Plectrum 2/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana

Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana
Periodico Trimestrale - Anno XXI - n. 2 - Settembre 2010
pag. 3
pagg. 4, 5, 6, 7
pagg. 9, 10
pag. 11
Editoriale
Costruttori di armonie - Il mandolino, la storia, il mestiere della liuteria e la didattica dello strumento
Comunicato Stampa - Le edizioni Curci presentano 4 nuovi volumi della COLLEZIONE MAURRI
Rolf Lislevand e l’Ensemble Kapsberger
pagg. 12, 13
Modena - XXIII Covegno chitarristico
pagg. 14, 15
Mandolino Bergamasco da ascoltare - Arriva il cd con autori del ‘700 e ’800
pag. 16
pagg. 17, 18
pag. 19
pag. 20
pagg. 21, 22
Un futuro per il mandolino in Francia
Serenate - Mandolini al chiaro di luna
I miei 60 anni con l’orchestra Gino Neri - “Vaifro” Santini
Cremona - 100 anni di mandolini
Pagine di Liuteria, a cura di Rocco Amendola - Seconda parte
pagg. 23, 24, 25
pag. 26
Concorso Internazionale per mandolino “Raffaele Calace”
Concertando - L’ultimo cd dell’orchestra Gino Neri
pag. 27
A Marga Wilden-Hüsgen - Il Premio “Alla Carriera 2009”
pag. 28
pag. 29
Concerto Doppio - L’orchestra giapponese “I Delfini d’Oro” e l’orchestra Gino Neri
Scuola e mandolino - Un rapporto felice
In copertina: composizione con strumenti a plettro - “Evaristo Baschenis simile”
ANNO XXI - n. 2 - Settembre 2010
L
Care lettrici e cari lettori
L'incontro avvenuto nello scorso Aprile presso la Civica scuola di liuteria di Milano sul tema “Costruttori di armonie” è stata un'ottima occasione per conoscere lo stato dell'arte di questo mestiere
dove “tradizione e cultura devono andare in coppia”, (Lorenzo Lippi). Sempre nell'ambito della
tradizione è stato poi affermato che è importante trovare soluzioni nuove, idee, qualcosa che ravvivi
“perchè il tempo in cui la tradizione sta ferma, finisce, non c'é niente da fare ” (Raffaele Calace).
La riscoperta e la rivalutazione del patrimonio storico sia dal punto di vista costruttivo che musicale
rende necessaria la riproduzione di copie di strumenti originali dove “l'interazione musicista liutaio diventa fondamentale” (Marco Cappucci).
Il M° Ugo Orlandi con la consueta chiarezza ha fatto un'analisi circostanziata dell'attuale situazione
del mandolino in Italia, “uno strumento serio con liutai seri, con compositori seri ma alla fine i gradini non si fanno. Continuiamo a camminare fermi nello stesso posto. Invece dovremmo riuscire anche
noi come hanno fatto gli altri strumenti a crescere”...
Questa contraddizione del mandolino é presente e non riusciamo a liberarcene perché alla fine se
uno, anche in Lombardia vuole in qualche maniera strappare l'applauso fa la canzone napoletana...
Se diciamo che la Lombardia é una capitale e che abbiamo la cultura, tiriamocela fuori senza ave re
paura. Come mai diciamo che da Napoli vengono i virtuosi quando gli unici tre virtuosi importanti
dell'Ottocento erano lombardi?....
Le ragioni per studiare il mandolino oggi? “Oggi sicuramente rispetto a quando ho cominciato io il
clima culturale é diverso. Allora era chiaro quello che la gente pensava di questo strumento. Pensava
che é uno strumento per serenate... è evidente che i mandolinisti possono non solo sopravvivere ma
anche fare qualcosa di molto importante con la cultura e la conoscenza del repertorio se si riesce a
tener attaccato questo strumento alla sua matrice e l'Italia ha sicuramente un numero impressionante
di matrici...”
Ed a proposito di matrici vi segnalo il doppio CD di autori bergamaschi del '700 e '800 realizzato
dall'Estudiantina Bergamasca in collaborazione con l'Orchestra Mandolini e Chitarre città di
Brescia, direttore il maestro Claudio Mandonico.
Non meno importante è “Concertando”, l'ultimo CD dell'Orchestra a plettro “Gino Neri” di Ferrara
che, come testimonia Edoardo Farina, rappresenta “un'ideale saldatura tra la tradizione storica dei
complessi mandolinistici d’un tempo e la moderna ricerca di una specifica identità di linguaggio, di
tecnica e di timbrica propri degli strumenti “a plettro”, ormai emancipatisi da una considerazione
meramente popolare e folkloristica, sempre più protesi a consolidare risultati di autonomia artistica
e di originalità musicale”.
Il mandolinista ischitano Fabio Gallucci che ha trovato in Francia un ambiente alquanto eccitante
per il mandolino si domanda, in un'intervista rilasciata su MandolinMoments, se l'Italia sia ancora
la patria del mandolino. Afferma inoltre che il vantaggio della Francia è dato dall'opportunità di
incontrare molti musicisti mentre l'Italia rimane chiusa in se stessa.
Sarebbe importante, a questo punto, che Gallucci, in un'altra email, ci descrivesse nei dettagli in che
modo è organizzata la musica a plettro in Francia ed in che maniera è stato possibile creare un
ambiente stimolante e proiettato verso il futuro.
Nel congedarmi da Voi, vi prego vivamente di scusarmi per il ritardo con cui ci presentiamo con
questo numero di Plectrum.
Speriamo non si ripeta.
Cordiali saluti
Artemisio Gavioli
“Costruttori di armonie”
Il mandolino:
la storia, il mestiere della liuteria e la didattica dello strumento.
Martedì 27 aprile 2010, presso la sede
della Civica Scuola di Liuteria di Milano si è svolto l’incontro “Costruttori
di armonie”, organizzato dalla stessa
Scuola di Liuteria e dalla Fondazione
Cologni dei Mestieri d’Arte – Milano
Sono intervenuti:
Tiziano Rizzi e Lorenzo Lippi, docenti
di laboratorio della Civica Scuola di
Liuteria di Milano, Raffaele Calace,
liuteria Calace di Napoli, Ugo Orlandi, Conservatorio di Musica G. Verdi di
Milano, Marco Cappucci, Accademia
Internazionale della Musica, Fondazione Scuole Civiche di Milano.
Per la parte musicale
Ensemble “Amici del Mandolino
diretto da Vittorio Naldi.
Raffaele La Ragione: mandolino.
Riportiamo, qui di seguito, una sintesi degli interventi.
Lorenzo Lippi: la liuteria é certamente un
mestiere di tradizione. Lo é stato anche di
più in passato quando le conoscenze si tramandavano da padre in figlio in bottega.
La riscoperta di questo antico mestiere
attraverso l’uso delle nuove tecnologie e
un lavoro di gruppo da parte dei docenti
con la collaborazione di istituzioni culturali, associazioni di categoria e operatori
del settore costituiscono gli elementi principali del progetto della Civica Scuola di
Liuteria.
Abbiamo sempre creduto che tradizione e
cultura debbano andare in coppia.
Esistono ambiti in cui l’aspetto della cultura é fondamentale, per es. nel recupero
della liuteria storica e della musica antica.
La costruzione dei liuti si è interrotta, quasi in modo traumatico. Ad un certo punto i
liuti non si sono più costruiti. Quindi non
esisteva più la tradizione viva. Da questo
punto di vista la cultura ha avuto un ruolo
fondamentale, essenziale, senza la quale
non si sarebbe potuto recuperare questo
tipo di tradizioni. Quindi il livello di ricer-
ca storica, il continuo confronto con ambiti contigui ha permesso questo. Anche
nell’ambito del mandolino questo tipo di
cultura ha un suo peso. Esiste l’ambito del
restauro che é tutt’altro che trascurabile
dove l’aspetto culturale é fondamentale.
Un’ultima nota. In ambito mandolinistico
hanno avuto importanza quelle che una
volta si chiamavano senza nessuna paura
fabbriche, fabbriche di mandolino. Fabbrica non significava catena di montaggio,
ma luogo dove parecchi artigiani insieme
lavoravano per produrre strumenti.
Embergher ha avuto fino a quindici operai. Maldura era ingegnere e musicista. Ha
diretto una delle fabbriche che ha prodotto
strumenti importanti a livello internazionale.
Oggi si sta affermando l’immagine del liutaio come di un artista. In realtà il liutaio è
e rimane un artigiano che si sporca le mani
col suo lavoro. Ovviamente si tratta di un
artigianato creativo.
N.B.: la relazione del M° Tiziano Rizzi
caratterizzata da un’ampia ed interessante documentazione iconografica, verrà
riportata, per motivi tecnici e grafici nel
prossimo numero del Notiziario.
Raffaele Calace: io appartengo alla quin-
Lorenzo Lippi (a sin.) e Raffaele Calace
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ta generazione di questa famiglia di liutai
che cominciò a Pignola, un piccolo centro
vicino a Potenza. All’epoca Pignola era un
paese molto importante perché vi andava
a svernare la regina Giovanna D’Angiò.
Potenza non c’era ancora. Adesso questa
collina di fronte a Potenza é un po’ dimenticata.
Il mio trisavolo, il fondatore della liuteria
che si chiamava Nicola Calace, era un farmacista.
Abbiamo trovato storicamente la farmacia, al centro del palazzo Calace. Solo che
era costituzionalista, un carbonaro, era un
rivoluzionario e quando nel 1821 vennero i Borboni a far piazza pulita di tutti i
rivoluzionari, anche Nicola Calace venne
imprigionato. In questo caso i Borboni
fortunatamente non uccidevano tutti, uccidevano solo quelli che non contavano. I
notabili li portavano come trofei di guerra e quindi Nicola Calace fu internato nel
carcere di Procida.
Dopo quattro anni per fortuna nostra, Ferdinando di Borbone morì e venne al trono
Francesco I di Borbone. Come era abitudine di tutti i regnanti di Borbone, il primo atto era un atto di grazia, così anche
Nicola Calace fu libero e non tornò più a
Pignola anche perchè i possedimenti Cala-
Marco Cappucci e Ugo Orlandi
ce erano stati tutti confiscati.
Rimase a Procida e cominciò la liuteria
Calace prima con la chitarra di quell’epoca poi coi mandolini.
Questa tradizione andò avanti con Antonio, il secondo Calace che fu quello che
dette grande impulso all’ attività al punto
tale che Procida gli stava ormai stretta per
la difficoltà di reperimento dei materiali
e così via. Andò quindi a Napoli alla piccola università. Pensate che oggi questa
sede non esiste più! Costruì una grande
quantità di mandolini, bellissimi mandolini non moderni, rinascimentali ancora
di quell’epoca. Ne ho anch’io alcuni nella
mia collezione privata. Antonio Calace fu
il primo ad aver fatto molte innovazioni.
Fra le tante cose introdusse la meccanica.
Nella mia collezione c’é un mandolino
che ha la meccanica tutta fatta a mano,
é la prima meccanica che ho visto su un
mandolino di quell’epoca.
Antonio Calace ebbe due figli: Nicola Calace il primogenito ed il secondo Raffaele
Calace che poi é stato il più grande, mio
nonno.
Perchè é stato il più grande Raffaele Calace? Perché oltre ad esserer stato un grande
liutaio è stato anche un grande esecutore
musicale. Suonava in maniera perfetta il
mandolino ma il suo strumento preferito
era il liuto cantabile.
Cos’era questo liuto cantabile? Era una
variazione del mandoloncello con l’applicazione di una quinta coppia di corde.
In questo modo diventa uno strumento
solista e a detta di chi lo suona é l’unico
strumento a plettro che sembra avere una
voce umana. Non solo, oltre ad essere un
grandissimo esecutore, é stato uno dei più
grandi compositori italiani, sconosciuto
perché ha scritto per un mandolino che
era sconosciuto al pubblico comune. Gli
addetti al settore lo conoscevano tutti.
C’é una bellissima frase del compianto
Giuseppe Anedda: “ Calace é stato per il
mandolino quello che Paganini é stato per
il violino”. Oltre tremila pagine di musica,
circa duecento composizioni tutte molto
belle e molto romantiche. Alcune di queste composizioni sono abbastanza famose,
tipo la Tarantella che sta su qualunque sito.
Voi aprite un sito di mandolino, al 90%
trovate la Tarantella di Raffaele Calace.
Nei siti americani é in prima pagina. Poi
tante pagine importantissime, tante musiche che hanno rappresentato veramente
l’Italia nel mondo.
Mio nonno Raffaele oltre ad essere stato una figura così poliedrica, ha un altro
grandissimo merito. Ha fatto un viaggio in
Giappone di oltre due anni durante il quale
ha diffuso il mandolino in quella nazione.
Oltre ai tanti mandolini, inviati laggiù che
oggi non riusciamo a sapere quanti siano,
abbiamo trovato tracce di dischi dell’Ottocento, tutti incisi in Giappone.
Oltre a questo é uno dei pochi europei
se non l’unico ad avere avuto la Sacra
Commenda del Tesoro giapponese cioé il
riconoscimento per un concerto che emozionò il capo dello Stato (che allora per i
Giapponesi non era soltanto il capo dello
Stato).
Fino a poco tempo fa i Giapponesi di una
certa età, in visita al mio laboratorio, davanti a questo diploma s’inchinavano.
Mio nonno fu una mente feconda: tanti
sono i suoi brevetti. Brevettò anche la ta-
stiera classica a 29 tasti e, di fatto, il mandolino modello classico A è di quell’epoca.
E’ il mandolino fatto per poter competere
con l’ensemble per poter suonare col pianoforte, quindi con un forte volume sonoro, dalle prestazioni particolari.
Mio nonno ha avuto tantissimi riconoscimenti. In un primo momento lavorò col
fratello Nicola: infatti la liuteria era dei
fratelli Calace (dal 1898 al 1916). Poi per
rivalità fra di loro Nicola Calace abbandonò Napoli ed emigrò in America.
Successivamente Raffaele Calace lasciò
la tradizione a mio padre, Giuseppe Calace. Forse é quello che ha sofferto di più.
E’ stato un ragazzo del ‘99. Fu costretto
ad andare due volte in guerra e due volte a cominciare da capo. Mi ricordo che
a quei tempi era molto difficile trovare il
legname. Venivano impiegate anche tavole di castagno o di abete che d’abitudine si
mettevano nei letti sotto il materasso.
Comunque anche di lui abbiamo varie collezioni private con strumenti bellissimi.
Ha lasciato a me questa tradizione. Io ho
cominciato a lavorare nel ‘68. Anch’io
sono un appassionato di acustica e di cose
varie e sono soprattutto convinto di una
cosa che poco fa ha detto il maestro Lippi: “La tradizione é importante” però non
deve stare ferma.
