Anno 6 - n°55 - 2017 - € 0,00 Distribuzione gratuita esclusivamente in formato digitale senza pubblicità www.lineatrad.com - italia: www.lineatrad.it - internazionale: www.lineatrad.eu e n a v aro i e S v a l n Á a e s r Su il pad ranola al v i t s e lf con na, Ma og p m a Za L a La Baìo di Sampeyre FIMU 2017 a Belfort Championnat de Bretagne, de musique et de danse traditionnelles Celtic Connections 2017 Samurai Motion Trio Novità discografiche Sommario n. 55 - 2017 Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu —04 04 Festival La zampogna a Maranola —26 26 Il FIMU a Belfort —33 33 Soapkills, Lula Pena, Gigi Biolcati, Frank Cusumano —10 10 La Baìo di Sampeyre e dei paesi limitrofi —28 28 Dalla Polonia: Motion Trio —34 34 Acid Arab, Flame Parade, Djamnolulù swing band, Gabriella Lucia Grasso —18 18 Championnat de Bretagne de musique et danse trad —30 30 I Samurai della fisarmonica —35 35 Loreena McKennitt, Tizio Bononcini 24 I 50 anni dei Fairport al Celtic Connections —32 32 Zampogneria, Micrologus, Paolo Gerbella, Erodoto project Interviste Recensioni —24 Eventi Cronaca Argomenti di Loris Böhm S iamo arrivati a Pasqua, archiviamo dunque zampogne e ciaramelle e riprendiamo a seguire i concerti “random”, parliamo di novità discografiche (non sono molte in verità quelle che ci arrivano in sede), e diamo uno sguardo a come si annuncia questo 2017 appena iniziato. Questo nostro lungo periodo di pausa, come avrete letto sul sito internet, ha una spiegazione ben precisa: la consapevolezza di non poter continuare a pubblicare Lineatrad in veste mensile, con gli attuali presupposti, ormai ampiamente verificati. Inutile è a questo punto ricordare per l’ennesima volta i motivi che ci hanno portato a questa drastica decisione: per farla breve manca da parte dei lettori e appassionati quel proselitismo che di norma è fondamentale per garantire a un media una costante crescita e sviluppo. Non pretendo di attivare una sottoscrizione in denaro, l’ennesimo crowdfunding che serve solo a mascherare i problemi, non a risolverli, ma far capire ai lettori una volta per 22 55/2016 tutte che se si vuol far sopravvivere una fonte di informazione autorevole, bisogna impegnarsi in qualche modo in prima persona. Capisco che sono tempi brutti, che la crisi ha svuotato la fiducia degli italiani, che la recessione ha svuotato i conti in banca... ma per contro, lo svuotamento non dovrebbe riguardare anche la materia grigia: fare di necessità virtù, aguzzare l’ingegno, nei momenti difficili, dovrebbe essere non solo auspicabile, ma obbligatorio, se si vuole sopravvivere. Allora per quale motivo il cittadino deve riversare tutta la sua esistenza sui social network, che, come affermano ogni giorno i più rinomati studiosi, altro non sono che “amplificatori” del malessere sociale? Altro non sono che “cassa di risonanza” per esaltati, maniaci, addirittura terroristi? Come si fa a discernere l’informazione corretta da quella fasulla o delirante su facebook? Neologismi come “cyber bullismo”, non vorremmo che fossero mai nati, oltre alle classiche “bufale”, eppure in molti considerano Womex 2017 Editoriale facebook un mezzo imprescindibile per divulgare e leggere notizie, addirittura indispensabile per ampliare il proprio giro di conoscenze e affari. Se la quantità fine a se stessa va a discapito della qualità (e attendibilità), significa che è sbagliato tutto il sistema, significa che noi di Lineatrad non abbiamo la forza ne’ i mezzi per competere con questi colossi multinazionali, e siamo destinati a sparire o diventare semplici blog come ne esistono a migliaia. Spiacenti: Lineatrad non avrà mai la caratteristica di un blog: o ci consideriamo “rivista informatica” oppure game-over e tutti a casa! Leggete Lineatrad ancora una volta, che forse sarà l’ultima; perché noi fino all’ultima riga dell’ultima pagina abbiamo una presunzione di qualità. Ora chiudo il discorso e passo la palla a voi lettori: sta a voi decidere del vostro futuro e del nostro... perché il futuro non è stato ancora scritto, lo possiamo modificare in qualsiasi momento, basta un rimpianto, basta una consapevolezza acquisita. ❖ Lineatrad Television è realizzata sulla piattaforma La lettura è realizzata sulla piattaforma Partner web: ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE www.radiocittabollate.it la trasmissione An Triskell Lineatrad con il: riprende a gennaio, ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30 Le news dei festival partner di Lineatrad le trovi in esclusiva sull’app: www.lineatrad.com www.womex.com/virtual/lineatrad ANNO 6 - N. 55 - 2017 via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova Direttore Editoriale: Loris Böhm - [email protected] Consulente alla Direzione: Giovanni Floreani - [email protected] Responsabile Immagine e Marketing: Annamaria Parodi - [email protected] Responsabile Ufficio Stampa: Agostino Roncallo - [email protected] Hanno collaborato in questo numero: Giustino Soldano, Muriel LeNy, Giordano Dall’Armellina, Marcello De Dominicis Pubblicazione in formato esclusivamente digitale a distribuzione gratuita completamente priva di pubblicità. Esente da registrazione in Tribunale (Decreto legislativo n. 70/2003, articolo 7, comma 3) 55/2016 3 3 Cronaca FESTIVAL “LA ZAMPOGNA” 2017 CRONACA VIDEO COMPLETA SU LINEATRAD TELEVISION XXIV Edizione 14 – 15 gennaio 2017 - Maranola (LT) di Loris Böhm G Ambrogio Sparagna arringa il pubblico in conferenza: tutto comincia da qui... Zampognari in attesa di partire per la processione da piazza Ricca alla Torre 44 55/2016 rande impegno organizzativo quello prodotto dal connubio di Erasmo Treglia con Ambrogio Sparagna, per dar vita a questo ventiquattresimo Festival della Zampogna di Maranola. Nonostante i continui “allerta meteo”, sempre più allarmanti e concitati, gli organizzatori hanno messo in campo tanta buona volontà e tanta propaganda, anche con il nostro aiuto, per richiamare appassionati da tutta Italia. Alla resa dei conti, nonostante un prevedibile calo di spettatori rispetto agli anni precedenti, il bilancio si può considerare assolutamente positivo. Non dimentichiamo che una manciata di giorni dopo il termine del festival, nel centro Italia s’è scatenata una bassa pressione mete- orologica con lunghe e devastanti nevicate, fino a pochi chilometri dalla località di Maranola. Lineatrad Television ha documentato completamente l’evento, che adesso va in onda a rotazione sul sito www.lineatrad.eu. Durante le riprese tra l’altro si è dovuto affrontare anche una discreta nevicata durante la processione della domenica mattina. Tante sono state le cose da vedere e ascoltare, tra esposizioni, performances, conferenze e premiazioni; tanti sono stati gli zampognari intervenuti a questo imprescindibile appuntamento post-natalizio. In perfetta sinergia con i storici media-partner del festival, Blogfoolk, ho potuto seguire e documentare quasi tutta la manifestazione... e i Una tappa della processione in cui i musicisti possono far vibrare le pelli in libertà... sotto lo sguardo compiaciuto di Ambrogio Sparagna Cronaca Nel piazzale della Torre, ci attende un variopinto mercatino di strumenti e compact: un’occasione unica per ammirare e acquistare strumenti artigianali unici a prezzi competitivi ringraziamenti vanno a tutta l’organizzazione del festival, che mi ha assistito “a tempo pieno” per tutte le necessità, consentendomi di godere gli spettacoli durante il lavoro di reportage. Se proprio dobbiamo fare qualche critica all’organizzazione, il fatto che non esistano volantini di sorta da tenere come promemoria dei fitti appuntamenti dei due giorni, è sicuramente un fatto negativo. Posso capire che ormai si fa tutto sui social-network, ma sinceramente portarsi in giro un tablet per un anziano abituato alla carta stampata, penso sia un disagio o una limitazione. A onor del vero noi di Lineatrad, in qualità di partner dell’evento, abbiamo inserito la programmazione (almeno quella concertistica) sull’applicativo That’s Music, sfogliabile anche con un semplice smartphone, in definitiva molto più facile da usare per gli appassionati di musica. Tornando a questa ventiquattresima edizione (anticamera del quarto di secolo che, come dice lo stesso Ambrogio Sparagna, sarà degnamente festeggiato l’anno prossimo), il focus è stato individuato nei strumenti musicali costruiti con metalli e pietre, per cui campanacci, sistri, triangoli, scacciapensieri e pietre sonore: un seminario con proiezione video, si è svolto in apertura del festival, a cura dell’Archivio Aurunco. Un bel documentario sulla liuteria meccanica rotabile, ancora in versione “beta”, che stiamo trasmettendo integralmente su Lineatrad Television, ha chiuso l’incontro al Centro Studi De Santis. Ci siamo trasferiti poi alla chiesa di San Luca per il concerto serale “Zampognari & Musicanti”, animato dai gruppi “Radici popolari”, “Enerbia”, “Zampogneria Fiumerapido” e dai “Zampognari di Maranola”. L’ottima acustica e la calorosa partecipazione del pubblico hanno decretato il successo della serata. Prima e dopo questo evento, nel piazzale della Torre Cajetani, si è svolta la “Festa Saporita”, come dice il titolo una degustazione di prodotti tipici a prezzi estremamente contenuti, allietati da canti e balli spontanei. Purtroppo, essendo uno stakanovista del giornalismo intento a documen- Campanacci: monumento-icona del festival 2017 tare e dialogare con i tanti colleghi presenti, ho potuto assaggiare ben poco... sono arrivato troppo tardi e i voraci musicofili avevano già svuotato i pentoloni. Poco male: con gli amici della Zampogneria Fiumerapido abbiamo organizzato un’automobile per cenare in pizzeria a Formia. Un sabato davvero intenso, finito alle ore piccole, ma carico di bei ricordi. Le allarmistiche previsioni del tempo finora non ci hanno azzeccato, per fortuna. La mattina successiva, dopo un’ottima colazione nell’unico bar del paese, ci vede raccolti alle 10 in Piazza Ricca per la consueta processione cittadina, con tappe gastronomiche, a salire fino alla Torre. Il tempo è molto minaccioso, ma non spaventa i numerosi appassionati intervenuti. Ecco che arrivano i