“L’IMPERATORE DEGLI ULTIMI TEMPI E IL PRETE GIANNI” PROF. MARCELLO PACIFICO Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni Indice 1 LE PROFEZIE SULLA CADUTA DELL’ISLAM E LA LEGGENDA DEL PRETE GIANNI --------------- 3 2 L’OCCUPAZIONE CROCIATA DI DAMIETTA E LA GUERRA DI SUCCESSIONE ARMENA --------- 7 3 FEDERICO II E ONORIO III IN AIUTO DEI CROCIATI --------------------------------------------------------- 11 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni 1 Le profezie sulla caduta dell’Islam e la leggenda del prete Gianni Per i pellegrini cristiani, la conquista e l’occupazione di Damietta avvengono secondo un chiaro disegno divino; il contesto messianico, peraltro, è alimentato da aspettative escatologiche legate alla diffusione di alcune profezie sulla caduta dell’islam: tra esse spiccano la Profezia di Hannan e del figlio Isacco e le Revelationes beati Petri apostoli a discipulo eius Clemente in uno volumine redactae. La prima, scritta in arabo da un autore che non appartiene alle tre religioni del Libro e nota ai Cristiani prima della capitolazione della città egiziana, narra le azioni compiute dal Saladino, predice la presa di Damietta e annuncia il prossimo arrivo di un certo re dei Nubiani che distruggerà La Mecca e disperderà le ossa di Maometto. 1 La seconda, scritta in caldeo o aramaico, 2 ritrovata dopo la conquista della città tra le feste della Pasqua e dell’Ascensione, fatta tradurre da Pelagio in latino, inviata al papa e custodita in Irlanda dal legato apostolico Giacomo e poi nel convento di Clairvaux, descrive le azioni di Nûr al-Dîn e del Saladino, la perdita di Gerusalemme (1187), la conquista di Acri e di Ascalona (1191), la presa di Damietta (1219), fornisce disposizioni utili per la salvezza e predice una battaglia che nel prossimo luglio (1220) dovrebbe avvenire tra Franchi e Saraceni alle porte del Cairo, seguita dall’arrivo di due sovrani che uniti conquisteranno tutte le terre dei Saraceni: uno dall’Oriente, il re Davide, uomo timoroso di Dio, detto il prete Gianni e di recente entrato in Persia, l’altro dall’Occidente. In questo libro, tenuto in gran considerazione dal legato apostolico, sono predetti anche la caduta imminente dell’islam, trascorsi 600 anni dalla sua affermazione, e l’arrivo dalla Spagna del suo sterminatore. 3 1 Ex Joannis Iperii…, 607-608; Oliviero da Colonia, 101. Dal popolo semitico degli Aramei (Arâm, quinto figlio di Sem), stanziato in antichità tra Siria e Mesopotamia. 3 Ex Chronico Turonensi, 300-301. 2 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni Il vescovo di Acri informa il papa della reale esistenza di Davide, re degli Indi (Tartari), «uomo potentissimo e vigoroso nelle armi, astuto nell’ingegno, vittorioso nelle battaglie» che costringe al-Ashraf a rinunciare all’assedio di Athlît e a difendere le terre invase; il malleus dei pagani, «del perfido Maometto e della sua falsa legge», è così temuto dal sultano d’Egitto da indurlo a liberare alcuni prigionieri per mediare subito una pace con i Cristiani. 4 Giacomo di Vitry conferma il ritrovamento dei due libri profetici, in lingua araba e aramaica, uno nei pressi di Damietta, l’altro in Siria: nella descrizione della storia della chiesa dalla sua nascita all’avvento dell’anticristo, si conferma la recente conquista di Damietta e si annuncia la prossima fine della legge degli Agareni con l’avvento dei due re, «certamente Davide (Gengis Khân) e Federico II che, in onore di Dio e a sostegno dei suoi fedeli, s’incontreranno per il prossimo agosto». 5 Anche un’altra versione della profezia di Hannan allude all’imperatore normanno-svevo e alla terra di Gioacchino da Fiore, e precisa che verrà dalla Calabria l’atteso re d’Occidente, che giungerà fino all’India con una gran moltitudine di gente per distruggere l’impero di Maometto, guadagnare Gerusalemme ed incontrare l’altro re che verrà da dietro i monti, dopo aver conquistato Damasco. Entrambi «si recheranno al Tempio di Dio e al Sepolcro di Cristo, e trascorreranno i giorni con gioia e amicizia, piangendo la morte degli amici e piantando frutti rigogliosi nella terra pacificata». 