Anno 6 - n°55 - 2017 - € 0,00
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La Baìo di Sampeyre
FIMU 2017 a Belfort
Championnat de Bretagne,
de musique et de danse traditionnelles
Celtic Connections 2017
Samurai
Motion Trio
Novità discografiche
Sommario
n. 55 - 2017
Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu
—04
04
Festival La zampogna
a Maranola
—26
26
Il FIMU a Belfort
—33
33
Soapkills, Lula Pena,
Gigi Biolcati,
Frank Cusumano
—10
10
La Baìo di Sampeyre
e dei paesi limitrofi
—28
28
Dalla Polonia:
Motion Trio
—34
34
Acid Arab, Flame Parade,
Djamnolulù swing band,
Gabriella Lucia Grasso
—18
18
Championnat de Bretagne
de musique et danse trad
—30
30
I Samurai
della fisarmonica
—35
35
Loreena McKennitt,
Tizio Bononcini
24
I 50 anni dei Fairport
al Celtic Connections
—32
32
Zampogneria, Micrologus,
Paolo Gerbella,
Erodoto project
Interviste
Recensioni
—24
Eventi
Cronaca
Argomenti
di Loris Böhm
S
iamo arrivati a Pasqua, archiviamo dunque zampogne e ciaramelle e riprendiamo a seguire i
concerti “random”, parliamo di novità
discografiche (non sono molte in verità quelle che ci arrivano in sede), e
diamo uno sguardo a come si annuncia questo 2017 appena iniziato.
Questo nostro lungo periodo di
pausa, come avrete letto sul sito internet, ha una spiegazione ben precisa:
la consapevolezza di non poter continuare a pubblicare Lineatrad in veste
mensile, con gli attuali presupposti,
ormai ampiamente verificati.
Inutile è a questo punto ricordare per
l’ennesima volta i motivi che ci hanno
portato a questa drastica decisione:
per farla breve manca da parte dei
lettori e appassionati quel proselitismo
che di norma è fondamentale per garantire a un media una costante crescita e sviluppo. Non pretendo di attivare una sottoscrizione in denaro, l’ennesimo crowdfunding che serve solo a
mascherare i problemi, non a risolverli,
ma far capire ai lettori una volta per
22
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tutte che se si vuol far sopravvivere
una fonte di informazione autorevole,
bisogna impegnarsi in qualche modo
in prima persona.
Capisco che sono tempi brutti, che la
crisi ha svuotato la fiducia degli italiani,
che la recessione ha svuotato i conti
in banca... ma per contro, lo svuotamento non dovrebbe riguardare anche la materia grigia: fare di necessità
virtù, aguzzare l’ingegno, nei momenti
difficili, dovrebbe essere non solo auspicabile, ma obbligatorio, se si vuole
sopravvivere. Allora per quale motivo il
cittadino deve riversare tutta la sua esistenza sui social network, che, come
affermano ogni giorno i più rinomati
studiosi, altro non sono che “amplificatori” del malessere sociale? Altro
non sono che “cassa di risonanza” per
esaltati, maniaci, addirittura terroristi?
Come si fa a discernere l’informazione corretta da quella fasulla o delirante su facebook? Neologismi come
“cyber bullismo”, non vorremmo che
fossero mai nati, oltre alle classiche
“bufale”, eppure in molti considerano
Womex 2017
Editoriale
facebook un mezzo imprescindibile
per divulgare e leggere notizie, addirittura indispensabile per ampliare il proprio giro di conoscenze e affari.
Se la quantità fine a se stessa va a discapito della qualità (e attendibilità), significa che è sbagliato tutto il sistema,
significa che noi di Lineatrad non abbiamo la forza ne’ i mezzi per competere con questi colossi multinazionali,
e siamo destinati a sparire o diventare
semplici blog come ne esistono a migliaia. Spiacenti: Lineatrad non avrà
mai la caratteristica di un blog: o ci
consideriamo “rivista informatica” oppure game-over e tutti a casa!
Leggete Lineatrad ancora una volta,
che forse sarà l’ultima; perché noi fino
all’ultima riga dell’ultima pagina abbiamo una presunzione di qualità.
Ora chiudo il discorso e passo la
palla a voi lettori: sta a voi decidere
del vostro futuro e del nostro... perché
il futuro non è stato ancora scritto, lo
possiamo modificare in qualsiasi momento, basta un rimpianto, basta una
consapevolezza acquisita. ❖
Lineatrad Television è realizzata sulla piattaforma
La lettura è realizzata sulla piattaforma
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ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE
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Lineatrad con il:
riprende a gennaio, ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30
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le trovi in esclusiva sull’app:
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ANNO 6 - N. 55 - 2017
via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova
Direttore Editoriale:
Loris Böhm - [email protected]
Consulente alla Direzione:
Giovanni Floreani - [email protected]
Responsabile Immagine e Marketing:
Annamaria Parodi - [email protected]
Responsabile Ufficio Stampa:
Agostino Roncallo - [email protected]
Hanno collaborato in questo numero:
Giustino Soldano, Muriel LeNy,
Giordano Dall’Armellina,
Marcello De Dominicis
Pubblicazione in formato esclusivamente
digitale a distribuzione gratuita
completamente priva di pubblicità.
Esente da registrazione in Tribunale
(Decreto legislativo n. 70/2003,
articolo 7, comma 3)
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Cronaca
FESTIVAL “LA ZAMPOGNA” 2017
CRONACA VIDEO COMPLETA
SU LINEATRAD TELEVISION
XXIV Edizione
14 – 15 gennaio 2017 - Maranola (LT)
di Loris Böhm
G
Ambrogio Sparagna arringa il pubblico in conferenza: tutto comincia da qui...
Zampognari in attesa di partire per la processione
da piazza Ricca alla Torre
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rande impegno organizzativo quello prodotto dal connubio di Erasmo Treglia con
Ambrogio Sparagna, per dar vita
a questo ventiquattresimo Festival
della Zampogna di Maranola. Nonostante i continui “allerta meteo”,
sempre più allarmanti e concitati,
gli organizzatori hanno messo in
campo tanta buona volontà e tanta
propaganda, anche con il nostro
aiuto, per richiamare appassionati
da tutta Italia. Alla resa dei conti,
nonostante un prevedibile calo di
spettatori rispetto agli anni precedenti, il bilancio si può considerare
assolutamente positivo.
Non dimentichiamo che una
manciata di giorni dopo il termine
del festival, nel centro Italia s’è scatenata una bassa pressione mete-
orologica con lunghe e devastanti
nevicate, fino a pochi chilometri
dalla località di Maranola.
Lineatrad Television ha documentato completamente l’evento,
che adesso va in onda a rotazione
sul sito www.lineatrad.eu. Durante
le riprese tra l’altro si è dovuto affrontare anche una discreta nevicata durante la processione della
domenica mattina.
Tante sono state le cose da vedere
e ascoltare, tra esposizioni, performances, conferenze e premiazioni;
tanti sono stati gli zampognari intervenuti a questo imprescindibile
appuntamento post-natalizio. In
perfetta sinergia con i storici media-partner del festival, Blogfoolk,
ho potuto seguire e documentare
quasi tutta la manifestazione... e i
Una tappa della processione in cui i musicisti possono far vibrare le pelli in libertà... sotto lo sguardo
compiaciuto di Ambrogio Sparagna
Cronaca
Nel piazzale della Torre, ci attende un variopinto mercatino di strumenti e compact: un’occasione
unica per ammirare e acquistare strumenti artigianali unici a prezzi competitivi
ringraziamenti vanno a tutta l’organizzazione del festival, che mi ha
assistito “a tempo pieno” per tutte
le necessità, consentendomi di godere gli spettacoli durante il lavoro
di reportage.
Se proprio dobbiamo fare qualche critica all’organizzazione, il
fatto che non esistano volantini di
sorta da tenere come promemoria dei fitti appuntamenti dei due
giorni, è sicuramente un fatto negativo. Posso capire che ormai si fa
tutto sui social-network, ma sinceramente portarsi in giro un tablet
per un anziano abituato alla carta
stampata, penso sia un disagio o
una limitazione.
A onor del vero noi di Lineatrad,
in qualità di partner dell’evento,
abbiamo inserito la programmazione (almeno quella concertistica)
sull’applicativo That’s Music, sfogliabile anche con un semplice
smartphone, in definitiva molto più
facile da usare per gli appassionati
di musica.
Tornando a questa ventiquattresima edizione (anticamera del
quarto di secolo che, come dice
lo stesso Ambrogio Sparagna, sarà
degnamente festeggiato l’anno
prossimo), il focus è stato individuato nei strumenti musicali costruiti con metalli e pietre, per cui
campanacci, sistri, triangoli, scacciapensieri e pietre sonore: un seminario con proiezione video, si
è svolto in apertura del festival, a
cura dell’Archivio Aurunco. Un bel
documentario sulla liuteria meccanica rotabile, ancora in versione
“beta”, che stiamo trasmettendo
integralmente su Lineatrad Television, ha chiuso l’incontro al Centro
Studi De Santis.
Ci siamo trasferiti poi alla chiesa
di San Luca per il concerto serale
“Zampognari & Musicanti”, animato dai gruppi “Radici popolari”,
“Enerbia”, “Zampogneria Fiumerapido” e dai “Zampognari di
Maranola”. L’ottima acustica e la
calorosa partecipazione del pubblico hanno decretato il successo
della serata. Prima e dopo questo
evento, nel piazzale della Torre
Cajetani, si è svolta la “Festa Saporita”, come dice il titolo una degustazione di prodotti tipici a prezzi
estremamente contenuti, allietati
da canti e balli spontanei. Purtroppo, essendo uno stakanovista
del giornalismo intento a documen-
Campanacci: monumento-icona del festival 2017
tare e dialogare con i tanti colleghi
presenti, ho potuto assaggiare ben
poco... sono arrivato troppo tardi e i
voraci musicofili avevano già svuotato i pentoloni. Poco male: con gli
amici della Zampogneria Fiumerapido abbiamo organizzato un’automobile per cenare in pizzeria a
Formia.
Un sabato davvero intenso, finito
alle ore piccole, ma carico di bei
ricordi. Le allarmistiche previsioni
del tempo finora non ci hanno azzeccato, per fortuna.
La mattina successiva, dopo
un’ottima colazione nell’unico bar
del paese, ci vede raccolti alle 10 in
Piazza Ricca per la consueta processione cittadina, con tappe gastronomiche, a salire fino alla Torre.
Il tempo è molto minaccioso, ma
non spaventa i numerosi appassionati intervenuti. Ecco che arrivano
i zampognari, sotto il vigile e autoritario controllo di Ambrogio Spa-
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Cronaca
Il gruppo Enerbia, con un repertorio delle 4 province, inaugura il festival alla grande, in una chiesa di
San Luca affollatissima
Il virtuoso di musette e sordellina belga JeanPierre Van Hees
ragna, anche qui sommo Maestro
Concertatore, come lo è stato alla
Notte della Taranta.