Il tempo in cui la tradizione sta ferma, finisce, non c’é niente da fare. La tradizione
si evolve. I tempi cambiano. Sempre nell’ambito della tradizione bisogna trovare
soluzioni nuove, idee, qualcosa che ravvivi e questo penso di averlo fatto.
Ugo Orlandi: se c’é una ditta di liuteria
che opera da quasi duecento anni raggiungendo diecimila mandolini, se ci sono altre ditte a Napoli che funzionano e fanno
degli ottimi strumenti non ci dovrebbero
essere problemi col mandolino, dovrebbe
Tiziano Rizzi
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essere lo strumento che tutti conoscono e
che tutti suonano. In realtà non é così.
Stiamo parlando di uno strumento serio
con liutai seri, con compositori seri ma
alla fine i gradini non si fanno. Continuiamo a camminare fermi nello stesso posto.
Invece dovremmo riuscire anche noi come
hanno fatto gli altri strumenti a crescere.
La contraddizione é anche storica. Possiamo anche analizzare le ragioni politiche
che non sono dipese da noi ma da quello che la Spagna ha fatto nella parte meridionale della nostra Italia, però ci sono
sempre state due velocità. Sotto Roma non
ci sono mai state orchestre di mandolini
e l’unica realtà che é riuscita a tenere in
piedi un gruppo più o meno numeroso, è
stata la famiglia Calace.
Quello che é successo possiamo veramente vederlo in parallelo con le bande. E’ la
stessa identica storia. Ma cosa é successo? E’ che le orchestre a plettro e le bande
non hanno seguìto, diciamo, le mode o i
cambiamenti della società.
Quando non c’era la radio, la televisione,
non c’era il CD o l’LP, non c’era niente
e solamente quelli che avevano un certa
possibilità economica potevano vedere
l’opera in teatro, io orchestra a plettro e
banda che facevo le trascrizioni d’arie
d’opere avevo il mio seguito. E’ ovvio
poi che quando arriva il CD o l’LP che
costa un euro e che lo trovo ovunque, io
non sono più esportabile come paragone
di qualità....
E’ anche chiaro che l’appiattimento di questa tradizione su Napoli e sul meridione, a
noi non ha fatto sicuramente bene, ma a
loro ha fatto peggio perché oggi a Napoli
l’Arbore di turno che vuole propagandare
il disco, di che cosa parla? Di pizza e di
mandolini. Non parla mica delle sonate di
Scarlatti...
Questa contraddizione del mandolino é
presente e non riusciamo a liberarcene
perché alla fine se uno, anche in Lombar-
Ensemble “Amici del mandolino”
dia vuole in qualche maniera strappare
l’applauso fa la canzone napoletana come
l’orchestra giapponese di Nagoia che é in
Italia questa settimana a Torino e che ha
fatto come bis “Funiculì Funiculà” e “O
Sole Mio”. Ma sapete quante canzoni ci
sono della tradizione piemontese, veneta e
lombarda scritte per mandolino?
Vi dico un nome: Angelo Alfieri. E’ il primo mandolinista che ha inciso dischi in
Italia. Voi andate a prendere il libro che
parla di queste incisioni e vedrete scritto
il mandolinista napoletano Angelo Alfieri
che invece é nato a Gallarate. Perché? Perché tutto ciò che é mandolino deve essere
forzatamente Napoli. Ma la colpa non é
dei Napoletani, la colpa non é della famiglia Calace che ha fatto i mandolini bene
e spero che continui a farli ancora meglio
come tutti gli altri. Il problema é vostro,
scusate. E’ la vostra cultura, é la vostra
maniera di fare cultura che non funziona.
Se noi diciamo che la Lombardia é una
capitale e che abbiamo la cultura, tiriamocela fuori senza avere paura. Come mai
diciamo che da Napoli vengono i virtuosi quando gli unici tre virtuosi importanti dell’Ottocento erano lombardi? Anche
questa é una contraddizione. Bartolomeo
Bortolazzi da Tuscolano sul Garda, il virtuoso più importante dell’Ottocento, Pie-
Mostra didattica con strumenti originali e copie realizzate dalla Civica Scuola di Liuteria
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tro Vimercati da Milano, figlio fra l’altro
di liutai, Gaspare Vimercati, ha suonato in
tutta Europa, in Finlandia, in Russia, una
quantità di concerti incredibile. Giovanni
Vailati da Crema, il cieco del mandolino,
il Paganini del mandolino.
Allora anche questa é una contraddizione.
Come mai con questi “pezzi da 90” ci troviamo poi a non avere più i liutai milanesi,
liutai che hanno lo stesso blasone della famiglia Calace?
Passando, poi, brevemente a parlare di
cosa oggi può fare un mandolinista e quali
sono le ragioni per studiare il mandolino,
dopo tutto quello che ho detto la situazione
è quella che è ma è chiaro che i mandolinisti possono, come dire, sopravvivere e anche poi fare qualcosa di molto importante
dove c’é la cultura e la conoscenza del repertorio e dove c’é una proposta culturale
che effettivamente riesca a tenere attaccato questo strumento alla sua matrice.
E l’Italia ha sicuramente un numero impressionante di matrici perché noi abbiamo parlato oggi di Napoli e di Milano,
ma se parliamo di Genova o di Torino o
di Firenze, non possiamo dimenticare che
queste altre tre realtà hanno una storia,
un’importanza altrettanto grande e quindi
é chiaro che c’é la possibilità di intervenire e di lavorare professionalmente.
Oggi sicuramente rispetto a quando ho
cominciato io il clima culturale é diverso.
Allora era chiaro quello che la gente pensava di questo strumento. Pensava che é
uno strumento per serenate, una definizione, questa, che è anche antica perché Fouchetti nel suo trattato del 1770 dice che “il
mandolino supporta la mediocrità” inteso
che puoi suonare il mandolino anche non
benissimo che comunque qualcuno che
ti applaude lo trovi perché il suo suono é
talmente accattivante e poco diffuso che
comunque ha la sua importanza.
Ovviamente quello che noi vogliamo fare
non é accontentarci della mediocrità e
cercare sempre di più di mostrare l’importanza del repertorio di questo strumento e
Dott.ssa Virgilia Villa coordinatrice della
Civica Scuola di Liuteria
se é possibile la maniera migliore per eseguirlo.
Marco Cappucci: sono Marco Capucci e
da alcuni anni sono docente di mandolino
classico e antico presso l’Accademia Internazionale della Musica di Milano.
Un piccolo cenno alla mia esperienza musicale legata al mandolino e poi mi riallaccerò a quello che ha detto in maniera
abbastanza “dura” il maestro Orlandi, ma
che é decisamente corrispondente a quella
che é stata ed è tuttora la realtà.
Ho iniziato ad avvicinarmi al mandolino
perché lo suonava mio nonno. All’epoca
molti suonavano il mandolino perché era
La Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte
è un’istituzione privata non profit nata a
Milano nel 1995 per volontà di Franco
Cologni, che ne è il Presidente.
Le iniziative della Fondazione, finalizzate
a un “nuovo Rinascimento” dei mestieri
d’arte, si rivolgono soprattutto ai giovani: formare nuove generazioni di Maestri
d’Arte, salvando le attività artigianali
d’eccellenza dal rischio di scomparsa
che le minaccia, è infatti uno degli scopi
che la Fondazione da sempre persegue.
La Fondazione Cologni si propone anche
di individuare i nuovi mestieri d’arte del
nostro tempo, tracciandone una prima
mappa e sottolineando caratteristiche peculiari e nuove specificità.
A questo scopo promuove, sostiene e finanzia una serie di iniziative culturali,
scientifiche e divulgative: l’attività editoriale, l’organizzazione di convegni e
di mostre, il finanziamento della ricerca
scientifica attraverso il Centro di ricerca
“Arti e mestieri” istituito presso l’Università Cattolica di Milano, per creare
una consapevolezza scientifica verso tutto
quanto c’è di eccellente, appassionante e
stimolante nell’intraprendere un mestiere
uno strumento economico, molto diffuso
e c’erano le orchestre a plettro che suonavano musica da ballo nei paesini della
bassa padana. Successivamente mio padre
decise di mandarmi a lezione da qualcuno che potesse insegnarmi il mandolino e
non fu facile. Alla fine trovò un amico, un
conoscente, che era un professionista, un
violoncellista ma era anche un chitarrista
e un trombettista.
Una figura che ricordo con molto affetto:
alle 14.30 entravo in questa casa, coi pavimenti in marmo ed il profumo del caffè
appena fatto. Mi riceveva questo signore
di vecchi tempi, provvisto di una cultura
veramente vasta, sempre in giacca e cravatta. Una bellissima giacca da camera.
Iniziò ad insegnarmi il mandolino proponendomi non solo i metodi per mandolino ma anche i metodi per violino e altri strumenti. Dopo un anno secondo lui
ero diventato decisamente bravo e, ad un
certo punto, fece un discorso prima a me
e poi a mio padre: “sì, il mandolino puoi
sempre suonarlo. Puoi sempre entrare in
orchestra. Se però vuoi viverci é il caso
di studiare uno strumento più serio” e così
mi indirizzò al violino.
Qualche anno più tardi ad un incontro a
Brescia, vidi passare delle persone con
in mano custodie per mandolino. “Studiano il mandolino”, mi dissero. ”Sì, qui
c’é un’orchestra a plettro, sono veramente
molto bravi. Chi la dirige é la Dorina Frati”. Così iniziai ad andare a Brescia a lezione dalla Dorina Frati e con lei mi diplomai. Tutto questo per dire che cosa? Per
dire che effettivamente imparare a suonare
il mandolino poneva delle difficoltà e, nonostante avessi preso lezioni da professionisti, non c’era conoscenza di corsi seri.
Chiaramente oggi la situazione é un po’
cambiata per quanto riguarda l’approccio.
Gli sbocchi professionali sono difficili,
però sono difficili per tutti gli strumenti
non solo per il mandolino. Certo il mandolino paga lo scotto di essere stato relegato
a strumento per canzonette e serenate...
Oggi in un panorama non solo italiano,
ma internazionale, sempre più spesso viene riproposta la musica con gli strumenti
originali ed anche il mandolino in questo
senso si sta adeguando. Questo consente
la riscoperta e rivalutazione del patrimonio storico, sia dal punto di vista costruttivo, che musicale vero e proprio.
Trovare degli strumenti originali funzionanti è chiaramente molto raro, di conseguenza la strada più percorribile é quella
di trovare delle copie, quindi preziosissimi
sono i liutai, di strumenti storici.
A volte il rischio di andare a copiare qualcosa é quello di non poter valutare in anticipo qual é il risultato finale. Ecco quindi
che l’interazione musicista - liutaio diventa fondamentale.
d’arte e cercare di aprire strade nuove al
connubio creativo tra la mente e la passione.
La nascita del primo Corso di Liuteria del
Comune di Milano risale al 1978 quando
la Civica Scuola di Musica istituì, con il
supporto di una struttura privata, un Corso libero per la ricostruzione e il restauro
degli strumenti musicali antichi.
La scuola è oggi suddivisa in corsi di
formazione professionale, corsi e seminari di aggiornamento e corsi liberi per
principianti ed amatori. La Civica Scuola
di Liuteria di Milano è frequentata ogni
anno da circa 70 studenti sia italiani sia
stranieri.
LA CIVICA SCUOLA DI LIUTERIA
di Milano
La riscoperta di un antico mestiere attraverso l’uso delle nuove tecnologie e un
lavoro di gruppo da parte dei docenti con
la collaborazione di istituzioni culturali,
associazioni di categoria e operatori del
settore costituiscono gli elementi principali del progetto della Scuola.
Vittorio Naldi ed alcuni componenti dell’Ensamble
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“ ‘O RE DE LI STROMIENTE”
Il colascione nelle fonti musicali,
letterarie ed iconografiche
Una ricerca di Fedele Depalma
Come tesi del dottorato di ricerca in “Storia dell’arte comparata, civiltà e culture
dei paesi mediterranei” presso l’Università di Bari, nasce questo interessante lavoro di Fedele Depalma.
Con competenza ed attento spirito critico
l’autore dimostra che il colascione fu tra
gli strumenti più diffusi nel Regno di Napoli tra la fine del “500 e la seconda metà
del “700 per l’accompagnamento di villanelle , danze, sfessanie ed, in generale,
di canti della tradizione improvvisativa
di tipo orale. “In particolare il colascione sembra frequentemente associato ai
cantastorie popolari ed alle mascherate
carnascialesche, elementi che (implicitamente) sembrano confermare la derivazione turca dello strumento...”. In quanto
strumento popolare il colascione divenne
presto autentico emblema di una vasta
area letteraria in polemica con la cultura
accademica.
Nel suo non facile compito Fedele Depalma riesce a delineare le vicende del
colascione nella trattatistica e nella letteratura, ricreando gli ambienti vivi in cui
il colascione era più utilizzato.
Il M° Giuseppe A. Pastore nell’introduzione al volume, così si esprime:
“L’acume e la professionalità dell’editore Del Grifo che lo ha dato alle stampe,
hanno così reso possibile a tutti noi di
respirare nuovamente questa atmosfera
musicale del passato, in un volume che ci
riporta ad una Napoli che ha dato vita, nei
secoli, ad un’arte musicale ma non solo,
un’arte che ha fatto dire a J. J. Rousseau
Tav. II - da Filippo Bonanni, “Gainetto Armonico”
LV, Roma 1722 p.100
che “solo a Napoli si trovano i geni”.
Il volume è poi impreziosito dall’allegato
CD musicale che riporta registrazioni di
brani, di grande impatto emotivo. Raccomandiamo infine agli appassinati il capitolo di Mauro Squillante: “un contributo
alla ricostruzione della prassi esecutiva
del colascione attraverso una riflessione
sulle parafrasi e trascrizioni per altri strumenti”.
Tav. XXI - J. Callot “I balli di Sfessania”, incisione 1622
Tav. XXX - Filippo Falciatore “Tarantella a Mergellina” 1750
Detroit Institute of Art
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Comunicato Stampa
Le Edizioni Curci presentano quattro nuovi volumi
della COLLEZIONE MAURRI
a cura di Maria Cleofe Miotti e Vittorio Naldi
Il celebre catalogo fiorentino, punto di riferimento per i mandolinisti di tutto il mondo, torna con una serie di
titoli tra i più importanti per valore storico e artistico. Due i brani inediti, per ensemble e orchestra a plettro.
Testi in italiano, inglese, tedesco e giapponese.
