ho sempre pensato che
valutare faccia bene
all‟empowerment di persone, gruppi e comunità,
dopo l‟esperienza padovana devo aggiungere che
anche il formarsi alla valutazione fa bene all‟empowerment.
Non fosse altro che per il
fatto che lavorare sulla
valutazione empowering
ha consentito di promuovere l‟empowerment del
gruppo dei partecipanti,
ingaggiato – come leggiamo anche in questa sede
– dalla proposta di Norma
De Piccoli di promuovere
un manifesto dedicato al
tema e quindi assuntore
di nuove responsabilità
nei confronti della comunità degli psicologi di comunità (si potrà dire?).
Sono stati due giorni davvero interessanti quelli
trascorsi lavorando con i
giovani SIPCO: un “vero”
Il premio Sipco 2013,
messo a disposizione
nell'ambito del nono convegno padovano “La prevenzio nella scuola e nella
comunità” per il miglior
poster, è andato a Lorenza Da Re. Presentiamo di
seguito un estratto del
lavoro premiato. Per leggere l'articolo per intero e
visualizzare il poster vai
su www.sipco.it
Negli ultimi decenni,
l‟Università italiana è fortemente cambiata. Oggi
arrivano all‟Università
anche giovani che possono avere alle spalle un
debole background culturale ed un curriculum scolastico non finalizzato al
proseguimento degli studi.
Si tratta dunque di studenti che trovano spesso
difficoltà nell‟inserirsi in
un insegnamento di tipo
universitario (Crui, 1995).
L‟Università di Padova, a
partire dal 2001, ha promosso azioni di supporto
workshop in cui potersi
formare attraverso un
percorso proposto e condiviso con altri. Il dialogo
co-costruttivo che ha – di
fatto – rappresentato la
cifra metodologica del
laboratorio è stata
un‟occasione di sviluppo e
di pensabilità per tutti.
Oltre a ciò devo testimoniare la mia personale
soddisfazione circa la
possibilità di un confronto
così fecondo e così interessante. Sono sempre
più convinto – e Padova
ha contribuito a rafforzare
tale convinzione – che per
lo psicologo di comunità
la competenza valutativa
non sia in nessun modo
opzionale, anzi rappresenti un valore aggiunto che
questi può portare in contesti di intervento al tempo stesso vicini e lontani,
ad esempio quello delle
organizzazioni di lavoro.
Quindi procediamo, mantenendo saldo il principio
di integrazione generativa
(viva la cucina fusion!)
così tipico della nostra
disciplina, che vede di
fatto ogni valutazione
come l‟occasione di un
possibile avvio del cambiamento. Grazie a tutti
per l’occasione.
per i propri iscritti e per
coloro che fossero anche
solo interessati ad iscriversi. A partire dal 2003,
le azioni di supporto sono
state attuate secondo le
logiche del peer tutoring,
ossia quella “pratica educativa attraverso cui gli
studenti più competenti
aiutano studenti meno
competenti ad apprendere nell‟ambito di un lavoro
cooperativo in coppia o in
piccolo gruppo attentamente organizzato” (Torre,
2006). Il Tutor Junior
dell‟Università di Padova è
uno studente “capace e
meritevole” che, partecipando ad una selezione
pubblica per titoli e ad
una prova di accertamento, decide di mettere a
disposizione dei propri
compagni, dello stesso
ordine ma di esperienza
inferiore, una parte del
proprio tempo. Egli svolge
funzioni di mediatore del
sistema universitario, di
facilitatore della comunicazione e dell'apprendimento e di supervisore del
contesto formativo al fine
di favorire la buona prosecuzione degli studi dei
nuovi compagni.
La prima fase della ricerca
ha previsto un riesame
della letteratura esistente
sul tema trattato. Successivamente c‟è stata una
ricostruzione delle azioni
e delle attività realizzate
dal Servizio Tutorato, con
particolare riferimento al
ruolo che Tutor in relazione alle azioni ed agli interventi attuati per contrastare la dispersione universitaria. È stata poi condotta
un‟indagine di tipo CAWI
(Computer-Assisted Web
Interviewing) con riferimento ad una coorte di
8.473 studenti, immatricolati in 101 Corsi di Laurea triennale dell‟Ateneo
di Padova nell‟anno accademico 2006/07 (Clerici
et al., 2012). La rilevazione è stata condotta nei
primi mesi del 2012,
quando erano trascorsi
poco più di 5 anni
dall‟avvio della carriera
universitaria. Scopo generale dell‟indagine è stato
valutare come gli aspetti
strategici, motivazionali
ed emotivi siano collegati
alla carriera universitaria,
e elaborare un profilo
degli studenti che abbandonano o rallentano gli
studi, come pure degli
studenti che li completano
in modo regolare (Clerici
et al., 2012). [...]
Anno XV, Numero 28
Report
convegni
Pagina 9
XIII Congresso europeo di Psicologia a
Stoccolma
Condividere
le esperienze
Report
convegni
Pagina 10
Il XIII Congresso Europeo
di Psicologia si è svolto a
Stoccolma dal 9 al 12
luglio 2013, un‟occasione
di conoscenza, di contatti
e di scambi culturali e
scientifici. Molteplici le
presenze e i diversi settori
scientifici disciplinari della
psicologia rappresentati.
La task force su
community psychology
dell‟European Federation
of Psychologist‟s Associations (E.F.P.A,) al congresso ha avuto un significativo riconoscimento per lo
sviluppo della disciplina in
Europa e, nell‟assemblea
generale dell‟EFPA, è stata trasformata in comitato
permanente per
la psicologia di
comunità.
Nell‟ambito del
congresso Caterina Arcidiacono
dell‟Università
di Napoli Federico II, in quanto
presidente
dell‟ECPA
e
membro associato dell‟EFPA,
ha contribuito al
dibattito scientifico in psicologia di comunità sullo
sviluppo di scenari futuri.
Nell‟ambito della commissione EFPA, Bruna Zani
dell‟Università di Bologna,
di cui è membro, ha portato avanti il lavoro sulla
formazione in psicologia.
Attraverso i tre simposi
organizzati da Caterina
Arcidiacono si è attivato
un ampio dibattito
sull‟attualità della psicologia di comunità. L‟incontro
di diverse prospettive teoriche, di ricerca e di intervento dei referenti europei
e dei membri dell‟ECPA
ha dato grande visibilità
alla disciplina ponendo
diversi interrogativi sulle
competenze che nel lavoro sul campo lo psicologo
di comunità può utilizzare.
Più in generale lo scenario
entro il quale il dibattito
ha preso forma è stato
quello dettato oggi dalla
crisi economica e sociale
che ha generato ulteriori
forme di povertà e di conflitto con una non chiara
prospettiva futura. Al centro della discussione sono
state le competenze e i
metodi che lo psicologo di
comunità può utilizzare
con i cittadini che vivono
in contesti caratterizzati
da problemi ambientali,
sociali e politici.
Un primo simposio tenutosi nell‟ambito del convegno: Community Psychology Beyond World Crisis:
Visions and Tools (EFPA)
ha avuto lo scopo di descrivere l‟epistemologia
della psicologia di comunità dando particolare at-
tenzione all‟approccio
critico che la caratterizza
anche nelle pratiche di
intervento e di ricerca.
Particolare attenzione è
stata posta al contributo
che la psicologia di comunità offre in risposta ai
problemi sociali generati
dell‟attuale crisi socioeconomica collocandosi in
una zona di confine
(Lewin, 1951) per generare riflessività e azioni rispondenti ai bisogni emergenti. Ai lavori hanno preso parte Donata Francescato dell‟Università la
Sapienza di Roma con
una relazione dal titolo:
What Can Community
Psychology Offer to Reframe Social Problems in
World in Crisis? Caterina
Arcidiacono con un contributo dal titolo: Community
Psychology's Bedrock and
Visions in Coping with the
World Economic and Relational Crisis e Carr Nicho-
las del Child and Adolescent Mental Health Services sito in Norvegia ha
presentato una relazione
dal titolo: The European
Network of Community
Psychology as a Tool for
Transformation.
I relatori hanno apportato
un interessante contributo
rilevando gli effetti individuali, sociali della crisi
economica e gli strumenti
e gli ambiti di lavoro dello
psicologo di comunità.
Gli ambiti di intervento
peculiari sono emersi anche nel secondo spazio di
discussione gestito da Donata Francescato e da Walfgang Stark: Addedd Value
and Peculiarity of
C o mm un i ty
Psychology Interventions
(EFPA
sponsored symposium) che ha visto
la partecipazione
di José Ornelas
dell‟Università di
Lisbona sul tema:
C o mm un i ty
Psychology Contributions for Homelessness Interventions: The Housing First
Initiative; di Nicholas Carr
su: Community Suicide
Prevention: Building Resilience and Assessing Risk
in the Community. The
Contribution of Community
Psychology in Preventing
Suicides Among the Younger Population; di Patrizia
Meringolo dell‟Università di
Firenze: Local Intervention,
with a Community Based
Approach and an Action
Research, to Promote Foreign Students‟ Social Inclusion. I contributi presentati hanno evidenziato le
dimensioni di potere e i
conseguenti modelli di
oppressione e di discriminazione che agiscono contro determinati gruppi. Il
riferimento è stato ai processi che generano disuguaglianze e ai percorsi
per favorire conoscenze e
incontri. Il metodo consono
allo sviluppo di empowerment, di convivenza re-
sponsabile è quello partecipativo sia per la ricerca
sia per l‟intervento nelle
sue diverse declinazioni,
dando rilievo per i professionisti e per il ricercatore
alle relazioni e dunque a
metodi in grado di rilevare
e monitorare i processi
che si attivano.
Come sottolineato dalla
prof. Arcidiacono per promuovere la prospettiva
critica della psicologia di
comunità l‟interazione con
altre discipline costituisce
una caratteristica peculiare che viene enfatizzata
dall‟uso di metodi che
consentono di dar voce
alla cittadinanza. I metodi
partecipativi hanno, infatti, il potenziale per portare
allo sviluppo di una comunità di ricerca, demistificante dei tradizionali processi di ricerca.
L‟impiego di pratiche partecipative crea le condizioni per l‟attivazione di processi di cambiamento.
Tale approccio enfatizza il
potere della ricerca nel
dare voce alle persone
che soffrono di emarginazione e discriminazione.
La capacità di relazionarsi
con la diversità dell'altro e
la costruzione di relazioni
positive tra soggetti sociali
dalle diverse storie e caratteristiche costituiscono
infatti il know how che
caratterizza l‟approccio
partecipativo della psicologia di comunità e le sue
competenze. Pertanto il
simposio organizzato per
la discussione sui metodi
di ricerca che lo psicologo
di comunità può utilizzare
per rispondere ai disagi su
esposti ha offerto una
visione caratterizzante per
le sue competenze.
