lanet tà nti ide world Planet World / Identità sonore ore son Itinerari folk 2008 XXI edizione FESTIVAL DI MUSICA ACUSTICA ETNICA E CONTEMPORANEA Nell’era globale il mondo è diventato più piccolo e interconnesso. Gli inevitabili e profondi processi di omologazione, tuttavia, non hanno eliminato la questione dell’identità in tutte le sue possibili declinazioni. Il concetto stesso di identità si è trasformato e continua a trasformarsi soprattutto nelle comunità a più rapido sviluppo. I fenomeni migratori pongono da un lato il problema di integrarsi e quindi di lasciar affievolire i propri connotati identitari, ma dall’altro mostrano e fanno emergere un bisogno forte di riconoscersi attraverso la lingua, i costumi, la ritualità religiosa, etc. Nel mondo occidentale, invece, questo tema emerge come una crescente consapevolezza circa la perdita della “memoria”, considerata una delle cause della crisi di valori sociali che le nostre comunità registrano. La musica è una delle espressioni culturali che maggiormente consentono una riflessione sul tema, aiutandoci a cogliere gli aspetti positivi e di arricchimento che la conoscenza e il confronto delle varie identità offrono all’uomo moderno. In particolare la musica etnica ci suggerisce l’incontro con il concetto di tradizione, favorendo una visione di rispetto e di tolleranza nel confronto tra le culture che abbiamo la responsabilità di trasmettere alle nuove generazioni. Questa riflessione ci è parsa necessaria dopo la svolta dei vent’anni, per confermare e ribadire l’orientamento del festival alla luce delle trasformazioni che sono avvenute. “Planet world / identità sonore” è il tema che proponiamo per questa XXI edizione ma al contempo pensiamo possa diventare un elemento stabile di riconoscibilità e un marchio di qualità per individuare proposte riguardanti la musica etnica, tradizionale e acustica che si svolgono a livello provinciale e metterle in relazione tra loro, quelle del festival con altre di diversa natura che vorranno riconoscersi in questo pensiero e avvalersi dell’esperienza e della competenza che all’interno del Centro servizi culturali S. Chiara è stata acquisita in questi anni. Un’idea culturale per promuovere attorno alla realtà di Itinerari folk una rete di iniziative e un’offerta di servizi che diano vitalità a questo settore, rendendo le proposte identificabili e più forti. L’ipotesi di realizzare anche durante l’autunno/inverno un percorso di spettacoli dedicato alle musiche etniche e di tradizione si è concretizzata per iniziativa dell’Associazione Tandem a Romagnano nel nuovo teatro del sobborgo cittadino che si candida per dimensioni e caratteristiche a divenire uno spazio pregevole e un punto di riferimento per lo spettacolo e per la musica. E veniamo al programma 2008, di grande livello e molto variegato. Ci sono proposte italiane particolari che vanno dalla tradizione più pura legata alla danza popolare ad espressioni di intrattenimento in cui si mischia la musica alla comicità, da progetti d’autore in lingua regionale alla potente espressività del canto meridionale. Uno spazio di rilievo è dedicato all’organetto diatonico con un trittico di maestri e un breve stage dedicato agli appassionati che aumentano anche in Trentino. Alla ricerca di questo Pianeta Mondo e delle sue identità sonore incontreremo la straordinaria polifonia della Corsica, un mitico cantore valenciano in anteprima nazionale, un divertente metissage swing-gypsy-catalano, un grande personaggio della musica africana originario del Mali, un autore di Tango che indaga le radici nere della musica nata a Buenos Aires, il rebetiko e la danza dei Cafè Aman. Itinerari Folk Calendario venerdì 27 giugno L’Uva grisa (Italia) Giardino S. Chiara sabato 5 luglio Film “Kids, Music & Dance” Piazza C. Battisti lunedì 30 giugno Gruppo emiliano (Italia) Giardino S. Chiara Niam, Jali della Kora (Mali) di Anita Bonan Antonio e la sua chitarra flamenco (Spagna) di Jerome-Cecil Auffret Xiao Feng e il suo Lu Sheng (Cina) di Xiaoling Zhu Panman e il suo steel drum (Trinidad) di Barthelemy Fougea martedì 1 luglio Stefano Valla & Daniele Scurati (Italia) Marc Perrone & Marie-Odile Chantran (Francia) Giardino S. Chiara mercoledì 2 luglio Trio Benoit Guerbigny (Francia) Giardino S. Chiara giovedì 3 luglio Riccardo Tesi Quintet (Italia) Piazza C. Battisti venerdì 4 luglio Barbara Furtuna (Francia, Corsica) Giardino S. Chiara domenica 6 giugno Film “Kids, Music & Dance” Piazza C. Battisti Rimpa Siva, principessa delle tabla (India) di Patrick Glaize Carlito, il piccolo re del Vallenato (Colombia) di Philippe Molins Lucumi, rumbero a Cuba (Cuba) di Tony Gatlif Kostadin e il suo kaval (Bulgaria) di Loi’efc Berthezene Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21,30 - ingresso libero lunedì 7 luglio Pep Gimeno “Botifarra” i la Rondalla (Spagna, Valencia) Giardino S. Chiara martedì 8 luglio Assurd (Italia) Giardino S. Chiara mercoledì 9 luglio Roberta Alloisio & Orchestra Bailam (Italia) Piazza C. Battisti giovedì 10 luglio Film Etnomusicali Piazza C. Battisti Memories du rai (Algeria) di Djamel Kelfaoui & Michel Vuillermet, 2001, 52’ Breaking the silence music in Afghanistan (Afghanistan) di Simon Broughton, 2002, 60’ venerdì 11 luglio Dùmbala Canalla (Spagna, Catalogna) Piazza C. Battisti sabato 12 luglio Film Etnomusicali Piazza C. Battisti Francisco Sanchez – Paco de Lucia (Spagna) di Daniel Hernandez, 2001, 94’ domenica 13 luglio Film Etnomusicali Piazza C. Battisti Nusrat a voice from Heaven (Pakistan) di Giuseppe Asaro, 1999, 83’ lunedì 14 luglio Juan Carlos Caceres & Tango Negro trio (Argentina) Piazza C. Battisti martedì 15 luglio Habib Koitè & Bamada (Mali) Piazza C. Battisti mercoledì 16 luglio Pergamos Project in Cafè Aman (Grecia) Piazza C. Battisti Venerdì 27 giugno 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara L’Uva grisa Canti e danze tradizionali della Romagna Il gruppo nasce a Bellaria Igea Marina (RN) nel 1981, come esperienza d’aggregazione artistica strettamente collegata alla ricerca permanente sulla cultura tradizionale della Romagna. L’obiettivo era ed è tutt’oggi quello di tener vivo un progetto laboratorio radicato sul territorio con l’intento di scoprire taluni valori essenziali della propria cultura di appartenenza da condividere e far condividere. Attraverso questa esperienza collettiva sono state realizzate svariate indagini sui vissuti popolari privilegiando le narrazioni orali, le storie di vita, i luoghi della socialità e le forme dell’espressività popolare, in particolare, per ciò che riguarda la musica, il repertorio dei canti contadini (canti rituali, narrativi, ecc.) e quello urbano dei canti d’osteria, che sono stati raccolti direttamente dagli anziani pescatori bellariesi. Lo stile, come gruppo musicale, si rifà ai modi acquisiti andando nelle osterie, e soprattutto nelle case a cantare la Pasquella, il canto rituale di questua dell’Epifania. Per questa ragione da sempre L’Uva Grisa è un ensemble che predilige le situazioni di strada a contatto ravvicinato con la gente. In questo senso si è anche sviluppata, riprendendo una tradizione molto amata in Romagna, la pratica di suonare per far ballare. Dai primi anni novanta, grazie alle ricerche etnomusicali e coreutiche avviate in tutta l’area romagnola da Pino Gala, Gualtiero Gori e ai contributi di Roberto Bucci per l’area faentina, il gruppo ha esteso la propria attività alla riproposta e alla didattica dei balli etnici come saltarelli, furlane, manfrine, manderine ecc. rimasti vivi nella cultura contadina fino agli anni ’50. Assieme a questi balli, grazie al violinistra “storico” del gruppo Mario Venturelli, è stato ripreso il vecchio repertorio da sala: valzer, polke, mazurche, di autori locali rimasti sconosciuti, composti da fine Ottocento ai primi decenni del Novecento. Giuliano Albini detto Julko voce, chitarra Domenico Bartoli voce Gilberto Casali fisarmonica Antonio Coatti trombone Emanuela Di Cretico lauti dolce, traverso, ocarine Gualtiero Gori voce, mandolino, percussioni Mirco Malferrari voce, chitarra Lucia Mazzotti voce Pierluigi Ottaviani voce, bidone Gianluca Ravaglia contrabbasso Aldo Veronesi violino Roberto Bianchini, Angela Leardini, Nino Montanari, Giorgia Nespoli, Giuseppe Scandiffio, Ermanna Scarcello, Catia Talacci danza lunedì 30 giugno 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Gruppo Emiliano Il comico in musica Il Gruppo emiliano viene fondato nel 1975, oltre trent’anni fa, per riproporre attraverso esibizioni coinvolgenti e ricche di spunti teatrali e cabarettistici, l’antica tradizione musicale emiliana precedente alla diffusione del liscio. Si tratta quindi di uno dei gruppi antesignani del revival popolare italiano, che ha mantenuto nel tempo inalterata la sua filosofia di approccio e soprattutto l’entusiasmo contagioso di fare musica dal vivo a contatto con la gente con l’allegria e l’esuberanza indispensabili a comunicare in maniera diretta senza trucchi ed effetti speciali. Nella strumentazione utilizzata c’è la tradizione e la fantasia: chitarra, violino, fisarmonica, contrabbasso, flauti, cornamuse e zampogne, clarino, voci ed altre ineffabili meraviglie quali le ocarine, il duetto di violino e violoncello costruiti con una scopa e un palloncino, una violaccia realizzata con un mattarello, i cucchiai per l’accompagnamento ritmico e così via. Negli anni a cura del gruppo sono stati pubblicati numerosi album con documenti originali di ricerca sulla musica popolare dell’Emilia-Romagna in gran parte depositati presso il Centro Etnografico di Ferrara e l’Archivio di Stato. La discografia è interamente autoprodotta e per questo motivo non ha avuto una adeguata distribuzione ad eccezione dell’ultimo lavoro, risalente al 1998, che è stato parzialmente pubblicato sul settimanale “Avvenimenti”. Sul loro sito Internet è accessibile una parte del repertorio reinterpretato in formato midi. Oltre ai concerti in varie parti del mondo, per la spiccata sensibilità verso il comico il gruppo ha lavorato con i registi Daniele Sala e Francesco Freyrie allo spettacolo “Il baraccone” (1997). Marco Chiappelli Chitarra, mandolino, voce Paolo Giacomoni violino, fisarmonica, voce Roberto Losi flauti, ocarine, voce Gian Emilio Tassoni contrabbasso, voce martedì 1 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Stefano Valla & Daniele Scurati Musiche dell'Appennino e delle Quattro Province Profondamente legati al territorio delle Quattro Province (Genova, Piacenza, Alessandria, Pavia) e in particolare