Tutto si svolge in perfetto orario,
nel turbinio delle foto-telecamere,
nel turbinio dei musici canterini,
nel turbinio dei fedeli in processione... e nel turbinio della neve
che cominciava a fioccare con insistenza! Non si poteva proprio dire
di essere al caldo e all’asciutto...
ma con stoicità ed estrema gioia,
ben rifocillati dalle bevande calde
e dai tanti dolci offerti nei punti di
ristoro, attorniati da un suggestivo
scampanellio e una onirica nuvola bianca incombente dal cielo,
abbiamo assistito al piazzale della
Madonna degli Zampognari, ai
canti votivi e alle Voci del Trebbia di
Maddalena Scagnelli. Nel piazzale
della Torre infine ci attendevano gli
stands della mostra-mercato. Naturalmente gli strumenti in vendita
esposti riguardavano prevalentemente ance e tamburelli, oltre ai
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campanacci. I pentoloni con le
zuppe tipiche erano ben pieni, allora nessun problema a soddisfare
ogni desiderio culinario represso la
sera prima.
Il pomeriggio domenicale offriva
un’alternativa: seminari di studio o
concerti.
Ho optato per un sondaggio seminaristico dal virtuoso di musette
e sordellina belga Jean-Pierre Van
Hees, che con un interprete e una
esaustiva proiezione di diapositive
ha raccontato la storia di questi
due straordinari strumenti popolari, poi di corsa per assistere alle
È la volta di Zampogneria Fiumerapido con ospite d’eccezione Susana Seivane
Cronaca
Una sorpresa davvero gradita, il coro della scuola Dante Alighieri di Maranola diretta da Sparagna
premiazioni e ai concerti del pomeriggio alla chiesa di San Luca
con lieto finale il coro della scuola
Dante Alighieri di Maranola diretto
da Ambrogio Sparagna.
Neanche il tempo di riprendersi
che alle 18 alla chiesa SS. Annunziata abbiamo il Gran Concerto “Il
bordone sonoro”: una sarabanda
di esibizioni degli artisti presenti
nel festival, nella quale ci fa piacere
ricordare il premio “Giovani Musicisti”, a cura di ACEP-Unemia, per
i fratelli Federico e Noemi Conti di
Esperia (Frosinone), e Christian
e Irene Di Marco di Montesilvano
(Pescara), e naturalmente il premio Speciale Artista “La Zampogna
Il pubblico (considerato scarso dagli organizzatori!): si nota Ciro De Rosa di Blogfoolk
2017” a Giovanna Marini (assente
per indisposizione) e la famiglia
Seivane, a cui dedichiamo la copertina di questo numero Lineatrad, mentre sono “incorniciati” nel
vero senso della parola, dai fotografi di Maranola.
Questi giovanissimi artisti italiani,
dai quattordici anni in su, hanno
davvero dimostrato un’abilità incredibile, dimostrando di fatto di
avere una carriera predestinata. In
contrapposizione i premi “alla carriera”, per meriti acquisiti, di due
personaggi che non hanno bisogno
di presentazioni: Giovanna Marini
e Susana Seivane in compagnia di
suo padre Álvaro.
Da notare l’esibizione di arte
campanaria di Don Francesco
Ferro e il set finale di canti della
scuola Dante Alighieri accompagnata dall’organetto di Ambrogio
Sparagna, che ha salutato il numerosissimo pubblico. Nonostante
le lamentele degli organizzatori
sull’effetto negativo degli allarmi
meteo, che hanno ridotto il numero
di spettatori di quest’anno, mi sento
di affermare che in chiesa erano
occupati tutti i posti a disposizione,
e molta gente era rimasta in piedi,
L’arte campanaria di don Francesco Ferro
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Cronaca
Susana Seivane in compagnia di suo padre Álvaro, nell’esibizione clou del festival: artigiani liutai e suonatori nella tradizione galiziana
per cui tutto sommato, se non altro
per questioni di sicurezza e vivibilità, è meglio che non ci sia stata la
folla oceanica degli anni addietro:
lo spettacolo è stato recepito e gradito maggiormente da parte di tutti.
L’appuntamento per l’anno prossimo, che sarà celebrativo, come
si è discusso durante la riunione di
sabato, è da valutare in tre periodi:
a inizio dicembre, nel periodo attuale, oppure addirittura a febbraio,
in concomitanza con il Carnevale.
Tutto questo per evitare il culmine
della brutta stagione e le conseguenti difficoltà organizzative.
Noi di Lineatrad, che ormai siamo
media-partner convinti, staremo
con le antenne puntate e ci prepareremo in anticipo per quella che
sarà l’edizione del quarto di secolo... tutta da vedere ed ascoltare,
indubbiamente. ❖
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Per finire un “quadro” che simboleggia nel migliore dei modi questo festival: un momento magico
degno di una copertina Lineatrad!
Eventi
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Cronaca
LA BAÌO DI SAMPEYRE
E DEI PAESI LIMITROFI
12-19-23 febbraio 2017
Dal nostro inviato Giordano Dall’Armellina
B
aìo! Il grido di libertà, spesso
gridato dai figuranti durante
la festa delle valli occitane
italiane, è risuonato più volte, così
come sempre nel passato, nei variopinti cortei. L’ultima volta fu cinque anni fa e quest’anno ha avuto
ancora più partecipanti.
Ma qual’è l’origine di questa festa o
celebrazione?
Secondo ricostruzioni storiche
che ci sono state illustrate durante
un incontro al Museo Etnografico
di Sampeyre da Alfredo Philip, uno
dei responsabili del museo, già un
paio di secoli prima dell’anno mille
si sarebbero riscontrate tracce di
questa festa che all’origine, come
quasi sempre nelle tradizioni popolari contadine europee, erano riti
propiziatori per scacciare l’inverno
e accogliere la primavera. Con l’invasione dei Saraceni (torneremo
dopo su questo aspetto) poco prima
dell’anno mille e la difesa dei valligiani che sconfissero gli invasori, si
è sovrapposta la cacciata dell’inverno con la cacciata dei Saraceni.
E’ tuttavia una festa dell’armonia
ritrovata in cui la gente si incontra
e si riconosce nei valori comuni.
Ultimamente la si organizza ogni
cinque anni ma nel passato (fino a
prima della seconda guerra mondiale) le date variavano e potevano
passare anche dieci anni prima
che se ne organizzasse una nuova.
Molto dipendeva dalle disponibilità
economiche di chi se la sentiva di
organizzarla. Costui infatti, nel passato, arrivava persino a vendere
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Cronaca
A
una vacca (animale di gran valore
per i contadini) per avere i denari
per sostenere le spese e non sempre c’era qualcuno disponibile.
Tuttavia no vi è una sola Baìa
(abbreviazione di Abbadia o Badia, congregazioni giovanili tardo
medievali che avevano lo scopo
di organizzare le feste), ma di solito quattro con l’eccezione di
quest’anno che sono state cinque
B
A
con l’aggiunta di un altro paese,
Becetto, che dopo decine di anni
che non la faceva più, si è riorganizzata per proporne una. Sono
tutti paesi vicino a Sampeyre dove
si svolge la Baìo principale e dove
convergono anche le altre.
C
La festa si svolge in tre fasi che
coinvolgono le due domeniche
prima del Carnevale e il giovedì
grasso. Nella prima la Baìo di Colchesio fa visita a quella di Sampeyre. Durante l’incontro gli Abà,
ovvero i capi della festa, si salutano incrociando le spade. Nella
seconda domenica tutte le Baìe
convergono a Sampeyre. Infine il
giovedì grasso le Baìe giudicano il
proprio tesoriere che è accusato di
furto ai danni della comunità. Tuttavia le sentenze non sono tutte
uguali, dipendono dalle comunità.
Tutti i partecipanti hanno i propri
costumi e un proprio ruolo ben definito e se non si è del posto risulta
piuttosto complicato districarsi fra
i vari personaggi e le loro funzioni.
Vediamo di semplificare al massimo indicando solo le figure principali o più caratteristiche che potete riconoscere nelle foto. Molti
hanno attaccati ai vestiti i cosiddetti
bindel, nastri di seta multicolori
preziosissimi e gelosamente custoditi dai valligiani che misurano
la ricchezza individuale anche dal
numero di bindel posseduti.
Cominciamo dagli ABÀ, (fig.1)
comandanti supremi e indiscussi
della Baìo. Rappresentano i capipopolo che guidarono la rivolta
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Cronaca
D
contro i Saraceni. Durante la Baìo,
e già anche prima, a Sampeyre gli
Abà assumono un prestigio notevole e conquistano il rispetto di
tutti: sono loro che hanno sulle
spalle tutta la responsabilità della
festa (erano loro che nel passato
dovevano vendere una vacca). Solo
nel capoluogo uno dei due Abà è
una specie di “primus inter pares”
e assume la carica di Aba Majour
(Abà maggiore) (fig.3).
In teoria sarebbe proprio il “Majou” il capo supremo di tutte le
E
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quattro Baìe (e sulla feluca non
porta la “A” ma la “M”).
CAVALÌE (cavalieri) presenti solo
nelle Baìe di Sampeyre e Calchesio. Per la tradizione rappresentano la milizia a cavallo dell’esercito
valligiano che cacciò gli invasori;
indossano uniformi verdi a Calchesio, nere a Sampeyre.
SERAZÌNE: Dovrebbero essere
delle bambine ma nelle Baìe non
sono ammesse le femmine e allora
sono interpretate da giovanissimi
maschietti. Agitano ininterrottamente dei fazzoletti: secondo la
tradizione segnalavano alle milizie
locali i movimenti dei Saraceni.
SEGNOURINE: (fig.4) anche queste sono interpretate da giovani uomini in quanto la Baìo è interdetta
alle donne. Possono sfilare dopo lo
scampato pericolo rappresentato
dai Saraceni.
SAPEUR (zappatori): (fig.5) altro
corpo della milizia valligiana. Durante le sfilate della Baìo, i Sapeur,
che sono presenti in tutti i cortei,
spaccano a colpi d’ascia le barriere
lasciate, secondo la tradizione, dai
Saraceni in fuga. E’ in genere il primo
atto importante compiuto dai cortei.
MORU (mori): (fig.6) personaggi
spassosi, presenti solo nel corteo
F
del capoluogo. I mori, con le facce
dipinte di nero, si portano appresso
un asino e rappresentano i Saraceni fatti prigionieri.
GREC (Greci): (fig.7) secondo la
tradizione rappresentano i prigionieri dei Saraceni liberati dalle milizie valligiane con cui festeggiano la
ritrovata libertà. Fumano pipe dalle
forme curiose.
TURC (turchi): (fig.8) loro pure
presenti solo a Sampeyre; portano
il fez come i mori ma a differenza
di questi ultimi sarebbero invece
ex prigionieri dei Saraceni liberati
(come i Grec). Viaggiano in coppia,
uniti a due a due da una catena ai
piedi.
GLI ALUM rappresentano i capi
militari supremi: sono otto per ciascuna Baìo e seguono un rigido ordine gerarchico. Ad ogni edizione
della Baìo, in conclusione della
festa, quando escono di scena il
Segretario e il Tesoriere in carica,
vengono eletti due nuovi Alum tra
i vari membri della sfilata: cinque
anni dopo entreranno in carica col
grado minore, quello di “Tenenti”.