zampognari, sotto il vigile e autoritario controllo di Ambrogio Spa- 55/2016 5 5 Cronaca Il gruppo Enerbia, con un repertorio delle 4 province, inaugura il festival alla grande, in una chiesa di San Luca affollatissima Il virtuoso di musette e sordellina belga JeanPierre Van Hees ragna, anche qui sommo Maestro Concertatore, come lo è stato alla Notte della Taranta. Tutto si svolge in perfetto orario, nel turbinio delle foto-telecamere, nel turbinio dei musici canterini, nel turbinio dei fedeli in processione... e nel turbinio della neve che cominciava a fioccare con insistenza! Non si poteva proprio dire di essere al caldo e all’asciutto... ma con stoicità ed estrema gioia, ben rifocillati dalle bevande calde e dai tanti dolci offerti nei punti di ristoro, attorniati da un suggestivo scampanellio e una onirica nuvola bianca incombente dal cielo, abbiamo assistito al piazzale della Madonna degli Zampognari, ai canti votivi e alle Voci del Trebbia di Maddalena Scagnelli. Nel piazzale della Torre infine ci attendevano gli stands della mostra-mercato. Naturalmente gli strumenti in vendita esposti riguardavano prevalentemente ance e tamburelli, oltre ai 66 55/2016 campanacci. I pentoloni con le zuppe tipiche erano ben pieni, allora nessun problema a soddisfare ogni desiderio culinario represso la sera prima. Il pomeriggio domenicale offriva un’alternativa: seminari di studio o concerti. Ho optato per un sondaggio seminaristico dal virtuoso di musette e sordellina belga Jean-Pierre Van Hees, che con un interprete e una esaustiva proiezione di diapositive ha raccontato la storia di questi due straordinari strumenti popolari, poi di corsa per assistere alle È la volta di Zampogneria Fiumerapido con ospite d’eccezione Susana Seivane Cronaca Una sorpresa davvero gradita, il coro della scuola Dante Alighieri di Maranola diretta da Sparagna premiazioni e ai concerti del pomeriggio alla chiesa di San Luca con lieto finale il coro della scuola Dante Alighieri di Maranola diretto da Ambrogio Sparagna. Neanche il tempo di riprendersi che alle 18 alla chiesa SS. Annunziata abbiamo il Gran Concerto “Il bordone sonoro”: una sarabanda di esibizioni degli artisti presenti nel festival, nella quale ci fa piacere ricordare il premio “Giovani Musicisti”, a cura di ACEP-Unemia, per i fratelli Federico e Noemi Conti di Esperia (Frosinone), e Christian e Irene Di Marco di Montesilvano (Pescara), e naturalmente il premio Speciale Artista “La Zampogna Il pubblico (considerato scarso dagli organizzatori!): si nota Ciro De Rosa di Blogfoolk 2017” a Giovanna Marini (assente per indisposizione) e la famiglia Seivane, a cui dedichiamo la copertina di questo numero Lineatrad, mentre sono “incorniciati” nel vero senso della parola, dai fotografi di Maranola. Questi giovanissimi artisti italiani, dai quattordici anni in su, hanno davvero dimostrato un’abilità incredibile, dimostrando di fatto di avere una carriera predestinata. In contrapposizione i premi “alla carriera”, per meriti acquisiti, di due personaggi che non hanno bisogno di presentazioni: Giovanna Marini e Susana Seivane in compagnia di suo padre Álvaro. Da notare l’esibizione di arte campanaria di Don Francesco Ferro e il set finale di canti della scuola Dante Alighieri accompagnata dall’organetto di Ambrogio Sparagna, che ha salutato il numerosissimo pubblico. Nonostante le lamentele degli organizzatori sull’effetto negativo degli allarmi meteo, che hanno ridotto il numero di spettatori di quest’anno, mi sento di affermare che in chiesa erano occupati tutti i posti a disposizione, e molta gente era rimasta in piedi, L’arte campanaria di don Francesco Ferro 55/2016 7 7 Cronaca Susana Seivane in compagnia di suo padre Álvaro, nell’esibizione clou del festival: artigiani liutai e suonatori nella tradizione galiziana per cui tutto sommato, se non altro per questioni di sicurezza e vivibilità, è meglio che non ci sia stata la folla oceanica degli anni addietro: lo spettacolo è stato recepito e gradito maggiormente da parte di tutti. L’appuntamento per l’anno prossimo, che sarà celebrativo, come si è discusso durante la riunione di sabato, è da valutare in tre periodi: a inizio dicembre, nel periodo attuale, oppure addirittura a febbraio, in concomitanza con il Carnevale. Tutto questo per evitare il culmine della brutta stagione e le conseguenti difficoltà organizzative. Noi di Lineatrad, che ormai siamo media-partner convinti, staremo con le antenne puntate e ci prepareremo in anticipo per quella che sarà l’edizione del quarto di secolo... tutta da vedere ed ascoltare, indubbiamente. ❖ 88 55/2016 Per finire un “quadro” che simboleggia nel migliore dei modi questo festival: un momento magico degno di una copertina Lineatrad! Eventi 55/2016 9 9 Cronaca LA BAÌO DI SAMPEYRE E DEI PAESI LIMITROFI 12-19-23 febbraio 2017 Dal nostro inviato Giordano Dall’Armellina B aìo! Il grido di libertà, spesso gridato dai figuranti durante la festa delle valli occitane italiane, è risuonato più volte, così come sempre nel passato, nei variopinti cortei. L’ultima volta fu cinque anni fa e quest’anno ha avuto ancora più partecipanti. Ma qual’è l’origine di questa festa o celebrazione? Secondo ricostruzioni storiche che ci sono state illustrate durante un incontro al Museo Etnografico di Sampeyre da Alfredo Philip, uno dei responsabili del museo, già un paio di secoli prima dell’anno mille si sarebbero riscontrate tracce di questa festa che all’origine, come quasi sempre nelle tradizioni popolari contadine europee, erano riti propiziatori per scacciare l’inverno e accogliere la primavera. Con l’invasione dei Saraceni (torneremo dopo su questo aspetto) poco prima dell’anno mille e la difesa dei valligiani che sconfissero gli invasori, si è sovrapposta la cacciata dell’inverno con la cacciata dei Saraceni. E’ tuttavia una festa dell’armonia ritrovata in cui la gente si incontra e si riconosce nei valori comuni. Ultimamente la si organizza ogni cinque anni ma nel passato (fino a prima della seconda guerra mondiale) le date variavano e potevano passare anche dieci anni prima che se ne organizzasse una nuova. Molto dipendeva dalle disponibilità economiche di chi se la sentiva di organizzarla. Costui infatti, nel passato, arrivava persino a vendere 1010 55/2016 Cronaca A una vacca (animale di gran valore per i contadini) per avere i denari per sostenere le spese e non sempre c’era qualcuno disponibile. Tuttavia no vi è una sola Baìa (abbreviazione di Abbadia o Badia, congregazioni giovanili tardo medievali che avevano lo scopo di organizzare le feste), ma di solito quattro con l’eccezione di quest’anno che sono state cinque B A con l’aggiunta di un altro paese, Becetto, che dopo decine di anni che non la faceva più, si è riorganizzata per proporne una. Sono tutti paesi vicino a Sampeyre dove si svolge la Baìo principale e dove convergono anche le altre. C La festa si svolge in tre fasi che coinvolgono le due domeniche prima del Carnevale e il giovedì grasso. Nella prima la Baìo di Colchesio fa visita a quella di Sampeyre. Durante l’incontro gli Abà, ovvero i capi della festa, si salutano incrociando le spade. Nella seconda domenica tutte le Baìe convergono a Sampeyre. Infine il giovedì grasso le Baìe giudicano il proprio tesoriere che è accusato di furto ai danni della comunità. Tuttavia le sentenze non sono tutte uguali, dipendono dalle comunità. Tutti i partecipanti hanno i propri costumi e un proprio ruolo ben definito e se non si è del posto risulta piuttosto complicato districarsi fra i vari personaggi e le loro funzioni. Vediamo di semplificare al massimo indicando solo le figure principali o più caratteristiche che potete riconoscere nelle foto. Molti hanno attaccati ai vestiti i cosiddetti bindel, nastri di seta multicolori preziosissimi e gelosamente custoditi dai valligiani che misurano la ricchezza individuale anche dal numero di bindel posseduti. Cominciamo dagli ABÀ, (fig.1) comandanti supremi e indiscussi della Baìo. Rappresentano i capipopolo che guidarono la rivolta 55/2016 11 11 Cronaca D contro i Saraceni. Durante la Baìo, e già anche prima, a Sampeyre gli Abà assumono un prestigio notevole e conquistano il rispetto di tutti: sono loro che hanno sulle spalle tutta la responsabilità della festa (erano loro che nel passato dovevano vendere una vacca). Solo nel capoluogo uno dei due Abà è una specie di “primus inter pares” e assume la carica di Aba Majour (Abà maggiore) (fig.3). In teoria sarebbe proprio il “Majou” il capo supremo di tutte le E 1212 55/2016 quattro Baìe (e sulla feluca non porta la “A” ma la “M”). CAVALÌE (cavalieri) presenti solo nelle Baìe di Sampeyre e Calchesio. Per la tradizione rappresentano la milizia a cavallo dell’esercito valligiano che cacciò gli invasori; indossano uniformi verdi a Calchesio, nere a Sampeyre. SERAZÌNE: Dovrebbero essere delle bambine ma nelle Baìe non sono ammesse le femmine e allora sono interpretate da giovanissimi maschietti. Agitano ininterrottamente dei fazzoletti: secondo la tradizione segnalavano alle milizie locali i movimenti dei Saraceni. SEGNOURINE: (fig.4) anche queste sono interpretate da giovani uomini in quanto la Baìo è interdetta alle donne. Possono sfilare dopo lo scampato pericolo rappresentato dai Saraceni. SAPEUR (zappatori): (fig.5) altro corpo della milizia valligiana. Durante le sfilate della Baìo, i Sapeur, che sono presenti in tutti i cortei, spaccano a colpi d’ascia le barriere lasciate, secondo la tradizione, dai Saraceni in fuga. E’ in genere il primo atto importante compiuto dai cortei. MORU (mori): (fig.6) personaggi spassosi, presenti solo nel corteo F del capoluogo. I mori, con le facce dipinte di nero, si portano appresso un asino e rappresentano i Saraceni fatti prigionieri. GREC (Greci): (fig.7) secondo la tradizione rappresentano i prigionieri dei Saraceni liberati dalle milizie valligiane con cui festeggiano la ritrovata libertà. Fumano pipe dalle forme curiose. TURC (turchi): (fig.8) loro pure presenti solo a Sampeyre; portano il fez come i mori ma a differenza di questi ultimi sarebbero invece ex prigionieri dei Saraceni liberati (come i Grec). Viaggiano in coppia, uniti