Buone notizie per i mandolinisti. La Collezione Maurri si arricchisce di quattro volumi che raccolgono una serie di titoli scelti
tra i più importanti per valore storico e artistico. Pubblicato dalle Edizioni Curci, il celebre catalogo fiorentino, da sempre un
punto di riferimento nel settore, ritorna alla ribalta con due volumi firmati da Carlo Munier: Bluette op. 232 per mandolino
e pianoforte e 10 Terzetti caratteristici per mandolino. A questi si affiancano le prime edizioni di due brani inediti, scritti da
compositori del nostro tempo: Preludio per ensemble a plettro di Luca Mereu e Serenata per orchestra a plettro di Andrea
Marena. Un’ampia selezione di musiche, dunque, che risponde alla richiesta crescente di repertorio per questi affascinanti
strumenti che oggi, anche in Italia, conoscono un felice momento di reinassance.
L’origine della collana si deve all’intraprendenza di Raffaello Maurri (1863-1935): un editore, mandolinista e chitarrista che
insieme al fratello Pilade, liutaio, alla fine dell’Ottocento aprì un negozio specializzato a Firenze e iniziò a stampare un vasto
catalogo di musiche soprattutto per strumenti a plettro. Oggi la collezione Maurri è pubblicata dalle Edizioni Curci ed è curata
da Maria Cleofe Miotti e Vittorio Naldi. Ogni volume presenta un’edizione critica dei brani selezionati, arricchita di brevi
note biografiche sul compositore e da un’introduzione storica e analitica. Testi in italiano, inglese, tedesco e giapponese.
BLUETTE OP. 232 per mandolino e pianoforte di CARLO MUNIER – EDIZIONI CURCI 2010 – PREZZO: € 11 (partitura
e parti staccate)
10 TERZETTI OP. 230 per tre mandolini – 10 pezzi caratteristici composti da autori celebri e trascritti da CARLO MUNIER
EDIZIONI CURCI 2010 – PREZZO: € 14
PRELUDIO per ensemble a plettro di LUCA MEREU – EDIZIONI CURCI 2010 – PREZZO: € 14 (partitura e parti staccate)
SERENATA per orchestra a plettro di ANDREA MARENA – EDIZIONI CURCI 2010 – PREZZO: € 17 (partitura e parti
staccate)
INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO:
[email protected] www.edizionicurci.it
Ufficio stampa: Alice Bertolini - tel. 335 615 8183 - [email protected]
(Nella pagina seguente le schede di presentazione dei singoli volumi)
Pag. 9
BLUETTE
Bluette op. 232, per mandolino e pianoforte, fu originariamente pubblicata dalle
Edizioni Bratti di Firenze con il numero di
catalogo 2500; poi, a seguito dell’acquisto
dell’intero catalogo da parte delle Edizioni Maurri, avvenuto nel giugno del 1937,
è stata ricatalogata con il n. 6179. Il brano
è costituito da una danza principale in la
maggiore a cui seguono due trii, in re maggiore e in la minore, e una cadenza, affidata
al mandolino, che riconduce alla prima danza. Al mandolino spetta il ruolo del solista
accompagnato dal pianoforte. La melodia,
interpretata dallo strumento a plettro, non
presenta particolari difficoltà tecniche e si
caratterizza per la grazia e la leggerezza
che infondono al pezzo un carattere salottiero, leggero, tipico della musica eseguita
in ambito domestico. La seconda parte è
più espressiva e cantabile, caratterizzata da
legature di fraseggio che prevedono l’uso
del tremolo. Nell’Andantino cantabile in la
minore cambia il metro di base, che passa
da 2/4 a 6/8, e la parte del mandolino presenta note doppie, le seste; il carattere più
popolaresco viene sottolineato dall’accompagnamento del pianoforte in cui si possono cogliere reminescenze verdiane.
TERZETTI
Il volume dei Terzetti Op.230 presenta 10
pezzi caratteristici composti da autori celebri e trascritti per tre mandolini da Carlo
Munier, in un’antologia da egli stesso definita di media difficoltà. Anche in questo
caso, come già per la raccolta Utili dulci*,
l’autore persegue finalità didattiche non
solo di tipo tecnico strumentale ma anche
di educazione musicale e culturale dell’allievo che, proprio grazie a queste trascrizioni, può avvicinarsi a pagine immortali
della musica operistica, pianistica, sinfonica, cameristica. Se, infatti, in questo periodo si trovano frequentemente trascrizioni
per orchestra a plettro di pagine celebri,
come testimoniano i frequenti concorsi
a premi per trascrizioni banditi all’inizio
del Novecento, non è invece così consueto
trovare adattamenti per 3 mandolini. Con
la sua raccolta Munier copre questa lacuna. Un ulteriore arricchimento per l’allievo deriva dalla varietà di generi musicali
contemplati: dalla composizione di carattere sacro alla danza di impronta popolare,
vengono poste la basi per l’assimilazione
di stili diversi. Dal punto di vista tecnico la
parte del primo mandolino si distingue per
l’impiego più frequente di posizioni acu-
te, anche con note raddoppiate all’ottava;
il secondo mandolino interpreta spesso il
ruolo di controcanto arrivando ad utilizzare
la quarta posizione; mentre il terzo mandolino ha un ruolo più di accompagnamento
ed è caratterizzato da note doppie o arpeggiate con funzione di sostegno armonico e
ritmico, e dai timbri più scuri. Grande attenzione viene poi riservata all’espressività: Munier riempie le pagine di indicazioni
dinamiche, segni di espressione, legature,
note staccate, abbellimenti che permettono
agli allievi di scegliere in modo consapevole se utilizzare la tecnica del tremolo o le
note pizzicate. Nelle tre voci, che in questa
edizione vengono presentate in partitura,
non compaiono indicazioni delle pennate e
sono state conservate in massima parte le
diteggiature originali dell’edizione Maurri.
Le poche aggiunte o variazioni sono state
apportate per una migliore articolazione delle dita, o per rendere con maggiore
espressività sonora il carattere della frase.
PRELUDIO
In questo brano le caratteristiche timbriche
degli strumenti a plettro vengono ampliate,
grazie all’uso del tremolo al posto del più
comune pizzicato, per ottenere quella sonorità lieve tipica degli strumenti ad arco
e creare così un’atmosfera soffusa e poetica, quasi romantica. Il brano apre con un
tema che viene ripreso da ogni strumento
e che è costruito su quattro note che si sviluppano in nove battute. Si conclude, poi,
con una brevissima coda. Accompagnata
dalle chitarre e dal contrabbasso, la mandola per prima espone il tema. Lo ripete
poi una seconda volta, mentre il mandolino
espone dapprima una nuova idea melodica
per poi ripetere a sua volta il primo tema. Il
secondo mandolino esordisce con una nuova melodia, mentre la mandola riprende il
tema proposto dal primo. Tocca poi al secondo mandolino riprendere il tema originale, mentre gli altri strumenti recuperano
le idee melodiche precedenti arricchite da
una nuova. L’ultima esposizione spetta al
mandoloncello, contrappuntato dagli altri
strumenti così come già in precedenza per
le altre voci. Luca Mereu è nato a Roma
nel 1963. Si è diplomato in chitarra al Conservatorio di Santa Cecilia e in mandolino
presso il Conservatorio di L’Aquila. Ha
studiato composizione con Mauro Bortolotti e musica elettronica con Michelangelo
Lupone. Attivo come esecutore in diverse
formazioni da camera, è impegnato nella
composizione per strumenti a plettro, per
arricchirne il repertorio e diffonderne la
letteratura originale. Il suo intenso e appassionato lavoro di ricerca ha portato alla
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pubblicazione di alcuni CD monografici,
tra cui “Racconti sulle otto corde”, una
monografia dedicata alle sue composizioni
proprio per strumenti a plettro. Nel 1994
ha vinto il terzo premio della terza edizione
del Concorso Internazionale di Composizione per orchestre a plettro indetto dalla
Federazione Mandolinistica Italiana.
SERENATA
Composta nel 2008 da Andrea Marena è divisa in 5 movimenti. Ha un carattere essenzialmente lirico e mediterraneo e rievoca,
in un susseguirsi di canti e danze, i colori
e i profumi dei paesi che si affacciano sul
mare nostrum. Questa composizione conserva alcuni elementi della Serenata classica, come ad esempio la piccola marcia In
punta di piedi che apre la Serenata. Dopo
l’Entrata segue la Canzone, caratterizzata
da un ritmo ostinato che serve da base per
un tema di carattere orientale e nostalgico.
Nel Notturno invece l’allusione è alle atmosfere moresche dell’Alhambra di Granada. In questo brano è prevista anche la
presenza lirica ad libitum del violoncello
che può sostituire il mandoloncello. L’Intermezzo è una danza dalle movenze ora
malinconiche ora scherzose, ad esso segue
il Finale, dall’andamento deciso e marcato e dalle ascendenze spagnolesche. Nella
partitura sono state inserite alcune diteggiature e l’indicazione del tremolo ove
previsto; nel caso in cui la parte del mandoloncello sia eseguita dal violoncello, la
scelta delle arcate o dell’effetto pizzicato
viene lasciata al gusto dell’esecutore.
L’organico originale e completo di questa
composizione include mandolino primo
e secondo, mandola, chitarra, mandoloncello (o violoncello) e percussioni. Però
tuttavia può essere eseguita anche per soli
mandolini primo e secondo, mandola e
chitarra. Andrea Marena nasce a Genova nel 1960 e compie gli studi musicali a
Torino, diplomandosi in pianoforte, musica corale, direzione di coro e, con Felice
Quaranta, in composizione. Si è perfezionato in direzione d’orchestra con Franco
Ferrara e ha seguito corsi di composizione
con Franco Donatoni e Gyorgy Ligeti. È
autore di musiche pianistiche, cameristiche
e sinfoniche tra cui sette sinfonie, tre quartetti per archi, due opere liriche e la cantata
per coro e orchestra Il libro dei morti su
testo egizio. Si è dedicato anche alla composizione per strumenti a plettro per i quali
ha scritto, oltre alla presente Serenata, tre
Acquarelli, una Ninna nanna e numerosa
musica per mandolino e chitarra e mandolino e pianoforte. Insegna composizione al
Conservatorio di musica di Bari.
ROLF LISLEVAND
e l’Ensemble Kapsberger
Nato nel 1961 a Oslo, Rolf Lislevand
studia la chitarra classica in Accademia
di Musica dello Stato Norvegese. Durante gli studi, si esibisce regolarmente in
numerosi clubs e gruppi con la chitarra
elettrica; ciò li apporterà un’esperienza
preziosa dell’improvvisazione che segnerà profondamente il suo tocco nel linguaggio musicale e nell’avvicinamento
alla musica antica. Dopodichè entra nella
Scuola Cantorum Basiliensis dove prosegue i suoi studi con i maestri Hopkinson
Smith e Eugène Dombois prima di essere invitato dal maestro Jordi Savall ad
accompagnarlo in diverse formazioni e
opere: Hespèrion XX, La Capella Real de
Catalunya e Le Concert des Nations. Con
Savall acquista una perfetta conoscenza
della musica francese per viola da gamba
del XVII secolo; Monserrat Figueras a
sua volta gli farà scoprire la musica vocale spagnola del XVI e XVII secolo.
Nel 1987 si stabilisce a Verona, dove cerca di ricostruire l’autentica prassi esecutiva della musica italiana della prima
metà del seicento. Forma così l’Ensemble
Kapsberger e dal 1993 registra sia con il
gruppo che come solista sotto l’etichetta
AUVIDIS/NAIVE. Lo stesso anno diventa professore della Staatliche Hochscule fur Musik a Trossingen (Germania)
e quindi lascia il posto al CNR di Tolosa
(Francia).
Al suo primo disco, tratto dalla musica
di Hieronymus Kapsberger, si vede attribuito non solo critiche calorose ma anche
il “Diapason d’Or dell’ anno 1994” e, lo
stesso anno, il MIDEM a Cannes, con
la qualifica di “Miglior Disco di musica
strumentale anteriore al 1650”. Nel 1995
Gramophone lo elegge “Critic’s choice”.
Con gli album che seguono, “Encuentro”,
“Codex” e “Alfabeto”, Rolf Lislevand
porta avanti l’idea di un’interpretazione
basata su un equilibrio sottile tra la ricerca
musicologica, la più attuale, l’ispirazione
e la creatività di un musicista con la cultura musicale europea del XXI secolo, sforzandosi di restare fedele il più possibile
allo stile supposto autentico dell’epoca.
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Con l’Ensemble Kapsberger,
propone delle nuove concezioni artistiche delle musica
strumentale del XVII secolo,
quasi una revisione della tradizione attuale della musica
antica. La sua interpretazione di opere
di autori quali Kapsberger, Santiago de
Murcia, Gaspar Sanz e di compositori
meno noti hanno dato una nuova spinta a
tutta una generazione di musicisti.
Lislevand reintroduce degli elementi ritmici d’improvvisazione reale, una
maestria meravigliosa dei timbri e dello
spazio sonoro e restituisce il valore della
tradizione della musica di un tempo per
un pubblico di oggi.
Contemporaneamente al suo lavoro con il
gruppo, registra il repertorio solistico di
liuto e chitarra con dei dischi consacrati
alla musica di J.S. Bach, Gaspar Sanz e
alla scuola francese di liutisti del XVII
secolo e s’impone come uno dei liutisti
di riferimento della nostra epoca, riconosciuto da numerose critiche e premi
discografici: Diapason d’Or dell’anno, 10
de répertoire, Choc du Monde de la Musique, Grammophone’s critic’s choice, Spelemannsprisen etc.
Spinto dall’ispirazione e dalla curiosità,
collabora con importanti esponenti nei più
diversi campi musicali: orchestre barocche (come direttore d’orchestra), musica
jazz, flamenco e musica popolare di varia
provenienza, inclusa la musica araba ed
orientale, musica contemporanea.
Dal 2006 Lislevand incide per la prestigiosa casa editrice ECM in Germania.
Col progetto CD Nuove Musiche viene
impressa una importante nuova direzione all’interpretazione della musica antica, con l’introduzione di elementi quali
l’improvvisazione e la componente ritmica – sempre nel rispetto di una lettura autentica della partitura. Attualmente,
si esibisce in diversi festival in Europa,
negli Stati Uniti e in Oriente, in qualità
di solista o direttore del suo gruppo. Nel
contempo, si occupa attivamente della sua
classe di musica antica a Trossingen, dove
sviluppa una metodo d’insegnamento che
muove da un concetto del tempo diverso
dal nostro, in accordo con una visione
umanistica dell’uomo e della sua espressione artistica.
MODENA - XXIII CONVEGNO CHITARRISTICO
Sotto gli auspici dell’Accademia Nazionale
di Scienze, Lettere ed Arti.