Gli interventi di Caterina
Arcidiacono, (The Troublesome Trinity of Grounded
Theory Methodology) di
Akhurst Jacqui della York
St John University, United
Kingdom (Community
Psychology and Qualitative Methods: Opportunities
for Building a Sound Research Base), di Fortuna
Procentese (Social Interdependence Dimensions
in Research Process and
Grounded Theory e di Patrizia Meringolo (Qualitative Methods to Explore
and Evaluate Self-help
Experiences).
Il dibattito avviato ha consentito di esplorare gli
interessi comuni con altri
settori scientifici disciplinari della psicologia e di
proporre ulteriori collaborazioni.
Ricordiamo con piacere
che il premio ricevuto per
la migliore presentazione
orale al congresso è stato
attribuito ai colleghi: Benedetti M., Francescato
D., Mebane M., Tomai M.,
Rosa V., Angrisani L., con
il lavoro su Hospital Clown
Therapy: a Study on its
Impact in a Pediatric Surgery Department, 13th
European Congress of
Psychology; in Behavioral
Medicine by The Swedish
Behavioral Medicine
Society (Svennk Beteendemedicinsk Forening,
SBF).
Fortuna Procentese
Iseo: IV Conferenza internazionale sul
sociodramma
La Conferenza si è svolta
a Iseo (Brescia) nella prima settimana di settembre 2013, con un titolo
sicuramente stimolante
per quanti si interessino
di promozione di cittadinanza attiva e di benessere di comunità: Per un
nuovo SENSO DEL NOI
Sociodramma e Sociatria
in un mondo responsabile.
Il convegno si è rivelato
all‟altezza delle aspettative, per i temi trattati e per
l‟alto numero di partecipanti, provenienti da più
di quaranta paesi diversi,
europei e non europei. Ed
ha costituito un‟occasione
di approfondimento sia
per quelli che sono direttamente impegnati in
action methods (sociodramma, teatro sociale,
animazione di gruppo e di
comunità) sia per tutti
coloro che sono interessa-
ti allo star bene in un
gruppo, in una istituzione,
in una comunità locale.
Come SIPCO abbiamo
proposto un simposio per
confrontare i rispettivi
punti di vista da condividere. Ne è nato un dibattito che – pur senza rinunciare agli approfondimenti
scientifici – si è arricchito
di uno scambio di esperienze e di saperi diversi e
ha visto una partecipazione e un‟attenzione ben al
di là di quanto solitamente si verifica all‟interno di
un convegno.
Il tema in discussione era
“Strumenti a matrice teatrale per il sostegno dei
processi di comunità. Possibilità, limiti, esperienze
in diversi contesti”, e i
partecipanti hanno presentato le loro realizzazioni in ambiti e situazioni
locali differenti, interrogandosi sul significato
degli strumenti di inter-
Anno XV, Numero 28
vento teatrale e/o sociodrammatico (laddove tali
termini si rivelano fin troppo stretti per riassumere
la poliedricità delle proposte), analizzando il possibile rapporto tra i percorsi
specifici e i macroprocessi di cambiamento
sociale e l‟impatto di tali
metodi sull‟efficacia delle
realizzazioni complessive.
Sotto la guida dei due
discussants, Elena Marta
per SIPCO e Chiara Baratti, psicodrammatista
dell‟Associazione Metodi
Attivi (che i soci SIPCO
hanno avuto modo di conoscere e di apprezzare in
occasione del IX Convegno di Psicologia di Comunità a Milano), il simposio
ha confrontato progetti
portati avanti con peculiarità e modulazioni che,
partendo da contesti specifici, cercavano un filo
conduttore di lettura comune.
Condividere
le esperienze
Pagina 11
Interventi
Focus:
Spin off universitario
Condividere
le esperienze
Pagina 12
Dall‟Università di Firenze
si è portata un‟esperienza
didattica,
in
cui
l‟insegnamento e l‟apprendimento della psicologia di comunità nella laurea magistrale in Psicologia si è avvalso di un laboratorio teatrale, in collaborazione con la Compagnia
Chille della Balanza, impegnata in città sulla promozione di una forma di teatro sociale sui temi della
follia e della marginalità.
Con questa opportunità
formativa si è cercato di
dedicare attenzione, spesso carente nel sistema
universitario italiano, alla
autoconsapevolezza, alle
emozioni individuali e al
significato degli scambi
relazionali, nella convinzione che il lavoro teatrale
possa essere un utile strumento per approfondire il
significato delle emozioni,
il modo di comunicarle e
le complesse sfaccettature delle relazioni interpersonali per i futuri psicologi
di comunità. I primi risultati, monitorati con una
ricerca valutativa realizzata con tutti i soggetti sociali coinvolti (studenti,
docenti, attori), hanno
dimostrato l‟utilità del
laboratorio e hanno portato a riproporlo negli anni
successivi.
Martorano, psicologo di
Nodi, proveniente da Faenza (Ravenna), ha presentato invece un intervento basato sul Sociodramma e sul Playback
Theatre come supporto ai
processi di conciliazione
lavoro-vita nelle organizzazioni sanitarie. In questo
tipo di lavoro la capacità
di relazionarsi all‟interno
dei team professionali è
senza dubbio una core
competence. Si è visto
come una formazione
basata su action methods
crei efficacemente la condivisione delle esperienze
professionali, la possibilità
di apprendere dalla esperienza dell‟altro e la capacità di decifrare e intervenire sulle dinamiche organizzative e di contesto. De
Marino
e
Martini
(Associazione Incontro,
Livorno e MartiniAssociati
di Lucca) hanno riferito un
interessante progetto
realizzato a Lucca due
anni fa sul tema della
convivenza civile, promosso in collaborazione con
l‟ente locale (Provincia di
Lucca). In tale occasione il
sociodramma di apertura
(Noi-altri – La convivenza
sociale nell‟esperienza e
nei vissuti dei partecipanti) è stato al centro della
riflessione sulle relazioni
di prossimità e di vicinato
e ha costituito il punto di
partenza per promuovere
l‟impegno individuale e
collettivo per la realizzazione di uno spazio di
convivenza e di benessere. Francescato e Benedetti (Università di Roma
La Sapienza) hanno presentato, con calore e ricchezza di spunti di discussione, il loro lavoro sullo
“sceneggiato”, strumento
narrativo utilizzato per
analizzare punti forza e
aree problema di chi abita
nei centri urbani, nelle
periferie e in piccole cittadine di provincia. La tecnica dello sceneggiato fa
parte delle tecniche di cocostruzione della conoscenza e si inserisce a
pieno titolo nella ricerca
partecipata. Il lavoro presentato ha illustrato un
percorso che ha coinvolto
tipologie diverse di contesti locali, all‟interno delle
quali ogni gruppo di partecipanti ha prodotto una
storia sulla propria comunità definendo un titolo,
un genere, dei personaggi
principali, una trama e un
finale, decidendo se mettere in scena il racconto o
semplicemente narrarlo.
Dotti (Iseo, ASL Brescia)
ha utilizzato uno sguardo
psicodrammatico e sociodrammatico per leggere il
cambiamento organizzativo, occupandosi in particolare della formazione
degli operatori sociosanitari, educativi e della cura.
Le tecniche usate hanno
dimostrato di poter favorire il passaggio dalla dimensione individuale del
problema, vissuto come
inadeguatezza del singolo,
a quella istituzionale e
gruppale, per elaborare
una risposta consapevole
e integrata al problema.
Plancher, attore, regista,
sociodrammatista (Centro
di Salute Mentale del Servizio Psichiatrico Territoriale di Portomaggiore,
ASL di Ferrara) ha presentato un progetto che si sta
svolgendo in ambito psichiatrico, per sperimentare l‟intreccio fra tecniche
d‟improvvisazione teatrale
e metodi psico-sociodrammatici. Con questo
contributo si torna al tema
della prima relazione,
ossia l‟importanza degli
strumenti teatrali per approfondire contenuti individuali e rendere più solide e consapevoli le relazioni di gruppo.
Da questa esposizione dei
temi emersi si può comprendere quella che ci è
sembrata una “naturale”
e possibile conclusione
dell‟esperienza di Iseo:
riteniamo, infatti, che questo filone di studio e di
intervento non vada abbandonato, e che si possano creare ulteriori luoghi di approfondimento,
sia in altri momenti di
incontro sia in spazi di
dibattito nelle nostre riviste. È importante infatti
tenerne traccia per far sì
che costituiscano un punto di riferimento, di discussione e di confronto
per quanti operino nel
sociale.
Patrizia Meringolo
Note dal convegno VOLONTARIATI IN CORSO
Il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia
e il Centro di Ricerche
Etnografiche e di Antropologia applicata “Francesca
Cappelletto” dell‟Università di Verona insieme al
Centro Servizio per il Volontariato della Provincia
di Verona (CSV) hanno
organizzato lo scorso 15
novembre un convegno
dal titolo “VOLONTARIATI
IN CORSO Interventi e
prospettive per un volontariato che cresce”.
Il convegno, che si è svolto presso l‟ateneo veronese, scaturisce dalla volontà di condividere con il
mondo associativo e quello accademico i frutti di
una collaborazione ormai
pluriennale tra gli enti
organizzatori. Obiettivo del
lavoro congiunto di questi
anni è sempre stato quello di promuovere
benessere
organizzativo,
motivazione e
permanenza nei
volontari, avvalendosi di un
prezioso scambio di prospettive, più accademiche e scientifiche da un lato
e più declinate
sulla realtà del
volontariato dall‟altro. Un
incontro tra università e
territorio insomma che ha
prodotto dati interessanti
e proposte operative concrete per le associazioni.
All‟apertura, nella sala
ghermita di studenti e
volontari, Chiara Tommasini, presidente del CSV di
Verona, e Anna Maria
Meneghini, ricercatrice
dell‟Università di Verona,
portano i saluti di CSV e
Università.
Le prime due presentazioni riguardano il progetto
VOLONTARIATO PUNTO
ORG: aspetti organizzativi
delle associazioni di volontariato che influiscono
su soddisfazione e permanenza realizzato grazie ad
un co-finanziamento tra
Ateneo veronese, Dipartimento di Filosofia, Peda-
gogia e Psicologia e CSV.
La ricerca (responsabile:
Anna Maria Meneghini) si
è svolta nell‟arco di un
anno come prosecuzione
e approfondimento di
dell‟indagine DIMENSIONE VOLONTARIO: Fattori
che favoriscono impegno
e permanenza nelle Organizzazioni di Volontariato,
sempre condotta in sinergia tra il CSV e Università.