a due a due da una catena ai piedi. GLI ALUM rappresentano i capi militari supremi: sono otto per ciascuna Baìo e seguono un rigido ordine gerarchico. Ad ogni edizione della Baìo, in conclusione della festa, quando escono di scena il Segretario e il Tesoriere in carica, vengono eletti due nuovi Alum tra i vari membri della sfilata: cinque anni dopo entreranno in carica col grado minore, quello di “Tenenti”. Tutti indossano feluche napoleoniche e sono armati di spada. Lo Stato Maggiore di tutte le quattro Baìo è così composto: TENENTI (Sout-Portobandiero) sono le “matricole” dello Stato Maggiore: devono soprattutto imparare e non hanno molta voce in capitolo; cinque anni dopo saranno PORTABANDIERA e avranno l’onore di reggere la gloriosa bandiera della Baìo (ogni Baìo ne ha una propria) e alla fine della festa sono pronti per salire al massimo potere, quello detenuto dagli Abà. SEGRETARI E TEZOURÌE: (fig.9) gli ultimi due Alum assumono due cariche distinte: uno è il Segretario della Baìo e custodisce il registro ultra-centenario della festa, l’altro è il Tesoriere che purtroppo si fa tentare dal “malloppo” e ne asporta una parte. Contro il Tesoriere (e il Segretario, considerato complice) viene inscenato un pubblico processo in piazza il giovedì grasso, che rappresenta un momento gustoso in cui l’intera comunità fa autocritica e si prende in giro da sé. Interpretare il Tesoriere non è facile: bisogna avere doti da “attori” e non patire la scena. UZOUART (ussari): armati di fucili, spade o alabarde, sono le guardie del corpo degli Alum; a loro spetta anche il gravoso compito di inseguire il Tesoriere fuggitivo; per cappello portano delle mitrie. ESCARLINÌE: sono i soldati di fanteria, detti “scampanellatori” perché hanno addobbato a festa le loro mazze con gli “escarlìn”, i campanelli. ESPOUS: coppie di sposi in festa, personaggi, senza dubbio, tra i più belli di tutto il corteo, piacevoli anche da interpretare perché spesso chiamati a danzare sulle musiche tradizionali. I SOUNADOUR: sono la colonna portante della Baìo, allietano il corteo e i balli per tutto il giorno e la notte. Gli strumenti suonati nella Baìo sono la fisarmonica, il “semitun”, il violino e il clarinetto. LOU VIÈI E LA VIÈIO (Il vecchio e la vecchia): (fig.11) chiudono il corteo e hanno, fin troppo scopertamente, un significato simbolico: non sono solo i due anziani che fanno festa con i giovani, rappresentano anche Cronaca G la Baìo che finisce ovvero la conclusione dell’inverno. Per interpretarli bisogna essere un po’ attori. GLI ARLEQUIN (arlecchini): (fig.2) sono, paradossalmente, i “tutori dell’ordine”; devono fare in modo che gli spettatori non disturbino il corteo e per riuscirci fanno di tutto, compreso agitare code di scoiattolo e topi morti (ora finti) per fare indietreggiare la folla. E’ un ruolo che richiede attenzione e bravura. Sono vestiti in modo grottesco e portano appesi ai cappelli gusci di lumache. Sono personaggi che devono incutere paura e che anticamente erano legati a riti di morte. Questo personaggio, che la tradizione vuole accostato a Bergamo, dove indossa un costume multicolore, ha alle spalle una storia molto più antica che ci arriva dal Nord H 55/2016 13 13 Cronaca I ESCRIVETA J Europa dove il nome, poi storpiato in Arlequin, era Halewijn. Costui era probabilmente una divinità dei boschi che attirava le ragazze vergini per poi ucciderle come sacrificio. Era dunque una specie di spirito maligno che portava alla morte. Dal suo nome pare derivi anche Halloween la notte degli spiriti maligni e dei morti. Tracce di queste tradizioni pre-cristiane 1414 55/2016 rimangono in una ballata europea diffusa in quasi tutte le lingue europee dove la più antica raccolta in fiammingo si chiama Herr Halewijn. Nella ballata in questione Herr Halewijn uccide decine di ragazze che attira nel bosco grazie al suo richiamo erotico prima di essere decapitato dall’ultima che con uno stratagemma riesce ad impossessarsi della sua spada e con la Cronaca K stessa gli taglia la testa. Fra le centinaia di versioni europee (ne sono state trascritte almeno 800) ricordo quella scozzese Lady Isabel and the Elf-Knight, quella svedese Brun, Den Falske Riddaren, quella francese Renaud le tueur de femmes e infine quella italiana con diversi titoli fra i quali Un’Eroina, L’inglesina, La Monferrina. (I testi, con relative spiegazioni e traduzioni, e le musiche sono tutti presenti nel mio saggio con CD Ballate Europee da Boccaccio a Bob Dylan). Passiamo adesso ai fatti storici che hanno in parte originato questa festa: Anche le vallate alpine, così come altre aree geografiche dell’Europa occidentale, conobbero la piaga delle scorribande operate delle I Musici 55/2016 15 15 Cronaca Orchestra per le danze orde saracene provenienti dalla Provenza. Si tenga presente che i Saraceni conquistarono la famosa Saint-Tropez nell’ 883 e la tennero come feudo fino al 972, quasi cento anni! Da lì compirono incursioni in Piemonte e Liguria e nel 935 saccheggiarono persino Genova. Le prime incursioni dei Saraceni in Piemonte avvennero nel 906 e 907 dove conquistarono Acqui e assediarono Tortona. E’ fra il 975 e il 980, dopo essere stati cacciati da Saint-Tropez, che cercano di penetrare in Val Varaita dove vennero infine sconfitti sì dai valligiani ma con l’aiuto decisivo di Guglielmo di Arles. La presenza dei Saraceni in Provenza e in Liguria è testimoniata ancora dalla toponomastica intorno a Saint-Tropez e per esempio anche a Varigotti dove la spiaggia si chiama tuttora Baia dei Saraceni. Di questa presenza dei Saraceni in Provenza e Piemonte rimane una ballata popolare che si canta ancora oggi sia in occitano che in francese e piemontese. Visto che trattiamo delle valli occitane dove ancora, vi assicuro, si parla occitano, vediamo la versione occitana che si chiama Escriveta 1616 55/2016 Lou vièi e la vièio: Baìo 1935 che potete sentire in youtube dalla splendida voce del compianto Alberto Cesa. Narra del rapimento di una bambina da parte dei Mori Saraceni. E’ un’occasione per vedere un testo in occitano e rendersi conto che è una lingua bellissima che assomiglia molto all’italiano, al francese e al catalano. Molto belle sono anche le versioni in piemontese della Ciapa Rusa e dei Tre Martelli (‘L Moru Sarasin) mentre in francese la canta JeanFrançois Dutetre nel primo volume di Ballades Françaises col titolo Le Maure-Sarrasin (Nel mio saggio Ballate Europee da Boccaccio a Bob Dylan una approfondita analisi dei vari testi). La ballata, così come i racconti delle scorrerie dei saraceni e della vittoria dei valligiani, si sono tramandate di generazione in generazione fino a noi. Partecipare e soprattutto capire la Baìo vuol dire ritornare alla storia per meglio capire noi stessi e da dove veniamo. I valligiani fanno la Baìo per loro e ballano fra di loro con le loro musiche. I turisti sono tollerati purché stiano al loro posto con rispetto. E’ concesso a questi ultimi di ballare solo quando i capi danno il permesso. Le musiche si protraggono fino alle luci dell’alba in vari locali dei paesi accompagnate da cospicue libagioni... Inutile dire che se volete ascoltare le musiche della Baìo basta andare in youtube per trovare diversi video! Appuntamento fra cinque anni allora per quelli che se la sono persa quest’anno! ❖ Cronaca Processione Baìo 1935 55/2016 17 17 Cronaca CHAMPIONNAT DE BRETAGNE DE MUSIQUE ET DE DANSE TRADITIONELLE 60 ANS 1956-2016 Gourin 2-3-4 settembre 2016 60° Anniversario del Campionato Bretone di musiche e danze tradizionali di Giustino Soldano e Muriel Le Ny (foto © Giustino Soldano) Eric Marchand G ourin è un comune bretone appartenente al dipartimento del Morbihan, sede di numerose manifestazioni culturali come esposizioni di quadri, sculture, costumi bretoni; gastronomiche come la “Fête de la Crêpe”e musicali, come il famoso Campionato dei suonatori e dei danzatori di musiche e balli tradi- 1818 55/2016 Cronaca Al centro Benjamin Le Roux e Loëiz Guillo, vincitori nella categoria giovani, tra sindaco di Gourin a sx e Georges Boutet a dx zionali bretoni, che si tiene tutti gli anni ai primi di settembre, nelle strutture del Parco di Tronjoly in cui ritrova l’omonimo Castello. Il Campionato si svolge solitamente nell’arco di tre giorni dal venerdì alla domenica e si articola su una serie di concorsi suddivisi in varie categorie. Per quanto riguarda i suonatori, la formula tradizionale prevede: il concorso Koz [1] con le coppie bombarda e Da dx Éric Ollu e suo figlio Thomas vincitori nella categoria famiglie, premiati dal sindaco di Gourin David Le Solliec biniou, ossia la cornamusa bretone e quello Braz[2] con le coppie bombarda e cornamusa scozzese; le coppie sono suddivise a loro volta in sottocategorie: giovani sotto i 20 anni; famiglie, formate da coppie di suonatori dello stesso nucleo familiare; suonatori con età superiore ai 20 anni. Ogni coppia deve interpretare una marcia, una melodia e una danza tradizionali, tutte di competenza dello stesso “terroir”. La somma dei punteggi acquisiti in ogni prova, determina la coppia vincente. C’è poi il concorso per “duo libre” dedicato a coppie che suonano con strumenti diversi da bombarde e cornamuse. Per quanto riguarda invece il concorso dei danzatori, sono previste quattro danze differenti che sono state sorteggiate qualche mese prima.