ISLAMISMO E CRISTIANESIMO Appare evidente che il mondo islamico sta attraversando un momento di intensa trasformazione interna, ponendo al resto del mondo non piccoli problemi prima di trovare un equilibrio che si possa definire normalità. I rapporti dell'Occidente col mondo islamico sono sempre stati complessi e quasi sempre conflittuali, ma soprattutto è mancata una reciproca comprensione. Nascita ed espansione dell'Islam Per comprendere l'islamismo occorre tener presente che Maometto visse tra il 570 e il 632 e che perciò poté conoscere, almeno per sommi capi, sia la religione ebraica sia la religione cristiana nel corso dei suoi viaggi da cammelliere. L'aspetto geniale della sua sintesi politico-religiosa è d'aver rifiutato le due "religioni del libro", ma considerandole come gradini propedeutici per accedere all'Islam. Dall'ebraismo dedusse la concezione di Allah totalmente trascendente, al quale tributare una completa sottomissione, con proibizione assoluta di raffigurarlo. Dall'ebraismo ricavò anche alcune parti della legge coranica, peraltro sviluppate al di fuori degli schemi razionali della filosofia greca e che perciò ripugnano alla sensibilità occidentale. Dal cristianesimo accolse Gesù, inteso come uno dei profeti, forse il più grande prima di Maometto, ma negando che egli sia vero Dio oltre che vero uomo. Anche Maria, madre di Gesù, è trattata con onore, rifiutando l'appellativo "Madre di Dio", considerato blasfemo. Il rifiuto della divinità di Gesù comporta anche il rifiuto della dottrina della Trinità, al punto che il cristianesimo, anche a causa del culto delle icone, viene accusato di larvato politeismo con ricaduta nell'idolatria. Perciò si può concludere che Maometto ha ricavato dall'ebraismo il principio vincente del monoteismo, che comportava un progresso immenso rispetto al paganesimo prevalente tra gli Arabi al tempo di Maometto; dal cristianesimo egli ricavò l'universalismo, ossia la sicurezza che la nuova religione islamica era destinata a conquistare il mondo intero, superando i limiti nazionali. Semplicità della teologia islamica Occorre tener presente che il cristianesimo conosciuto da Maometto era un cristianesimo eretico, monofisita in Egitto e nestoriano in Siria, due versioni tra loro opposte del problema circa il rapporto tra umanità e divinità in Cristo. Per i nestoriani umanità e divinità si erano unite nella persona di Cristo transitoriamente; per i monofisiti l'umanità era stata assorbita dalla divinità fino a risultare ininfluente. Le due versioni eretiche del cristianesimo non erano in grado di dare una risposta al mistero trinitario, ossia una sola natura divina e tre persone ovvero ipostasi; e che in Cristo ci sono due nature, quella umana e quella divina, non confuse e non annullate, strettamente unite in una sola persona che agisce come uomo e come Dio. Ne segue che la vera umanità di Cristo è assunta nella Trinità: l'uomo perciò consegue una dignità altissima perché è il capolavoro della creazione, la creatura di cui Dio si compiace sopra ogni altra tanto da adottarlo come figlio. Niente di tutto ciò è presente nell'islamismo: tra i novantanove nomi di Allah non risulta che egli sia "Amore". Peraltro è vero che senza la mediazione della 1 filosofia greca appare estremamente difficile afferrare qualcosa del mistero trinitario. L'antropologia islamica risulta perciò inferiore a quella cristiana: il musulmano è nulla di fronte ad Allah, al cui cospetto deve chinare la fronte fino a terra. Tuttavia rispetto alla teologia cristiana quella islamica è di straordinaria semplicità. Essa si fonda su cinque pilastri: la preghiera per almeno cinque volte al giorno; la preghiera pubblica del venerdì nella moschea; la tassa dei poveri; il digiuno del Ramadan; il pellegrinaggio alla Mecca. Non esiste nulla di simile ai sacramenti cristiani e non esiste sacerdozio (gli imam, mullah, ayatollah ecc. sono esperti in questioni coraniche). Non esiste alcuna differenza tra autorità religiosa e autorità politica e perciò nessuna separazione tra Islam e Stato. Sembra opportuno ribadire che la moschea non è l'equivalente della chiesa cristiana: la moschea è il luogo dove si prende atto dei pericoli che corre l'islam di fronte ai non credenti per prendere le contromisure e perciò somiglia più a un centro sociale che a un luogo di preghiera. L'osservanza esterna della legge coranica esaurisce i doveri del fedele: non occorre che egli vada oltre l'aspetto visibile degli atti