I principali risultati cui i
ricercatori sono pervenuti
sono presentati da Alessio
Nencini che spiega come
le dinamiche organizzative
interne alle quattro associazioni coinvolte, e in
particolare il clima organizzativo, si siano rivelate
elementi chiave in termini
di motivazione dei volontari a mantenere il loro
impegno.
È quindi la volta di Silvia
Sartori che spiega come
in VOLONTARIATO PUNTO
ORG: aspetti organizzativi
delle associazioni di volontariato che influiscono
su soddisfazione e permanenza, il ruolo del CSV sia
stato quello di fare da
ponte tra mondo della
ricerca e territorio, sulla
base della posizione privilegiata che il CSV ricopre
come osservatorio del
mondo del volontariato.
Ma come attuare quanto
la ricerca suggeriva? Come spiega referente del
progetto per il CSV, affinché la ricerca diventasse
veramente AZIONE è stato
pensato e realizzato un
corso di formazione dal
titolo Chi trova un volontario trova un tesoro caratterizzato da alcuni elementi
innovativi rispetto alla
tradizionale offerta formativa del CSV. Il primo elemento di novità è scaturito dalla riflessione che i
percorsi formativi sono
generalmente rivolti alla
persona (singolo volontario) e rischiano di perdere
di vista il fatto che a quel
partecipante spetta poi il
ruolo di “enzima” entro la
propria associazione. Egli
è infatti tenuto a portare
in associazione ciò che
sviluppa durante il corso
per creare i presupposti
del cambiamento a livello
collettivo. In questo caso il
corso è stato rivolto
all‟associazione e non ai
singoli, attraverso il ricorso ad un investimento
“formale” nei confronti del
partecipante. Altra novità
riguarda l‟aspetto metodologico: oltre alle lezioni
frontali e ai focus group ci
si è avvalsi del
coaching (anche
di 10 incontri per
ciascuna associazione) ad opera di consulenti
che si occupano
di organizzazione. Questo ha
permesso di far
fruttare i risultati
più
“generali”
dello studio su
una dimensione
“individuale”, cioè modellandoli sulla singola associazione, rispetto alle proprie caratteristiche, peculiarità ed esigenze specifiche. Si sono perciò realizzati percorsi di cambiamento ad hoc per valorizzare le attività entro ciascuna organizzazione.
Alle 10 associazioni che
hanno realizzato il progetto di cambiamento maturato nel percorso di coaching e che con grande
impegno hanno dato valore all‟attività organizzativa, impegnandosi a favorire le condizioni per la loro
permanenza, nel corso del
convegno viene consegnato l‟attestato Vale il Tempo. Al termine della consegna degli attestati prende
la parola il direttore del
CSV Fabio Fornasini che
Anno XV, Numero 28
Condividere
le esperienze
Pagina 13
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Condividere
le esperienze
introduce Irene Magri
(CSV), Marta Cenzi
(Fondazione Cariverona) e
Luigi Angelino (presidente
del comitato “Valutazione
marchio Merita Fiducia”). I
tre interventi ruotano tutti
intorno al tema della trasparenza: se le questioni
del fund raising e del
people raising sono priorità da sempre del mondo
associativo, sempre più
esse si legano all‟immagine che le organizzazioni di
volontariato offrono ai loro
interlocutori. Il marchio
Merita Fiducia, marchio
etico regionale, spiega
Irene Magri, nasce proprio
con la finalità di rispondere al crescente bisogno
delle organizzazioni di
volontariato di muoversi
con trasparenza e di creare un clima di fiducia entro l‟attuale scenario di
crisi del welfare e di riduzione delle risorse pubbliche. Il trend delle attestazioni dalla sua nascita
(2009) ad oggi, testimonia
quanto il mondo dell‟associazionismo veronese ne
abbia colto l‟importanza.
Marta Cenzi relaziona
sull‟importanza e il valore
della rendicontazione
portando il punto di vista
di un Ente (la Fondazione
Cariverona, appunto) che
per statuto e mission è
chiamato a perseguire
scopi di utilità sociale e di
promozione dello sviluppo
economico erogando contributi ad enti e organismi
non profit. Infine Luigi
Angelino evidenzia come
oggi ciascuna associazione non possa esimersi dal
lavorare in rete e dal ricorrere ad una comunicazione efficace: entro siffatto
quadro il relatore mostra
l‟importanza che il marchio Merita Fiducia ricopre. Momento della giornata molto atteso è la
consegna degli attestati
alle 13 associazioni che si
sono “meritate” l‟attribuzione o il rinnovo del marchio Merita Fiducia. È la
presidente del CSV che le
chiama una ad una per
ritirare il riconoscimento
nelle mani dei loro rappresentanti. In questo clima
festoso, cui contribuisce
anche l‟ottimo e ricco
aperitivo preparato dai
bravissimi ragazzi dell‟
Associazione Italiana Assistenza Spastici, si chiude
la mattinata.
Apre i lavori pomeridiani
la direttrice del Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia Luigina
Mortari affermando come
la ricerca-intervento sul
volontariato sia un‟azione
ad alto valore politico ed
etico: a suo parere la ricerca nel mondo accademico dovrebbe essere
valutata in base alle risposte che fornisce alle domande essenziali della
società. La caratteristica
del volontariato quale
fenomeno vivo è il filo che
unisce i quattro interventi
del pomeriggio. Inizia Elena Marta dell‟Università
Cattolica di Milano con
alcune considerazioni sul
volontariato giovanile. A
suo parere c‟è una grossa
potenzialità di impegno
sociale nei giovani che
non trova spazio perché
troppo spesso ci fossilizziamo su un “fare volontariato” che rientra in categorie vecchie. La generazione dei giovani sta cer-
cando nuovi modi di fare
volontariato e perciò dobbiamo trovare proposte
innovative per incrociare i
sogni, i desideri, i bisogni
dei giovani che vogliono
manifestare i valori civici di
cui sono portatori. I risultati
della ricerca condotta dal
suo gruppo sui ragazzi del
Servizio Civile Volontario
evidenziano come esso sia
una modalità di promuovere cittadinanza, crescita
personale e lavorativa per
coloro che lo hanno scelto:
alla luce di questi effetti è
dunque possibile pensare
a questa istituzione come
una modalità di promozione della partecipazione,
della cittadinanza e del
senso civico nei giovani. A
seguire il progetto MentorUp, del Laboratorio Link
dell‟Università di Padova,
per gli studenti dell‟ateneo
patavino, finalizzato allo
sviluppo della responsabilità sociale e alla diffusione
dei valori del volontariato.
Di Servizio Volontario Internazionale parla Anna Maria
Meneghini. Gli studi in
quest‟ambito sono ancora
molto scarsi ma è possibile
riscontrare come sia un
fenomeno che si sta sempre più diffondendo. A
chiudere è la relazione di
Diego Romaioli e di Paola
Rossi (Direttrice del Centro
di Servizio per il Volontariato Mantovano) sul volontariato episodico, sulla rappresentazione che i partecipanti hanno di questa
nuova forma di volontariato, sui suoi limiti e i suoi
vantaggi. Maggiori informazioni sulla giornata, sul sito
http://www.csv.verona.it/
Anna Maria Meneghini
Summer school “Mixed Method from design to
dissertation”- 22/23 Luglio Chapel Hill, NC
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In questo contributo riporto la mia esperienza alla
summer school sui mixed
methods (che non sono
confondersi con i “Modelli
misti” in statistica) e condivido con i soci SIPCO
alcune riflessioni relative
all'integrazione tra ricerca
quantitativa e qualitativa
nella nostra disciplina.
L‟obiettivo del seminario,
tenuto dalla prof.ssa Paula Carder (Portland State
University) era quello di
offrire una panoramica
sullo stato dell‟arte dei
mixed methods. La prima
giornata del corso è stata
dedicata alla descrizione
del razionale di questi disegni di ricerca, alle diverse
definizioni degli autori più
accreditati, alla storia della
loro evoluzione, anche in
termini paradigmatici, e
all‟introduzione dei principali disegni di ricerca individuati in letteratura.
La seconda giornata ha
visto l‟approfondimento
dei disegni di ricerca e la
discussione di progetti di
ricerca dei partecipanti,
seguita da un dibattito
sulle sfide e le opportunità dei mixed methods
nelle diverse aree disciplinari, tra cui la psicologia.
Sebbene l‟affiancamento
di metodi qualitativi e
quantitativi non sia nuovo
nella ricerca in diverse
discipline (si veda per
esempio l'articolo classico
di Greene e colleghi del
1989 nell'ambito della
ricerca valutativa), recentemente è cresciuto l'interesse da parte della comunità scientifica rispetto
alla sistematizzazione dei
diversi disegni di ricerca
possibili e alla riflessione
metodologica sulle modalità di integrazione dei
dati. Se vi è accordo nel
ritenere che il razionale
alla base dell'utilizzo dei
mixed methods sia che
"l’uso di metodi qualitativi
e quantitativi in combinazione consente di ottenere una migliore comprensione dell‟oggetto di ricerca rispetto all‟utilizzo di
ciascun metodo singolarmente” (Creswell & Plano
Clark, 2007; p. 5), attualmente il dibattito si concentra su quale sia il paradigma di riferimento e
sulla sistematizzazione
dei disegni di ricerca possibili.
Se il post-positivismo è
spesso associato alla ricerca quantitativa e il
costruzionismo a quella
qualitativa, non vi è accordo rispetto a quale sia il
paradigma di riferimento
dei mixed methods. Alcuni
autori, tra cui Morgan
(2013), individuano nel
pragmatismo quello più
appropriato. Questo si
basa su una filosofia pratica e più vicina alla ricerca
applicata con l'intenzione
di superare la dicotomia
post-positivismo-costruzionismo. Altri (Greene &
Caracelli, 2003) propongono una visione dialettica in cui l'utilizzo,
all‟interno di uno stessa
ricerca, di diverse prospet-
tive paradigmatiche, anche in contraddizione tra
loro, sarebbe possibile.
Da un punto di vista metodologico esistono diverse
forme di mixed methods
e, pur esistendo differenze terminologiche tra i
diversi autori, vi è un certo
accordo nella loro caratterizzazione. Una volta definito l‟oggetto e gli obiettivi
di ricerca, le principali
decisioni che il ricercatore
deve prendere in fase di
pianificazione sono in
merito al tempo (metodo
qualitativo e quantitativo
in parallelo o in sequenza,
e, se in sequenza, quale
metodo precede l‟altro) e
in merito alla maggiore
rilevanza, o meno, di un
metodo rispetto all‟altro.
