SABATO DELLA CREAZIONE 24 ottobre 2015 LA DIMENSIONE

SABATO DELLA CREAZIONE
24 ottobre 2015
LA DIMENSIONE ECOLOGICA ED ECONOMICA DEL SABATO
Appunti personali di una conferenza di
Cesar Miguel Gutierrez
(docente di Antico Testamento della Facoltà avventista di teologia di Firenze)
I. La "teologia" del sabato (una sintesi)
“Così furono compiuti i cieli e la terra e tutto l'esercito loro. Il settimo giorno, Dio compì l'opera
che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l'opera che aveva fatta. Dio benedisse il
settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata e fatta”
(Gen 2:1-3).
La prima cosa da dire su questo testo è senza dubbio la profonda impressione lasciata dalla
visione del Creatore che "termina felice" la sua creazione ed erige un monumento a questo
momento: il settimo giorno.
Il racconto precedente, che narra i sei giorni della creazione, non poteva essere completato in una
maniera più appropriata, con la "creazione" del settimo giorno. Dio infatti poteva terminare con i
sei giorni della creazione, essa era già perfetta come dice il testo di Genesi 1:31.
Invece il "riposo divino" è stato integrato nella creazione come evento costitutivo: il riposo divino
e il settimo giorno hanno ora un valore cosmico e universale. In questo modo il racconto è
veramente "teologico". La creazione non è solo "materia", ma tramite il settimo giorno essa ha
anche un destino "spirituale”.
Già il fatto che Dio mette "fine" alla sua creazione è un pensiero incredibile, come giustamente
osserva la tradizione ebraica. Siamo abituati all’idea di un Dio onnipotente, qualcuno immagina
perfino un Dio quasi "ubriaco" della sua potenza. Per questo pensare a Dio che smette di creare,
che si pone un limite, e che dichiara la sua opera "completata", è qualcosa di straordinario: si
tratta di una manifestazione di disciplina, di “autocontrollo".
Perché Dio ha messo fine al suo lavoro? Per lasciare spazio all’uomo, il "re" della creazione questo è in fondo il senso della funzione dell’uomo, dal momento che egli deve “dominare” la
creazione (1:26).
Il testo di Genesi dice che “Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò” (v. 3)
Per quanto riguarda la benedizione di Dio, troviamo questa parola per la prima volta in Genesi
1:22 e 28, in occasione della creazione degli animali e dell’uomo. Entrambe le volte, la
benedizione è legata alla fertilità: “E Dio li benedisse dicendo: ‘Siate fruttiferi, moltiplicatevi...’”.
In Genesi 2, Dio benedice il sabato. La “benedizione” di un periodo di tempo (un giorno) indica
che la "fecondità" può essere applicata a una dimensione diversa dalla fertilità.
Fondamentalmente, si tratta di una benedizione indiretta della creazione e dell'uomo, una
benedizione che arriva tramite il sabato. Allude al dono di una "giornata senza lavoro", un giorno
da dedicare allo spirito.
“...e lo santificò” (Gn 2:3). La santificazione crea un tempo diverso. Si tratta della creazione di un
momento in cui avere un rapporto diverso con il trascendente: un momento per sperimentare il
"tempo a venire" (il regno di Dio), il tempo della libertà totale e della realizzazione armoniosa
dell’essere nella sua integrità. In questo senso, il sabato è un "ponte" tra il mondo che verrà e il
mondo dei "sei giorni". Durante il sabato imparo a vivere nel mondo a venire. In breve, tramite la
santificazione, il sabato diventa un'"oasi di pace e libertà" nel cuore della settimana.
Una cosa "strana" del racconto del settimo giorno è che Dio non benedice e santifica la creazione,
vale a dire l'umanità, che sembrerebbe la cosa più semplice ed efficace. No, Dio benedice e
santifica il "settimo giorno" e quindi, solo indirettamente, l'umanità. Questa è senza dubbio una
grande lezione di teologia e di antropologia: l'uomo è il "re" della creazione, ma non come un
"automa"; egli è libero, ha l'intelligenza per capire e la volontà per scegliere di seguire il "progetto
sabbatico" del suo Creatore. Non deve necessariamente farlo, ma è invitato a farlo; è lo scopo
della sua creazione! Ricordare all'umanità la libera opportunità di partecipare al progetto
"sabbatico" divino, non è certamente le lezione meno importante che il settimo giorno ci riserva!
II. La dimensione "ecologica" del sabato
La parola "ecologia" deriva da due termini greci: oikos, che significa "casa”, “a casa", e logos, che
vuol dire “dottrina"; letteralmente significa quindi "dottrina della casa". La "casa" nel nostro
contesto è la "creazione". In altre parole, l’ecologia è lo studio della creazione come la casa di
tutti gli esseri viventi.
