Psicologia di Comunità Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità Anno XV, Numero 28 Dicembre 2013 Newsletter Editoriale - di Patrizia Meringolo Eccoci di nuovo a voi, con una newsletter ampia e partecipata. Ne abbiamo parlato a lungo nelle ultime riunioni del Direttivo, concludendo che continuavamo a ritenerla uno strumento utile, e, anzi, organizzandoci per garantire un miglior collegamento tra quanto vi presentiamo e la SIPCO, intesa anche come “comunità” dei soci, che saranno sempre di più sollecitati a mandare notizie e contributi. Trovate quindi in questo numero una ricca rassegna delle esperienze più importanti svolte dall‟estate in poi: il convegno SCRA-Society of Community Research and Action, che si è svolto a giugno a Miami e che – come sempre – è stato fonte di riflessioni utili per gli approfondimenti teorici e metodologici che ha offerto e per interessanti indicazioni di ricerca e intervento nei contesti; l‟appuntamento di Padova di inizio luglio, Smart Community, occasione di incontro biennale che si alterna con i convegni SIPCO, a cui dedichiamo spazio in questo numero, e che è stato preceduto – anche quest‟anno – da un interessante workshop sulla valutazione rivolto ai giovani; quello promosso dall‟European Psychological Association, a Stoccolma, che ci ha visto protagonisti nel panorama della psicologia europea con ben tre sessioni di psicologia di comunità, e in cui i communitarians hanno fatto anche una esperienza di condivisione quotid i a n a ( a n c h e nell‟alloggio), che ha permesso di rinsaldare – ammesso che ce ne fosse bisogno – legami di conoscenza e di amicizia. Sembra infatti peculiare della nostra disciplina la voglia di stabilire rapporti tra di noi che siano di vera collaborazione, al di là delle relazioni formali tra professionisti che spesso si sperimentano nei convegni. Vi raccontiamo quindi l‟incontro di Iseo “Per un nuovo SENSO DEL NOI”, che si è proposto di costruire un ponte tra gli interventi di comunità e gli action methods (psicodramma, sociodramma, teatro sociale…), proseguendo una linea già sperimentata al convegno SIPCO di Milano 2012. E poi ancora il seminario Futuro-Integrazione, la Summer school “Mixed methods: from design to dissemination” e alcune notizie relative al recente Convegno dell‟European Community Psychology Association, svolto a novembre a Napoli e al quale dedicheremo un‟ampia sessione nel prossimo numero. Altre rubriche, come vedrete, si stanno strutturando con sempre miglior efficacia: le ricerche in corso, la presentazione dei nostri dottorandi, i “post it” con brevi segnalazioni che riteniamo di interesse, le recensioni sui libri che ci sono piaciu- SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ PRESIDENTE: DIRETTIVO: PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE) MAURA BENEDETTI (UNIVERSITÀ DI ROMA) AGOSTINO CARBONE (UNIVERSITÀ FEDERICO II NAPOLI) Sommario Report dei convegni 3 Prove di futuro, Piacenza 3 Convegno SCRA, Miami 4 Convegno Lab Link, Padova 6 Convegno europeo, Stoccolma 9 Condividere le esperienze 11 Conferenza a Iseo 11 Volontariati in corso, Verona 13 Summer school, Chapel Hill Interventi: laboratorio PePs 14 Post it 17 La ricerca “giovane” si racconta: i dottorandi 18 Appuntamenti 19 16 Sipco, Cesena giugno 2014 19 ECPP, Olanda luglio 2014 20 CIPC, Fortaleza 2014 Schede bibliografiche 21 22 TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO) L'altro necessario 22 ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO) La salute su misura 23 LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA) La qualità della deliberazione 24 Avere a cuore il mondo 24 Vivere la sieropositività 25 Profilo di comunità 25 Rivista Psicologia di comunità 26 RAFFAELLO MARTINI (MARTINI ASSOCIATI MILANO) LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO) ALESSIO VIENO (UNIVERSITÀ DI PADOVA) segue dalla pag. 1 Editoriale Pagina 2 ti e che desideriamo condividere con voi. Che senso vogliamo dare a tutto ciò? Riflettevamo qualche tempo fa che un limite che spesso ci caratterizza è una sorta di “grafofobia”: la difficoltà che sembra connaturata a quanti svolgano un lavoro sul territorio a mettere per scritto e comunicare le loro esperienze. Non parlo solo della difficoltà di farle diventare un articolo scientifico (che pure è un problema al quale dovremmo porre rimedio…), anche quando sono ricerche solide, ben strutturate, che figurerebbero meglio di molte altre, ma anche di una ritrosia più generale a “disseminare” le pratiche, che sembra accomunare quanti svolgano una azione comunitaria. Conosciamo bene la restituzione dei dati ai partecipanti, che in molti dei nostri lavori diventa un momento di attivazione significativo. Disseminiamo, come ci viene richiesto, i risultati dei nostri progetti (europei, nazionali, locali) con risultati più che soddisfacenti. Però poi molte delle esperienze svolte sembrano quasi perdersi nell‟atto, nell‟incontro, nell‟evento. Con il rischio di non essere sufficientemente condivise, conosciute e apprezzate in tutto il loro valore. Comunicare un percorso vuol dire anche rielaborarlo in modo che sia comprensibile, verificabile e che si ponga come punto di partenza replicabile (e migliorabile)per altre azioni, di noi stessi e di altri colleghi animati dalle stesse intenzioni: un ulteriore momento da condividere, probabilmente utile anche in attività di valutazione partecipata. In discipline simili alla nostra (o anche in altri settori psicologici) qualsiasi intervento sufficientemente apprezzabile spesso viene portato con molta enfasi al dibattito generale, mentre noi qualche volta sembriamo non valorizzare abbastanza i nostri saperi, non quanto lo meritano. L‟auspicio è che anche uno strumento semplice, come una newsletter, possa essere una prima occasione, un primo livello, per uscire dall‟afasia (o, meglio, dall’a-grafia) rispetto a quello che facciamo, che conosciamo in occasione dei convegni, ma che forse dovremmo esprimere e far circolare maggiormente, per non perdere tanto materiale scientifico ed esperienziale prezioso. E infine… prendete subito nota nelle vostre nuove agende: il prossimo giugno, dal 19 al 21, la sede di Psicologia di Cesena dell‟Università di Bologna ospita il Convegno Nazionale SIPCO, giunto al suo decennale appuntamento. Il tema, quanto mai attuale, è COSTRUIRE COMUNITÀ OSPITALI E SOSTENIBILI. Il decimo convegno è una data importante e vi aspettiamo numerosi! trovate tutte le notizie al riguardo sia nel nostro sito che in quello del convegno http:// sipcocesena2014.unibo.it Questa newsletter vi arriva in periodo di festività natalizie: cogliamo l‟occasione per far arrivare a tutti e a tutte voi i nostri più calorosi auguri per – nonostante i tempi che corrono – uno splendido, partecipato, comunitario 2014! Piacenza: Prove di futuro. Integrazione cittadinanza, seconde generazioni Si è tenuto il 13 e il 14 settembre scorso il convegno nazionale organizzato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dall'Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia Romagna, in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore, il Comune di Piacenza, la Provincia di Piacenza e la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un convegno dedicato alla scuola e alla sua capacità di farsi promotrice di processi di inclusione e cittadinanza attiva delle giovani generazioni, dei giovani italiani di origine straniera e degli stranieri residenti in Italia di prima e seconda generazione. A chiarire che cosa sono le seconde generazioni è stato Mohamed Tailmoun, portavoce della rete G2, il quale ha discusso dei molti problemi che affliggono gli studenti italiani di origine straniera, come l‟impossibilità di partecipare ai programmi Erasmus o ad altri programmi di mobilità europea, o la burocrazia che circonda i permessi di soggiorno per motivi di studio. La mattinata in plenaria è stata coordinata da Luciano Rondanini, dirigente dell‟Ufficio scolastico provinciale, che, dopo avere ospitato i saluti di rito delle autorità locali, ha letto i saluti della Ministra Kyenge, prevista al convegno ma assente per impegni istituzionali: un messaggio semplice e diretto quello della ministra che ha affermato “la scuola deve fare integrazione, è un suo compito, è ciò che la rende democratica.” Ma la scuola italiana è davvero capace di fare integrazione? Stefano Versari vicedirettore dell‟Ufficio scolastico Emilia-Romagna a questo proposito ha “dato i numeri”: in Emilia Romagna gli studenti di origine stra- niera sono aumentati in 10 anni del 365%, oggi sono il 15% della popolazione studentesca. Il 40% è nato in Italia. E se non ha negato l‟impegno della scuola per promuovere integrazione, ne ha sottolineato anche criticità di non poco conto: il rischio che l‟indirizzamento degli studenti di origine straniera verso percorsi professionalizzanti crei “scuole ghetto”, il problema delle competenze linguistiche che in una percentuale allarmante sono così basse da precludere integralmente la comprensione di ciò che dicono gli insegnanti in classe. Maddalena Colombo, docente all‟Università che ospitava il convegno, riprendendo i dati delle ricerche della Fondazione ISMU ha confermato le criticità evidenziate da Versari e ha sottolineato che è necessario un investimento di risorse e sostegno anche formativo agli insegnanti, oggi carente. Un altro tema caldo affrontato nel convegno è quello della cittadinanza. Nel video di apertura del convegno, curato dalla Fondazione Reggio Children, un bimbo si chiedeva “Ma se non sei un cittadino, cosa sei? Chi sei?”. Paolo Morozzo della Rocca dell‟Università di Urbino, ha illustrato le vicende della concessione della cittadinanza nel nostro paese, con toni fortemente critici verso le restrizioni imposte nel 1992 per effetto del clima di terrore nei confronti degli stranieri dei primi anni 90. Le leggi in vigore sulla cittadinanza negano la possibilità per gli italiani di origine straniera di sentirsi chiamati al bene comune, e la dimensione relazionale e culturale della cittadinanza. Ha auspicato che la revisione della normativa si orienti verso lo ius culturae, superando i limiti di quella attuale. La mattinata si è conclusa con l‟intervento del Ministro dell‟Università e dell‟Istruzione Maria Chiara Carrozza che ha affermato “La scuola è lo specchio di quella che sarà la società del futuro e quindi l‟integrazione degli studenti stranieri è un‟opportunità di ricchezza e confronto fra culture di cui non dobbiamo avere paura; è anzi un arricchimento che va organizzato per vincere la sfida. Per questo dobbiamo sapere attrarre ed accogliere per valorizzare, creando un sistema selettivo con le medesime opportunità”. Il pomeriggio si è articolato in sessioni parallele, che hanno approfondito i temi della cittadinanza e integrazione, dall‟infanzia all‟adolescenza. La sessione intitolata “La cittadinanza: modelli a confronto in Italia e in Europa” è iniziata con una articolata presentazione delle leggi sulla cittadinanza in Europa che ha sfatato qualche luogo comune sulla facilità con la quale si diventa cittadini in altri paesi, si è conclusa con la presentazione del lavoro di promozione della cittadinanza attiva e di contrasto alla mafia del Centro Studi Paolo Borsellino. La mattina di sabato alla presenza del Viceministro Maria Cecilia Guerra e Rita Borsellino la restituzione in plenaria dei lavori del pomeriggio precedente. Cinzia Albanesi Anno XV, Numero 28 Report Convegni Pagina 3 Convegno SCRA — Society for Community Research and Action: giugno 2013 Report convegni L‟appuntamento biennale della Society of Community Research and Action, 27a divisione della American Psychological Association, si è tenuto quest‟anno all‟Università di Miami, nella School of Education and Human Development diretta da Isaac Prilleltensky. Il tema -guida della conferenza (2013 Biennial Conference “Communal Thriving: Pursuing Meaning, Justice & Well-Being”) ha ripreso in una diversa luce il tradizionale ambito dello sviluppo di comunità, ridefinendolo tuttavia in termini che sono allo stesso tempo più positivi ma anche più consapevoli della natura problematica della convivenza. Se mi si passa la libera traduzione, più che a comunità competenti, si è fatto riferimento a comunità prosperose e fiorenti, in cui però il benessere passa per le strette vie della giustizia sociale e della ricerca di significato. Questo tema è stato al centro delle key-notes, ma ha intessuto molte delle circa 150 sessioni di lavoro che si sono susseguite nei tre giorni della conferenza. La key note di apertura, particolarmente motivante, è stata tenuta da Michelle Fine, docente alla City University of New York Cerimonia di apertura Pagina 4 e fondatrice di Public Science Project (www.publicscienceproject .org), un consorzio di ricercatori, policy maker e attivisti impegnati a più livelli per ridurre le diseguaglianze sociali. Il suo discorso ha ripercorso le tappe di un cammino intellettuale sfociato in un impegno scientifico e sociale attraverso l‟adesione all‟epistemologia della ricerca-azione partecipata, reinterpretata come una ricerca (partecipata) capace di generare politiche pubbliche (partecipate). La key note finale, affidata a Niki Harré, dell‟Università di Auckland (autrice peraltro del volume, liberamente scaricabile via Internet, Psychology for a Better World: Strategies to Inspire Sustainability) ha sottolineato la necessità di riconciliarsi con la dimensione simbolica dei processi sociali, per meglio comprendere le battaglie e le sfide psicologiche del nostro tempo ed essere capaci di lavorare più efficacemente per un cambiamento sociale positivo. Attraverso la metafora del gioco infinito, quello in cui l‟obiettivo non è vincere ma continuare a giocare, in cui gli orizzonti cambiano al cambiare degli attori, e così le regole, Harré ha offerto una visuale non comune attraverso cui la psicologia di comunità può guardare il mondo e contribuire al suo farsi. Le sessioni, tante, brevi e di vari formati (simposi, tavole rotonde, workshop), hanno trattato i temi più disparati. Accanto a quelli esplicitamente richiamati nel titolo stesso del convegno (giustizia sociale, benessere), i vari contributi (una parte dei quali è reperibile