È, infine, necessario esplicitare come dati qualitativi
e quantitativi vengono
integrati, per esempio
operando una vera e propria combinazione tra i
datasets, oppure trasformando un tipo di dati
nell'altro o, infine, solo a
livello di interpretazione
dei risultati.
Rifacendosi alla categorizzazione di Cresswell &
Plano Clark (2007), un
esempio comune di disegno di ricerca è il
“Disegno parallelo convergente” in cui i risultati di
uno studio quantitativo
(es. una ricerca correlazionale) sono confrontati e
integrati con quelli di uno
studio qualitativo condotto in contemporanea (es.
delle interviste narrative).
In
qu es to
d is eg n o
l‟integrazione dei dati può
avvenire a diversi livelli
oltre a quello dell‟interpretazione dei risultati. Un
esempio di ricerca di tipo
sequenziale è, invece, il
diffuso “Disegno esplorativo sequenziale” in cui uno
studio esplorativo qualitativo con interviste o focusgroup, volto a sviluppare
le procedure di un esperimento, gli item di
un‟indagine o esplorare
un fenomeno poco conosciuto, viene seguito da
uno studio quantitativo.
In Psicologia di comunità
l'utilizzo di metodi e stru-
menti di ricerca qualitativi
e quantitativi all'interno
della stessa ricerca e/o
intervento ha una lunga
storia. Pensiamo, per esempio, alla natura dei
diversi profili di comunità
(Martini & Sequi, 1995;
Francescato & Tomai,
2002), alcuni, come quello demografico, costituito
da dati hard, altri, come
quello relativo al futuro,
decisamente orientato
verso l'utilizzo di interviste
e focus group. La ricercaazione partecipata, poi,
privilegia, per le sue caratteristiche di collaborazione con i destinatari e di
connessione tra ricerca e
azioni, le tecniche di ricerca qualitativa, ma non
mancano esempi i cui si
opera un affiancamento
con una survey (Cashman
et al., 2008) o in cui una
fase qualitativa orienta la
successiva raccolta dati
quantitativa (Israel et al.,
2006).
Nel lavoro con i territori,
d'altra parte, entrano in
gioco anche dinamiche
che hanno meno a che
fare con l'ambito della
ricerca e più con le dinamiche relazionali e di legittimazione della ricerca
nei confronti degli stakeholders e dei membri della comunità in cui, spesso,
vige ancora un pregiudizio
di scarsa scientificità dei
risultati della ricerca qualitativa.
Nella mia esperienza di
ricerca con un quartiere di
Milano, per esempio, l'utilizzo di entrambi i metodi
di ricerca in parallelo ha
sostenuto la credibilità
scientifica della ricerca
agli occhi degli interlocutori agevolando la collaborazione dei membri della
comunità. In conclusione,
in Psicologia di Comunità
si fa ampio utilizzo dei
mixed methods, ma la
ricerca e l'intervento coi
territori potrebbe giovare
di un maggior grado di
riflessione, specialmente
metodologica, sul loro
utilizzo.
Anno XV, Numero 28
Condividere
le esperienze
Giovanni Aresi
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Titolo notiziario
Laboratorio per le risorse informali che
generano salute: Associazione Eudossia
La ricerca "giovane"
si racconta
Intervento
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La Regione Piemonte nel
2005 ha attivato sul proprio territorio i Profili e
Piani di Salute (PePS)
definendoli come “lo strumento con cui la comunità
locale, a livello distrettuale, definisce il proprio profilo di salute, individua gli
obiettivi di salute e produce Linee Guida volte a
orientare tutte le politiche
del territorio, radicalmente e rigorosamente vagliate dal punto di vista della
salute”.
Il PePS è quindi uno strumento utile per pianificare
interventi di prevenzione e
promozione della salute
su tutto il territorio ed
esige la partecipazione
degli Enti Locali. Ciò implica un importante cambiamento culturale, perché
l‟attenzione è posta su
fattori cruciali quali la
qualità e l‟efficienza
dell‟assistenza sanitaria,
ma
soprattutto
l‟attenzione al contrasto
delle disuguaglianze sociali, l‟investimento in
politiche territoriali che
coinvolgano Enti non sanitari, fino ad organizzazioni
senza scopo di lucro e
gruppi informali.
Tra i principali obiettivi di
tale percorso vi è sicuramente la volontà di stimolare la consapevolezza e
la responsabilizzazione
dei cittadini nella gestione
della propria salute, sensibilizzare gli Amministratori
sull‟inclusione di criteri e
obiettivi di salute nelle
scelte di politica locale e
di promuovere tra i tecnici
un approccio non esclusivamente sanitario alla
salute e agli stili di vita
della comunità locale. Il
Piano di Salute contiene
la descrizione dello stato
di salute e dei determinanti di salute di un territorio, incluse le aree di
criticità e di bisogno nonché le risorse di cui la
comunità dispone. E uno
strumento utile per conoscere il territorio, stimolare un processo di discus-
sione e analisi critica che
coinvolga gli attori della
comunità locale, programmare le politiche e gli interventi per migliorare le
condizioni di vita dei cittadini.
Il Piano di Salute, che
subentra nella fase successiva al Piano, indica le
priorità da affrontare e gli
obiettivi da perseguire in
un determinato contesto
di riferimento e rappresenta il risultato finale di
un processo di selezione
delle priorità di intervento
e individuazione dei determinanti di salute su cui
agire (la scelta è il prodotto della collaborazione tra
strutture sanitarie, enti
locali e cittadini).
Si tratta di uno strumento
ideale per le pratiche di
partecipazione, dove anche i non addetti ai lavori
possono essere coinvolti
nella selezione delle priorità e nella messa a disposizione di energie e risorse per affrontare i problemi di salute di un territorio. Questa direzione è
stata imboccata in Piemonte dal Distretto di
Orbassano dell‟Azienda
Sanitaria Locale Asl To3 a
distanza di alcuni anni
dall‟istituzione del proprio
“Laboratorio PEPS” finalizzato alla realizzazione del
Profilo di Salute.
Inizialmente la definizione
del Profilo ha visto la partecipazione delle sole
amministrazioni dei sei
Comuni del Distretto: Beinasco, Bruino, Orbassano,
Piossasco, Rivalta T.se e
Volvera.
L‟attività del Laboratorio,
in collaborazione con diversi tecnici dell‟ambito
socio-sanitario, ha dato
vita ad un Piano condiviso
tra i sei Comuni. La fase
successiva ha visto la
necessità di rendere pubblico tale lavoro condividendolo con i cittadini, ma
ciò a comportato non poche difficoltà.
Da un lato si è vista una
scarsa presenza di pubbli-
co alle serate organizzate
per trattare con i cittadini
temi legati alla salute, e
dall‟altra è emersa una
difficoltà ad intercettare le
risorse del territorio, come
se i Piani fossero rimasti a
un livello alto, istituzionale,
privo della capacità di mettersi in contatto con le reti
che i cittadini attivano autonomamente, e con i problemi avvertiti da questi
ultimi.
I partecipanti dei laboratori
fino ad allora organizzati
erano ben consapevoli che
non era possibile limitarsi
a valorizzare i soli servizi
messi a disposizione dalle
amministrazioni e dalle
aziende sanitarie, già segnati da tagli e scarsità di
mezzi. Inoltre si avvertiva
una certa difficoltà ad intercettare le energie racchiuse nella comunità, che
pure erano presenti anche
se non avevano avuto fino
ad allora titolo di essere
affiancate alle risorse formali. Il Piano, in altri termini, non era ancora stato in
grado di intercettare e di
leggere nelle comunità di
riferimento il capitale sociale inteso come i processi che si instaurano tra le
persone e che facilitano il
coordinamento e la cooperazione nell'ottica di un
vantaggio reciproco. Per
questo motivo nella seconda metà del 2012 il Distretto sanitario ha promosso presso i 6 Comuni
del territorio un percorso
formativo rivolto a 30 partecipanti, in cui gli amministratori insieme a cittadini
particolarmente attivi o
semplicemente interessati
ai temi del laboratorio fossero coinvolti in una rilettura del Piano di salute così
come era stato fino ad
allora elaborato. Il lavoro,
coordinato da due facilitatori, ha previsto momenti di
approfondimento sul valore della progettazione partecipata, gruppi di lavoro
su temi specifici e indagini
sul campo. I partecipanti
sono stati invitati ad indivi-
duare quelle attività presenti sul territorio, mai
intercettate fino ad allora,
i cui prodotti contribuivano a realizzare salute e
benessere tra i beneficiari. Allo stesso tempo è
stato chiesto loro di incontrare i cittadini attivi in
modo da raccogliere informazioni, oltre che adesioni, per riscrivere un Piano
ben più ricco che prevedesse la compartecipazione di soggetti normalmente distanti dai tavoli istituzionali. Il laboratorio ha
previsto 6 incontri e si è
svolto in un arco temporale di 6 mesi. Al termine
dei lavori è stato prodotto
un ricco repertorio di risorse, attività istituzionali e
iniziative informali e una
serie di proposte progettuali. Consapevoli che gli
incontri costituivano solo
un primo passo di un nuovo modo di elaborare i
Piani di salute, i partecipanti sono stati concordi
nel presentare l‟iniziativa
presso le proprie amministrazioni così da promuovere uno stile di lavoro in
cui la partecipazione e la
concertazione potesse
diventare un pilastro portante in questo settore
della programmazione
comunale e sanitaria.
Le esperienze che sono
emerse dalla ricerca dei
partecipanti hanno portato in primo piano esperienze particolarmente
interessanti basate sulla
condivisione di risorse,
sull‟aiuto reciproco, e sullo sviluppo di nuove capacità, che possono ripercuotersi positivamente
sulla salute e sul benessere degli individui. Alla fine
del percorso si è avvertito
tra i partecipanti il senso
della costruzione del bene
pubblico. Un ambito pret-
tamente istituzionale come quello sanitario e
dell‟amministrazione del
territorio ha integrato la
visione dei cittadini, accogliendone idee e competenze che possono essere
messe a disposizione del
governo della comunità
per il perseguimento
dell'interesse generale.
Anche se si è trattato di
un approccio lungi dal
considerarsi consolidato,
lo stile di lavoro che ha
integrato le prospettive e
le tecniche della psicologia di comunità, può essere
introdotto nella realizzazione dei Piani e profili di
salute e generare modi
alternativi di contribuire
alla loro realizzazione.
