CASO CLINICO Una massa nel septal pouch: non necessariamente trombosi. Descrizione di un caso e revisione della letteratura Alberto Cresti, Eugenia Capati, Andrea Picchi, Francesco Guerrini, Silva Severi Divisione di Cardiologia, Ospedale della Misericordia, Grosseto A 69-year-old patient with dilated cardiomyopathy and atrial fibrillation experienced a transient ischemic attack. A septal pouch was diagnosed by transesophageal echocardiography and a mass into the pouch was detected, which was initially defined as thrombotic material. Since the mass did not disappear after a period of effective anticoagulation, a different etiology was suspected and cardiac magnetic resonance showed a lipomatous nature. As far as we know this is the first case of septal pouch lipoma. Key words. Cardiac magnetic resonance; Lipoma; Septal pouch; Thromboembolism; Transesophageal echocardiography. G Ital Cardiol 2012;13(9):622-624 CASO CLINICO Un uomo di 69 anni, affetto da ipertensione arteriosa in trattamento con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, pregresso tabagismo e una storia di “cuore ingrandito”, giunge in ospedale per improvvisa disartria e deficit motorio all’emisoma sinistro. Alla tomografia computerizzata del cranio si riscontra una lesione ischemica acuta frontale inferiore destra. All’ECG è presente blocco di branca sinistra e una fibrillazione atriale non nota, all’ecocardiogramma transtoracico bidimensionale: dilatazione e disfunzione ventricolare sinistra di grado severo (diametro telediastolico 67 mm, volume telediastolico 125 ml/m2, frazione di eiezione 20%, area atriale sinistra 30 cm2). All’eco-color Doppler dei vasi epiaortici è presente una stenosi fibrolipidica carotidea bilaterale, con dilatazione del bulbo carotideo destro, reperti confermati anche all’angiografia. Il deficit neurologico regredisce entro 24h (attacco ischemico transitorio). Per stabilire la natura della cardiomiopatia dilatativa, eseguiamo coronarografia che dimostra una malattia aterosclerotica diffusa per stenosi subcritiche dei tre vasi coronarici, con indicazione a terapia medica. Prima di procedere a cardioversione elettrica dell’aritmia atriale, sottoponiamo il paziente ad ecocardiografia transesofagea bidimensionale (ETE 2D), riscontrando assenza di trombi a livello delle auricole, ma presenza di ecocontrasto spontaneo in atrio sinistro di grado moderato e la presenza di una tasca a livello del setto interatriale formata dalla sovrapposizione del septum primum e secundum, entità recentemente definita come septal pouch (SP) da Krishnan e Salazar1, all’inter- © 2012 Il Pensiero Scientifico Editore Ricevuto 13.12.2011; nuova stesura 19.12.2011; accettato 20.12.2011. Gli autori dichiarano nessun conflitto di interessi. Per la corrispondenza: Dr. Alberto Cresti Divisione di Cardiologia, Ospedale della Misericordia, Via Senese, 58100 Grosseto e-mail: [email protected] 622 G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SETTEMBRE 2012 no della quale si campionano basse velocità di flusso e si rileva la presenza di un’immagine ovalare, ipoecogena, a larga base di impianto e non mobile, di piccole dimensioni (11 x 5 mm), del tutto compatibile con formazione trombotica (Figura 1). Si dimette quindi il paziente in terapia medica ottimale per la cardiomiopatia dilatativa, con il programma di rivalutazione dopo terapia anticoagulante orale. L’ETE 2D ripetuta dopo 8 settimane di terapia anticoagulante orale conferma la presenza della massa a livello del SP, con caratteristiche del tutto sovrapponibili a quelle rilevate prima del trattamento con anticoagulanti, orientando la diagnosi verso una massa del setto interatriale di origine diversa, in questa sede spesso un mixoma o un lipoma. La risonanza magnetica (RM) cardiaca con sequenze true-FISP, turbo spin-echo pesate in T1 e T2 con e senza soppressione del grasso, dimostra la natura adiposa confermando la diagnosi di piccolo lipoma del SP (Figura 2). DISCUSSIONE Il paziente presentava numerosi fattori predisponenti l’ictus ischemico: fibrillazione atriale, ecocontrasto spontaneo atriale sinistro, cardiomiopatia dilatativa, placca soft a livello carotideo. Il riscontro all’ETE 2D di una massa all’interno della invaginazione del setto interatriale, con basse velocità di flusso, risultava con alta probabilità compatibile con trombosi del SP. L’entità della sovrapposizione e della fusione fra septum primum e secundum è notoriamente variabile così come l’elasticità e la mobilità della fossa ovale. Quando la superficie di sovrapposizione è sufficientemente ampia ed è presente una comunicazione “restrittiva” con l’atrio sinistro si realizza una cavità inclusa nel doppio strato delle due componenti embriologiche del setto interatriale al cui interno il sangue ha una bassa velocità e può coagulare realizzando una potenziale fonte emboligena. Questa entità, non infrequente negli esami transesofagei, è stata variamente definita “setto interatriale a dop- UNA MASSA NEL SEPTAL POUCH Figura 1. Immagine all’eco-transesofageo. A sinistra: septal pouch visualizzabile come tasca a livello del setto interatriale per sovrapposizione del septum primum e secundum, al cui interno si apprezza un’immagine ovalare, ipoecogena, a larga base di impianto, di piccole dimensioni (11 x 5 mm), riconducibile a formazione trombotica o struttura lipomatosa. A destra si evidenzia il jet di color Doppler a bassa velocità che penetra il septal pouch. Figura 2. Risonanza