Tutti indossano feluche napoleoniche e sono armati di spada. Lo
Stato Maggiore di tutte le quattro
Baìo è così composto:
TENENTI (Sout-Portobandiero)
sono le “matricole” dello Stato
Maggiore: devono soprattutto imparare e non hanno molta voce in
capitolo; cinque anni dopo saranno
PORTABANDIERA e avranno l’onore
di reggere la gloriosa bandiera della
Baìo (ogni Baìo ne ha una propria)
e alla fine della festa sono pronti
per salire al massimo potere, quello
detenuto dagli Abà.
SEGRETARI E TEZOURÌE: (fig.9)
gli ultimi due Alum assumono due
cariche distinte: uno è il Segretario
della Baìo e custodisce il registro
ultra-centenario della festa, l’altro è
il Tesoriere che purtroppo si fa tentare dal “malloppo” e ne asporta
una parte. Contro il Tesoriere (e il
Segretario, considerato complice)
viene inscenato un pubblico processo in piazza il giovedì grasso,
che rappresenta un momento gustoso in cui l’intera comunità fa autocritica e si prende in giro da sé.
Interpretare il Tesoriere non è facile: bisogna avere doti da “attori”
e non patire la scena.
UZOUART (ussari): armati di fucili,
spade o alabarde, sono le guardie
del corpo degli Alum; a loro spetta
anche il gravoso compito di inseguire il Tesoriere fuggitivo; per cappello portano delle mitrie.
ESCARLINÌE: sono i soldati di
fanteria, detti “scampanellatori”
perché hanno addobbato a festa
le loro mazze con gli “escarlìn”, i
campanelli.
ESPOUS: coppie di sposi in festa,
personaggi, senza dubbio, tra i più
belli di tutto il corteo, piacevoli anche da interpretare perché spesso
chiamati a danzare sulle musiche
tradizionali.
I SOUNADOUR: sono la colonna
portante della Baìo, allietano il corteo e i balli per tutto il giorno e la
notte. Gli strumenti suonati nella
Baìo sono la fisarmonica, il “semitun”, il violino e il clarinetto.
LOU VIÈI E LA VIÈIO (Il vecchio e la
vecchia): (fig.11) chiudono il corteo
e hanno, fin troppo scopertamente,
un significato simbolico: non sono
solo i due anziani che fanno festa
con i giovani, rappresentano anche
Cronaca
G
la Baìo che finisce ovvero la conclusione dell’inverno. Per interpretarli bisogna essere un po’ attori.
GLI ARLEQUIN (arlecchini): (fig.2)
sono, paradossalmente, i “tutori
dell’ordine”; devono fare in modo
che gli spettatori non disturbino il
corteo e per riuscirci fanno di tutto,
compreso agitare code di scoiattolo
e topi morti (ora finti) per fare indietreggiare la folla. E’ un ruolo che
richiede attenzione e bravura. Sono
vestiti in modo grottesco e portano
appesi ai cappelli gusci di lumache. Sono personaggi che devono
incutere paura e che anticamente
erano legati a riti di morte.
Questo personaggio, che la tradizione vuole accostato a Bergamo,
dove indossa un costume multicolore, ha alle spalle una storia molto
più antica che ci arriva dal Nord
H
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13
13
Cronaca
I
ESCRIVETA
J
Europa dove il nome, poi storpiato
in Arlequin, era Halewijn.
Costui era probabilmente una
divinità dei boschi che attirava le
ragazze vergini per poi ucciderle
come sacrificio. Era dunque una
specie di spirito maligno che portava alla morte. Dal suo nome pare
derivi anche Halloween la notte degli spiriti maligni e dei morti. Tracce
di queste tradizioni pre-cristiane
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rimangono in una ballata europea
diffusa in quasi tutte le lingue europee dove la più antica raccolta
in fiammingo si chiama Herr Halewijn. Nella ballata in questione
Herr Halewijn uccide decine di
ragazze che attira nel bosco grazie
al suo richiamo erotico prima di essere decapitato dall’ultima che con
uno stratagemma riesce ad impossessarsi della sua spada e con la
Cronaca
K
stessa gli taglia la testa. Fra le centinaia di versioni europee (ne sono
state trascritte almeno 800) ricordo
quella scozzese Lady Isabel and
the Elf-Knight, quella svedese
Brun, Den Falske Riddaren, quella
francese Renaud le tueur de femmes e infine quella italiana con
diversi titoli fra i quali Un’Eroina,
L’inglesina, La Monferrina.
(I testi, con relative spiegazioni e
traduzioni, e le musiche sono tutti
presenti nel mio saggio con CD
Ballate Europee da Boccaccio a
Bob Dylan).
Passiamo adesso ai fatti storici che
hanno in parte originato questa festa:
Anche le vallate alpine, così come
altre aree geografiche dell’Europa
occidentale, conobbero la piaga
delle scorribande operate delle
I Musici
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Cronaca
Orchestra per le danze
orde saracene provenienti dalla
Provenza. Si tenga presente che i
Saraceni conquistarono la famosa
Saint-Tropez nell’ 883 e la tennero
come feudo fino al 972, quasi cento
anni! Da lì compirono incursioni in
Piemonte e Liguria e nel 935 saccheggiarono persino Genova. Le
prime incursioni dei Saraceni in
Piemonte avvennero nel 906 e 907
dove conquistarono Acqui e assediarono Tortona. E’ fra il 975 e il
980, dopo essere stati cacciati da
Saint-Tropez, che cercano di penetrare in Val Varaita dove vennero
infine sconfitti sì dai valligiani ma
con l’aiuto decisivo di Guglielmo di
Arles. La presenza dei Saraceni in
Provenza e in Liguria è testimoniata
ancora dalla toponomastica intorno
a Saint-Tropez e per esempio anche a Varigotti dove la spiaggia si
chiama tuttora Baia dei Saraceni.
Di questa presenza dei Saraceni
in Provenza e Piemonte rimane
una ballata popolare che si canta
ancora oggi sia in occitano che in
francese e piemontese.
Visto che trattiamo delle valli occitane dove ancora, vi assicuro, si
parla occitano, vediamo la versione
occitana che si chiama Escriveta
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Lou vièi e la vièio: Baìo 1935
che potete sentire in youtube dalla
splendida voce del compianto Alberto Cesa. Narra del rapimento
di una bambina da parte dei Mori
Saraceni. E’ un’occasione per vedere un testo in occitano e rendersi
conto che è una lingua bellissima
che assomiglia molto all’italiano, al
francese e al catalano.
Molto belle sono anche le versioni
in piemontese della Ciapa Rusa e
dei Tre Martelli (‘L Moru Sarasin)
mentre in francese la canta JeanFrançois Dutetre nel primo volume
di Ballades Françaises col titolo Le
Maure-Sarrasin (Nel mio saggio
Ballate Europee da Boccaccio a
Bob Dylan una approfondita analisi
dei vari testi).
La ballata, così come i racconti
delle scorrerie dei saraceni e della
vittoria dei valligiani, si sono tramandate di generazione in generazione fino a noi. Partecipare
e soprattutto capire la Baìo vuol
dire ritornare alla storia per meglio capire noi stessi e da dove
veniamo. I valligiani fanno la Baìo
per loro e ballano fra di loro con
le loro musiche. I turisti sono tollerati purché stiano al loro posto
con rispetto. E’ concesso a questi
ultimi di ballare solo quando i capi
danno il permesso. Le musiche si
protraggono fino alle luci dell’alba
in vari locali dei paesi accompagnate da cospicue libagioni...
Inutile dire che se volete ascoltare le musiche della Baìo basta
andare in youtube per trovare diversi video!
Appuntamento fra cinque anni
allora per quelli che se la sono
persa quest’anno! ❖
Cronaca
Processione
Baìo 1935
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17
17
Cronaca
CHAMPIONNAT DE BRETAGNE
DE MUSIQUE ET DE DANSE TRADITIONELLE
60 ANS 1956-2016
Gourin 2-3-4 settembre 2016
60° Anniversario
del Campionato Bretone
di musiche e danze tradizionali
di Giustino Soldano e Muriel Le Ny (foto © Giustino Soldano)
Eric Marchand
G
ourin è un comune bretone appartenente al dipartimento del Morbihan,
sede di numerose manifestazioni
culturali come esposizioni di quadri, sculture, costumi bretoni; gastronomiche come la “Fête de la
Crêpe”e musicali, come il famoso
Campionato dei suonatori e dei
danzatori di musiche e balli tradi-
1818
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Cronaca
Al centro Benjamin Le Roux e Loëiz Guillo, vincitori nella categoria giovani, tra sindaco di Gourin a sx e Georges Boutet a dx
zionali bretoni, che si tiene tutti gli
anni ai primi di settembre, nelle
strutture del Parco di Tronjoly in cui
ritrova l’omonimo Castello.
Il Campionato si svolge solitamente nell’arco di tre giorni dal
venerdì alla domenica e si articola
su una serie di concorsi suddivisi in varie categorie. Per quanto
riguarda i suonatori, la formula
tradizionale prevede: il concorso
Koz [1] con le coppie bombarda e
Da dx Éric Ollu e suo figlio Thomas vincitori nella categoria famiglie, premiati dal sindaco di Gourin
David Le Solliec
biniou, ossia la cornamusa bretone
e quello Braz[2] con le coppie bombarda e cornamusa scozzese; le
coppie sono suddivise a loro volta
in sottocategorie: giovani sotto i 20
anni; famiglie, formate da coppie di
suonatori dello stesso nucleo familiare; suonatori con età superiore
ai 20 anni. Ogni coppia deve interpretare una marcia, una melodia
e una danza tradizionali, tutte di
competenza dello stesso “terroir”.
La somma dei punteggi acquisiti
in ogni prova, determina la coppia
vincente.
C’è poi il concorso per “duo libre”
dedicato a coppie che suonano
con strumenti diversi da bombarde
e cornamuse.
Per quanto riguarda invece il
concorso dei danzatori, sono previste quattro danze differenti che
sono state sorteggiate qualche
mese prima.[3] Le danze previste in
questa edizione 2016 erano: Dañs
Plin, Gavotte du Bas Léon, Passepied de Plaintel e Avant-Deux de
St-Martin. Anche in questo caso,
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19
Cronaca
Da dx Julien Tymen e Michel Kerveillant, vincitori per il quarto anno consecutivo nella categoria Koz
Mickaël Derrien, clarinetto e Thibault Lotout, organetto, nella categoria duo libre.
Amélie Jégou e il marito Morvan
Jégou, proclamati, rispettivamente,
campionessa e campione di danze;
entrambi fanno parte del circolo di
danze di Auray: “Kevrenn Alré”.
Oltre ai concorsi, gli organizzatori,
per questo sessantesimo anniversario molto atteso, hanno programmato numerosi spettacoli molto
interessanti in collaborazione con
alcune associazioni culturali tra
cui: “Confédération War’l Leur”e
“Sonerion”, che in quest’occasione
festeggiava a sua volta il settantesimo anniversario. In cartellone
anche due fest-noz nelle serate di
sabato e domenica.
Gli spettacoli che ci sono particolarmente piaciuti sono stati quelli
di:
Venerdì 2 settembre: Cabaret serale con i gruppi “Heptafonik Trio”,
composto da Damien Mattheyses
alla bombarda, Youn Kamm al biniou e Glenn Le Merdy alle percussioni e “Bodenes-Hamon Quintet”, con Steven Bodénès (Pennsoner[5] della Bagad di Quimper)
alla bombarda, Sylvain Hamon alla
cornamusa scozzese, Rozenn Talec
al canto, Julien Le Mentec al basso e
Da sx Julien Le Mentec e Rozenn Talec
la somma dei punteggi ricevuti durante ognuna delle quattro danze,
determina un vincitore ed una vincitrice.