Alessandro Coppo e
Cristiano Piccinelli,
Anno XV, Numero 28
Associazione Eudossia
Info: [email protected]
La rubrica per raccogliere idee
e progetti di interesse
collettivo
La scuola a sostegno della
cultura adottiva: inserimento scolastico del minore straniero adottato
La proposta si articola
attorno
al
tema
dell‟adozione di minori
stranieri: le due aree –
familiare e scolastica –
dalle quali dipende la possibilità del minore di ricucire gli strappi della propria storia passata devono
incontrarsi e lavorare insieme. A rafforzare
l‟urgenza di intervenire in
modo coordinato troviamo: 1. la circolare del
MIUR 3484 dell‟11 giugno
2012: buone prassi applicate a favore dei minori
adottati; 2. il protocollo
d‟intesa firmato tra il Miur
e il CARE il 26 marzo
2013 col quale si chiede
di procedere nelle differenti realtà territoriali alla
nomina di referenti negli
USR e nelle scuole.
Ciò che stiamo facendo in
Sicilia è creare una rete
territoriale di sostegno
all‟inserimento scolastico
del bambino adottato,
ampliando il dialogo tra
servizi educativi, famiglie
e comunità. Abbiamo avviato una ricerca-azione con
la finalità di mappare,
nelle scuole primarie, sia
gli aspetti di costruzione
sociale del fenomeno adozione a scuola; sia
l‟esistente, cioè le buone
prassi poste in essere dai
docenti, nelle scuole dove
si registra la presenza di
minori adottati.
Le Aree indagate
Famiglia adottiva rappresentata: le motivazioni
che spingono la coppia a
intraprendere un percorso
adottivo, le difficoltà che
può incontrare la famiglia
prima, durante e nel postadozione.
Bambino adottato rappresentato: chi è e quale
ruolo svolgono le origini.
Inserimento scolastico:
difficoltà che può incontrare
l‟insegnante
nell‟inserimento scolastico, conoscenze legislative,
bisogni formativi in
quest‟area di competenza, compiti e priorità della
scuola, importanza del
lavoro di rete.
Indagine sull’esistente:
progetti didattici attivati in
presenza di un minore
straniero adottato in aula.
“Fatiche di contesto”:
fiducia reciproca tra tutti
gli attori scolastici e misura della situazione scolastica (Santinello, Bertarelli, 2002), che pure ridimensionano la possibilità
di innovare la didattica.
La ricerca è già stata avviata nelle sedi di Palermo, Bari e, presto, Roma.
Invitiamo chi fosse interessato a estendere la
ricerca in altre parti d'Italia a contattare Cinzia
Novara
all'indirizzo
adozionescuola.pa
@gmail.com
Hai voglia di contribuire al Manifesto della Valutazione Empowering?
Non esitare a scriverci: [email protected] (per dettagli si veda articolo pag. 7/9)
Post it
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Transition Town as a tool for the change
Anna Zoli
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
La ricerca
“giovane” si
racconta:
i dottorandi
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Profilo professionale
Anna Zoli ha conseguito la
laurea triennale in Comunicazione di massa
(2008) e la laurea magistrale in Comunicazione
pubblica, d‟impresa e
pubblicità (2010) presso
l‟Università di Macerata,
entrambe con lode. Con la
tesi triennale “Lo stereotipo del pericolo omosessuale nei documenti ufficiali
della Chiesa cattolica” ha
analizzato il discorso omofobico e le argomentazioni
ideologiche della dottrina
cattolica; vincitrice Premio
UAAR 2009. Con la tesi
magistrale “Parlare di
omosessualità a scuola.
Qualità e opportunità della formazione nel contesto
scolastico” ha indagato gli
aspetti di omofobia ed
eterosessismo nei contesti scolastici, collaborando
con il Progetto Scuola
Cassero (Arcigay di Bologna) e svolgendo un periodo di ricerca presso GALE
(Global Alliance for LGBT
Education) ad Amsterdam;
vincitrice del Premio Leo
Birzoli 2011. Ha partecipato a numerosi convegni
e workshop internazionali.
È socia attiva dell‟Osservatorio di Genere di Macerata, con cui ha organizzato le “Letture LGBT”
all‟interno del progetto
Lost in Library (Macerata,
2103). Nel 2009 ha partecipato come tirocinante
attiva al progetto internazionale “PEACE Crosscultural understanding”,
in Polonia.
Dal 2011, Anna svolge un
Dottorato di ricerca in
Human Sciences, curriculum Behaviour and Social
Relations Sciences, presso il Dipartimento di
Scienze dell‟Educazione e
della
Formazione
dell‟Università di Macerata. Nel 2012 è stata PhD
visiting student alla Saint
Cloud State Univesrity,
Minnesota (USA) e, da
settembre 2013, è PhD
fellow student alla York St.
John University, York (UK)
sotto la supervisione della
professoressa Dr. Jacqueline Akhurst.
Progetto di ricerca
Transition Towns as a tool
for social change. The
case study of Monteveglio, Italy. Tutor Prof.ssa
Barbara Pojaghi, supervisor Dr. Jacqueline Akhurst. Il progetto di dottorato ha in oggetto le Transition Town, ovvero un
movimento culturale, nato
in Inghilterra nel 2006 e
oggi diffuso in tutto il
mondo, impegnato nel
traghettare la nostra società industrializzata
dall‟attuale modello economico, basato su una
vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle
risorse, a un nuovo modello sostenibile, non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello
di resilienza (Hopkins,
2008). Inoltre, esso intende stimolare una transizione interiore: raggiungere
un reale benessere personale, rilanciare i legami
sociali tra le persone e,
nel lungo termine, costruire comunità. La ricerca ha
una natura profondamente
t ra n s d is c i p l in a r e
(Morin, 1999). Le tematiche ambientali del picco
del petrolio (Hubbert,
1956; Hirsch, 2005) e del
cambiamento climatico
(IPCC, 2007; Stern,
2007), hanno diretto lo
studio verso la storia
dell‟economia del petrolio,
la geopolitica dei combustibili fossili e l‟agenda
politica internazionale
dell‟energia. Questo significa comprendere e con-
frontare i paradigmi di:
sviluppo sostenibile (Rio
de Janeiro, 1992; Kyoto,
1997),
decrescita
(Latouche, 2010) e transizione (Fukoka, 1980; Hopkins, 2008; Holmgren,
2009). E di nuovo tornare
all‟economia studiando gli
indici di sviluppo economico e la necessità di ridefinirli includendo il benessere (wellbeing) e la tutela
ambientale (Stiglitz, Sen,
Fitoussi, 2010). La transizione cerca di promuovere
il benessere e la tutela
dell‟ambiente assecondando una leadership
democratica e l‟azione
spontanea dei cittadini.
Monteveglio, prima città in
transizione
italiana
(2009), è stata scelta
come caso di studio (Yin,
2009) per osservare e
rilevare il ruolo della transizione attraverso le narrazioni (Bruner, 1987) dei
suoi cittadini. Si è cercato
di capire: 1) le rappresentazioni della Transizione
che hanno i testimoni
storici, politici e gli attivisti
di Monteveglio; 2) se e
come la Transizione è
capace di orientare
l‟azione di comunità creando fiducia tra le persone e negli scambi economici (transazioni) e non
(relazioni). Si sono utilizzate metodologie qualitative: interviste semistrutturate, osservazione partecipante, analisi di documenti, creazione di documenti
(note di campo, fotografie,
mind map). Le interviste
sono state analizzate con
la tecnica della datadriven thematic analysis
(Braun&Clarke, 2006);
questo ha permesso sia di
studiare le ipotesi emerse
nei temi delle narrazioni,
sia di riflettere sulle interpretazioni alternative e
sviluppare spiegazioni più
inclusive. I risultati saranno discussi con i partecipanti, per avere un feedback sui dati e avviare un
processo di progettazione
partecipata.
[email protected]
Anno XV, Numero 28
COSTRUIRE COMUNITÀ OSPITALI E SOSTENIBILI
Nuove sfide per la Psicologia di Comunità
Il 10° convegno nazionale S.I.P.Co. si terrà presso la sede di Psicologia di Cesena dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Il convegno si propone come occasione per stimolare il dialogo e il confronto tra operatori dei
servizi (sociali, sanitari, educativi e scolastici), professionisti e ricercatori accademici. Un’opportunità unica per discutere e condividere idee e metodi,
per consolidare e diffondere buone pratiche, e promuovere innovazione sostenibile nel campo della psicologia di comunità.
Keynote speakers
Catherine Campbell, London School of Economics (LSE), Department of Social Psychology, UK e Serdar M. Değirmencioğlu, Presidente della European
Community Psychology Association.
Aree tematiche
• Prevenzione e gestione dei conflitti
• Psicologia di comunità e nuove forme di welfare • Invecchiamento e
sostenibilità del lavoro di cura
• Relazioni inter-etniche e promozione del senso di comunità • Forme di
resilienza delle comunità di fronte
alle crisi (economiche, sociali, politiche, emergenze) • Disabilità, marginalità e inclusione sociale
• Psicologia di comunità e sport •
Psicologia di comunità e differenze di
genere • Prevenzione del disagio e
promozione del benessere • Psicologia di comunità 3.0 • Metodologie di
ricerca e intervento di comunità•
Cittadinanza e partecipazione • Ambiente, territorio e comunità locale •
Empowerment sociale
Quote d'iscrizione
Premi!
Due premi poster (offerti da Sico e da
CE.S.S. CENTRO SICILIANO STURZO) e
un premio tesi (offerto da Sicpo).
Per il regolamento si rimanda al sito
del convegno
http://sipcocesena2014.unibo.it/
Scadenze
Tutti i contributi devono essere inviati entro e non oltre il 15 marzo 2014.
L'accettazione dei contributi e l'inserimento nel programma del convegno richiedono l'iscrizione del primo
autore, entro il 15 Aprile 2014.
Invio dei contributi
Le proposte di simposi, comunicazioni orali e poster vanno inviate compilando il modulo online http://
sipcocesena2014.unibo.it/
registration
Prima del 15 aprile 2014
Dopo il 15 aprile 2014
Studenti, tirocinanti
20 euro
40 euro
Dottorandi, borsisti , specializzandi, giovani Sipco, laureati
disoccupati
80 euro
140 euro
Soci Sipco
120 euro
200 euro
Non soci Sipco
150 euro
230 euro
È possibile effettuare il pagamento tramite bonifico bancario sul cc bancario:
100000071943, intestato a: SIPCO - Società Italiana Psicologia di Comunità
Iban: IT76X0335901600100000071943 - Bic: BCITITMX FILIALE - filiale di
Milano. Contrassegno filiale: 05000 Piazza Paolo Ferrari, 10 - 20121 Milano
Causale "Iscrizione Cesena SIPCO 2014" seguita da tipologia di partecipante.