[3] Le danze previste in questa edizione 2016 erano: Dañs Plin, Gavotte du Bas Léon, Passepied de Plaintel e Avant-Deux de St-Martin. Anche in questo caso, 55/2016 19 19 Cronaca Da dx Julien Tymen e Michel Kerveillant, vincitori per il quarto anno consecutivo nella categoria Koz Mickaël Derrien, clarinetto e Thibault Lotout, organetto, nella categoria duo libre. Amélie Jégou e il marito Morvan Jégou, proclamati, rispettivamente, campionessa e campione di danze; entrambi fanno parte del circolo di danze di Auray: “Kevrenn Alré”. Oltre ai concorsi, gli organizzatori, per questo sessantesimo anniversario molto atteso, hanno programmato numerosi spettacoli molto interessanti in collaborazione con alcune associazioni culturali tra cui: “Confédération War’l Leur”e “Sonerion”, che in quest’occasione festeggiava a sua volta il settantesimo anniversario. In cartellone anche due fest-noz nelle serate di sabato e domenica. Gli spettacoli che ci sono particolarmente piaciuti sono stati quelli di: Venerdì 2 settembre: Cabaret serale con i gruppi “Heptafonik Trio”, composto da Damien Mattheyses alla bombarda, Youn Kamm al biniou e Glenn Le Merdy alle percussioni e “Bodenes-Hamon Quintet”, con Steven Bodénès (Pennsoner[5] della Bagad di Quimper) alla bombarda, Sylvain Hamon alla cornamusa scozzese, Rozenn Talec al canto, Julien Le Mentec al basso e Da sx Julien Le Mentec e Rozenn Talec la somma dei punteggi ricevuti durante ognuna delle quattro danze, determina un vincitore ed una vincitrice. I trionfatori di questa sessantesima edizione del Campionato sono stati[4]: Benjamin Le Roux, cornamusa scozzese e Loëiz Guillo, bombarda, nella categoria giovani. Éric Ollu, bombarda e suo figlio Thomas, biniou, nella categoria famiglie. Julien Tymen, bombarda e Michel Kerveillant, biniou, vincitori per il quarto anno consecutivo nella categoria Koz. 2020 55/2016 Damien Mattheyses alla bombarda, Youn Kamm al biniou Cronaca Danzatrici del collettivo Dañs Akademi Foto di gruppo con al centro, col badge al collo, Claire Le Ny, segretaria coordinatrice del Championnat Thibault Niobé alla chitarra. Lo spettacolo che si svolgeva all’interno di un tendone denominato “Breizh Tavarn” è stato molto interessante e con musicisti di buonissimo livello. Domenica 4 settembre: “[R]EvolutionS” spettacolo di musiche e danze presentato e messo in scena dal collettivo “Dañs Akademi”, ideato e creato dalla Confédération War’l Leur e diretto musicalmente da Eric Marchand, uno dei più grandi artisti bretoni. Il collettivo è formato da una sessantina di danzatori provenienti da vari Circoli di danze bretoni, una dozzina di musicisti, da alcuni coreografi, tra cui Solenn Boënnec, che abbiamo la fortuna di conoscere, insegnante di danze ed esperta di cultura e costumi bretoni, e da alcuni costumisti. Lo spettacolo è piaciuto moltissimo sia a noi sia al numeroso pubblico che affollava lo spazio antistante la scena. Abbiamo apprezzato le diverse danze bretoni interpretate divinamente dai vari ballerini che si sono alternati sul parterre e la professionalità dei musicisti. I Campionati sono stati ancora una volta un’occasione per conoscere nuove danze, assistere a prestazioni musicali d’alto livello e incontrare personaggi storici della musica bretone come Alan Stivell, i fratelli Morvan, Jean Baron, Christian Anneix e tanti altri. ❖ 1- Koz o kozh, in bretone significa vecchio. 2- Braz significa grande. 3- Vedi Lineatrad N. 47 del maggio 2016. 4- Non sono stati assegnati premi nella categoria Braz, poiché il concorso è stato interrotto per il decesso, per un malore improvviso, di una spettatrice, madre di uno dei musicisti. 5- Penn-soner è il direttore musicale delle Bagad, le tradizionali bande musicali bretoni. Georges Boutet uno dei presidenti del Comité des Sonneurs durante il discorso commemorativo dei 60 anni di esistenza del Championnat 55/2016 21 21 Cronaca Julien Tymen, bombarda e Michel Kerveillant, biniou, durante la prova Danze Julien Tymen, bombarda e Michel Kerveillant, biniou, durante la prova Marce Laurent Citérin, uno dei presidenti del Comité des Sonneurs di Gourin Morvan Jégou e sua moglie Amélie vincitori nelle categorie maschile e femminile del campionato di danze bretroni 2222 55/2016 Mickaël Derrien e Thibault Lotout, vincitori nella categoria duo libre Cronaca Parte del pubblico presente agli spettacoli Tyfenn Paillou, bombarda e Enora Coeffic, cornamusa, una delle coppie femminili partecipanti ai concorsi Uno scorcio del Parco di Tronjoly Un momento dello spettacolo REvolutionS Tra i presenti nelle giornate del Championnat, anche Alan Stivell e, alla sua sinistra i Fratelli Morvan 55/2016 23 23 Cronaca I FAIRPORT APRONO IL LORO TOUR DEI 50 ANNI, PRESENTANDO IL NUOVO DISCO, AL CELTIC CONNECTIONS DI GLASGOW di Marcello De Dominicis Fairport Convention Landmark Presentation F esteggiare 50 anni è un traguardo, davvero, prestigioso per la band più popolare e longeva del folk britannico, quella che il Times definisce: “Un tesoro nazionale”. Il loro tour per onorare le nozze d’oro con la musica comincia, proprio, a Glasgow, il 24 gennaio nella bellissima cornice dell’Old Fruitmarket di Glasgow. Oltre a questa ricorrenza, i Fairport propongono, per la prima volta, in concerto il nuovissimo album “50:50@50”, quindi l’interesse, per questa esibizione, del pubblico e della stampa è davvero altissima! Trovare i biglietti è stata davvero un’impresa, perché nem- 2424 55/2016 meno l’ufficio stampa del festival ne aveva ancora, ma, con un po’ di fortuna, sono riuscito a trovare un biglietto in galleria proprio in “Zona Cesarini”! Il locale è gremito fino all’inverosimile, fin dalle 19,00 del pomeriggio, pubblico attempato, ma competente, perché in breve tempo, prima del concerto, il vinile del disco ed il prezioso programma del tour si esauriscono in una manciata di minuti. Si spengono le luci e l’attesa esibizione della band viene preceduta da un breve live dei cantautori britannici, Jez Lowe e Steve Tilston, che ripercorrono la loro storia musicale con un bel set acustico in cui le armonie vocali e la pulizia dei loro plettri incorniciano un’esibizione festosa e molto applaudita dal pubblico! Ma non c’è tempo da perdere, perché alle 20,30 in punto, entrano, visibilmente emozionati Simon Nicol e compagni pronti a regalarci un grande concerto! Pur senza i “grandi attori” che hanno firmato le più belle pagine della loro storia musicale, parlo dei compianti: Sandy Denny e Dave Swarbrick, del veterano del folk britannico, Ashley Hurchings e del magnifico chitarrista e songwriter, Richard Thompson, l’attuale formazione dei Fairport, che dura, ormai da quasi 20 anni, è formata da un quintetto di ottimi strumentisti che si difendono molto bene sia in studio che dal vivo! Prima di cominciare con la cronaca del concerto, vorrei proporvi le parole che il bassista, Dave Pegg, il membro più longevo della formazione assieme al fondatore Simon Nicol, ha scritto per presentare questo importante anniversario. Ecco il testo: “Il primo disco dei Fairport in cui io ho suonato è stato “Full House”, tanti anni fa, nel 1970. E da allora, ho suonato in tutti i lavori seguenti, così mi permetto di dire il mio pensiero su “50:50@50” e su questo cinquantesimo anniversario. Per quanto i Fairport siano in giro da così tanto tempo, devo dire che non ci siamo mai riposati sugli allori. Siamo molto orgogliosi della nostra storia, ma abbiamo guardato sempre avanti piuttosto che indietro, cercando sempre di tirar fuori materiale nuovo, nuove idee e suoni. Crediamo che ciò si rifletta sia nelle nostre registrazioni che nei nostri spettacoli dal vivo. Non siamo mai stati una band da studio, siamo sempre stati in giro a darci da fare per poter pagare i conti che la vita ci presenta. Ecco perche abbiamo deciso che questo ultimo album sarebbe stato composto per metà da registrazioni dal vivo e per l’altra metà da incisioni in studio. Questo album mostra ancora una volta la versatilità dei Fairport. Le tracce vanno infatti dal nuovo folk rock di molti brani a vivaci strumentali, da graziose canzoni scritte da Chris Leslie ad importanti collaborazioni con mostri sacri del rock e del folk come Robert Plant (nel nuovo cd c’è una bella cover live del blues tradizionale, “Jesus on the mainline) e Jaqui Mc Shee (che interpreta la bella ballata popolare” Lady of Carlisle). Speriamo che anche a voi faccia piacere ascoltarlo! Dopo quarantasette anni nei Fairport sono molto orgoglioso del livello che la band ha saputo raggiungere in queste cinque decadi e losono altrettanto di questo nuovo album, il dovuto tributo a mezzo secolo di continue costruzioni musicali” Debbo assolutamente scrivere che sono completamente d’accordo con le parole di Mister Pegg perché, in questo concerto i Fairport hanno, immediata- Cronaca mente, dimostrato, fin dalle prime note suonate, quanta voglia ci sia nel continuare a regalare, ai loro fans, nuove pagine di bella musica! Iniziano questo live con un omaggio al compianto Dave Swarbrick, con il bel traditional “Ye mariners all”, che il grande violinista volle portare in dote al gruppo nel lontano 1978, nell’album “Tipplers tales”, ma presente, per lungo tempo, nel suo repertorio live con Martin Carhty. Lo spumeggiante strumentale che apre il brano, manda, subito, in visibilio il pubblico, che risponde con il battito delle mani, per accompagnare il ritmo dettato dall’efficace sezione ritmica del gruppo con Dave Pegg e Gerry Conway sugli scudi. Pur meno efficace del grande Dave nella parte vocale, Chris Leslie se la cava benissimo ma dopo un’ovazione da stadio, non c’è tempo per rilassarsi, perché il gruppo ci regala l’esecuzione di “Miths and heroes” dal penultimo, omonimo cd della band. Subito dopo, la prima grande emozione della serata con l’esecuzione della perla “Crazy Man Michael”, dal leggendario album del 1969, ”Liege&Lief”, considerato il disco folk più importante della storia dal pubblico dei BBC Folk Award del 2006! Uno dei capolavori di quell’album è proprio questa onirica e surreale ballata con cui gli autori Thompson e Swarbrick, cercarono di ricreare lo stile (a-talking) ed i contenuti delle vecchie ballate e favole tradizionali del grande patrimonio folclorico britannico, riuscendoci meravigliosamente! I Fairport non cambiano una virgola dell’antico arrangiamento della ballata, in cui sin dall’inizio, lo struggente violino di Ric Sanders, ci porta alla narrazione della storia, cantata un tempo da Sandy Denny, ora da Simon Nicol. Il pazzo Michael, è artefice della tragica vicenda della canzone, perché colpisce a morte la sua ragazza, scambiandola per un corvo, che gli aveva predetto che lei sarebbe stata uccisa per sua mano! Il dolore del protagonista è talmente forte, che decide di rimanere a guardia del bosco dove è avvenuto l’omicidio e dove sono cresciuti fiori e piante nella terra bagnata dal sangue della sua ragazza. Il brano è perfetto… ed è uno dei punti più alti del concerto di Glasgow! I Fairport