a Cegni, paese di Giacomo “Jacmon” Sala (1873-1962) e Ernesto Sala (1907-1989), pifferai tra i più importanti del secolo scorso, Stefano Valla e Daniele Scurati sono continuatori diretti del repertorio e del linguaggio musicale di queste figure leggendarie della tradizione appenninica. La loro attività è volta a mantenere viva la musica e la cultura di tradizione orale di questa area montana , sia attraverso la partecipazione alle feste dei paesi dell’Appenino, dove il ballo è tuttora uno dei fondamentali momenti di aggregazione (feste patronali, matrimoni, sagre, carnevali) sia con i concerti nell’ambito di rassegne e festival in Italia e all’estero. Nello stesso momento, grazie alla loro attenzione a stimoli culturali contemporanei, e attraverso esperienze in altri ambiti musicali (jazz, classica, canzone d’autore), interpretano la loro musica esprimendo la sua vitalità e la loro appartenenza al proprio tempo. Il piffero, un oboe di legno d´ebano o di bosso adornato da una penna di gallo, è accompagnato dalla fisarmonica cromatica che da qualche lustro ha soppiantato la musa; dopo un secolo di pratica, questi due strumenti ad ancia sono giunti ad una sofisticata simbiosi molto specifica in termini di tecnica e spirito interpretativo. Nell’area di diffusione del piffero esiste tuttora un repertorio di danze tradizionali precedenti l’affermazione del ballo liscio come la giga, l’alessandrina, la monferrina, la piana e la povera donna, quest’ultima con connotazioni rituali e simboliche particolari. Stefano Valla e Daniele Scurati sono indubbiamente i musicisti che rappresentano al meglio questo tandem strumentale, entrambi eredi scrupolosi di una tradizione fragile e rinnovatori rispettosi di uno stile che è diventato pratica contemporanea e che oggi fa scuola. Stefano Valla piffero, voce Daniele Scurati fisarmonica, voce martedì 1 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Marc Perrone & Marie-Odile Chantran Maestri dell'organetto Figlio di immigrati italiani, nasce nel 1951 à Villejuif (Parigi) e trascorre la sua infanzia nei banlieue parigini, i quartieri popolari della capitale francese. I suoi primi incontri musicali sono con le canzoni di Brel, Vesoul, Marcel Azzola e con la tradizione cajun. Poi il colpo di fulmine per l’organetto diatonico a cui si dedicherà da autodidatta a contatto con i musicisti folk transalpini. Una passione che non è più venuta meno e lo ha portato ad essere un maestro ammirato e riconosciuto in tutta Europa. Si è occupato di danza e musica tradizionale, di attività didattica, di liuteria, ma soprattutto ha inventato uno stile poetico e inimitabile di suonare l’organetto che diviene strumento universale capace di attraversare i generi musicali. Il suo primo disco risale al 1979 ed ha per titolo semplicemente «Accordéons Diatoniques», l’ultimo «Son ephemere passion» è uscito nel 2006. Nel mezzo una lunga carriera con svariate collaborazioni con artisti del calibro di Marcel Azzola, Bernard Lubat, Michel Portal, Louis Sclavis, Jacques Di Donato, André Minvielle, Arthur H e da ultimo con Marie Odile Chantran. Ha lavorato molto per il cinema con Bernard Favre (in La Trace) e soprattutto con Bertrand Tavernier (in Un dimanche à la campagne) che dichiarerà a proposito di Perrone: «Un musicien magnifique, voyageur dans le temps et réparateur de mémoire. Peut-être parce qu’il sait le prix et la valeur des rêves?” Ha creato e interpretato colonne sonore per film muti di Jean Renoir, Charlie Chaplin e Jean Vigo e spettacoli come «Cinema-Memoire» per il Festival di Cannes. Protagonista del rinnovamento, della riscoperta e dell’evoluzione tecnica dello strumento, Perrone suona oggi un organetto a quattro file, progettato e pensato insieme a Mario Castagnari. Con questo tipo di organetto riesce a interpretare agevolmente un variegato repertorio fatto di composizioni originali, musica tradizionale e improvvisazioni jazz, chansons françaises e bal musette. Marc Perrone organetto diatonico Marie-Odile Chantran ghironda mercoledì 2 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Trio Benoit Guerbigny Maestri dell'organetto Nato a Parigi Benoit Guerbigny può essere considerato uno dei più interessanti interpreti dell’organetto diatonico nel vasto panorama della musica transalpina degli ultimi anni. Studente di sax al conservatorio, trova una propria via musicale nell’incontro con il cosiddetto bal folk, un movimento dal quale sono passati molti dei protagonisti della scena trad, e con un maestro d’organetto che gli trasmette quelle conoscenze tecniche e di repertorio che lo legheranno a questo strumento irrimediabilmente. Vive a Poitou dove ha messo le proprie radici e da dove ha sviluppato i suoi progetti e le creazioni musicali con differenti gruppi come Buff’Grôl, il Duo Guerbugny/Pacher “Duel en Sol Majeur”, il Duo Guerbigny/Thébaut, les Moiss’batteurs, la Fanfare l’étrange Gonzo, e di recente con il Trio Benoit Guerbigny con cui ha pubblicato il più recente CD “La genereuse”. Ad accompagnarlo ci sono due giovani come Gabriel Lenoir al violino e Aurelien Tanghe alla chitarra, membri di altri gruppi come “Shillelagh” e “Distant shores” e attivi in molti progetti dedicati in particolare alla danza come “Preambule”. La cifra stilistica e