Spettacoli 55 L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 1 MARZO 2012 a Bergamo al centro del teatro grazie al festival «Luoghi comuni» Venticinque compagnie sul palco, dal Museo Storico all’ex Oratorio di San Lupo Un progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo. In cartellone cinquanta spettacoli Il direttore Antonio Brena PIER GIORGIO NOSARI a Quattro giorni di teatro in tutte le sue espressioni, con 26 spettacoli di 25 compagnie (22 lombarde, 3 straniere) disseminati in 9 spazi della città (teatrali e no) e suddivisi in quasi 50 repliche, oltre a 3 tavole rotonde. Questo è Luoghi comuni festival 2012, in scena da oggi a domenica a Bergamo: lo promuove Associazione Etre, l’etichetta che riunisce le residenze teatrali del progetto Etre della Fondazione Cariplo, con il sostegno di Regione Lombardia, Comune di Bergamo, Regno dei Paesi Bassi, Ambasciata di Norvegia, Institut Français di Milano e B-Consult. È il festival che da quattro anni mostra risultati e progettualità di Etre, quest’anno è a Bergamo ed è l’evento più interessante dell’anno, se si vuole capire cosa davvero si muove alla base della scena, non solo giovanile. Abbiamo iniziato dai numeri, per dare un’idea dell’impatto della kermesse: se ne potrebbero aggiungere altri, come i 35 operatori stranieri presenti e le 600 notti prenotate in questi 4 giorni negli alberghi della città, tanto per chiarire l’indotto che la cultura può muovere. Ma abbiamo continuato con la principale motivazione del festival: esiste un fermento produttivo e organizzativo, alla base del tea- tro italiano, troppo spesso misconosciuto dai media e dunque ignorato dai più. Eppure il teatro in questi anni (si pensi al fenomeno della «Generazione T») si è fatto carico come nessun’altra arte di esprimere le istanze e la creatività degli under 40 italiani: la tv se ne guarda bene, il cinema ha soglie d’accesso (an- Il programma A Si parte oggi in Città Alta e al Donizetti A «Luoghi comuni» entra subito nel vivo. Ricco il cartellone di oggi: «La città» di Nudoecrudo Teatro (ore 13), «Joy» di Teatro Inverso (22.30), «Il nulla» di Aia Taumastica (17.30) e «K. il processo» di Baby Gang-Sanpapiè-Band à Part (mezzanotte) al Museo Storico; «The Italian Factory» di Teatro In-Folio (14) e «Tempesta!» dei bergamaschi InItinere (18) al Teatro Sociale; «Devil Twist & Shout» degli Ilinx (15) e «UmidoeVento» del Teatro Periferico (19) alla Sala del Ttb al Carmine; «Madri» di Aida-Figure Capovolte (16.30) nel ridotto del Teatro Donizetti; «Clandestino» di Terra Rotonda (18.30) all’ex Oratorio di San Lupo. che economiche) troppo alte, l’editoria insegue i casi e i fenomeni e la stampa si gira spesso dall’altra parte. Luoghi comuni è invece l’occasione di misurarsi con un lavoro di base, fatto sul territorio, con modalità organizzative che prevedono uno stretto contatto tra partner pubblici e privati, in vera e trasparente sussidiarietà. È questa la filosofia di Etre, un progetto nato peraltro con i soldi privati di Fondazione Cariplo. È questa la scommessa di Bergamo nell’accogliere l’edizione 2012 del festival, con i suoi spazi, le modalità progettuali adottate in questi anni dall’assessorato alla Cultura. Ci sarà occasione di riparlarne. Intanto conviene immergersi negli spettacoli: non tutti saranno belli, non tutti lasceranno un segno, non tutti presenteranno una prospettiva diversa. Ma l’insieme fa riflettere, e chiede attenzione.Il festival mantiene subito la promessa di interagire con lo spazio e il tessuto urbano, ridisegnandone le relazioni. Oltre agli spettacoli, al via oggi come segnaliamo qui accanto, c’è la prima tavola rotonda, «Paesaggi culturali. Modelli di progettazione culturale e trasformazione dei territori», stamane (9-12) alla Gamec. Spettacoli fino a domenica. Info: www.luoghicomunifestival.com, tel. 02.36527719. ■ A Seriate il Nabucco diretto da Brena a Sulle note del «Nabucco» di Giuseppe Verdi si inaugura venerdì sera la quarta stagione lirica e di balletto di Seriate intitolata «Va pensiero sull’ali dorate». Sul palco del Cineteatro Gavazzeni, alle 21, l’Orchestra Sinfonica Lombarda diretta dal maestro Antonio Brena e la Corale lirica Ambrosiana diretta dal maestro Roberto Ardigò porteranno in scena il «Nabucco» con lo stesso allestimento proposto a novembre al Teatro San Babila di Milano. Sono ancora disponibili dei biglietti, in vendita giovedì 1 marzo (ore 16-18) al palazzo comunale in piazza Alebardi o tutte le sere, a partire dalle 20, presso il Cineteatro Gavazzeni, al costo di 16 € (info 340-347.97.24 o Ufficio Cultura 035-304.308/354). Si esibirà un buon cast d’artisti: Nabucco sarà il baritono Carlo Morini; Ismaele il tenore Rossen Nentchev; Zaccaria Samuel Tao. Regia di Raffaele Tintori. «La città (horror vacui)» di Nudoecrudo Teatro, oggi al Museo Storico L. T. a È morto Peter Barcella Cantò la dance in dialetto a «Ciao Peter...sa to ’ncuntret i angei cantega argot in bergamasch» (Ciao Peter se incontri gli angeli cantagli qualcosa in bergamasco, ndr): con queste parole che campeggiano sul suo sito web anche il Bepi ha voluto ricordare la scomparsa dell’amico Peter Barcella. Conosciuto da tutti per la sua allegria e simpatia, il cantante e musicista orobico si è