relazione individuale di storia

Studente: Rigolin Sara
Classe 5 C
Anno Scolastico 2007-2008
RELAZIONE INDIVIDUALE DI STORIA
per l’esame di Stato
TITOLO DELLA RELAZIONE
Asia e America latina fra le due
guerre
Asia e America latina fra le due guerre
L’Asia ebbe un forte “risveglio” anticoloniale, in particolare, in India e in Cina. Il principio di
autodeterminazione dei popoli, affermato da Wilson alla fine del primo conflitto mondiale, e
l’antimperialismo, diffuso dall’Internazionale comunista, attivarono, nei diversi paesi,
movimenti politici per l’autonomia e l’indipendenza nazionale. Per esempio, l’India, durante gli
anni ’20, aveva un ruolo strategico all’interno dell’impero britannico, sia per l’economia, per
quanto riguardava l’esportazione di merci e di capitali, sia sotto il profilo geopolitica.
Il Partito del Congresso, si faceva portavoce delle ispirazioni indiane presso il governo di Londra,
chiedendo maggiore autonomia ma rimanendo comunque sotto il dominio britannico.
Dopo il conflitto mondiale, in India, si sviluppò un nazionalismo più duro, ispirato ai valori
tradizionali della religione e della cultura induista, che contestava duramente la dipendenza
dell’India e l’eccessiva modernizzazione causata dalla dominazione occidentale, al quale
corrispose un risveglio dell’islamismo, che portò la fondazione della Lega musulmana.
Viste le rivendicazioni nazionaliste, il governo britannico alternò momenti di repressione e
moderate concessioni, come l’istituzione di un parlamento nazionale elettivo.
Questa strategia, ebbe una forte crisi quando il Partito del Congresso, attraverso l’avvocato
Mohandas Karamchand Gandhi un capo di grande prestigio e capacità politica che voleva
l’indipendenza dell’India, lui era contrario alle azioni violente, che erano invece volute dai
nazionalisti, come veniva detto nell’antico concetto morale induista dell’ahimsa, cioè il rifiuto
della violenza e usando una forma di lotta politica da lui elaborata e chiamata satyagraha, che
significa “forza della verità”. Questo metodo, voleva opporsi alle ingiustizie in modo non
violento attraverso lo sciopero, lo sciopero della fame, il boicottaggio dei prodotti britannici e
molte altre cose.
Gandhi, organizzò molte campagne di opposizione non violenta di massa, vennero fatti molti
tentativi per fermare il Mahatma, però tutte queste azioni ne accrebbero solo la popolarità,
soprattutto fra i contadini, lui puntava, oltre che sul bisogno di riscatto dall’oppressione e dalla
povertà, anche sul loro sentimento religioso e sulla tradizione dell’induismo.
La prima guerra mondiale, aveva dato molti vantaggi al Giappone che divenne la prima grande
potenza non occidentale che aveva alimentato notevolmente l’industria pesante e i cantieri
navali. Il sistema politico del Giappone, era una monarchia costituzionale, in cui l’imperatore e
le forze armate, avevano una forte influenza. Attraverso le tensioni sociali del paese, come la
rivolta del riso, il diffondersi di scioperi e agitazioni sindacali, la nascita del Partito socialista e
del Partito comunista, la vita politica del paese assunse caratteri sempre più autoritari e fu
emanata una legge con sanzioni pesantissime per chi attentava al “sistema nazionale”.
Alla fine degli anni venti, la crisi economica, colpì anche il Giappone che basava la sua economia
sulle esportazioni, essa fu penalizzata dalla riduzione del commercio internazionale e la caduta
dei prezzi. Il governo, aiutò l’economia dando sussidi all’agricoltura e agevolazioni alle imprese,
mentre per la politica,vennero prima sciolti i sindacati poi i partiti politici, intanto, il governo,
aveva dato inizio a una politica espansionistica in Asia, che non voleva liberare il paese dal
dominio occidentale, questa tematica,ebbe successo nei movimenti nazionalistici dei paesi
colonizzati in quell’area.