l’originalità compositiva di Guerbigny nascono da un percorso che ha solide radici nei repertori tradizionali del Poitou e delle regioni limitrofe e nell’elaborazione delle cadenze e dello swing caratteristici dei balli come le bourrèe a tre tempi, schottish, valzer, mazurche, polche, etc.. Molto importante è il suo impegno nella didattica di questo strumento che ormai in Europa conta su un pubblico piuttosto numeroso: per questa ragione Guerbigny terrà un breve stage per gli allievi trentini di organetto diatonico del Laboratorio di musica popolare. Benoit Guerbigny organetti daitonici Gabriel Lenoir violino Aurelien Tanghe chitarra giovedì 3 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Riccardo Tesi Quintet Maestri dell'organetto Per celebrare trent’anni di carriera, ritorna ad Itinerari folk Riccardo Tesi, un emblema dell’organetto diatonico e autentico pioniere della musica etnica in Italia. Ci presenta il suo ultimo lavoro “Presente Remoto” (dicembre 2007 – edizioni Il Manifesto), una festa a cui hanno partecipato una trentina di musicisti, che già nel titolo propone una commistione tra il passato e il presente del musicista, portatore di uno stile ormai maturo e inconfondibile, ma da sempre basato su un approccio di ricerca e incessante sperimentazione. Come contraltare sempre nel 2007 è uscito anche un disco realizzato in completa solitudine per l’etichetta francese Cinq Planetes. Il repertorio del Presente Remoto tour è incentrato sulle nuove composizioni tratte dal disco e offre variegate suggestioni attraverso atmosfere che spaziano dalla world music italiana, al jazz, alla canzone d’autore fino a sonorità più classiche. L’esordio nel folk per Riccardo Tesi è stato al fianco di Caterina Bueno. Dalla Toscana alla Sardegna con “Ritmia” e successivamente con Elena Ledda. Importante l’incontro con Patrick Vaillant e Jan Mari Carlotti nell’indimenticabile disco “Anita Anita”. Poi le aperture al jazz con Gianluigi Trovesi, l’esperienza del trio d’organetti “Trans Europe Diatonique” (J.Kirkpatrick, M.Perrone, K.Junkera) e la collaborazione con il malgascio Justin Valì. Nella rivisitazione del liscio lo hanno affiancato Gabriele Mirabassi, Mauro Grossi e Piero Leveratto. Infine la grande canzone d’autore italiana con Ivano Fossati, Fabrizio de Andrè, Ornella Vanoni, Gianmaria Testa, Giorgio Gaber, Tosca. Tra le sue più recenti collaborazioni Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco, Piero Pelù e il flautista portoghese Rao Kyao. venerdì 4 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Barbara Furtuna Il canto polifonico della Corsica Barbara furtuna è un quartetto vocale maschile che propone con maestria e tecnica raffinata il canto polifonico corso. La Corsica offre un panorama straordinario di gruppi che dedicandosi al canto a capella hanno raggiunto notorietà internazionale come A Filetta, A Cumpagnia, e tanti altri; alcuni di questi hanno innestato la tradizione polivocale su tessuti musicali eterogeni raggiungendo forme di espressività più moderne come i Muvrini. Barbara furtuna rimane invece una formazione ancorata all’idea di far vibrare tutte le corde e la sensibilità dell’identità corsa, rimanendo fedeli al repertorio e alle modalità pure della tradizione. I componenti del gruppo sono protagonisti della scena insulare da oltre vent’anni e si sono messi in evidenza soprattutto per l’accuratezza, la sensibilità e la qualità dello loro esecuzioni dove emerge una perfetta padronanza delle sfumature e delle armonie del canto. Il repertorio proposto in concerto si caratterizza per un sapiente equilibrio tra polifonie sacre e profane, nuove creazioni e addattamenti di antichi canti rimasti impressi nella memoria popolare. L’alternanza di differenti colori nei brani del repertorio e l’impasto cristallino delle timbriche delle voci esprimono una tonicità d’insieme difficilmente riscontrabile in un concerto di solo quattro voci. Jean-Philippe Guissani Andrè Dominici Maxime Merlandi Jean Pierre Marchetti lunedì 7 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Pep Gimeno “Botifarra” i La Rondalla La straordinaria voce della memoria valenciana Nato nel 1962 nel quartiere giudeo della città di Xativa (Pais Valencià), Josep Gimeno è da oltre vent’anni l’erede e l’inteprete più genuino di una tradizione musicale contadina che si perpetua attraverso la sua voce caratteristica in centinaia di manifestazioni popolari. Da molti anni ha intrapreso un paziente lavoro di ricerca nella propria zona d’origine che gli ha permesso di entrare in contatto con gli ultimi cantanti tradizionali dalla cui viva voce ha raccolto repertori, stili e memorie. Quando Pep canta, senza alcun accompagnamento, le canzoni apprese dagli anziani cantori della zona costiera della provincia di Valencia accade qualcosa di magico che ti sprofonda nella memoria della società contadina iberica dove cantare era ancora una espressione naturale e quotidiana. Nelle ballate accampagnate dall’ensemble a corda le parole, a volte delicate e a volte crude, a volte erotiche e in altri casi comiche, raccontano la storia sociale di un costume popolare ormai cambiato per sempre. Autentico idolo degli appassionati di musica folk, è considerato uno dei migliori cantori valenciani degli ultimi