7-8
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
2012
GIARDINO - ORTO - TERRAZZO - FRUTTETO - CAMPO - VIGNETO
CANTINA - BOSCO - ALLEVAMENTI - PICCOLI ANIMALI - APIARIO
SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 7-8 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - LUGLIO-AGOSTO 2012 - ANNO 30 - ISSN 1120-3005 - MENSILE
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
LA GARANZIA di fare
una scelta ORIGINALE!
Può capitare di cedere alla tentazione di risparmiare qualche
euro sull'acquisto di pezzi di ricambio e prodotti per la manutenzione
che sembrano essere di buona qualità, ma non sono ricambi originali. E altrettanto può capitare
che quei pochi euro risparmiati «costino» molto di più in riparazioni successive.
Si potrebbe fare il solito conto dei vantaggi e degli svantaggi per decidere cosa fare. Cioè se sia meglio utilizzare ricambi
originali e prodotti specifici, consigliati dalla casa produttrice, o se, per risparmiare qualcosa, sia comunque possibile
utilizzare prodotti generici. Ovviamente i produttori dei motori spingono affinchè vengano utilizzati ricambi e prodotti originali
e/o consigliati: ma siamo proprio sicuri che questo loro interesse sia puramente economico o ci sono anche motivazioni
che, sul medio-lungo periodo, fanno risparmiare i clienti?
Secondo Briggs & Stratton, alla fine il conto si chiude in positivo, ossia in soldi
risparmiati, per il cliente.
Briggs & Stratton, attraverso le officine di assistenza, sottolinea l'importanza di
utilizzare ricambi originali per tutti i motori, per garantirsi sempre prestazioni altamente
qualitative e durevoli nel tempo.
Ma ricambio originale non significa soltanto mantenere le prestazioni del motore
costanti e invariate, significa anche che tutta l'attrezzatura ci guadagna in termini di
longevità. Tutti i componenti, infatti, sono ideati, progettati e costruiti per garantire una
lunga vita operativa del motore.
Infine va considerato che gli interventi causati dall'uso di parti non originali non sono
coperti da garanzia.
Ma il concetto di originalità e qualità non va fatto solo sui ricambi. Anche prodotti come i lubrificanti, l'olio motore e così via
hanno la loro importanza nella lunga (o corta!) vita di un propulsore. L'olio lubrificante certificato per motori a 4 tempi raffreddati ad
aria Briggs & Stratton è, per esempio, una componente indispensabile per il corretto funzionamento del motore stesso grazie
alla sua funzione di lubrificazione e raffreddamento. Il suo utilizzo è indispensabile per prevenire danni e per ottimizzare le prestazioni
del motore. Briggs & Stratton offre un olio minerale SAE 30 indicato per motori raffreddati ad aria a partire da temperature di
5° C in grado di assicurare, nel tempo, avvii rapidi senza sprechi d'olio. Briggs & Stratton, inoltre, offre anche un additivo per
benzina verde che serve a stabilizzare il combustibile per una corretta conservazione nel tempo e per il mantenimento delle sue
caratteristiche di origine.
LA SOSTITUZIONE DEL MOTORE
Alcune volte può accadere che la riparazione di un motore non sia
conveniente e che la soluzione più rapida ed economica sia quella
di sostituirlo.
Briggs & Stratton, in questo caso, consiglia di appoggiarsi ad
officine specializzate e di richiedere che il motore sia garantito per
le normative europee.
Briggs & Stratton, infatti, attraverso la sue rete di distribuzione
ufficiale, garantisce che i motori siano appropriati e certificati per il
mercato europeo, che siano in linea, per esempio, con le normative
sulle emissioni, sulle superifici calde, sulla protezione marmitta ...