che egli compie ponendosi problemi di coscienza (legalismo). Dai califfi agii Omayyadi Quando morì Maometto, nel 632, i compagni del profeta elessero come califfo il più degno tra loro, il suocero Abu Bekr e due anni dopo il più geniale tra i generali, Omar, rimasto al potere dieci anni. Nel 644 fu la volta di Othman, considerato facilmente manipolabile dagli altri esponenti del comitato direttivo. Il terzo califfo, al contrario, apparteneva alla grande famiglia degli Omayyadi e costoro si collocarono nei posti chiave dell'amministrazione dello Stato creato dalle conquiste arabe. Il quarto califfo Ali, cugino e genero del profeta fu ucciso nel 661, come era successo a Omar e Othman, nel corso di una guerra civile per il potere. Ebbe la meglio Muawiya, della famiglia Omayyade che riuscì a introdurre nell'islam il concetto di successione dinastica in luogo di quella elettiva che più facilmente sfociava in una guerra civile. La capitale fu portata a Damasco e le conquiste continuarono fino alle due vere e proprie battaglie di arresto, avvenute intorno a Costantinopoli tra il 717 e il 718, quando la capitale bizantina potè resistere un anno all'assedio con finale sconfitta dell'esercito e della flotta araba; e a Poitiers, forse nel 733, quando Carlo Martello, nonno di Carlo Magno, sconfisse gli arabi giunti dalla Spagna fino nel cuore della Francia, a Tours, dove fu saccheggiata la tomba di san Martino. L'impero Abbaside Verso il 750 la dinastia degli Omayyadi fu esautorata e distrutta dalla nuova dinastia giunta dall'Iran orientale con Abbas che decise di trasferire la capitale dell'impero arabo a Baghdad, sul Tigri. Le tradizioni culturali propriamente persiane, che a loro volta avevano ereditato gran parte della scienza e della filosofia greca, impressero uno slancio grandioso all'islamismo. Fu l'epoca più splendida dell'impero arabo culminata col califfato di Harun-al-Rashid, vissuto all'inizio del secolo IX. In seguito cominciarono problemi legati all'eccessiva estensione di un impero che andava dalla Spagna all'Indonesia, con la formazione di emirati sempre meno subordinati al centro politico e religioso. Anche nel mondo islamico avvennero scissioni tra sunniti, sciiti, kharigiti, fatimiti, ismaeliti ecc. con sottili distinzioni legali, non teologiche, data l'estrema semplicità della teologia islamica. L'impero 2 Abbaside finì definitivamente nel 1258 quando Baghdad fu conquistata dai Mongoli guidati dai successori di Gengiz Khan, anche se l'indebolimento era iniziato al tempo dell'espansione dei Turchi e dell'arrivo dei crociati. I Turchi Selgiukidi I Turchi appartengono a un grande gruppo di tribù turaniche migrate dal Turkestan cinese fino alle steppe tra il lago di Aral e il mar Caspio. I Turchi si convertirono all'islamismo senza essere conquistati militarmente dagli Arabi e perciò impressero all'islamismo alcune caratteristiche estranee alla tradizione arabo-persiana. Nel 1071 i Turchi Selgiukidi sconfissero a Manzikert in Armenia l'imperatore Romano IV Diogene in misura tanto rovinosa che da allora l'Impero bizantino non si riprese più. I Turchi dilagarono in Asia Minore, in Siria e in Palestina massacrando alcune comitive di pellegrini cristiani in viaggio in Terra Santa. L'imperatore bizantino Alessio Comneno chiese aiuto in occidente e così cominciò l'avventura delle crociate, ritenute fino a cinquantanni fa come eroico segno della ripresa dell'Occidente, dopo alcuni secoli di subordinazione agli Arabi. Le crociate Da qualche decennio le crociate sono giudicate dalla storiografia un errore politico e un pessimo modo per evangelizzare gli islamici. La cosa è vera dal punto di vista religioso e l'episodio di san Francesco che ottiene di parlare col sultano d'Egitto al-Kamil, avendone preziosi chiarimenti sulla sua difficoltà a cambiare religione, è la risposta propriamente religiosa al problema delle crociate, da considerare fallimentari come strumento di evangelizzazione. Per questo motivo, a partire dal 1347, i francescani furono gli unici cristiani occidentali ammessi in Terra Santa. Le crociate tuttavia hanno anche un aspetto sociale e politico. La società medievale era molto primitiva. Essa ammetteva come categorie di riferimento i cavalieri, i sacerdoti e i contadini. L'uomo libero per eccellenza era il cavaliere col compito di difendere le altre due categorie con la spada. Le crociate ebbero l'obiettivo di recuperare il Sepolcro di Cristo caduto in mano degli islamici, che da