Il prossimo 30 ottobre 2010
si terrà a Modena il XXIII
Convegno
Chitarristico.
L’evento, organizzato sotto
gli auspici dell’Accademia
Nazionale di Scienze, Lettere e Arti a
cura del Comitato Scientifico costituito da
Giuliano Balestra, Simona Boni, Giovanni
Indulti, Enrico Tagliavini, Vincenzo
Pocci, sarà ospitato come lo scorso anno
nelle eleganti sale dell’antico Palazzo
Coccapani-D’Aragona, nel suggestivo
cuore storico della città emiliana.
Proprio questo Palazzo aveva accolto nel
1933 il primo Convegno Chitarristico
ideato da Romolo Ferrari, fautore della
rinascita chitarristica italiana, i cui
importanti meriti a favore dello strumento
sono stati riconosciuti nella recente
pubblicazione del volume Romolo
Ferrari e la chitarra in Italia nella prima
metà del Novecento (Modena, Mucchi,
2009). In linea con la tradizione instaurata
da Romolo Ferrari si sta attualmente
lavorando a questo nuovo Convegno, nel
segno di uno sforzo condiviso di ricerca
e di valorizzazione della chitarra nella
dimensione dell’indagine documentata,
sostenuta da un approccio musicologico
ed esecutivo.
Il programma della giornata prevede
come di consueto interventi musicali
affiancati a relazioni su temi di ricerca
(arricchite dalla proiezione di immagini e
documenti inediti), nell’obiettivo sempre
XXII Convegno Chitarristico tenutosi nel 2009 - Apertura dei lavori
di approfondire e diffondere la conoscenza
della storia chitarristica italiana, nel suo
svolgimento storico dalle origini a oggi.
Il convegno si aprirà alle ore 10.00 con
l’intervento del M° Giuliano Balestra
sul tema Emilio Pujol e la vihuela
all’Accademia Chigiana che metterà
in luce inediti aspetti legati al profilo
artistico dell’illustre maestro spagnolo in
relazione al suo apporto musicologico sul
repertorio antico. In ordine all’evoluzione
storica dello strumento, il compositore e
ricercatore Giovanni Indulti, referente
didattico scientifico del biennio di
secondo livello dell’Istituto Superiore
di Studi Musicali di Modena, interverrà
sulla chitarra nel Seicento, con particolare
riferimento all’opera di Francesco
Asioli, musicista attivo nell’ambito del
mecenatismo estense. Di questo autore
XXII Convegno Chitarristico - foto dell’insieme dei partecipanti
Pag. 12
saranno proposte alcune interessanti
pagine, unitamente alle celebri variazioni
sulla Follia di Spagna di François Le Cocq,
nell’esecuzione filologica su chitarra a
cinque cori a cura del M° Rosario Cicero.
L’Ottocento sarà affrontato dal M° Mario
Dell’Ara con un approfondimento sulla
querelle tra ‘Carullisti’ e ‘Molinisti’ negli
anni della Guitaromanie. In linea con
la poetica ottocentesca della chitarra, a
conclusione della mattinata interverrà la
nota concertista M° Filomena Moretti
con l’esecuzione di pagine di Regondi e
Paganini.
I lavori del convegno riprenderanno nel
pomeriggio con un intervento iconografico
sulla chitarra nella pittura italiana
dell’Ottocento, a cura dell’architetto
Carla Costa che al tema ha dedicato un
recente contributo di ricerca, suscitando
l’interesse dei cultori dello strumento.
L’apertura al Novecento avverrà sulle
note del Memento per chitarra e quartetto
d’archi del compositore tedesco Herbert
Baumann. L’opera, dedicata alla
memoria di Romolo Ferrari ed eseguita
per la prima volta in occasione XXI
Convegno Chitarristico (Tokio, 5-14
marzo 1962), sarà interpretata dal M°
Massimo Nalbandian e dal Quartetto di
Modena. A seguire un approfondimento
sui rapporti chitarristici tra Italia e Russia
nella prima metà del Novecento a cura
del M° Alexander Mironov che proporrà
l’ascolto di rare e suggestive composizioni
per chitarra eptacorde. La riflessione sugli
attuali sviluppi compositivi sarà oggetto
della relazione ed esecuzione del M°
Piero Bonaguri, dal titolo Una proposta
di nuova musica: una risorsa per la
chitarra? Ancora su aspetti compositivi
contemporanei interverrà il M° Cristiano
Porqueddu, in un’analisi monografica
sul tema Melancholia: solitudine
e materia nella musica di Angelo
Gilardino. A conclusione del convegno il
M° Enrico Tagliavini eseguirà opere di
chitarristi-compositori della prima metà
del Novecento quali Di Ponio, Mozzani,
Murtula, Terzi.
In occasione del Convegno sarà possibile
visitare presso le sale dell’Accademia
due esposizioni, una dedicata alla liuteria
contemporanea e una sulla discografia
storica italiana per chitarra (1900-1960:
dischi e cataloghi d’epoca).
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Il Comitato Scientifico, anche in
riferimento al progetto denominato
Chitarra in Italia illustrato nel sito
www.chitarrainitalia.it,
invita alla partecipazione e alla
collaborazione tutti i chitarristi
nell’intento di condividere esecuzioni
musicali, ricerche, documenti e
naturalmente la passione per la chitarra.
Sede del convegno:
Accademia Nazionale di Scienze Lettere
e Arti, Corso Vittorio Emanuele II n. 59,
Modena. Ingresso libero.
Per informazioni:
[email protected]
MANDOLINO BERGAMASCO
DA ASCOLTARE
ARRIVA IL CD CON AUTORI DEL ‘700 E ‘800
di Paolo Aresi
Un tempo i mandolini
risuonavano non solo nei teatri,
piccoli e grandi, ma anche nelle
osterie e nelle case. Lo stesso
teatro di Bergamo bassa venne inaugurato
nel 1791 al suono del mandolino
(naturalmente ancora non si chiamava
Donizzetti). Le trincee italiane della prima
guerra mondiale ospitarono migliaia di
mandolini. Davano voce ad un’anima
che stava lì a ripararsi dalle raffiche della
mitraglia e sognava la casa, l’amore, gli
amici del quartiere.
Bergamo ebbe una grande tradizione
anche per quanto riguarda la musica per
mandolino, addirittura i suoi comici della
commedia dell’arte portarono ancora prima
del Rinascimento mandole e mandolini in
giro per l’Europa, anche a Napoli, dove
questo strumento trovò particolare successo
fino a divenirne la patria. D’adozione.
L’arte del mandolino viene riproposta nella
nostra città dall’orchestra per strumenti a
plettro “Estudiantina”.
Nelle scorse settimane l’impegno
dell’Estudiantina ha prodotto anche un
disco doppio che offre brani di compositori
bergamaschi e che viene presentato oggi
alle 18.30 nella biblioteca Tiraboschi.
E’ stato realizzato dall’Estudiantina in
collaborazione con l’Orchestra Mandolini
e Chitarre città di Brescia, direttore il
maestro Claudio Mandonico. L’incontro
alla Tiraboschi prevede una relazione del
maestro Ugo Orlandi – bresciano, uno dei
massimi esecutori ed esperti di musica
per mandolino al mondo – e l’esecuzione
dal vivo di alcuni brani di autori che
spaziano dal Settecento fino al secolo
scorso: Giacomo Veginy, Luigi Cornago,
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Eugenio Giudici, Angelo Bettinelli,
Amedeo Amadei. Verrà allestita anche una
“natura morta” con strumenti ed oggetti,
una composizione simile a quelle famose
dei Baschenis.
L’iniziativa rientra nelle attività del Circolo
Mandolinistico Italiano al quale l’orchestra
bergamasca Estudiantina aderisce. Si
tratta del primo atto di una ricerca più
ampia sui compositori bergamaschi per
mandolino. Ma potrebbe rappresentare il
capitolo primo su una ricerca sistematica
con incisione di musiche di compositori
bergamaschi di tutti i tempi. Un’opera
del genere non esiste. L’importanza della
cultura musicale del mandolino nella
nostra città é sottolineata non solo dalla
lunga lista di compositori, ma anche dagli
episodi: per esempio l’inaugurazione del
Donizetti, alla quale diede il suo contributo
il mandolinista Giulio Gaudenzi. Un fatto
fondamentale per la cultura musicale della
città: quel giorno si ascoltò una delle voci
più apprezzate del tempo, quella di Luigia
Todi, che propose un’aria della “Didone
abbandonata” di J. G. Naumann, trascritta
dal Gaudenzi, che annotò: “Aria cantata
dalla celebre virtuosa Luigia Todi in
occasione della inaugurazione del teatro,
da me tradotta per mandolino”.
La rinascita dell’Estudiantina é dovuta in
particolare all’impegno di tre persone: i
musicisti Pietro Ragni, Giacomo Parimbelli
e Michele Guadalupi. L’orchestra aveva
avuto anni di fulgore nella prima parte del
Novecento, aveva organizzato concorsi e
concerti di livello internazionale ma poi
aveva conosciuto un periodo di decadenza
e aveva chiuso i battenti.
Sotto il nome di Estudiantina, un prestito
letterario iberico (da estudiantes, ossia
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studenti), troviamo numerosi gruppi
musicali formati da strumenti a corde
pizzicate, inizialmente come ensemble
spontanei o estemporanei, e poi ben presto
trasformati in vere e proprie associazioni,
quasi sempre mantenendo la tradizione
amatoriale, diffusi in tutta l’Europa fra
‘800 e ‘900.
Scrive Ugo Orlandi: “La ragione di questa
denominazione é costituita dalla volontà
di sottolineare una delle matrici storiche
e, probabilmente dal punto di vista socioculturale, la più significativa: quella
costituita dal movimento studentesco
universitario iberico della Tuna o delle
serenate notturne itineranti (come la
“rondalla” in Spagna e “capa negra” in
Portogallo, tuttora esistenti), spontanee o
commissionate. Tale pratica non é certo
databile nella sua origine, ben precedente
alla seconda metà del XIX secolo ma
rappresenta la continuità delle famose
serenate “pizzicate” fissate nella memoria
collettiva da Mozart nel Don Giovanni, o
da Paisiello e Rossini ne “Il Barbiere di
Siviglia”. Alla base della vera e propria
esplosione della moda delle Estudiantine,
dalla penisola Iberica a Francia, Inghilterra,
Italia, Germania, Nord e Sud America, sta
l’enorme successo ottenuto da un gruppo
di studenti madrileni che, a partire dal
1879, decisero di intraprendere una tourneé
nelle Americhe sotto il semplice nome di
Spanish students, Estudiantina española,
per l’appunto”.
Da L’Eco di Bergamo 10.06.2010
UN FUTURO PER IL MANDOLINO
IN FRANCIA
da: MandolinMoments
28 Luglio 2010
Fabio Gallucci è italiano ed ha trovato un ambiente sempre più eccitante per il mandolino in Francia.
Pensa che sia un’illusione ritenere
che l’Italia sia ancora la patria del
mandolino.
Fabio Gallucci è arrivato come stagista al
Festival Mandolinistico di Lunel. Era il
2004. “Lunel è una piccola cittadina nel
Sud della Francia e quando sono arrivato
per la prima volta alla stazione ferroviaria
che era molto piccola un po’ sperduta,
mi sono chiesto se ero arrivato nel posto
giusto” Fabio ricorda.
“Poi ho scoperto un mondo nuovo legato
al mandolino con musica meravigliosa e
veramente grandi artisti come Hamilton
de Holanda, Ricardo Sandoval, Mike
Marshall e così via”, dice.
Fabio ora ha trent’anni. E’ nato ad Ischia,
un’isola vicino a Napoli. Qui ha imparato
a suonare il mandolino all’età di sei anni.
“Ho incontrato tanti insegnanti, ma non
tutti meritano questo titolo. Prima di
tutto ho studiato dall’età di quindici anni
a Napoli con Mauro Squillante prima di
entrare in conservatorio, dove ho finito i
miei studi nel 2002. Fortunatamente ho
presto capito che questo era solo un punto
di partenza. Dovresti sapere che non
abbiamo una buona Scuola di mandolino
in Italia”, Fabio dice.
Continua: “la mia curiosità e ricerca
personale mi hanno indotto a studiare
con Florentino Calvo al conservatorio di
Argenteuil in Francia. Più tardi ho studiato
con Juan Carlos Muñoz a Lussemburgo”.
Il chitarrista Antonio Pilato é un amico
di Fabio, anche lui è di Ischia. Nel 1998
hanno formato il duo Gallucci – Pilato.
Hanno passato i primi anni ad esplorare il
repertorio classico originale per mandolino
e chitarra ed a suonare in jam sessions.
“Poi abbiamo deciso di studiare e lavorare
seriamente. Abbiamo scoperto la musica
brasiliana che ci piace ancora molto.
Abbiamo esplorato la musica tradizionale
napoletana ed abbiamo incontrato molti
grandi
compositori
contemporanei
come Antonello Paliotti, Luca Iacono,
Dimitri Nicolau, e tanti altri”, Fabio dice
e continua, con il nostro duo abbiamo
suonato in diversi stati europei.
Il Nov’ Mandolin Ensemble è nato sei
anni fa. Tutti i componenti sono allievi
di Florentino Calvo. “Il nostro scopo
rimane sempre quello di fare conoscere il
repertorio classico originale e di stimolare
nuovi compositori. Abbiamo lavorato
molto in Francia facendo concerti e
seminari. Durante questi anni abbiamo
incontrato e collaborato con molti grandi
musicisti e solisti come Mike Marshall,
Ricardo Sandoval, Cristobal Soto,
Florentino Calvo, e Patrick Vaillant, “ dice
Fabio.
“Quando ero studente al Conservatorio di
Napoli, il mio insegnante mi ha proposto
di suonare un pezzo per mandolino solo
di un compositore contemporaneo che era
sconosciuto in Italia. Il mio insegnante non
conosceva i simboli usati dal compositore
e così mi misi in contatto con lui, Dimitri
Nicolau, che abitava a Roma, per chiedergli
le informazioni di cui avevo bisogno per
suonare il suo brano” ricorda ed afferma.
“Da qui un grande interesse per la sua
musica che era totalmente sconosciuta”.
In Italia, sino ad allora nessun altro
musicista aveva suonato o registrato
brani di Dimitri Nicolau. Col suo amico
chitarrista Antonio Pilato intraprese una
vera missione per rendere conosciuto
questo compositore e la sua musica.
Dimitri Nicolau è morto nel 2008. Fabio
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dice: Dimitri aveva una grande personalità
ed un grande carisma, idee e principi che
ha mantenuto per tutta la vita. Aveva un
“quiet power”. Era un amico ed una pietra
miliare.