Nel dizionario (Treccani), alla voce ecologia, troviamo la seguente definizione: "Scienza che studia
le relazioni tra gli esseri viventi e l'ambiente in cui vivono". Si tratta di una limitazione, nell'uso
corrente, del senso letterale ed etimologico del termine. Noi invece lo useremo nel suo significato
"ampio", nel suo senso etimologico. Ci interesseremo a una “dottrina ecologica", a una "ecologia
teologica”.
A questo punto ci interessa identificare la dimensione "ecologica" del sabato.
La creazione è una "casa". In questo senso Giobbe ne dà un commento poetico: “Dov'eri tu
quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai,
o chi tirò sopra di essa la corda da misurare? Su che furono poggiate le sue fondamenta, o chi ne
pose la pietra angolare, quando le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio
alzavano grida di gioia?” (Giobbe 38:4-7).
La creazione è un insieme "organizzato" con un obiettivo: Genesi 2:1 parla di "esercito" della
creazione, cioè della creazione come un insieme organizzato - Gen 2:1 introduce l'istituzione del
sabato (Genesi 2:2-3). La creazione è sicuramente un "ambiente di vita" (una "casa di vita")
abitato da creature che sono in relazione armonica e "interdipendente". Il Salmo 104:13-24 offre
un descrizione poetica di questo.
Ma è proprio l'istituzione del sabato, che contiene la dimensione simbolica e spirituale, a indicare
che la creazione non è semplicemente materia, ma essa ha un significato "spirituale": è un
insieme ben organizzato, che ha uno scopo. In questo senso, allora, dovremmo fare la differenza
tra "natura" e "creazione": quest’ultima è la natura con un significato e uno scopo spirituale.
Ecco (se vogliamo passare alla parenesi) una prima risposta al sentimento di alienazione nella
modernità. La Bibbia proclama fin dalle sue prime pagine, tramite il sabato, che la creazione è
una "casa". Ma il discorso ecologico della Bibbia non si ferma qui, essa spiega lo scopo stesso
della creazione: il sabato.
Dal punto di vista esegetico, il testo sottolinea che la creazione si conclude il sabato. In Genesi
2:2 il verbo “compiere” è lo stesso usato in Genesin 2:1 - solo che in questo ultimo si trova al
passivo, invece in 2:2 si riferisce chiaramente al sabato come al momento quando Dio “compie” la
sua creazione.
Che cos’è allora il sabato? È un segno di Dio, del suo piano per la creazione. Il piano è che la terra
sia "piena della gloria di Dio" come le acque riempiono il mare.
“Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del SIGNORE
riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare” (Isaia 11:9).
“Poiché la conoscenza della gloria del SIGNORE riempirà la terra come le acque coprono il fondo
del mare” (Abacuc 2:14).
Si tratta di un obiettivo implicito, che è reso esplicito nel resto della Bibbia.
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Il destino della "casa" della creazione è quello di essere riempita dalla gloria di Dio. È un obiettivo
escatologico, ma non per questo meno reale. In tutti i modi, è certamente ciò che il sabato
simboleggia: la creazione in quanto "casa spirituale".
Il teologo Moltmann ha definito il sabato la "festa" della creazione. Nell’antichità, la "festa" era un
momento in cui andare oltre la routine quotidiana insieme... agli dei. Mangiando e ballando con
essi. Questo è il sabato, una "festa" da celebrare in compagnia di Dio. Sembra esserci una
"reminiscenza mitologica" nel racconto del settimo giorno; in tutti i modi, esso sostituisce il
motivo per cui si costruiva un tempio alla fine delle cosmogonie antiche.
La mitologia antica era fondamentalmente legata alla natura;in essa troviamo immagini
"matriarcali" (femminili) applicate alla natura - ad esempio Astarte nella religione cananea. Tali
immagini "matriarcali" vogliono proprio specificare il rapporto dell’essere umano con la natura,
solo che lo fanno da una prospettiva "panteistica". Moltmann, giustamente, nota che la “mitologia
moderna" è fondamentalmente "patriarcale". In effetti, la "visione meccanicistica" del mondo che
allontana l'uomo dalla natura è unilateralmente patriarcale. È vero che questa visione ha una
radice "cristiana", di un certo tipo di "monoteismo" (dice Moltmann), ma la prospettiva è
fondamentalmente "deista" e anche "atea".