continuano, subito dopo a ripercorrere il loro illustre passato con il brano “Walk awhile”, Il trascinante brano d’apertura, tratto dall’album “Full House” del 1970, è, da sempre, uno dei “cavalli di battaglia” delle esibizioni live del gruppo. La versione, offerta dai Fairport in questa serata scozzese, è briosa ed incalzante, anche se qui si sente l’assenza del suono del funambolico violino di Dave Swarbrick. Dopo questo tributo alla loro storia, i Fairport Convention continuano il loro concerto, suonando i brani tratti dal loro nuovo disco. Si susseguono, quindi, “The Naked Higwayman”, scritta da Steve Tilston, il ritmato strumentale di Ric Sanders “Danny Jack Rewards” e la delicata ballata contro la guerra “John Condon”. Seguono altri brani, tra cui la stupenda ballata “Hiring fair” scritta da Ralph Mc Tell & Dave Mattacks, tratta da “Gladys leap” del 1985, album della rinascita della band, dopo sei anni di silenzio. Si arriva agli ultimi brani live con la band sempre più frizzante e solida nei nuovi brani e nei nuovi arrangiamenti con la nuova “Devil’s work” e per finire con la celeberrima “murder ballads” “Matty Groves” arrangiata in maniera molto “hard rock”. Il pubblico, alla fine, si alza in piedi, batte le mani, richiama a gran voce i suoi beniamini, …ed io tra questi, pronto ad invocare il classico finale di ogni concerto, il brano simbolo dei Fairport, “Meet on the ledge” che puntualmente viene eseguita e cantata da tutti… Molti giornalisti scrivono che l’ultima formazione dei Fairport Convention è composta da onesti mestieranti, senza più alcun fuoriclasse al suo interno. In realtà, e questo concerto l’ha dimostrato, il gruppo è vivo, brillante e con ottimi musicisti, talmente capaci ed esperti che, quando li sostiene l’estro e l’ispirazione, è difficile che sbaglino il colpo. Nicol, Leslie, Pegg, Sanders e Conway offrono, quindi, ancora album dignitosi, a volte ottimi, come ad esempio l’ultimo, appena pubblicato, il migliore negli ultimi venti anni. Lunga vita ai Fairport Convention che aspettiamo, quest’estate, in Italia! ❖ 55/2016 25 25 Eventi 2626 55/2016 Eventi Dal 1 al 5 giugno 2017 il festival musicale internazionale universitario 31ª EDIZIONE DEL FIMU DI BELFORT Comunicato Stampa dea di un festival in movimento, gratuito e ricco di sfumature. UN RECORD DI CANDIDATURE PER QUESTA EDIZIONE 672 formazioni provenienti da 59 paesi sono candidati a partecipare al FIMU di Belfort 2017. Sono stati selezionati un centinaio di gruppi. La qualità, la coerenza e l'originalità della loro proposta artistica ha permesso ai comitati di selezione di offrire un programma ricco, pionieristico e ambizioso che è stato svelato alla conferenza stampa il 31 marzo. I direttori e i programmatori e il team FIMU hanno prestato particolare attenzione alla qualità e alla rappresentazione di tutti gli stili musicali: classica, jazz, world music, musica contemporanea e nuova musica. L a città di Belfort, con il sostegno umano delle associazioni studentesche della zona urbana, offre per la prima volta dalla creazione del Festival, cinque giorni di eventi con un giorno in più per la sua 31esima edizione. Dal primo al 5 giugno, centinaia di studenti e gruppi composti da musicisti amatoriali provenienti da 30 diversi paesi - farà immergere nell'unicità del loro universo artistico gli attesi 90.000 festivalieri. NEL 2017 FOCUS SULLA TROMBA La tromba subentrerà al basso per questa trentunesima edizione. Usato in tutto il mondo, questo strumento iconico del jazz si riflette in innumerevoli stili musicali, sia in formazioni classiche, attraverso la world music o la musica moderna. I trombettisti offrono infinite possibilità. Il festival si concentrerà sulla presentazione al pubblico delle molteplici sfaccettature di questo strumento attraverso la sua programmazione e le varie attività. IL FIMU… A DOMICILIO Quest'anno, il FIMU propone alle famiglie di Belfort di accogliere in casa propria i membri dei gruppi musicali. Questi incontri inaspettati contribuiscono a rafforzare lo scambio interculturale e intergenerazionale: un nuovo modo di vivere e di essere suonatore nel FIMU. ❖ PANORAMA 2017 La tromba è già viva visivamente al FIMU 2017 proposto dagli artisti Axelle e Barbee, dello Studio Sauvage, studio di design serigrafia della Franca-Contea. Artisti completi, hanno ideato i manifesti dei concerti, opuscoli, programmi, volantini. Per questa trentunesima edizione, la loro ricerca si è concentrata sull'i- Informazioni: Mathilde ARMANSIN / 03 84 54 25 88 / [email protected] ISCRIZIONI fino al 12 maggio su www.fimu.com/benevole Informazioni: Laura LETANG, / 03 84 54 25 82 / [email protected] IL FIMU BELFORT 2017 È… 5 giorni di festival, 300 volontari, 90.000 spettatori previsti, 672 candidature musicali, più di 100 formazioni musicali, 2.000 musicisti, 200 concerti gratuiti, 30 paesi rappresentati 55/2016 27 27 Argomenti DALLA POLONIA: MOTION TRIO Comunicato stampa Geo Music L’ innovativo trio di fisarmoniche polacco fondato nel 1996 ha in un certo senso cambiato i connotati con cui siamo soliti riconoscere questo strumento. Sei mani che sanno creare timbriche realmente coinvolgenti e non di rado sorprendenti. Gran parte della musica di questo ‘Infernale Trio’ è magistralmente scritta da Janusz Wojtarowicz. L’avanguardistico suono mette insieme pezzi di musica minimale, jazz e rock riconducendoli alla Nozione del Movimento: per ridefinire la fisarmonica ed esplorare paesaggi sonori apparentemente tanto lontani dalle esperienze cui ci ha abituato la tastiera ‘a vento’. I tre energetici suonatori fanno tutto ciò su basi strettamente acustiche, senza campionamenti o effetti che non 2828 55/2016 fanno certo parte della loro concezione sonora. “Altri strumenti come il violino, la chitarra e il piano sono già stati esaustivamente esplorati in ogni maniera, e a questo punto poco di veramente nuovo può essere realmente realizzato con essi. Tutt’altra cosa invece con la fisarmonica, che da qualche anno viene scoperta gradualmente e suonata con intenti sperimentali. I tradizionalisti della fisa hanno esaurito le proprie idee, e il nostro scopo è di trarre dalla fisarmonica note mai sentite prima, per sviluppare forme e suoni completamente nuovi e trasferirli sia su CD che, naturalmente, nelle esibizioni dal vivo.” Janusz Wojtarowicz Nel 2000 il Motion Trio ha vinto il primo premio nella categoria ‘Trio’ e il ‘Grand Prix’’al quarto concorso internazionale di musica contemporanea di Cracovia intitolato a Krzysztof Penderecki. Lo stesso anno la stampa polacca li ha votati ‘miglior nuovo gruppo’. Il Cd Pictures of the Street – pubblicato in Polonia nel 2004 - ha stupito la critica che subito li ha accolti entusiasticamente: l’album è stato infatti premiato col Grand Prix dell’industria musicale polacca e votato Cd dell’anno. Motion trio ha lavorato con artisti dal pop al jazz alle varie contaminazioni del calibro di Bobby McFerrin, Tomasz Stañko, Micha Urbaniak, Trilok Gurtu, Atom String Quartet, ma anche con importanti ensemble di musica classica quali la Rundfunkorchester di Colonia, la Filmorchester Babelsberg, Sinfoniett Riga, Sinfonietta Cracovia, Rio de Janeiro Orquestra do Teatro Municipal, Chamber Orchestra “Aukso”, Łódz Philharmonic Orchestra, Hanseatica Chamber Orchestra (Gdansk), Ensemble Kontraste di Norimberga. Janusz Wojtarowicz col Motion Trio ha tenuto dei seminari alla Royal Academy of Music di Londra, all’Università di Chicago e al Conservatorio Nazionale di Parigi. Nel gennaio del 2008, il trio è stato accolto con entusiasmo alla Carnegie Hall di New York, dove oltre alla propria hanno presentato la musica di Krzysztof Penderecki, H.M. Gorecki e W. Kilar. Lo stesso anno si è chiuso con un’esibizione alla Konzerthaus di Vienna. Il 2009 è invece l’annata dell’entusiasmante collaborazione con Michael Nyman. In aprile il primo con- Argomenti certo della “Michael Nyman Band and Motion Trio” al Barbican Centre di Londra. Nella prima i musicisti hanno presentato pezzi come MGV “Musique a Grande Vitesse”, scritto in origine per la Michael Nyman Band and Symphony Orchestra. In settembre, la Baltic Philarmonic di Gdansk esegue la prima del nuovo lavoro di Michael Nyman “The Beginning” (per Motion Trio e Michael Nyman Band). In settembre, il Motion Trio registra un Cd con Michael Nyman, contenente i brani più famosi del compositore arrangiati da Janusz Wojtarowicz. Nel 2010 la band apre i concerti La Folle Journée del festival di Nantes. Partecipano all’edizione giapponese di questo festival a Tokyo (“L’Universe de Chopin”) e a quella polacca (“Chopin Open”) a Varsavia, suonando al concerto inaugurale insieme al pianista Boris Berezovsky e alla Sinfonia Varsovia diretta da George Tchitchinadze al Grand Theatre di Varsavia. In ottobre l’ensemble è con Michel Favory alla Comédie-Française, il teatro nazionale francese fondato a Parigi da Moliere nel 1680. Nel febbraio del 2011 vengono premiati - Honoris Gratia - in riconoscimento del loro contributo in favore della città di Cracovia e dei suoi abitanti. Dal 2010 al 2012 la discografia si arricchisce di tre dischi in cui il trio confronta la propria modernità con i grandi nomi della musica classica: Chopin, registrato dal vivo a La Folle Journée del 2010, è incoronato Best Album nella categoria Classical Music da HI-FI & Music; Brahms and Liszt and… è ancora una volta un live alla Folle Journée, del 2011; trilogia conclusa da Mussorgsky, Prokofiev, Shostakovich, Khachaturian nel 2013. La discografia continua con un salto non da poco: la collaborazione con il rapper e produttore L.U.C (Łukasz Rostkowski), mentre è del 2014 la più recente uscita, Polonium, per Warner Classics, con opere di compositori polacchi del ventesimo e ventunesimo secolo: Witold Lutosławski, Krzysztof Penderecki, Wojciech Kilar, Henryk Mikołaj Górecki e Marta Ptaszynska (con una composizione creata proprio per loro). Il trio continua a esibirsi, toccando tutti i continenti e una quarantina di Paesi, tra cui: Austria, Belgio, Bielorussia, Brasile, Bulgaria, Repubblica