Dopo il pagamento tramite bonifico, è necessario scansionare la ricevuta di
pagamento e inviare un messaggio di posta elettronica all'indirizzo
[email protected] Il messaggio dovrà contenere come OGGETTO:
'Iscrizione Cesena SIPCO 2014'. Per i dettagli si rimanda al sito del convegno.
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
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7th European conference on positive psychology Amsterdam (Olanda), 2-4 luglio 2014
Appuntamenti
What are fundamental aspects of human flourishing? How can these aspects
be used in interventions at the workplace, at schools and in communities?
And how can policies be shaped for a flourishing society? These and many
more topics will be addressed at the 7th European conference on positive
psychology.
Innovative Themes: • How positive design and positive technology may
increase the well-being of individuals, institutions and communities. • Positive aging: The sharp rise in the ageing population raises several questions
about increasing costs in health care and sustainability of the workforce. How
can we keep our elderly mentally fit and resilient to address these societal
problems? • A world that is developing and sustainable: The recent economic crisis is a major burden for society and individuals in terms of financial,
mental and social consequences. Does positive psychology hold answers to
deal with these problems in order to create a sustainable and peaceful world
where everyone is able to thrive?
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Relatori invitati
• Barbara Fredrikson: University of North Carolina, Chapel Hill, NC
• Jan Walburg: University of Twente; Trimbos Institute, Utrecht, the Netherlands
• Ernst Bohlmeijer: University of Twente, the Netherlands
• Felicia Huppert: University of Cambridge, England; University of Western
Sydney, NSW Australia
• Mihaly Csikszentmihalyi: Claremont Graduate University, Claremont, CA
• Carmelo Vázquez: Harvard University, Cambridge
Temi
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Teoria e metodologia della Psicologia Positiva
Qualità della vita e benessere
Psicologia Positiva del Lavoro e delle Organizzazioni
Psicologia Positiva di Comunità
Salute e benessere
Psicologia Positiva dell'educazione
Interventi Positivi
Significato, Potenzialità, Valori e Spiritualità
Tecnologia Positiva
Coaching
Invecchiamento Positivo
Design Positivo
Il futuro della Psicologia Positiva
Psicoterapia Positiva
Resilienza
Deadline invio abstract: 31-01-2014
Per maggiori informazioni
Jan Walburg, Phd, CEO Trimbos-institute, Chair of the ECPP 2014
[email protected] 0031302971102
Neeltje Vogels, Msc, researcher Trimbos-institute [email protected] 0031302959305
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Registrazione
•
Fino al 31 marzo 2014: 575,00 euro
•
Fino al 15 giugno 2014: 650,00 euro
•
Dal 16 giungo e sul posto: 700,00 euro
•
Workshop Pre-Conferenza: 125 euro
Anno XV, Numero 28
From September 3rd to 6th, 2014, in Fortaleza – Ceará
The 5th International Conference of Community Psychology has as its main
purpose the analysis of the Community Psychology in the current world from
its challenges, limits and practices. It also claims to create spaces for questioning and reflection about the paths of Community Psychology in the recent
years, knowing that the global, social, economic, environmental and politics
transformations have deeply affected their theorizing and praxis.
The enrollment period will work from January to March 2014. The papers may
be submitted in the following categories: Symposium, roundtable, oral communication, electronic poster presentation, workshop and mini-courses. Each
participant can be the author of 2 works and co-author of up to 3 works. Each work must be submitted to one of the conference themes: public policy;
academic/education; profession; social movements and global dimension and
ethics in defense of life, and it should contribute to theoretical, methodological
and practical aspects in order to deeper the discussion of each axis.
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
The work may be in Portuguese, Spanish and English. In order to submit the
work, the author responsible for the submission must be registered and must
have paid the registration. The co-authors must be registered and may pay
the registration after the submission approval.
Pre-Conference Activities
These activities will take place on September 3rd, 2014. It will soon be set the
format of the registration and payment.
Meetings with the city – guided local visits to the social projects and social
movements from Fortaleza.
Multilateral meetings/ gatherings of associations – spaces reserved for meetings and groups, it must be requested prior to the organizing committee of
the 5th CIPC.
Mini-Courses/Workshops – They are training spaces, theoretical and/or practical, lasting 4 hours, proposed by professors and professionals (graduated)
with knowledge related to the themes.
http://www.5cipc2014.org/
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P. Amerio
Il Mulino
Bologna, 2013
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
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Avete voglia di fare un bel
viaggio? Questo libro vi
immerge in un percorso
affascinante ed inquietante insieme. Affascinante
non solo per la meta –
capire cosa comportano
nel “divenire persona e
nelle definizione di sé, le
relazioni con gli altri”-, ma
per i diversi percorsi che
Amerio imbocca in questo
suo peregrinare nel tempo
e nello spazio, tra diverse
modalità di costruire conoscenze e coscienze.
Prima ci riporta ai primordi della storia umana
quando forse è emersa
una prima embrionale
forma di “coscienza nucleare” che ha permesso
all‟uomo di definire una
propria identità rispetto al
contesto, procedendo alla
costruzione sia di un
“Altro” sia di un “Essere”.
Poi esplora come l‟ altro, e
l‟alterità, vengono concepiti nei racconti della Genesi, nei miti greci, e nelle
opere di filosofi antichi e
contemporanei. Particolarmente pregnanti e stimolanti le osservazioni che
Amerio elabora su i contributi di psicologi di vario
orientamento, in particolare di James e Mead, sui
diversi Sè, Io e l‟identità
della persona.
Questa parte del viaggio è
particolarmente interessante per noi psicologi di
comunità, perché Amerio
documenta che l‟individuo
può divenire persona, solo
quando il suo partecipare
alla comunità in carne ed
ossa come persona incarnata, gli conferisce il riconoscimento dei suoi diritti
e della sua dignità. Solo
allora, l‟individuo può affermare se stesso e le
proprie idee proponendo
novità, cioè può divenire
pienamente empowered.
Per il nostro pieno sviluppo abbiamo bisogno di
riconoscerci l‟un l‟altro e
di creare contesti economici, politiche e sociali
che permettano e incoraggino questi processi di
“personalizzazione”.
Quando stiamo per congratularci per aver sempre
sostenuto questa tesi e
avviato interventi che facilitino il confronto e il dialogo tra “diversi!, ecco che
Amerio ci invita invece a
seguirlo in un percorso
molto più inquietante. Qui
comincia la parte più dolorosa e più creativa del bel
libro di Amerio che coraggiosamente, esplora i meandri del male che gli esseri umani hanno inflitto
ai loro simili nel passato
remoto e prossimo, e purtroppo ancora oggi, quando l‟altro viene misconosciuto, negato, trattato
come un oggetto, stigmatizzato, de umanizzato,
de individualizzato, bestializzato, brutalizzato, ghettizzato ed eliminato.
L‟impegno civile- politico,
oltre che intellettuale di
Amerio
emerge
dall‟empatia con cui cerca
di comprendere come e
perché la diversità viene
usata come pretesto per
massacrare
l‟altro,
l‟ebreo, il nero, la donna,
ecc. Riportando i migliori
contributi degli psicologi
sociali Amerio delinea
come nel razzismo confluiscano atteggiamenti
xenofobi, pregiudizi e stereotipi intessuti con motivi
di ordine economicopolitico e coperture ideologiche. Ma anche come
nel nostro quotidiano ognuno di noi può emettere
“cattivi comportamenti”
verso un altro se “forze
situazionali” ci spingono in
quella direzione, a meno
che noi non coltiviamo
appieno quella soggettività, quella coscienza di essere se “ attraverso la quale l‟essere umano si riconosce nella propria capacità
di autonomia: fosse pure
nei limiti concessi dalle
situazioni, ma non totalmente sommerso in queste
(pag 168).
Infine Amerio dopo averci
persuaso che come persone abbiamo un margine di
autonomia decisionale,su
come ci rapportiamo
all‟altro, esplora come stiano mutando alcune forze
situazionali negli attuali
contesti globalizzati. Egli
analizza come si sia passati dalla necessità della
liberazione dal lavoro che è
stata al centro del pensiero
antico, medievale e in parte in quello moderno, alla
libertà ottenibile nel lavoro,
e come la crisi derivata
anche dall‟economia finanziaria globalizzata
oggi
tolga questa libertà a coloro che non riescono ad
esercitare il loro diritto di
lavorare, creando “ricchi
senza bisogni e poveri senza reddito” (pag 235). Solo
attraverso la nostra partecipazione a movimenti
politici che antepongano
“ragioni umane alle ragioni
economico mercantilistiche, e sviluppando solidarietà e legami sociali”, (pag
215) si potrà favorire sia il
processo emancipatorio in
cui l‟individuo può divenire
persona, e contribuire a
costituire una società più
ugualitaria dove poter vivere come persone che si
incontrano coi diversi senza scontrarsi, senza cioè il
prevaricare dei pochi sui
molti. Partecipazione che
Amerio riconosce oggi difficile per la diminuzione
delle opportunità di incontro de visu (nelle sedi di
partito, in parrocchia, sul
lavoro ecc.) mentre trova
forse “illusoria” la blog
democrazia online.