sul sito della conferenza http:// www.scra27.org/ biennial/2013_biennial) si sono distribuiti in ambiti consolidati come l‟empowerment, il senso di comunità, gli interventi sui minori e i sistemi educativi, sulle disabilità, sui malati mentali e altre categorie svantaggiate (marginalità sociale, povertà, ecc.), i gruppi di autoaiuto, la prevenzione dei comportamenti a rischio, la valutazione dei programmi e degli interventi, la partecipazione organizzata e l‟azione collettiva, la ricerca-azione -partecipata (PAR) e le strategie per promuovere il cambiamento sociale, ma anche in settori “emergenti” (seppur non nuovi) come quelli delle politiche pubbliche (cui è stato d ed i c a t o un workshop pre-conference a più voci), dei processi di peace-building e delle relazioni interetniche e interculturali. Dal punto di vista dei riferimenti teorici, molteplici i richiami alla teoria critica, che condivide con la psicologia di comunità – ma anche con la psicologia della liberazione e con la psicologia della pace – l‟attenzione ai temi dell‟esclusione sociale, dell‟ineguaglianza, della violenza e della oppressione. Dal punto di vista degli aspetti metodologici, molte le riflessioni sulla ricerca community-based e sulla PAR, ma anche sessioni (poche a dire il vero) dedicate a metodi sofisticati di analisi statistica dei dati di ricerca. In un certo senso, la conferenza ha offerto uno spaccato delle due anime che convivono nella psicologia di comunità nordamericana, quella più tradizionalmente legata ai metodi standard della ricerca accademica e quella, che personalmente mi è sembrata coprire uno spazio tutt‟altro che marginale, della ricerca situata e in prospettiva emica, con il suo corredo narrativo e riflessivo. Il programma della conferenza è stato ricchissimo, se si considera che alle innumerevoli sessioni e alle key note si sono affiancati tanto i workshop pre-conference tanto le sessioni poster e i gruppi di interesse. Impossibile perciò riuscire a tracciare un quadro di dettaglio. Degno di nota, e appuntamento fisso delle conferenze della SCRA, il programma Mentoring, destinato agli studenti e a chi muove i primi passi, o come ricercatore o come professionista, nel mondo della psicologia di comunità. Il programma, che ha coinvolto nel ruolo di mentor tanto giovani laureati quanto professionisti e accademici seniores, si è sviluppato in parallelo ai lavori del convegno, permettendo agli aspiranti psicologi e agli psicologi juniores di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla conferenza. I mentor, in sessioni di gruppo (ben 19) o individuali, hanno offerto ai mentee la loro esperienza su (sono solo alcuni esempi) come introdurre la psicologia di comunità nei setting di tipo clinico o medico, come costruire network internazionali, come conciliare lavoro e famiglia, come trovare e mantenere una relazione con un mentor. Nel complesso, un‟esperienza interessante e una bella fonte di stimoli anche per chi pratica la psicologia di comunità in contesti nazionali e culturali diversi. Il prossimo appuntamento coinciderà con il cinquantenario della SCRA. Si terrà nel 2015 a Lowell, presso l‟Università del Massachusetts, all‟insegna del tema “Innovation, Diversity, and Sustainability. Anno XV, Numero 28 Michelle Fine key note di aperturta Report Terri Mannarini convegni Niki Harré key note di chiusura Pagina 5 Padova: 9˚ Convegno La prevenzione nella scuola e nella comunità/Smart Community Report convegni Pagina 6 Per la prima volta nel mese di luglio, si è svolto il Convegno Nazionale: “La prevenzione nella scuola e nella comunità” giunto alla sua nona edizione. I lavori si sono articolati in tre giornate dal primo pomeriggio di giovedì 4 luglio a sabato 6 luglio. Tre giornate che hanno visto alternarsi sessioni plenarie, sessioni poster, sessioni orali e diversi workshop tematici. Come consuetudine il convegno, promosso dal Professore Massimo Santinello e dal dottore Alessio Vieno del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell'Università degli Studi di Padova, è stata un‟occasione per ricercatori e operatori di confrontare la qualità delle proprie esperienze e ricerche, oltre che proporre nuove idee per progetti nel settore della prevenzione e della promozione del benessere. Il tema centrale di quest'anno sono state le Smart Communities, comunità intelligenti che utilizzano le nuove tecnologie per la prevenzione, smart community come nuova frontiera per incrementare il benessere delle comunità, le reti di sostegno e la loro operazionalizzazione nei progetti di mentoring e di peereducation, salute e adolescenza. "L'utilizzo delle nuove tecnologie per la prevenzione al bullismo" è stato il tema della plenaria di apertura di giovedì 4 luglio. La sessione è stata aperta dalla dott.ssa Maria Sapouna dell'University of the West of Scotland (UWS) che ha illustrato FearNot!, il primo intervento di apprendimento virtuale programmato per ridurre i fenomeni di bullismo nelle scuole primarie. Anche l'intervento del dott. Cantamesse (AESVI - Associazione Edi- tori Sviluppatori Videogiochi Italiani) ha evidenziato come i videogiochi possano assumere la funzione di ambienti di sperimentazione in senso psicologico e psicosociale. Ha presentato i risultati di una ricerca focalizzata sulle dinamiche sociali in contesti videoludici, il cui obiettivo ultimo era indagare il ruolo degli ambienti virtuali, e più specificatamente dei MMORPG, a supporto delle dinamiche relazionali nel contesto sociale degli adolescenti. La dott.ssa Menesini ha descritto un modello di intervento basato su peer education – peer support, realizzato in alcune scuole secondarie di secondo grado della Toscana e volto a prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo: alcuni studenti (peer educators) diventano gli agenti di cambiamento, portando avanti attività faccia a faccia con i loro compagni, e attività online sul sito web e sulla pagina facebook del progetto, interagendo così anche con studenti di altre scuole. In seguito alla plenaria d'apertura, i convegnisti hanno avuto la possibilità di presentare i loro contributi all'interno di sette diverse sessioni poster, ciascuna con un proprio tema conduttore. Le due giornate successive sono state strutturate in modo tale da dare ai partecipanti l'opportunità di prender parte a numerose e differenti sessioni: durante la mattinata si sono svolte 5 sessioni parallele a cui è seguita una plenaria dal titolo "Smart Community: le comunità intelligenti che promuovono il benessere". All'interno di questa sessione gli interventi del dott. Boniforti e del dott. Zilioli hanno evidenziato come l‟intervento di rete, il coinvolgimento degli stakeholder locali, i progetti urbani e sociali e le iniziative di animazione ideate e realizzate dalle realtà locali stiano contribuendo in questi anni ad alimentare la coesione tra gli abitanti e il benessere abitativo, aumentando la consapevolezza e la valorizzazione delle risorse comunitarie e il capitale sociale. Il contributo della dott.ssa Signani, inoltre, ha voluto sottolineare l'importanza di due elementi quali genere e tempo. Nel pomeriggio i convegnisti hanno avuto l‟occasione per essere “parte attiva” del convegno iscrivendosi a diversi workshop: il primo dal titolo “Gruppo allargato di comunità” coordinato dal prof. Lavanco, il secondo intitolato “Empowement Evaluation” tenuto dal dottor Gheno, il terzo “Arene Partecipative” moderato dalle dottoresse Fedi e Mannarini e il quarto, “AOM – Analisi Organizzativa Multidimensionale – tenuto dalla dottoressa Francescato. Come da tradizione, a conclusione della seconda giornata di lavoro è stata organizzata una cena sociale che ha riunito i convegnisti presso il suggestivo cortile pensile di Palazzo Moroni, sede del Comune di Padova e posto di fronte al Bo, sede dell'Università degli Studi di Padova. I lavori si sono conclusi sabato 7 luglio con delle sessioni parallele nella prima parte della mattinata seguite dalla sessione "Nuove e vecchie strategie di prevenzione" in cui gli interventi della dott.ssa Capitanucci e dei dott.ri Kuntsche, Croce e Polidori si sono focalizzati sulla prevenzione nell'uso di alcol (il rischio di singole ubriacature è maggiore in tarda adolescenza e nella primissima età adulta) e del gambling ponendo una riflessione sulla necessità di affidare la prevenzione del gioco d‟azzardo patologico a enti qualificati nella materia, privi di conflitto di interessi, che usino metodi sperimentali validati, basino i loro interventi su solide teorie di funzionamento psicologico codificate e si avvalgano nella formulazione dei progetti delle più accreditate competenze scien tifich e nell‟ambito della prevenzione del gioco patologico, con un occhio attento al contesto. È stata, inoltre, evidenziata la diffusione di nuovi e crescenti comportamenti di dipendenza non da sostanze ma con rischi, comportamenti e costi sociali ed individuali del tutto simili alle dipendenze da sostanze [da Internet (IAD, Internet Addiction Disorder), da gioco d‟azzardo (Patholo- gical Gambling), da acquisti compulsivi (Compulsive Buyers, Shopping Compulsivo, etc.), da sesso (Sexual Addiction), da esercizio fisico (Exercise Addiction), da lavoro (workalcoholic o workaddiction)]. Anche quest'anno sono stati messi a disposizione dei premi che hanno premiato i poster che hanno dato particolare rilievo al rafforzamento delle reti informali della comunità (Centro Siciliano Sturzo, ES - Empowerment Evaluation), il poster che ha descritto esperienze svolte nella scuola o nel territorio con particolare riferimento alle tematiche relative ad interventi innovativi in psicologia di comunità (SIPCO) e il poster che ha presentato progetti attuati nella scuola con particolare riferimento alle tematiche relative al disagio e alla promozione del benessere nei contesti scolastici con riferimento alla fascia 0-11 anni (SPES - Servizi alla Persona Educativi e Sociali - di Padova). Nelle giornate del 3 e 4 luglio 2013 la Società Italiana di Psicologia di Comunità ha organizzato e gestito un evento satellite, un workshop tenuto da Norma De Piccoli e Stefano Gheno sul tema della valutazione empowering individuando percorsi e strumenti. Sul sito del Laboratorio L i n k ( h t t p : / / dpss.psy.unipd.it/link/ convegni.php) è possibile rivedere momenti del convegno immortalati in alcuni scatti fotografici. Vi aspettiamo al decennale fra 2 anni... Ci rivediamo nel 2015! Anno XV, Numero 28 Alessandro Agresti Workshop “Valutazione empowering”: valutare in psicologia di comunità Da qualche anno la Sipco si fa promotrice, attraverso l‟impegno gratuito dei suoi soci, di una formazione fortemente empowering. Un flusso di condivisione, confronto e trasmissione di competenze, riflessione e tecniche che circolano sia all'interno della nostra associazione che fuori nel lavoro quotidiano di ognuno di noi. Attraverso questa formazione si va ad arricchire il patrimonio di conoscenze e la cassetta degli attrezzi di chi è ancora in formazione o di chi vuole ampliare la sfera delle sue competenze. Sempre nell‟ambito del Convegno "La prevenzione nella scuola e nella comunità” tenutosi a Padova, a mettersi in gioco, a disposizione delle esigenze formative dei giovani Sipco, sono stati Norma De Piccoli e Stefano Gheno sul tema della Valutazione empowering. Trovare altre occasioni di condivisione e di Report convegni scambio di competenze ed esperienze ascoltando i bisogni formativi espressi dei soci è alla base della nostra possibilità di crescere sempre di più come realtà associativa veramente orientata all‟empowerment ed una multirete di opportunità e condivisione. Il workshop “Percorsi e strumenti per una valutazione empowering”, è stato strutturato a partire dalle esigenze formative discusse dai giova- ni SIPCO (definiti come soci junior) nei mesi che hanno preceduto l‟evento. Infatti, per diversi mesi i soci junior si sono confrontati (spesso attraverso e-discussion con una votazione finale) su quale tema sentivano un forte bisogno formativo o di approfondimento. Una crescente esigenza di competenze valutative sono state esposte dai Giovani Sipco a partire da una diffusa domanda di Pagina 7 Report convegni Pagina 8 valutazione degli interventi nel sociale indirizzata anche ai dipartimenti di ricerca universitari. Una formazione sulla valutazione, quella di Padova, che è andata a configurarsi soprattutto come un dialogo tra relatori e partecipanti che hanno esplorato il tema per provare a sottoscrivere un comune “Manifesto della Valutazione Empowering”. La “valutazione”, una “gastronomia fusion” nelle parole di Stefano Gheno o piuttosto “una cassetta per gli attrezzi” come proposto da Norma De Piccoli, si rende empowering quando dà valore al percorso, si allontana dal significato attribuitole nel senso comune di giudizio sulla mancanza, per piuttosto configurarsi come un processo di valorizzazione degli elementi che costituiscono una spinta alla crescita. Il seminario ha delineato alcuni aspetti fondamentali della valutazione: un buon valutatore deve essere anche un buon metodologo, capace di integrare dati misurabili, con informazioni qualitative altrettanto significative; la valutazione trova senso e finalità nell‟attiva partecipazione della committenza e dei valutati, attraverso la formazione di un “gruppo guida della valutazione” come definito da Gheno, che è chiamato ad assumersi la responsabilità della valutazione stessa. Tale prospettiva non trascura, però, l‟esigenza di non essere ideologici o mistificanti di fronte ai limiti di varia natura che possono condurre ad optare per processi valutativi più economici, meno partecipati, ma che possano essere effettivamente recepiti dai destinatari, che devono poterne cogliere il valore aggiunto nella prospettiva di una maturazione organizzativa, sociale, comunitaria. È stato sottolineato come esista spesso un gap tra i processi e la valutazione: spesso i progetti lavorano su dimensioni complesse: salute, benessere, capitale sociale, reti sociali, ecc., mentre i sistemi di valutazione si basano solo su singoli aspetti perdendo di vista la complessità dell‟oggetto (e spesso quindi anche gli aspetti di interazione tra i vari fattori). Valutazione partecipata significa