M3.1: Concetti di rischio, danno, prevenzione e protezione

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE
Corso di formazione per i Rappresentanti del Lavoratori per la sicurezza e i referenti per la prevenzione e sicurezza dei dipartimenti
M3.1: Concetti di rischio, danno, prevenzione e protezione Valutazione dei rischi: proposte
metodologiche, criteri e strumenti
prof. Stefano GRIMAZ
E
IGIE
NE
ZZA
URE
SIC
AMBIENT
SERVIZI
INTEGRATI DI
PREVENZIONE E
PROTEZIONE
DISPENSE
Servizi Integrati di prevenzione e protezione
D3/2012
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE
Corso di formazione per RLS e referenti dei dipartimenti – 2012
Università di Udine
Università degli Studi di Udine
Servizi integrati per la prevenzione e protezione
CORSO DI FORMAZIONE PER RLS E REFERENTI PER LA PREVENZIONE E SICUREZZA DEI DIPARTIMENTI Modulo M3.1 Concetti di rischio, danno, prevenzione e protezione, valutazione dei rischi: proposte metodologiche, criteri e strumenti MISURE GENERALI DI TUTELA
concetti base e approccio operativo di riferimento
Stefano Grimaz
Docente di Sicurezza e Protezione Ambientale – Facoltà Ingegneria
Direttore Centro studi e ricerche SPRINT
Università degli Studi di Udine
 Struttura dell’intervento
CONCETTI BASE E MISURE GENERALI DI TUTELA
I
INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA E INTRODUZIONE AD UN APPPROCCIO METODOLOGICO‐OPERATIVO
II
L’APPROCCIO COMUNITARIO
prof. ing. Stefano Grimaz – Centro studi e ricerche SPRINT ‐Università di Udine
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 Le osservazioni Università di Udine
metafora dell’iceberg
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 Situazioni pericolose
potrebbe accadere che…
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 Incidenti
Università di Udine
Quasi infortuni…
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 La tematica
VALUTAZIONE DEI RISCHI E MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE: CONCETTI BASE E STRUMENTI OPERATIVI
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 Il problema
La domande
Attività lavorativa
RISCHI?
individuazione?
valutazione?
gestione?
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 La genesi del danno
schema concettuale
IL DANNO DERIVA DALL’INTERAZIONE TRA
UN AGENTE AVVERSO CON UN VALORE ESPOSTO
Agente avverso
Bersaglio
Valore esposto
INTERAZIONE
IMPATTO/INTERAZIONE
Livello non
tollerabile
IMPATTO/INTERAZIONE
DANNO
Livello
accettabile
ASSENZA DI DANNO
Il RISCHIO misura il DANNO ATTESO
(focus sulle conseguenze)
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 Il processo di generazione del danno
lo schema PFGD
PROCESSO FONDAMENTALE DI GENERAZIONE DEL DANNO
attivazione
sviluppo
agenti
avversi
barriera
attenuatore
SCENARIO
predisposizione
contesto
impatto
interazione
via di
interazione
SORGENTE
( FONTE)
EVENTO
AVVERSO
GENERAZIONE
TRASMISSIONE
EFFETTI AVVERSI
EFFETTI AVVERSI
DANNO
RICETTORE
(BERSAGLIO)
t
Grimaz S. 2008
L’esposizione agli agenti avversi può essere:
passiva
attiva
Le sorgenti e i ricettori possono essere: i ricettori possono essere: statici o mobili
interni od esterni
animati o inanimati

Le condizioni avverse possono essere: croniche (persistenti, prolungate, ripetute)
acute (immediate, rapide)
persone
beni materiali
ambiente
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 Riconoscimento e valutazione
casi studio
?
?
?
?
?
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 Riconoscimento e valutazione
“maschersi”
?
?
?
?
?
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 Riconoscimento e valutazione
casi studio
?
?
?
?
?