6 La leggenda del prete Gianni, scritta nella Persia nell’XI secolo da un maestro nestoriano, è diffusa nella cristianità da un certo arcivescovo che, di ritorno dall’India, nel 1122, ne riporta la notizia a papa Callisto II. Alcuni anni dopo (1145), è ripresa da Ottone di Frisinga che descrive il mito dell’uomo che vive nell’Asia centrale, identificato da un vescovo siriano - in viaggio per Viterbo nel discendente dei re Magi, nel duce vittorioso sui Saraceni dell’Asia. 7 Nel 1165, un prete Gianni 4 Lettres de Jacques de Vitry, 141. Deve essere retrodatata a questo periodo un’altra lettera del 18 aprile 1221, che parla del prete Gianni e della presenza del duca Leopoldo VI, ritornato nella primavera del 1219 (RRH, I, 250). 5 Lettres de Jacques de Vitry, 142-152. 6 La Prophetie de Hannan le fil Ysaac, in Quinti belli sacri scriptores, 213. 7 Vittoria del Gur-Khân a Qara-Khitay (1141) sul sultano persiano Sandjar. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni annuncia con una lettera al basileus Manuele Comneno il suo arrivo per siglare un’alleanza, mentre nel Duecento, sempre in ambiente nestoriano, al tempo della conquista di Damietta e dell’invasione dei Tartari, la sua figura è confusa con quella di re Davide, in principio, un re georgiano che difende le bibliche porte di ferro dall’invasione dei popoli di Gog e Mogog. 8 La profezia, scritta in arabo, è fatta tradurre da Pelagio per spronare i crociati all’azione contro i Saraceni e per convincerli di esser protagonisti di un preciso piano divino che determina la perfetta corrispondenza tra eventi predetti e fatti realmente accaduti. 9 Queste scoperte aumentano la fiducia del legato nel suo operato, la risoluta opposizione ad ogni negoziazione con il sultano, 10 e alimentano l’attesa messianica dell’imperatore degli ultimi giorni.11 Anche se le lettere potrebbero essere, persino, state commissionate dal rappresentate della chiesa, comunque, dimostrano come la crociata sia vissuta ancora una volta come opus pacis, momento conclusivo della stagione dell’umanità e di proiezione dell’uomo verso la divinità nel rinnovato patto con Dio, in attesa del giudizio finale. Come al tempo della prima conquista di Gerusalemme (1099), così anche dopo la conquista di Damietta (1219), nel milieu della cristianità orientale si diffonde una nuova versione dell’Apocalisse di Pietro, che si arricchisce delle profezie, nel frattempo elaborate in Occidente, all’indomani dell’anno Mille. Il puntuale ritrovamento dei due testi convince i pellegrini del processo salvifico che li coinvolge e giustifica l’intransigenza del rappresentante della chiesa: Damietta è conquistata con il favore di Dio che vuole liberare l’intera terra d’Egitto dalla sua schiavitù, e intende avverare il regno di pace e di giustizia dopo il ritorno di tutti i fedeli alla legge di Cristo, grazie all’azione di quell’imperatore del sacro romano impero che viene identificato nell’imperatore degli ultimi tempi. 8 Bériou, Les différentes confessions religieuses… , 217. Mayer, The Crusades, 226. 10 Van Cleve, The Fifth Crusade, 406. 11 Richard, Histoire des croisades, 315; Idem, La politique orientale de Saint Louis. La croisade de 1248, in Actes des colloques de Royaumont et de Paris, Paris 1976, 205. 9 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni La folgorante e contestuale avanzata dei Tartari nell’Oriente musulmano conferma, pure, il declino dell’islam e l’avvento di un periodo eccezionale. La vittoria dei crociati e dei tartari nei confronti dei principi musulmani non può essere considerata come evento fortuito. Pertanto, è chiaro, per il predicatore della crociata, che la città del Signore, il luogo dove le nazioni giungono da lontano per portare tributi e adorare Dio, la «nostra madre che giace sottomessa e desidera essere rialzata dalla prigionia di Babilonia», è pronta per essere consegnata pacificamente nelle mani dell’imperatore al popolo d’Israele: «Benedetti gioiranno coloro che ti conquisteranno. Del resto tu ti rallegrerai nei tuoi figli, e sono beati tutto coloro che ti amano e gioiscono per la tua pace (Tob 13,8)». 