La rete di assistenza post vendita Briggs & Stratton è composta, in Italia,
da circa duecento officine autorizzate e molti rivenditori specializzati,
consultabili sul sito www.briggsandstratton.com
4 Calendari di luglio e agosto
F
Giardino
5
5
6
6
7
9
10
10
11
Piante annuali
Piante erbacee perenni
Piante acidoile
Bulbose e tuberose
Rosai
Arbusti, alberi
Tappeto erboso
Piante grasse
Piante d’appartamento
Orto
GIARDINO - ORTO - TERRAZZO - FRUTTETO - CAMPO - VIGNETO
CANTINA - BOSCO - ALLEVAMENTI - PICCOLI ANIMALI - APIARIO
SUPPLEMENTO N. 1 AL N. 7-8 DI VITA IN CAMPAGNA - CASELLA POSTALE 467 - 37100 VERONA - LUGLIO-AGOSTO 2012 - ANNO 30 - ISSN 1120-3005 - MENSILE
Dipinto di Giuliano Paladini - Vicchio (Firenze)
www.paladinigiuliano.it - [email protected]
16 Progetto graico di un orto di 100 metri quadrati
12 Ortaggi
19 Piante aromatiche
Terrazzo
21 Progetto graico di coltivazione di un terrazzo
di 32 metri quadrati
21 Piante da frutto
22 Piante da iore
22 Ortaggi e aromatiche
23 Agrumi
Cantina
Bosco
Allevamenti
64 Lavori nella piccola cantina per autoconsumo familiare
Frutteto
67 Bosco naturale
24 Pomacee: melo, pero
30 Drupacee: pesco e nettarina, albicocco, susino, ciliegio,
mandorlo
37 Agrumi
39 Altre specie importanti: actinidia, castagno, olivo
45 Piccoli frutti: lampone, mirtillo, ribes, rovo
47 Specie da frutto minori: ico, giuggiolo, kaki, nespolo
comune e del Giappone, nocciòlo, noce
Campo
50
51
52
50
55
57
7-8
2012
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Verona - Contiene I.P. e I.R.
a caldo sull’aia,
la polvere sottile, quasi una nebbia,
rende la scena rarefatta.
La trebbia sbuffa
e con rombo profondo inghiotte
gli steli di grano accatastati
a piramide. I dorati chicchi,
il più prezioso tesoro,
scorrono a riempire i sacchi,
mentre il cumulo
di paglia s’ingigantisce.
Seduto in compagnia
c’è il nonno che riprende iato
con un bicchiere di vino rosso.
Gli altri, accaldati sotto il sole,
mettono a dura prova le schiene
spezzate dalla fatica.
Progetto graico di rotazione delle colture (Nord)
Progetto graico di rotazione delle colture (Centro)
Progetto graico di rotazione delle colture (Sud)
Cereali vernini (frumento tenero, grano duro, orzo, farro)
Colture primaverili-estive (mais, soia, girasole)
Colture foraggere (erba medica,
prati stabili e pascoli)
Vigneto
58 Il vigneto per la produzione di uva da vino
61 Il vigneto per la produzione di uva da tavola
63 L’uva fragola
70 Avicoli: galline ovaiole, polli da carne, faraone,
tacchini, anatre, oche, colombi
73 Conigli
73 Maiale
73 Ovicaprini: capre, pecore
75 Bovini
75 Equini: cavalli, asini
76 Chiocciole
Piccoli animali
77
77
78
79
79
Cani
Gatti
Piccoli roditori
Tartarughe
Uccelli
Apiario
81 Lavori
82 Prevenzione e cura
82 Laboratorio
Significato dei simboli riportati nei testi
Agricoltura biologica.
Bio Prodotti ammessi nel biologico.
Molta attenzione.
Attenzione.
Via libera.
Sconti Carta Verde.
Su Internet.