spento improvvisamente nella notte di martedì a Nembro, dove abitava, a causa di un malore. Classe 1952, lascia il figlio Daniele e tanti amici nel mondo della musica e dello sport. A Peter il merito di aver diffuso la musica «made in Bergamo» a livello nazionale, soprattutto durante gli anni ’80 e nei primi anni ‘90 quando portò il dialetto bergamasco in tutte le radio d’Italia con la canzone a metà tra la dance e il rap folclori- stico He l’è hoeu l’è hoeu (Se è su è su). Il «tamburino» di Nembro, così come era conosciuto ai tempi della banda del paese dove per 20 anni suonò il tamburino sulle orme del padre Mario, è stato tra i pionieri della musica in dialetto: insieme ai Chiodi, a Luciano Ravasio, al Bepi e a tanti altri amici ha partecipato anche alla compilation Bù come ‘l pà, album che raccoglie il meglio di 50 anni Peter Barcella di musica bergamasca. Mezzo secolo nel quale anche Barcella ha lasciato il segno: dal suo primo gruppo «I figli dei fiori» all’incontro con Alberto Carrara che lo lanciò nel mondo della dance italiana. Con i Meccano è stato poi a Sanremo ’85 e al Festivalbar ’86 ma fu coi Papillon che fece il salto, andando in tour al di là delle Alpi e Oltreoceano. Nei primi anni ’90 il sodalizio con il dialetto bergamasco che ha reso la sua voce blues, da vero cowboy orobico, punto di partenza di tanti successi radiofonici, coronati nel disco Zo le brache e poi con il suo ultimo lavoro Tir in tour del 2006. Musicista di professione, con qualche esperienza nel mon- do della ristorazione e della gestione dei locali, Barcella era noto anche in ambito sportivo, soprattutto in quella Berghem Soccer Team capitanata da Serse Pedretti con cui spesso prendeva parte a iniziative e partite di beneficenza (l’ultima sabato scorso). E proprio insieme a tanti amici del mondo sportivo Barcella ha trascorso la sua ultima serata, come racconta l’amico Pedretti: «Eravamo tutti a cena e con Peter avevamo scritto le prime battute dell’inno della nostra squadra. Al resto, mi disse, ci avrebbe pensato lui: la sua idea era ovviamente quella di cantarlo in bergamasco». ■ Steve Earle applaude, tanto che compone a quattro mani con lei Love’s To Blame, canzone che appare nell’album d’esordio della ragazza. La vita cambia dopo la pubblicazione di When The Night Is Through, accolto dalla critica con toni entusiastici. Il nome comincia a girare, tanto che gli Allman Brothers la chiamano per aprire i concerti del tour del 1998. Da allora ad oggi Mary ha viaggiato liberamente lungo gli estremi di una discografia sobria e centellinata, sempre densa di buone canzoni. Che siano dischi acustici o elettrici, poco importa, quello che conta è che sempre le canzoni hanno un peso anche dal punto di vista testuale. La Cutrufello tra l’altro è membro attivo della Folk Alliance: «È un mondo diverso – spiega –. Un grande universo umano in cui la gente rispetta veramente le canzoni e chi le scrive. Io sono sempre stata una scrittrice, e ho sempre preso molto seriamente questa mia qualità; con una band talvolta le canzoni si perdono. Con la sola chitarra acustica, le canzoni si trovano al centro del palco. È bello connettersi alle persone in questo modo». Giusto nella dimensione solitaria, si presenta in Italia in questi giorni, protagonista di una tournée prevista in sei date che passa dalla Val Gandino e tocca altre piazze, comprese Milano e Roma. ■ Marco Offredi a Mary Cutrufello, chitarra e note folk Leffe inaugura la Primavera musicale a La storia personale racconta che la prima chitarra di Mary Cutrufello è stata un’acustica con le corde di budello. Lei è una ragazzina del Connecticut con le dita tenere per aver tra le mani uno strumento a corde di metallo. Più tardi all’università di Yale, il direttore della jazz band le chiede di suonare una chitarra elettrica e per Mary inizia un’avventura che ancora continua. Giusto la Cutrufello inaugura stasera la rassegna Prima- vera musicale in Val Gandino con un concerto all’auditorium Pezzoli di Leffe (inizio ore 21; ingresso libero). Il cartellone (presentato nei giorni scorsi) è tutto a stelle e strisce e mette al centro la canzone americana a viraggio folk, folk-rock e blues. La chitarra che accompagna la Cutrufello in giro per il mondo, ora che è una professionista della musica e vanta una discografia esemplare di quattro o cinque dischi, è una Hagstrom 335, rossa fiammante, anche se per motivi tecnici qualche volta si porta appresso una Fender Telecaster. Quel che conta è che suona l’elettrica e con tale strumento ha affinato uno stile tutto suo che nasce dalla frequentazione della cosiddetta roots music. Mary però è una cantautrice contemporanea che usa certe materie musicali mettendole al servizio di un’ispirazione squisitamente personale. Quando nel 1991 Mary si lau- rea in Storia americana, la musica è già parte integrante della sua vita. Anzi, ne è ragione principale. Gli anni Novanta le servono per diventare una chitarrista con i fiocchi, richiesta in tutto il Texas. Persino una leggenda del calibro di Jimmie Dale Gilmore la vuole al suo fianco e questo non è affatto secondario nella carriera di chi pratica lo stile honky tonk con velleità da solista. Mary prende a scrivere canzoni sue e persino Ugo Bacci