12 I tempi sono maturi per il redde rationem dell’umanità intera e spetta al solo imperatore Federico II proclamarne l’inizio. 12 Oliviero a Colonia, 112. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni 2 L’occupazione crociata di Damietta e la guerra di successione armena In una lettera dell’11 novembre 1219, il patriarca e il re di Gerusalemme, il legato apostolico e l’arcivescovo di Nicosia, i vescovi di Acri e di Lucca, i maestri dell’Ospedale, del Tempio e dei Teutonici informano il papa dell’insperato successo concesso da Dio, e dell’intenzione di procedere rapidamente alla conquista di tutto l’Egitto. 13 Ma il progetto subisce un arresto a causa della divisione dell’esercito cristiano per la spartizione del bottino. In due occasioni, il 21 dicembre 1219 e il 6 gennaio 1220, Romani e Latini si rivoltano contro i Francigeni e il cardinale legato. La rivolta degenera in scontro armato ed è repressa dai frati degli Ordini secolari e dai cavalieri d’Oltremare. Nell’attesa dell’arrivo dei nuovi pellegrini e del sovrano normanno-svevo, i crociati si insediano a Damietta, potenziano le fortificazioni e riconvertono alcuni luoghi di culto musulmani, certi della vittoria finale: il 2 febbraio 1220, consacrano alla Vergine la moschea principale durante una solenne processione officiata dal legato apostolico, e più tardi intitolano due chiese ai martiri inglesi santo Edmondo e san Tommaso. 14 L’anno nuovo scorre tra le terre del Nilo senza notevoli scontri militari perché il sultano è impegnato a ricostituire l’esercito nei pressi di al-Mansûra, e il re di Gerusalemme, certo del prossimo arrivo dell’imperatore, ne approfitta per lasciare l’Egitto e interessarsi personalmente alla guerra di successione alla corona armena. Giovanni di Brienne, alla morte del suocero, re Leone d’Armenia, ne rivendica la corona forte del consenso di papa Onorio III 15 e lascia il campo dei pellegrini per reclamare il diritto al 13 RRH, I, 246. Ex Matthei Paris majori Anglicana Historia, 751; Ex continuatione chronicae Rogeri de Hoveden, in MGH-SS, XXVII, 189; Liber duellii Christiani in obsidione Damiate exacti, 166. 15 4 febbraio 1220, cfr.: AA. ECC., 281. 14 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni trono. 16 Per la festa della Pasqua, il sovrano di Gerusalemme si ritrova al fianco della moglie Stefania d’Armenia ad Acri dove si assicura il sostegno dei cavalieri Templari - a cui affida castelli, terre e rendite provenienti dalla catena della città portuale - 17 contro l’altro pretendente al trono, Raimondo Rupen, nipote del sovrano defunto, promesso sposo della principessa ereditaria, la regina Isabella d’Armenia, 18 e già in lotta con Boemondo IV. 19 La morte della principessa Stefania, però, sconvolge i piani del re di Gerusalemme perché il legato apostolico decide di investire come sovrano il principe rupenide, e invia una flotta in suo soccorso, 20 che guadagna l’isola di Cipro ma approda in ritardo a Selef: se Raimondo Rupen è imprigionato a Torsot (Tarso), il suo reggente, Adamo di Baghrâs, è ucciso dagli Assassini su commissione del balivo armeno, Costantino di Lampron 21 che strappa agli Ospedalieri la custodia della principessa Isabella, per poi combinarne il matrimonio, prima nel giugno 1222, con il principe Filippo, figlio di Boemondo IV, 22 più tardi, nel 1226, con il proprio figlio Hethoum (Aitone).23 L’intricato gioco politico scaturito dalla lotta di potere nell’Armenia, che mette frati cavalieri e principi cristiani e musulmani gli uni contro gli altri e porta quasi 20.000 uomini alla morte o alla prigionia, 24 conferma come anche nel complesso scacchiere mediorientale, nelle zone di frontiera tra cristianità e islam durante le crociate, la guerra non sia caratterizzata dal tanto propagandato carattere confessionale, religioso o sacrale descritto dai cronisti latini, siano essi poeti o uomini di chiesa. Lo stesso re di Gerusalemme, impegnato a lottare contro il sultano d’Egitto, 16 Non per i conflitti con il legato apostolico, come ritiene Powell, Anatomy of the Crusade, 175-176. Acri, maggio 1220, cfr.: RRH, I, 248. 