La visione biblica non si riduce a una polemica contro la mitologia e la modernità. La visione
biblica offre un'alternativa: il regno di Dio. In particolare, il sabato è un "segno", un "sacramento"
del regno di Dio!
Ecco allora un’altra risposta al bisogno contemporaneo - "postmoderno" – di cercare un senso alla
vita: una visione "sabbatica" della realtà.
Inoltre, non è possibile tornare indietro (al matriarcato), ma è possibile una visione "messianica"
della realtà. In effetti, la vera risposta teologica ed esistenziale al fenomeno cattolico della
"madonna" è il sabato, la festa insieme con Dio nella "casa" della creazione!
Il sabato dà quindi un profondo senso ecologico al mondo: esso è una "casa" con un significato e
uno scopo! Lo scopo è quello di essere la "casa della gloria di Dio".
III. La dimensione "economica" (pratica) del sabato
Il termine "economia" deriva dal greco oikos, "casa", e nomos "amministrare". Letteralmentne
significa quindi "amministrazione della casa". Definizione del dizionario (PR): "L'arte di
amministrare correttamente una casa, di gestire la proprietà di un individuo o dello Stato".
Nel nostro discorso, la creazione è la casa, quindi con il termine "economia" ci riferiamo
all’amministrazione della creazione. In questo senso, è evidente la dimensione "economica" del
sabato.
Quando si pensa alla creazione, abbiamo l’idea che il centro di essa sia l’uomo. In realtà non è
così. La creazione dell’uomo è sicuramente un momento elevato, perché Dio lo modella a sua
immagine e gli soffia nelle narici il suo alito vitale. Ma l'uomo non è il “centro" della creazione. Il
sabato è il centro, o meglio, la corona della creazione!
Questo è importante soprattutto quando si vuole parlare della "responsabilità" dell’uomo nei
confronti della creazione. È evidente che non è la stessa cosa parlare di questa responsabilità nel
contesto di una visione "antropocentrica" assoluta del mondo, piuttosto che nel contesto di una
visione "sabbatica" della creazione!
In breve, il sabato mette, ovviamente, dei limiti al re del creato, da cui il suo titolo di essere a
"immagine di Dio". Il sabato indica all'uomo lo scopo della sua esistenza e il piano divino della
creazione. Bisogna quindi divenire sensibili al progetto "sabbatico" della creazione. Sensibili al
destino della creazione, sensibili al gemito della creazione, come afferma Romani 8:22.
Dobbiamo diventare sensibili alla responsabilità umana verso il creato. L'uomo, come "re" della
creazione, ha il privilegio di partecipare al "progetto sabbatico" del creato. È invitato a farlo ed è
stato fatto per questo!
In questo senso, dobbiamo ricordare che Dio, finendo la creazione, si è autolimitato, per lasciare
spazio all’uomo. Questo significa che l’uomo come amministratore del creato era contemplato nel
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piano divino fin dall'inizio. È l'uomo che deve "completare" il mondo; Dio ha deciso di agire
"indirettamente" per mezzo degli uomini giusti, come ci ricorda la tradizione ebraica.
Amministrare la creazione significa seguire ed essere in armonia con il progetto "sabbatico" per
essa.
Primo esempio: l’anno sabbatico, il sabato della terra (Levitico 25:2-5; 26:32-35). La terra ha
dunque un "diritto al riposo". Ci sono esempi di questo in quasi tutte le culture, ma in Israele era
un dovere, e chi non lo seguiva rischiava l'esilio (cfr. Levitico 26).
Secondo esempio: la compassione e la simpatia per gli animali durante e tramite il sabato. Il
quarto comandamento, nella versione che si trova in Deuteronomio, dice: “Lavora sei giorni, e fa'
tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in
esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né
il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città, affinché il
tuo servo e la tua serva si riposino come te” (Dt 5:13-14)
Nel libro dell’Esodo Dio dice: “Per sei giorni farai il tuo lavoro; ma il settimo giorno ti riposerai,
perché il tuo bue e il tuo asino possano riposarsi e il figlio della tua serva e lo straniero possano
riprendere fiato” (Es 23:12)
Infine nei Proverbi leggiamo: “Il giusto ha cura della vita del suo bestiame, ma il cuore degli empi
è crudele” (Prov 12:10). Così gli animali hanno il diritto al "riposo sabbatico". Queste e altre leggi
rendono esplicita le dimensioni ecologica ed economica del sabato. Queste leggi appaiono come
"leggi utopiche", soprattutto nel contesto di una società che si dedica esclusivamente al profitto.
Ma le minacce di catastrofi ambientali devono farci aprire gli occhi davanti al fatto che questi
princìpi non sono poi così utopistici.