Nel 1931, l’esercito giapponese occupò la Manciuria, una regione della Cina, in cui vi crearono
uno stato filo giapponese, il Manchukuo. Dalla Manciuria, il Giappone cominciò l’invasione della
Cina e riuscì a conquistare i principali centri della Cina.
Alla fine della dinastia imperiale, nacque la repubblica. Il paese, era diviso in due parti: a sud,
dominava il Guomindang, il partito nazionalista, che era progressista e democratico fondato da
Sun Yat-sen, mentre a nord c’erano i cosiddetti “signori della guerra”, cioè i governatori militari
delle province che guerreggiavano fra loro e tenevano i contadini in uno stato di soggezione.
Fu il Guomindang a dare il via al processo di riunificazione del paese, costituendo, nel sud, un
governo alternativo a quello di Pechino che, tramite questo obiettivo, ebbe come alleato il
Partito comunista cinese fondato da Mao Zedong.
Morto Sun Yat-sen, la direzione fu assunta da Chiang Kai-shek. L’unione tra il Guomindang e i
comunisti, diedero la possibilità al governo del sud, di riportare l’unità nazionale nel paese, che
portò a una rottura fra i nazionalisti e i comunisti. Chiang Kai-shek, diede il via a una lunga serie
di battaglie contro i comunisti, chiamate campagne di annientamento, che però non riuscirono
a portare a termine il loro obiettivo, poiché i comunisti si erano insediati e avevano costituito
delle basi rosse, che erano zone in cui detenevano il potere.
Dopo essere stato accerchiato in una regione al centro del paese, Mao decise di condurre
l’Armata rossa nel nord del paese, una marcia che da una parte portò milioni di morti, ma
dall’altra, porto grande prestigio al partito di Mao presso le masse contadine.
Il conflitto fra nazionalisti e comunisti, si appianò, quando i due partiti si accordarono per
cercare di fronteggiare l’invasione Giapponese, che riuscì a conquistare molte città e instaurò
un regime del terrore e di sfruttamento, che venne combattuto nel nord da partigiani che
organizzarono azioni di guerriglia nelle campagne e instaurandovi forme di socialismo agrario.
La prima guerra mondiale, spostò il predominio economico dagli Stati Uniti all’Europa, che
considerò meno l’America latina e che divenne un mercato privilegiato per l’economia
statunitense, ci fu una forte dipendenza economica degli stati latino-americani verso gli Stati
Uniti che favorirono lo sfruttamento delle risorse latino-americane, come petrolio, ferro,
banane, caffè, canna da zucchero, cotone, ecc., da parte delle imprese, che misero in atto un
regime dittatoriale o autoritario.
L’America latina, solo negli anni ’20, ebbe un notevole sviluppo economico, però esso si basava
su basi molto deboli perché era legato all’esportazione, soprattutto per il fatto che le società
latino americane, avevano ristrette oligarchie di proprietari terrieri che si contrapponevano a
un’estrema povertà, però lo sviluppo economico portò una maggiore articolazione sociale
anche se il potere di ceti dirigenti era ancora legato alla terra, si formarono una borghesia
imprenditoriale nazionale, una classe operaia e un nuovo ceto medio urbano, che volevano
riforme, indipendenza politica ed economica.
Il rallentamento dei commerci internazionali e il ritorno a politiche protezionistiche, misero in
seria difficoltà economiche di esportazione, che portarono conflitti sociali e condizioni di
instabilità politica. Tutte queste tensioni, portarono fino all’affermazione di regimi populisticoautoritari, essi, sotto certi aspetti, si ispiravano ai fascismi europei, che univano
all’autoritarismo, la mobilitazione delle masse, ottenuta tramite riforme sociali e politiche di
industrializzazione di tipo autarchico.
Non violenza
La non violenza è come una dottrina e un comportamento che rifiutano il ricorso alla violenza,
sia fisica sia morale, in qualsiasi situazione di conflitto, anche per fini giustificati o giusti.