18 Erede al trono, figlia di Leone I e Sibilla di Boulogne. 19 Era stato scomunicato nel 1207 per aver imprigionato il patriarca latino d’Antiochia, Pietro d’Angoulême. Il castello d’Antiochia o Cursat, custodita dall’Ospedale, di dominio del patriarca, aveva resistito al Saladino (Jacques de Vitry, 208(. 20 Moglie di re Giovanni e figlia d’Isabella di Boulogne. 21 Conestabile e cugino del re. 22 Gli Armeni arrivano a conquistare il castello Siblia dopo che il matrimonio tra Filippo e Isabella rompe l’alleanza tra il conte di Tripoli e i Selgiuchidi contro il regno di Armenia, cfr. Oliviero da Colonia, 115, 147. 23 Ernoul, 424-428; Estoire, 347-349; Ex chronologia Roberti Altissiodorensis, 290; Abou’lFeda, 98; Eddé, La principauté Ayyubide d’Alep, 447. 24 Per l’incapacità del principe Rupen di gestire situazioni importanti con discrezione (Oliviero da Colonia, 146). 17 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni mentre il principe di Damasco attacca le roccaforti del suo regno, abbandona l’esercito crociato nelle terre del Nilo per lottare contro un principe cristiano che, peraltro, è un suo suddito, e non certo per vendicarsi dell’affronto subito nella recente campagna militare da parte del legato apostolico o della mancata assegnazione di Damietta, come ritiene la storiografia. 25 A sua volta, il cardinale Pelagio, nel favorire Raimondo Rupen, è pronto a privarsi di un valido condottiero che è anche il difensore del Santo Sepolcro, senza curarsi dell’incrudelire degli scontri nel campo cristiano o del rallentamento della campagna crociata. 26 H. E. Mayer giudica duramente Pelagio, «uomo dalle energie vigorose, poco acuto, autocratico, egoista, testardo, decisamente incurante delle proibizioni della legge canonica riguardo l’intervento diretto in questioni militari», 27 piuttosto che «cauto e provvido e vigile e sollecito nel negotium di Dio da condurre»; 28 tuttavia, bisogna ricordare che il legato apostolico si ritrova a dover prendere decisioni e ad operare nelle circostanze fortuite del mancato arrivo dell’imperatore, 29 e senza snaturare la missione della chiesa nella crociata decisa dal Concilio Laterano. Non è un caso se il papa loda il re e i maestri degli Ordini secolari per gli sforzi profusi nella presa di Damietta, ma li esorta a non rovinare quanto concesso da Dio con un atteggiamento ostile verso il legato, i cui paterni consigli «devono ascoltare, rispettandone l’autorità, al fine di conquistare nuove terre». 30 La crociata rappresenta un dovere congiunto di papato e impero, pertanto, soltanto il potere di entrambi può illuminare il retto cammino verso la realizzazione dell’opera di Dio. Gli uomini non dovrebbero lamentarsi né vivere di una vana gloria, perché sono strumento del Salvatore, anzi - ricorda il papa ai Genovesi dovrebbero umiliarsi al cospetto di Dio, visto che «la Chiesa e il suo legato tacciono, ignorati, pur 25 Runciman, Storia delle crociate, 819; Riley-Smith, Breve storia delle crociate, 205; Van Cleve, The Fifth Crusade, 403, 419. 26 Giovanni di Brienne nei confronti del legato nutre un forte astio, alimentato anche dalla sua forte personalità, al punto da lamentarsi personalmente con il papa, durante il viaggio in Europa (Grousset, Histoire des croisades…, 271; Richard, Le royaume latin de Jérusalem, 202). 27 Mayer, The Crusades, 223. 28 Lettres de Jacques de Vitry, 125. 