I trionfatori di questa sessantesima edizione del Campionato sono
stati[4]:
Benjamin Le Roux, cornamusa
scozzese e Loëiz Guillo, bombarda,
nella categoria giovani.
Éric Ollu, bombarda e suo figlio
Thomas, biniou, nella categoria famiglie.
Julien Tymen, bombarda e Michel
Kerveillant, biniou, vincitori per il
quarto anno consecutivo nella categoria Koz.
2020
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Damien Mattheyses alla bombarda, Youn Kamm al biniou
Cronaca
Danzatrici del collettivo Dañs Akademi
Foto di gruppo con al centro, col badge al collo, Claire Le Ny, segretaria coordinatrice del Championnat
Thibault Niobé alla chitarra. Lo spettacolo che si svolgeva all’interno di
un tendone denominato “Breizh
Tavarn” è stato molto interessante
e con musicisti di buonissimo livello.
Domenica 4 settembre: “[R]EvolutionS” spettacolo di musiche e
danze presentato e messo in scena
dal collettivo “Dañs Akademi”, ideato e creato dalla Confédération
War’l Leur e diretto musicalmente
da Eric Marchand, uno dei più
grandi artisti bretoni. Il collettivo è
formato da una sessantina di danzatori provenienti da vari Circoli
di danze bretoni, una dozzina di
musicisti, da alcuni coreografi, tra
cui Solenn Boënnec, che abbiamo la
fortuna di conoscere, insegnante di
danze ed esperta di cultura e costumi
bretoni, e da alcuni costumisti. Lo
spettacolo è piaciuto moltissimo
sia a noi sia al numeroso pubblico
che affollava lo spazio antistante
la scena. Abbiamo apprezzato le
diverse danze bretoni interpretate
divinamente dai vari ballerini che si
sono alternati sul parterre e la professionalità dei musicisti.
I Campionati sono stati ancora
una volta un’occasione per conoscere nuove danze, assistere a
prestazioni musicali d’alto livello e
incontrare personaggi storici della
musica bretone come Alan Stivell,
i fratelli Morvan, Jean Baron, Christian Anneix e tanti altri. ❖
1- Koz o kozh, in bretone significa vecchio.
2- Braz significa grande.
3- Vedi Lineatrad N. 47 del maggio 2016.
4- Non sono stati assegnati premi nella categoria
Braz, poiché il concorso è stato interrotto per
il decesso, per un malore improvviso, di una
spettatrice, madre di uno dei musicisti.
5- Penn-soner è il direttore musicale delle Bagad,
le tradizionali bande musicali bretoni.
Georges Boutet uno dei presidenti del Comité des Sonneurs durante il discorso commemorativo dei 60
anni di esistenza del Championnat
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Cronaca
Julien Tymen, bombarda e Michel Kerveillant, biniou, durante la prova Danze
Julien Tymen, bombarda e Michel Kerveillant, biniou, durante la prova Marce
Laurent Citérin, uno dei presidenti del Comité des Sonneurs di Gourin
Morvan Jégou e sua moglie Amélie vincitori nelle categorie maschile e femminile del campionato di
danze bretroni
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Mickaël Derrien e Thibault Lotout, vincitori nella
categoria duo libre
Cronaca
Parte del pubblico presente agli spettacoli
Tyfenn Paillou, bombarda e Enora Coeffic, cornamusa,
una delle coppie femminili partecipanti ai concorsi
Uno scorcio del Parco di Tronjoly
Un momento dello spettacolo REvolutionS
Tra i presenti nelle giornate del Championnat, anche Alan Stivell e, alla sua
sinistra i Fratelli Morvan
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Cronaca
I FAIRPORT APRONO IL LORO TOUR DEI 50 ANNI,
PRESENTANDO IL NUOVO DISCO,
AL CELTIC CONNECTIONS DI GLASGOW
di Marcello De Dominicis
Fairport Convention Landmark Presentation
F
esteggiare 50 anni è un traguardo,
davvero, prestigioso per la band
più popolare e longeva del folk britannico, quella che il Times definisce:
“Un tesoro nazionale”.
Il loro tour per onorare le nozze d’oro
con la musica comincia, proprio, a Glasgow, il 24 gennaio nella bellissima cornice dell’Old Fruitmarket di Glasgow.
Oltre a questa ricorrenza, i Fairport
propongono, per la prima volta, in concerto il nuovissimo album “50:50@50”,
quindi l’interesse, per questa esibizione, del pubblico e della stampa è
davvero altissima! Trovare i biglietti è
stata davvero un’impresa, perché nem-
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meno l’ufficio stampa del festival ne
aveva ancora, ma, con un po’ di fortuna, sono riuscito a trovare un biglietto
in galleria proprio in “Zona Cesarini”!
Il locale è gremito fino all’inverosimile, fin dalle 19,00 del pomeriggio,
pubblico attempato, ma competente,
perché in breve tempo, prima del concerto, il vinile del disco ed il prezioso
programma del tour si esauriscono in
una manciata di minuti.
Si spengono le luci e l’attesa esibizione della band viene preceduta da un
breve live dei cantautori britannici, Jez
Lowe e Steve Tilston, che ripercorrono
la loro storia musicale con un bel set
acustico in cui le armonie vocali e la
pulizia dei loro plettri incorniciano un’esibizione festosa e molto applaudita dal
pubblico!
Ma non c’è tempo da perdere, perché alle 20,30 in punto, entrano, visibilmente emozionati Simon Nicol e
compagni pronti a regalarci un grande
concerto! Pur senza i “grandi attori” che
hanno firmato le più belle pagine della
loro storia musicale, parlo dei compianti: Sandy Denny e Dave Swarbrick,
del veterano del folk britannico, Ashley
Hurchings e del magnifico chitarrista
e songwriter, Richard Thompson, l’attuale formazione dei Fairport, che dura,
ormai da quasi 20 anni, è formata da
un quintetto di ottimi strumentisti che
si difendono molto bene sia in studio
che dal vivo! Prima di cominciare con
la cronaca del concerto, vorrei proporvi
le parole che il bassista, Dave Pegg, il
membro più longevo della formazione
assieme al fondatore Simon Nicol, ha
scritto per presentare questo importante anniversario.
Ecco il testo: “Il primo disco dei Fairport in cui io ho suonato è stato “Full
House”, tanti anni fa, nel 1970. E da allora, ho suonato in tutti i lavori seguenti,
così mi permetto di dire il mio pensiero
su “50:50@50” e su questo cinquantesimo anniversario. Per quanto i Fairport siano in giro da così tanto tempo,
devo dire che non ci siamo mai riposati
sugli allori. Siamo molto orgogliosi della
nostra storia, ma abbiamo guardato
sempre avanti piuttosto che indietro,
cercando sempre di tirar fuori materiale
nuovo, nuove idee e suoni.
Crediamo che ciò si rifletta sia nelle
nostre registrazioni che nei nostri spettacoli dal vivo. Non siamo mai stati una
band da studio, siamo sempre stati in
giro a darci da fare per poter pagare i
conti che la vita ci presenta. Ecco perche abbiamo deciso che questo ultimo
album sarebbe stato composto per
metà da registrazioni dal vivo e per l’altra metà da incisioni in studio. Questo
album mostra ancora una volta la versatilità dei Fairport.
Le tracce vanno infatti dal nuovo folk
rock di molti brani a vivaci strumentali,
da graziose canzoni scritte da Chris
Leslie ad importanti collaborazioni con
mostri sacri del rock e del folk come
Robert Plant (nel nuovo cd c’è una
bella cover live del blues tradizionale,
“Jesus on the mainline) e Jaqui Mc
Shee (che interpreta la bella ballata popolare” Lady of Carlisle). Speriamo che
anche a voi faccia piacere ascoltarlo!
Dopo quarantasette anni nei Fairport
sono molto orgoglioso del livello che la
band ha saputo raggiungere in queste
cinque decadi e losono altrettanto di
questo nuovo album, il dovuto tributo
a mezzo secolo di continue costruzioni
musicali”
Debbo assolutamente scrivere che
sono completamente d’accordo con le
parole di Mister Pegg perché, in questo
concerto i Fairport hanno, immediata-
Cronaca
mente, dimostrato, fin dalle prime note
suonate, quanta voglia ci sia nel continuare a regalare, ai loro fans, nuove
pagine di bella musica!
Iniziano questo live con un omaggio
al compianto Dave Swarbrick, con il
bel traditional “Ye mariners all”, che il
grande violinista volle portare in dote
al gruppo nel lontano 1978, nell’album “Tipplers tales”, ma presente, per
lungo tempo, nel suo repertorio live con
Martin Carhty.
Lo spumeggiante strumentale che
apre il brano, manda, subito, in visibilio
il pubblico, che risponde con il battito
delle mani, per accompagnare il ritmo
dettato dall’efficace sezione ritmica del
gruppo con Dave Pegg e Gerry Conway
sugli scudi.
Pur meno efficace del grande Dave
nella parte vocale, Chris Leslie se la
cava benissimo ma dopo un’ovazione
da stadio, non c’è tempo per rilassarsi,
perché il gruppo ci regala l’esecuzione
di “Miths and heroes” dal penultimo,
omonimo cd della band. Subito dopo,
la prima grande emozione della serata
con l’esecuzione della perla “Crazy
Man Michael”, dal leggendario album
del 1969, ”Liege&Lief”, considerato il
disco folk più importante della storia
dal pubblico dei BBC Folk Award del
2006! Uno dei capolavori di quell’album è proprio questa onirica e surreale
ballata con cui gli autori Thompson e
Swarbrick, cercarono di ricreare lo stile
(a-talking) ed i contenuti delle vecchie
ballate e favole tradizionali del grande
patrimonio folclorico britannico, riuscendoci meravigliosamente! I Fairport
non cambiano una virgola dell’antico
arrangiamento della ballata, in cui sin
dall’inizio, lo struggente violino di Ric
Sanders, ci porta alla narrazione della
storia, cantata un tempo da Sandy
Denny, ora da Simon Nicol.
Il pazzo Michael, è artefice della
tragica vicenda della canzone, perché colpisce a morte la sua ragazza,
scambiandola per un corvo, che gli
aveva predetto che lei sarebbe stata
uccisa per sua mano! Il dolore del protagonista è talmente forte, che decide
di rimanere a guardia del bosco dove
è avvenuto l’omicidio e dove sono cresciuti fiori e piante nella terra bagnata
dal sangue della sua ragazza. Il brano
è perfetto… ed è uno dei punti più alti
del concerto di Glasgow! I Fairport continuano, subito dopo a ripercorrere il
loro illustre passato con il brano “Walk
awhile”, Il trascinante brano d’apertura, tratto dall’album “Full House” del
1970, è, da sempre, uno dei “cavalli
di battaglia” delle esibizioni live del
gruppo. La versione, offerta dai Fairport
in questa serata scozzese, è briosa ed
incalzante, anche se qui si sente l’assenza del suono del funambolico violino di Dave Swarbrick.