decenni; il suo seguito va man mano aumentando in ragione del suo innato talento e di quel carisma, spontaneo e misterioso, che emana dalla sua voce. Solo nel 2006 è uscito il suo primo disco Si em pose a cantar cançons (Cambra Records, 2006), che ha riscontrato un notevole successo di critica e di pubblico ed è diventato un piccolo fenomeno sociale. Pep Gimeno “Botifarra” caña, pandereta, castañuelas y voz Juanjo Blanco acordeón y bandurria Paco Lucas laúd Nèstor Mont guitarra Cristóbal Rentero guitarró martedì 8 luglio 2008, ore 21.30 Giardino S. Chiara Assurd Vocalità e ritmo nelle tradizioni del Sud Italia Quattro donne formose e orgogliose, quattro voci da cui trasuda femminilità, freschezza e piacere. Voci solari e cupe che si incontrano, insieme maschili e femminili, di rara e dirompente emozione. Il canto e la musica del gruppo diventano unici nell’interpretazione e nella spontaneità del rapporto che si instaura col pubblico. Emerge un senso di reazione all’immobilità, uno straripante desiderio di danzare, evocato dall’intensità contagiosa del ritmo e dell’espressione vocale. Le Assurd nascono nel 1993 con l’obiettivo di riproporre un repertorio di canti e musiche delle tradizioni popolari del sud Italia: Cristina Vetrone, Lorella Monti, Enza Prestia ed Enza Pagliara sono le componenti. I materiali proposti in concerto derivano in parte dal contatto diretto coi vecchi cantori, in parte dalle ricerche etnomusicologiche del secondo dopoguerra realizzate nel Meridione da Alan Lomax, Diego Carpitella, Ernesto De Martino e Roberto Leydi. Tammurriate campane, pizziche salentine, tarantelle, canti di protesta legati al mondo del lavoro e all’emigrazione, e serenate. A cui si aggiungono anche composizioni originali che offrono quel senso di continuità e di costante movimento alla tradizione. Finora hanno realizzato due CD, Intrasatta (2001) e Fate (2003); vantano numerose collaborazioni con Nuova Compagnia di Canto Popolare, Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Nando Citarella, Gruppo Operaio ‘E Zezi di Pomigliano D’Arco, Daniele Sepe, Marco Paolini, Peppe Barra, Marcello Colasurdo e altri. Cristina Vetrone organetto e voce Lorella Monti voce, danza e percussioni Enza Prestia voce e percussioni Enza Pagliara voce e percussioni Mercoledì 9 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Roberta Alloisio e Orchestra Bailam Lengua Serpentina “Lengua serpentina” è uno spettacolo innovativo e potente interpretato dalla splendida voce di Roberta Alloisio accompagnata dallo spavaldo ensemble dell’Orchestra Bailam. L’obiettivo è quello di recuperare l’antica ed aspra lingua ligure, sulle tracce di quanto fece De André, ma con un approccio più ampio e sonorità disparate. Influssi medio-orientali, melodie e ritmi della musica balcanica, cantilenare in lingua genovese nei testi recuperati dalla letteratura colta e popolare dal XIII secolo ai giorni nostri. Una grande mescolanza sonora che costituisce da sempre una delle principali fonti di ricerca per Franco Minelli, leader dell’Orchestra Bailam, nonchè direttore artistico, autore e arrangiatore di gran parte dei brani. La voce di Roberta Alloisio diventa lo strumento ideale per nuove composizioni che regalano al dialetto una nuova intensità d’espressione. Lengua Serpentina” (2007 – CNI) è anche il primo CD solista di Roberta Alloisio, con la partecipazione straordinaria di Marco Beasley, Germana Venanzini, Marco Fadda, e il sostegno del Comune di Genova che promuove questo progetto nei rapporti culturali con l’estero. Roberta Alloisio, cantante e attrice, debutta giovanissima, nel 1981, sotto la regia di Giorgio Gaber. Dopo aver affiancato in qualità di vocalist diversi artisti italiani, nel 1991 entra stabilmente a far parte della Compagnia del Teatro della Tosse ed è presente in oltre 30 produzioni, cantando composizioni originali di Ivano Fossati, Bruno Coli, Andrea Ceccon, Oscar Prudente e Gian Piero Alloisio. Alterna da sempre attività teatrale e musicale, comparendo anche per diversi anni nel cartellone della Stagione Ragazzi del Teatro dell’Opera di Genova Carlo Felice. Il 12 marzo del 2000 partecipa, con il fratello Gian Piero, al concerto-evento “Faber amico fragile” in onore di Fabrizio De Andrè e all’omonima compilation premiata con il disco di platino per il record delle vendite. L’Orchestra Bailam nasce nel 1989 dal gruppo U Boot e si distingue da subito per la sua particolare ricerca musicale. Ha all’attivo 3 CD: “Mamma li turchi” del 1991, “Bailamme” del 2001, “Non occidentalizzarti” del 2006. “Un set dell’Orchestra Bailam - scrive Guido Festinese su WMM - è deflagrazione di suono sgranato, è impeto barricadiero, è energia allo stato puro che schiocca come una frustata. Un organico che lascia l’impressione di essere più numeroso di quanto sia realmente. In dialetto ligure “bailamme” è la confusione, il caos, la ridda di voci che si incrociano, la folla che preme e si chiama in lingue diverse, l’afrore e l’odore indefinibile che è fatto di mille odori diversi.” Roberta Alloisio voce Franco Minelli arrangiamenti, chitarre, bouzouky, baglamas, oud, voce Edmondo Romano sax soprano, sax contralto, clarinetto, flauti Luciano Ventriglia batteria, derbouka, percussioni, chitarra, voce Luca Montagliani