Su questo punto non
sono d‟accordo con Amerio, i risultati delle nostre
ricerche mostrano che il
c a pi ta le
s oc ia le
e
l‟empowerment sociopolitico possono essere favoriti da percorsi educativi
online asincroni tramite
CSCL (Computer Suppor-
F. Signani
Este Edition
Milano, 2013
L‟approccio sociale alla
salute e l‟adesione a un
concetto di salute che va
ben oltre la sfera medica
per includere quella psicologica, relazionale, sociale e istituzionale, pur
rappresentando una prospettiva
condivisa
nell‟ambito della sanità
pubblica e alimentando
da tempo il dibattito sulle
diseguaglianze di salute,
non riconoscono pienamente il peso del genere
nell‟eziologia, la diagnosi
e la cura. “Genere” e non
semplicemente “sesso”,
perché anche nelle scienze biomediche le differenze tra gli uomini e le donne sono da intendere non
solo da un punto di vista
anatomo/fisiologico, ma
anche dal punto di vista
biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale. L‟OMS stessa riconosce che, ai fini della prevenzione e della cura,
considerare le sole differenze-somiglianze biologiche non è sufficiente,
poiché i ruoli sociali di
genere hanno di per sé un
impatto significativo sulla
salute. E sono ormai molti
ted Collaborative Learning), che incoraggia varie
forme di partecipazione
più consone alle diversità
delle singole persone,
creando tuttavia un contesto comune solidale e
cooperativo che diminuisce i conflitti e promuove
la cooperazione, e favori-
sce l‟incontro e non lo
scontro, proprio come
auspica Amerio.
gli studi che dimostrano
che la diversità di genere
influisce profondamente
sul modo in cui una malattia insorge, viene diagnosticata, curata e affrontata dal paziente. Il testo
ripercorre le tappe evolutive, se così si può dire,
della medicina, che da un
approccio uomo-centrato
ha fatto dapprima spazio
alla “medicina delle donne” – intesa come attenzione alla salute riproduttiva e alla prevenzione e
alla diagnosi precoce attraverso la strumentistica
diagnostica (la cosiddetta
bikini view) – poi allo studio delle differenze biologico-sessuali (anatomia,
metabolismo, sistema
ormonale, genetica, ecc.),
e successivamente alla
medicina di genere vera e
propria, che studia il peso
dei fattori sesso-genere
nell‟individuo e applica
protocolli e prassi diverse
all‟intera filiera della cura,
dall‟eziologia dei disturbi
alla diagnosi alle terapie
farmacologiche. Stadio
finale di questa evoluzione è la “medicina su misura”, ossia la medicina
personalizzata in grado di
distinguere una molteplicità di differenze, la cui
combinazione è tale da
rendere ogni individuo –
uomo o donna – unico,
con bisogni di salute unici:
quelle visibili come l‟etnia
e il genere, quelle invisibili
connesse al posizionamento sociale degli individui (appartenenza religiosa e politica, educazione,
status economico, ecc.) e
quelle profonde: carattere, personalità, orientamento sessuale. Tuttavia
la strada per il gender
mainstreaming in medicina è ancora lunga, e richiede la diffusione di
azioni analoghe in una
varietà di altri ambiti –
apparentemente distanti
dalla salute ma che ad
essa concorrono attivamente. C‟è ancora, infatti,
perlomeno in Italia, una
persistente disattenzione
dei servizi sanitari ai bisogni di salute generespecifici. Il lavoro di Signani è quindi soprattutto un
invito a chi lavora nel
campo della salute – medici, ricercatori, società
scientifiche, aziende farmaceutiche, ma anche
istituzioni pubbliche – a
fare in modo che assistenza, terapie e farmaci siano
adeguate alle caratteristiche della persona, tra le
quali il genere si conferma
come fattore di salute
indipendente. In chiusura
la proposta più interessante, tutta da sviluppare
nelle sue implicazioni:
facendo propria la prospettiva secondo cui il
patriarcato (inteso come
forte espressione di mascolinità) si riflette in processi di socializzazione
insani e antisociali che
sfociano nella dominazione sistematica su donne e
altri uomini, l‟autrice ci
invita a considerare la
violenza di genere come
una patologia sociale, al
pari di alcune dipendenze:
inquadrare il problema in
questa prospettiva significherebbe farsene carico
in termini di sanità pubblica.
Anno XV, Numero 28
Donata Francescato
Schede
bibliografiche
Terri Mannarini
Pagina 23
L. Bobbio, a cura di,
Carocci
Roma, 2013
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
Un volume sulla "deliberazione pubblica" non può
non essere che di estremo
interesse, specie se riflette sulla necessità di valutare la qualità dei casi di
deliberazione e si propone
di rispondere a domande
complesse che riguardano
le logiche e i possibili risultati della democrazia
deliberativa.
Nel volume curato da Luigi Bobbio si guarda alla
deliberazione considerandone la qualità pluridimensionale. Da un lato, si
parte dal presupposto che
non necessariamente il
confronto tra i cittadini
rispetto a scelte pubbliche, porti con sé benefici
e che pertanto la deliberazione può essere di buona
o di cattiva qualità;
dall‟altro, si riflette sugli
attributi che distinguono
C .
Longo
la meridiana
Bari, 2013
Pagina 24
Un libro utile per tutti coloro che si occupano del
futuro degli altri: volontari,
psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti.
Cioè di un libro necessario
per ognuno di noi. Pone le
fondamenta di un ragionamento diverso.
una deliberazione di buona qualità da quella che
non lo è. Il curatore chiarisce già nella parte introduttiva, che il concetto di
qualità della deliberazione
che governa il volume e
che ha guidato la strategia di ricerca per indagare
le dimensioni di qualità di
tre esperienze italiane di
deliberazione (le giurie di
cittadini sul federalismo di
Torino, il processo partecipativo di Castelfranco di
Sotto su un impianto per
rifiuti speciali e il processo
partecipativo di Pietrasanta sull‟uso del centro storico), comprende non solo i
parametri della cosiddetta
qualità procedurale, ma
anche quelli della qualità
sostanziale. Vengono sottolineate le difficoltà metodologiche della valutazione dei rispettivi indicatori, consapevoli che i
parametri della qualità
sostanziale, sollevano
qualche dubbio circa la
loro validità e possono
trovare fonte di attivazione anche in fattori esterni
alla deliberazione e quindi
non essere con sicurezza
riconducibili ad essa. Il
volume parte proprio con
la descrizione dei tre casi
di deliberazione avvenuti
in ambito nazionale, si
sofferma e approfondisce
le due tipologie di qualità
della deliberazione, analizza cosa accade nei forum
on line, considera il ruolo
dei facilitatori e degli esperti nei processi deliberativi e l‟influenza esercitata dalle dinamiche politiche-istituzionali sulla deliberazione e, di contro, gli
effetti di questa sul sistema politico locale; ancora
propone una griglia di valutazione della qualità, esamina il rapporto tra qualità
della deliberazione e capacità deliberativa dei partecipanti a due delle tre esperienze prima citate.
Infine, si sollevano ulteriori
questioni metodologiche
che consentono di fare
chiarezza rispetto ai dispositivi deliberativi, alle tipologie di deliberazione, alle
tecniche, alle fasi, al ruolo
degli esperti, al coinvolgimento dei cittadini;
dall‟altro chiariscono la
necessità di analizzare le
caratteristiche del contesto
per poter scegliere una
delle vie della deliberazione, nonché di adottare un
approccio flessibile capace
di coniugare setting strutturati e partecipazione non
strutturata, di garantire un
contraddittorio equilibrato
non depolarizzato e di interrogarsi sempre rispetto
al ruolo dei partecipanti,
esperti compresi.
Loredana Varveri
Il paragrafo 2 del cap. 4
titola: Non ci può essere
pace se l'economia è violenta e la citazione che
riporta è quella di Bush
senior: «Non faremo nulla
che danneggi la nostra
economia (…) lo stile di
vita americano non è soggetto a negoziazioni». E ci
fu la guerra. Anche perché
in molti, non solo in America, la pensavano come
lui. L'Europa, più o meno
intera, pure. Sono passati
anni e guerre e siamo
ancora lì: l'ordine di un
Paese, la garanzia di sicurezza di una Nazione,
dell'intero Paese, affidata
alla violenza. Che poi significa violare, ferire, recare un vulnus. Significa
fondare le relazioni degli
Stati, ma anche delle per-
sone sull'antica idea del
„mors tua, vita mea‟. Per
questo ci sembra utile e
strategico questo volume.
Perché è lo stile di vita che
deve cambiare. Di ognuno.
Anche di una nazione. Se
ciò accade cresce anche
l'economia. Il rapporto
stretto tra la propria condizione di benessere e quella
degli altri ma anche del
pianeta è il grimaldello con
cui scardinare l'idea del
conflitto necessario. A partire dalle relazioni. Pensare
a una costante relazione a
tre: io, l'altro, il mondo. Il
senso dell'azione di ognuno è concorrere alla costruzione di un diverso destino:
scegliamo quale sia per noi
e per altri.
Antonella Lucanie
A. Fedi, K. Greganti,
C. Di Chio
Liguori editore
Napoli, 2013
Se la domanda circa la
propria identità è saliente
durante tutto l‟arco della
vita, ed in particolare
nell‟adolescenza, per i
giovani sieropositivi tale
questione diventa una
sfida ancora più impegnativa. Questo il punto di
partenza del progetto da
cui scaturisce il volume.
Tale progetto si è proposto di raccogliere le storie
di vita di giovani positivi
all‟HIV per tramandare la
memoria storica di un
fenomeno sociale mutevole e non ancora analizzato
approfonditamente, descrivere le percezioni e i
vissuti dei soggetti protagonisti delle storie e comprenderne in profondità i
valori, le difficoltà, le risorse. Il volume nasce quindi
dalla ricerca svolta
dall‟Associazione Arcobaleno AIDS ONLUS (capofila
del progetto) in collabora-
T. Tuozzi,
La Melagrana
Caserta, 2013
uIl volume descrive le
risorse e le potenzialità di
Carinola, piccolo comune
della Campania, attraverso un percorso in cui la
voce e le immagini del
territorio vengono scoperti
con la tecnica dei profili di
zione con il Dipartimento
di Psicologia dell‟Università di Torino e con la
partecipazione dell‟Associazione Essere Bambino
(Brescia, dell’Associazione
Centro Aurora contro
l‟AIDS pediatrico ONLUS
(Bologna), della Clinica
Pediatrica dell‟Azienda
Ospedaliero-Universitaria
di Cagliari e del Dipartimento di PediatriaUniversità di Napoli Federico II.
Sempre più spesso le
scienze sociali utilizzano
la narrazione autobiografica per stimolare nei lettori
l‟immedesimazione e la
comprensione
dei
“protagonisti”. Nel volume
in questione, inoltre,
l‟autobiografia assume un
carattere scientifico ancora più definito, dal momento che, nella rilettura
dei contenuti emersi, sono
stati coinvolti diversi esperti che potessero darne un‟interpretazione fortemente legata alla propria professione ed esperienza personale: psicologi, medici, antropologi,
sessuologi, educatori.
Il volume è costituito proprio da questa rilettura
che, dunque, racchiude il
punto di vista dei professionisti e volontari impegnati “sul campo”, unitamente a quello dei ragazzi
protagonisti delle auto
narrazioni. Tale originale
modalità di significazione
dei testi, raccolti da parte
di esperti degli specifici
aspetti trattati, si unisce
al carattere piuttosto inedito del tema stesso: se
sono infatti numerose le
pubblicazioni di carattere
psicosociale in campo
oncologico, decisamente
meno esplorata è la relazione tra cronicità ed età
giovanile.
Lo sguardo professionale
e diversificato offre una
lettura approfondita e
innovativa di temi quali
l‟identità, le relazioni interpersonali, l‟aderenza alle
terapie, l‟associazionismo,
il rapporto tra cronicità ed
età giovanile, lo stigma,
inglobando la condizione
di sieropositività in un
orizzonte di vita più o meno delineata in relazione
alla condizione di sieropositività, ma non già come
ombra di un tragico destino imminente.