tre secoli avevano perseguitato i cristiani. Nel secolo XI la marea era cambiata e gli occidentali scoprirono di poter sconfiggere gli islamici col vantaggio di arricchire, conseguire fama e compiere un atto di pietà che li liberava dalle pene accumulate nella loro vita. I rudi soldati vestiti di ferro giunti dall'occidente non capivano nulla delle sottili questioni politiche dell'oriente e combatterono contro i bizantini e contro gli islamici, senza distinguere gli islamici turchi dagli islamici di Damasco o del Cairo, ossia senza inserirsi nel gioco politico locale, che implicava di parteggiare con alcuni islamici contro altri, praticando la tolleranza religiosa. Perciò non desta stupore che gli occidentali siano stati buttati fuori dalla Terra Santa, in modo definitivo nel 1291, quando cadde la fortezza costiera di San Giovanni d'Acri. I Mongoli All'inizio del XIII i Mongoli guidati da Gengis Khan compirono la straordinaria impresa di creare un immenso impero esteso dalla Cina fino ai confini con la Polonia. Poi si volsero a sud e travolsero gli Abbasidi di Baghdad (1258). Per qualche anno sembrava che i Mongoli potessero convertirsi al cristianesimo (è l'epoca dei viaggi di Marco Polo in Cina) e che gli europei potessero arrivare per via di terra fino all'estremo oriente, ma i Mongoli finirono per aderire all'islamismo e le frontiere si chiusero. Perciò i Turchi ripresero a premere contro Costantinopoli entrando 3 stabilmente nei Balcani. I Mongoli conobbero un revival con Tamerlano, tra il 1396 e il 1406, che fece rimandare ai Turchi la presa di Costantinopoli per circa mezzo secolo. L'Impero turco La fine dell'impero bizantino avvenne nel 1453 e poiché i Turchi avevano conquistato in precedenza tutta la valle del Danubio, da quell'anno il confine con l'occidente passava per Vienna e per Venezia. Certamente i Turchi conseguirono questo grandioso risultato a causa delle divisioni esistenti tra i cristiani: per secoli, prima la Francia e poi la Gran Bretagna favorirono la presenza in Europa dei Turchi che avevano il compito di bloccare gli Absburgo e la Russia zarista. I Turchi conservarono una potenza mondiale per la durata del secolo XVI e XVII: la preminenza militare e politica dell'Impero turco crollò solamente dopo il fallimento dell'assedio di Vienna del 1683, seguito da altre sconfitte fino al trattato di Carlowitz del 1699, il primo dopo secoli che non prevedeva risarcimenti finanziari a favore dei Turchi per avere la pace. Nei due secoli successivi la decadenza dell'Impero turco, e perciò anche dell'islamismo, divenne sempre più drammatica, fino alla Prima guerra mondiale combattuta dai Turchi con gli imperi di Germania e Austria che furono sconfitti. A seguito dei trattati di pace di Versailles, gli Arabi presenti in Libano, Siria, Palestina e Iraq dovettero rimanere sotto la tutela inglese e francese fino alla Seconda guerra mondiale quando il nazionalismo arabo ebbe la meglio, anche se la rinascita araba rimase offuscata dalla proclamazione dello Stato di Israele che creava il problema dei profughi palestinesi. Le Torri gemelle Col crollo delle Torri gemelle di New York fu realizzato il più spettacolare attentato, ultimo di una serie iniziata molti anni prima con dirottamenti aerei, esplosioni, stragi, aggressioni rivendicate da gruppi armati provenienti dal mondo islamico, sempre sottovalutate in occidente. L'irrequietezza del mondo islamico iniziò fin dal termine della Prima guerra mondiale quando fu presa la decisione di laicizzare la vita politica e culturale nella Turchia di Kemal Ataturk e fu negata la concessione della piena autonomia agli Arabi. Il fatto nuovo era la scoperta dei più estesi giacimenti petroliferi in Iran, Iraq, Arabia Saudita e più tardi in Algeria, Libia, Emirati arabi ecc. che ha fatta affluire nel Vicino Oriente favolose somme di denaro da tutto il mondo. Nel 1979 in Iran fu cacciato lo scià Riza Pahlevi e il paese fu ricondotto sotto il controllo degli ayatollah, col ritorno alla legge coranica per impedire una ulteriore diluizione dell'islamismo. Nel 1980 iniziò una sanguinosa guerra tra Iran e Iraq durata fino al 1988, seguita dalla Prima guerra del Golfo scatenata da Saddam Hussein nel 1991. Dal 1995 era in atto l'islamizzazione forzata dell'Afghanistan guidato dai Talebani, divenuti punto di riferimento della rinascita armata dell'islamismo che con le proprie forze si era liberato dalla presenza delle truppe sovietiche. Il petrolio Ancora per