Due anni dopo il primo incontro di Fabio
col Festival di Lunel, il Nov’ Mandolin
Ensemble è stato invitato al Festival per
una fantastica avventura musicale. Olivier
Chabrol, l’organizzatore del festival,
ha dato al Nov’Mandolin Ensemble
l’opportunità di suonare con Mike
Marshall in un concerto.
“Durante lo stesso festival ho anche
insegnato in una master class la classica
tecnica del mandolino e questo é stato
un punto d’inizio per la mia nuova vita
in Francia. Il vantaggio della Francia è
dato dall’opportunità di incontrare molti
musicisti mentre l’Italia rimane chiusa in
se stessa” afferma Fabio.
Nel 2007 Oliver e Fabio hanno fondato
una scuola di mandolino a Lunel in
collaborazione col festival. E’ aperta
a tutti gli stili musicali. Ora, tre anni
dopo, essi hanno 25 studenti provenienti
dalla regione, dai 7 agli 80 anni a tutti i
livelli. Fabio dice: “Gli studenti hanno
il vantaggio di poter partecipare agli
worshops ed ai concerti del festival. In
realtà il vero grande vantaggio è quello di
poter incontrare tanti artisti provenienti da
tutto il mondo”.
Fabio non ama parlare di progetti futuri
ma menziona “un nuovo CD di Gallucci
e Pilato con opere in prima mondiale
dedicate al duo. In effetti stiamo attendendo
molte nuove composizioni dagli Stati
Uniti, dall’Italia e dalla Francia. E’ anche
programmato un CD con opere per Trio”.
“Nov Mandolin collabora con Patrick
Vaillant che é il musicista più interessante
della Francia. E ci sono sempre studi,
arrangiamenti, concerti, seminari, ed
alcuni progetti segreti. Parlerò di questo
più avanti” Fabio conclude.
Fabio ha collaborato alla realizzazione
di tre album:
Duo Gallucci-Pilato:
Dal Vesuvio All’ America Latina
Nov’ Mandolin Ensemble: Mosaïque
Serenata Mediterranea
SERENATE
mandolini al chiaro di luna
10 Serenate dirette da
Maura Mazzonetto
Il termine Serenata viene usato in
ambiente colto alla fine del ‘500 come
titolo di musiche vocali e, nel ‘600, in
composizioni celebratice con voci e
trumenti, come omaggio a una o più
persone di riguardo. Nella seconda metà
del ‘600, il termine viene anche applicato
a brani puramente strumentali.
Nei secoli successivi, la serenata nelle
sue varie accezioni, fu molto in auge e
ben presente anche nella produzione di
celebri compositori.
Nella tradizione popolare essa veniva
cantata sotto la finestra dell’amata
come segno di corteggiamento ed
espressione d’affetto. La voce spesso si
accompagnava con uno o più strumenti;
quelli a pizzico, con il loro suono garbato
e gentile, si rivelano particolarmente
idonei a creare un’atmosfera poetica e
delicata. La magia della sera si fondeva
con la musica e aiutava a rendere palesi
i sentimenti più intimi. Questo cd rievoca
il fascino e l’incanto che questa forma
musicale e gli strumenti a pizzico hanno
elargito nei secoli. Da qui la scelta della
nostra orchestra di interpretare brani di
autori che hanno dato, in modo sapiente
e appassionato, vitalità e prestigio ad
una antica tradizione.
Nel nostro programma, oltre al grande
e inimitabile Mozart, sono presenti
compositori di fine ‘800 quali De
Martino, musicista ispirato e dalle
origini pressoché sconosciute;
Graziani Walter, dalla profonda
sensibilità musicale e umana,
Calace, figura fondamentale
nel mondo mandolinistico; Drigo celebre
in Russia per i balletti e nel mondo per
la ‘sua’ serenata; il contemporaneo e
amante della cultura italiana Baumann;
infine La Rocca, giovane e originale
compositore veneto.
La collaborazione generosa dell’orchestra
e di solisti eccellenti e ben affermati per
le loro qualità artistiche hanno assicurato
una interpretazione sempre viva, sensibile
e partecipata.
I Compositori
promotore di diverse imprese editoriali.
Morì a Firenze nel 1927, SERENATA
IDILLIACA fa parte delle sue numerose
composizioni dedicate agli strumenti
a corde pizzicate ed é un suggestivo e
romantico brano che testimonia la grande
sensibilità del compositore.
RICCARDO DRIGO
Nacque a Padova nel 1846. Compositore,
direttore d’orchestra e pianista, nel
1878 fu invitato a dirigere gli spettacoli
all’Opera Italiana di San Pietroburgo,
incarico che mantenne per sette anni.
Nel 1886 l’Opera Italiana venne chiusa
A cura di Emanuele Cappellotto
e Maura Mazzonetto
UMBERTO DE MARTINO
Dalle sue musiche pubblicate sulla rivista
musicale “Il Plettro”, edita da Alessandro
Vizzari a Milano, ci é dato sapere che il
compositore è stato attivo sicuramente
dal 1908 al 1926 e che la sua ispirata e
leggiadra serenata C’ERA LA LUNA
é stata premiata nel 1908 con medaglia
di bronzo al Concorso Internazionale
indetto dalla rivista stessa.
CARLO GRAZIANI-WALTER
Pianista, compositore e direttore
d’orchestra, nacque a Bruxelles nel 1851
dalla baronessa J. Walter de Rotenstein e
dal conte Massimiliano Graziani. Visse in
Italia dove ottenne la nazionalità. Si dedicò
alla musica sia come interprete che come
compositore, didatta, direttore d’orchestra
ed editore. Scrisse alcune opere liriche. Si
dedicò anche all’arte nascente del Cinema
componendo la colonna sonora per il
film muto “Gli ultimi giorni di Pompei”
(1913) di Eleuterio Ridolfi. Come didatta
compose raccolte di brani per la scuola,
pezzi facili per pianoforte, un metodo per
il canto corale. Diresse il Regio Circolo
Mandolinistico Regina Margherita nato
nel 1881 a Firenze. Animatore della
vita musicale toscana dell’epoca, fu
Pag. 17
Maura Mazzonetto
Il CD: Mandolini al Chiaro di Luna - “Serenate”
Umberto De Martino (fine “800 – inizi “900) C’era la luna – Serenata per orchestra a plettro
“All’amico carissimo Cav. Carlo Ferraro”
Carlo Graziani – Walter (1851-1927) Serenata idilliaca op.260 per orchestra a pletto
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791) “Deh vieni alla finestra” - serenata (canzonetta) dal dramma giocoso
“Don Giovanni” trascrizione per ensemble a plettro baritono: Vincenzo Di Donato / mandolino solista: Andrea Bazzoni
Raffaele Calace (1863 – 1934)
Serenata malinconica op. 120 “Alla gentile Signorina Lydia Strigari” elab. per orchestra a plettro di Claudio Mandonico
Serenata gaia op.75 per orchestra a plettro “ A Oreste Cangiano”
Serenata romantica op.94 per orchestra a plettro (elab. Di Claudio Mandonico)
“Alla gentile Signorina Natalia Natale” mandolino: Emanuele Cappellotto
Riccardo Drigo (1846 – 1930) Serenata dal balletto “Les Million d’Arlequin” per soprano e orchestra a plettro
(trascr. Di Ugo Orlandi) testo poetico di Mario Lago (Guglielmo Zanibon) soprano: Annunziata Lia Lantieri
Max Baumann (1917 – 1999) Serenata danzante italiana per orchestra a pletro e chitarra elettrica
1. Tema e otto variazioni (VII var.: cadenza di Patrizio Baù) “Omaggio a Niccolò Paganini”
2. Barcarola 3. Tamburello, chitarra elettrica: Patrizio Baù
Alberto La Rocca (1967)
Serenata per Salomè sulla musiche di scena del dramma di Oscar Wilde per violoncello, chitarra a 10 corde
ed orchestra a plettro violoncello: Enrica Frasca / chitarra a 10 corde: Alberto La Rocca
Le golose - Serenata madrigale per soprano ed ensemble a plettro “Al soprano Annunziata Lia Lantieri”
soprano: Annunziata Lia Lantieri / testo poetico di Guido Gozzano
e gli affidarono la direzione dei Balli
Imperiali, carica prestigiosa che terrà
fino allo scoppio della Rivoluzione di
Ottobre. Fu molto apprezzato in Russia
come direttore d’orchestra e compositore
di balletti di successo che gli diedero
l’opportunità di collaborare con i più
famosi coreografi dell’epoca. Tornato in
Italia, morì a Padova nel 1930.
La SERENATA, tratta dal balletto “Les
Millions d’Arlequin” accompagnata
dai mandolini, divenne una popolare
melodia, resa famosa in tutto il mondo
grazie anche all’interpretazione di Enrico
Caruso.
E’ un omaggio al compositore e
violinista genovese con l’elaborazione
di 8 variazioni, originali e molto
caratterizzate: alcune virtuosistiche, altro
melodiche, alcune ritmiche, altre molto
espressive. La numero 7 presenta inoltre
una parte solistica della chitarra elettrica
accompagnata dai plettri. “Barcarola”
e “Tamburello” completano l’opera,
confermando l’interesse del compositore
per la cultura musicale italiana.
ALBERTO LA ROCCA
Nasce a Thiene (Vicenza) nel 1967.
Intraprende giovanissimo lo studio
MAX BAUMANN
Nacque a Kronach in Baviera nel 1917
da un insegnante di musica. Dopo i primi
studi “domestici” continuò gli studi
prima ad Halle, poi Passau, ed infine
alla Musikhochschule di Berlino dove
studiò pianoforte, trombone e direzione
d’orchestra. Tra i suoi insegnanti
Paul Hindemith, Konrad Friedrich
Noetel e Boris Blacher. Insegnò nella
Musikhochschule di Berlino. E’ stato
direttore d’orchestra e di coro. Morì a
Berlino nel 1999. L’opera compositiva di
Baumann é ampia e variegata: dai brani
per pianoforte alla musica da camera,
dalla musica per organo agli oratori,
cantante, opere teatrali, composizioni per
piccoli ensemble, grandi orchestre o cori.
SERENATA DANZANTE ITALIANA
comprende tre brani. Il primo prende
l’ispirazione dal famoso Capriccio n.
24 per violino solo di Niccolò Paganini.
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della chitarra diplomandosi nel 1987 al
Conservatorio di Verona sotto la guida di
Giancarlo Rado. Contemporaneamente
si laurea in Discipline dell’Arte, della
Musica e dello Spettacolo presso
l’Universeità di Bologna. Ha frequentato
corsi di perfezionamento tenuto da
chitarristi di fama internazionale quali
Angelo Gilardino, Stefano Grondona,
Ruggero Chiesa, e Leo Brouwer. Scrive
prevalentemente per strumenti a pizzico.
Insegna chitarra presso il Conservatorio
di Musica Statale di Adria (Rovigo).
SERENATA PER SALOME’, composta
nel 2009, é una “fantasia” su temi tratti
dalla musica di scena per l’opera teatrale
“Salomé” di Oscar Wilde (scritta in
francese nel 1891 per Sarah Bernhardt). Il
dramma e la musica di La Rocca giocano
sulla perenne ambivalenza tra amore e
morte, lussuria e ripugnanza. Tutto il
brano è pervaso da un senso di presagio
funesto che sfocerà inevitabilmente nella
tragedia finale.
LE GOLOSE, serenata madrigale, ci
riporta ad un’atmosfera “Belle Epoque”
dove, al tavolino del Caffé Baratti &
Milano di piazza Castello a Torino, Guido
Gozzano osserva e svela, con simpatica
ironia, i falsi perbenismi delle dame di
inizio “900 che tentano maldestramente
di nascondere al mondo i loro peccati
di gola. Grazie alla scrittura di Gozzano
ed alla musica di La Rocca, scrutiamo i
vizi, i gesti nascosti, le paure, i desideri
di una media borghesia contesa tra buone
maniere e vizi irresistibili.
“I MIEI 60 ANNI CON L’ORCHESTRA A PLETTRO
GINO NERI”
Ferrara: INCONTRO CON GIUSEPPE “VAIFRO” SANTINI
Intervista di Edoardo Farina
Giuseppe
Santini
soprannominato
Vaifro
nato a Vigarano Mainarda
(Fe) il 22 giugno 1927 è stato per
sessant’anni musicista nell’Orchestra a
plettro “Gino Neri” di Ferrara ove ha
rivestito l’incarico soprattutto di primo
mandoloncello. Si è congedato dal
sodalizio due anni fa all’età di 80 ove in
occasione del tradizionale concerto di
Capodanno al Teatro Comunale della sua
città, al termine ha preso la parola con
un pizzico di commozione e con il suo
impeccabile stile da autentico gentleman
ha ringraziato il pubblico ferrarese e
quanti hanno contribuito a dargli le
soddisfazioni dovute nell’ambito della
prestigiosa orchestra.
Impiegato per 40 anni presso l’Ufficio
ragioneria
dell’Amministrazione
Provinciale, racconta attraverso questo
breve incontro come nacquero l’amore e
la passione per la musica.
G. Santini “Eravamo negli anni ‘30
quand’ero bambino e abitavo in un borgo
nei pressi del mio paese natale. Di sera
e soprattutto tra la primavera e l’estate
si usava organizzare nei cortili degli
intrattenimenti ove erano quasi sempre
protagonisti il violinista Alfredo Mazzoni
e il fisarmonicista Sante Giovannini.
Benché avessi solamente 9 anni in quelle
occasioni stavo immobile a osservare gli
interpreti e ad ascoltare, letteralmente
affascinato e rapito dai suoni emessi dai
loro strumenti. Fu Mazzoni ad intuire
quel mio straordinario interesse per la
musica, cosicché propose a mia madre la
sua intenzione a darmi delle lezioni.
Il mio primo strumento fu un violino,
dimensioni un tre/quarti di seconda mano
con il quale mi affiancai al compaesano
violinista Antonio Testoni per passare
qui a Ferrara un anno più tardi sotto la
guida del professor Packner Pareschi,
dove nel frattempo la mia famiglia si era
trasferita”.
In seguito, si aggregò ad un gruppo di
ragazzi che come lui suonavano quasi per
hobby in un’improvvisata orchestrina in
grado di esibirsi nelle sale da ballo di città
e provincia. Il grande salto si verificò però
nel 1948 con l’ingresso nella “Gino Neri”
- che allora aveva sede nel malandato
palazzo di Via Renata di Francia,
divenuto più tardi sede universitaria ove in quel Circolo di cultura musicale,
noto anche come Circolo Mandolinistico,
Santini conobbe Corrado Celada e
Italo Pazzi, insegnanti che si sarebbero
rivelati determinanti per la sua successiva
formazione musicale.