Dopo questo tributo alla loro storia, i
Fairport Convention continuano il loro
concerto, suonando i brani tratti dal loro
nuovo disco. Si susseguono, quindi,
“The Naked Higwayman”, scritta da
Steve Tilston, il ritmato strumentale di
Ric Sanders “Danny Jack Rewards”
e la delicata ballata contro la guerra
“John Condon”. Seguono altri brani,
tra cui la stupenda ballata “Hiring fair”
scritta da Ralph Mc Tell & Dave Mattacks, tratta da “Gladys leap” del 1985,
album della rinascita della band, dopo
sei anni di silenzio.
Si arriva agli ultimi brani live con la
band sempre più frizzante e solida nei
nuovi brani e nei nuovi arrangiamenti
con la nuova “Devil’s work” e per finire
con la celeberrima “murder ballads”
“Matty Groves” arrangiata in maniera
molto “hard rock”.
Il pubblico, alla fine, si alza in piedi,
batte le mani, richiama a gran voce
i suoi beniamini, …ed io tra questi,
pronto ad invocare il classico finale
di ogni concerto, il brano simbolo dei
Fairport, “Meet on the ledge” che puntualmente viene eseguita e cantata da
tutti…
Molti giornalisti scrivono che l’ultima
formazione dei Fairport Convention è
composta da onesti mestieranti, senza
più alcun fuoriclasse al suo interno.
In realtà, e questo concerto l’ha dimostrato, il gruppo è vivo, brillante e
con ottimi musicisti, talmente capaci
ed esperti che, quando li sostiene l’estro e l’ispirazione, è difficile che sbaglino il colpo.
Nicol, Leslie, Pegg, Sanders e
Conway offrono, quindi, ancora album
dignitosi, a volte ottimi, come ad esempio l’ultimo, appena pubblicato, il migliore negli ultimi venti anni. Lunga vita
ai Fairport Convention che aspettiamo,
quest’estate, in Italia! ❖
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Eventi
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Eventi
Dal 1 al 5 giugno 2017
il festival musicale internazionale universitario
31ª EDIZIONE
DEL FIMU DI BELFORT
Comunicato Stampa
dea di un festival in movimento, gratuito e ricco di sfumature.
UN RECORD DI CANDIDATURE PER
QUESTA EDIZIONE
672 formazioni provenienti da 59
paesi sono candidati a partecipare
al FIMU di Belfort 2017. Sono stati
selezionati un centinaio di gruppi.
La qualità, la coerenza e l'originalità della loro proposta artistica ha
permesso ai comitati di selezione
di offrire un programma ricco, pionieristico e ambizioso che è stato
svelato alla conferenza stampa il
31 marzo.
I direttori e i programmatori e il
team FIMU hanno prestato particolare attenzione alla qualità e
alla rappresentazione di tutti gli
stili musicali: classica, jazz, world
music, musica contemporanea e
nuova musica.
L
a città di Belfort, con il sostegno umano delle associazioni
studentesche della zona urbana, offre per la prima volta dalla
creazione del Festival, cinque
giorni di eventi con un giorno in più
per la sua 31esima edizione.
Dal primo al 5 giugno, centinaia
di studenti e gruppi composti da
musicisti amatoriali provenienti da
30 diversi paesi - farà immergere
nell'unicità del loro universo artistico gli attesi 90.000 festivalieri.
NEL 2017 FOCUS SULLA TROMBA
La tromba subentrerà al basso
per questa trentunesima edizione.
Usato in tutto il mondo, questo
strumento iconico del jazz si riflette
in innumerevoli stili musicali, sia in
formazioni classiche, attraverso la
world music o la musica moderna.
I trombettisti offrono infinite possibilità. Il festival si concentrerà sulla
presentazione al pubblico delle
molteplici sfaccettature di questo
strumento attraverso la sua programmazione e le varie attività.
IL FIMU… A DOMICILIO
Quest'anno, il FIMU propone alle
famiglie di Belfort di accogliere in
casa propria i membri dei gruppi
musicali. Questi incontri inaspettati contribuiscono a rafforzare lo
scambio interculturale e intergenerazionale: un nuovo modo di vivere
e di essere suonatore nel FIMU. ❖
PANORAMA 2017
La tromba è già viva visivamente
al FIMU 2017 proposto dagli artisti
Axelle e Barbee, dello Studio Sauvage, studio di design serigrafia
della Franca-Contea.
Artisti completi, hanno ideato i
manifesti dei concerti, opuscoli,
programmi, volantini.
Per questa trentunesima edizione,
la loro ricerca si è concentrata sull'i-
Informazioni:
Mathilde ARMANSIN / 03 84 54 25 88 /
[email protected]
ISCRIZIONI fino al 12 maggio
su www.fimu.com/benevole
Informazioni: Laura LETANG, / 03 84 54 25 82 /
[email protected]
IL FIMU BELFORT 2017 È…
5 giorni di festival, 300 volontari, 90.000 spettatori previsti, 672 candidature musicali, più di
100 formazioni musicali, 2.000 musicisti, 200
concerti gratuiti, 30 paesi rappresentati
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Argomenti
DALLA POLONIA:
MOTION TRIO
Comunicato stampa Geo Music
L’
innovativo trio di fisarmoniche polacco fondato nel
1996 ha in un certo senso
cambiato i connotati con cui siamo
soliti riconoscere questo strumento. Sei mani che sanno creare
timbriche realmente coinvolgenti
e non di rado sorprendenti. Gran
parte della musica di questo ‘Infernale Trio’ è magistralmente scritta
da Janusz Wojtarowicz. L’avanguardistico suono mette insieme
pezzi di musica minimale, jazz e
rock riconducendoli alla Nozione
del Movimento: per ridefinire la fisarmonica ed esplorare paesaggi
sonori apparentemente tanto lontani dalle esperienze cui ci ha abituato la tastiera ‘a vento’. I tre energetici suonatori fanno tutto ciò su
basi strettamente acustiche, senza
campionamenti o effetti che non
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fanno certo parte della loro concezione sonora.
“Altri strumenti come il violino,
la chitarra e il piano sono già stati
esaustivamente esplorati in ogni
maniera, e a questo punto poco di
veramente nuovo può essere realmente realizzato con essi. Tutt’altra cosa invece con la fisarmonica, che da qualche anno viene
scoperta gradualmente e suonata
con intenti sperimentali. I tradizionalisti della fisa hanno esaurito
le proprie idee, e il nostro scopo
è di trarre dalla fisarmonica note
mai sentite prima, per sviluppare
forme e suoni completamente
nuovi e trasferirli sia su CD che,
naturalmente, nelle esibizioni dal
vivo.” Janusz Wojtarowicz
Nel 2000 il Motion Trio ha vinto il
primo premio nella categoria ‘Trio’
e il ‘Grand Prix’’al quarto concorso
internazionale di musica contemporanea di Cracovia intitolato a
Krzysztof Penderecki. Lo stesso
anno la stampa polacca li ha votati
‘miglior nuovo gruppo’. Il Cd Pictures of the Street – pubblicato in
Polonia nel 2004 - ha stupito la critica che subito li ha accolti entusiasticamente: l’album è stato infatti
premiato col Grand Prix dell’industria musicale polacca e votato Cd
dell’anno. Motion trio ha lavorato
con artisti dal pop al jazz alle varie
contaminazioni del calibro di Bobby
McFerrin, Tomasz Stañko, Micha
Urbaniak, Trilok Gurtu, Atom String
Quartet, ma anche con importanti
ensemble di musica classica quali
la Rundfunkorchester di Colonia,
la Filmorchester Babelsberg, Sinfoniett Riga, Sinfonietta Cracovia,
Rio de Janeiro Orquestra do Teatro Municipal, Chamber Orchestra
“Aukso”, Łódz Philharmonic Orchestra, Hanseatica Chamber Orchestra (Gdansk), Ensemble Kontraste di Norimberga.
Janusz Wojtarowicz col Motion
Trio ha tenuto dei seminari alla
Royal Academy of Music di Londra, all’Università di Chicago e al
Conservatorio Nazionale di Parigi.
Nel gennaio del 2008, il trio è stato
accolto con entusiasmo alla Carnegie Hall di New York, dove oltre alla
propria hanno presentato la musica di Krzysztof Penderecki, H.M.
Gorecki e W. Kilar. Lo stesso anno
si è chiuso con un’esibizione alla
Konzerthaus di Vienna.
Il 2009 è invece l’annata dell’entusiasmante collaborazione con Michael Nyman. In aprile il primo con-
Argomenti
certo della “Michael Nyman Band
and Motion Trio” al Barbican Centre
di Londra. Nella prima i musicisti
hanno presentato pezzi come MGV
“Musique a Grande Vitesse”, scritto
in origine per la Michael Nyman
Band and Symphony Orchestra. In
settembre, la Baltic Philarmonic di
Gdansk esegue la prima del nuovo
lavoro di Michael Nyman “The Beginning” (per Motion Trio e Michael
Nyman Band). In settembre, il Motion Trio registra un Cd con Michael
Nyman, contenente i brani più famosi del compositore arrangiati da
Janusz Wojtarowicz.
Nel 2010 la band apre i concerti La Folle Journée del festival
di Nantes. Partecipano all’edizione
giapponese di questo festival a
Tokyo (“L’Universe de Chopin”) e
a quella polacca (“Chopin Open”)
a Varsavia, suonando al concerto
inaugurale insieme al pianista Boris
Berezovsky e alla Sinfonia Varsovia
diretta da George Tchitchinadze al
Grand Theatre di Varsavia. In ottobre l’ensemble è con Michel Favory
alla Comédie-Française, il teatro
nazionale francese fondato a Parigi
da Moliere nel 1680.
Nel febbraio del 2011 vengono
premiati - Honoris Gratia - in riconoscimento del loro contributo in
favore della città di Cracovia e dei
suoi abitanti.
Dal 2010 al 2012 la discografia si
arricchisce di tre dischi in cui il trio
confronta la propria modernità con
i grandi nomi della musica classica: Chopin, registrato dal vivo a
La Folle Journée del 2010, è incoronato Best Album nella categoria
Classical Music da HI-FI & Music;
Brahms and Liszt and… è ancora
una volta un live alla Folle Journée,
del 2011; trilogia conclusa da Mussorgsky, Prokofiev, Shostakovich,
Khachaturian nel 2013.
La discografia continua con un
salto non da poco: la collaborazione con il rapper e produttore
L.U.C (Łukasz Rostkowski), mentre
è del 2014 la più recente uscita,
Polonium, per Warner Classics,
con opere di compositori polacchi
del ventesimo e ventunesimo secolo: Witold Lutosławski, Krzysztof
Penderecki, Wojciech Kilar, Henryk
Mikołaj Górecki e Marta Ptaszynska
(con una composizione creata proprio per loro).
Il trio continua a esibirsi, toccando tutti i continenti e una quarantina di Paesi, tra cui: Austria,
Belgio, Bielorussia, Brasile, Bulgaria, Repubblica ceca, Cina, Egitto,
Estonia, Finlandia, Francia, Gran
Bretagna, Grecia, Spagna, Olanda,
Irlanda, Islanda, Israele, Giappone,
Canada, Lituania, Lussemburgo,
Lettonia, Germania, Moldovia,
Nuova Caledonia, Norvegia, Polonia, Portogallo, Russia, Singapore,
Slovacchia, Svizzera, Svezia, Taiwan, Turchia, Ucraina, Usa, Ungheria e Italia.