lavorare su ciò che c‟è, sulle basi di appoggio, sui punti di forza. La Partecipazione è sia una strategia per uscire dalla logica controllorecontrollante ma anche la presenza di una dimensione attiva: essere contemporaneamente motori e fruitori del processo. Utilizzare quindi strumenti non standard, ma costruiti con i valutati, anche quando si utilizzano strumenti standardizzati questi vanno resi utilizzabili dai fruitori. Mai utilizzo di strumenti auto-riferiti. Questo significa anche non riuscire spesso a spiegare ai decisori politici l‟importanza della valutazione in generale come strumento di sviluppo. I politici nella migliore delle ipotesi hanno in testa il tema, il concetto di valutazione come di una rendicontazione. Necessario è partire dalla negoziazione con la committenza su che cosa è utile e rilevante valutare, partendo dalla affermazione: “alla fine del processo io ti dirò come è andata”, introducendo quindi una possibilità di dialogo su “cosa vale la pena valutare, cosa vogliamo valutare”. Scambi di umori, oltre che di idee, condivisione di esperienze relative ad una società in cui i giovani psicologi devono coltivare le risorse proprie della formazione psico-sociale, metodologiche e relazionali, per operare in comunità resistenti quanto bisognose di cambiamento. Il workshop non vuole essere solo un momento formativo chiuso, tanto che si è deciso di costituire un gruppo che possa attivamente lavorare sul tema a partire dall'elaborazione di un manifesto della Valutazione Empowering ad altre azioni strategiche (ad esempio una pagina dedicata di wikipedia, condivisione di articoli, etc.). Un modo questo sia di condividere e lavorare insieme all'interno della nostra comunità SIPCO ma anche di promuovere e tutelare la nostra professione e le nostre specifiche competenze. Ovviamente un gruppo di lavoro-interesse non può nascere come esclusivo ed escludente e così se altri soci sono interessati a farne parte vi invitiamo a scriverci a [email protected] Maura Benedetti, Luana Valletta, Francesca Ammogli, Chiara Cifatte, Rosita Giunti, Fausto Petrini, Debora Vecchiettini Il punto di vista dei formatori Norma De Piccoli È vero che il "nostro approccio" implica un cambiamento di prospettiva, e sappiamo quanto ogni cambiamento inneschi resistenze, ecc. Concretamente credo che la sfida non sia quello di presentare un NUOVO modello di valutazione , ma di INTEGRARE i modelli "classici" con altro (es. aggiungere a griglie di valutazione standardizzate anche altri strumenti e indicatori più "partecipati"). Non è una contrapposizione tra prospettive, ma una sinergia tra esse... Essere portatori di cambiamento e di innovazione è faticoso, ma anche entusiasmante... Stefano Gheno Formare e formarsi alla valutazione empowering Ho sempre pensato che valutare faccia bene all‟empowerment di persone, gruppi e comunità, dopo l‟esperienza padovana devo aggiungere che anche il formarsi alla valutazione fa bene all‟empowerment. Non fosse altro che per il fatto che lavorare sulla valutazione empowering ha consentito di promuovere l‟empowerment del gruppo dei partecipanti, ingaggiato – come leggiamo anche in questa sede – dalla proposta di Norma De Piccoli di promuovere un manifesto dedicato al tema e quindi assuntore di nuove responsabilità nei confronti della comunità degli psicologi di comunità (si potrà dire?). Sono stati due giorni davvero interessanti quelli trascorsi lavorando con i giovani SIPCO: un “vero” Il premio Sipco 2013, messo a disposizione nell'ambito del nono convegno padovano “La prevenzio nella scuola e nella comunità” per il miglior poster, è andato a Lorenza Da Re. Presentiamo di seguito un estratto del lavoro premiato. Per leggere l'articolo per intero e visualizzare il poster vai su www.sipco.it Negli ultimi decenni, l‟Università italiana è fortemente cambiata. Oggi arrivano all‟Università anche giovani che possono avere alle spalle un debole background culturale ed un curriculum scolastico non finalizzato al proseguimento degli studi. Si tratta dunque di studenti che trovano spesso difficoltà nell‟inserirsi in un insegnamento di tipo universitario (Crui, 1995). L‟Università di Padova, a partire dal 2001, ha promosso azioni di supporto workshop in cui potersi formare attraverso un percorso proposto e condiviso con altri. Il dialogo co-costruttivo che ha – di fatto – rappresentato la cifra metodologica del laboratorio è stata un‟occasione di sviluppo e di pensabilità per tutti. Oltre a ciò devo testimoniare la mia personale soddisfazione circa la possibilità di un confronto così fecondo e così interessante. Sono sempre più convinto – e Padova ha contribuito a rafforzare tale convinzione – che per lo psicologo di comunità la competenza valutativa non sia in nessun modo opzionale, anzi rappresenti un valore aggiunto che questi può portare in contesti di intervento al tempo stesso vicini e lontani, ad esempio quello delle organizzazioni di lavoro. Quindi procediamo, mantenendo saldo il principio di integrazione generativa (viva la cucina fusion!) così tipico della nostra disciplina, che vede di fatto ogni valutazione come l‟occasione di un possibile avvio del cambiamento. Grazie a tutti per l’occasione. per i propri iscritti e per coloro che fossero anche solo interessati ad iscriversi. A partire dal 2003, le azioni di supporto sono state attuate secondo le logiche del peer tutoring, ossia quella “pratica educativa attraverso cui gli studenti più competenti aiutano studenti meno competenti ad apprendere nell‟ambito di un lavoro cooperativo in coppia o in piccolo gruppo attentamente organizzato” (Torre, 2006). Il Tutor Junior dell‟Università di Padova è uno studente “capace e meritevole” che, partecipando ad una selezione pubblica per titoli e ad una prova di accertamento, decide di mettere a disposizione dei propri compagni, dello stesso ordine ma di esperienza inferiore, una parte del proprio tempo. Egli svolge funzioni di mediatore del sistema universitario, di facilitatore della comunicazione e dell'apprendimento e di supervisore del contesto formativo al fine di favorire la buona prosecuzione degli studi dei nuovi compagni. La prima fase della ricerca ha previsto un riesame della letteratura esistente sul tema trattato. Successivamente c‟è stata una ricostruzione delle azioni e delle attività realizzate dal Servizio Tutorato, con particolare riferimento al ruolo che Tutor in relazione alle azioni ed agli interventi attuati per contrastare la dispersione universitaria. È stata poi condotta un‟indagine di tipo CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) con riferimento ad una coorte di 8.473 studenti, immatricolati in 101 Corsi di Laurea triennale dell‟Ateneo di Padova nell‟anno accademico 2006/07 (Clerici et al., 2012). La rilevazione è stata condotta nei primi mesi del 2012, quando erano trascorsi poco più di 5 anni dall‟avvio della carriera universitaria. Scopo generale dell‟indagine è stato valutare come gli aspetti strategici, motivazionali ed emotivi siano collegati alla carriera universitaria, e elaborare un profilo degli studenti che abbandonano o rallentano gli studi, come pure degli studenti che li completano in modo regolare (Clerici et al., 2012). [...] Anno XV, Numero 28 Report convegni Pagina 9 XIII Congresso europeo di Psicologia a Stoccolma Condividere le esperienze Report convegni Pagina 10 Il XIII Congresso Europeo di Psicologia si è svolto a Stoccolma dal 9 al 12 luglio 2013, un‟occasione di conoscenza, di contatti e di scambi culturali e scientifici. Molteplici le presenze e i diversi settori scientifici disciplinari della psicologia rappresentati. La task force su community psychology dell‟European Federation of Psychologist‟s Associations (E.F.P.A,) al congresso ha avuto un significativo riconoscimento per lo sviluppo della disciplina in Europa e, nell‟assemblea generale dell‟EFPA, è stata trasformata in comitato permanente per la psicologia di comunità. Nell‟ambito del congresso Caterina Arcidiacono dell‟Università di Napoli Federico II, in quanto presidente dell‟ECPA e membro associato dell‟EFPA, ha contribuito al dibattito scientifico in psicologia di comunità sullo sviluppo di scenari futuri. Nell‟ambito della commissione EFPA, Bruna Zani dell‟Università di Bologna, di cui è membro, ha portato avanti il lavoro sulla formazione in psicologia. Attraverso i tre simposi organizzati da Caterina Arcidiacono si è attivato un ampio dibattito sull‟attualità della psicologia di comunità. L‟incontro di diverse prospettive teoriche, di ricerca e di intervento dei referenti europei e dei membri dell‟ECPA ha dato grande visibilità alla disciplina ponendo diversi interrogativi sulle competenze che nel lavoro sul campo lo psicologo di comunità può utilizzare. Più in generale lo scenario entro il quale il dibattito ha preso forma è stato quello dettato oggi dalla crisi economica e sociale che ha generato ulteriori forme di povertà e di conflitto con una non chiara prospettiva futura. Al centro della discussione sono state le competenze e i metodi che lo psicologo di comunità può utilizzare con i cittadini che vivono in contesti caratterizzati da problemi ambientali, sociali e politici. Un primo simposio tenutosi nell‟ambito del convegno: Community Psychology Beyond World Crisis: Visions and Tools (EFPA) ha avuto lo scopo di descrivere l‟epistemologia della psicologia di comunità dando particolare at- tenzione all‟approccio critico che la caratterizza anche nelle pratiche di intervento e di ricerca. Particolare attenzione è stata posta al contributo che la psicologia di comunità offre in risposta ai problemi sociali generati dell‟attuale crisi socioeconomica collocandosi in una zona di confine (Lewin, 1951) per generare riflessività e azioni rispondenti ai bisogni emergenti. Ai lavori hanno preso parte Donata Francescato dell‟Università la Sapienza di Roma con una relazione dal titolo: What Can Community Psychology Offer to Reframe Social Problems in World in Crisis? Caterina Arcidiacono con un contributo dal titolo: Community Psychology's Bedrock and Visions in Coping with the World Economic and Relational Crisis e Carr Nicho- las del Child and Adolescent Mental Health Services sito in Norvegia ha presentato una relazione dal titolo: The European Network of Community Psychology as a Tool for Transformation. I relatori hanno apportato un interessante contributo rilevando gli effetti individuali, sociali della crisi economica e gli strumenti e gli ambiti di lavoro dello psicologo di comunità. Gli ambiti di intervento peculiari sono emersi anche nel secondo spazio di discussione gestito da Donata Francescato e da Walfgang Stark: Addedd Value and Peculiarity of C o mm un i ty Psychology Interventions (EFPA sponsored symposium) che ha visto la partecipazione di José Ornelas dell‟Università di Lisbona sul tema: C o mm un i ty Psychology Contributions for Homelessness Interventions: The Housing First Initiative; di Nicholas Carr su: Community Suicide Prevention: Building Resilience and Assessing Risk in the Community. The Contribution of Community Psychology in Preventing Suicides Among the Younger Population; di Patrizia Meringolo dell‟Università di Firenze: Local Intervention, with a Community Based Approach and an Action Research, to Promote Foreign Students‟ Social Inclusion. I contributi presentati hanno evidenziato le dimensioni di potere e i conseguenti modelli di oppressione e di discriminazione che agiscono contro determinati gruppi. Il riferimento è stato ai processi che generano disuguaglianze e ai percorsi per favorire conoscenze e incontri. Il metodo consono allo sviluppo di empowerment, di convivenza re- sponsabile è quello partecipativo sia per la ricerca sia per l‟intervento nelle sue diverse declinazioni, dando rilievo per i professionisti e per il ricercatore alle relazioni e dunque a metodi in grado di rilevare e monitorare i processi che si attivano. Come sottolineato dalla prof. Arcidiacono per promuovere la prospettiva critica della psicologia di comunità l‟interazione con altre discipline costituisce una caratteristica peculiare che viene enfatizzata dall‟uso di metodi che consentono di dar voce alla cittadinanza. I metodi partecipativi hanno, infatti, il potenziale per portare allo sviluppo di una comunità di ricerca, demistificante dei tradizionali processi di ricerca. L‟impiego di pratiche partecipative crea le condizioni per l‟attivazione di processi di cambiamento. Tale approccio enfatizza il potere della ricerca nel dare voce alle persone che soffrono di emarginazione e discriminazione. La capacità di relazionarsi con la diversità dell'altro e la costruzione di relazioni positive tra soggetti sociali dalle diverse storie e caratteristiche costituiscono infatti il know how che caratterizza l‟approccio partecipativo della psicologia di comunità e le sue competenze. Pertanto il simposio organizzato per la discussione sui metodi di ricerca che lo psicologo di comunità può utilizzare per rispondere ai disagi su esposti ha offerto una visione caratterizzante per le sue competenze. Gli interventi di Caterina Arcidiacono, (The Troublesome Trinity of Grounded Theory Methodology) di Akhurst Jacqui della York St John University, United Kingdom (Community Psychology and Qualitative Methods: Opportunities for Building a Sound Research Base), di Fortuna Procentese (Social Interdependence Dimensions in Research Process and Grounded Theory e di Patrizia Meringolo (Qualitative Methods to Explore and Evaluate Self-help Experiences). Il dibattito avviato ha consentito di esplorare gli interessi comuni con altri settori scientifici disciplinari della psicologia e di proporre ulteriori collaborazioni. Ricordiamo con piacere che il premio ricevuto per la migliore presentazione orale al congresso è stato attribuito ai colleghi: Benedetti M., Francescato D., Mebane M., Tomai M., Rosa V., Angrisani L., con il lavoro su Hospital Clown Therapy: a Study on its Impact in a Pediatric Surgery Department, 13th European Congress of Psychology; in Behavioral Medicine by The Swedish Behavioral Medicine Society (Svennk Beteendemedicinsk Forening, SBF). Fortuna Procentese Iseo: IV Conferenza internazionale sul sociodramma La Conferenza si è svolta a