E. Farina Maestro Santini sessant’anni
in Orchestra non sono pochi! Come
è iniziata la passione per Circolo
Mandolinistico? Allora probabilmente
non ne avrebbe immaginato una così
lunga permanenza…
G. Santini L’esperienza con la “Gino
Neri” ebbe inizio un anno dopo la
ripresa dell’attività dovuta alla forzata
sospensione a causa degli eventi bellici.
Il debutto in concerto avvenne sempre al
Teatro Comunale di Ferrara in occasione
della celebrazione del 50° anniversario
della fondazione dell’Orchestra sorta nel
1898, concedendomi immediatamente
una grande soddisfazione, quindi lo
stimolo a continuare. Prima mandolinista
di fila poi mandoloncellista, ho
vissuto un’avventura ricca di momenti
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emozionanti con numerose
tournée all’estero e gli intensi
programmi concertistici svolti
in Italia.
E. Farina In passato l’Orchestra ha
eseguito in massima parte musiche tratte
da eccellenti trascrizioni, non disponendo
di parti originali per questa formazione.
Quali pagine ha preferito rispetto ad
altre nell’ambito dell’enorme archivio
presente?
G. Santini Tra i miei cavalli di battaglia
attinenti il repertorio classico ricordo con
piacere l’esecuzione de “Il Cigno” tratto
dall’opera “Il carnevale degli animali” di
Camille Saint-Saëns, versione originale per
violoncello e pianoforte, qui interpretato
nell’arrangiamento mandoloncello e arpa,
un tema assai toccante e dall’espressività
unica… Poi sicuramente ho sempre
preferito i brani tradizionali rispetto al
moderno-contemporaneo di cui oggi
l’Orchestra dispone, innovazione dovuta
ai nuovi compositori che recentemente
hanno iniziato a scrivere giustamente
forme destinate unicamente ai “plettri”.
E. Farina Lei è stato anche un instancabile
insegnante di uno strumento abbastanza
insolito quale il mandoloncello fatto di
compromessi tecnici-musicali e raramente
dotato di letteratura propria…
G. Santini Per 46 anni ho insegnato
presso la Scuola Provinciale a plettro e
a pizzico, sempre in seno all’Orchestra,
ove ho contribuito alla formazione di una
quindicina di elementi entrati tutti nella
formazione estense.
Il mandoloncello mi ha sempre affascinato
per la sua unicità rappresentante
l’analogo violoncello ad arco, non facile
tecnicamente ma di grande passione,
anche se purtroppo recentemente soggetto
alla crisi della vocazione non essendoci in
modo particolare ragazzi interessati ad
apprenderne la conoscenza a favore ad
esempio della chitarra o del mandolino…
E. Farina Come è cambiata l’orchestra
“Gino Neri” in tutti questi decenni dai
tempi degli esordi ad oggi?
G. Santini Sono cambiate diverse cose,
prima di tutto il livello professionale:
da dilettanti inseriti in una collocazione
assolutamente amatoriale nati con il
semplice scopo di divertirsi suonando
pagine tratte da opere tradizionali
sinfoniche più o meno celebri, con
insospettata rapidità si è cresciuti parecchio
essendo oramai in grado di confrontarsi
con le condizioni di un certo mercato
musicale e la competenza richiesta nel
sostenere performance all’interno o
all’esterno delle stagioni concertistiche
nazionali ed internazionali.
Imponendosi in modo favorevole un
rigore tecnico esecutivo molto più elevato
e senza nulla togliere alla bellezza di
fare musica, le mutate esigenze artistiche
hanno comportato la ricerca di uno sforzo
maggiore, ottenuto serenamente grazie
all’eccellente capacità sia da parte degli
esecutori che dei direttori, sempre più
giovani e preparati, sapendo condurre
l’Orchestra in modo mirabile e lusinghiero
nel corso degli ultimi anni.
Giuseppe Santini ricordando con grande
riconoscenza i maestri che si sono
succeduti alla guida del gruppo e i tanti
colleghi che nell’arco di tutti questi anni
gli sono stati accanto, ha lasciato un libro
per tracciare le tappe più significative e
i ricordi indelebili di oltre mezzo secolo
trascorso con l’Orchestra a plettro “Gino
Neri” di Ferrara
Nella prefazione de “I miei sessant’anni
nell’Orchestra Gino Neri” che ha realizzato
in collaborazione con Beatrice Boldrini,
Enrico Spinelli, direttore della biblioteca
Ariostea, scrive “…la così lunga militanza
di Giuseppe Santini è indicativa di un
ideale di vita e di un sentimento musicale
fondati sulla tradizione. Egli è vissuto con
e nella Gino Neri dal 1948 ad oggi, ne
ha conosciuto i componenti che si sono
avvicendati, i direttori di ieri (Savini,
Musi, Donnoli e Pazzi) e di oggi (Tunioli,
Fabbri e Squarzina), i dirigenti come
l’inimitabile Mario Roffi sino all’attuale
Florio Ghinelli, ha partecipato a circa
seicento concerti, è andato in tournée
in Europa, nell’ ex URSS e negli Stati
Uniti d’America, è stato infaticabilmente
presente a tutte le prove dell’orchestra
suonandone il repertorio sia antico che
moderno…”
CREMONA - CENTO ANNI DI MANDOLINI
Cremona è giustamente celebrata nel
mondo come la città del violino. Meno
nota — ma non meno importante — è
la sua tradizione legata al mandolino,
strumento che nella vulgata è invece legato
a doppio filo a Napoli. Basti dire che già
Stradivari creava splendidi mandolini
— un esemplare, già in mostra a Cremona
nel 1987, è di proprietà di Charles Beare
—, che all’inizio del ’900 a Cremona ha
operato l’orchestra mandolinistica migliore
del mondo, la ‘Poli’, e che il direttore di
questa (ing. Gian Francesco Poli) inventò
letteralmente il quartino di mandolino e il
mandolone basso per completare l’organico
della sua compagine a plettro.
La ‘casa’ del mandolino in città è da
sempre la Società Filodrammatica
Cremonese, dunque il Teatro Filo, il cui
attuale presidente Giorgio Mantovani è da
tempo intenzionato a riaffermare quella
gloriosa tradizione.Una bella iniziativa è
in programma nelle prossime settimane.
Si tratta della rievocazione del Concorso
Internazionale Mandolinistico che si
tenne in città nel 1910 e di cui ricorre
dunque il centenario.
Una rassegna di respiro veramente
mondiale per cui si mobilitò tutta la
cittadinanza, come si potrà evincere dalla
mostra documentaria (diplomi, manifesti,
cartelloni, foto, strumenti) allestita dall’1
al 3 ottobre prossimi a CremonaFiere
nell’ambito del salone Mondomusica.
La stessa esposizione verrà ripresa dall’1
al 21 novembre nel Salone dei Decurioni
di Palazzo Comunale e andrà a collocarsi
nell’orbita delle manifestazioni culturali
per la Festa del Torrone 2010. Ultimo
ma non ultimo, sempre il 21 novembre è
prevista una grande rassegna, con orchestre
nazionali e internazionali di mandolini, in
piazza del Comune. Nel pomeriggio dello
stesso giorno le orchestre di mandolini
che converranno in città saranno ricevute
in Comune dal sindaco, assisteranno
all’audizione dei violini storici, poi
avranno luogo i singoli concerti delle varie
orchestre al Teatro Filo. La sera, alle ore
21, si darà vita a un Concertone (così è
definito) mandolinistico sempre all’interno
del Filo, allietato dalle musiche della
grande orchestra formata dalla somma delle
singole orchestre esibitesi nel pomeriggio.
Alla partecipazione del concorso si astenne
«per cavalleria e senso di responsabilità »
l’orchestra della Società Filodrammatica,
che in quegli anni iniziava a fare incetta di
primi premi nelle principali competizioni
internazionali.
Il primo premio assoluto fu assegnato
alla ‘Mandolinata Ateniese’, che aveva
dovuto vedersela con 22 agguerriti gruppi
mandolinistici provenienti da tutta Italia
e da mezza Europa. Per la realizzazione
dell’evento si costituirono diversi
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comitati, tra cui ‘Comitato d’Onore e delle
Feste’, ‘Comitato artistico del Concorso
Mandolinistico’, oltre naturalmente al
‘Comitato Organizzatore’, più diverse altre
commissioni speciali: finanze, ricevimenti,
musica, addobbi, alloggi, sfilata, corpi di
musica, spettacoli, trasporti e posta. Come
si legge nelle cronache dell’epoca «tutto è
organizzato con molta cura». Suggestivo il
diploma per i vincitori con la Cremona del
Campi di sfondo, opera dell’artista Carlo
Vittori.
L’Amministrazione Comunale dà una
cospicua mano, concedendo l’uso
del salone al primo piano di Palazzo
Comunale, l’utilizzo di tutte le aule del
centro Plasio e la Banda Municipale per i
vari festeggiamenti. A tutte le scuole della
città è concesso un giorno di vacanza per
partecipare al corteo. Il sindaco e la giunta,
con le maggiori autorità civili e militari,
ricevono in pompa magna i rappresentanti
delle Società mandolinistiche in concorso
e i membri della giuria. La Mandolinistica
Ateniese oltre a primo premio guadagna
una medaglia d’oro, una quadro d’autore
e 700 lire dell’epoca. L’archivio della
Filodrammatica conserva tutti i documenti
di quella straordinaria manifestazione
rimasta negli annali come una delle più
riuscite della ‘Città della Musica’. Tra
qualche giorno si potranno rivedere in
mostra.
ANCHE L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE MA...
NON DIMENTICHIAMO L’ORECCHIO
SECONDA ED ULTIMA PARTE
a cura di Rocco Amendola
Fig. 1
Cari lettori, completiamo con questa
seconda parte dell’articolo le nostre
conoscenze sui “decori ebanistici”
inseriti sugli strumenti musicali per
impreziosirne l’aspetto.
Nella prima parte ci siamo occupati
del decoro applicato al contorno della
tavola armonica (FILETTO) ed abbiamo
concluso che esso è necessario ma non
deve essere “troppo” largo, altrimenti
compromette la durata dello strumento e
la sua resa acustica.
Diamo adesso uno “sguardo” agli altri
decori presenti, alla loro posizione e
alla loro interferenza con la durabilità e
l’acustica. Fig.1
La “bocca” o “buca”, più correttamente
foro armonico è in genere “evidenziata”
con un bel contorno ampio fatto con vari
materiali e tecnologie diverse. Fig.2
Prendiamo in esame questa bocca,
appartenente
ad
un
Mandolino
Napoletano dei primi anni del 1900. Fig.
3
Come si può vedere l’effetto finale è
molto accattivante, ma entriamo per
un momento in maniera intuitiva nei
dettagli della realizzazione per capire
se il “prezzo acustico” che paghiamo ne
giustifica la realizzazione.
Come si può ben leggere dall’immagine
riassuntiva che riporta i diversi punti delle
varie fasi esecutive, dopo aver scelto con
cura il piano armonico, con fibre di legno
(quelle più scure) diritte e ben distribuite,
ne taglio una bella fetta e la riempio di
“stucco”. Fig. 4
Sì ! avete capito bene, quella parte nera
che viene colata all’interno dello scavo
fatto sulla tavola armonica è proprio
stucco.
Stucco che nella migliore delle ipotesi è
realizzato con gommalacca fusa, in altri
casi lo si trova anche come polvere di
carbone impastata con colla.
Oggi ci sono le resine epossidiche, ma
sempre stucco rimane.
Fig. 3
Fig. 2
Ma quale effetto acustico produce lo
stucco?
Si comporta come una mano che
poggia sulla tavola armonica mentre lo
strumento suona, impedisce le vibrazioni
e l’emissione acustica è penalizzata.
A questo punto sorge spontanea
la
domanda:
ma
questo
“contorno” della bocca è proprio
indispensabile?
La risposta è Sì !
Fig. 4
Pag. 21
Fig. 5 - 6 - 7
E le motivazioni sono le stesse gìà esposte
per il bordo della tavola armonica con
una ulteriore motivazione che è legata
agli effetti delle vibrazioni sulle fibre del
legno che, se non circoscritte, potrebbero
sfaldarsi.
Passiamo adesso ad un altro punto critico
dei decori ebanistici sul mandolino, il
“battipenna” in inglese “Pickguard”,
in passato realizzato in vera tartaruga,
sostituito poi con celluloide con
imitazione di tartaruga. Fig. 5
Purtroppo il plettro per quanto lo si
voglia controllare può graffiare il
piano armonico in questa zona, come
evidenziano le immagini riportate. Fig.6
Quindi una protezione per ridurre o
evitare questi effetti estetici è purtroppo
indispensabile.
Dico purtroppo perché, la medaglia ha
sempre un rovescio, infatti in questo caso
il problema è simile a quello dello stucco
sul contorno della bocca.
Mi spiego meglio, se il battipenna viene
inserito con il bordo superiore a filo
con il piano armonico, significa che il
suo spessore dovrà entrare nella tavola,
e quindi per fare ciò dovrò scavare la
tavola in modo da far entrare l’intero
spessore del battipenna nel legno .
Questo comporta che tolgo il legno e lo
sostituisco con materiale diverso.
Ma la cosa diventa ancora più grave,
quando l’area del battipenna per motivi
puramente estetici viene allargata a
dismisura in zone in cui detto intervento
non è necessario. Come può vedersi in
queste immagini. Fig. 7
Ma allora posso incollarlo direttamente
sul piano armonico senza togliere legno!
Purtroppo non è così, in entrambi i casi
l’effetto sarà sempre quello prodotto da
una mano appoggiata sul piano armonico,
ostacolerà le vibrazioni e quindi la
produzione del suono.
Be ! ma allora non c’è rimedio !
Si il rimedio c’è, solo che bisogna
intervenire anche culturalmente sul
problema.
Mi spiego meglio. Se avete mai visto la
chitarra di un chitarrista flamenco vi sarete
accorti che questa presenta in prossimità
della buca svariati graffi, motivo di vanto
e non di vergogna.
Il violino di un violinista concertista, non
è certo perfetto in tutte le sue parti, ma
presenta delle zone più usurate che altre,
ma non per questo il violinista corre dal
suo liutaio ogni giorno a farsi ritoccare lo
strumento nelle parti consumate.
Si potrebbe così continuare con altri
esempi, la pelle di un tamburo, gli ottoni,
ecc.ecc. .
Ma allora prendiamo coscienza che
qualche graffio sullo strumento non è una
gogna per il musicista
anzi, al contrario è segno di lavoro con lo
Fig. 8
Pag. 22
strumento ed il problema è bello e risolto.