ceca, Cina, Egitto, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Spagna, Olanda, Irlanda, Islanda, Israele, Giappone, Canada, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Germania, Moldovia, Nuova Caledonia, Norvegia, Polonia, Portogallo, Russia, Singapore, Slovacchia, Svizzera, Svezia, Taiwan, Turchia, Ucraina, Usa, Ungheria e Italia. Un tour che continua nel 2016 per festeggiare i vent’anni di attività! Formazione: Janusz Wojtarowicz (1971) Fisarmonicista, compositore, arrangiatore, produttore, autore di musica per cinema e teatro, fondatore del Motion Trio e della Akordeonus, che ha pubblicato i dischi del gruppo e gli spartiti per fisarmonica. Ha iniziato a prendere lezioni di fisarmonica e piano all’età di sette anni, allievo di suo padre Eugeniusz, Janusz Wojtarowicz è diplomato al Liceo Musicale di Stato Fryderyk Chopin di Cracovia. Ha studiato fisarmonica all’Accademia di Cracovia e privatamente, e piano col professor Andrzej Białko. Da fisarmonicista solista si è guadagnato una solida reputazione in numerose competizioni dello strumento. È autore delle musiche di varie performance teatrali, tra cui quelle di Jerzy Jarocki, Piotr Cieplak, Rafał Kmita, Remigiusz Brzyk. Ha firmato la maggior parte del repertorio del Motion Trio. Marcin Galazyn (1975) All’età di sette anni comincia a studiare fisarmonica col professore Eugeniusz Ajdamach. Dopo aver acquisito un secondo diploma alla Scuola Nazionale Musicale di Bialystok, è passato a studiare lo strumento all’Accademia Musicale di Cracovia. Si è aggiudicato vari premi in molti concorsi per fisarmonica in Polonia e in competizioni di musica per fisarmonica jazz e da camera. È cofondatore dell’ensemble “Que Passa”, con cui è stato in tour otto anni con improvvisazioni su sonorità flamenco, latino e jazz. Fa parte del Motion Trio dal 1999. Pawel Baranek (1978) La sua educazione musicale comincia all’età di dieci anni, alla scuola di musica statale di Miechów, dove impara a suonare la fisarmonica con gli insegnamenti del maestro Wiesław Kusion. Continua gli studi musicali con Kusion al liceo statale musicale Ignacy Paderewski di Tarnów. Ha studiato fisarmonica all’accademia musicale di Cracovia, col professor Janusz Pater, guadagnandosi i pieni voti con lode. Ha composto molti brani del repertorio del Motion Trio e ha primeggiato in diversi concorsi di fisarmonica nazionali ed esteri. Motion trio: “La semplice idea di suonare la fisarmonica e in maniera completamente acustica, senza aggiungere effetti di alcun tipo, rappresenta quel che siamo noi. Non usiamo campionamenti né l’elettronica. Perché dovremmo farlo quando abbiamo dei meravigliosi strumenti acustici? La fisarmonica ha già questi suoni dentro di sé, e copre la scala di un’orchestra da camera! Quante mani abbiamo! Quante possibilità di armonizzare suoni!” “Prima di tutto siamo delle persone, e poi dei musicisti, poi ancora fisarmonicisti. Prendiamo quel che la vita ci passa. Al momento crediamo che tutto quel che riusciamo a fare sia merito del lavoro di squadra del Motion. Scegliamo da noi la nostra immagine, il nostro tipo di suono e scriviamo la musica che poi eseguiamo. Cerchiamo di farci comprendere per la nostra maniera di intendere la musica. Non ci sono altri modi, perché il Motion suona il proprio suono: questo è il primo e unico comandamento.” “Prendiamo ispirazione dalla musica contemporanea, classica e barocca, dal jazz, e poi rock, metal, techno, house e disco. Quando prendiamo in mano la fisarmonica e il suono comincia a fluire non sappiamo da dove venga.” ❖ Discografia Live in Vienna – 2002 Pictures from the Street – 2004 Play Station – 2005 Metropolis – 2007 Michael Nyman & Motion Trio - 2009 Chopin, live at La Folle Journée – 2010 Brahms and Liszt and…, live at La Folle Journée – 2011 Mussorgsky, Prokofiev, Shostakovich, Khachaturian – 2012 Nic sie nie stalo (con L.U.C.) – 2013 City of harmony (con L.U.C.) – 2013 Polonium - 2013 55/2016 29 29 Argomenti I SAMURAI DELLA FISARMONICA Comunicato stampa Geo Music Riccardo Tesi Il favoloso ensemble di stelle di prima grandezza mette insieme nientemeno che cinque dei più affascinanti esponenti della fisarmonica, che hanno dato un enorme contributo nel portare avanti la causa dell’organetto diatonico, ciascuno nella propria sfera: tradizionale, folk, liscio, Irish music, jazz, colonne sonore e la lista potrebbe andare avanti ancora. Q uel che accomuna le diverse personalità è l’universo immaginario giapponese che si evince sin dal nome, ma questi musicisti hanno saputo combinare una varietà ampia di stili per creare un’esperienza musicale espressiva e audace. Ingenuamente melodici, brillantemente tonali, invitano ad assapo- 3030 55/2016 rare tanto un’atmosfera di intimità quanto una gustosa infilata di balli scatenati. La straordinaria lista di credenziali acquisita in lunghe carriere di risonanza internazionale, permette alla formazione di offrire un evento spettacolare ed estremamente affascinante. È in uscita il loro primo album. Compositore, strumentista, ricercatore: queste le anime della complessa e poliedrica personalità artistica di Riccardo Tesi, autentico pioniere dell’etnica in Italia. Dagli esordi decisamente folk nel 1978 al fianco di Caterina Bueno, alle odierne collaborazioni, la storia musicale del pistoiese Tesi vive di una preziosa continuità fatta di passione e di curiosità onnivore, che dalla tradizione toscana lo ha accompagnato al confronto con quelle italiane, basche, inglesi, francesi e malgasce, con il jazz, il liscio e la canzone d’autore. In perfetta simbiosi con la sua poetica della memoria, il suo strumento: l’organetto diatonico, antenato della fisarmonica, al quale per primo in Italia, ha consacrato un intero disco intitolato Il ballo della lepre (1981). Ciò che colpisce di Tesi è lo stile, chiaramente riconoscibile, attraverso il quale riesce a far parlare all’organetto una lingua arcaica e nuova, dilatando il vocabolario e la tecnica di uno strumento rimasto a lungo patrimonio esclusivo della tradizione; una scelta “splendidamente inattuale” che lo iscrive, per lirismo e virtuosismo, al circolo di quanti, a tutte le latitudini hanno ridato dignità alla fisarmonica e ai suoi affini. Le esperienze musicali con il gruppo sardo-toscano Ritmia, il duo con Patrick Vaillant, lo spettacolo di canzoni occitane Anita, Anita ancora con Vaillant e Jean Marie Carlotti, gli organetti di Trans Europe Diatonique con John Kirkpatrick, Marc Perrone, Kepa Junkera, il trio Argomenti jazzistico col mandolinista nizzardo e Gianluigi Trovesi, hanno allargato i confini geografici e le frontiere musicali di Riccardo Tesi, insieme ad altre collaborazioni di grande prestigio come quella col malgascio Justin Valì, con la cantante sarda Elena Ledda, la cantante umbra Lucilla Galeazzi, con il gruppo siciliano Dounia, la portoghese Amelia Muge, la siciliana Rita Botto, con l’arpista Vincenzo Zitello, con il clarinettista Gabriele Mirabassi, i tamburellisti Carlo Rizzo e Alfio Antico, con il pianista Rocco de Rosa, il flautista lusitano Rao Kyao, il virtuoso di chitarra portoghese Custodio Castelo, con il jazz partenopeo di Maria Pia de Vito, con i chitarristi Beppe Gambetta, Reno Brandoni e Peppino D’Agostino, con l’etnojazz di Daniele Sepe, con l’humor della Banda Osiris, con artisti dell’area rock come Francesco Magnelli, Ginevra di Marco (ex CSI e PGR), Piero Pelù e gli Skiantos, con il DJ Ominostanco fino alla grande canzone d’autore italiana con Ivano Fossati, Fabrizio De Andrè, Ornella Vanoni, Gianmaria Testa, Giorgio Gaber, Carmen Consoli, Carlo Muratori, Tosca, Luca Nesti, Cisco, Cristina Donà, Nada e Giua. Markku Lepistö Markku Lepistö è tra I più rispettati fisarmonicisti folk finlandesi, con una carriera musicale più che trentennale. La sua abilità sia nelle fisarmoniche cromatiche che in quelle diatoniche è riconosciuta in tutto il mondo. Attualmente, Markku è coinvolto principalmente col duo bassofisa finlandese Lepistö & Lehti, con Markku Lepistö Company e la band Doina Klezmer e impegnato in progetti solisti. Oltre agli album a proprio nome, Markku si può ascoltare anche in molte tracce dei maggiori artisti finlandesi. David Munnelly David Munnelly viene dalla cittadina irlandese più occidentale di Belmullet nella contea di Mayo e suona musica sin da quando aveva sette anni. È cresciuto in una famiglia con molti interessi musicali assorbendone i suoni dai nonni. È stato in tour e si è esibito con Chieftains, DeDanaan, e altri leggendari artisti irlandesi. David ha anche composto e registrato la colonna sonora originale per lo speciale della tv irlandese Solas sa nDorcha per cui ha ricevuto nel 2004 il premio quale Compositore dell’Anno, che poi ha ottenuto anche nel 2005. Dalla costituzione della band a proprio nome, David ha girato intensivamente in Nord America e Canada, Giappone, Europa, registrando quattro cd di cui l’ultimo ha ricevuto il titolo di “registrazione vocale e strumentale del decennio” da Liveireland.com e Irish American News. Kepa Junkera Nel 2015, il basco Kepa Junkera ha festeggiato i trentacinque anni sulle scene a suonare la trikitixa. In questo progetto apporta quella che è l’essenza della sua musica, fatta di arin arin, martxas (musiche e balli baschi), fandango. Kepa Junkera, con tutta una carriera dedicata alla musica tradizionale basca e alle sue radici, prosegue un cammino profondo e rigoroso, senza la presunzione di salire in cattedra. Da grande appassionato dell’organetto diatonico basco (la trikitixa appunto), Kepa scrive una storia gradevole e fascinosa, in cui scorrono le donne e gli uomini che l’hanno preceduto e quelli che nel corso degli anni hanno saputo forgiare un suono molto particolare, che si cala straordinariamente nella cultura basca. con Furio Di Castri, Emanuele Cisi, Giampaolo Casati e Dado Moroni. Nel 2013 si trasferisce a Rotterdam per studiare jazz e composizione elettronica con Paul Van Brugge e René Uijlenhoet al Codarts. Come musicista e compositore è impegnato in diversi progetti: Duo Bottasso, Abnoba, Triotonico, Folk Messengers, Stygiens, con cui ha suonato in vari festival di musica jazz, classica e world music, tra cui: Festival Printemps des Arts di Montecarlo, Torino Settembre