Un tour che continua nel 2016 per
festeggiare i vent’anni di attività!
Formazione:
Janusz Wojtarowicz (1971)
Fisarmonicista, compositore, arrangiatore, produttore, autore di musica per cinema e teatro,
fondatore del Motion Trio e della Akordeonus, che
ha pubblicato i dischi del gruppo e gli spartiti per
fisarmonica. Ha iniziato a prendere lezioni di fisarmonica e piano all’età di sette anni, allievo di
suo padre Eugeniusz, Janusz Wojtarowicz è diplomato al Liceo Musicale di Stato Fryderyk Chopin
di Cracovia. Ha studiato fisarmonica all’Accademia di Cracovia e privatamente, e piano col professor Andrzej Białko. Da fisarmonicista solista si
è guadagnato una solida reputazione in numerose
competizioni dello strumento. È autore delle musiche di varie performance teatrali, tra cui quelle
di Jerzy Jarocki, Piotr Cieplak, Rafał Kmita, Remigiusz Brzyk. Ha firmato la maggior parte del
repertorio del Motion Trio.
Marcin Galazyn (1975)
All’età di sette anni comincia a studiare fisarmonica col professore Eugeniusz Ajdamach. Dopo
aver acquisito un secondo diploma alla Scuola
Nazionale Musicale di Bialystok, è passato a
studiare lo strumento all’Accademia Musicale
di Cracovia. Si è aggiudicato vari premi in molti
concorsi per fisarmonica in Polonia e in competizioni di musica per fisarmonica jazz e da camera.
È cofondatore dell’ensemble “Que Passa”, con
cui è stato in tour otto anni con improvvisazioni
su sonorità flamenco, latino e jazz. Fa parte del
Motion Trio dal 1999.
Pawel Baranek (1978)
La sua educazione musicale comincia all’età di
dieci anni, alla scuola di musica statale di Miechów, dove impara a suonare la fisarmonica con
gli insegnamenti del maestro Wiesław Kusion.
Continua gli studi musicali con Kusion al liceo
statale musicale Ignacy Paderewski di Tarnów.
Ha studiato fisarmonica all’accademia musicale
di Cracovia, col professor Janusz Pater, guadagnandosi i pieni voti con lode. Ha composto molti
brani del repertorio del Motion Trio e ha primeggiato in diversi concorsi di fisarmonica nazionali
ed esteri.
Motion trio:
“La semplice idea di suonare la fisarmonica e in maniera completamente
acustica, senza aggiungere effetti di
alcun tipo, rappresenta quel che siamo
noi. Non usiamo campionamenti né
l’elettronica. Perché dovremmo farlo
quando abbiamo dei meravigliosi
strumenti acustici? La fisarmonica ha
già questi suoni dentro di sé, e copre
la scala di un’orchestra da camera!
Quante mani abbiamo! Quante possibilità di armonizzare suoni!”
“Prima di tutto siamo delle persone,
e poi dei musicisti, poi ancora fisarmonicisti. Prendiamo quel che la vita
ci passa. Al momento crediamo che
tutto quel che riusciamo a fare sia merito del lavoro di squadra del Motion.
Scegliamo da noi la nostra immagine,
il nostro tipo di suono e scriviamo la
musica che poi eseguiamo. Cerchiamo
di farci comprendere per la nostra maniera di intendere la musica. Non ci
sono altri modi, perché il Motion suona
il proprio suono: questo è il primo e
unico comandamento.”
“Prendiamo ispirazione dalla musica
contemporanea, classica e barocca,
dal jazz, e poi rock, metal, techno,
house e disco. Quando prendiamo
in mano la fisarmonica e il suono comincia a fluire non sappiamo da dove
venga.” ❖
Discografia
Live in Vienna – 2002
Pictures from the Street – 2004
Play Station – 2005
Metropolis – 2007
Michael Nyman & Motion Trio - 2009
Chopin, live at La Folle Journée – 2010
Brahms and Liszt and…, live at La Folle Journée – 2011
Mussorgsky, Prokofiev, Shostakovich, Khachaturian – 2012
Nic sie nie stalo (con L.U.C.) – 2013
City of harmony (con L.U.C.) – 2013
Polonium - 2013
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Argomenti
I SAMURAI DELLA FISARMONICA
Comunicato stampa Geo Music
Riccardo Tesi
Il favoloso ensemble di stelle di prima grandezza mette insieme
nientemeno che cinque dei più affascinanti esponenti
della fisarmonica, che hanno dato un enorme contributo
nel portare avanti la causa dell’organetto diatonico, ciascuno
nella propria sfera: tradizionale, folk, liscio, Irish music, jazz,
colonne sonore e la lista potrebbe andare avanti ancora.
Q
uel che accomuna le diverse personalità è l’universo immaginario giapponese che si evince sin dal nome,
ma questi musicisti hanno saputo
combinare una varietà ampia
di stili per creare un’esperienza
musicale espressiva e audace.
Ingenuamente melodici, brillantemente tonali, invitano ad assapo-
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rare tanto un’atmosfera di intimità
quanto una gustosa infilata di balli
scatenati.
La straordinaria lista di credenziali acquisita in lunghe carriere di
risonanza internazionale, permette
alla formazione di offrire un evento
spettacolare ed estremamente affascinante.
È in uscita il loro primo album.
Compositore, strumentista, ricercatore: queste le anime della complessa e poliedrica personalità artistica di Riccardo Tesi, autentico pioniere dell’etnica in Italia. Dagli esordi
decisamente folk nel 1978 al fianco
di Caterina Bueno, alle odierne collaborazioni, la storia musicale del
pistoiese Tesi vive di una preziosa
continuità fatta di passione e di curiosità onnivore, che dalla tradizione
toscana lo ha accompagnato al confronto con quelle italiane, basche,
inglesi, francesi e malgasce, con il
jazz, il liscio e la canzone d’autore.
In perfetta simbiosi con la sua poetica della memoria, il suo strumento:
l’organetto diatonico, antenato della
fisarmonica, al quale per primo in
Italia, ha consacrato un intero disco
intitolato Il ballo della lepre (1981).
Ciò che colpisce di Tesi è lo stile,
chiaramente riconoscibile, attraverso il quale riesce a far parlare
all’organetto una lingua arcaica e
nuova, dilatando il vocabolario e la
tecnica di uno strumento rimasto a
lungo patrimonio esclusivo della tradizione; una scelta “splendidamente
inattuale” che lo iscrive, per lirismo
e virtuosismo, al circolo di quanti, a
tutte le latitudini hanno ridato dignità
alla fisarmonica e ai suoi affini.
Le esperienze musicali con il
gruppo sardo-toscano Ritmia, il duo
con Patrick Vaillant, lo spettacolo di
canzoni occitane Anita, Anita ancora con Vaillant e Jean Marie Carlotti, gli organetti di Trans Europe
Diatonique con John Kirkpatrick,
Marc Perrone, Kepa Junkera, il trio
Argomenti
jazzistico col mandolinista nizzardo
e Gianluigi Trovesi, hanno allargato
i confini geografici e le frontiere musicali di Riccardo Tesi, insieme ad
altre collaborazioni di grande prestigio come quella col malgascio
Justin Valì, con la cantante sarda
Elena Ledda, la cantante umbra Lucilla Galeazzi, con il gruppo siciliano
Dounia, la portoghese Amelia Muge,
la siciliana Rita Botto, con l’arpista
Vincenzo Zitello, con il clarinettista
Gabriele Mirabassi, i tamburellisti
Carlo Rizzo e Alfio Antico, con il pianista Rocco de Rosa, il flautista lusitano Rao Kyao, il virtuoso di chitarra
portoghese Custodio Castelo, con il
jazz partenopeo di Maria Pia de Vito,
con i chitarristi Beppe Gambetta,
Reno Brandoni e Peppino D’Agostino, con l’etnojazz di Daniele Sepe,
con l’humor della Banda Osiris, con
artisti dell’area rock come Francesco Magnelli, Ginevra di Marco (ex
CSI e PGR), Piero Pelù e gli Skiantos, con il DJ Ominostanco fino alla
grande canzone d’autore italiana
con Ivano Fossati, Fabrizio De Andrè, Ornella Vanoni, Gianmaria Testa, Giorgio Gaber, Carmen Consoli,
Carlo Muratori, Tosca, Luca Nesti,
Cisco, Cristina Donà, Nada e Giua.
Markku Lepistö
Markku Lepistö è tra I più rispettati fisarmonicisti folk finlandesi, con
una carriera musicale più che trentennale. La sua abilità sia nelle fisarmoniche cromatiche che in quelle
diatoniche è riconosciuta in tutto il
mondo. Attualmente, Markku è coinvolto principalmente col duo bassofisa finlandese Lepistö & Lehti, con
Markku Lepistö Company e la band
Doina Klezmer e impegnato in progetti solisti. Oltre agli album a proprio nome, Markku si può ascoltare
anche in molte tracce dei maggiori
artisti finlandesi.
David Munnelly
David Munnelly viene dalla cittadina irlandese più occidentale di
Belmullet nella contea di Mayo e
suona musica sin da quando aveva
sette anni. È cresciuto in una famiglia con molti interessi musicali
assorbendone i suoni dai nonni. È
stato in tour e si è esibito con Chieftains, DeDanaan, e altri leggendari
artisti irlandesi.
David ha anche composto e registrato la colonna sonora originale
per lo speciale della tv irlandese Solas sa nDorcha per cui ha ricevuto
nel 2004 il premio quale Compositore dell’Anno, che poi ha ottenuto
anche nel 2005. Dalla costituzione
della band a proprio nome, David
ha girato intensivamente in Nord
America e Canada, Giappone, Europa, registrando quattro cd di cui
l’ultimo ha ricevuto il titolo di “registrazione vocale e strumentale
del decennio” da Liveireland.com e
Irish American News.
Kepa Junkera
Nel 2015, il basco Kepa Junkera
ha festeggiato i trentacinque anni
sulle scene a suonare la trikitixa. In
questo progetto apporta quella che è
l’essenza della sua musica, fatta di
arin arin, martxas (musiche e balli
baschi), fandango. Kepa Junkera,
con tutta una carriera dedicata alla
musica tradizionale basca e alle sue
radici, prosegue un cammino profondo e rigoroso, senza la presunzione di salire in cattedra.
Da grande appassionato dell’organetto diatonico basco (la trikitixa appunto), Kepa scrive una storia gradevole e fascinosa, in cui scorrono
le donne e gli uomini che l’hanno
preceduto e quelli che nel corso
degli anni hanno saputo forgiare un
suono molto particolare, che si cala
straordinariamente nella cultura basca.
con Furio Di Castri, Emanuele Cisi,
Giampaolo Casati e Dado Moroni. Nel
2013 si trasferisce a Rotterdam per
studiare jazz e composizione elettronica con Paul Van Brugge e René
Uijlenhoet al Codarts.
