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DATA : 25 ago. 00
INCONTRO: LENNY KRAVITZ CHE AMORE SIA il rock nell’ora di religione
presentazione del libro
Ora di inizio 15,05
ora di fine 16,14
RELATORE 1: DAVIDE CAPRELLI autore del libro
RELATORE 2:don GIAN PIERO CASADEI animatore vocazionale della Diocesi di Cesena
RELATORE 3:MAURO TABASSO Direttore “Laboratorio del suono” della Scuola di
musica del Serming di Torino
RELATORE 4:
MODERATORE: MAURIZIO IANIERO
M Ianiero: Beh, cominciamo. Devo dire che prima di questo incontro io non è che fossi un
grande intenditore di musica rock, non sapevo chi era Lenny Kravitz e anche se mi
capitava quando dicevo con qualche mio amico: ”Devo presentare un libro su Lenny
Kravitz” “Ah Lenny Kravitz…” e io mi sentivo un po’, dico ma porca l’oca allora?!…sono
proprio io …non sapevo chi fosse, non sapevo nulla delle canzoni che aveva scritto e che
parlavano di Dio, non sapevo della sua attività a favore dei bambini disadattati e di tante
cose della sua vita. Leggendo questo libro di Davide Caprelli e che oltretutto è un librettino
che si legge molto bene mi veniva in mente una cosa: quando uno ascolta qualcosa o
vede qualcosa o c’è qualcosa che lo colpisce, come può essere in questo caso un brano
di musica, questa cosa ti suscita qualcosa dentro, ti suscita un motto, come quando si
vede un bel paesaggio, vede qualche cosa che lo colpisce. Mi sembra che attraverso
questo libro il tentativo che sia stato fatto è che questa reazione può diventare un incontro
cioè che questo richiamo a qualcosa di bello che uno sente se uno è attento se uno è
serio può diventare la possibilità di un incontro con quello che quel pezzo di musica quel
brano di realtà in questo caso appunto quel pezzo di musica vuol dire. E quindi la
possibilità di un paragone tra una cosa bella che ho davanti ed il desiderio di bello di vero
che ho dentro, io ho la possibilità di prenderlo sul serio e di capire di più, di valorizzare di
più quello che ho davanti. Quello che mi ha colpito nel libro di Davide è proprio questo
tentativo qui rispetto alla figura di Lenny Kravitz. Oggi siamo qui a parlarne con l’autore
Davide Caprelli di Cesena con Don Gian Piero Casadei che è animatore vocazionale della
Diocesi di Cesena, con Mauro Tabasso che è Direttore “Laboratorio del suono” della
Scuola di musica del Serming di Torino che ci dirà lui un esperienza interessante ci dirà lui
che cos’è quindi comincio dando la parola a Don Gian Piero Casadei
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Don Gian Piero Casadei: Io sono quello che parlerà meno di Lenny Kravitz farò solo un
discorso un po’ introduttivo di fronte ad alcune domande che penso sorgano spontanee in
un argomento come questo. Intanto entrando nel mondo della musica che è un universo
sterminato le prime cose che uno si chiede sono.” Ma a chi si rivolge la musica oggi?”
“Com’è il giovane che ascolta la musica oggi?” “E perché ascolta musica? E tra questa
perché ascolta il Rock?” Ci sono alcune risposte a queste domande, Una la rubo ad un
lavoro che Davide ha fatto nella scuola dove insegna di cui vi parlerà dopo, non anticipo
niente, ma questo testo aveva una domanda a cui un alunno un’alunna ha dato una
risposta che mi colpiva molto. La domanda era: ”Alcuni cantanti e gruppi esprimono
messaggi di violenza di distruzione e di odio cosa ne pensi?” Uno dei suoi alunni ha
risposto così:” E’ soltanto una canzone un modo di pensare, anzi sono le uniche canzoni
ascoltabili” Non è una risposta precisa alle domande che ci siamo fatti prima, però è una
risposta abbastanza drammatica un esempio riguardante Marylin Manson a riguardo
questa risposta qua ma va abbastanza al cuore della nostra questione. Un’altra risposta la
dà direttamente Davide all’interno del suo libro rubo 3\4 righe molto semplici dice.” Queste
riflessioni sulla musica come luogo privilegiato di espressione sono particolarmente
importanti per noi giovani che spesso affrontiamo la vita con un senso di smarrimento e di
timore con un malessere interiore che scoraggia di fronte alle prove e che fa dire sono
sbagliato, oppure, non ce la farò mai” Io credo siano azzeccate oggi queste cose davvero
oggi la musica si rivolge a giovani che vivono il dramma della vita anche in questo modo
qui. Non solo in questo, ma anche in questo modo. Io però penso possiamo fare un passo
avanti rispetto a queste due risposte. Io credo che il mondo giovanile al quale si rivolge la
musica oggi abbia una cosa la stessa nonostante la razza diversa, le idee diverse, le
culture diverse, i tempi diversi… la stessa risposta che avevano i giovani di 2000 anni fa
se avessero potuto ascoltare del Rock o che avranno i giovani fra 2000 anni se il mondo
esisterà ancora. Il problema è questo: la musica si rivolge a gente che ha un cuore questo
è il punto più importante…un cuore con delle domande ben precise un cuore che si
spalanca a 360° sulla vita ma con un unico scopo trovare un senso, perché esisto, perché
ci sono, perché mi piacciono certe cose e altre no, è il bisogno di felicità che è dentro il
cuore di ciascuno di noi. Questo è veramente il tratto comune a tutti noi che stiamo qui
ma anche a tutta la gente del mondo e anche di chi non lo sa, Ci sono fiore di sociologi e
psicologi che cercano di trovare un punto comune a tutti gli uomini per cercare di
costruire questo villaggio globale e quasi nessuno purtroppo, con molto rispetto, ma mi
sembra che quasi nessuno riesca a trovare qual è il vero punto di unità di tutti quanti che è
questo il fatto che tutti abbiamo bisogno di trovare un senso nella vita il fatto che tutti
abbiamo il desiderio di essere felici, questa è l’esigenza più profonda del nostro cuore, il
nostro cuore non è fatto per piangere, il nostro cuore ha paura della solitudine, il nostro
cuore ha paura della tristezza, noi non andremmo mai ad un appuntamento per essere
tristi, anzi, il nostro cuore è fatto per altro nessuno cerca la disperazione ma in tutto quello