Musica, MI.TO, European Jazz Expo di Cagliari, Folkest, il Festival Interceltico di Lorient, il Festival di Quimper (Francia), Trad It Festival (Olanda), Sidmouth Folk Festival (UK). Nel 2010 he collaborato con Paolo Fresu e l’Alborada Quartet. Nel 2012 e nel 2013, Riccardo Tesi gli ha conferito la direzione dell’orchestra del festival Sentieri Acustici di Pistoia con cui ha presentato composizioni proprie ispirate dai canti tradizionali toscani. Nel 2015 presenta a Weimar la sua composizione Stella Polare per organetto diatonico, mezzo soprano solista e ensemble da camera. È direttore artistico, col fratello Nicolò e Pietro Numico di Folkestra&Folkoro, un’orchestra folk di base a Torino, composta da cinquanta musicisti e cantanti che eseguono composizioni originali e arrangiamenti di canzoni folk italiane combinando influenze di contemporanea, jazz e rock alla bellezza delle arie tradizionali. ❖ Simone Bottasso Simone comincia a suonare l’organetto all’età di otto anni, per poi studiare la musica tradizionale occitana e italiana con Riccardo Tesi, Norbert Pignol, Marc Perrone, Silvio Peron. Si laurea nel 2012 in flauto classico, e nel 2013 in Jazz al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dove studia 55/2016 31 31 Recensioni 01 - Zampogneria Fiumerapido 03 - Paolo Gerbella Io, Dino Dodici brani per tre quarti d’ora esatto di libidine zampognara. Un disco atteso, un must per tutti coloro che hanno predilezione per questo strumento popolare... ma in questa produzione trovano spazio pifferi, ciaramelle, musette, violino, ghironda e gaita galiziana. I tre della “Zampogneria” Marco Tomassi, Marco Iamele e Giorgio Pinai si fanno “aiutare” da sessionman di assoluto prestigio: Susana Seivane, Eric Montbel, David Shepherd, Giordano Ceccotti, Marco Cignitti e Alessandro Mazziotti; chiunque mastichi un po’ di musica folk conosce il talento di ognuno di loro nelle formazioni di appartenenza per cui non mi dilungo nella descrizione. Non che quelli della Zampogneria ne avessero davvero bisogno; nei concerti dal vivo dimostrano di non temere confronti in chiave tecnico-stilistica, oltretutto sono pure maestri liutai, costruttori di eccellenti zampogne. Ottima confezione e grafica, libretto esauriente in note descrittive, Erasmo Treglia produce l’opera e pesca il jolly, noi ascoltiamo e dichiariamo: opera fondamentale, inammissibile non annoverarlo tra le produzioni top nella musica tradizionale di questo inizio 2017. Sapete quanto sono diffidente e polemico sui nuovi cantautori genovesi, sapete anche quanto osteggio il crowdfunding come metodo per realizzare i CD, e quanto contrario sia sull’utilizzo dei social network per promuovere il proprio lavoro. Ebbene qui mi imbatto con un autore che neanche a farlo apposta si riflette in questi parametri. Anche se non è recentissimo mi metto da parte preconcetti e diffidenza, e con forte curiosità mi immergo nell’ascolto, dopotutto recentemente ho elogiato l’esordio di Roberto De Bastiani... Dodici brani per 44 minuti. Una voce calda e corposa, testi intelligenti e attuali, melodie soffuse e sognanti, insomma uno stile “tutto sostanza”, poco propenso ad effetti speciali, stridii di chitarra, urla e mezzucci tanto sfruttati dagli altri cantautori di questa città propensi a “crearsi un look personale”. Qualcuno potrà definire banale Paolo Gerbella, ma a me piacciono le cose semplici, genuine, ruspanti, ed ecco che questo album, confezionato con amore artigianale, si conquista uno spazio importante nella mia immensa discoteca. Da notare che per ogni brano si fa aiutare da un buon numero di strumentisti, ed è davvero difficile elencarli tutti; non resta che cercare in rete una copia di questo prezioso lavoro: purtroppo non ho indicazioni utili per semplificarvi il travaglio ma ne vale la pena! Finisterre FT70 - (2016) 01 02 02 - Ensemble Micrologus Alla festa leggiadra Edizioni Discografiche Micrologus CDM0020.11.1 03 04 3232 55/2016 Questo ensemble di musica antica ha al suo attivo uno sterminato catalogo di produzioni; questo Alla Festa Leggiadra è alla seconda edizione, del 2011, ma ne parliamo volentieri... e come dice il sottotitolo, tratta di ballate, madrigali e danze del quattordicesimo secolo, nell’epoca di Boccaccio. Sedici brani per un’ora abbondante di ascolto sono il contenuto. Naturalmente gli strumenti utilizzati sono tutti fedeli riproduzioni di quell’epoca storica, per cui vi troviamo la buccina, l’arpa gotica, la ribeca, l’organo portativo, le cennamelle, tanto per farsi un’idea. Goffredo Degli Esposti, leader del gruppo, ha nuovamente colpito nel segno: un’opera di successo uscita nel 2005 in tiratura limitata, di cui si sentiva necessità di una ristampa. A noi non resta che raccogliere l’invito e approfittare dell’occasione. Il ricco libretto è prodigo di informazioni, testi, ottimi disegni, davvero un cofanetto prezioso, come d’altro canto gran parte del suo cospicuo catalogo. Patrizia Bovi, Adolfo Broegg, Gabriele Russo, Mauro Borgioni, Ulrich Pfeifer, Simone Sorini, Luigi Germini, e Gabriele Miracle completano la formazione. Da non dimenticare il festival “Spello Splendens” che organizzano tutti gli anni in Umbria, dedicato alla musica folk e antica di qualità, di cui noi di Lineatrad siamo partner. Autoproduzione (2015) 04 - Erodoto Project Stories Lands, Men & Gods Extrabeat recording Cultural Bridge CBEP0006 (2017) Questo nuovo progetto di Bob Salmieri, etichettato come “eastern mediterranean jazz”, si rivela opera di gran classe. Ricordiamo Salmieri impegnato anche nell’ottimo progetto world music “Milagro Acustico”, per la stessa etichetta. In questo caso le atmosfere che si respirano sono chiaramente molto jazzate, ma tra le divagazioni che offre questo album di undici brani della durata di quasi un’ora, vogliamo ricordare una gustosa interpretazione di “Amara terra mia” di Modugno. Nell’ensemble troviamo dunque Bob Salmieri ney, sax soprano e tenore; Alessandro De Angelis pianoforte, piano rhodes; Giampaolo Scatozza batteria; Ermanno Dodaro contrabbasso; Carlo Colombo percussioni e special guest Gabriel Oscar Rosati tromba e flicorno. Abitualmente non parliamo molto di musica jazz su queste pagine, ma in questo caso rendiamo onore ad un prodotto che sarà apprezzato sicuramente anche dal nostro pubblico. Sul sito internet www.erodotoproject.com troverete tutte le informazioni su questo ambizioso progetto multiculturale. Recensioni 05 - The best of Soapkills 07 - Gigi Biolcati Questa formazione libanese è davvero un cult nel suo Paese, motivo in più per uscire con una raccolta. La conturbante voce dell’affascinante Yasmine Hamdan produce effetti micidiali, ben supportata da Zeid Hamdan. Già ne avevamo parlato per il recente album solista “Ya Nass” nel 2013, ma in questa raccolta troviamo la musica araba fortemente intrisa di venature elettroniche trip-hop. Sonorità ipnotiche, sognanti, dove il ritmo non smette mai di riproporsi. Quattordici brani per 57 minuti vissuti intensamente, in cui rispetto della tradizione, genialità e innovazione non hanno ruoli marginali. L’approccio a questo album per l’ascoltatore è immediatamente positivo; lo scopo evidente è quello di ammaliare, sussurrare e sedurre con il canto, pochi e misurati arpeggi strumentali completano uno stile di assoluta personalità. A volte malinconico, a volte suadente, i ritmi arabi sembrano davvero ruotare e giocare con l’elettronica, che non è mai invadente. Vale davvero la pena di cercare questo album, di facile reperibilità, peccato che il libretto interno contenga tante foto, pur belle, e solo una pagina con i brani e qualche annotazione, sarebbe stato interessante conoscere più a fondo la genesi di questi brani. Visage Music VM3011 (2016) Crammed Discs CRAM260 (2015) 06 - Lula Pena Archivo pittoresco Crammed Discs CRAM270P (2017) La portoghese Lula Pena, grande interprete di fado, contaminato da un flamenco dai sapori messicaneggianti e addirittura ellenici che fanno unica la sua musica, esce con questo nuovissimo album. Vibrante di poesia, sensualità, malinconia, ha davvero le carte in regola per piacere ad un vasto pubblico. La voce ha un ruolo determinante nell’espressione del fado, e Lula è maestra. Come succede ai pittori, anche Lula Pena esplora la musica nel profondo, cercando qualcosa di spirituale, e in questo “Archivo pittoresco” lei dipinge letteralmente ciò che canta nell’intento di stimolare la percezione uditiva del pubblico: i tredici brani di questo album di cinquanta minuti da ascoltare tutto d’un fiato stanno a dimostrare che davanti all’arte non ci sono compromessi, va gustata complessivamente. Purtroppo non abbiamo altre indicazioni da aggiungere su questa copia promozionale. I titoli presenti sono i seguenti: 1. Poema, 2. Pesadelo da história, 3. Ojos, si quereis vivir, 4. Las penas, 5. Rose, 6. Ausencia, 7. Pes mou mia lexi, 8. A diosa (No potho reposare), 9. O ouro e a madeira, 10. Cantiga de amigo, 11. Deus é grande, 12. Breviário, 13. Come Wander with Me. Da spunda Eccolo infine, Gigi Biolcati, prezioso session-man di importanti formazioni (Da Riccardo Tesi a Paul James), con il suo bagaglio di talento percussionistico etnico avanguardista, alle prese con il suo primo album da solista. Si fa aiutare da Loredana Guarneri al cello, Piergiorgio Miotto al trombino e Roberto Amadè col cameo vocale in tre pezzi, ma per il resto gli arrangiamenti sono tutta farina del suo sacco. Si serve di qualche testo tradizionale, qualche brano tradizionale come “Fiorin fiorello” dei tempi di Luciano Tajoli, e la sua rivisitazione in chiave ritmica è sbalorditiva, esilarante, una icona. Tutto il disco è una sequenza di undici brani per trentasette minuti che scorrono come un fiume in piena dove il nostro dà sfoggio di estro e improvvisazione meravigliando l’ascoltatore. Si passa da melodrammatici melodici a folkrokkacci in un amen. Percussioni, kalimba, sintetizzatori, piano rhodes, chitarre e basso nelle sue mani danno vita ad un’opera tanto corposa quanto incredibilmente omogenea. Insolito ed irriverente, apparentemente sconclusionato, realmente geniale, da ascoltare assolutamente. C’è solo da augurarsi che il nostro dedichi un po’ meno tempo agli altri musicisti e agli altri progetti (che loro non me ne vogliano) e si cimenti subito in produzioni da solista: noi appassionati ne sentiamo una necessità fisiologica! 