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 Misure di prevenzione e protezione
schema concettuale
Misure di prevenzione
Misure di protezione
Cosa si può fare prima dell’evento
Cosa si può fare durante e dopo l’evento
deviazione/cattura effetti
riduzione condizioni contesto favorevole
limitazione
quantità
limitazione
sviluppo
CCF
riduzione
pericolosità
intrinseca
confinamento effetti
riduzione
attivabilità
predisposizione attivazione
attenuazione effetti
sviluppo
agenti
avversi
barriera
attenuatore
impatto/interazione
DANNO
FONTE
EVENTO
AVVERSO
DPC
DPI
Precauzioni
Preparazione
BERSAGLIO
(valori esposti)
allontanamento bersaglio
riparo
contrasto
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 Dispositivi di protezione Protezioni (schermi)
Schermi mobili
protezione collettiva
Protezioni (carter)
Involucri insonorizzanti
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 Dispositivi di protezione protezione collettiva
Aspirazione localizzata
cappa
Impianto aspirazione
Cabina verniciatura
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 Dispositivi di protezione protezione individuale
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 Dispositivi di protezione Università di Udine
etichette e pittogrammi
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 Dispositivi di protezione protezione individuale
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 Dispositivi di protezione Università di Udine
protezione individuale
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 Dispositivi di protezione protezione individuale
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 Dispositivi di protezione Università di Udine
protezione individuale
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 Dispositivi di protezione protezione individuale
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 Dispositivi di protezione protezione individuale
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 Attività di prevenzione
condizioni
Per evitare che il lavoro abbia conseguenze negative
sulla integrità fisica e sulla salute del lavoratore
CONDIZIONI MATERIALI
CONDIZIONI AMBIENTALI
CONDIZIONI PSICO‐SOCIALI
CONDIZIONI ORGANIZZATIVE
devono possedere determinate caratteristiche minime
per ottenerle:
bisogna porre in atto un programma di azioni finalizzate alla tutela
della salute e sicurezza dei lavoratori che deve essere mantenuto costantemente attivo e adeguato
ATTIVITÀ DI PREVENZIONE
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 La tematica
Il PFGD: approccio sottinteso dall’impostazione Europea
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 Misure generali di tutela
Art. 15 D.Lgs. 81/08
1. Le misure generali per la protezione della salute e per la sicurezza dei lavoratori sono:
a) valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza; b) programmazione della prevenzione mirando ad un complesso che integra in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive ed organizzative dell'azienda nonché l'influenza dei fattori dell'ambiente di lavoro; c) eliminazione dei rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e, ove ciò non è possibile, loro riduzione al minimo; d) rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo; e) riduzione dei rischi alla fonte; f) sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso; g) limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio; h) utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici, sui luoghi di lavoro; i) priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; l) controllo sanitario dei lavoratori in funzione dei rischi specifici; m) allontanamento del lavoratore dall'esposizione a rischio, per motivi sanitari inerenti la sua persona; n) informazione e formazione adeguate per i lavoratore;
o) informazione e formazione adeguate per i dirigenti e i preposti;
p) informazione e formazione adeguate per i rappresentati dei lavoratori:
q) istruzioni adeguate ai lavoratori;
r) partecipazione e consultazione dei lavoratori;
s) partecipazione e consultazione dei rappresentante dei lavoratori per la sicurezza t) programmazione della misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso
l’adozione di codici di condotta e di buone prassi
u) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo
grave e immediato
v) uso di segnali di avvertimento e di sicurezza
z) regolare manutenzione di ambienti attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alle ìndicazioni dei fabbricanti
sono direttamente riconducibili al PFGD
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 Etichettatura sostanze pericolose Direttiva 67/548/CEE