fisarmonica Roberto Piga violino Tommaso Rolando contrabbasso, basso venerdì 11 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Dúmbala Canalla Musiche meticce in salsa Catalana Fondato nel 1999 come progetto solo strumentale, l’ensemble catalano Dúmbala Canalla ridefinisce repertorio e la line up con l’inserimento di Mercè Galì e Amanda Wright che introducono l’elemento vocale, la fisarmonica, e contribuiscono all’uscita nel 2005 del primo album. Liriche originali in catalano e inglese, un pizzico di musiche dell’est Europa guarnito di sapori klezmer, una fusione di gipsy jazz e di swing, ma soprattutto uno spirito scanzonato e surreale che trasforma il live act in una festa da ballo, sono gli ingredienti fondamentali di questa giovane e coinvolgente band che sta rapidamente facendosi conoscere. Offrono uno spettacolo originale, intenso dall’inizio alla fine, accattivante e immediato per un pubblico giovane, ma mai banale. Le musiche ricche di immaginazione e di visualità, le canzoni legate ai temi della vita quotidiana, conferiscono a questa band una freschezza e un’energia davvero contagiose. Presentano il loro secondo CD uscito in anteprima pochi mesi fa a Barcellona nell’ambito della Fira di Manresa dove hanno riscosso un notevole successo. La strumentazione vede in primo piano il clarinetto di Daniel Carbonell, attorno al quale gravitano tromba, fisarmonica, mandolino e una robusta sezione ritmica con batteria, percussioni e contrabbasso. Oscar Zanón mandolina Francesc Vives trompeta David Bayés contrabajo Daniel Carbonell clarinete Miki Gelabert batería Mercè Galí voz y pandereta Albert Galcerà acordeón y voz lunedì 14 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Juan Carlos Caceres & Tango Negro Trio Radici nere e tango d'autore Nato a Buenos Aires nel 1936, Juan Carlos Caceres è una figura poliedrica, musicista ma anche pittore di talento. Il suo modo di concepire l’arte e la musica ne fanno una artista assolutamente anticonvenzionale e di difficile classificazione, anche se molti amano considerarlo, una sorta di Paolo Conte sudamericano. L’attaccamento al paese in cui è nato, l’Argentina, è evidente, e si esplica in un incondizionato amore per il tango. Nel 1968 si trasferisce a Parigi dove sviluppa compiutamente la sua ricerca finalizzata a mettere in evidenza le forti influenze delle tradizioni e dei ritmi africani, penetrati nell’America del Sud attraverso forme quali la milonga e il candombe. “La Vuelta del Malon” (2007 Felmay), il nuovo album realizzato dal TANGO NEGRO TRIO, aggiunge un nuovo capitolo alla sua enciclopedica storia alternativa del tango. La musica scorre concreta e misteriosa, evocativa e terrena, algida e fiammeggiante allo stesso tempo, mettendo in mostra un perfetto equilibrio tra la sua componente tradizionale e quella maggiormente innovativa. Secondo la critica Caceres con Tango Negro Trio si riconferma senza alcun dubbio il miglior rappresentante del tango d’autore. Ad accompagnarlo il connazionale Carlos “el tero” Buschini, che ha collaborato con i maggiori artisti latino-americani (Flaco Biondini, Luis Agudo, Gustavo Ovalles, Javier Girotto) e in numerose formazioni di spicco (Los Angeles Negros, Los Tambores del Sur, Cordoba Reunion, Horizons Quartet, World Tango Project, Cuarteto Nuevo Tango), nonché il percussionista uruguayano Marcelo Russillo, strumentista che ha suonato, tra i tanti, con Julien Lourau, Norberto Pedreira, Minino Gary e il nostro Enrico Rava, oltre a vantare un continuativo legame artistico con il celebre Dino Saluzzi. Juan Carlos Caceres voce, pianoforte Marcelo Russillo percussioni Carlo Buschini contrabbasso martedì 15 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Habib Koitè & Bamada Afriki, la speranza del continente africano Il chitarrista del Mali Habib Koité è uno dei musicisti più noti e celebri dell’Africa. Nasce a Thiès nel 1958 in una città senegalese dove suo padre lavorava, ma sei mesi dopo la famiglia ritorna a Kayes (Mali occidentale) e successivamente a Bamako. Habib proviene da discendenti nobili dei griots Khassonké. Cresce circondato da diciassette fratelli e sorelle e sviluppa il proprio stile chitarristico accompagnando la madre. Eredita la passione musicale dal nonno paterno che suonava il Kamale N’goni, strumento tradizionale a quattro corde tipico dei cacciatori della regione Wassolou. Dopo gli inizi da autodidatta entra al “National Institute of Arts” di Bamako, mettendo subito in mostra il suo talento musicale. In questo periodo ha l’opportunità di suonare e collaborare con Kélétigui Diabaté (oggi suo stabile collaboratore) e Toumani Diabaté. Il suo stile è frutto di una elaborata trasposizione sulla chitarra dei modi musicali e delle sonorità dell’arpa tradizionale Kamale N’goni. Per fare questo utilizza una accordatura in scala pentatonica aperta. Le radici africane emergono poi nell’appoggiare le melodie della chitarra sulla ritmica dei talking drum e del balafon, peculiari nelle tradizioni Bambara e Soghai. Con un piede nel passato ed uno nel futuro, Habib è artista rappresentativo di una generazione che in questi anni è testimone della progressiva caduta delle barriere culturali con la consapevolezza che le evoluzioni si compiono mantenendo saldi legami con il