GANDHI, UN NON VIOLENTO DI SUCCESSO
Gandhi è il simbolo della non violenza, questo non solo per il suo valore morale, ma anche
perché la sua lotta non violenta ha avuto successo, liberando l’India dal dominio della Gran
Bretagna.
Gandhi studiò giurisprudenza in Gran Bretagna poi soggiorno a lungo in Africa, dopo combatté
contro le discriminazioni di indiani e neri e dove fece i primi “esperimenti” di non violenza,
quando rientrò in India si pose l’obbiettivo di dare l’indipendenza al suo paese. Gandhi, utilizzo
il satyagraha, un metodo ideato da lui il cui nome significa “fermezza nella verità” che
consisteva nell’opporsi a qualunque ingiustizia in modo non violento, con lo sciopero, lo
sciopero della fame, il boicottaggio dei prodotti britannici e molte altre cose. La prima grande
azione non violenta di Gandhi non ebbe buon esito , il 30 marzo 1919 egli lanciò un hartal, che
era una giornata di sospensione del lavoro, di digiuno e di preghiera, che ebbe grande successo,
ma che in alcune località portò ad azioni violente che furono represse dagli inglesi.
Gandhi, proseguì nel suo progetto in cui lanciò diverse campagne di lotta non violenta di massa,
come la “marcia del sale” svolta nel marzo-aprile del 1930, in cui milioni di indiani, si misero a
raccogliere il sale come forma di protesta contro il monopolio britannico.
Nonostante gli arresti e le incarcerazioni, Gandhi, acquistò un’autorità morale e politica,
talmente ampia che il governo inglese dovette fare concessioni di autonomia sempre più ampie
sino ad arrivare all’indipendenza del 1947.
LA NON VIOLENZA DELLA FORZA
Gandhi distingueva 3 tipi di non violenza: la non violenza del codardo, cioè quella seguita per
pura vigliaccheria, la non violenza del debole, cioè quella di chi non ha la forza e i mezzi per
lottare con metodi violenti e la non violenza del forte, che viene scelta da chi, ha la possibilità di
usare la forza ma decide di rinunciarvi per ragioni morali e perché ritiene che i mezzi non
violenti siano più adeguati agli
obbiettivi della lotta; però, la non violenza gandhiana, è differente dal pacifismo assoluto, che
rifiuta la guerra e la violenza per ragioni morali, ma il non violento, rifiuta la violenza, perché
essa non può che portare a un’ulteriore violenza e perché favorisce l’emergere di forze, gruppi
e individui autoritari e costituisce una minaccia per la democrazia.
LE REGOLE DELLA NON VIOLENZA
Non violenza, non significa passività, inerzia e impotenza e questo Gandhi lo dimostrò
ampiamente, infatti egli considerava la non violenza, la forma di lotta più adatta, perché poteva
essere praticata in massa e perché è capace di conquistare il consenso dell’opinione pubblica
internazionale e secondo lui nessun dominio, può resistere per sempre a un’opposizione di
massa e fondata su un programma costruttivo.
Gandhi, pensava che ci fossero delle condizioni necessarie per fare una lotta non violenta, oltre
ad avere la disponibilità di accettare il prezzo da pagare per seguire i propri ideali, che poteva
arrivare fino al sacrificio della propria vita.
I principi del satyagraha erano:
 Proporsi un fine giusto;
 Minimizzare le sofferenze imposte all’avversario;
 Cercare sempre il dialogo razionale con l’avversario;
 Avere un obiettivo che risulti conveniente all’avversario.
Come si vede, Gandhi, non pensava di poter eliminare la violenza dalla vita dell’uomo, ma
credeva che si dovesse agire in modo da poter ridurre al minimo la violenza.
È chiaro che, la non violenza, è una divisione della vita e della persona umana. Il non violento ha
fiducia nell’uomo, infatti, crede che ci sia la possibilità di perfezionamento morale e ha fiducia
nella collettività e ritiene che una grande massa non debba necessariamente sviluppare al suo
interno comportamenti violenti e proprio Gandhi è riuscito a dimostrare che anche grandi
gruppi, pur in situazioni conflittuali, possono comportarsi in modo altamente morale e non
violento.