05 06 08 - Francesco Frank Cusumano Punto primo (works 2005-2015) Materiali Sonori MASOCD90167 (2016) Quindici brani, 54 minuti, per la prima compilation del chitarrista, compositore ed arrangiatore Frank Cusumano. Il meglio di dieci anni di produzioni discografiche racchiuse in questo album, con l’aggiunta di estratti di colonne sonore di spettacoli teatrali inediti. Si passa dal folk progressivo del suo gruppo “Martinicca Boison” al rock, dalla musica elettronica alla canzone d’autore, dai rifacimenti di canzoni di protesta agli strumentali composti per il teatro. In apparenza potrebbe apparire slegato e disomogeneo ma così non è: il collante di tutto sarà sempre l’innata abilità, sfociante nel puro virtuosismo, di Frank, e nella sua coerenza stilistica unica. Ci troviamo davanti un autore dalle molteplici sfaccettature, molteplici abilità, molteplici interessi artistici, insomma un personaggio che non annoia mai, in grado di tenere sempre altissimo il livello di concentrazione dell’ascoltatore su quello che esegue. Noi abbiamo bisogno proprio di questo: un camaleonte musicale a cui nulla è precluso... complimenti a Materiali Sonori per la produzione. 07 08 55/2016 33 33 Recensioni 09 - Acid Arab Musique de France Crammed Discs CRAM272P (2016) 09 10 Musica elettronica possente è la proposta dei parigini Acid Arab. Con la loro miscela inebriante di sharp occidentale musica elettronica mischiata con sonorità orientali e voce. Nati nel 2012 dal dj parigino Guido Minisky e Hervé Carvalho, hanno pazientemente raffinato il loro stile dall’incontro con decine di artisti provenienti da tutto il Nord Africa e Medio Oriente. Nati nel calderone transculturale di Parigi, il loro concetto era quello di creare uno spazio per la cultura araba nel mondo della musica elettronica contemporanea. Hanno prodotto inizialmente diversi EP per l’etichetta di musica elettronica “Versatile”, caratterizzati da collaborazioni, remix e brani di altri artisti. Iniziando a creare tracce di loro composizione, sono diventati una vera e propria entità musicale alleandosi con Pierrot Casanova, Nicolas Borne e, per studio e attività dal vivo, con il sensazionale tastierista algerino Kenzi Bourras. Dieci brani per quasi cinquanta minuti di ottima musica, etnia siriana, turca, yemenita dal sottogusto acid-house-techno fortemente danzabile. 12 3434 55/2016 Visage Music VM3012 (2016) Maurizio Geri, apprezzato chitarrista, compositore e cantante, insieme a Jacopo Martini e Nicola Vernuccio, realizza un disco all’insegna dello swing-manouche italico con ben dodici brani per quasi cinquanta minuti di musica. Si tratta del primo cd per questa nuova formazione, un trio di sole corde. Nel compact troviamo pochi standard e molte composizioni originali, una reunion fra i più apprezzati interpreti dello stile in ambito italiano ma riconosciuti anche a livello internazionale. Special guest Stefano “Cocco” Cantini, uno dei più apprezzati sassofonisti italiani. I due chitarristi hanno segnato la storia del gipsy-jazz nel nostro paese. Troviamo l’amore per la musica popolare e la forma canzone da una parte, la derivazione dal jazz moderno dall’altra: due mondi, due tecniche che convergono e sublimano nel gusto musicale e nella scelta del repertorio; ma anche due compositori, di ispirazione popolare e jazz, così come da sempre è tradizionale e moderna la matrice della musica manouche. Peccato per la confezione spartana senza libretto, dove trovano spazio una bella foto del trio e le note tecniche e qualche info. 12 - Gabriella Lucia Grasso 10 - Flame Parade Vussia cuscenza Materiali Sonori 99132 (2016) E’ un’artista eclettica e multiforme, importante voce catanese della world music con la Sicilia disegnata nel cuore, con i suoi mestieri e le tradizioni, e la passione per l’Argentina e il tango. “Vussia Cuscenza” è un lavoro in cui ritroviamo la musica tradizionale della sua Trinacria, il tango e la bossanova. Un lavoro in cui traspare una particolare attenzione all’identità femminile. Dodici brani in cui gli strumenti della tradizione mediterranea (mandolino, bozouki greco) e latinoamericana (guitalele, requinto e bandoneon) si fondono con la modernità dei synth e delle chitarre elettriche per restituire un innovativo intreccio armonico, tra gusto retrò e sensibilità contemporanea. Suoni rock, pronunce jazz, strofe serrate in una scrittura naturalmente barocca che esplode nella creazione di un’immagine dietro l’altra, metafora dopo metafora, al ritmo incalzante della canzone popolare. La Sicilia si ritrova in alcune canzoni più politiche e legate alla tradizione di cui fu centro nevralgico Rosa Balistreri, nelle minimagghie (storielle per bambini con insegnamenti di vita) e nella decisione di privilegiare la lingua siciliana. A new home 11 11 - Djambolulù swing trio Nati nel 2012 con Marco Zampoli (voce, chitarra); Letizia Bonchi (violino, voce); Mattia Calosci (chitarra, voce); Niccolò Failli (batteria), ci presentano questo esordio discografico. Marco Zampoli firma tutte le composizioni, di chiara ispirazione cantautorale folk americana. Forse non saranno particolarmente innovativi e spericolati, ma hanno una spiccata predisposizione per la materia... questi toscani, attraverso cori di antica estrazione ma dannatamente rassicuranti, gradevoli, ci presentano dieci brani della durata complessiva di trentasei minuti tutt’altro che banali. Ahimè la confezione dell’album non presenta libretto interno, ma figurano solo i dati essenziali e qualche bella foto. Chiaramente stampato in regime di economia, decisamente un prodotto di nicchia forse non indispensabile, meritano in ogni caso attenzione. Sarebbero da ascoltare dal vivo, perché i brani presentati hanno delle buone potenzialità... potrebbero essere la rivelazione nazionale alla prossima pubblicazione, e siamo certi che Materiali Sonori continuerà a produrre. Marciso Records (2017) Recensioni Etichetta: Quinlan Road (distribuzione Audioglobe) File Under: Celtic Folk LOREENA MCKENNITT AN ANCIENT MUSE, THE MASK AND THE MIRROR, PARALLEL DREAMS (LP 180 gr) Comunicato stampa T re nuove deliziose ri-pubblicazioni in vinile per Loreena McKennitt; in virtù del crescente appetito del pubblico per il suono unico del vinile, la pluripremiata artista canadese sta per lanciare dal suo catalogo tre LP in edizione limitata e numerati, estratti dal suo ricco catalogo. Il 30 setttembre, “An Ancient Muse”, “The Mask and Mirror”, e “Parallel Dreams” saranno nuovamente disponibili in vinile sulla sua etichetta indipendente, Quinlan Road, in vinile da 180 grammi in alta qualità, stampati dalla olandese Record Industry, numerati ed in edizione limitata; album che Edizioni “A Buzz Supreme” hanno rappresentato pietre miliari a dir poco speciali nel viaggio di Loreena alla scoperta della storia dei Celti e grazie ai quali è anche entrata in contatto con le suggestive influenze arabe, oltre aduna serie di viaggi attraverso Anatolia, Marocco, Mongolia e Cina, paesi le cui sonorità sono poi risultate fortemente caratterizzanti nei relativi episodi discografici. Nei prossimi mesi verranno ripubblicati con le stesse modalità altri capitoli della straordinaria carriera di Loreena McKennitt, artista a livello mondiale che oltre numerosi premi e riconoscimenti (Juno Award, Grammy..), esibizioni nelle location più straordinarie del pianeta (Alhambra Palace e Carnegie Hall) vanta cifre di vendita intorno ai 14 milioni di copie nel mondo, ma è anche protagonista di lodevoli quanto interessanti iniziative filantropiche e non (http://www.cookreesfund.com - http://www.falstafffamilycentre.com/) Tour in arrivo e nuove ristampe per Loreena McKennitt Unitamente al tour italiano di cinque date con partenza il 23 marzo a Trieste, Loreena McKennitt annuncia due ripubblicazioni per il 7 Aprile, sempre in vinile 180 grammi, in edizione limitata e numerata: Si tratta del triplo “Live In Paris & Toronto” e “The Book of Secrets”, quest’ultimo ormai vero best-seller della carriera di Loreena, in cui è contenuto il successo mondiale “The Mummers Dance”. ❖ TIZIO BONONCINI NON FATE CASO AL DISORDINE Comunicato stampa I l secondo album di Tizio Bononcini, cantautore indipendente di Bologna. Il salotto di Tizio Bononcini, a metà fra l’ordine e il disordine, è zeppo di roba: personaggi e oggetti, surrealismi e grottesche metafore della realtà che circonda ognuno di noi. L’annoso problema del furto di ombrelli, il grido di dolore del tuttologo, l’amore impossibile per una ballerina di burlesque e la fauna variegata che si può trovare su un autobus all’ora di punta. Dieci canzoni che raccontano la contemporaneità con ironia, romanticismo e un pizzico di cinismo. In Non fate caso al disordine, espressività e teatralità continuano ad essere elementi caratteristici di Tizio Bononcini che nei dieci titoli del disco attraversa diversi generi musicali, spaziando dallo swing al tango, da sonorità folk arabeggianti ad accenni di reggae e indie. La narrazione la fa da padrona e, come nel teatro canzone, la musica diventa al contempo narratrice e colonna sonora, lasciando che l’ascoltatore si immedesimi nel racconto. “L’ordine e il disordine sono due maschere; uno dei tanti dualismi presenti in ciascuno di noi. Come Eros e Thanatos, il buio e la luce, il mare e la montagna, la pasta e il risotto. Per me sono l’ingegnere e il cantautore. Sono l’uno il parassita dell’altro e ciascuno di essi convive e sopravvive grazie e nonostante l’altro. E così l’ingegnere usa la creatività del cantautore e il cantautore usa il metodo dell’ingegnere. Quel che ne salta fuori è… un gran casino.” Gli altri musicisti sono: Mariano Robortella (basso elettrico), Hugo Venturelli (chitarra), Max D’Adda (batteria e percussioni), Max Turone (basso e contrabbasso), Maria Rubino (oboe), Francesco Brini (batteria), Marco Zanardi (sax e clarinetto), Roberto Passuti (percussioni e rumoristica). ❖ 55/2016 35 35 Media Partner: Italie Nord-Isère Spello splendens