Iseo (Brescia) nella prima settimana di settembre 2013, con un titolo sicuramente stimolante per quanti si interessino di promozione di cittadinanza attiva e di benessere di comunità: Per un nuovo SENSO DEL NOI Sociodramma e Sociatria in un mondo responsabile. Il convegno si è rivelato all‟altezza delle aspettative, per i temi trattati e per l‟alto numero di partecipanti, provenienti da più di quaranta paesi diversi, europei e non europei. Ed ha costituito un‟occasione di approfondimento sia per quelli che sono direttamente impegnati in action methods (sociodramma, teatro sociale, animazione di gruppo e di comunità) sia per tutti coloro che sono interessa- ti allo star bene in un gruppo, in una istituzione, in una comunità locale. Come SIPCO abbiamo proposto un simposio per confrontare i rispettivi punti di vista da condividere. Ne è nato un dibattito che – pur senza rinunciare agli approfondimenti scientifici – si è arricchito di uno scambio di esperienze e di saperi diversi e ha visto una partecipazione e un‟attenzione ben al di là di quanto solitamente si verifica all‟interno di un convegno. Il tema in discussione era “Strumenti a matrice teatrale per il sostegno dei processi di comunità. Possibilità, limiti, esperienze in diversi contesti”, e i partecipanti hanno presentato le loro realizzazioni in ambiti e situazioni locali differenti, interrogandosi sul significato degli strumenti di inter- Anno XV, Numero 28 vento teatrale e/o sociodrammatico (laddove tali termini si rivelano fin troppo stretti per riassumere la poliedricità delle proposte), analizzando il possibile rapporto tra i percorsi specifici e i macroprocessi di cambiamento sociale e l‟impatto di tali metodi sull‟efficacia delle realizzazioni complessive. Sotto la guida dei due discussants, Elena Marta per SIPCO e Chiara Baratti, psicodrammatista dell‟Associazione Metodi Attivi (che i soci SIPCO hanno avuto modo di conoscere e di apprezzare in occasione del IX Convegno di Psicologia di Comunità a Milano), il simposio ha confrontato progetti portati avanti con peculiarità e modulazioni che, partendo da contesti specifici, cercavano un filo conduttore di lettura comune. Condividere le esperienze Pagina 11 Interventi Focus: Spin off universitario Condividere le esperienze Pagina 12 Dall‟Università di Firenze si è portata un‟esperienza didattica, in cui l‟insegnamento e l‟apprendimento della psicologia di comunità nella laurea magistrale in Psicologia si è avvalso di un laboratorio teatrale, in collaborazione con la Compagnia Chille della Balanza, impegnata in città sulla promozione di una forma di teatro sociale sui temi della follia e della marginalità. Con questa opportunità formativa si è cercato di dedicare attenzione, spesso carente nel sistema universitario italiano, alla autoconsapevolezza, alle emozioni individuali e al significato degli scambi relazionali, nella convinzione che il lavoro teatrale possa essere un utile strumento per approfondire il significato delle emozioni, il modo di comunicarle e le complesse sfaccettature delle relazioni interpersonali per i futuri psicologi di comunità. I primi risultati, monitorati con una ricerca valutativa realizzata con tutti i soggetti sociali coinvolti (studenti, docenti, attori), hanno dimostrato l‟utilità del laboratorio e hanno portato a riproporlo negli anni successivi. Martorano, psicologo di Nodi, proveniente da Faenza (Ravenna), ha presentato invece un intervento basato sul Sociodramma e sul Playback Theatre come supporto ai processi di conciliazione lavoro-vita nelle organizzazioni sanitarie. In questo tipo di lavoro la capacità di relazionarsi all‟interno dei team professionali è senza dubbio una core competence. Si è visto come una formazione basata su action methods crei efficacemente la condivisione delle esperienze professionali, la possibilità di apprendere dalla esperienza dell‟altro e la capacità di decifrare e intervenire sulle dinamiche organizzative e di contesto. De Marino e Martini (Associazione Incontro, Livorno e MartiniAssociati di Lucca) hanno riferito un interessante progetto realizzato a Lucca due anni fa sul tema della convivenza civile, promosso in collaborazione con l‟ente locale (Provincia di Lucca). In tale occasione il sociodramma di apertura (Noi-altri – La convivenza sociale nell‟esperienza e nei vissuti dei partecipanti) è stato al centro della riflessione sulle relazioni di prossimità e di vicinato e ha costituito il punto di partenza per promuovere l‟impegno individuale e collettivo per la realizzazione di uno spazio di convivenza e di benessere. Francescato e Benedetti (Università di Roma La Sapienza) hanno presentato, con calore e ricchezza di spunti di discussione, il loro lavoro sullo “sceneggiato”, strumento narrativo utilizzato per analizzare punti forza e aree problema di chi abita nei centri urbani, nelle periferie e in piccole cittadine di provincia. La tecnica dello sceneggiato fa parte delle tecniche di cocostruzione della conoscenza e si inserisce a pieno titolo nella ricerca partecipata. Il lavoro presentato ha illustrato un percorso che ha coinvolto tipologie diverse di contesti locali, all‟interno delle quali ogni gruppo di partecipanti ha prodotto una storia sulla propria comunità definendo un titolo, un genere, dei personaggi principali, una trama e un finale, decidendo se mettere in scena il racconto o semplicemente narrarlo. Dotti (Iseo, ASL Brescia) ha utilizzato uno sguardo psicodrammatico e sociodrammatico per leggere il cambiamento organizzativo, occupandosi in particolare della formazione degli operatori sociosanitari, educativi e della cura. Le tecniche usate hanno dimostrato di poter favorire il passaggio dalla dimensione individuale del problema, vissuto come inadeguatezza del singolo, a quella istituzionale e gruppale, per elaborare una risposta consapevole e integrata al problema. Plancher, attore, regista, sociodrammatista (Centro di Salute Mentale del Servizio Psichiatrico Territoriale di Portomaggiore, ASL di Ferrara) ha presentato un progetto che si sta svolgendo in ambito psichiatrico, per sperimentare l‟intreccio fra tecniche d‟improvvisazione teatrale e metodi psico-sociodrammatici. Con questo contributo si torna al tema della prima relazione, ossia l‟importanza degli strumenti teatrali per approfondire contenuti individuali e rendere più solide e consapevoli le relazioni di gruppo. Da questa esposizione dei temi emersi si può comprendere quella che ci è sembrata una “naturale” e possibile conclusione dell‟esperienza di Iseo: riteniamo, infatti, che questo filone di studio e di intervento non vada abbandonato, e che si possano creare ulteriori luoghi di approfondimento, sia in altri momenti di incontro sia in spazi di dibattito nelle nostre riviste. È importante infatti tenerne traccia per far sì che costituiscano un punto di riferimento, di discussione e di confronto per quanti operino nel sociale. Patrizia Meringolo Note dal convegno VOLONTARIATI IN CORSO Il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia e il Centro di Ricerche Etnografiche e di Antropologia applicata “Francesca Cappelletto” dell‟Università di Verona insieme al Centro Servizio per il Volontariato della Provincia di Verona (CSV) hanno organizzato lo scorso 15 novembre un convegno dal titolo “VOLONTARIATI IN CORSO Interventi e prospettive per un volontariato che cresce”. Il convegno, che si è svolto presso l‟ateneo veronese, scaturisce dalla volontà di condividere con il mondo associativo e quello accademico i frutti di una collaborazione ormai pluriennale tra gli enti organizzatori. Obiettivo del lavoro congiunto di questi anni è sempre stato quello di promuovere benessere organizzativo, motivazione e permanenza nei volontari, avvalendosi di un prezioso scambio di prospettive, più accademiche e scientifiche da un lato e più declinate sulla realtà del volontariato dall‟altro. Un incontro tra università e territorio insomma che ha prodotto dati interessanti e proposte operative concrete per le associazioni. All‟apertura, nella sala ghermita di studenti e volontari, Chiara Tommasini, presidente del CSV di Verona, e Anna Maria Meneghini, ricercatrice dell‟Università di Verona, portano i saluti di CSV e Università. Le prime due presentazioni riguardano il progetto VOLONTARIATO PUNTO ORG: aspetti organizzativi delle associazioni di volontariato che influiscono su soddisfazione e permanenza realizzato grazie ad un co-finanziamento tra Ateneo veronese, Dipartimento di Filosofia, Peda- gogia e Psicologia e CSV. La ricerca (responsabile: Anna Maria Meneghini) si è svolta nell‟arco di un anno come prosecuzione e approfondimento di dell‟indagine DIMENSIONE VOLONTARIO: Fattori che favoriscono impegno e permanenza nelle Organizzazioni di Volontariato, sempre condotta in sinergia tra il CSV e Università. I principali risultati cui i ricercatori sono pervenuti sono presentati da Alessio Nencini che spiega come le dinamiche organizzative interne alle quattro associazioni coinvolte, e in particolare il clima organizzativo, si siano rivelate elementi chiave in termini di motivazione dei volontari a mantenere il loro impegno. È quindi la volta di Silvia Sartori che spiega come in VOLONTARIATO PUNTO ORG: aspetti organizzativi delle associazioni di volontariato che influiscono su soddisfazione e permanenza, il ruolo del CSV sia stato quello di fare da ponte tra mondo della ricerca e territorio, sulla base della posizione privilegiata che il CSV ricopre come osservatorio del mondo del volontariato. Ma come attuare quanto la ricerca suggeriva? Come spiega referente del progetto per il CSV, affinché la ricerca diventasse veramente AZIONE è stato pensato e realizzato un corso di formazione dal titolo Chi trova un volontario trova un tesoro caratterizzato da alcuni elementi innovativi rispetto alla tradizionale offerta formativa del CSV. Il primo elemento di novità è scaturito dalla riflessione che i percorsi formativi sono generalmente rivolti alla persona (singolo volontario) e rischiano di perdere di vista il fatto che a quel partecipante spetta poi il ruolo di “enzima” entro la propria associazione. Egli è infatti tenuto a portare in associazione ciò che sviluppa durante il corso per creare i presupposti del cambiamento a livello collettivo. In questo caso il corso è stato rivolto all‟associazione e non ai singoli, attraverso il ricorso ad un investimento “formale” nei confronti del partecipante. Altra novità riguarda l‟aspetto metodologico: oltre alle lezioni frontali e ai focus group ci si è avvalsi del coaching (anche di 10 incontri per ciascuna associazione) ad opera di consulenti che si occupano di organizzazione. Questo ha permesso di far fruttare i risultati più “generali” dello studio su una dimensione “individuale”, cioè modellandoli sulla singola associazione, rispetto alle proprie caratteristiche, peculiarità ed esigenze specifiche. Si sono perciò realizzati percorsi di cambiamento ad hoc per valorizzare le attività entro ciascuna organizzazione. Alle 10 associazioni che hanno realizzato il progetto di cambiamento maturato nel percorso di coaching e che con grande impegno hanno dato valore all‟attività organizzativa, impegnandosi a favorire le condizioni per la loro permanenza, nel corso del convegno viene consegnato l‟attestato Vale il Tempo. Al termine della consegna degli attestati prende la parola il direttore del CSV Fabio Fornasini che Anno XV, Numero 28 Condividere le esperienze Pagina 13 Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Condividere le esperienze introduce Irene Magri (CSV), Marta Cenzi (Fondazione Cariverona) e Luigi Angelino (presidente del comitato “Valutazione marchio Merita Fiducia”). I tre interventi ruotano tutti intorno al tema della trasparenza: se le questioni del fund raising e del people raising sono priorità da sempre del mondo associativo, sempre più esse si legano all‟immagine che le organizzazioni di volontariato offrono ai loro interlocutori. Il marchio Merita Fiducia, marchio etico regionale, spiega Irene Magri, nasce proprio con la finalità di rispondere al crescente bisogno delle organizzazioni di volontariato di muoversi con trasparenza e di creare un clima di fiducia entro l‟attuale scenario di crisi del welfare e di riduzione delle risorse pubbliche. Il trend delle attestazioni dalla sua nascita (2009) ad oggi, testimonia quanto il mondo dell‟associazionismo veronese ne abbia colto l‟importanza. Marta Cenzi relaziona sull‟importanza e il valore della rendicontazione portando il punto di vista di un Ente (la Fondazione Cariverona, appunto) che per statuto e mission è chiamato a perseguire scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico erogando contributi ad enti e organismi non profit. Infine Luigi Angelino evidenzia come oggi ciascuna associazione non possa esimersi dal lavorare in rete e dal ricorrere ad una comunicazione efficace: entro siffatto quadro il relatore mostra l‟importanza che il marchio Merita Fiducia ricopre. Momento della giornata molto atteso è la consegna degli attestati alle 13 associazioni che si sono “meritate” l‟attribuzione o il rinnovo del marchio Merita Fiducia. È la presidente del CSV che le chiama una ad una per ritirare il riconoscimento nelle mani dei loro rappresentanti. In questo clima festoso, cui contribuisce anche l‟ottimo e ricco aperitivo preparato dai bravissimi ragazzi dell‟ Associazione Italiana Assistenza Spastici, si chiude la mattinata. Apre i lavori pomeridiani la direttrice del Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia Luigina Mortari affermando come la ricerca-intervento sul volontariato sia un‟azione ad alto valore politico ed etico: a suo parere la ricerca nel mondo accademico dovrebbe essere valutata in base alle risposte che fornisce alle domande essenziali della società. La caratteristica del volontariato quale fenomeno vivo è il filo che unisce i quattro interventi del pomeriggio. Inizia Elena Marta dell‟Università Cattolica di Milano con alcune considerazioni sul volontariato giovanile. A suo parere c‟è una grossa potenzialità di impegno sociale nei giovani che non trova spazio perché troppo spesso ci fossilizziamo su un “fare volontariato” che rientra in categorie vecchie. La generazione