29 Tyerman, L’invenzione delle crociate, 80. 30 24 febbraio 1220, cfr.: CGH, 267; RPRET, 95; RPR, I, 542. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni essendo stati i veri artefici della conquista»? 31 Pelagio, in verità, svolge sempre con determinazione il compito affidato dal papa di condurre i pellegrini verso la retta via: scomunica chi tradisce il proprio voto (re Andrea II) o ostacola lo svolgimento della crociata (il nobile Boemondo IV), conduce in prima fila le spedizioni armate nelle terre del Nilo, affida le nuove conquiste all’imperatore Federico II, crea una diocesi cattolica in Egitto, favorisce l’attività di conversione dei predicatori e dei Frati Minori, e la diffusione di profezie millenariste, interviene negli affari del regno d’Armenia e del principato d’Antiochia, dispone delle truppe e dei soldi raccolti in Occidente per aiutare l’opera dei pellegrini giunti a Damietta e programma la conquista del regno di Babilonia. Nessuno si ribella all’autorità del legato, nemmeno il re di Gerusalemme che può contestare soltanto le scelte militari di una campagna che è stata promossa dalla chiesa in accordo con l’imperatore, in nome del quale Giovanni di Brienne continua ad esercitare, anche distante, il potere a Damietta, anche quando ritorna ad Acri con i suoi cavalieri d’Oltremare, il maestro del Tempio e dei Teutonici, e lascia i sudditi musulmani della città conquistata sotto la protezione della corona. 32 31 32 20 luglio 1220, cfr.: Epistulae, I, 91. Ermanno di Salza, giunto ad Acri, riparte per l’Europa (Pacifico, I Teutonici tra Papato e Impero, 95). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni 3 Federico II e Onorio III in aiuto dei crociati Giovanni de Tulbia conferma la potestà che il sovrano normanno-svevo, una volta arrivato, avrà nella distribuzione e nell’assegnazione delle terre egiziane appena conquistate. 33 Federico II dovrebbe partire nella primavera, ma ancora una volta chiede al papa una proroga, promette di non ostacolare la partenza dei pellegrini che si sono radunati per il passaggio del 21 marzo, e auspica che gli sia indicata una nuova data utile per affrontare il viaggio cismarino, in un prossimo incontro da tenere nella città dei Cesari e di Pietro, dove vuole essere incoronato per tingere la spedizione di un forte messianesimo. 34 Il papa non fa in tempo ad invitare Corrado di Marburgo a partire da solo per l’Oriente con i pellegrini tedeschi, che si sente chiedere dall’imperatore un’altra deroga alla nuova partenza prevista per il 1 maggio, 35 a causa dei disordini avvenuti tra l’arcivescovo Sigfrido di Magonza e il langravio Ludovico di Turingia, tra i ministeriales e il conte Egenone d’Urach che è spalleggiato dal fratello Corrado, legato apostolico in Germania, 36 colpevole, peraltro, di aver commutato per la Provenza ai pellegrini dell’Alsazia il voto crociato preso per l’Egitto. 37 L’imperatore non vuole rinunciare a una crociata dai chiari sviluppi profetici, ma non può lasciare l’impero agli umori dei potenti principi tedeschi, memore dell’infanzia turbolenta trascorsa a causa degli ambiziosi nobili siciliani. La morte del rivale Ottone IV (1218), lo rassicura e lo convince ad assicurarsi la successione dinastica prima di approntare seriamente i preparativi per la spedizione orientale: nel 1219, Federico II investe il figlio Enrico del ducato di Svevia e del rettorato della Provenza e l’anno seguente, alla dieta di Francoforte, lo fa eleggere rex Romanorum 33 Iohannes de Tulbia, De domino Iohanne, rege Ierusalem, 138-139. Hagenau, 10 e 19 febbraio 1220, cfr.: HB, 1/2, 740-744; AIIS, I, 150-152. Nell’aprile sarà invitato dal senatore Parenzio a cingere la corona, cfr.: Codice diplomatico del Senato Romano, I, a cura di F. Bartoloni, in FSI, 107-111. 35 Marzo 1220, cfr.: HB, 1/2, 746-747; Epistulae, I, 79-80, 83-84. 36 Cardinale vescovo di Porto dal 1219. 