nuovo regolamento
Regolamento 1272/2008/CE (CLP)
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 Nuova etichettatura sostanze modifiche
GSH – Global Harmonization System of Classification and Labelling of Chemicals
Pericoli fisici
Pericoli per la salute
Pericolo per l’ambiente
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 Nuova etichettatura sostanze modifiche
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 Nuova etichettatura sostanze modifiche
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 Nuova etichettatura sostanze Direttiva 67/548/CEE
PFGD ‐ ulteriori conferme
Regolamento 1272/2008/CE (CLP)
Hazard statements
Indicazioni di pericolo
Frasi H
H2 00 Pericolo fisico
H3 00 Pericolo per la salute
H4 00 Pericolo per l’ambiente
Frasi di rischio
Frasi R
Consigli di sicurezza
Frasi S
Precautionary statements
Consigli di prudenza‐prevenzione P1 00 Generale
P2 00 Prevenzione
P3 00 Risposta/reazione
P4 00 Immagazzinamento
P5 00 Smaltimento
Frasi P
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 Nuova etichettatura sostanze PFGD ‐ ulteriori conferme
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 La tematica
LA “MISURA” DEL RISCHIO
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 Gli indici di rischio
metodo pxM
scenari
A
B
C
D
modelli/metodi di misura del rischio
stimatore complessivo del livello di rischio
scala di priorità
1
sB
2
3
sC
sA
sD
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 Gli indici di rischio
metodo pxM
Il modello più largamente utilizzato
Indice di rischio R = p x M
p ‐ PROBABILITÀ
Scala del rischio
4
4
8
12
16
3
3
6
9
12
2
2
4
6
8
1
1
2
3
4
1
2
3
4
16
12
9
8
6
4
3
2
1
M ‐ CONSEGUENZE
Probabilità 1 = improbabile
2 = possibile
3 = probabile
4 = inevitabile
Conseguenze
1 = molto gravi
2 = gravi
3 = significative
4 = lievi
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 Priorità di intervento
metodo INAIL
Metodo delle aree di entità del rischio
Il numero associato alle aree può essere interpretato come una sorta di:
indice di priorità (o indice di attenzione)
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 Classificazione del rischio
Orientamenti CEE
Orientamenti CEE sulla valutazione dei rischi sul lavoro in applicazione della direttiva 89/391/CEE
Integrati dalle indicazioni Linee Guida Coordinamento Regioni Province Autonome
Vanno considerate le dimensioni possibili del danno derivante da un determinato rischio, in termini di una gamma di conseguenze (lesioni e/o disturbi lievi rapidamente reversibili, lesioni o disturbi di modesta entità, lesioni o patologie gravi, incidente mortale). Nel contempo va stimata la probabilità di accadimento di danni (lesioni, disturbi, patologie) secondo un livello di probabilità che può essere espresso con giudizi di gravità in scala crescente.
Può essere utile adottare semplici stimatori del rischio complessivo, che tengano contemporaneamente conto di probabilità e gravità degli effetti dannosi; l’adozione di simili criteri di classificazione può risultare utile al fine della programmazione degli interventi, seguendo una scala di priorità.
danno/patologia
lieve
danno/patologia
modesta
danno/patologia
grave
improbabile
+
++
+++
poco probabile
++
+++
++++
probabile
+++
++++
+++++
L’incidente con rischio di conseguenze mortali, anche se improbabile, va considerato come priorità nella programmazione delle misure di prevenzione.
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 Stimatori di rischio
warnings
Orientamenti CEE sulla valutazione dei rischi sul lavoro in applicazione della direttiva 89/391/CEE
Integrati dalle indicazioni Linee Guida Coordinamento Regioni Province Autonome
N.B. Dev’essere preso in considerazione il danno più grave che può essere associato al rischio in esame; a tale fine non può essere utilizzato il solo dato statistico aziendale che mostra un basso numero di incidenti e/o patologie ovvero una loro modesta gravità: di per sé tale dato non autorizza ad adottare misure di sicurezza meno restrittive. Di contro particolarmente utile sarà la valorizzazione dell’informazione su tipologie di infortuni che si ripetono con dinamica analoga e di segnalazioni di disturbi riscontrati in gruppi omogenei di lavoratori. Va peraltro ricordato che nell'igiene del lavoro questa metodologia valutativa presenta molte difficoltà applicative, in quanto non sempre è agevole attribuire valori significativi ai due parametri di riferimento: "probabilità di accadimento" e "gravità degli effetti". In tali casi, quindi, è consigliabile adottare le misure più cautelative.