che facciamo cerchiamo la gioia questo è il nostro cuore che ce lo suggerisce e quando
parliamo di cuore, forse non c’è bisogno di dirlo però lo sottolineamo, almeno quando io
parlo di cuore non parlo di una parte della mia persona, ma parlo del significato che la
Sacra Scrittura attribuisce a questo cuore; il cuore non è una parte di me, il cuore è la mia
persona fatta ad immagine di Dio volete un esempio, un po’ sciocco, ma lo facciamo,
perché quando parlo di cuore che esige la felicità non parlo di una parte di me? E’ molto
semplice! Perché quando io ho bisogno di essere contento non mi accontento di essere
contento di una parte di me (e arrivo all’esempio) se mi molla la morosa non è
un’esperienza molto piacevole, è qualcosa che colpisce il cuore è qualcosa di
estremamente drammatico per la vita, non mi basta mangiare un buon gelato per far
passare la tristezza, domanda da terza asilo nido, no perché? Eppure il gelato è buono, il
gelato mi rende felice fuori, eppure è una cosa gustosa per il corpo, però? Però il mio
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cuore non è fatto solo di ciccia, il mio cuore non è fatto solo di buccia che basta contentare
quella per essere contenti, questo è quello che pensa il mondo di oggi, ma noi non siamo
fatti così! Quando il mio cuore esige felicità, esige felicità non solo in una parte ma in tutta
la mia persona. Ecco perché quando parlate di cuore, ragazzi, o quando lo sentite dire
nelle canzoni nelle poesie, stati attenti a non farvi fregare. Il cuore non è solo una parte di
noi come purtroppo una parte di letteratura vuole farci pensare, il cuore è tutta la mia
persona fatta ad immagine di Dio. Per cui esige felicità non solo in una parte, ma in tutto,
Tanto è vero che il cuore se ci fate caso, diventa il cuore che ha bisogno di felicità, diventa
il motore della vita cioè tutto quello che faccio sia che me ne accorga sia che non me ne
accorga, tutto quello che faccio è spinto è mosso è attirato da questo cuore che chiede la
felicità. Questo succede nelle cose più semplici, più banali, più quotidiane della vita fino
alle cose più grandi. C’era un cantante che nel 1981 ebbe un successo incredibile, un tal
Franco Battiato, ve lo ricordate? Nel 1981 pubblicò un album dal titolo “La voce del
padrone” dove c’era Cuccrucucù, c’era un mucchio di roba, ma fra tutte le canzoni c’era un
certo ”Cerco un centro di gravità permanente” Oh è stata prima in classifica per un anno
quella canzone, forse perché rispecchiava esattamente quello che stiamo dicendo adesso,
Cerco un centro di gravità permanente, cerco un motivo che spinga avanti il mio cuore,
che dia al mio cuore la voglia di vivere. Vi dicevo, e torno al discorso che facevo prima, qui
il fatto che il cuore e che il cuore è il motore della vita lo vediamo sia nelle cose semplici
che nelle cose grandi. Nelle cose semplici, facciamo degli esempi per capirci, perché il
sabato sera quando state per uscire per andare in discoteca state 3\4 d’ora davanti
all’armadio per scegliere che camicia mettervi, quali calzoni mettervi e vi mettete proprio
quella camicia lì e non un’altra? Perchè? Non perché la mamma non ha lavato quella
giusta! Perché, a parte io certo, decido di vestirmi in un certo modo e non in un altro,
perché quando vado in pizzeria scelgo la pizza che mi piace e non quella che non mi
piace? Guardate che questa non è una stupidaggine, perfino nelle cose così quotidiane
nella vita, nella musica che ascolto, negli amici che frequento, anche se gli amici sono più
da un’altra parte, dopo ci arriviamo, il mangiare, il tipo di cibo, il gusto del gelato, il vestito
che scelgo, nasce dal bisogno di felicità che spinge avanti il mio cuore. Io scelgo quella
camicia lì perché ho paura che gli altri non mi guardino, se son vestito fuori moda ho paura
che gli altri non mi guardino, che gli altri mi rifiutino, il rifiuto è l’anticamera della solitudine,
il cuore non è fatto per la solitudine, ecco perché perdo ore davanti all’armadio, ecco
perché mangio solo quello che mi piace, perché ho bisogno di star bene. Se questo vale
nelle cose semplici, figuratevi nelle cose grandi della vita; quando scelgo gli amici da
seguire, quando ho l’opportunità di scegliere il tipo di facoltà il tipo di lavoro (delle volte
purtroppo siamo costretti) quando abbiamo la possibilità scegliamo ciò che si avvicina di
più al bisogno di felicità del nostro cuore. Questo è fondamentale, sapete perché? Perché
c’è qualcuno che lo sa che noi siamo fatti così e qualcuno con la “q” molto minuscola, non
sto parlando di Dio, assolutamente, c’è qualcuno che lo sa che ciò che muove la nostra
vita è il bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore ed utilizza questo bisogno per diventare
padrone della nostra vita. Chi mi fa un esempio di questo genere? Fatemi un esempio di
chi coglie il bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore e cerca di diventare nostro
padrone? Chi? E’ facilissimo, è molto più facile di quello che crediamo! LA PUBBLICITA’!!!
e anche i cantanti! Però la cosa che abbiamo davanti più di tutti è la pubblicità. So che si
fa un po’ di fatica a trovare uno spot pubblicitario in tv, ma penso sia capitato a tutti tra un
film e l’altro. Oh avete mai visto una persona triste in pubblicità? C’è della gente che ha dei
sorrisi che supera le orecchie!! C’è gente felice! Sono felici perché? Perché hanno
scoperto come rendere felici il loro cuore! Loro si che hanno capito, mica tu che guardi la
tv. Infondo cosa serve per essere contenti, basta quel profumo lì, quella macchina là, (c’è
l’anti-ciclista quello della pubblicità della Palio, forse lui è l’unico triste), ma se ci fate caso
forse non serve molto per non essere tristi….basta mangiare i saccottini al mattini a
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colazione…e parti che è una meraviglia e tu invece al mattino quando scendi dal letto per
andare a scuola o al lavoro tua mamma deve chiamare l’ACI con il carro attrezzi perché
non riesci a scendere dal letto.