dei giovani sta cer- cando nuovi modi di fare volontariato e perciò dobbiamo trovare proposte innovative per incrociare i sogni, i desideri, i bisogni dei giovani che vogliono manifestare i valori civici di cui sono portatori. I risultati della ricerca condotta dal suo gruppo sui ragazzi del Servizio Civile Volontario evidenziano come esso sia una modalità di promuovere cittadinanza, crescita personale e lavorativa per coloro che lo hanno scelto: alla luce di questi effetti è dunque possibile pensare a questa istituzione come una modalità di promozione della partecipazione, della cittadinanza e del senso civico nei giovani. A seguire il progetto MentorUp, del Laboratorio Link dell‟Università di Padova, per gli studenti dell‟ateneo patavino, finalizzato allo sviluppo della responsabilità sociale e alla diffusione dei valori del volontariato. Di Servizio Volontario Internazionale parla Anna Maria Meneghini. Gli studi in quest‟ambito sono ancora molto scarsi ma è possibile riscontrare come sia un fenomeno che si sta sempre più diffondendo. A chiudere è la relazione di Diego Romaioli e di Paola Rossi (Direttrice del Centro di Servizio per il Volontariato Mantovano) sul volontariato episodico, sulla rappresentazione che i partecipanti hanno di questa nuova forma di volontariato, sui suoi limiti e i suoi vantaggi. Maggiori informazioni sulla giornata, sul sito http://www.csv.verona.it/ Anna Maria Meneghini Summer school “Mixed Method from design to dissertation”- 22/23 Luglio Chapel Hill, NC Pagina 14 In questo contributo riporto la mia esperienza alla summer school sui mixed methods (che non sono confondersi con i “Modelli misti” in statistica) e condivido con i soci SIPCO alcune riflessioni relative all'integrazione tra ricerca quantitativa e qualitativa nella nostra disciplina. L‟obiettivo del seminario, tenuto dalla prof.ssa Paula Carder (Portland State University) era quello di offrire una panoramica sullo stato dell‟arte dei mixed methods. La prima giornata del corso è stata dedicata alla descrizione del razionale di questi disegni di ricerca, alle diverse definizioni degli autori più accreditati, alla storia della loro evoluzione, anche in termini paradigmatici, e all‟introduzione dei principali disegni di ricerca individuati in letteratura. La seconda giornata ha visto l‟approfondimento dei disegni di ricerca e la discussione di progetti di ricerca dei partecipanti, seguita da un dibattito sulle sfide e le opportunità dei mixed methods nelle diverse aree disciplinari, tra cui la psicologia. Sebbene l‟affiancamento di metodi qualitativi e quantitativi non sia nuovo nella ricerca in diverse discipline (si veda per esempio l'articolo classico di Greene e colleghi del 1989 nell'ambito della ricerca valutativa), recentemente è cresciuto l'interesse da parte della comunità scientifica rispetto alla sistematizzazione dei diversi disegni di ricerca possibili e alla riflessione metodologica sulle modalità di integrazione dei dati. Se vi è accordo nel ritenere che il razionale alla base dell'utilizzo dei mixed methods sia che "l’uso di metodi qualitativi e quantitativi in combinazione consente di ottenere una migliore comprensione dell‟oggetto di ricerca rispetto all‟utilizzo di ciascun metodo singolarmente” (Creswell & Plano Clark, 2007; p. 5), attualmente il dibattito si concentra su quale sia il paradigma di riferimento e sulla sistematizzazione dei disegni di ricerca possibili. Se il post-positivismo è spesso associato alla ricerca quantitativa e il costruzionismo a quella qualitativa, non vi è accordo rispetto a quale sia il paradigma di riferimento dei mixed methods. Alcuni autori, tra cui Morgan (2013), individuano nel pragmatismo quello più appropriato. Questo si basa su una filosofia pratica e più vicina alla ricerca applicata con l'intenzione di superare la dicotomia post-positivismo-costruzionismo. Altri (Greene & Caracelli, 2003) propongono una visione dialettica in cui l'utilizzo, all‟interno di uno stessa ricerca, di diverse prospet- tive paradigmatiche, anche in contraddizione tra loro, sarebbe possibile. Da un punto di vista metodologico esistono diverse forme di mixed methods e, pur esistendo differenze terminologiche tra i diversi autori, vi è un certo accordo nella loro caratterizzazione. Una volta definito l‟oggetto e gli obiettivi di ricerca, le principali decisioni che il ricercatore deve prendere in fase di pianificazione sono in merito al tempo (metodo qualitativo e quantitativo in parallelo o in sequenza, e, se in sequenza, quale metodo precede l‟altro) e in merito alla maggiore rilevanza, o meno, di un metodo rispetto all‟altro. È, infine, necessario esplicitare come dati qualitativi e quantitativi vengono integrati, per esempio operando una vera e propria combinazione tra i datasets, oppure trasformando un tipo di dati nell'altro o, infine, solo a livello di interpretazione dei risultati. Rifacendosi alla categorizzazione di Cresswell & Plano Clark (2007), un esempio comune di disegno di ricerca è il “Disegno parallelo convergente” in cui i risultati di uno studio quantitativo (es. una ricerca correlazionale) sono confrontati e integrati con quelli di uno studio qualitativo condotto in contemporanea (es. delle interviste narrative). In qu es to d is eg n o l‟integrazione dei dati può avvenire a diversi livelli oltre a quello dell‟interpretazione dei risultati. Un esempio di ricerca di tipo sequenziale è, invece, il diffuso “Disegno esplorativo sequenziale” in cui uno studio esplorativo qualitativo con interviste o focusgroup, volto a sviluppare le procedure di un esperimento, gli item di un‟indagine o esplorare un fenomeno poco conosciuto, viene seguito da uno studio quantitativo. In Psicologia di comunità l'utilizzo di metodi e stru- menti di ricerca qualitativi e quantitativi all'interno della stessa ricerca e/o intervento ha una lunga storia. Pensiamo, per esempio, alla natura dei diversi profili di comunità (Martini & Sequi, 1995; Francescato & Tomai, 2002), alcuni, come quello demografico, costituito da dati hard, altri, come quello relativo al futuro, decisamente orientato verso l'utilizzo di interviste e focus group. La ricercaazione partecipata, poi, privilegia, per le sue caratteristiche di collaborazione con i destinatari e di connessione tra ricerca e azioni, le tecniche di ricerca qualitativa, ma non mancano esempi i cui si opera un affiancamento con una survey (Cashman et al., 2008) o in cui una fase qualitativa orienta la successiva raccolta dati quantitativa (Israel et al., 2006). Nel lavoro con i territori, d'altra parte, entrano in gioco anche dinamiche che hanno meno a che fare con l'ambito della ricerca e più con le dinamiche relazionali e di legittimazione della ricerca nei confronti degli stakeholders e dei membri della comunità in cui, spesso, vige ancora un pregiudizio di scarsa scientificità dei risultati della ricerca qualitativa. Nella mia esperienza di ricerca con un quartiere di Milano, per esempio, l'utilizzo di entrambi i metodi di ricerca in parallelo ha sostenuto la credibilità scientifica della ricerca agli occhi degli interlocutori agevolando la collaborazione dei membri della comunità. In conclusione, in Psicologia di Comunità si fa ampio utilizzo dei mixed methods, ma la ricerca e l'intervento coi territori potrebbe giovare di un maggior grado di riflessione, specialmente metodologica, sul loro utilizzo. Anno XV, Numero 28 Condividere le esperienze Giovanni Aresi Pagina 15 Titolo notiziario Laboratorio per le risorse informali che generano salute: Associazione Eudossia La ricerca "giovane" si racconta Intervento Pagina 16 Pagina 16 La Regione Piemonte nel 2005 ha attivato sul proprio territorio i Profili e Piani di Salute (PePS) definendoli come “lo strumento con cui la comunità locale, a livello distrettuale, definisce il proprio profilo di salute, individua gli obiettivi di salute e produce Linee Guida volte a orientare tutte le politiche del territorio, radicalmente e rigorosamente vagliate dal punto di vista della salute”. Il PePS è quindi uno strumento utile per pianificare interventi di prevenzione e promozione della salute su tutto il territorio ed esige la partecipazione degli Enti Locali. Ciò implica un importante cambiamento culturale, perché l‟attenzione è posta su fattori cruciali quali la qualità e l‟efficienza dell‟assistenza sanitaria, ma soprattutto l‟attenzione al contrasto delle disuguaglianze sociali, l‟investimento in politiche territoriali che coinvolgano Enti non sanitari, fino ad organizzazioni senza scopo di lucro e gruppi informali. Tra i principali obiettivi di tale percorso vi è sicuramente la volontà di stimolare la consapevolezza e la responsabilizzazione dei cittadini nella gestione della propria salute, sensibilizzare gli Amministratori sull‟inclusione di criteri e obiettivi di salute nelle scelte di politica locale e di promuovere tra i tecnici un approccio non esclusivamente sanitario alla salute e agli stili di vita della comunità locale. Il Piano di Salute contiene la descrizione dello stato di salute e dei determinanti di salute di un territorio, incluse le aree di criticità e di bisogno nonché le risorse di cui la comunità dispone. E uno strumento utile per conoscere il territorio, stimolare un processo di discus- sione e analisi critica che coinvolga gli attori della comunità locale, programmare le politiche e gli interventi per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Il Piano di Salute, che subentra nella fase successiva al Piano, indica le priorità da affrontare e gli obiettivi da perseguire in un determinato contesto di riferimento e rappresenta il risultato finale di un processo di selezione delle priorità di intervento e individuazione dei determinanti di salute su cui agire (la scelta è il prodotto della collaborazione tra strutture sanitarie, enti locali e cittadini). Si tratta di uno strumento ideale per le pratiche di partecipazione, dove anche i non addetti ai lavori possono essere coinvolti nella selezione delle priorità e nella messa a disposizione di energie e risorse per affrontare i problemi di salute di un territorio. Questa direzione è stata imboccata in Piemonte dal Distretto di Orbassano dell‟Azienda Sanitaria Locale Asl To3 a distanza di alcuni anni dall‟istituzione del proprio “Laboratorio PEPS” finalizzato alla realizzazione del Profilo di Salute. Inizialmente la definizione del Profilo ha visto la partecipazione delle sole amministrazioni dei sei Comuni del Distretto: Beinasco, Bruino, Orbassano, Piossasco, Rivalta T.se e Volvera. L‟attività del Laboratorio, in collaborazione con diversi tecnici dell‟ambito socio-sanitario, ha dato vita ad un Piano condiviso tra i sei Comuni. La fase successiva ha visto la necessità di rendere pubblico tale lavoro condividendolo con i cittadini, ma ciò a comportato non poche difficoltà. Da un lato si è vista una scarsa presenza di pubbli- co alle serate organizzate per trattare con i cittadini temi legati alla salute, e dall‟altra è emersa una difficoltà ad intercettare le risorse del territorio, come se i Piani fossero rimasti a un livello alto, istituzionale, privo della capacità di mettersi in contatto con le reti che i cittadini attivano autonomamente, e con i problemi avvertiti da questi ultimi. I partecipanti dei laboratori fino ad allora organizzati erano ben consapevoli che non era possibile limitarsi a valorizzare i soli servizi messi a disposizione dalle amministrazioni e dalle aziende sanitarie, già segnati da tagli e scarsità di mezzi. Inoltre si avvertiva una certa difficoltà ad intercettare le energie racchiuse nella comunità, che pure erano presenti anche se non avevano avuto fino ad allora titolo di essere affiancate alle risorse formali. Il Piano, in altri termini, non era ancora stato in grado di intercettare e di leggere nelle comunità di riferimento il capitale sociale inteso come i processi che si instaurano tra le persone e che facilitano il coordinamento e la cooperazione nell'ottica di un vantaggio reciproco. Per questo motivo nella seconda metà del 2012 il Distretto sanitario ha promosso presso i 6 Comuni del territorio un percorso formativo rivolto a 30 partecipanti, in cui gli amministratori insieme a cittadini particolarmente attivi o semplicemente interessati ai temi del laboratorio fossero coinvolti in una rilettura del Piano di salute così come era stato fino ad allora elaborato. Il lavoro, coordinato da due facilitatori, ha previsto momenti di approfondimento sul valore della progettazione partecipata, gruppi di lavoro su temi specifici e indagini sul campo. I partecipanti sono stati invitati ad indivi- duare quelle attività presenti sul territorio, mai intercettate fino ad allora, i cui prodotti contribuivano a realizzare salute e benessere tra i beneficiari. Allo stesso tempo è stato chiesto loro di incontrare i cittadini attivi in modo da raccogliere informazioni, oltre che adesioni, per riscrivere un Piano ben più ricco che prevedesse la compartecipazione di soggetti normalmente distanti dai tavoli istituzionali. Il laboratorio ha previsto 6 incontri e si è svolto in un arco temporale di 6 mesi. Al termine dei lavori è stato prodotto un ricco repertorio di risorse, attività istituzionali e iniziative informali e una serie di proposte progettuali. Consapevoli che gli incontri costituivano solo un primo passo di un nuovo modo di elaborare i Piani di salute, i partecipanti sono stati concordi nel presentare l‟iniziativa presso le proprie amministrazioni così da promuovere uno stile di lavoro in cui la partecipazione e la concertazione potesse diventare un pilastro portante in questo settore della programmazione comunale e sanitaria. Le esperienze che sono emerse dalla ricerca dei partecipanti hanno portato in primo piano esperienze particolarmente interessanti basate sulla condivisione di risorse, sull‟aiuto reciproco, e sullo sviluppo di nuove capacità, che possono ripercuotersi positivamente sulla salute e sul benessere degli individui. Alla fine del percorso si è avvertito tra i partecipanti il senso della costruzione del bene pubblico. Un ambito pret- tamente istituzionale come quello sanitario e dell‟amministrazione del territorio ha integrato la visione dei