Come musicista e compositore è
impegnato in diversi progetti: Duo
Bottasso, Abnoba, Triotonico, Folk
Messengers, Stygiens, con cui ha
suonato in vari festival di musica
jazz, classica e world music, tra
cui: Festival Printemps des Arts di
Montecarlo, Torino Settembre Musica, MI.TO, European Jazz Expo di
Cagliari, Folkest, il Festival Interceltico di Lorient, il Festival di Quimper
(Francia), Trad It Festival (Olanda),
Sidmouth Folk Festival (UK). Nel
2010 he collaborato con Paolo
Fresu e l’Alborada Quartet.
Nel 2012 e nel 2013, Riccardo
Tesi gli ha conferito la direzione
dell’orchestra del festival Sentieri
Acustici di Pistoia con cui ha presentato composizioni proprie ispirate dai canti tradizionali toscani.
Nel 2015 presenta a Weimar la sua
composizione Stella Polare per organetto diatonico, mezzo soprano solista e ensemble da camera.
È direttore artistico, col fratello Nicolò e Pietro Numico di
Folkestra&Folkoro, un’orchestra folk
di base a Torino, composta da cinquanta musicisti e cantanti che eseguono composizioni originali e arrangiamenti di canzoni folk italiane
combinando influenze di contemporanea, jazz e rock alla bellezza delle
arie tradizionali. ❖
Simone Bottasso
Simone comincia a suonare l’organetto all’età di otto anni, per poi studiare la musica tradizionale occitana
e italiana con Riccardo Tesi, Norbert
Pignol, Marc Perrone, Silvio Peron.
Si laurea nel 2012 in flauto classico,
e nel 2013 in Jazz al Conservatorio
Giuseppe Verdi di Torino, dove studia
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Recensioni
01 - Zampogneria
Fiumerapido
03 - Paolo Gerbella
Io, Dino
Dodici brani per tre quarti d’ora esatto di libidine
zampognara. Un disco atteso, un must per tutti
coloro che hanno predilezione per questo strumento popolare... ma in questa produzione trovano spazio pifferi, ciaramelle, musette, violino,
ghironda e gaita galiziana.
I tre della “Zampogneria” Marco Tomassi, Marco
Iamele e Giorgio Pinai si fanno “aiutare” da sessionman di assoluto prestigio: Susana Seivane,
Eric Montbel, David Shepherd, Giordano Ceccotti, Marco Cignitti e Alessandro Mazziotti;
chiunque mastichi un po’ di musica folk conosce
il talento di ognuno di loro nelle formazioni di
appartenenza per cui non mi dilungo nella descrizione. Non che quelli della Zampogneria ne
avessero davvero bisogno; nei concerti dal vivo
dimostrano di non temere confronti in chiave
tecnico-stilistica, oltretutto sono pure maestri
liutai, costruttori di eccellenti zampogne. Ottima
confezione e grafica, libretto esauriente in note
descrittive, Erasmo Treglia produce l’opera e pesca il jolly, noi ascoltiamo e dichiariamo: opera
fondamentale, inammissibile non annoverarlo
tra le produzioni top nella musica tradizionale di
questo inizio 2017.
Sapete quanto sono diffidente e polemico sui
nuovi cantautori genovesi, sapete anche quanto
osteggio il crowdfunding come metodo per realizzare i CD, e quanto contrario sia sull’utilizzo dei
social network per promuovere il proprio lavoro.
Ebbene qui mi imbatto con un autore che neanche a farlo apposta si riflette in questi parametri.
Anche se non è recentissimo mi metto da parte
preconcetti e diffidenza, e con forte curiosità mi
immergo nell’ascolto, dopotutto recentemente ho
elogiato l’esordio di Roberto De Bastiani... Dodici brani per 44 minuti.
Una voce calda e corposa, testi intelligenti e attuali, melodie soffuse e sognanti, insomma uno
stile “tutto sostanza”, poco propenso ad effetti
speciali, stridii di chitarra, urla e mezzucci tanto
sfruttati dagli altri cantautori di questa città propensi a “crearsi un look personale”.
Qualcuno potrà definire banale Paolo Gerbella,
ma a me piacciono le cose semplici, genuine, ruspanti, ed ecco che questo album, confezionato
con amore artigianale, si conquista uno spazio
importante nella mia immensa discoteca. Da notare che per ogni brano si fa aiutare da un buon
numero di strumentisti, ed è davvero difficile
elencarli tutti; non resta che cercare in rete una
copia di questo prezioso lavoro: purtroppo non
ho indicazioni utili per semplificarvi il travaglio
ma ne vale la pena!
Finisterre FT70 - (2016)
01
02
02 - Ensemble Micrologus
Alla festa leggiadra
Edizioni Discografiche Micrologus CDM0020.11.1
03
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Questo ensemble di musica antica ha al suo attivo uno sterminato catalogo di produzioni; questo Alla Festa Leggiadra è alla seconda edizione,
del 2011, ma ne parliamo volentieri... e come
dice il sottotitolo, tratta di ballate, madrigali e
danze del quattordicesimo secolo, nell’epoca di
Boccaccio. Sedici brani per un’ora abbondante
di ascolto sono il contenuto. Naturalmente gli
strumenti utilizzati sono tutti fedeli riproduzioni
di quell’epoca storica, per cui vi troviamo la buccina, l’arpa gotica, la ribeca, l’organo portativo,
le cennamelle, tanto per farsi un’idea. Goffredo
Degli Esposti, leader del gruppo, ha nuovamente
colpito nel segno: un’opera di successo uscita
nel 2005 in tiratura limitata, di cui si sentiva
necessità di una ristampa. A noi non resta che
raccogliere l’invito e approfittare dell’occasione.
Il ricco libretto è prodigo di informazioni, testi,
ottimi disegni, davvero un cofanetto prezioso,
come d’altro canto gran parte del suo cospicuo
catalogo. Patrizia Bovi, Adolfo Broegg, Gabriele
Russo, Mauro Borgioni, Ulrich Pfeifer, Simone
Sorini, Luigi Germini, e Gabriele Miracle completano la formazione. Da non dimenticare il festival “Spello Splendens” che organizzano tutti gli
anni in Umbria, dedicato alla musica folk e antica
di qualità, di cui noi di Lineatrad siamo partner.
Autoproduzione (2015)
04 - Erodoto Project
Stories Lands, Men & Gods
Extrabeat recording Cultural Bridge CBEP0006 (2017)
Questo nuovo progetto di Bob Salmieri, etichettato come “eastern mediterranean jazz”, si rivela
opera di gran classe. Ricordiamo Salmieri impegnato anche nell’ottimo progetto world music
“Milagro Acustico”, per la stessa etichetta. In questo caso le atmosfere che si respirano sono chiaramente molto jazzate, ma tra le divagazioni che
offre questo album di undici brani della durata di
quasi un’ora, vogliamo ricordare una gustosa interpretazione di “Amara terra mia” di Modugno.
Nell’ensemble troviamo dunque Bob Salmieri
ney, sax soprano e tenore; Alessandro De Angelis pianoforte, piano rhodes; Giampaolo Scatozza
batteria; Ermanno Dodaro contrabbasso; Carlo
Colombo percussioni e special guest Gabriel
Oscar Rosati tromba e flicorno.
Abitualmente non parliamo molto di musica jazz
su queste pagine, ma in questo caso rendiamo
onore ad un prodotto che sarà apprezzato sicuramente anche dal nostro pubblico. Sul sito internet www.erodotoproject.com troverete tutte le
informazioni su questo ambizioso progetto multiculturale.
Recensioni
05 - The best of Soapkills
07 - Gigi Biolcati
Questa formazione libanese è davvero un cult
nel suo Paese, motivo in più per uscire con una
raccolta. La conturbante voce dell’affascinante
Yasmine Hamdan produce effetti micidiali, ben
supportata da Zeid Hamdan. Già ne avevamo
parlato per il recente album solista “Ya Nass” nel
2013, ma in questa raccolta troviamo la musica
araba fortemente intrisa di venature elettroniche
trip-hop. Sonorità ipnotiche, sognanti, dove il
ritmo non smette mai di riproporsi.
Quattordici brani per 57 minuti vissuti intensamente, in cui rispetto della tradizione, genialità
e innovazione non hanno ruoli marginali. L’approccio a questo album per l’ascoltatore è immediatamente positivo; lo scopo evidente è quello
di ammaliare, sussurrare e sedurre con il canto,
pochi e misurati arpeggi strumentali completano
uno stile di assoluta personalità.
A volte malinconico, a volte suadente, i ritmi
arabi sembrano davvero ruotare e giocare con l’elettronica, che non è mai invadente.
Vale davvero la pena di cercare questo album, di
facile reperibilità, peccato che il libretto interno
contenga tante foto, pur belle, e solo una pagina
con i brani e qualche annotazione, sarebbe stato
interessante conoscere più a fondo la genesi di
questi brani.
Visage Music VM3011 (2016)
Crammed Discs CRAM260 (2015)
06 - Lula Pena
Archivo pittoresco
Crammed Discs CRAM270P (2017)
La portoghese Lula Pena, grande interprete di
fado, contaminato da un flamenco dai sapori
messicaneggianti e addirittura ellenici che fanno
unica la sua musica, esce con questo nuovissimo
album. Vibrante di poesia, sensualità, malinconia, ha davvero le carte in regola per piacere ad un
vasto pubblico. La voce ha un ruolo determinante
nell’espressione del fado, e Lula è maestra.
Come succede ai pittori, anche Lula Pena esplora
la musica nel profondo, cercando qualcosa di
spirituale, e in questo “Archivo pittoresco” lei
dipinge letteralmente ciò che canta nell’intento
di stimolare la percezione uditiva del pubblico: i
tredici brani di questo album di cinquanta minuti
da ascoltare tutto d’un fiato stanno a dimostrare
che davanti all’arte non ci sono compromessi, va
gustata complessivamente.
Purtroppo non abbiamo altre indicazioni da aggiungere su questa copia promozionale.
I titoli presenti sono i seguenti:
1. Poema, 2. Pesadelo da história, 3. Ojos, si quereis vivir, 4. Las penas, 5. Rose, 6. Ausencia, 7. Pes
mou mia lexi, 8. A diosa (No potho reposare), 9.
O ouro e a madeira, 10. Cantiga de amigo, 11.
Deus é grande, 12. Breviário, 13. Come Wander
with Me.
Da spunda
Eccolo infine, Gigi Biolcati, prezioso session-man
di importanti formazioni (Da Riccardo Tesi a
Paul James), con il suo bagaglio di talento percussionistico etnico avanguardista, alle prese con il
suo primo album da solista.
Si fa aiutare da Loredana Guarneri al cello, Piergiorgio Miotto al trombino e Roberto Amadè
col cameo vocale in tre pezzi, ma per il resto gli
arrangiamenti sono tutta farina del suo sacco. Si
serve di qualche testo tradizionale, qualche brano
tradizionale come “Fiorin fiorello” dei tempi di
Luciano Tajoli, e la sua rivisitazione in chiave ritmica è sbalorditiva, esilarante, una icona.
Tutto il disco è una sequenza di undici brani per
trentasette minuti che scorrono come un fiume in
piena dove il nostro dà sfoggio di estro e improvvisazione meravigliando l’ascoltatore.