Guardate che il nostro cervello si paragona continuamente con quello che vede anche se
noi non ce ne accorgiamo e il nostro cervello dice perché lui è contento e io no? Cosa ci
vuole per essere contenti basta poco? E ci caschiamo! Un altro cantante italiano (non
parlo mai di Lenny Kravitz, ma ci pensi tu poi Davide) che ha intuito con genialità questa
cosa è Eduardo Bennato. Chi di voi suona la chitarra una delle prime canzoni che ha
imparato a suonare è “Il gatto e la volpe”, ma quella canzone lì è una genialata!!! Perché
ha intuito esattamente il meccanismo della pubblicità, “il gatto e la volpe” (anche se l’aveva
intuito prima Collodi un secolo e mezzo fa) la pubblicità funziona esattamente come la
pubblicità, che convince, perfino con la falsità, che in fondo la felicità è facile da trovare
basta vendere la ricchezza che hai cioè la tua libertà. Un altro esempio sono i cantanti, un
altro esempio è la moda, oh ma la moda funziona proprio così!!! La moda campa partendo
dal bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore. E come facile cascarci. Non sto parlando
male dei saccottini, della moda, no! son cose che fanno parte della nostra vita e che ci
imbattiamo tutti i giorni come diceva prima Maurizio introducendo il discorso Non
possiamo fare finta che questa roba non ci sia, però stiamo attenti a non vendere la nostra
libertà. Fra l’altro tu prima davi l’esempio dei cantanti. I cantanti sono dei maestri su
questo anche Lenny Kravitz dopo Davide ce lo dirà. I cantanti sono dei maestri di vita,
ognuno di loro ha dei modelli di vita da proporre, ognuno di loro propone ai propri fans una
strada per la felicità ma in certi casi una non strada. Avete presente Masini? Masini
propone la disperazione come strada, eppure c’è chi lo segue; Vasco Rossi nel 1984 con
Vita Spericolata cosa ha proposto? Ha proposto una strada precisa seguita da milioni di
giovani, ma sapendo come andava a finire dicendolo lui stesso nel ritornello, quando
dice:..e poi ci troveremo come le star a bere del whiskey al Roxy Bar o forse non ci
incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai, ognuno col suo viaggio ognuno diverso,
ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi” segui questa strada rimarrai solo! E quanta gente
ci ha creduto, Ragazzi noi oggi siamo qui per dire che le risposte che vengono date al
nostro cuore con buona pace per il mondo intero sono tutte insufficienti, tutte! Possono
essere le più grandi le più belle, sono tutte insufficienti! Tutte tranne una! L’unica vera
grande risposta alle domande del nostro cuore è Gesù Cristo e non lo dico perché son
vestito così non lo dico per mestiere, non vengo pagato per dire queste cose, ma per
quanto mi riguarda sono vestito così perché ho scoperto che questa cosa è vera. L’unica
risposta al bisogno di felicità che c’è nel cuore dell’uomo è Gesù Cristo Il meeting di
quest’anno tra l’altro si intitola proprio così” 2000 anni un ideale senza fine” Gesù Cristo
fino ad ora è l’unico che non ha mai deluso! Non ha mai deluso perché non ha mai
smesso di dare una risposta concreta alla bisogno di felicità del cuore dell’uomo perché?
Vasco Rossi (chiedo scusa al Signore se faccio un esempio paragonandolo con Vasco
Rossi) Vasco Rossi quanto è interessato al bisogno di felicità dei 140000 che vanno al suo
concerto, quanto gliene frega che anche uno solo vada a casa dicendo ”ho trovato la
risposta alla mia domanda di felicità” ho detto Vasco Rossi perché è il primo che mi è
venuto in mente, scusate se lo ripeto per la terza volta non sto giudicando nessuno degli
esempi che faccio, quanto è interessato Vasco alla gente che ha davanti? Gesù Cristo non
solo è interessato ma addirittura si è fatto ammazzare per questo, si è fatto ammazzare, e
la prova che Gesù Cristo è la vera risposta al bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore è
una sola, dico questo per concludere e chiedo scusa per la lunghezza, la prova che Gesù
Cristo è l’unica la vera risposta al bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore è una sola
qualcuno la sa? Provate a pensarci? Non è l’insegnamento dei preti si potrebbero essere
inventati tutto, non sono i libri che leggiamo potrebbero essere invenzioni anche quelle, la
prova che Gesù Cristo è la vera risposta al bisogno di felicità che c’è nel nostro cuore è
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una sola: Chi lo incontra gli cambia la vita! E tu te ne accorgi se la tua vita cambia oppure
no, tu te ne accorgi se il tuo cuore è veramente contento oppure no, ditemi un po’ ragazzi
com’è il vostro cuore quando tornate a casa dal veglione di Capodanno che avete
cominciato a preparare fin da Agosto sperando ( è ora di iniziare a prepararlo) che la festa
fossa la festa più bella dell’anno, fosse veramente la cosa più felice e più stupenda
dell’anno, spero che voi torniate a casa contenti. Io mi ricordo e mi succede anche adesso
che tutte le volte che ho sperato che quella festa o un’altra festa riempisse il mio cuore io
sono tornato a casa deluso ed è dura da ammettere però ti accorgi subito se il tuo cuore è
contento oppure no Chi incontra veramente Gesù Cristo sperimenta realmente una cosa
sola: che la vita cambia, che la vita diventa bella per cui di fronte alle difficoltà della vita
inizi a dire io vado avanti lo stesso perché non sono solo perché ho trovato il motivo per
cui vale la pena vivere. Potremo fare 1000 esempi se alla fine rimarrà del tempo però la
prova è proprio questa lo capite subito quando una persona è veramente contenta perché
magari ha incontrato Cristo.
Io non aggiungo altro nel libro di Davide troverete tutte queste cose, ma anche molte altre
che vi dirà Davide stesso in questo momento e riuscito a mettere insieme, non so come
ha fatto un mucchio di cose ispirandosi non solo alla Bibbia, il Papa, Giussani, Negri, il
catechismo, Kravitz, i giornali veramente si è documentato in un modo incredibile è riuscito
a fare una descrizione del mondo di oggi in un modo incredibile ed è riuscito a scoprire in
Kravitz una possibile strada di risposta. Perché? Lo chiediamo a lui.
Davide Caprelli: E’ difficile parlare dopo Don Gian Piero, molto difficile. Quanti di voi oggi
sono venuti qui perché conoscono Lenny Kravitz? Alzate la mano. Chi è venuto perché c’è
scritto il rock nell’ora di Religione? Pochi è ovvio! Io dico poche parole, di perché ho fatto
la scelta di scrivere questo libro e perché ho parlato di questo personaggio.