cittadini, accogliendone idee e competenze che possono essere messe a disposizione del governo della comunità per il perseguimento dell'interesse generale. Anche se si è trattato di un approccio lungi dal considerarsi consolidato, lo stile di lavoro che ha integrato le prospettive e le tecniche della psicologia di comunità, può essere introdotto nella realizzazione dei Piani e profili di salute e generare modi alternativi di contribuire alla loro realizzazione. Alessandro Coppo e Cristiano Piccinelli, Anno XV, Numero 28 Associazione Eudossia Info: [email protected] La rubrica per raccogliere idee e progetti di interesse collettivo La scuola a sostegno della cultura adottiva: inserimento scolastico del minore straniero adottato La proposta si articola attorno al tema dell‟adozione di minori stranieri: le due aree – familiare e scolastica – dalle quali dipende la possibilità del minore di ricucire gli strappi della propria storia passata devono incontrarsi e lavorare insieme. A rafforzare l‟urgenza di intervenire in modo coordinato troviamo: 1. la circolare del MIUR 3484 dell‟11 giugno 2012: buone prassi applicate a favore dei minori adottati; 2. il protocollo d‟intesa firmato tra il Miur e il CARE il 26 marzo 2013 col quale si chiede di procedere nelle differenti realtà territoriali alla nomina di referenti negli USR e nelle scuole. Ciò che stiamo facendo in Sicilia è creare una rete territoriale di sostegno all‟inserimento scolastico del bambino adottato, ampliando il dialogo tra servizi educativi, famiglie e comunità. Abbiamo avviato una ricerca-azione con la finalità di mappare, nelle scuole primarie, sia gli aspetti di costruzione sociale del fenomeno adozione a scuola; sia l‟esistente, cioè le buone prassi poste in essere dai docenti, nelle scuole dove si registra la presenza di minori adottati. Le Aree indagate Famiglia adottiva rappresentata: le motivazioni che spingono la coppia a intraprendere un percorso adottivo, le difficoltà che può incontrare la famiglia prima, durante e nel postadozione. Bambino adottato rappresentato: chi è e quale ruolo svolgono le origini. Inserimento scolastico: difficoltà che può incontrare l‟insegnante nell‟inserimento scolastico, conoscenze legislative, bisogni formativi in quest‟area di competenza, compiti e priorità della scuola, importanza del lavoro di rete. Indagine sull’esistente: progetti didattici attivati in presenza di un minore straniero adottato in aula. “Fatiche di contesto”: fiducia reciproca tra tutti gli attori scolastici e misura della situazione scolastica (Santinello, Bertarelli, 2002), che pure ridimensionano la possibilità di innovare la didattica. La ricerca è già stata avviata nelle sedi di Palermo, Bari e, presto, Roma. Invitiamo chi fosse interessato a estendere la ricerca in altre parti d'Italia a contattare Cinzia Novara all'indirizzo adozionescuola.pa @gmail.com Hai voglia di contribuire al Manifesto della Valutazione Empowering? Non esitare a scriverci: [email protected] (per dettagli si veda articolo pag. 7/9) Post it Pagina 17 Transition Town as a tool for the change Anna Zoli Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali La ricerca “giovane” si racconta: i dottorandi Pagina 18 Pagina 18 Profilo professionale Anna Zoli ha conseguito la laurea triennale in Comunicazione di massa (2008) e la laurea magistrale in Comunicazione pubblica, d‟impresa e pubblicità (2010) presso l‟Università di Macerata, entrambe con lode. Con la tesi triennale “Lo stereotipo del pericolo omosessuale nei documenti ufficiali della Chiesa cattolica” ha analizzato il discorso omofobico e le argomentazioni ideologiche della dottrina cattolica; vincitrice Premio UAAR 2009. Con la tesi magistrale “Parlare di omosessualità a scuola. Qualità e opportunità della formazione nel contesto scolastico” ha indagato gli aspetti di omofobia ed eterosessismo nei contesti scolastici, collaborando con il Progetto Scuola Cassero (Arcigay di Bologna) e svolgendo un periodo di ricerca presso GALE (Global Alliance for LGBT Education) ad Amsterdam; vincitrice del Premio Leo Birzoli 2011. Ha partecipato a numerosi convegni e workshop internazionali. È socia attiva dell‟Osservatorio di Genere di Macerata, con cui ha organizzato le “Letture LGBT” all‟interno del progetto Lost in Library (Macerata, 2103). Nel 2009 ha partecipato come tirocinante attiva al progetto internazionale “PEACE Crosscultural understanding”, in Polonia. Dal 2011, Anna svolge un Dottorato di ricerca in Human Sciences, curriculum Behaviour and Social Relations Sciences, presso il Dipartimento di Scienze dell‟Educazione e della Formazione dell‟Università di Macerata. Nel 2012 è stata PhD visiting student alla Saint Cloud State Univesrity, Minnesota (USA) e, da settembre 2013, è PhD fellow student alla York St. John University, York (UK) sotto la supervisione della professoressa Dr. Jacqueline Akhurst. Progetto di ricerca Transition Towns as a tool for social change. The case study of Monteveglio, Italy. Tutor Prof.ssa Barbara Pojaghi, supervisor Dr. Jacqueline Akhurst. Il progetto di dottorato ha in oggetto le Transition Town, ovvero un movimento culturale, nato in Inghilterra nel 2006 e oggi diffuso in tutto il mondo, impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall‟attuale modello economico, basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse, a un nuovo modello sostenibile, non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza (Hopkins, 2008). Inoltre, esso intende stimolare una transizione interiore: raggiungere un reale benessere personale, rilanciare i legami sociali tra le persone e, nel lungo termine, costruire comunità. La ricerca ha una natura profondamente t ra n s d is c i p l in a r e (Morin, 1999). Le tematiche ambientali del picco del petrolio (Hubbert, 1956; Hirsch, 2005) e del cambiamento climatico (IPCC, 2007; Stern, 2007), hanno diretto lo studio verso la storia dell‟economia del petrolio, la geopolitica dei combustibili fossili e l‟agenda politica internazionale dell‟energia. Questo significa comprendere e con- frontare i paradigmi di: sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro, 1992; Kyoto, 1997), decrescita (Latouche, 2010) e transizione (Fukoka, 1980; Hopkins, 2008; Holmgren, 2009). E di nuovo tornare all‟economia studiando gli indici di sviluppo economico e la necessità di ridefinirli includendo il benessere (wellbeing) e la tutela ambientale (Stiglitz, Sen, Fitoussi, 2010). La transizione cerca di promuovere il benessere e la tutela dell‟ambiente assecondando una leadership democratica e l‟azione spontanea dei cittadini. Monteveglio, prima città in transizione italiana (2009), è stata scelta come caso di studio (Yin, 2009) per osservare e rilevare il ruolo della transizione attraverso le narrazioni (Bruner, 1987) dei suoi cittadini. Si è cercato di capire: 1) le rappresentazioni della Transizione che hanno i testimoni storici, politici e gli attivisti di Monteveglio; 2) se e come la Transizione è capace di orientare l‟azione di comunità creando fiducia tra le persone e negli scambi economici (transazioni) e non (relazioni). Si sono utilizzate metodologie qualitative: interviste semistrutturate, osservazione partecipante, analisi di documenti, creazione di documenti (note di campo, fotografie, mind map). Le interviste sono state analizzate con la tecnica della datadriven thematic analysis (Braun&Clarke, 2006); questo ha permesso sia di studiare le ipotesi emerse nei temi delle narrazioni, sia di riflettere sulle interpretazioni alternative e sviluppare spiegazioni più inclusive. I risultati saranno discussi con i partecipanti, per avere un feedback sui dati e avviare un processo di progettazione partecipata. [email protected] Anno XV, Numero 28 COSTRUIRE COMUNITÀ OSPITALI E SOSTENIBILI Nuove sfide per la Psicologia di Comunità Il 10° convegno nazionale S.I.P.Co. si terrà presso la sede di Psicologia di Cesena dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Il convegno si propone come occasione per stimolare il dialogo e il confronto tra operatori dei servizi (sociali, sanitari, educativi e scolastici), professionisti e ricercatori accademici. Un’opportunità unica per discutere e condividere idee e metodi, per consolidare e diffondere buone pratiche, e promuovere innovazione sostenibile nel campo della psicologia di comunità. Keynote speakers Catherine Campbell, London School of Economics (LSE), Department of Social Psychology, UK e Serdar M. Değirmencioğlu, Presidente della European Community Psychology Association. Aree tematiche • Prevenzione e gestione dei conflitti • Psicologia di comunità e nuove forme di welfare • Invecchiamento e sostenibilità del lavoro di cura • Relazioni inter-etniche e promozione del senso di comunità • Forme di resilienza delle comunità di fronte alle crisi (economiche, sociali, politiche, emergenze) • Disabilità, marginalità e inclusione sociale • Psicologia di comunità e sport • Psicologia di comunità e differenze di genere • Prevenzione del disagio e promozione del benessere • Psicologia di comunità 3.0 • Metodologie di ricerca e intervento di comunità• Cittadinanza e partecipazione • Ambiente, territorio e comunità locale • Empowerment sociale Quote d'iscrizione Premi! Due premi poster (offerti da Sico e da CE.S.S. CENTRO SICILIANO STURZO) e un premio tesi (offerto da Sicpo). Per il regolamento si rimanda al sito del convegno http://sipcocesena2014.unibo.it/ Scadenze Tutti i contributi devono essere inviati entro e non oltre il 15 marzo 2014. L'accettazione dei contributi e l'inserimento nel programma del convegno richiedono l'iscrizione del primo autore, entro il 15 Aprile 2014. Invio dei contributi Le proposte di simposi, comunicazioni orali e poster vanno inviate compilando il modulo online http:// sipcocesena2014.unibo.it/ registration Prima del 15 aprile 2014 Dopo il 15 aprile 2014 Studenti, tirocinanti 20 euro 40 euro Dottorandi, borsisti , specializzandi, giovani Sipco, laureati disoccupati 80 euro 140 euro Soci Sipco 120 euro 200 euro Non soci Sipco 150 euro 230 euro È possibile effettuare il pagamento tramite bonifico bancario sul cc bancario: 100000071943, intestato a: SIPCO - Società Italiana Psicologia di Comunità Iban: IT76X0335901600100000071943 - Bic: BCITITMX FILIALE - filiale di Milano. Contrassegno filiale: 05000 Piazza Paolo Ferrari, 10 - 20121 Milano Causale "Iscrizione Cesena SIPCO 2014" seguita da tipologia di partecipante. Dopo il pagamento tramite bonifico, è necessario scansionare la ricevuta di pagamento e inviare un messaggio di posta elettronica all'indirizzo [email protected] Il messaggio dovrà contenere come OGGETTO: 'Iscrizione Cesena SIPCO 2014'. Per i dettagli si rimanda al sito del convegno. Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Pagina 19 7th European conference on positive psychology Amsterdam (Olanda), 2-4 luglio 2014 Appuntamenti What are fundamental aspects of human flourishing? How can these aspects be used in interventions at the workplace, at schools and in communities? And how can policies be shaped for a flourishing society? These and many more topics will be addressed at the 7th European conference on positive psychology. Innovative Themes: • How positive design and positive technology may increase the well-being of individuals, institutions and communities. • Positive aging: The sharp rise in the ageing population raises several questions about increasing costs in health care and sustainability of the workforce. How can we keep our elderly mentally fit and resilient to address these societal problems? • A world that is developing and sustainable: The recent economic crisis is a major burden for society and individuals in terms of financial, mental and social consequences. Does positive psychology hold answers to deal with these problems in order to create a sustainable and peaceful world where everyone is able to thrive? Incontri Iniziative Scambi culturali Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Relatori invitati • Barbara Fredrikson: University of North Carolina, Chapel Hill, NC • Jan Walburg: University of Twente; Trimbos Institute, Utrecht, the Netherlands • Ernst Bohlmeijer: University of Twente, the Netherlands • Felicia Huppert: University of Cambridge, England; University of Western Sydney, NSW Australia • Mihaly Csikszentmihalyi: Claremont Graduate University, Claremont, CA • Carmelo Vázquez: Harvard University, Cambridge Temi • • • • • • • • • • • • • • • Teoria e metodologia della Psicologia Positiva Qualità della vita e benessere Psicologia Positiva del Lavoro e delle Organizzazioni Psicologia Positiva di Comunità Salute e benessere Psicologia Positiva dell'educazione Interventi Positivi Significato, Potenzialità, Valori e Spiritualità Tecnologia Positiva Coaching Invecchiamento Positivo Design Positivo Il futuro della Psicologia Positiva Psicoterapia Positiva Resilienza Deadline invio abstract: 31-01-2014 Per maggiori informazioni Jan Walburg, Phd, CEO Trimbos-institute, Chair of the ECPP 2014 [email protected] 0031302971102 Neeltje Vogels, Msc, researcher Trimbos-institute [email protected] 0031302959305 Pagina 20 Registrazione • Fino al 31 marzo 2014: 575,00 euro • Fino al 15 giugno 2014: 650,00 euro • Dal 16 giungo e sul posto: 700,00 euro • Workshop Pre-Conferenza: 125 euro Anno XV, Numero 28 From September 3rd to 6th, 2014, in Fortaleza – Ceará The 5th International Conference of Community Psychology has as its main purpose the analysis of the Community Psychology in the current world from its challenges, limits and practices. It also claims to create spaces for questioning and reflection about the paths of Community Psychology in the recent years, knowing that the global, social, economic, environmental and politics transformations have deeply affected their theorizing and praxis. The enrollment period will work from January to March 2014. The papers may be submitted in the following categories: Symposium, roundtable, oral communication, electronic poster presentation, workshop and mini-courses. Each participant can be the author of 2 works and co-author of up to 3 works. Each work must be submitted to one of the conference themes: public policy; academic/education; profession; social movements and global dimension and ethics in defense of life, and it should contribute to theoretical, methodological and practical aspects in order to deeper the discussion of each axis. Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali The work may be in Portuguese, Spanish and English. In order to submit the work, the author responsible for the submission must be registered and must have paid the registration. The co-authors must be registered and may pay the registration after the submission approval. Pre-Conference Activities These activities will take place on September 3rd, 2014. It will soon be set the format of the registration and payment. Meetings with the city – guided local visits to the social projects and social movements from Fortaleza. Multilateral meetings/ gatherings of associations – spaces reserved for meetings and groups, it must be requested prior to the organizing committee of the 5th CIPC. Mini-Courses/Workshops – They are training spaces, theoretical and/or practical, lasting 4 hours, proposed by professors and professionals (graduated) with knowledge related to the themes. http://www.5cipc2014.org/ Pagina 21 Pagina 21 P. Amerio Il Mulino Bologna, 2013 Schede bibliografiche Schede bibliografiche Pagina 22 Avete voglia di fare un bel viaggio? Questo libro vi immerge in un percorso affascinante ed inquietante insieme. Affascinante non solo per la meta – capire cosa comportano nel “divenire persona e nelle definizione di sé, le relazioni con gli altri”-, ma per i diversi percorsi che Amerio imbocca in questo suo peregrinare nel tempo e nello spazio, tra diverse modalità di costruire conoscenze e coscienze. Prima ci riporta ai primordi della storia umana quando forse è emersa una prima embrionale forma di “coscienza nucleare” che ha permesso all‟uomo di definire una propria identità rispetto al contesto, procedendo alla costruzione sia di un “Altro” sia di un “Essere”. Poi esplora come l‟ altro, e l‟alterità, vengono concepiti nei racconti della Genesi, nei miti greci, e nelle opere di filosofi antichi e contemporanei. Particolarmente pregnanti e stimolanti le osservazioni che Amerio elabora su i contributi di psicologi di vario orientamento, in particolare di James e Mead, sui diversi Sè, Io e l‟identità della persona. Questa parte del viaggio è particolarmente interessante per noi psicologi di comunità, perché Amerio documenta che l‟individuo può divenire persona, solo quando il suo partecipare alla comunità in carne ed ossa come persona incarnata, gli conferisce il riconoscimento dei suoi diritti e della sua dignità. Solo allora, l‟individuo può affermare se stesso e le proprie idee proponendo novità, cioè può divenire pienamente empowered. Per il nostro pieno sviluppo abbiamo bisogno di riconoscerci l‟un l‟altro e di creare contesti economici, politiche e sociali che permettano e incoraggino questi processi di “personalizzazione”. Quando stiamo per congratularci per aver sempre sostenuto questa tesi e avviato interventi che facilitino il confronto e il dialogo tra “diversi!, ecco che Amerio ci invita invece a seguirlo in un percorso molto più inquietante. Qui comincia la parte più dolorosa e più creativa del bel libro di Amerio che coraggiosamente, esplora i meandri del male che gli esseri umani hanno inflitto ai loro simili nel passato remoto e prossimo, e purtroppo ancora oggi, quando l‟altro viene misconosciuto, negato, trattato come un oggetto, stigmatizzato, de umanizzato, de individualizzato, bestializzato, brutalizzato, ghettizzato ed eliminato. L‟impegno civile- politico, oltre che intellettuale di Amerio emerge dall‟empatia con cui cerca di comprendere come e perché la diversità viene usata come pretesto per massacrare l‟altro, l‟ebreo, il nero, la donna, ecc. Riportando i migliori contributi degli psicologi sociali Amerio delinea come nel razzismo confluiscano atteggiamenti xenofobi, pregiudizi e stereotipi intessuti con motivi di ordine economicopolitico e coperture ideologiche. Ma anche come nel nostro quotidiano ognuno di noi può emettere “cattivi comportamenti” verso un altro se “forze situazionali” ci spingono in quella direzione, a meno che noi non coltiviamo appieno quella soggettività, quella coscienza di essere se “ attraverso la quale l‟essere umano si riconosce nella propria capacità di autonomia: fosse pure nei limiti concessi dalle situazioni, ma non totalmente sommerso in queste (pag 168). Infine Amerio dopo averci persuaso che come persone abbiamo un margine di autonomia decisionale,su come ci rapportiamo all‟altro, esplora come stiano mutando alcune forze situazionali negli attuali contesti globalizzati. Egli analizza come si sia passati dalla necessità della liberazione dal lavoro che è stata al centro del pensiero antico, medievale e in parte in quello moderno, alla libertà ottenibile nel lavoro, e come la crisi derivata anche dall‟economia finanziaria globalizzata oggi tolga questa libertà a coloro che non riescono ad esercitare il loro diritto di lavorare, creando “ricchi senza bisogni e poveri senza reddito” (pag 235). Solo attraverso la nostra partecipazione a movimenti politici che antepongano “ragioni umane alle ragioni economico mercantilistiche, e sviluppando solidarietà e legami sociali”, (pag 215) si potrà favorire sia il processo emancipatorio in cui l‟individuo può divenire persona, e contribuire a costituire una società più ugualitaria dove poter vivere come persone che si incontrano coi diversi senza scontrarsi, senza cioè il prevaricare dei pochi sui molti. Partecipazione che Amerio riconosce oggi difficile per la diminuzione delle opportunità di incontro de visu (nelle sedi di partito, in parrocchia, sul lavoro ecc.) mentre trova forse “illusoria” la blog democrazia online. Su questo punto non sono d‟accordo con Amerio, i risultati delle nostre ricerche mostrano che il c a pi ta le s oc ia le e l‟empowerment sociopolitico possono essere favoriti da percorsi educativi online asincroni tramite CSCL (Computer Suppor- F. Signani Este Edition Milano, 2013 L‟approccio sociale alla salute e l‟adesione a un concetto di salute che va ben oltre la sfera medica per includere quella psicologica, relazionale, sociale e istituzionale, pur rappresentando una prospettiva condivisa nell‟ambito della sanità pubblica e alimentando da tempo il dibattito sulle diseguaglianze di salute, non riconoscono pienamente il peso del genere nell‟eziologia, la diagnosi e la cura. “Genere” e non semplicemente “sesso”, perché anche nelle scienze biomediche le differenze tra gli uomini e le donne sono da intendere non solo da un punto di vista anatomo/fisiologico, ma anche dal punto di vista biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale. L‟OMS stessa riconosce che, ai fini della prevenzione e della cura, considerare le sole differenze-somiglianze biologiche non è sufficiente, poiché i ruoli sociali di genere hanno di per sé un impatto significativo sulla salute. E sono ormai molti ted Collaborative Learning), che incoraggia varie forme di partecipazione più consone alle diversità delle singole persone, creando tuttavia un contesto comune solidale e cooperativo che diminuisce i conflitti e promuove la cooperazione, e favori- sce l‟incontro e non lo scontro, proprio come auspica Amerio. gli studi che dimostrano che la diversità di genere influisce profondamente sul modo in cui una malattia insorge, viene diagnosticata, curata e affrontata dal paziente. Il testo ripercorre le tappe evolutive, se così si può dire, della medicina, che da un approccio uomo-centrato ha fatto dapprima spazio alla “medicina delle donne” – intesa come attenzione alla salute riproduttiva e alla prevenzione e alla diagnosi precoce attraverso la strumentistica diagnostica (la cosiddetta bikini view) – poi allo studio delle differenze biologico-sessuali (anatomia, metabolismo, sistema ormonale, genetica, ecc.), e successivamente alla medicina di genere vera e propria, che studia il peso dei fattori sesso-genere nell‟individuo e applica protocolli e prassi diverse all‟intera filiera della cura, dall‟eziologia dei disturbi alla diagnosi alle terapie farmacologiche. Stadio finale di questa evoluzione è la “medicina su misura”, ossia la medicina personalizzata in grado di distinguere una molteplicità di differenze, la cui combinazione è tale da rendere ogni individuo – uomo o donna – unico, con bisogni di salute unici: quelle visibili come l‟etnia e il genere, quelle invisibili connesse al posizionamento sociale degli individui (appartenenza religiosa e politica, educazione, status economico, ecc.) e quelle profonde: carattere, personalità, orientamento sessuale. Tuttavia la strada per il gender mainstreaming in medicina è ancora lunga, e richiede la diffusione di azioni analoghe in una varietà di altri ambiti – apparentemente distanti dalla salute ma che ad essa concorrono attivamente. C‟è ancora, infatti, perlomeno in Italia, una persistente disattenzione dei servizi sanitari ai bisogni di salute generespecifici. Il lavoro di Signani è quindi soprattutto un invito a chi lavora nel campo della salute – medici, ricercatori, società scientifiche, aziende farmaceutiche, ma anche istituzioni pubbliche – a fare in modo che assistenza, terapie e farmaci siano adeguate alle caratteristiche della persona, tra le quali il genere si conferma come fattore di salute indipendente. In chiusura la proposta più interessante, tutta da sviluppare nelle sue implicazioni: facendo propria la prospettiva secondo cui il patriarcato (inteso come forte espressione di mascolinità) si riflette in processi di socializzazione insani e antisociali che sfociano nella dominazione sistematica su donne e altri uomini, l‟autrice ci invita a considerare la violenza di genere come una patologia sociale, al pari di alcune dipendenze: inquadrare il problema in questa prospettiva significherebbe farsene carico in termini di sanità pubblica. Anno XV, Numero 28 Donata Francescato Schede bibliografiche Terri Mannarini Pagina 23 L. Bobbio, a cura di, Carocci Roma, 2013 Schede bibliografiche Schede bibliografiche Un volume sulla "deliberazione pubblica" non può non essere che di estremo interesse, specie se riflette sulla necessità di valutare la qualità dei casi di deliberazione e si propone di rispondere a domande complesse che riguardano le logiche e i possibili risultati della democrazia deliberativa. Nel volume curato da Luigi Bobbio si guarda alla deliberazione considerandone la qualità pluridimensionale. Da un lato, si parte dal presupposto che non necessariamente il confronto tra i cittadini rispetto a scelte pubbliche, porti con sé benefici e che pertanto la deliberazione può essere di buona o di cattiva qualità; dall‟altro, si riflette sugli attributi che distinguono C . Longo la meridiana Bari, 2013 Pagina 24 Un libro utile per tutti coloro che si occupano del futuro degli altri: volontari, psicologi, assistenti sociali, educatori, insegnanti. Cioè di un libro necessario per ognuno di noi. Pone le fondamenta di un ragionamento diverso. una deliberazione di buona qualità da quella che non lo è. Il curatore chiarisce già nella parte introduttiva, che il concetto di qualità della deliberazione che governa il volume e che ha guidato la strategia di ricerca per indagare le dimensioni di qualità di tre esperienze italiane di deliberazione (le giurie di cittadini sul federalismo di Torino, il processo partecipativo di Castelfranco di Sotto su un impianto per rifiuti speciali e il processo partecipativo di Pietrasanta sull‟uso del centro storico), comprende non solo i parametri della cosiddetta qualità procedurale, ma anche quelli della qualità sostanziale. Vengono sottolineate le difficoltà metodologiche della valutazione dei rispettivi indicatori, consapevoli che i parametri della qualità sostanziale, sollevano qualche dubbio circa la loro validità e possono trovare fonte di attivazione anche in fattori esterni alla deliberazione e quindi non essere con sicurezza riconducibili ad essa. Il volume parte proprio con la descrizione dei tre casi di deliberazione avvenuti in ambito nazionale, si sofferma e approfondisce le due tipologie di qualità della deliberazione, analizza cosa accade nei forum on line, considera il ruolo dei facilitatori e degli esperti nei processi deliberativi e l‟influenza esercitata dalle dinamiche politiche-istituzionali sulla deliberazione e, di contro, gli effetti di questa sul sistema politico locale; ancora propone una griglia di valutazione della qualità, esamina il rapporto tra qualità della deliberazione e capacità deliberativa dei partecipanti a due delle tre esperienze prima citate. Infine, si sollevano ulteriori questioni metodologiche che consentono di fare chiarezza rispetto ai dispositivi deliberativi, alle tipologie di deliberazione, alle tecniche, alle fasi, al ruolo degli esperti, al coinvolgimento dei cittadini; dall‟altro chiariscono la necessità di analizzare le caratteristiche del contesto per poter scegliere una delle vie della deliberazione, nonché di adottare un approccio flessibile capace di coniugare setting strutturati e partecipazione non strutturata, di garantire un contraddittorio equilibrato non depolarizzato e di interrogarsi sempre rispetto al ruolo dei partecipanti, esperti compresi. Loredana Varveri Il paragrafo 2 del cap. 4 titola: Non ci può essere pace se l'economia è violenta e la citazione che riporta è quella di Bush senior: «Non faremo nulla che danneggi la nostra economia (…) lo stile di vita americano non è soggetto a negoziazioni». E ci fu la guerra. Anche perché in molti, non solo in America, la pensavano come lui. L'Europa, più o meno intera, pure. Sono passati anni e guerre e siamo ancora lì: l'ordine di un Paese, la garanzia di sicurezza di una Nazione, dell'intero Paese, affidata alla violenza. Che poi significa violare, ferire, recare un vulnus. Significa fondare le relazioni degli Stati, ma anche delle per- sone sull'antica idea del „mors tua, vita mea‟. Per questo ci sembra utile e strategico questo volume. Perché è lo stile di vita che deve cambiare. Di ognuno. Anche di una nazione. Se ciò accade cresce anche l'economia. Il rapporto stretto tra la propria condizione di benessere e quella degli altri ma anche del