Scoperta dell’acqua calda direbbe
qualcuno!
Allora un altro rimedio ci sarebbe, quello
di ridurre al minimo l’area interessata
dal battipenna che potrebbe anche essere
costituito da un supporto in plastica
adesiva estremamente sottile, in modo tale
da limitare i danni che esso comporta (in
commercio sono già disponibili).
E’ qui di giovamento ricordare che,
(l’argomento verrà trattato in altri articoli
prossimi) se lo strumento è verniciato con
vernici naturali alla gommalacca, basta
poco per rinfrescare la parte della tavola
graffiata, poco anche in termini economici
se ci si rivolge ad un onesto liutaio
professionista.
Siamo giunti quasi al termine di questo
argomento così intricato ed intrigante sui
decori ebanistici.
Come! e gli altri punti di interesse sullo
strumento ?
Tastiera, paletta, guscio, fascia di fondo.
Bene, questi punti li chiameremo “meno
sensibili acusticamente”, pertanto sarà
solo il gusto e il semplice ricordo che
si tratta di strumenti musicali a guidarci
nella individuazione di quei decori che
arricchiscono e non appesantiscono lo
strumento. Fig. 8
Nella immagine finale riportata, vengono
riassunte in ordine di rilevanza acustica
le parti decorate.
Il Musicista dovrà ricercare uno strumento
con questo compromesso per avere una
buona resa acustica senza penalizzare
l’estetica.
In tal modo, come promesso nella prima
parte di questo articolo, siamo ora in
grado di scegliere un buon strumento,
curando “l’occhio” ma senza penalizzare
“l’orecchio”.
CONCORSO INTERNAZIONALE PER MANDOLINO
“RAFFAELE CALACE”
7° EDIZIONE
Ripalimosani (CB) 31-7/1-8 / 2010
di Christine Teulon
Da sin. Natalia Marashova, Carla Senese e Maren Kroll (rispettivamente 1°, 2° e 3° classificate)
Sulle colline, a pochi kilometri da
Campobasso, sorge la bella cittadina di
Ripalimosani, nota non solamente per
l’amenità del suo territorio ma soprattutto
per possedere, esposta sull’altar maggiore
della Cattedrale, la terza copia (per ordine
cronologico) della Sacra Sindone.
In quest’estate 2010, Ripalimosani è stata
però, anzitutto, un polo culturale di assoluto
rilievo nel panorama del mandolinismo
nazionale ed internazionale, accogliendo,
nei giorni 31 luglio e 1 agosto, la 7°
edizione del Concorso internazionale
di mandolino “Raffaele Calace” ed in
seguito, il 15 agosto, il grande concerto
della centenaria Orchestra a plettro “Gino
Neri” di Ferrara.
Ma è al primo di questi eventi che
intendiamo ora riferirci.
In seguito
alla soppressione, dopo
alcune edizioni, del Concorso dedicato a
“Giacomo Sartori” ad Ala di Trento, quello
attuale, dedicato a “Raffaele Calace”,
rimane l’unico concorso per mandolino
esistente in Italia. Il Concorso fu istituito
nel 1994 a Pignola (PZ), paese natìo di
Raffaele Calace, rinomato mandolinista,
compositore e fondatore dell’omonimo
atelier di liuteria che a Napoli, dopo quattro
generazioni, mantiene tutt’oggi intatta la
prestigiosa opera creata dal capostipite.
Dopo le sei edizioni svoltesi a Pignola,
la sede del Concorso si è, quest’anno,
spostata a Ripalimosani, assecondando un
vivo desiderio del cav. Antonio Di Lauro,
appassionato di mandolino e strumenti a
Il momento della premiazione
Pag. 23
plettro, ottimo organizzatore,
responsabile del locale Circolo
Musicale “P. Mascagni”, che
ne ha assunto, coadiuvato
da vari componenti il Circolo stesso, la
realizzazione e la direzione artistica.
Nella mattinata di sabato 31 luglio,
nel Salone di Palazzo Ducale, è stata
ufficialmente aperta la settimana edizione
del Concorso Internazionale per mandolino
“Raffaele Calace” con l’intervento del
dott. Artemisio Gavioli, Presidente della
Federazione Mandolinistica Italiana,
cointeressata alla manifestazione, il quale
dopo i saluti e ringraziamenti di rito, ha
ricordato le norme che regolano il concorso
e presentato i membri della Giuria,
composta oltre che da se stesso, dal cav.
Raffaele Calace Jr. di Napoli (Presidente),
assegnatore del premio in palio, e dai
mandolinisti di fama internazionale
:
Vincent Beer-Demander (Francia),
Sebastiaan De Grebber (Olanda) e Mauro
Squillante (Italia), docente di mandolino
al Conservatorio di Bari.
Dopo un breve cenno di saluto da parte del
Dott. Paolo Petti, Sindaco di Ripalimosani,
si è proceduto all’appello dei candidati :
sette i presenti, su otto iscritti, provenienti
dall’Italia e dall’estero, ed all’estrazione
a sorte dell’ordine di apparizione dei
concorrenti nel concorso pomeridiano.
A chiusura, infine, la presentazione
illustrativa, da parte di Annamaria Calace,
figlia e prosecutrice dell’arte famigliare,
del mandolino oggetto di premio.
Alle 16, puntuali, nello stesso Salone Il cav. Antonio di Lauro, direttore artistico del Circolo Musicale “Mascagni” ed il liutaio Raffaele Calace Jr.
del Palazzo Ducale, davanti alla Giuria
ed alla presenza di alcuni osservatori
esterni, mentre un folto, inatteso pubblico
si addensava, silenzioso ed attento, nelle
sale adiacenti, si è dato inizio al Concorso,
procedendo nell’ordine stabilito dalla
precedente estrazione.
Si sono così susseguiti : Marco Botticella,
di Campobasso, Patrizio Petrucci,
di Ariccia (Roma), Carla Senese, di
Napoli, Daniele Potente, di Terrazzano
(Campobasso), Carmine Mascitelli, di
Ripalimosani (Campobasso), Maren A.
Kroll (Germania) e Natalia Maraschova
(Russia-Germania), dei quali rimandiamo
in appendice il programma presentato.
Base di concorso, il pezzo d’obbligo
tratto, a scelta del candidato, dal catalogo
di composizioni per mandolino di di impegno dimostrato da giovani e Dopo una piacevole mattinata dedicata alla
Raffaele Calace, ed uno o più brani giovanissimi, quali Botticella, Petrucci, visita di Campobasso ed un pomeriggio di
liberamente scelto dal repertorio originale Potente e Mascitelli, che affrontando per rilassante libertà, alle 21.30 di domenica 1°
per mandolino, con durata complessiva la prima volta un concorso e superando agosto, nella Chiesa di S. Maria Assunta,
dell’esecuzione non superiore ai 20 lo stato emozionale che a tratti ricorreva, nel centro di Ripalimosani si è tenuto
minuti di suono.
hanno innegabilmente offerto un saggio il grande concerto di chiusura della 7°
Va rilevato che il giudizio si basava del livello qualitativo che ognuno sapeva edizione del Concorso “Raffaele Calace”
esclusivamente
sulle
esecuzioni di poter in quel momento rendere.
e la proclamazione del vincitore.
mandolinistiche,
indipendentemente Diverso il portamento delle tre mandoliniste Folto e molto partecipe il pubblico,
se i musicisti avessero o meno, e come presenti, espressione di una sicurezza numerose le autorità e gli osservatori
diversi hanno presentato, uno strumento dettata da un lungo ed approfondito presenti quella sera nell’ampia Cattedrale
accompagnatorio.
percorso di studi, dall’esperienza acquisita ripesana.
Emozione senz’altro palpabile per nell’abitudine di suonare in pubblico e Preceduto od intercalato da vari interventi
la maggioranza dei partecipanti che, dalla personalità intrinseca ad ognuna che di autorità e preposti, quali il cav. Di
comunque, hanno tutti saputo affrontare ha determinato la diversità nella scelta Lauro, artefice della manifestazione, il
la propria prova con impegno e repertoristica e nella differenziazione Sindaco di Ripalimosani, il Dott. Gavioli,
determinazione.
Evidente il livello esecutiva di ciascuna, ciò che ha reso presidente della FMI, la Sig.ra Grazia
molto diversificato dei concorrenti, che sicuramente più ardue alcune valutazioni d’Aquila, Presidente del locale Circolo “P.
si poteva cogliere distintamente, dovuto della Giuria.
Mascagni” e fattiva collaboratrice di A.
certamente sia al percorso didattico Verdetto rimandato alla serata di chiusura Di Lauro, il liutaio Raffaele Calace Jr, il
intrapreso, che all’approccio personale del giorno seguente, anche se evidenti Sig. Nicola Vista di Pignola, organizzatore
verso lo strumento, od alla tipologia dello deduzioni si potevano già chiaramente delle precedenti edizioni del concorso, il
strumento impiegato.
delineare al termine di questo interessante concerto mirava ad offrire al pubblico
Abbiamo così potuto apprezzare il grado e valido pomeriggio concorsuale.
cittadino ed alle autorità locali un saggio
delle attitudini tecnico-intepretative di
ogni concorrente, attraverso l’esecuzione
di un pezzo scelto personalmente dal
candidato. Seppur libero di proporre
un qualsivoglia brano tratto dal proprio
repertorio personale, tutti gli esecutori
hanno deciso di riproporre una delle
composizioni presentate al concorso e, per
la maggior parte, un brano di Calace.
Grazie all’impegno di ogni singolo,
all’emotività venuta meno in un contesto
meno formale della fase concorsuale,
il risultato della serata è stato dei più
riusciti. Si è potuto distintamente gustare
l’effettivo valore di ogni candidato ed il
grande pubblico, pur non conoscitore
del settore, ma pienamente partecipe ed
attento, è stato in grado di decretare, senza
indugi, attraverso applausi più o meno
sonori, più o meno prolungati, il proprio
apprezzamento, confermando, in un certo
Grazia D’Aquila, presidente del Circolo “Mascagni”
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la Chiesa di Ripalimosani e, di fronte, il “Castello” sede del Concorso
qual senso, ciò che sarebbe stato il responso
della Giuria; in particolare una spontanea
ovazione e richiamo in proscenio per la
vincitrice, Natalia Marashova, che ad una
platea non certo familiare con questo tipo
di repertorio, ha presentato l’impegnativo e
contemporaneo brano di Yasuo Kuwahara
“Improvised poem”, suonato a memoria,
irto di difficoltà e ricco di varietà tecnicoesecutiva, di cui la concorrente ha saputo
trasferire ogni resa emotiva, ogni finezza
interpretativa.
Esito della 7° Edizione del Concorso
internazionale di mandolino “Raffaele
Calace”:
- 1° Premio ed assegnazione del mandolino,
esemplare unico, della liuteria Calace
di Napoli: Natalia Marashova (RussiaGermania)
- 2° Premio : Carla Senese, di Napoli
- 3° Premio : Maren A. Kroll (Germania)
- Attestati di partecipazione : Marco
Botticella, Patrizio Petrucci, Daniele
Potente, Carmine Mascitelli.
Calato il sipario, rimane l’evidenza
della indispensabilità di mantenere viva
l’istituzione anche in Italia di concorsi a
varie fasce d’organico e livello esecutivo,
e ciò per una progressione musicale
e culturale dei nostri giovani sempre
maggiore.
Ma vivo resta anche l’apprezzamento per
il notevole impegno profuso dal cav. Di
Lauro nel realizzare una manifestazione
di classe cui lo stesso Di Lauro, i suoi
collaboratori e tutta la comunità di
Ripalimosani possono andare fieri.
7° Concorso “R.Calace” Ripalimosani (CB) - 31.07 – 01.08.2010
Giuria: Raffaele Calace, Napoli (Presidente) – Artemisio Gavioli, Vittorio V.to (Italia) Vincent Beer
Demander (Francia) – Sebastiaan De Grebber (Paesi Bassi) - Mauro Squillante, Bari (Italia)
Elenco candidati e brani eseguiti
Marco Botticella Campobasso mandolino e Chitarra
R. Calace Piccola gavotta, E. Marucelli Valzer fantastico, E. Barbella Concerto in re maggiore
Patrizio Petrucci Ariccia (Roma) mandolino e Chitarra
R. Calace Les maries, L. van Beethoven Sonatina in do minore, R. Calace Rondò, R. Calace Secondo Bolero
Carla Senese Napoli mandolino e chitarra
R. Calace Serenata romantica op. 94, Serenata ungherese, E. Marucelli Valzer Fantastico,
R. Calace I Bolero op. 26
Potente Daniele Ferrazzano (CB) mandolino e pianoforte
R. Calace Penta (valzer) op. 16 mandolino e pianoforte, C. Munier Capriccio Spagnolo op. 276
Carmine Mascitelli Ripalimosani (CB) mandolino e pianoforte
A. Vivaldi, Concerto in do maggiore mandolino e pianoforte, R. Calace, Danza Spagnola op. 105
mandolino e pianoforte
T. Hlouschek, Varationen sul tema” Wenn ich ein voglein war” mandolino
Maren Kroll ( Gmund, Germania) mandolino solo R. Calace Preludio X, H. Konietzny “Ochiana”
Natalia Marashova (Russia-Germania) mandolino solo
G. Leone Air 4, R. Calace Gran preludio, Y. Kuwahara“Improvised Poem”
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CONCERTANDO…
Brani originali e trascrizioni per Orchestra a plettro
L’ultimo CD dell’Orchestra a plettro “Gino Neri” di Ferrara
Mandolino solista: Carlo Aonzo
Direttore: Stefano Squarzina
di Edoardo Farina
Negli ultimi decenni l’interesse
per gli strumenti a plettro e per
la loro letteratura si è affermato
con insospettata rapidità dopo l’eclissi
subita nella prima metà dell’Ottocento e la
successiva rinascita, determinata dapprima
dai compositori italiani quali Calace, Munier,
Manente, Guindani e poi dai compositori della
Scuola Tedesca quali Hermann Ambrosius,
Kurt Schwaen e Hans Gal. I “plettri”,
collocatisi finalmente in un’area propria e
autonoma, hanno raggiunto - a cominciare
dalla seconda metà dell’Ottocento - una
dimensione di rispetto in dominio italiano
ed europeo e, nel secolo scorso, anche negli
Stati Uniti, in Giappone e Corea. Nell’attuale
panorama, l’Orchestra a plettro “Gino Neri“
ricopre un posto di grande importanza sia per
la longevità del complesso musicale sia per
le particolarità del suo organico nonché per
l’ampiezza del repertorio.