Allora si può capire e fin qui si può capire perché c’è scritto l’ora di Religione, però il Rock
cosa c’entra: allora c’entra perché io sono anche un compositore di musica, di musica di
commento per il teatro, di commento per l’immagine e sia di musica Rock, ho un gruppo di
musica Rock e quindi questo spiega il motivo. In questo libro nella mia esperienza che
faccio tuttora ho voluto unire quelle che sono le mie due passioni, ed è una cosa in cui io
credo molto la possibilità di parlare ai ragazzi attraverso uno strumento che a loro è
congeniale: la musica leggera, molto più congeniale ad esempio di un canto gregoriano,
che diciamo è bellissimo però fai più fatica a comprendere di una canzonetta e inoltre la
mia esperienza di fede la mia esperienza religiosa personale mi porta ad unire ovviamente
la spiritualità alla musica. Perché Lanny Kravitz? Lanny Kravitz è un personaggio famoso
in tutto il mondo molti di voi avranno visto i suoi video e si dicono: ma cosa c’entra questo
con il Signore? Sempre in mezzo a delle donne, ricco sfondato, me lo son chiesto anch’io
all’inizio però mi son stupito dopo leggendo i testi ma per fare questo discorso di
trasmettere un messaggio spirituale ai ragazzi attraverso una musica che loro piacesse
Lanny Kravitz è un personaggio perfetto perché nonostante viva in un ambiente molto
alterato che è quello della musica Rock che è quello delle grandi Rock star non le Rock
star italiana che sono famose, ma che sono famose solo in Italia le Rock star americane
sono famose in tutto il pianeta vendono milioni e milioni di dischi, quel modo di vivere, quel
mondo rende la persona non normale secondo me cioè la altera da dentro rende la
persona non normale la altera da dentro è catapultata in un ambiente anormale. In questo
personaggio ho potuto vedere che nonostante tutto lui è sempre ancorato a quelle che
sono le radici della sua fede, agli insegnamenti che ha avuto dalla sua famiglia. Lenny
Kravitz è mulatto, cioè è un ebreo bianco e la madre è una nera di Brookling, un’attrice
famosa. Di chi noi ha visto la situation commedy “I Jefferson” era l’attrice principale, una
situation commedy che andava molto negli anni 70. Ecco Lenny Kravitz ha messo nella
sua musica quelle che sono le sue radici religiose, radici di fede. Non perde mai occasione
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di parlare di Dio, di parlare di Gesù e non si vergogna di dirlo. Io ho visto molti idei suoi
concerti e porta sempre delle magliette con un messaggio per esempio tutto il tour del 99
l’ha fatto con una scritta sulla maglietta “Gesù è morto per te”. Oppure nel 96, quando
sono andato a vederlo a Milano, dietro al palco c’era un grande crocifisso che magari per
le persone che non lo conoscono può sembrare una roba alla Marylin Manson, non so se
lo conoscete, che ha scritto una canzone che si intitola “AntiChrist superstar” quindi è tutto
un programma. Ecco per chi non conosce Lenny Kravitz poteva pensare che è una cosa
blasfema, infondo non siamo abituati a vedere Gesù e Dio nella musica rock. La Chiesa
l‘ha sempre un po’ additata come la musica del diavolo, come qualcosa che portava via. E
forse all’inizio aveva ragione, per me non la musica del diavolo ma che poteva portare alla
perdizione di quelli che sono le realtà, le basi della felicità come diceva Don Giampiero
prima. Invece io che conoscevo bene Kravitz , come tanti altri fans, sapevo che quel
grande Gesù dietro il palco continuamente illuminato per tutto lo spettacolo era proprio per
dire che lui riconosce in Gesù la fonte. Infatti ringrazia Dio continuamente per il dono della
musica che gli ha fatto. Vorrei leggere un brano del libro dove parla un pò della sua fede:”
sono cristiano e quindi credo in Dio e in Gesù, prego ogni giorno e ringrazio Dio per aver
regalato la possibilità e il talento necessario per fare ciò che mi piace”. Per me ringraziare
Dio per quello che abbiamo è già un grande atto di fede, al di là del tipo di religione in cui
ci troviamo a vivere. “non ho paura della morte perché sono convinto che dopo c’è
qualcosa, anche se non saprei cosa. Ma non credo nella reincarnazione”. A me questa
cosa fa piacere perché come tesi di laurea ho fatto uno studio sulla reincarnazione e
resurrezione e leggere di uno che non crede alla reincarnazione vuol dire che è tutto
proiettato verso tutto un altro discorso di resurrezione di fede molto bello. Ci sono tante
altre frasi che parlano un pochino del suo modo di vivere, gli chiede se è religioso dice:” si
credo in Dio, credo in Gesù Cristo. Credo che Dio sia il creatore del mondo e di tutti noi.
Puoi chiamarlo come vuoi energia, spirito, comunque sia io credo in Dio”. Oggi giorno va
tanto di moda il new age e tutti questi movimenti alternativi che parlano di un Dio
impersonale in fondo, un Dio energia, un Dio energia che trovi nella natura. Un po’ un
ritorno alle vecchie religioni. E credere in un Dio persona è invece un altro discorso, più
credere in Gesù Cristo figlio di Dio ecc. ecc. entriamo in un discorso che ci riguarda molto
più da vicino. Dice:” credo che mi abbia dato il talento per la musica e io posso glorificarlo
attraverso di essa”. Ed è bello mettere a frutto il proprio talento per glorificare Dio che ci ha
dato questo talento. È una cosa che credo molto, al di là di Lenny, prima di conoscerlo. Lo
sentivo anch’io per la mia vita. Per come riesco a far musica con semplicità, prima ne
parlavo con i miei amici; e dice:” non faccio qualcosa di particolare: vivo questa fede e
cerco di essere corretto. Credo nell’esempio di umiltà testimoniato da Cristo”. Per tutti
questi motivi, perché credo che Lenny abbia una bella fede. Lenny Kravitz non è cattolico,
non credo appartenga a qualche religione particolare, come tanti americani, soprattutto
sono protestanti. Però nonostante questo c’è il richiamo a Gesù Cristo, alla madre di
Gesù: Maria Vergine. Parla del Rosario, parla del Padre creatore che ha salvato il mondo
attraverso il figlio che è morto sulla croce per noi, che è resuscitato. Sono tutti i fondamenti
della religione cattolica pieno. Mi stupisco per me come ……….(non si sente)dopo tante
cose che ho letto, dopo tante interviste che ho visto. Per dire un’altra cosa molto breve,
secondo me è importante parlare ai giovani attraverso degli strumenti che loro possono
capire e comprendere. Il rock per me è uno di questi. A scuola io utilizzo tutti gli strumenti
classici dell’insegnamento della religione, ma mi piace molto anche insegnare attraverso la
musica rock. Una canzone ci raggiunge attraverso un’immagine, un video, attraverso il
ritmo, attraverso le luci. Uno spettacolo, un concerto rock è una grande manifestazione
religiosa. Non intendo religioso nel senso di Messa, intendo religioso in senso lato. Ci
sono le luci, c’è qualcuno che parla da un palco con un microfono in mano, che dice delle
cose, che insegna. E la gente che è andata lì ha speso anche 40-50 mila lire per andare a
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sentire quella persona vestita in quel modo, che dice quelle cose in quella maniera lì, con
quella musica e quei ritmi che la fan ballare. Allora perché non utilizzare questo strumento
per parlare coi ragazzi anche a scuola. Io ho visto attraverso la mia esperienza personale
che è stato molto positivo parlare ai ragazzi attraverso la musica che a loro piace. Ho fatto
fare delle ricerche, mi sono fatto portare i testi, me li traducevano, li ascoltavamo. Io ho un
po’ ci competenze musicali e quindi potevo anche spiegargli come è strutturata una
canzone, che cosa significa quell’armonia, perché il cantante ha usato quegli accordi
invece di altri per parlare. Però credo che anche una persona che non ha una competenza
musicale possa benissimo la musica proprio per la capacità che ha questo linguaggio di
essere così immediato e che ci prende da tanti punti di vista. Basta non volevo essere
molto lungo. Per concludere magari posso leggervi qualcosina e farvi ascoltare sentire un
paio di brani se volete. Allora vi leggo il testo di questa canzone, ve ne leggo una parte e
poi vi faccio sentire un genere di musica che non è solitamente abbinato a questo
linguaggio. Chi di noi ascolta Radio Maria si rende conto che ci sono delle canzoni che
non è che prendono immediatamente nelle viscere un giovane, un ragazzo. Piuttosto va
su un’altra stazione radio. Volevo dire un’altra cosina piccola: la musica di Lenny Kravitz
deriva dalla musica degli anni 70, Woodstock, Jimmy Hendrix, i Led Zeppelin. Una musica
rivoluzionaria, bellissima secondo me, che ha rivoluzionato tutto il mondo della musica
leggera i Beatles. Però cosa c’ha di particolare: è una musica che risponde al desiderio di
felicità delle giovani generazioni di quell’epoca; attraverso che cosa: attraverso la droga
soprattutto, attraverso la libertà di un sesso sfrenato, attraverso la libertà sessuale
appunto, il grande utilizzo di Lsd, droghe pesanti, spinelli. Woodstock, un milione di
ragazzi radunati non è successo niente perché erano tutti fatti semplicemente fatti, io
credo da quel che ho studiato. La polizia a un cero punto ha lasciato anche correre perché
era un giro di spinelli a tutto andare se si azzardavano a dir qualcosa questi gli saltavano
addosso, lo rovinavano a ‘sti poveri poliziotti. Anche se ripeto è una musica eccezionale.