pianeta è il grimaldello con cui scardinare l'idea del conflitto necessario. A partire dalle relazioni. Pensare a una costante relazione a tre: io, l'altro, il mondo. Il senso dell'azione di ognuno è concorrere alla costruzione di un diverso destino: scegliamo quale sia per noi e per altri. Antonella Lucanie A. Fedi, K. Greganti, C. Di Chio Liguori editore Napoli, 2013 Se la domanda circa la propria identità è saliente durante tutto l‟arco della vita, ed in particolare nell‟adolescenza, per i giovani sieropositivi tale questione diventa una sfida ancora più impegnativa. Questo il punto di partenza del progetto da cui scaturisce il volume. Tale progetto si è proposto di raccogliere le storie di vita di giovani positivi all‟HIV per tramandare la memoria storica di un fenomeno sociale mutevole e non ancora analizzato approfonditamente, descrivere le percezioni e i vissuti dei soggetti protagonisti delle storie e comprenderne in profondità i valori, le difficoltà, le risorse. Il volume nasce quindi dalla ricerca svolta dall‟Associazione Arcobaleno AIDS ONLUS (capofila del progetto) in collabora- T. Tuozzi, La Melagrana Caserta, 2013 uIl volume descrive le risorse e le potenzialità di Carinola, piccolo comune della Campania, attraverso un percorso in cui la voce e le immagini del territorio vengono scoperti con la tecnica dei profili di zione con il Dipartimento di Psicologia dell‟Università di Torino e con la partecipazione dell‟Associazione Essere Bambino (Brescia, dell’Associazione Centro Aurora contro l‟AIDS pediatrico ONLUS (Bologna), della Clinica Pediatrica dell‟Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari e del Dipartimento di PediatriaUniversità di Napoli Federico II. Sempre più spesso le scienze sociali utilizzano la narrazione autobiografica per stimolare nei lettori l‟immedesimazione e la comprensione dei “protagonisti”. Nel volume in questione, inoltre, l‟autobiografia assume un carattere scientifico ancora più definito, dal momento che, nella rilettura dei contenuti emersi, sono stati coinvolti diversi esperti che potessero darne un‟interpretazione fortemente legata alla propria professione ed esperienza personale: psicologi, medici, antropologi, sessuologi, educatori. Il volume è costituito proprio da questa rilettura che, dunque, racchiude il punto di vista dei professionisti e volontari impegnati “sul campo”, unitamente a quello dei ragazzi protagonisti delle auto narrazioni. Tale originale modalità di significazione dei testi, raccolti da parte di esperti degli specifici aspetti trattati, si unisce al carattere piuttosto inedito del tema stesso: se sono infatti numerose le pubblicazioni di carattere psicosociale in campo oncologico, decisamente meno esplorata è la relazione tra cronicità ed età giovanile. Lo sguardo professionale e diversificato offre una lettura approfondita e innovativa di temi quali l‟identità, le relazioni interpersonali, l‟aderenza alle terapie, l‟associazionismo, il rapporto tra cronicità ed età giovanile, lo stigma, inglobando la condizione di sieropositività in un orizzonte di vita più o meno delineata in relazione alla condizione di sieropositività, ma non già come ombra di un tragico destino imminente. Ne risulta un testo innovativo e spendibile in diversi contesti: tra questi, la formazione universitaria, la formazione professionale degli operatori che si occupano di HIV e di altre patologie croniche (medici, infermieri, educatori), l‟associazionismo relativo all‟AIDS e alle malattie croniche più in generale. comunità di Donata Francescato. Si tratta di una metodologia interattiva e collettiva che consente di leggere i contesti territoriali nella loro globalità, accogliendo i vissuti e la partecipazione dei cittadini. Non si limita, dunque, ad una semplice raccolta di dati ambientali e sociodemografici, bensì rappresenta un insieme ecologico: allo stesso tempo psicologico e ambientale, istituzionale e relazionale. Il testo nasce dalla esigenza di offrire uno strumento metodologico per il lavoro con le comunità territoriali, descrivendo la tecnica del profilo di co- munità nella sua applicazione a Carinola, dalla costruzione del progetto all‟elaborazione delle ipotesi di cambiamento. Il testo edito nella collana Cittadinanza, Psicologia di Comunità e Intercultura, diretta da Caterina Arcidiacono e Elena Marta, si apre con una introduzione di Donata Francescato. Il volume si presta come supporto per la didattica della psicologia di comunità in quanto descrive fasi e metodologie per il lavoro sul campo alla ricerca e promozione dei processi di cambiamento. È acquistabile on-line sul sito della casa editrice. Anno XV, Numero 28 Schede bibliografiche Silvia Gattino Pagina 25 Rivista di psicologia di comunità n.1/2012 Psicologia di comunità 1/2013 Famiglie miste e comunità, FrancoAngeli, Milano Schede bibliografiche Schede bibliografiche Pagina 26 La psicologia di comunità si contraddistingue per l‟approccio eco-sistemico (Prillelntesky e Arcidiacono, 2010) con il quale si studiano i contesti di vita, che vanno compresi nella loro peculiarità e unicità e che pongono allo studioso la sfida di coglierne la trama complessa di relazioni che si dispiega tra processi micro e macro. Secondo una prospettiva di ricerca situata (Zucchermaglio et al., 2013), possiamo riconoscere nella più piccola unità osservata tutta la complessità delle forze in gioco in un contesto localmente dato e accostare ad essa la possibilità di estrapolare da un campo dinamico ad elevata complessità quelle variabili che ne rendono possibile la descrizione, la comprensione, il governo e il cambiamento, creando possibili “passerelle metodologiche” tra i due livelli. L‟assunto che vuole la coppia mista, i cui partner provengono da differenti realtà nazionali, quale indicatore di integrazione tra i rispettivi gruppi d‟origine, si erge, in qualche modo, su questo rimando implicito tra micro e macro. L‟interesse che la psicologia di comunità nutre per il tema delle famiglie è stato già oggetto di un numero monografico della Rivista (n. 1/2008), nel quale ci si è soffermati sui processi generativi/degenerativi che sono all‟opera e nella famiglia e nella comunità, scommettendo sulla connessione virtuosa tra generatività familiare e sociale. In qu e s t o numero l‟obiettivo è mettere a fuoco una tra le tante configurazioni familiari del nostro presente la cui assodata variabilità interculturale rende più probabile, e se vogliamo anche auspicabile, l‟incontro con l‟Altro già nelle relazioni di coppia. La coppia mista o binazionale è il risultato di una molteplicità di retroscena antropologici, psicologici, culturali, economici e politici che insieme reindirizzano le tendenze omogame dentro i gruppi etnici ma in modo anche disomogeneo tra loro. Come nel rapporto tra culture, anche il dialogo interculturale può essere inibito dal presentare alcune realtà come omogenee, statiche e con confini impermeabili (Mazzara, 2010). Bisogna, allora, analizzare la coppia mista tenendo presente che in alcuni gruppi si registra il 70% di matrimoni con un partner di diverso gruppo etnico, come in Svezia accade per gli immigrati provenienti dall‟Europa occidentale, dal nord America e dall‟Oceania, mentre la percentuale precipita al 5% per gli immigrati provenienti dal nord Africa e dal Medio Oriente (Dribe & Lundh, 2011). All‟interno poi degli stessi gruppi la situazione cambia se ci addentriamo nelle differenze di genere, per le quali si riscontra più frequentemente negli uomini che nelle donne dei paesi occidentali, e l‟Italia non sfugge a questa evidenza (Istat, 2012), la scelta di un partner non autoctono. Storicamente non è certo una novità che le differenze di ruolo, gli atteggiamenti familistici, i valori religiosi e le norme giuridiche influenzino la scelta coniugale (ivi), quello che di nuovo c‟è da andare a vedere è se queste differenze in una coppia mista producono una certa specificità nella loro gestione e nei processi di negoziazione tra i partner e tra questi e i figli e quanto questi margini siano permeabili alle relazioni sociali del contesto di vita in cui la coppia sceglie di vivere. Gli stessi quartieri possono, ad esempio, essere più o meno accoglienti rispetto ad altri etnicamente più “segreganti” (Kalmijn, 2010). Anche l‟educazione che le famiglie riservano ai loro figli informa appieno la questione della generatività sociale per cui troviamo u n ‟ a s s oc ia z i o n e t ra l‟atteggiamento parentale nei confronti dell‟intermarriage e quello delle seconde generazioni (Huijnk, Liefbroer, 2012), ma anche una specificità degli stili educativi che partner di coppie miste adottano definendo poli identificatori per la prole in grado di superare i loro background culturali (Edwards, Caballero & Puthussery, 2010). Buona parte di questi temi sono presi in esame nei contributi raccolti in questo numero senza con ciò esaurire il dibattito ancora da scandagliare in tutta la sua complessità. Proponiamo nel primo contributo un viaggio attraverso i problemi definitori di cosa in letteratura si sia inteso e s‟intenda, attualmente, con coppia mista, per vederne più da vicino, nel secondo contributo, le dinamiche che ne scandiscono il ciclo di vita. Seguono tre contributi di di ricerca, uno presenta un confronto transnazionale Italia-Spagna sulle questioni identitarie dei partner in relazione al senso di comunità, costrutto storicamente caro alla psicologia di comunità; l‟altro, un affondo nella realtà locale siciliana, mette in luce i significati che le coppie attribuiscono al loro vivere quotidiano, ai rapporti di quartiere e alle tematiche inerenti l‟educazione dei figli; un terzo contributo di ricerca, con un approccio essenzialmente qualitativo scruta i matrimoni misti in Andalusia quale altro scenario di costruzione dell‟interculturalità. In chiusura uno sguardo critico alle politiche europee in atto, ancora stentate nel riconoscere una specificità delle problematiche legate alle coppie miste; e uno sguardo fiducioso a quelle realtà locali che in diversi stati euro- pei, in assenza di community policies, hanno messo in campo iniziative, servizi, progetti, spesso generati dal basso e sostenuti da movimenti associativi impegnati in prima linea su questo fronte. Anno XV, Numero 28 Tratto dall’introduzione di C. Novara Il prossimo numero della rivista di Psicologia di comunità n.2/2013 SOMMARIO Presentazione del numero Legami familiari violenti e prospettive di comunità a cura di Angela Maria Di Vita e Valeria Granatella SAGGI Apprendere la violenza. Effetti della violenza domestica sullo sviluppo di bambini e adolescenti di Alessandra Salerno L‟adattamento dei bambini esposti alla violenza coniugale: l‟approccio della sicurezza emotiva di Olivia Paul e Chantal Zaouche Gaudron Schede bibliografiche Italia e Slovenia: un confronto sul fenomeno della violenza domestica di Piera Brustia, Luca Rollè, Elisa Marino e Darja Zaviršek Esperienze di attaccamento e competenza emotiva nei minori abusanti di Francesca Paola Ammirata, Maria Garro, Martino Lo Cascio, Aluette Paola Miano Merenda e Transfert in comunità: dall‟attaccamento all‟attacco di Sara Bertorotta NOTE E DISCUSSIONI SCHEDE BIBLIOGRAFICHE ABSTRACTS Pagina 27 ISCRIZIONE SIPCO 2014 Ringraziando i soci che hanno già rinnovato l'iscrizione alla SIPCO per il 2013, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto a farlo che i dati tramite i quali effettuare il versamento postale o bonifico sono in aggiornamento e saranno presto pubblicati sul sito della Sipco. QUOTE DI ISCRIZIONE SOCI Euro 110,00 (72+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) ordinari e aderenti Euro 64,00 (26+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) in formazione. Per velocizzare i tempi di registrazione dell'iscrizione vi preghiamo anche di inviare copia del versamento a: segreteria SIPCO - Società Italiana di Psicologia di Comunità, c/o Dipartimento di Psicologia, via Verdi 10, 10124 Torino oppure via mail a Maura Benedetti ([email protected]). Per coloro che volessero diventare soci: occorre la scheda compilata e un Curriculum da inviare al Presidente [email protected]. L’accettazione verrà comunicata quanto prima, a seguito della approvazione della richiesta da parte del Direttivo. La/Il sottoscritta/o ....................................................................... nata/o a............………...............................…… il............................ residente in via ............................................................................. Città.............................…......................... Cap...............…............. CF................................................................................................... Telefono casa.................................. fax.................................. Telefono uff......................................fax.................................. E-mail …………………………………………………………………………...….. laureato/a in .................................................................…….......... PSICOLOGIA DI COMUNITÀ NEWSLETTER specializzato/a in.......................................................................... esperienze in Psicologia di Comunità ........................................................................................................ ........................................................................................................ ........................................................................................................ che svolge attività di .............................................…….............. con la qualifica di ........................................................................ chiede di iscriversi alla SIPCO. Data........................ Firma..................................................…...... Direttore: Patrizia Meringolo Realizzazione: Gruppo di Psicologia di Comunità dell‟Università di Palermo e di Bologna Tutto il materiale da pubblicare va inviato via e-mail a [email protected] Questo numero è stato coordinato da Cinzia Novara e Cinzia Albanesi e chiuso il 22 dicembre 2013 I numeri della newsletter sono pubblicati e possono essere scaricati da Società Italiana di Psicologia di Comunità www.sipco.it