37 Norimberga, 13 luglio 1220, cfr.: Ivi, 88. AIIS, I, 156-159; HB, 1/2, 802-805. 34 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni e lo fa consacrare dal vescovo di Wurzburg, interrompendo per l’occasione «iniusta thelonia, iniuste monete, bella civilia». 38 D’altronde, la stabile testa di ponte dei Franchi nel regno di Babilonia non impone una partenza immediata, e Onorio III può essere sempre rabbonito dalla promessa di rimettere ordine ai numerosi soprusi subiti dalla chiesa nel regno siciliano e tedesco, cosicché nel settimo passaggio, tra il luglio e l’agosto del 1220, giungono in Egitto dall’Adriatico i nuovi pellegrini senza l’imperatore al seguito delle 8 galee condotte dal conte Matteo Gentile d’Alesina e delle 14 galee armate dal doge. 39 L’imperatore non parte, però, assicura la partenza dei crociati dalla Capitanata e concorda con il papa la nuova strategia da adottare, con l’invio di un prode condottiero che si comporta come conviene a un soldato di Cristo, come sottolinea lo scolastico di Colonia, pronto a riferire delle decisioni papali. Il 24 luglio 1220, Onorio III informa prontamente Pelagio di aver sperato ardentemente che l’eletto imperatore dei Romani e re di Sicilia partisse, giustifica il ritardo imperiale - determinato o da diversi impedimenti sopravvenuti o dal cauto entusiasmo del sovrano, poco importa -, 40 e lo informa che l’illustre e carissimo Federico partirà non appena sarà incoronato dopo la festa di san Michele. Onorio III provvede con cura ai bisogni per la Terra santa di collettori e legati, di predicatori e penitenzieri, di camerari e canonici di San Pietro, di nobili ed ecclesiastici, e soprattutto, del legato apostolico che dalla lontana Damietta riceve attente indicazioni sul denaro raccolto in attesa di quell’imperatore Federico atteso dai pellegrini, invocato dalle profezie, ed esortato anche dai tanti trovatori provenzali, paladini della liberalità cortigiana e severi critici dell’avarizia. 41 38 24 aprile 1220, cfr.: Chronica regia Coloniensis, 196 ; HB, 1/2, 762 e ss.; Annales Erphordenses fratrum praedicatorum, in MGH-SRG, 80; Annales Marbocenses, 174. 39 Lettres de Jacques de Vitry, 135-136; Oliviero da Colonia, 113-114, 117; (1221) Estoire, 354; Runciman, Storia delle crociate, 827-828. 40 «Sive variis obstaculis sive propria voluntate». 41 Falchetto de Romans, Una chanso-sirventes (1220), LXVI, in Poesie, I, 237; Aimeric de Peguilhan, La metgia (3 nov. - 31 ott. 1220), LXIX, 247-248; Falchetto de Romans, Far vuelh un nou sirventes (22 novembre 1220), LXXI, in Poesie, II, 4; Elia Cairel, Fregz ni vens nom pot destrenher (dicembre 1220), LXXII, 9. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni Il nuovo maestro del Tempio, Pietro di Montaigu, spiega al vescovo Nicola 42 le paure, le aspettative, i bisogni e le difficoltà che soffrono i pellegrini dopo che è trascorso più di un anno dall’ultimo grande passaggio. Mentre fuori Damietta, i Teutonici sono attaccati in una sortita dagli Egiziani, nel campo cristiano si diffonde la corruzione: il popolo, inerte e debole per i banchetti e le sbornie, le fornicazioni e gli adulteri, i furti e i cattivi guadagni dimentica la croce, e i pellegrini ripartono anzitempo. Lo stallo delle operazioni militari in Egitto e l’inerzia dei crociati permette ai principi Ayyûbiti di attaccare il territorio palestinese controllato dai Franchi. A tre anni dall’inizio della crociata, anche i pellegrini di Damietta si sentono abbandonati: dal re di Gerusalemme, che rimane ad Acri per la crisi armena, e dall’imperatore che rinvia l’ennesima partenza perché ancora non riesce a scendere a Roma, dove il papa l’ha invitato a cingere con la moglie il diadema imperiale. 