Ne risulta un testo innovativo e spendibile in diversi
contesti: tra questi, la
formazione universitaria,
la formazione professionale degli operatori che si
occupano di HIV e di altre
patologie
croniche
(medici, infermieri, educatori), l‟associazionismo
relativo all‟AIDS e alle
malattie croniche più in
generale.
comunità di Donata Francescato. Si tratta di una
metodologia interattiva e
collettiva che consente di
leggere i contesti territoriali nella loro globalità,
accogliendo i vissuti e la
partecipazione dei cittadini. Non si limita, dunque,
ad una semplice raccolta
di dati ambientali e sociodemografici, bensì rappresenta un insieme ecologico: allo stesso tempo psicologico e ambientale,
istituzionale e relazionale.
Il testo nasce dalla esigenza di offrire uno strumento metodologico per il
lavoro con le comunità
territoriali, descrivendo la
tecnica del profilo di co-
munità nella sua applicazione a Carinola, dalla
costruzione del progetto
all‟elaborazione delle ipotesi di cambiamento.
Il testo edito nella collana
Cittadinanza, Psicologia di
Comunità e Intercultura,
diretta da Caterina Arcidiacono e Elena Marta, si
apre con una introduzione
di Donata Francescato. Il
volume si presta come
supporto per la didattica
della psicologia di comunità in quanto descrive fasi
e metodologie per il lavoro
sul campo alla ricerca e
promozione dei processi
di cambiamento. È acquistabile on-line sul sito
della casa editrice.
Anno XV, Numero 28
Schede
bibliografiche
Silvia Gattino
Pagina 25
Rivista di psicologia di comunità
n.1/2012
Psicologia di comunità
1/2013
Famiglie miste
e comunità,
FrancoAngeli, Milano
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
Pagina 26
La psicologia di comunità
si contraddistingue per
l‟approccio eco-sistemico
(Prillelntesky e Arcidiacono, 2010) con il quale si
studiano i contesti di vita,
che vanno compresi nella
loro peculiarità e unicità e
che pongono allo studioso
la sfida di coglierne la
trama complessa di relazioni che si dispiega tra
processi micro e macro.
Secondo una prospettiva
di
ricerca
situata
(Zucchermaglio et al.,
2013), possiamo riconoscere nella più piccola
unità osservata tutta la
complessità delle forze in
gioco in un contesto localmente dato e accostare
ad essa la possibilità di
estrapolare da un campo
dinamico ad elevata complessità quelle variabili
che ne rendono possibile
la descrizione, la comprensione, il governo e il
cambiamento, creando
possibili “passerelle metodologiche” tra i due livelli.
L‟assunto che vuole la
coppia mista, i cui partner
provengono da differenti
realtà nazionali, quale
indicatore di integrazione
tra i rispettivi gruppi
d‟origine, si erge, in qualche modo, su questo rimando implicito tra micro
e macro. L‟interesse che
la psicologia di comunità
nutre per il tema delle
famiglie è stato già oggetto di un numero monografico della Rivista (n.
1/2008), nel quale ci si è
soffermati sui processi
generativi/degenerativi
che sono all‟opera e nella
famiglia e nella comunità,
scommettendo sulla connessione virtuosa tra generatività familiare e sociale.
In
qu e s t o
numero
l‟obiettivo è mettere a
fuoco una tra le tante
configurazioni familiari del
nostro presente la cui
assodata variabilità interculturale rende più probabile, e se vogliamo anche
auspicabile, l‟incontro con
l‟Altro già nelle relazioni di
coppia.
La coppia mista o binazionale è il risultato di
una molteplicità di retroscena antropologici, psicologici, culturali, economici
e politici che insieme reindirizzano le tendenze omogame dentro i gruppi
etnici ma in modo anche
disomogeneo tra loro.
Come nel rapporto tra
culture, anche il dialogo
interculturale può essere
inibito dal presentare alcune realtà come omogenee, statiche e con confini
impermeabili (Mazzara,
2010). Bisogna, allora,
analizzare la coppia mista
tenendo presente che in
alcuni gruppi si registra il
70% di matrimoni con un
partner di diverso gruppo
etnico, come in Svezia
accade per gli immigrati
provenienti dall‟Europa
occidentale, dal nord America e dall‟Oceania,
mentre la percentuale
precipita al 5% per gli
immigrati provenienti dal
nord Africa e dal Medio
Oriente (Dribe & Lundh,
2011).
All‟interno poi degli stessi
gruppi la situazione cambia se ci addentriamo
nelle differenze di genere,
per le quali si riscontra più
frequentemente negli
uomini che nelle donne
dei paesi occidentali, e
l‟Italia non sfugge a questa evidenza (Istat, 2012),
la scelta di un partner non
autoctono. Storicamente
non è certo una novità
che le differenze di ruolo,
gli atteggiamenti familistici, i valori religiosi e le
norme giuridiche influenzino la scelta coniugale (ivi),
quello che di nuovo c‟è da
andare a vedere è se queste differenze in una coppia mista producono una
certa specificità nella loro
gestione e nei processi di
negoziazione tra i partner
e tra questi e i figli e quanto questi margini siano
permeabili alle relazioni
sociali del contesto di vita
in cui la coppia sceglie di
vivere. Gli stessi quartieri
possono, ad esempio,
essere più o meno accoglienti rispetto ad altri
etnicamente più “segreganti” (Kalmijn, 2010).
Anche l‟educazione che le
famiglie riservano ai loro
figli informa appieno la
questione della generatività sociale per cui troviamo
u n ‟ a s s oc ia z i o n e
t ra
l‟atteggiamento parentale
nei confronti dell‟intermarriage e quello delle
seconde generazioni
(Huijnk, Liefbroer, 2012),
ma anche una specificità
degli stili educativi che
partner di coppie miste
adottano definendo poli
identificatori per la prole
in grado di superare i loro
background culturali
(Edwards, Caballero &
Puthussery, 2010).
Buona parte di questi temi
sono presi in esame nei
contributi raccolti in questo numero senza con ciò
esaurire il dibattito ancora
da scandagliare in tutta la
sua complessità. Proponiamo nel primo contributo un viaggio attraverso i
problemi definitori di cosa
in letteratura si sia inteso
e s‟intenda, attualmente,
con coppia mista, per
vederne più da vicino, nel
secondo contributo, le
dinamiche che ne scandiscono il ciclo di vita. Seguono tre contributi di
di ricerca, uno presenta
un confronto transnazionale Italia-Spagna sulle
questioni identitarie dei
partner in relazione al
senso di comunità, costrutto storicamente caro
alla psicologia di comunità; l‟altro, un affondo nella
realtà locale siciliana,
mette in luce i significati
che le coppie attribuiscono al loro vivere quotidiano, ai rapporti di quartiere
e alle tematiche inerenti
l‟educazione dei figli; un
terzo contributo di ricerca,
con un approccio essenzialmente qualitativo scruta i matrimoni misti in
Andalusia quale altro scenario di costruzione
dell‟interculturalità.
In chiusura uno sguardo
critico alle politiche europee in atto, ancora stentate nel riconoscere una
specificità delle problematiche legate alle coppie
miste; e uno sguardo fiducioso a quelle realtà locali
che in diversi stati euro-
pei, in assenza di
community policies, hanno messo in campo iniziative, servizi, progetti, spesso generati dal basso e
sostenuti da movimenti
associativi impegnati in
prima linea su questo
fronte.
Anno XV, Numero 28
Tratto dall’introduzione di
C. Novara
Il prossimo numero della rivista di
Psicologia di comunità n.2/2013
SOMMARIO
Presentazione del numero
Legami familiari violenti e prospettive di comunità
a cura di Angela Maria Di Vita e Valeria Granatella
SAGGI
Apprendere la violenza. Effetti della violenza domestica sullo sviluppo di bambini e
adolescenti
di Alessandra Salerno
L‟adattamento dei bambini esposti alla violenza coniugale: l‟approccio della sicurezza
emotiva
di Olivia Paul e Chantal Zaouche Gaudron
Schede
bibliografiche
Italia e Slovenia: un confronto sul fenomeno della violenza domestica
di Piera Brustia, Luca Rollè, Elisa Marino e Darja Zaviršek
Esperienze di attaccamento e competenza emotiva nei minori abusanti
di Francesca Paola Ammirata, Maria Garro, Martino Lo Cascio, Aluette
Paola Miano
Merenda e
Transfert in comunità: dall‟attaccamento all‟attacco
di Sara Bertorotta
NOTE E DISCUSSIONI
SCHEDE BIBLIOGRAFICHE
ABSTRACTS
Pagina 27
ISCRIZIONE SIPCO 2014
Ringraziando i soci che hanno già rinnovato l'iscrizione alla SIPCO per il
2013, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto a farlo che i dati
tramite i quali effettuare il versamento postale o bonifico sono in aggiornamento e saranno presto pubblicati sul sito della Sipco.
QUOTE DI ISCRIZIONE SOCI
Euro 110,00 (72+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) ordinari e aderenti
Euro 64,00 (26+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia
di comunità) in formazione.
Per velocizzare i tempi di registrazione dell'iscrizione vi preghiamo anche
di inviare copia del versamento a: segreteria SIPCO - Società Italiana di
Psicologia di Comunità, c/o Dipartimento di Psicologia, via Verdi 10,
10124 Torino oppure via mail a Maura Benedetti
([email protected]).
Per coloro che volessero diventare soci:
occorre la scheda compilata e un Curriculum da inviare al Presidente
[email protected]. L’accettazione verrà comunicata quanto prima, a seguito della approvazione della richiesta da parte del Direttivo.
La/Il sottoscritta/o .......................................................................
nata/o a............………...............................…… il............................
residente in via .............................................................................
Città.............................…......................... Cap...............….............
CF...................................................................................................
Telefono
casa.................................. fax..................................
Telefono
uff......................................fax..................................
E-mail …………………………………………………………………………...…..
laureato/a in .................................................................……..........
PSICOLOGIA
DI
COMUNITÀ
NEWSLETTER
specializzato/a in..........................................................................
esperienze in Psicologia di Comunità
........................................................................................................
........................................................................................................
........................................................................................................
che svolge attività di .............................................……..............
con la qualifica di ........................................................................
chiede di iscriversi alla SIPCO.
Data........................ Firma..................................................…......
Direttore: Patrizia Meringolo
Realizzazione: Gruppo di Psicologia di Comunità
dell‟Università di Palermo e di Bologna
Tutto il materiale da pubblicare va inviato via e-mail a
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Questo numero è stato coordinato da Cinzia Novara e
Cinzia Albanesi e chiuso il 22 dicembre 2013
I numeri della newsletter sono pubblicati
e possono essere scaricati da
Società Italiana di Psicologia di Comunità
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