E ora non possiamo non parlare dell’ideale della "dieta vegetariana", che viene presentata agli
uomini e agli animali al momento della creazione (Genesi 1:29-30).
Questo regime alimentare ha uno scopo simbolico: la pace nella creazione perfetta di Dio, dove è
esclusa la violenza - ecco perché gli animali sono inclusi esplicitamente nella dieta vegetariana.
Gen 1:29-20 contiene la prima legge sull’alimentazione e rimane quindi l’ideale di Dio per la sua
creazione. Oggi essa è un ideale più attuale che mai se si pensa allo spettacolo crudele degli
allevamenti di animali solo per la macellazione, con gravi conseguenze ecologiche riportate da
tutti i media.
Come avventisti siamo sensibili a questo argomento, ma abbiamo perso l'iniziativa: oggi non si
tratta più di una questione privata di "salute", è una responsabilità etica ed ecologica! La
tradizione ebraica, seguendo il testo di Genesi 1, dice chiaramente: c'è una certa "responsabilità"
nel mangiare.
Parlando della dimensione "economica" del sabato, dobbiamo menzionare, naturalmente, la
semplice celebrazione del sabato settimanale. Essa è la festa della creazione, è una festa
ecologica nel senso più profondo del termine.
Il sabato è un giorno di festa, un giorno in cui ci solleviamo dalla routine quotidiana per essere in
compagnia di Dio. Una giornata per celebrare la presenza di Dio, l'arrivo della sua gloria, insieme
con l'intera creazione. Il sabato è un giorno per sperimentare il mondo come la "casa di Dio", una
casa con un progetto spirituale, non soltanto un ambiente da sfruttare. Il sabato è senza dubbio
l'opportunità di gustare un "assaggio" del regno di Dio.
In ogni caso, la festa è necessaria quanto il lavoro, per cui è proprio essa, è proprio il sabato, che
dà senso al resto della settimana. Celebrare la festa del sabato può essere una fonte di
"fecondità", di rinnovamento spirituale.
Il sabato è allora una giorno di riposo? In realtà il testo di Genesi 2:2-3 non parla di un periodo di
riposo. Nel primo sabato Dio finisce di creare per entrare in comunione con la sua creazione: esso
è un giorno di festa, piuttosto che di riposo; d’altra parte il comandamento parla di "santificare" il
sabato, anziché riposarsi (cfr. Esodo 20:8-11).
Praticamente, il sabato potrebbe essere dichiarato "giorno ecologico" e, legate alla celebrazione
del settimo giorno, si potrebbero svolgere attività nella natura e che riguardano l’ambiente,
seguendo quanto dicono il quarto comandamento e le leggi "sabbatiche": per esempio organizzare
una giornata senza automobile, senza rifiuti, ecc.
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In ogni caso, il sabato è un giorno in cui l'uomo pone dei limiti al suo lavoro; proprio come Dio
stesso ha limitato la propria attività creativa. Chi è veramente potente sa mettere freno, porre dei
limiti alla sua attività.
Si potrebbe pensare anche a una celebrazione più partecipativa del sabato, insieme con tutte le
creature e la natura: per esempio celebrare il sabato nella natura; organizzare un culto con gli
animali, ecc.; in questo senso, bisognerebbe ricordarsi l'elenco dei partecipanti al sabato secondo
il quarto comandamento.
Ma non dobbiamo neanche dimenticare la dimensione sociale e politica del sabato. Il
comandamento menziona esplicitamente i "deboli" della società, lo straniero. Un giorno in cui
siamo tutti "fratelli"; un giorno in cui, al di là dell’individuo, scopriamo il nome, la persona del
nostro prossimo.
Conclusione
Il sabato è il simbolo di una visione alternativa della natura e del mondo. Il simbolo della
creazione del mondo con uno scopo particolare e del suo destino "spirituale". È quella che, come
Moltmann, chiameremo una "visione sabbatica" del mondo.
In questo contesto dovremmo fare una critica costruttiva e realistica alle visioni alternative della
"natura". Per esempio, non si può pensare a una pratica ecologica costruttiva nel contesto di una
"visione meccanicistica" della natura - come succede nella modernità -, ma neanche nel contesto
della fede in una "crescita illimitata". Dobbiamo cambiare il paradigma.
La critica deve essere realistica, non "fanatica", come nel caso di alcune correnti ecologiche. A
volte si deve scegliere il "male minore".
La nostra azione ("amministrazione") deve riflettere già ora, nello Spirito, l'economia "sabbatica"
della creazione. In tal modo abbiamo il privilegio di imitare Dio nel suo riposo sabbatico, che ha
“santificato" la creazione per sempre.
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