La “Gino Neri” apprestandosi oggi a
superare il 112° anno di attività, propone
la decima registrazione discografica, nella
quale vengono interpretate composizioni
originali e brani scelti dalla grande tradizione
operistica europea, appositamente trascritti
per orchestra a plettro. Il disco, non ha un
carattere monografico o monotematico, ma si
pone – come il titolo indica - sotto il segno
artistico di uno speciale… concertando che
mette insieme musiche e musicisti a volte
molto diversi tra loro, approdando tuttavia
a un risultato unitario. Le diverse tracce - in
dialettico confronto – danno infatti forma
a un disco ove convivono autori distanti
per caratura artistica, per stile e personalità,
dell’Ottocento e della prima metà del
Novecento. Alcuni sono di riconosciuto
nome, altri di minore fama o, a volte, noti
solamente in ámbiti regionali: musicisti di
aree geografiche e culturali diverse, con opere
che oppongono forti passioni e intensi colori
mediterranei (Bizet, Carmen) ad atmosfere
e paesaggi nordici di grande suggestione
(Grieg, Olav Trygvason); musiche originali
per strumenti a plettro (Songe Fantasque di C.
Guidani, Feierlicher Reigen di H. Ambrosius
e le Pagine d’Album di G. Manente) di fronte
a trascrizioni di opere classiche. In breve, vi
è ideale saldatura tra la tradizione storica dei
complessi mandolinistici d’un tempo e la
moderna ricerca di una specifica identità di
linguaggio, di tecnica e di timbrica propri
degli strumenti “a plettro”, ormai emancipatisi
da una considerazione meramente popolare e
folkloristica, sempre più protesi a consolidare
risultati di autonomia artistica e di originalità
musicale.
L’Orchestra, dunque, conferma – con questo
suo nuovo album - una sua adesione al dialogo
dell’antico e del moderno, a sostegno di una
più forte identità degli strumenti “a plettro”,
in particolare del mandolino che, finalmente,
oggi trova una progressiva affermazione anche
in ámbito accademico, con l’attivazione di
cattedre per l’insegnamento dello strumento
nei Conservatori.
L’attuale organico strumentale è inalterato, per
tipologia di strumenti, rispetto all’originale
progetto del maestro Gino Neri (18821930), il direttore al cui nome l’Orchestra
è intitolata. Formato dall’intera famiglia
dei “plettri” – sulla base della tripartizione
classica mutuata dagli “archi” - con la triade
“mandolino-mandola-mandoloncello”,l’org
anico annovera anche altri strumenti meno
noti e diffusi quali i mandolini quartini,
le mandole contralto, bassi e contrabbassi
nonché i più classici contrabbassi ad arco,
arpa, batteria e timpani, permettendo di
affrontare con grande completezza l’intero
repertorio romantico e tardo-romantico.
Questa ultima realizzazione discografica,
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TRACKLIST
G. Bizet – CARMEN Suite dall’opera
01) - Aragonaise
02) - Tema del destino
03) - Habanera
04) - La Garde Montante
05) - Seguedille
06) - Intermezzo
07) - Les Toreadors
E. Grieg - OLAV TRYGVASON
08) - Preghiera e danza nel tempio G. Manente
09) - Reverie de poete
10) - Danza Originale
H. Ambrosius
11) - FEIERLICHER REIGEN C. Guindani
12) - SONGE FANTASQUE
R. Calace - Concerto in
La minore n°II Op. 144
13) - Allegro Maestoso
14) - Largo Mesto
15) - Allegro
Orchestra a plettro “Gino Neri”
Via Trenti n° 42, 44100 Ferrara
(+39) 0532 770028 (+39) 335 7281987
[email protected]
infine, offre la più densa e pregnante prova
dell’Orchestra, il cimento più esaltante per
il solista e gratificante per il direttore, nel
“Concerto n. 2 in La minore” del napoletano
Raffaele Calace (1864-1934). Originale
composizione per mandolino e pianoforte - una
delle opere più rappresentative ed interessanti
appartenenti alla letteratura mandolinistica
- è stata per questa occasione trascritta con
accompagnamento orchestrale da Stefano
Squarzina, direttore della “Gino Neri” e
affidata al mandolino solista di Carlo Aonzo,
interprete fornito di grande musicalità e di
limpida tecnica. Il Concerto viene proposto
integralmente, nella tripartizione formale
classica: al primo tempo segnato Maestoso
dal tono incalzante e progressivo, seguono
lo stupendo cantabile del secondo tempo, il
Largo mesto, e il conclusivo Allegro non
troppo, trascinante e virtuosistico. La scrittura
di Calace risente evidentemente dell’influenza
tardo-romantica della Scuola Mandolinistica
Napoletana del Novecento; l’impeto del
classicismo beethoveniano si associa alla
tecnica straordinaria dello strumento.
A MARGA WILDEN-HÜSGEN
il “Premio alla Carriera 2009”
Istituito dalla Federazione Mandolinistica Italiana
Marga Wilden-Husgen è nata a Roetgen/
Eifel (Germania) nel 1942.
A dieci anni ha iniziato a suonare il
mandolino studiando con Vincent Hladky
a Vienna e Konrad Wölki a Berlino.
E’ stata spalla dei primi mandolini nel
“Fidium Concentus“ dell’orchestra
NRW ed ha all’attivo numerosi concerti
sul territorio nazionale e all’estero.
Ha effettuato ricerche sulla storia del
mandolino e pubblicato lavori basilari
per la didattica dello strumento. Ha
sviluppato una tecnica del mandolino
orientata alla prassi esecutiva classica
e rivitalizzato la prassi esecutiva del
mandolino barocco.
Ha pubblicato un metodo per mandolino
per la casa editrice Schott, un compendio
per la tecnica ed ha curato edizioni di
musiche antiche e nuove composizioni
originali per mandolino.
Nel 1992 é diventata docente ordinaria
alla Hochschule für Musik di Wuppertal,
presso la quale aveva già l’incarico di
insegnamento sin dal 1979.
Nell’ambito dell’Assemblea Generale
della Federazione Europea (EGMA), il 5
Giugno 2010 a Bruchsal, la Federazione
Mandolinistica Italiana ha inteso onorare
la Prof.ssa Marga Wilden Hüsgen per il
lavoro di tutta la sua vita, conferendole il
“Premio alla Carriera” 2009.
Questo si sarebbe dovuto realizzare
nell’Ottobre
2009
durante
la
manifestazione “Giornate Nazionali
sul Mandolino a Vittorio Veneto” ma
difficoltà di programmazione lo hanno
impedito.
La cerimonia di premiazione è avvenuta
alla presenza dei 17 membri della
Federazione Europea, della prof.ssa
Caterina Lichtenberg, di Mike Marshall
con la musica del Duo Katsia Prakopchyk
e Roland Faber. La targa d’onore della
FMI è stata consegnata dal Dott. Michele
De Luca e dal Dott. Artemisio Gavioli
presidente della FMI.
Sulla targa d’onore è scritto quanto
segue:
La Federazione Mandolinistica Italiana
esprimendo grande apprezzamento ed
ammirazione per la Prof.ssa Marga
Wilden-Hüsgen per le ricerche sulla storia
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Sulle note del mandolino
di Katsia Prakopcyk
del mandolino, per i suoi fondamentali
metodi di studio di questo strumento
ma soprattutto per aver dedicato la sua
vita all’insegnamento trasmettendo non
soltanto valori artistici ma anche i più
alti valori morali, assegna alla Prof.ssa
Marga Wilden-Hũsgen il “Premio alla
Carriera 2009”.
Il Presidente della FMI
Artemisio Gavioli
CONCERTO DOPPIO
L’Orchestra a plettro Giapponese “Delfini d’Oro” e l’Orchestra “Gino Neri”
Ferrara - sala S. Francesco - 1° maggio 2010
di Edoardo Farina
L’Orchestra “I Delfini d’Oro”
Primo Maggio in musica e non
solo nelle principali località
italiane ma anche a Ferrara con
una performance dell’Orchestra
a Plettro “Gino Neri” preceduta, come
evento straordinario, dall’Orchestra
Nipponica “Delfini d’Oro” ospite per la
prima volta nella nostra città.
Alla presenza di un discreto pubblico, del
Presidente dell’Orchestra “Gino Neri”,
Dr. Florio Ghinelli e del presidente della
Federazione Mandolinistica Italiana,
Dr. Artemisio Gavioli, doppio concerto
per due formazioni che si sono alternate
il palco della sala S.Francesco presso
la centralissima via Terranuova, ove
abbiamo avuto la possibilità di ascoltare
dapprima il gruppo giapponese in tournée
in vari comuni della nostra Penisola
diretto dai maestri Hirokazu Nan’ ya
eccellente mandolinista anche in qualità
di solista, alternandosi con Mitsutama
Okamura, e a seguito la concittadina
“Gino Neri” diretta come di consueto dal
maestro Stefano Squarzina.
La “Delfini d’Oro” proveniente da Nagoya,
(piccolo centro appartenente alla regione
di Chubu nell’isola di Honshu), dispone
nelle sue fila di una formazione pressoché
analoga alla “Gino Neri”, pur essendo
in diversa disposizione strumentale,
costituita da mandolini, mandole,
mandoloncelli, chitarre e il contributo
del contrabbasso, ed è composta da
musicisti amatoriali accomunati dalla
passione della musica e dall’amore per
gli strumenti a plettro; nata nel 1987 è
divenuta ben presto presenza rilevante
nel panorama mandolinistico giapponese
presentando brani del repertorio classico
e popolare, integrato da composizioni di
autori contemporanei.
I giapponesi come ben sappiamo amano
la musica italiana e in modo particolare le
formazioni di tipo plettristico, tant’ è che
vantano il maggior numero di ensemble
e orchestre al mondo essendo addirittura
primi, seguiti solamente dai tedeschi.
Il programma proposto è stato costituito
Scambio di omaggi fra i Direttori delle due Orchestre
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quasi interamente dai nostri classici del
mandolino nelle esecuzioni di autori quali
Giuseppe Manente, direttore di banda
del 3° Reggimento Fanteria dell’Esercito
nei primi anni del secolo scorso e autore
di numerosissimi brani di carattere
patriottico, poi i “minori” ma non per
qualità C. Graziani-Walter, G. Battista-La
Scala, Pietro Morlacchi, non trascurando
brani scritti da compositori orientali qui
eseguiti in prima assoluta, quali Naohiro
Nakata e Jiro Nakano.
Peccato per l’interpretazione, nonostante
la buona capacità di lettura, eccellente
precisione e poche note sbagliate,
l’effetto è apparso statico senza una
vera espressione modulare e un minimo
di ricerca musicale filologica, dovuta in
parte all’utilizzo di strumenti tutti uguali
visibilmente di “fabbrica” e non di liuteria
artigianale; ma ciò che è emerso in modo
particolare è soprattutto un’evidente
mancanza della corretta prassi esecutiva
plettristica, ovviamente assai lontana
dagli schemi europei e come tale a loro
totalmente sconosciuta.
La seconda parte, affidata alla formazione
ferrarese, ci ha fatto ascoltare pagine
senza tramonto tratte da un repertorio tra
Settecento e Novecento, quali Il Califfo
di Bagdad – Ouverture dall’opera del
compositore francese François-Adrien
Boïeldieu appartenente al pieno stile
galante, poi la più nota Suite Carmen di
George Bizet, ancora di Giuseppe Manente
da Pagine d’album – “Reverie de Poete”
e “Danza originale”, e a conclusione
“Piccoli Eroi”, dedicato ai soldati della
Prima Guerra Mondiale presentato per
l’occasione unendo le due orchestre,
ricordando la riuscitissima e prestigiosa
tournée della “Gino Neri” svoltasi nel
2004 nel Paese del Sol Levante.
SCUOLA E MANDOLINO,
UN RAPPORTO FELICE
di Christine Teulon
Scuola “ADA NEGRI”
classe 5°A
Scuola “DANTE” classe 5°A
Scuola “ADA NEGRI” classe 5°B
Proseguono i corsi di mandolino tenuti dal
m° Roberto Verona in tre scuole elementari
di Udine, “Ada Negri”, “Dante Alighieri”
e “Collegio della Provvidenza” che grande
successo continuano ad ottenere presso
i Dirigenti delle scuole, gli insegnanti, le
famiglie e i ragazzi stessi.
Questa iniziativa, che viene riproposta
regolarmente dal 2001, è, lo ricordiamo,
un progetto ideato e realizzato dalla
Assoplettro Friuli-Venezia Giulia che
fin dalla sua fondazione, nel 1996, ha
sempre tenuto in grande considerazione
quell’importantissimo target che é
l’insegnamento del mandolino nelle scuole
elementari quale iniziativa di base per
lo sviluppo e la rivalorizzazione di uno
strumento di antiche e nobili origini che
ha pieno diritto ad avere la stessa dignità e
Scuola “DANTE” classe 5°B
riconoscimento di ogni altro strumento del
repertorio classico.
In quest’ottica, un plauso ed appagante
ricordo va allo spettacolo organizzato per le
scuole dagli Amici della Musica di Udine,
al Palamostre nel gennaio scorso. Ideato
e presentato dalla Prof.ssa Luisa Sello,
coadiuvata dalla Prof.ssa Simonetta Fabro,
lo spettacolo metteva in scena un “Barbiere
di Siviglia” trasformato ad hoc per i ragazzi
delle elementari, pieno di colpi di scena
simpatici e frizzanti dove, accompagnati
da un ottimo pianista, si sono esibiti una
soprano messicana, un baritono cinese,
un tenore udinese, il coro degli scolari ed
un’orchestra composta da un gruppetto di
nove giovanissimi mandolinisti provenienti
dalle classi quinte della “Dante Alighieri”.
L’impegno e l’entusiamo dimostrato dai
ragazzi hanno fatto sì che la futura classe
quinta sia già prenotata per uno spettacolo
analogo in programmazione da parte degli
Amici della Musica per il mese di Febbraio
2011.
Nel frattempo, i ragazzi delle quarte e
quinte di tutte tre le scuole udinesi si stanno
apprestando a sostenere una serie di saggi
di notevole impegno prima della chiusura
dell’anno scolastico.
Buone notizie arrivano ache dalla provincia
di Pordenone, dove diversi dirigenti
di scuole elementari e medie si sono
dimostrati interessati ad aprire corsi per
l’insegnamento del mandolino nei propri
istituti.
Un segno di qualità che ci dà buone speranze
per il futuro di questo interessatisssimo
strumento.
Scuola “Collegio della Provvidenza” classe 5°
Pag. 29
Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco)
Via Ciancio, 13 - 84083 CASTEL S. GIORGIO (Salerno)
Tel. 328 / 7528763 - www. larchit.com - [email protected]