43 Il 22 novembre 1220, il sovrano normanno-svevo entra finalmente a Roma con la moglie Costanza e cinge a San Pietro la corona dell’impero. Durante la cerimonia, l’imperatore riprende nuovamente la croce, rinnova pubblicamente il voto dinnanzi a Dio e alla comunità dei fedeli, restituisce alla chiesa di Roma il ducato di Spoleto, il patrimonio della contessa Matilde. Onorio III è visibilmente soddisfatto perché grazie alla cerimonia di incoronazione chiarisce solennemente la subordinazione del papato all’impero e prepara la cristianità alla fine dei tempi nella chiara investitura dell’imperatore delle profezie. Il papa annuncia la partenza dell’imperatore per il prossimo agosto e il passaggio di un considerevole numero di pellegrini già per il prossimo marzo 1221 sotto Ludovico di Baviera 44 e Corrado, cancelliere imperiale e vescovo di Metz. 45 Mentre a fine anno, giungono a Damietta l’arcivescovo di Milano, di Creta, di Faenza e di 42 Elimensis, forse Elmhamensis, la cui sede è translata a Norwich (Ex Matthei Paris majori Anglicana Historia, nota a, 753). 43 28 agosto 1220, cfr.: HB, 1/2, 823. 44 Autorizzato a rinviare il viaggio se non riceve i 5.000 marchi d’argento promessi dallo Svevo (Ivi, 106). 45 Dal 27 novembre 1220 si ritrova a Sutri ad reformandam pacem et concordiam in Lombardia, Tuscia e in Italia, cfr.: HB, 2/1, 54-56. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni Reggio con delle lettere dell’imperatore, il papa, invece, per assicurare l’organizzazione della flotta promessa ai pellegrini di Damietta, convinto della necessità di una pacificazione dell’Occidente cristiano per troppi anni dilaniato da abusi e guerre, si lascia prendere da un’alacre e frenetica attività. Per l’imperatore normanno-svevo che continua a esortare tutti i sudditi a partire per l’Egitto, 46 la crociata può essere condotta soltanto dopo la pacificazione dell’impero e del regno siciliano, usciti soltanto di recente da un sanguinoso conflitto dinastico. La riforma della pace nel regno e il ripristino del culto della giustizia, pertanto, diventano propedeutici all’affermazione della pace a Gerusalemme e per tutta l’umanità. Nell’immediato, come rimarca anche il cronista dell’Estoire, i problemi incontrati da Federico II nel domare la rivolta dei baroni e dei Saraceni siciliani aiutati dal governatore di Tunisi, 47 lo costringono a rinviare sine die il viaggio in Terra santa, e a trattenere uomini e cavalieri nel regno normanno.48 I pellegrini devono attendere ancora l’arrivo dell’imperatore degli ultimi tempi perché trionfi la stagione di pace e giunga il giorno della salvezza eterna, e devono aspettare che si avverino le profezie in quella terra d’Egitto dove gli Ayyûbiti cominciano a serrare le proprie fila, dopo un iniziale momento di disorientamento e di discordia. 49 46 18 febbraio 1221, cfr.: Ivi, 128-132. Abd al-Wâhid, fondatore della dinastia hafsida sempre più indipendente dal califfo almohade al-Mustansir. 48 Ernoul, 434-438. L’eco della ribellione dei Saraceni, nel 1221, cfr.: Chronicon Estense, in RIS, 15/3, 10; Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardie, 6; Annales S. Iustinae Patavini, 152; Annales Marbocenses, 174. 49 Come testimonia il vescovo di Beauvais, secondo cui se si fosse attaccato subito ci si sarebbe garantito il successo (Oliviero da Colonia, 122). 47 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 15 Università Telematica Pegaso L’imperatore degli ultimi tempi e il prete Gianni Bibliografia • Ex chronico sancti Martini Turonensi [AA. 779-1227], ed. O. Holder-Egger, in XXVI, Hannover 1964 (aa. 1215-1227, pp. 466/476) • La Prophetie de Hannan le fil Ysaac, in Prophetiae cuiusdam arabicae in latinorum castris ante Damiatam vulgatae. Quinti belli sacri scriptores, a cura di R. Röhricht, Zeller ed., Osnabrück 1968 • Bériou, N., Les différentes confessions religieuses en Orient d’après Jacques de Vitry • Tyerman C., The Invention of the Crusade, London 1998; trad. it.,Torino 2000 • Pacifico M., I Teutonici tra papato e Impero nel Mediterraneo al tempo di Federico II, 1215-1250, in «Acta Teutonica», 4/2007, 86-140 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 15