Si passa da melodrammatici melodici a folkrokkacci in un amen. Percussioni, kalimba, sintetizzatori, piano rhodes, chitarre e basso nelle
sue mani danno vita ad un’opera tanto corposa
quanto incredibilmente omogenea. Insolito ed
irriverente, apparentemente sconclusionato, realmente geniale, da ascoltare assolutamente. C’è
solo da augurarsi che il nostro dedichi un po’
meno tempo agli altri musicisti e agli altri progetti
(che loro non me ne vogliano) e si cimenti subito
in produzioni da solista: noi appassionati ne sentiamo una necessità fisiologica!
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06
08 - Francesco Frank Cusumano
Punto primo (works 2005-2015)
Materiali Sonori MASOCD90167 (2016)
Quindici brani, 54 minuti, per la prima compilation del chitarrista, compositore ed arrangiatore
Frank Cusumano. Il meglio di dieci anni di produzioni discografiche racchiuse in questo album,
con l’aggiunta di estratti di colonne sonore di
spettacoli teatrali inediti. Si passa dal folk progressivo del suo gruppo “Martinicca Boison” al rock,
dalla musica elettronica alla canzone d’autore, dai
rifacimenti di canzoni di protesta agli strumentali
composti per il teatro.
In apparenza potrebbe apparire slegato e disomogeneo ma così non è: il collante di tutto sarà sempre l’innata abilità, sfociante nel puro virtuosismo, di Frank, e nella sua coerenza stilistica unica.
Ci troviamo davanti un autore dalle molteplici
sfaccettature, molteplici abilità, molteplici interessi artistici, insomma un personaggio che non
annoia mai, in grado di tenere sempre altissimo il
livello di concentrazione dell’ascoltatore su quello
che esegue.
Noi abbiamo bisogno proprio di questo: un camaleonte musicale a cui nulla è precluso... complimenti a Materiali Sonori per la produzione.
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Recensioni
09 - Acid Arab
Musique de France
Crammed Discs CRAM272P (2016)
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Musica elettronica possente è la proposta dei
parigini Acid Arab. Con la loro miscela inebriante di sharp occidentale musica elettronica mischiata con sonorità orientali e voce.
Nati nel 2012 dal dj parigino Guido Minisky e Hervé Carvalho, hanno pazientemente
raffinato il loro stile dall’incontro con decine
di artisti provenienti da tutto il Nord Africa e
Medio Oriente. Nati nel calderone transculturale di Parigi, il loro concetto era quello
di creare uno spazio per la cultura araba nel
mondo della musica elettronica contemporanea. Hanno prodotto inizialmente diversi
EP per l’etichetta di musica elettronica “Versatile”, caratterizzati da collaborazioni, remix
e brani di altri artisti.
Iniziando a creare tracce di loro composizione, sono diventati una vera e propria
entità musicale alleandosi con Pierrot Casanova, Nicolas Borne e, per studio e attività
dal vivo, con il sensazionale tastierista algerino Kenzi Bourras.
Dieci brani per quasi cinquanta minuti di
ottima musica, etnia siriana, turca, yemenita dal sottogusto acid-house-techno fortemente danzabile.
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Visage Music VM3012 (2016)
Maurizio Geri, apprezzato chitarrista, compositore e cantante, insieme a Jacopo Martini e Nicola Vernuccio, realizza un disco
all’insegna dello swing-manouche italico con
ben dodici brani per quasi cinquanta minuti
di musica. Si tratta del primo cd per questa
nuova formazione, un trio di sole corde. Nel
compact troviamo pochi standard e molte
composizioni originali, una reunion fra i più
apprezzati interpreti dello stile in ambito italiano ma riconosciuti anche a livello internazionale. Special guest Stefano “Cocco” Cantini, uno dei più apprezzati sassofonisti italiani. I due chitarristi hanno segnato la storia
del gipsy-jazz nel nostro paese. Troviamo
l’amore per la musica popolare e la forma
canzone da una parte, la derivazione dal jazz
moderno dall’altra: due mondi, due tecniche
che convergono e sublimano nel gusto musicale e nella scelta del repertorio; ma anche
due compositori, di ispirazione popolare e
jazz, così come da sempre è tradizionale e
moderna la matrice della musica manouche.
Peccato per la confezione spartana senza libretto, dove trovano spazio una bella foto
del trio e le note tecniche e qualche info.
12 - Gabriella Lucia Grasso
10 - Flame Parade
Vussia cuscenza
Materiali Sonori 99132 (2016)
E’ un’artista eclettica e multiforme, importante voce catanese della world music con
la Sicilia disegnata nel cuore, con i suoi mestieri e le tradizioni, e la passione per l’Argentina e il tango.
“Vussia Cuscenza” è un lavoro in cui ritroviamo la musica tradizionale della sua Trinacria, il tango e la bossanova. Un lavoro
in cui traspare una particolare attenzione
all’identità femminile. Dodici brani in cui
gli strumenti della tradizione mediterranea
(mandolino, bozouki greco) e latinoamericana (guitalele, requinto e bandoneon) si
fondono con la modernità dei synth e delle
chitarre elettriche per restituire un innovativo intreccio armonico, tra gusto retrò
e sensibilità contemporanea. Suoni rock,
pronunce jazz, strofe serrate in una scrittura
naturalmente barocca che esplode nella creazione di un’immagine dietro l’altra, metafora
dopo metafora, al ritmo incalzante della canzone popolare. La Sicilia si ritrova in alcune
canzoni più politiche e legate alla tradizione
di cui fu centro nevralgico Rosa Balistreri,
nelle minimagghie (storielle per bambini
con insegnamenti di vita) e nella decisione di
privilegiare la lingua siciliana.
A new home
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11 - Djambolulù swing trio
Nati nel 2012 con Marco Zampoli (voce,
chitarra); Letizia Bonchi (violino, voce);
Mattia Calosci (chitarra, voce); Niccolò
Failli (batteria), ci presentano questo esordio
discografico. Marco Zampoli firma tutte le
composizioni, di chiara ispirazione cantautorale folk americana.
Forse non saranno particolarmente innovativi e spericolati, ma hanno una spiccata predisposizione per la materia... questi toscani,
attraverso cori di antica estrazione ma dannatamente rassicuranti, gradevoli, ci presentano dieci brani della durata complessiva di
trentasei minuti tutt’altro che banali.
Ahimè la confezione dell’album non presenta libretto interno, ma figurano solo i dati
essenziali e qualche bella foto.
Chiaramente stampato in regime di economia, decisamente un prodotto di nicchia
forse non indispensabile, meritano in ogni
caso attenzione. Sarebbero da ascoltare dal
vivo, perché i brani presentati hanno delle
buone potenzialità... potrebbero essere la
rivelazione nazionale alla prossima pubblicazione, e siamo certi che Materiali Sonori
continuerà a produrre.
Marciso Records (2017)
Recensioni
Etichetta: Quinlan Road
(distribuzione Audioglobe)
File Under: Celtic Folk
LOREENA MCKENNITT
AN ANCIENT MUSE, THE MASK AND THE MIRROR,
PARALLEL DREAMS (LP 180 gr)
Comunicato stampa
T
re nuove deliziose ri-pubblicazioni in vinile per Loreena
McKennitt; in virtù del crescente appetito del pubblico
per il suono unico del vinile, la pluripremiata artista canadese sta per lanciare dal suo catalogo tre LP in edizione
limitata e numerati, estratti dal suo ricco catalogo.
Il 30 setttembre, “An Ancient Muse”, “The Mask and Mirror”, e “Parallel Dreams” saranno nuovamente disponibili in
vinile sulla sua etichetta indipendente, Quinlan Road, in vinile
da 180 grammi in alta qualità, stampati dalla olandese Record Industry, numerati ed in edizione limitata; album che
Edizioni “A Buzz Supreme”
hanno rappresentato pietre miliari a dir poco speciali nel viaggio di Loreena alla scoperta della storia dei Celti e grazie ai
quali è anche entrata in contatto con le suggestive influenze
arabe, oltre aduna serie di viaggi attraverso Anatolia, Marocco, Mongolia e Cina, paesi le cui sonorità sono poi risultate
fortemente caratterizzanti nei relativi episodi discografici.
Nei prossimi mesi verranno ripubblicati con le stesse
modalità altri capitoli della straordinaria carriera di Loreena McKennitt, artista a livello mondiale che oltre numerosi
premi e riconoscimenti (Juno Award, Grammy..), esibizioni
nelle location più straordinarie del pianeta (Alhambra Palace e Carnegie Hall) vanta cifre di vendita intorno ai 14
milioni di copie nel mondo, ma è anche protagonista di lodevoli quanto interessanti iniziative filantropiche e non
(http://www.cookreesfund.com - http://www.falstafffamilycentre.com/)
Tour in arrivo e nuove ristampe per Loreena McKennitt
Unitamente al tour italiano di cinque date con partenza il
23 marzo a Trieste, Loreena McKennitt annuncia due ripubblicazioni per il 7 Aprile, sempre in vinile 180 grammi, in
edizione limitata e numerata:
Si tratta del triplo “Live In Paris & Toronto” e “The Book of
Secrets”, quest’ultimo ormai vero best-seller della carriera
di Loreena, in cui è contenuto il successo mondiale “The
Mummers Dance”. ❖
TIZIO BONONCINI
NON FATE CASO AL DISORDINE
Comunicato stampa
I
l secondo album di Tizio Bononcini,
cantautore indipendente di Bologna.
Il salotto di Tizio Bononcini, a metà fra
l’ordine e il disordine, è zeppo di roba: personaggi e oggetti, surrealismi e grottesche
metafore della realtà che circonda ognuno
di noi. L’annoso problema del furto di
ombrelli, il grido di dolore del tuttologo,
l’amore impossibile per una ballerina di
burlesque e la fauna variegata che si può
trovare su un autobus all’ora di punta.
Dieci canzoni che raccontano la contemporaneità con ironia, romanticismo e un
pizzico di cinismo. In Non fate caso al disordine, espressività e teatralità continuano
ad essere elementi caratteristici di Tizio
Bononcini che nei dieci titoli del disco attraversa diversi generi musicali, spaziando
dallo swing al tango, da sonorità folk arabeggianti ad accenni di reggae e indie. La
narrazione la fa da padrona e, come nel teatro canzone, la musica diventa al contempo
narratrice e colonna sonora, lasciando che
l’ascoltatore si immedesimi nel racconto.
“L’ordine e il disordine sono due maschere;
uno dei tanti dualismi presenti in ciascuno
di noi. Come Eros e Thanatos, il buio e la
luce, il mare e la montagna, la pasta e il risotto. Per me sono l’ingegnere e il cantautore.
Sono l’uno il parassita dell’altro e ciascuno di
essi convive e sopravvive grazie e nonostante
l’altro. E così l’ingegnere usa la creatività
del cantautore e il cantautore usa il metodo
dell’ingegnere. Quel che ne salta fuori è…
un gran casino.”
Gli altri musicisti sono: Mariano Robortella (basso elettrico), Hugo Venturelli
(chitarra), Max D’Adda (batteria e percussioni), Max Turone (basso e contrabbasso), Maria Rubino (oboe), Francesco
Brini (batteria), Marco Zanardi (sax e
clarinetto), Roberto Passuti (percussioni e
rumoristica). ❖
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Media Partner:
Italie
Nord-Isère
Spello splendens