Io ieri guardavo un documentario su Jimmy Hendrix, un chitarrista fantastico che mi piace
molto. Solo che poveretto ha cercato la sua felicità nella droga, grandissimo uso di droghe
e queste droghe lo hanno portato non alla felicità, ma a morire. Come tanti cantanti
dell’epoca, e come tanti cantanti anche adesso. Prendiamo un esempio i Red Hot Chilly
Peppers usano droghe, insomma. Lenny Kravitz non usa droghe per fortuna, se non
avevo dei problemi a scrivere un libro così! Su uno che faceva anche uso di droghe. Allora
vi faccio sentire questo brano, giusto per farvi sentire il sound; il sound cioè il ritmo, la
musica. Il testo dice così, s’intitola “Another Life”, un’altra vita, dice “non hai sentito?
potrebbe venire stanotte, lascia qui tutto e vieni a celebrare la vita. Questo tempo è per
l’amore e non per l’angoscia, e le liti. Non c’è tempo per giocare, non c’è tempo per
combattere; senti l’amore che c’è nell’aria. Questa sensazione stupenda che è
dappertutto; allora vieni se il tuo cuore lo sente: apri le tue ali, è un volo naturale. Fai come
vuoi chiamami pazzo! Ci vediamo in un’altra vita”, questa è la frase del ritornello.” Lui
cammino su questa terra”, ah il lui, il tu nel 90% delle volte sono maiuscoli, quindi indicano
Dio. “lui camminò su questa terra e noi stasera possiamo fare festa”. Questa frase mi
piaceva perché proprio perché lui è venuti possiamo essere più felici, possiamo fare festa.
“ci insegnò la fede, che non è una questione di ciò che si vede. Ci insegnò la pace e
l’amore incondizionato. Ci condusse via dal male e ci perdonò per questo. Fece tutto
questo perché voleva te. Morì su quella croce perché non dovessi farlo tu. E ora tutto il
mondo ha una luce così bella. Apri gli occhi è uno spettacolo. Fai come vuoi chiamami
pazzo! Ci vediamo in un’altra vita”. Lenny Kravitz mi piace perché non si vergogna di
parlare di Dio, di Gesù. Io col mio gruppo di musica rock tento di fare questo. Crediamo in
un progetto di una musica forte che possa trasmettere dei valori ai giovani. Non che sia
semplicemente musica da ballare. Però vediamo che ci sono delle difficoltà quando si
porta in giro i cd a far ascoltare a produttori, a gente da cui speriamo di avere i
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finanziamenti per fare un cd da far sentire al maggior numero di persone possibili. Da
fastidio sentire Gesù, sentire Signore, sentire queste cose qua, purtroppo. Pensare che il
nostro mondo ce ne ha tanto bisogno. Allora giusto pochi secondi. (canzone). Questo è un
tipo di sound particolarmente “marcio” lo chiamo io, sentite com’è tutto graffiante. Proprio
perché usa una tecnologia che è tipica degli anni settanta, che è la tecnologia analogica:
vintage si chiama, per fare i dischi, cioè strumenti, amplificatori, mixer, di quell’epoca. Ve
ne faccio sentire un altro giusto per darvi un’idea. Questo pezzo si chiama “live” e fa parte
dell’ultimo album. La canzone che avete sentito qui in quest’ultimo album si chiama “circo”
ed è l’album più spirituale di Lenny Kravitz. L’album che scrisse quando morì sua madre.
In cui lui si trovò catapultato in un grandissimo successo a livello planetario, e si rendeva
conto che tutto questo successo lo stava portando via, completamente fuori da quelli che
sono i suoi valori dell’inizio, in un ambiente proprio alterato. Allora si è fermato per tre anni
a pensare su se stesso, a comporre della musica. È venuto fuori questo album che è
molto oscuro, i critici lo hanno molto criticato perché era molto diverso dagli altri. Anche se
i contenuti sono sempre quelli, però queste c’ha la gran parte delle canzoni spirituali.
Canzoni che s’intitolano “la resurrezione”, “Dio è amore”, “nella mia vita oggi” dove parla
della sua conversione ecc. questo album five, da cui vi faccio sentire un brano dell’ultimo
pezzo, s’intitola live, vivete ed è un inno alla vita. Vivete che la vita è bella, non
preoccupatevi di cose brutte, preoccupatevi di cose che fanno bene a voi stessi. Ed è se
non altro un messaggio positivo. “ringrazio il Signore per la mia vita, che è il dono più
prezioso. Spero che anche tu senta questo. Amico mio spero che tu stia bene. La scelta è
tua e il destino che ti aspetta al varco. Occupati della vita o sarai sopraffatto dalla morte”.
È un genere di musica al quale non siamo abituati ad agganciare al genero religioso,
invece per me è una cosa vincente questa qua. Va bene. Nient’altro. Vi ringrazio molto
che mi avete ascoltato con pazienza. Adesso passo la parola a Mauro, un mio caro amico,
che ha curato insieme a Ernesto Livero, l’introduzione di questo libro.