folklore, la mitologia e la storia del proprio popolo. A differenza dei griots, il suo canto è intimista con cadenze, ritmi e melodie varie. Habib è unico perché riesce a rappresentare nella sua musica la molteplicità di stili differenti che appartengono al suo paese, creando un approccio pan-Maliano che riflette la sua apertura mentale e l’interesse per ogni tipo di musica. Nel 1988 Habib ha formato il suo gruppo Bamada (un soprannome dato agli abitanti di Bamako che grosso modo significa “nella bocca del coccodrillo”) e si afferma sia in Africa che in Europa con canzoni diventate degli autentici hits. Ha suonato ai principali festivals ed incontri europei, incluso il Montreaux Jazz Festival, il WOMAD ed il World Roots Festival. E’ stato ospite in tour del leggendario gruppo jazz Art Ensemble of Chicago e altri grandi nomi lo hanno ospitato in propri spettacoli o produzioni come Jackson Browne, Bonnie Riatt, Eric Bibb. Con il suo secondo album “Ma Ya” ha venduto 160 mila copie che costituiscono un successo straordinario per un artista di world music. Le più importanti collaborazioni con artisti africani sono quelle con Oumou Sangare, Tartit, Afel Boucoum, Vusi Mahlasela e Dobet Gnahoré. Le sue straordinarie esibizioni live gli hanno fruttato un’audience sempre più ampia, e gli hanno permesso di pubblicare nel 2003 Fôly!, un doppio cd di registrazioni live. Nel 2007 è uscito il suo ultimo lavoro “Afriki” che al di là degli esiti commerciali è un disco capolavoro e ci presenta un’esplorazione di ulteriori nuove direzioni musicali. Il tema principale di Afriki, che significa Africa nella lingua Bambara, sono la forza e le sfide del continente africano. “Le persone in Africa sono disposte a rischiare la vita per emigrare in Europa o negli Stati Uniti, ma non sono disposte a correre gli stessi rischi per sviluppare qualcosa qui in Africa” dice Habib. “La vita può essere bella o brutta ovunque tu vivi. Le persone devono capirlo. Anche se il Mali è povero abbiamo ancora una alta qualità della vita: si può andare in giro e sorridere, e qualcuno ti sorriderà a sua volta. Ci ho pensato a lungo e non sono sicuro che i paesi poveri abbiano una qualità di vita inferiore Habib Koitè Kélétigui Diabate Abdoul Wahab Berthe Boubacar Sidibe Souleymane Ann Mahamadou Kone mercoledì 16 luglio 2008, ore 21.30 Piazza C. Battisti Pergamos Project in "Café Aman" Musiche, canti e danze dell'Oriente greco “Cafè Aman” è uno spettacolo che scaturisce dalla collaborazione tra i musicisti del “Pérgamos Project”, guidati da Takis Kunelis, e la danzatrice e coreografaYvonne Gorrara. Si rievoca l’atmosfera che tra la fine 800 e l’inizio del 900 si viveva nelle città di Smirne, Costantinopoli e Atene con l’avvento del Rebètiko, un genere musicale urbano creato dalle comunità dei profughi greci dell’Asia minore. I Cafè aman furono il luogo sociale da dove prese le mosse e si sviluppò il repertorio più antico di questa musica meticcia e dolente, fondamentale per rappresentare la storia recente e la sensibilità dei greci. Si intrecciano aspetti musicali e coreutici che sono stati espressione viva di una comunità di persone insediatasi tra la Cappadocia e le coste Egee, ma soprattutto viene messo in risalto il lato languido ed elegante dell’universo femminile, interpretato sulla scena nella danza di Yvonne Gorrara ed Elisa Turri, e squisitamente esaltato dagli intrecci sonori del violino, del flauto nay, del liuto e del bouzouki. Il repertorio si apre anche a brani contemporanei di ispirazione levantina che consentono anche di mettere in luce le straordinarie qualità di musicisti come Kyriakos Gouventas, Yannis Alexandris e Haris Lambrakis componenti della band “Primavera en Salonicco” che da anni accompagna la cantante Savina Yannatou. Kyriakos Gouventas violino Yannis Alexandris oud, baglamàs, chitarra, voce Takis Kunelis bouzouki, baglamàs, percussioni, voce Haris Lambrakis nay Marco Muzzati percussioni Yvonne Gorrara & Elisa Turri danza La musica nel mondo Il mondo dei bambini Kids, Music and Dance La serie di 8 documentari di 28 minuti ciascuno, dal titolo «Kids, Music and Dance» è stata realizzata da Barthelemy Fougea e prodotta da Boreales. I cortometraggi ritraggono 8 bambini di diversa nazionalità alla prese con la passione per la musica, elemento che li accomuna nonostate le differenze di lingua, cultura e religione. Suonano tutti strumenti radicati nelle tradizioni locali, dal Lu Sheng in Cina alle Tabla in India, dalla Kora del Mali alle Congas di Cuba, dall’Accordeon della Colombia al Kaval della Bulgaria. Questa breve serie di filmati invita lo spettatore a scoprire la musica dei bambini protagonisti e il forte legame che li unisce al loro strumento, grazie a questa particolare modalità di racconto audiovisuale che si colloca a metà strada tra il documetario e la fiction. Ogni ritratto è realizzato come fosse la narrazione di una storia. La continuità di tradizioni ancora vive, la storia degli strumenti e i segreti di come vengono costruiti e suonati è rivelata allo spettatore mano a mano che ogni bambino racconta la sua vita, la quotidianità della sua famiglia, il rapporto con i suoi insegnanti. Proiezione di 8 documentari che ritraggono 8 bambini di 8 paesi diversi: Cina, India, Mali, Spagna, Colombia, Bulgaria, Cuba