Valutare il rischio non è “dare i numeri” ma innanzitutto aver capito il problema
‐ in termini di criticità delle possibili conseguenze
‐ in termini di cause e dinamiche di generazione del danno per intravedere le possibili soluzioni
“definire una scala relativa” delle criticità serve per stabilire le priorità di intervento
(sono preferibili le scale che non “confondono”casi che vanno considerati come differenti)
diffidare delle valutazioni completamente “affidate” ai software
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 La tematica
IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
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 Risolvere un problema
schema di riferimento
PROBLEMA
OBIETTIVO
INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA
ANALISI DEL PROBLEMA
VALUTAZIONI DI SINTESI
INDIVIDUAZIONE DEL DA FARSI
PROGETTAZIONE DELLE AZIONI
PROGRAMMAZIONE DELL’ATTUAZIONE
ASSEGNAZIONE COMPITI STRUMENTI E RISORSE
ATTUAZIONE
VERIFICA RISULTATI
NO OK
OK
OBIETTIVO CENTRATO
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 RISOLVERE UN PROBLEMA
il problema sicurezza
PROBLEMA
OBIETTIVO
Tutela salute e sicurezza
sul lavoro
INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA
Art.17
ANALISI DEL PROBLEMA
PROCESSO DOCUMENTATO
Valutazione dei rischi
VALUTAZIONI DI SINTESI
Individuazione misure prevenzione e protezione
INDIVIDUAZIONE DEL DA FARSI
PROGETTAZIONE DELLE AZIONI
Piano di gestione della
sicurezza
PROGRAMMAZIONE DELL’ATTUAZIONE
ASSEGNAZIONE COMPITI STRUMENTI E RISORSE
ATTUAZIONE
Gestione del rischio
DOCUMENTO
Safety audit
VERIFICA RISULTATI
Art.28
NO OK
OK
OBIETTIVO CENTRATO
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 Il “DVR”
uno strumento di gestione
DATORE DI LAVORO
Servizio prevenzione e protezione
Informazioni sulla natura dei rischi
Individuazione fattori rischio
Valutazione rischio
DIRIGENTI
PREPOSTI
LAVORATORI
“DVR”
Relazione
sulla/e valutazione/i
dei rischi
Individuazione possibili
soluzioni
analisi e valutazione rischi
misure proposte
Documentazione
attività di cui ai
compiti
dell’art.33 del
D.Lgs. 81/08
Documento
ex.art.28
D.Lgs. 81/08
procedure proposte
(gestione e controllo)
RLS
consultazione
decisioni
Criteri di valutazione
e motivazione delle scelte
Misure definite
e programmate
(tempi e modi)
per il miglioramento
(anche transitori)
Attribuzioni competenze
Casi particolari
Documento Programmatico della Gestione della Sicurezza in Azienda non è “solo” un documento
di valutazione dei rischi
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 Le situazioni potenziali di rischio
L’approccio UniUD
PFGD
Attività lavorativa

“operatore di prova”
(in condizioni standard)
scenario e contesto rappresentativo
SITUAZIONI POTENZIALI DI RISCHIO
(circostanza di rischio)
Schede di prevenzione
Analisi e valutazione
dei rischi
Individuazione misure di prevenzione e protezione standard
Ges.Sic.A
prof. ing. Stefano Grimaz – Centro studi e ricerche SPRINT ‐Università di Udine
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!
Stefano Grimaz
Università degli Studi di Udine
Centro studi e ricerche SPRINT
[email protected]
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