magnetica cardiaca. Sequenza T1 pesata Fat Sat a livello del setto interatriale (taglio sagittale) con soppressione del tessuto adiposo. pio strato”2; doppio setto interatriale3, camera interatriale accessoria4, “tunnel-like interatrial septum” (necessaria sovrapposizione >6 mm, misura tuttavia arbitraria) con o senza forame ovale pervio5. Krishnan e Salazar1 per la prima volta utilizzano il termine “septal pouch”, una sorta di “tasca” a livello del setto interatriale derivata dall’adesione incompleta tra septum primum e septum secundum, una sorta di marsupio, nella maggior parte dei casi aperto verso l’atrio sinistro. La dimensione della comunicazione con la cavità atriale sinistra è inversamente proporzionale al grado di stasi: tanto più restrittiva tanto maggiore il rischio trombotico in situ. L’esistenza del SP e la sua correlazione con il tromboembolismo è stata descritta in numerosi casi clinici, documentandone la presenza con ETE 2D, ecocardiografia intracardiaca o tomografia computerizzata cardiaca in pazienti con recente evento ischemico2,6. Tuttavia, manca la dimostrazione di una reale associazione tra SP ed ictus ischemico. Nello studio di Tugcu et al.7 è stato investigato il legame tra SP in atrio sinistro diagnosticato con ETE e il rischio di ictus, confrontando due gruppi omogenei fra loro di pazienti (uno con un primo episodio di ictus, l’altro libero da ictus), ma non è emersa associazione tra SP in atrio sinistro e aumento del rischio per ictus ischemico o criptogenico sia all’analisi univariata sia dopo aggiustamento con fattori di rischio per ictus. Chandrashekhar e Narula6 concludono che il SP deve essere considerato una variante anatomica innocente fino a che non si dimostri inequivocabilmente la trombosi in situ, unica prova di colpevolezza. Nel caso da noi descritto sembrava di aver documentato tale prova, tuttavia l’assenza di modificazione della massa dopo adeguata scoagulazione ci ha indotti a sospettare eziologie diverse: sede ed ecogenicità potevano deporre per un lipoma settale. La RM ha rivestito in questo caso l’importante ruolo di confermare la natura della lesione. Le masse di natura adiposa hanno infatti specifiche caratteristiche di segnale alla RM con iperintensità omogenea nelle sequenze T1 pesate, intensità un po’ minore nelle T2, segnale soppresso nelle immagini con saturazione del grasso (T1 pesate Fat Sat) e scarso delayed enhancement nelle sequenze tardive dopo somministrazione di gadolinio-chelati. Queste specificità fanno sì che la RM permetta con ragionevole certezza la diagnosi di lipoma e di lipomatosi cardiache e del setto interatriale. Le trombosi intracardiache hanno invece una intensità di segnale intermedia nelle sequenze T1 e T2 pesate, bassa intensità nelle gradient-echo ed assenza completa di enhancement dopo contrasto. Particolarmente utili sono le sequenze di delayed enhancement con tempo di inversione lungo, ma il criterio diagnostico differenziale fondamentale è l’assenza di soppressione del segnale nelle sequenze con saturazione del grasso (Tabella 1). Tabella 1. Diagnosi differenziale fra lipoma e trombo in base alle caratteristiche dell’intensità del segnale nelle diverse sequenze di risonanza magnetica. Lipoma Trombo T1 pesate T1 Fat Sat T2 pesate Gradient-echo Delayed enhancement Alta Media/alta Sì No Alta Media/alta Media Bassa No No G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SETTEMBRE 2012 623 A CRESTI ET AL In conclusione, il SP è una sede di potenziale trombosi intracardiaca che va ricercata nel paziente con sospetto evento cardioembolico. La sua presenza può essere un elemento di sospetto clinico ma, data l’elevata prevalenza nella popolazione generale, da sola non costituisce prova di colpevolezza a meno che non si documenti una trombosi al suo interno. Il nostro caso dimostra che una massa all’interno del SP non è necessariamente da attribuire a trombosi; la ripetizione di un’ETE dopo un periodo di anticoagulazione e la RM cardiaca consentono la diagnosi differenziale con masse di altra origine, spesso lipomatose in questa sede. RIASSUNTO Un paziente di 69 anni affetto da cardiomiopatia dilatativa e fibrillazione atriale giunge alla nostra osservazione per un attacco ischemico transitorio e all’ecocardiogramma transesofageo bidimensionale emerge un septal pouch al cui interno si documenta una massa di probabile origine trombotica. La mancata scomparsa della massa dopo adeguata terapia anticoagulante e l’esecuzione di risonanza magnetica cardiaca hanno permesso di escludere la trombosi e di concludere per un lipoma del septal pouch. È il primo caso descritto in letteratura. Parole chiave. Ecocardiografia transesofagea; Lipoma; Risonanza magnetica cardiaca; Septal pouch; Tromboembolismo. BIBLIOGRAFIA 1. Krishnan SC, Salazar M. Septal pouch in the left atrium: a new anatomical entity with potential for embolic complications. JACC Cardiovasc Interv 2010;3:98-104. 2. Breithardt OA, Papavassiliu T, Borggrefe M. A coronary embolus originating from the interatrial septum. Eur Heart J 2006;27: 2745. 3. Seyfert H, Bohlscheid V, Bauer B. Double 624 G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SETTEMBRE 2012 atrial septum with persistent interatrial space and transient ischaemic attack. Eur J Echocardiogr 2008;9:707-8. 4. Javois AJ, Robertson DA. Unusual atrial septal anatomy resulting in an interatrial chamber: the true triatrial heart? 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