trent’anni il petrolio avrà importanza strategica assoluta, poi saranno trovate anche altre fonti di energia. Gli avvenimenti culminati nelle Torri gemelle hanno prodotto una certa rinascita della vita religiosa negli Stati Uniti. In Europa, al contrario, è emerso, nel corso della polemica circa l'inclusione o meno del cristianesimo tra le radici d'Europa, il veto sostanzialmente francese di ammettere 4 che per il futuro il cristianesimo possa ispirare l'etica, la politica, il costume degli europei. Si è tentato di far passare l'idea che siano i principi ispiratori della rivoluzione francese il nuovo fondamento dell'Europa. Ciò significa che di fronte alla rinascita di un islamismo che, come sempre, è nello stesso tempo politico e religioso, i maggiori paesi europei sembrano obiettare agli islamici che non intendono competere con loro sul piano religioso perché si considerano estranei a tali tematiche, dimenticando che per gli islamici proprio questa è la colpa maggiore. Il pericolo, non tanto remoto, è la crescita di numero degli islamici in Europa che potrebbero divenire maggioranza anche a causa della grave crisi demografica dell'occidente con indici di natalità che sono i più bassi di tutta la sua storia. Nella cultura islamica non è mai esistita la parità di diritti civili tra credenti e non credenti nell'Islam, con un'eccezione a favore dei "popoli del libro" (ebrei e cristiani) ai quali era concessa l'esistenza, sia pure in un regime di inferiorità civile, mentre pagani e atei non avevano nemmeno il diritto all'esistenza. Poiché il proselitismo è inteso dagli islamici solamente in un senso unico, non è assurdo ipotizzare un periodo di egemonia mondiale da parte di Stati islamici, favorito da leggi fiscali escludenti i non islamici da certi benefìci. La Chiesa cattolica Unica tra le varie comunità che si ispirano all'insegnamento di Cristo, la Chiesa cattolica ha sempre condotto un difficile dialogo con l'islamismo. I documenti più recenti sono il decreto conciliare Dignitatis humanae del concilio Vaticano II; la nota Dominus Jesus della Congregazione per la dottrina della fede pubblicata nel corso dell'Anno Santo del 2000; il discorso di Regensburg del 12 settembre 2006 pronunciato dal papa Benedetto XVI. Il decreto conciliare appare di estrema importanza perché stabilisce che la libertà è la condizione necessaria perché si possa pensare a un atto religioso. Perciò la Chiesa esige il rispetto per tutte le religioni, con libertà anche di non professare alcuna religione, ma con dovere per tutti di rispettare i convincimenti religiosi degli altri. Quel documento fu approvato nel 1965 quando in gran parte del mondo era ancora al potere il marxismo, un'ideologia che si riteneva scientifica e che aveva fatto dell'ateismo il supposto punto d'arrivo dell'umanità. Purtroppo la caduta del marxismo non ha dato luogo a una generalizzata crescita della pratica religiosa, che evidentemente ha bisogno di tempi lunghi per attuarsi. La nota dell'anno 2000 ha ricordato che Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini e che quest'opera di mediazione non può essere supplita da altre religioni o credenze o culture. Ciò significa che non tutte le religioni sono uguali o equipollenti, anche se si esclude che la conversione possa avvenire mediante ricorso alla violenza. Nel discorso di Benedetto XVI pronunciato a Regensburg nel settembre del 2006, travisato nel mondo islamico a causa di una campagna condotta dal New York Times, veniva ribadito il costante rapporto tra scienza e fede, tra razionalità e religione, per cui la fede si identifica con un rationale obsequium: in quella occasione il papa citò il Corano, sura 2, 256 che afferma: "Nessuna costrizione nelle cose di fede". Citava anche una famosa disputa tra l'imperatore bizantino Manuele II e un dotto persiano, avvenuta nel 1392 a Broussa in Asia Minore. Essa si può compendiare dicendo non esser razionale, e perciò impossibile, che Dio ordini a un uomo di uccidere un altro uomo in nome suo. Ancora più importante il pericolo denunciato dal papa della progressiva deellenizzazione 5 presente nella cultura occidentale, ossia la crescente sfiducia nei capisaldi della filosofia greca che, quando sono veri, appartengono a tutta l'umanità e sono validi per tutti gli uomini, con indebolimento della possibilità di comunicare: il confronto tra le varie religioni non può essere condotto con l'uso della violenza, bensì solamente col ricorso alla razionalità. 6