MAURO TABASSO: grazie. Questo pomeriggio tutti avete toccato dei temi che sono molto
cari alla comunità dai cui provengo. Io vengo da Torino, dal sermig, che significa servizio
missionario giovani. È una comunità nata nel 64 da Ernesto Livero, che ha appunto curato
l’introduzione di questo libro. Ernesto per esempio, che lesse con me la prima copia del
libro su dischetto, la prima cosa che mi chiese fu ma chi è questo Lenny Kravitz? Perché
Ernesto giustamente non si occupa di musica, quindi anch’io mi impegnai bonariamente
dissi capo non ti preoccupare in qualche maniera qualche cosa… la cosa che mi chiese e
ma questo personaggio va in mezzo ai giovani? È un personaggio di successo? Questo
personaggio va, va parecchio. Perché è uno che tra le altre cose è uno che va
controcorrente, secondo me. Ma non perché faccia delle cose sensazionali. Fa del rock
analogico, lui ha detto molto bene, lui lo conosce molto meglio di me. Io anche sono
affezionato un po’ alle atmosfere analogiche perché sono le atmosfere che trovavo da
piccolo, le prime volte che andavo negli studi di registrazione. Io sono rimasto affezionato
a queste bobine che giravano. Quando il tecnico al di là del vetro ti diceva vai tocca a te.
Tu rimani li, vedevi questa bobina che partiva, cominciava il panico, sudorazione delle
mani, angoscia, ti chiudeva la bocca dello stomaco, e stavi li così. Adesso ci sono i
computer e non è più la stessa cosa. Per cui a me questo sound mi ha sempre
acchiappato, no come si dice. Attraverso questo lavoro, questo libro, ho scoperto,
mettiamola così, il testimone; non solo il musicista, ma il testimone. Ciò quello che va
contro corrente, quello che dice quello che pensa con il suo linguaggio, che è questo rock
analogico. Che può piacerti, non piacerti però lui lo fa. Il successo l’ha premiato, è un
musicista di grande talento. Il successo premia qualcuno. Per uno premiato ce ne sono
10000 che non sono premiati. Però lui secondo me è uno che ha la stoffa, questo libro ha
aggiunto una cosa a un musicista che già stimavo. Ma che non pensavo così impegnato,
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anche perché non capisco l’inglese francamente, quindi non mi sono mai posto il problema
di capire quello che diceva il testo. Gustavo la musica nel suo impatto sonoro. L’impatto
sonoro secondo me è qualcosa di molto importante, vi spiego perché. Faccio un piccolo
prologo sul sermig così vi introduco il discorso. Ha sede nell’ex arsenale militare di Torino
di piazza Borgodora, che è di fatto è il primo arsenale della storia dell’umanità che viene
trasformato in fabbrica di un’altra cosa, non di armi. Io ricordo quando noi con Ernesto,
con Gianni, che è qui con me, con altri amici della comunità occupammo pacificamente
l’arsenale il 2 agosto dell’83. Noi lo occupammo nel nome di Isaia, il nostro sogno cioè era
quello di trasformare le falci in uomini, noi quello abbiamo tentato di fare. Poi
quest’arsenale è cresciuto, all’inizio era un piccolo gruppo che si occupava di fare la
raccolta di carta, ferro, stracci per mandare un aiuto una volta ogni tanto da qualche parte.
Un bilancio di circa 25-30 milioni all’anno e per ristrutturare l’arsenale che ci stato affidato
ne servivano 15 nel 83, adesso ce ne sarebbero molti di più chiaramente. Ma noi non
avevamo una lira, tanta buona volontà, tanta preghiera, tanti amici intorno a noi, tanta
gente che ci seguiva e così ci siamo messi lì di santa pazienza. Un rosario in una mano e
un piccone, una pala nell’altra. Siamo andati avanti così e tanti amici ci hanno aiutato,
questo piccolo gruppo è cresciuto ed è divenuto una comunità di monaci. Monaci vuol dire
di gente che so consacra e che vive li. Io per esempio ho famiglia, vivo fuori, ho due figli,
vivo in provincia di Torino e condivido questo spirito in una sorta di, mettiamola così,
francescanesimo minore, ma non è esattamente così. Ecco vi dicevo questo arsenale è
cresciuto. Adesso si occupa principalmente di alcune cose che sono: spiritualità,
accoglienza e formazione. Ecco io lavoro in questo terzo ambito nella formazione.
Abbiamo aperto due scuole, un per artigiani restauratori e una di musica di cui mi occupo
io, questo mi ha appunto portato al contatto con Davide. Questa scuola è la nostra
accoglienza musicale, è lo strumento di cui noi ci serviamo per fare un discorso simile a
quello che hai detto tu Davide, cioè noi vogliamo portare avanti un discorso, un messaggio
servendoci dei suoni della musica, a 360 gradi. Quindi a 360 gradi vuol dire che trattiamo
qualsiasi cosa: dalla musica classica, al rock, alla new age. Con una filosofia giuda per noi
che è questa: la ricerca del bello. Adesso qui non vorrei suscitare un vespaio, però è bello
ciò che piace, è bello ciò che è bello, no? anche qui quanti filosofi hanno affrontato questo
argomento e nessuno ha dato una risposta convincente ognuno in fondo ha la sua e se la
tiene. Io la vedo in questo modo, la vedo che secondo me, la maggior parte della musica
che sentiamo, io azzardo una percentuale, l’80% per me, è routine, cioè musica che viene
fatta per tappare i buchi. Per riempire i silenzi, per tappare le orecchie ed è quella che tu
senti accendi la radio e tuncia,tuncia,tuncia…anche quella classica eh. Io due settimane fa
ho discusso con una delle mie insegnanti della scuola. L’argomento era una sonata di
Mozart, al pianoforte. Perché scusate se è Mozart, non si può parlare male di mozart!
Mozart ha fatto come tutti gli altri musicisti che conosco: una fatto un po’ la meretrice. Mi
spiego, ha fatto quello che gli chiedevano di fare, certe cose gli sono venute bene, altre gli
sono venute meno bene però gliele pagavano e le faceva. Stava zitto ed è così. Quindi io
dico musica a 360 gradi perché questo discorso vale per tutta la musica: jazz, rock, tutto.