e Trinidad XIAO FENG E IL SUO LU SHENG (Cina) Xiaoling Zhu ANTONIO E LA SUA CHITARRA FLAMENCO (Spagna) Jerome-Cecil Auffret PANMAN E IL SUO STEEL DRUM (Trinidad) Barthelemy Fougea CARLITO, IL PICCOLO RE DEL VALLENATO (Colombia) Philippe Molins KOSTADIN E IL SUO KAVAL (Bulgaria) Loi’efc Berthezene NIAM, JALI DELLA KORA (Mali) Anita Bonan LUCUMI, RUMBERO A CUBA (Cuba) Tony Gatlif RIMPA SIVA, PRINCIPESSA DELLE TABLA (India) Patrick Glaize Altri film etnomusicali in programma BREAKING THE SILENCE MUSIC IN AFGHANISTAN (Afghanistan) Simon Broughton, 2002, 60’ Sotto il regime talebano in Afghanistan gli strumenti musicali sono stati distrutti e bruciati. L’unica musica permessa era quella di accompagnamento ai canti talebani. Il documentario racconta appunto il ritorno della musica a Kabul dopo il crollo del regime talebano e ritrae, fra le altre cose, il primo concerto nella città fuori dai bombardamenti. I talebani non sono stati i primi ad attaccare la cultura musicale in Afghanistan; i comunisti hanno liquidato Ahmed Zahir, soprannominato l’”Elvis afgano”, e bandito le donne cantanti. Attraverso i ritratti di alcuni musicisti afgani, il film descrive le condizioni della musica in Afghanistan durante gli ultimi 20 anni. MEMORIES DU RAI (Algeria) Djamel Kelfaoui & Michel Vuillermet, 2001, 52’ Il Raï esplode in Algeria agli inizi degli anni ‘80. Qualche anno più tardi le figure di punta di questo movimento musicale, Cheb Khaled, Cheb Mami, Chaba Fadela, partono alla conquista della Francia dove si impongono. L’Algeria si trova allora in un impasse nelle sommosse del 1988 e della loro eco sociale. Per la prima volta, il Raï, nato nel territorio oranese, osa esprimere con forza la miseria della vita, le aspirazioni della gioventù, ma anche l’ebbrezza dei sensi. Con la morte di Cheb Hasni, con le minacce che pesano sugli artisti e l’obbligo a esiliare, i terroristi pensano di trionfare ma durante questo periodo il Raï parte alla conquista del mondo, permettendo a dieci milioni di persone di capire meglio l’Algeria, un’Algeria straziata ma ben viva e più creativa che mai. L’Algeria, El Djezaïr, spirito della libertà ha donato al mondo in eredità per sempre il Raï. FRANCISCO SANCHEZ - PACO DE LUCIA (Spagna) Daniel Hernandez, 2001, 94’ Ritratto di uno dei più grandi geni mondiali della chitarra. Il documentario di Daniel Hernàndez conta sull’esclusiva partecipazione di Paco de Lucìa - il cui vero nome è Francisco Sánchez - che vive in Messico. Per la prima - e ultima volta, come lui dice - il musicista apre la porta di casa sua, il suo vero luogo privato e intimo, a una troupe cinematografica, dando così la possibilità di venire filmato mentre pesca, cucina, mentre è al mercato o con gli amici. Francisco Sánchez - l’uomo privato -, e Paco de Lucía - la star -, sono due persone in una. La vita dell’artista è una continua fluttuazione tra queste due persone e il documentario è strutturato intorno alle due vite di quest’unica persona. Da una parte, ci viene presentata la visione molto intima di questo mito della chitarra del flamenco, con le testimonianze della su famiglia e dei suoi vecchi amici, alcuni dei quali altri importanti musicisti come Chick Corea. Dall’altra parte il documentario costituisce un importante film musicale, riprendendo la sua ultima tournée in Europa, diversi concerti e interviste con altri chitarristi rimasti affascinati da lui e sui quali lui ha avuto una forte influenza, come Vicente Amigo, Tomatito o Juan Manuel Cañizares. Il film comprende anche molte immagini d’archivio, per esempio alcune in cui Paco de Lucia suona con Camarón de la Isla, Al Di Meola o John Mc Laughlin. NUSRAT A VOICE FROM HEAVEN (Pakistan) Giuseppe Asaro, 1999, 83’ Nato a Faisalabad, Pakistan, Nusrat Fateh Ali Khan è il cantante che ha reso la musica mistica del Sufi dell’India del nord e del Pakistan famosa in tutto il mondo. Nusrat è stato il primo e più importante artista a portare la musica devozionale Sufi, conosciuta come Qawwali a un nuovo livello di arte e di popolarità. La famiglia di Khan ha una tradizione di cantanti di Qawwali da 600 anni. Qawwali non esiste in nessun’altra parte del mondo se non nell’Asia del sud, specialmente in India e in Pakistan. Qawwali, combina elementi musicali e linguaggi perché tenta di raggiungere l’unità e costruire ponti tra i popoli, piuttosto che il conflitto e la violenza. Filmato in Pakistan e in America, “A Voice from Heaven” è un omaggio a una delle più belle voci del secolo. L’inizio del film introduce lo spettatore in un’atmosfera magica del Pakistan, spiegando la nascita del Qawwali, che ha un significato religioso e una tradizione lunga seicento anni. Il documentario poi segue la vita di Nusrat dalla nascita nel 1949 in Pakistan, nel villaggio di Lyallapur, oggi rinominato Faislabad, fino alla sua prematura morte a Londra in Agosto 1997. La storia combina le riprese dello spettacolo di Nusrat, sguardi dietro le quinte e le molte interviste fatte dalla moglie di Nusrat al Ministro della Cultura pakistano e agli artisti con cui ha collaborato Nusrat in alcune delle più innovative e originali registrazioni. Il film finisce con Rahat Fateh Ali Khan, il giovane nipote di Nusrat, continuatore della secolare tradizione.