L’80% di quello che io sento per me non è particolarmente ispirato. Le cose che io scrivo
non sono all’80% particolarmente ispirate. Qualcuna credo che lo sia, come qualcuna
sicuramente c’è. Quindi credo che questa percentuale vari in modo piuttosto oggettivo,
posso sbagliare il numero non è l’80 magari è il 70, 90 ma non importa. Però dal punto di
vista oggettivo credo che la maggior parte della musica che noi abbiamo sia musica che è
buona per riempire i silenzi, che qualcuno ha fatto perché è una routine, si fa ecc. ecc.
dicevo questa sonata di Mozart perché se io uscissi fuori di qua e dicesi a tutti che ho
scritto questa sonata qua: buh! Buffone. Mi tirano i pomodori, son sicuro. Dice ah no è
Mozart, ah è Mozart uh! Cosa vuol dire non ho capito perché se la scrivevo io non andava
bene? Ed è così. A me questo fatto di andare un po’ controcorrente mi acchiappa proprio,
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perché secondo me noi abbiamo una responsabilità. Io come professionista del settore,
Davide come insegnante. Ma tutti ce l’abbiamo, voi come utenti. Noi bisogna che
lavoriamo per rinnovare un po’ il gusto. Cioè io credo che veramente quello che sentiamo
all’80% è la fiera del cattivo gusto. Mi ha fatto piacere che tu Giampiero hai toccato
l’argomento del cuore perché questo per me è un tasto fondamentale. Io credo che la
musica, come l’arte, non so il figurativo, la scultura, quello che vi pare. I libri. A cosa
servono? Se io quando dico lavoro in una comunità che si occupa di accoglienza, aiuti
umanitari ecc. ecc. cosa fai? Il musicista! Cosa vuol dire? Il tuo lavoro sfama qualcuno?
Da riparo qualcuno, scalda qualcuno, da lavoro? No, niente! Allora perché o fai? Non è
meglio che invece di usare una stanza per usarci uno studio di registrazione facciamo una
bella accoglienza e mettiamo a dormire 10 persone? Allora io rispondo sempre questo,
questo è sempre un po’ il mio alibi ma la verità è che ci credo profondamente, credo che
tutti possiamo vivere alcuni settimane senza cibo, senza bere, possiamo resistere al
freddo e al caldo ma non viviamo neanche un istante senza emozioni. E questa è la verità
perché è il nostro esser uomini che ci fa così. Noi non possiamo campare senza emozioni,
non posiamo spegnere il cervello e dire non voglio più provare emozioni. Allora prendendo
coscienza di questo noi ci siamo impegnati e avendo dei grandi maestri che ci hanno
seguito in questo iter. Ci hanno veramente accompagnati, posso fare qualche nome…io
ho avuto la fortuna di lavorare con dei nomi molto importanti, gente che io umanamente
stimo tantissimo, professionalmente ancora di più forse. Non so Carlo Maria Giulini per
esempio, un grandissimo direttore d’orchestra, ormai anziano, ma decano ormai. Non so
Renato Serio, Maurizio Colonna, il mio maestro. Frate Costantino Ruggeri, un architetto
eccezionale, un pittore ancora più forte. E questa gente qua a noi ha insegnato a
perseguire il bello, e dagli co ‘sto bello! È bello ciò che piace, è bello ciò che è bello.
Lasciamo perdere. Io credo questo: credo che la musica, come l’arte ecc., ha una cosa
serve soltanto, ad aprire o a chiudere i cuori. Perché non si mangia, non si beve…un
quadro lo metti li mah…non succede niente. Quindi la musica dal mio punto di vista serve
o ad aprire o a chiudere i cuori. Peggio del peggio li lascia indifferenti. Quello è il massimo
del minimo secondo me. Cioè vuol dire che l’impatto è zero. E quindi perdita di tempo e di
soldi e vuol dire impegno nullo, vuol dire che chi mi ha fatto ascoltare questa roba mi ha
fatto perdere un minuto della mia vita, che potevo spendere diversamente. È la mia
opinione non voglio suscitare… quindi per me il bello che cos’è, il bello è quello che io
ricerco in musica, quando scrivo, quando arrangio, quando faccio qualche cosa. Io credo
che una cosa bella ti apre il cuore, a chiunque e una volta che ti ha aperto il cuore
qualcuno o qualcosa può discendere, può scendere dentro il cuore, può discendere, può
dirti qualche cosa se tu vuoi ascoltare. Però se tu sei uno che è ala ricerca e vuole
ascoltare delle cose la musica a me predispone all’incontro con Dio, al dialogo, al
confronto, nella misura in cui mi apre il cuore. Viceversa me lo chiude. Quindi per me la
ricerca del bello significa questo. Cos’altro potrei dirvi, potrei farvi sentire un cosa se
avrete la pazienza. Ecco questa è una cosa che abbiamo fatto nella mia scuola 2 anni fa.
Questa è musica liturgica, musica per la celebrazione eucaristica. È un piccolo cd che
abbiamo realizzato. (brano) ecco questo è un pezzo registrato dal vivo in presa diretta. Il
coro e orchestra suonano tutti insieme. Allora adesso quando io ho scritto e arrangiato
questa osa ho tentato di realizzare la mia ricerca, la mia ricerca è quella che vi ho detto:
quella di incontrare Dio nella musica che faccio, quella di rivolgere una pregheria ogni
volta che devo fare qualche cosa. E la mia preghiera è questa:” fa che io scriva la musica
che vuoi tu e non quella che voglio io”. Sia che si tratti di musica liturgica che no. nella
fattispecie questo pezzo nella parte strumentale ad esempio è stata colonna sonora di un
film di Tim Burton, per la televisione americana, ma uno dice ma questa è musica da
chiesa. Questa è musica secondo me, che sia da chiesa è un dettaglio. Io non sopporto
quando io ti vengono a dire ci sono diversi livelli nella nostra scala di considerazione di
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musicisti. Questo fa il professionista, questo fa il semi professionista, questo fa dilettante,
questo fa musica parrocchiale, scusate con tutto il rispetto. Quando t’han detto questo
t’han dato l’ultimo prezzo. Mi sento sempre molto ferito nell’orgoglio perché io credo di fare
musica parrocchiale con l’impegno di un professionista. La gente che cantava qui è gente
qualunque. Quando noi abbiamo fatto questo disco, adesso io non vorrei spostare il
discorso dal libro al disco, ma poi vengo a concludere, siamo andati per 6,7,8 parrocchie,
non ricordo, a dire, noi quel giorno registriamo una messa cantata chi vuol venire a
cantare si presenti, non abbiamo fatto provini a nessuno, abbiamo preso cani e porci.
Quella che è l’assemblea, scusatevi anch’io sono un cane che va a cantare e suonare,
quella che è un’assemblea parrocchiale va bene. Hanno cantato tutti sapete: è stata una
soddisfazione immensa, perché hanno cantato tutti. Quindi secondo me quando tu li guidi
a cantare in un certo modo, su una musica magari fatta in un certo modo gli dai una
cornice importante. Allora da questo punto di vista io credo che il bello, cosa vuol dire il
bello, il bello per me è una cosa che mi fa sentire amato. Cioè quello che io reputo bello mi
fa sentire amato, mi fa sentire coccolato, ma fa sentire che io sono importante, che esisto,
aumenta anche la considerazione di me stesso, a anche quella degli altri. Perché, perché
mi predispone ad amarli in un modo diverso, mi predispone a vederli in un modo diverso.
Non so se sono stato chiaro ecco perché anche con Ernesto, quando abbiamo scritto la
presentazione di questo libro, ci siamo riconosciuti un po’ in questo modo di testimoniare.
Secondo me questo uomo, io ringrazio Davide per avermelo fatto vedere in questa luce,
perché è stato una scoperta. Non voglio paragonarmi a Lenny Kravitz sia chiaro. Però in
fondo nel mio piccolo io tento di andare contro corrente nel senso di fare della musica
liturgica impegnata. Impegnata vuol dire di un certo spessore, non necessariamente
difficile, bella semplicemente musica che reputo bella. A me la musica di Lenny Kravitz
piace molto e mi piace molto il fatto che lui attraverso questo libro, al meno così viene
presentato, quindi un po’ o è colpa un po’ è merito di Davide. Passa il musicista, cioè
l’uomo. Cioè c’è un punto dove si dice, ci sono delle ragazzine che mi chiedono le solite
cose, dove stai in albergo, cosa fai. E tutti mi considerano una rock star, io sono solo un
musicista, uno che fa musica e che quindi. Questa mi è piaciuta molto perché è uno fa
musica, fa il suo mestiere, lo fa dedicandolo con il suo cuore a chi gli viene. Quindi lui sa
perché lo fa e io credo che la buona fede sia già una cosa grandissima. E questo libro per
me è stato uno strumento per filtrarlo in modo diverso. È stato per così dire una piccola
gioia sapere che a livelli più alti c’è qualcuno che fa quello che un pochetto quello che
tento di fare io molto molto nel piccolo. quello che tenti di fare te nel tuo gruppo e quello
che secondo me in tanti tentano di fare e quindi è stata un po’ un rincuorarsi, dire beh su
le maniche via che sarà. E basta quindi questo è quanto io vi ringrazio, ringrazio Davide
per avermi invitato.
MODERATORE: mentre dico fin da adesso che se qualcuno vuole alla fine poi abbiamo
un po’ di testi e ci sono anche delle recensioni del libro direi lasciamo un brevissimo
spazio, direi 5 minuti se qualcuno ha qualcosa da chiedere. Siccome siamo …. Magari lo
chiedete dal posto poi lo ripeto da qui io a tutti.
DOMANDA 1:la musica non può dire al contrario dei testi?
CAPRELLI DAVIDE: probabilmente si ma quello che funziona è tutto l’insieme. Se prendo
una canzone di Lenny senza le parole probabilmente ballo e basta. Se ci metto anche le
parole ballo però penso anche a qualcosa d’altro. Per me è tutto l’insieme quello che
funziona. La musica di quel tipo li piace di più ai ragazzi, c’è poco da fare. E quindi se
vogliamo dialogare coi giovani bisogna adattarsi un po’ alle cose che piacciono a loro. È
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inutile proporre qualcosa che li annoia. Io vedo a scuola proprio che mi metto a parlare di
certi argomenti addio, è finita.
TABASSO: se posso aggiungere solo una cosa. Così ma proprio solo una battuta.
Secondo me tutti conoscete Paganini o Vivaldi, facciamo Paganini che è chiaro l’esempio.
Se Paganini nascesse oggi suonerebbe la chitarra elettrica, ve lo dico io, e avrebbe
distorsori e Marshall alti a palla. Perché uno che scrive in un certo modo delle cose così
cattive, un titolo solo “capriccio diabolico”, per chitarra classica, che scrive certe cose oggi
suonerebbe secondo me la chitarra elettrica. Quindi secondo me questo è un problema di
linguaggio, questo è un linguaggio attuale oggi come può essere se volete un linguaggio
avanguardistico ma se andiamo all’indietro queste cose sono capitate mille volte. Vivaldi
aveva un prete, quando scriveva certe cose cioè aveva il vescovo perché lo bastonava e
gli faceva un mazzo così. Oppure parlavo adesso di Vivaldi, insomma parlavo del
massimo della musica classica. Ancora, sapete la storia….c’è un pezzo che nessuno sa
se è stato scritto da Bach o da Vivaldi però, secondo me se nascesse oggi sarebbe uno
che è tardi prima categoria, poi…. (?)
DOMANDA:
Che rapporto c’è tra la musica di Lenny Kravitz e un certo tipo di cristianesimo che c’è
negli Stati Uniti?
DAVIDE CAPRELLI:
Ma, che rapporto sinceramente non lo so. Io non conosco molto bene la christian music
americana, ho sentito qualcosa e in effetti assomiglia come sound, così,…lì c’è un grande
discorso di fondo che è quello delle etichette discografiche, secondo me. Probabilmente i
gruppi che fanno christian music non hanno una diffusione così planetaria come Lenny
Kravitz. Poi….non lo so sinceramente al di là di questo.
DOMANDA:
(non si sente)
DAVIDE CAPRELLI:
Ma l’interesse è nato diversi anni fa proprio perché mi sono reso conto…quando mi sono
messo a tradurre i testi, e allora ho visto che non ero uno qualsiasi, a me Lenny Kravitz
non piaceva, almeno non sapevo neanche chi fosse e cambiavo canale. Però avevo…il
mio gusto si è modificato molto negli anni. Era un periodo così. Io ho fatto il conservatorio.
Il conservatorio ti inquadra parecchio poi quando ho cominciato a pensare con la mia testa
è cambiato qualcosa. E mi puoi ripetere la prima parte della domanda scusa?
DOMANDA:
(non si sente)
DAVIDE CAPRELLI:
No io faccio una mia proposta ai ragazzi, però per esempio quando si decide di fare una
lezione, così, musicale, io la volta prima, due volte prima, gli dico di fare una ricerca fra le
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cose che a loro piacciono, di tradurre i testi, magari scegliamo un argomento, che ne so?
L’amore paterno, l’amore tra ragazzo e ragazza, un amore che finisce male, così…loro
fanno una ricerca sui testi anche traducendoli sulle musiche che a loro piacciono, però di
musica leggera, perché ascoltano quello. Io gli propongo Lenny Kravitz, ma non solo io
propongo Ben Harpery, (?) propongo Jeff Backley, propongo Kitzia Jones (?) altre cose,
però in Lenny Kravitz lo trovo più profondo questo discorso. Non è che propongo solo
quello, capito? Cioè sì, in un certo senso è strumentale per forza devo ricercare qualcosa
che possa che permetta di fare anche un discorso. Però così prendo anche i loro gusti e
tutto il resto. Poi spesso sono loro che mi fanno lezione facendomi ascoltare ‘ste cose,
dicendomi qui c’è questo professore, c’è quello, l’altro, ho scoperto quello, è un
arricchimento, è molto bello secondo me, funziona bene questa cosa.
MODERATORE: Se non ci sono altri direi che concludiamo questo incontro, per hci vuole
ripeto c'è qui la disponibilità del libro. Buonasera.
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