Luglio 2012
Agosto 2012
Le ore di levata e di tramonto della luna
1 DOM.
2 LUN.
3 MAR.
4 MER.
5 GIO.
6 VEN.
7 SAB.
8 DOM.
9 LUN.
10 MAR.
11 MER.
12 GIO.
13 VEN.
14 SAB.
15 DOM.
16 LUN.
17 MAR.
18 MER.
19 GIO.
20 VEN.
21 SAB.
22 DOM.
23 LUN.
24 MAR.
25 MER.
26 GIO.
27 VEN.
28 SAB.
29 DOM.
30 LUN.
31 MAR.
18.33-03.11
05.39-20.49
19.35-04.09
05.39-20.49
20.28-05.14
05.40-20.49
21.13-06.24
05.40-20.48
21.51-07.36
05.41-20.48
22.24-08.46
05.42-20.48
22.53-09.53
05.42-20.47
23.20-10.58
05.43-20.47
23.47-12.01
05.44-20.47
Le temperature
min. e max
luglio 2011
medie dall’1 al 10
Torino
+17,3 +29,7=e.t. 12,4
Verona
+17,7 +28,8=e.t. 11,1
Roma
+18,9 +29,9=e.t. 11,0
Bari (Turi)
+16,8 +29,8=e.t. 13,0
Messina
+23,8 +30,7=e.t. 6,9
Cagliari
+19,8 +31,8=e.t. 12,0
medie dall’11 al 20
00.00-13.02
05.44-20.46
00.14-14.01
05.45-20.46
00.44-15.00
05.46-20.45
01.16-15.58
05.47-20.45
01.52-16.53
05.47-20.44
02.33-17.46
05.48-20.43
03.20-18.35
05.49-20.43
04.12-19.20
05.50-20.42
05.10-20.00
05.51-20.41
06.11-20.35
05.52-20.41
07.14-21.08
05.53-20.40
08.19-21.38
05.53-20.39
09.25-22.07
05.54-20.38
10.32-22.36
05.55-20.37
11.41-23.07
05.56-20.36
12.50-23.41
05.57-20.35
14.01-00.00
05.58-20.34
15.11-00.20
05.59-20.33
16.19-01.05
06.00-20.32
17.22-01.57
06.01-20.31
18.18-02.58
06.02-20.30
19.06-04.05
06.03-20.29
Torino
+16,5 +24,5=e.t. 8,0
Verona
+18,1 +28,0=e.t. 9,9
Roma
+19,8 +30,6=e.t. 10,8
Bari (Turi)
+19,5 +29,9=e.t. 10,4
Messina
+25,2 +31,4=e.t. 6,2
Cagliari
+20,2 +32,9=e.t. 12,7
medie dal 21 al 31
Torino
+15,5 +26,7=e.t. 11,2
Verona
+14,9 +26,5=e.t. 11,6
Roma
+18,2 +26,9=e.t. 8,7
Bari (Turi)
+16,2 +26,2=e.t. 10,0
Messina
+22,4 +27,1=e.t. 4,7
Cagliari
+19,1 +29,5=e.t. 10,4
Le precipitazioni
di luglio 2011
Torino
Verona
Roma
Bari (Turi)
Messina
Cagliari
136,2 mm
63,7 mm
44,7 mm
47,0 mm
4,3 mm
7,2 mm
Le date importanti
da ricordare
1 MER.
2 GIO.
3 VEN.
4 SAB.
5 DOM.
6 LUN.
7 MAR.
8 MER.
9 GIO.
10 VEN.
11 SAB.
12 DOM.
13 LUN.
14 MAR.
15 MER.
16 GIO.
17 VEN.
18 SAB.
19 DOM.
20 LUN.
21 MAR.
22 MER.
23 GIO.
24 VEN.
25 SAB.
26 DOM.
27 LUN.
28 MAR.
29 MER.
30 GIO.
31 VEN.
e del sole
19.46-05.14
06.04-20.28
20.21-06.25
06.05-20.27
20.52-07.34
06.06-20.26
21.21-08.40
06.07-20.24
21.48-09.45
06.08-20.23
22.16-10.47
06.09-20.22
22.45-11.48
06.10-20.21
23.16-12.48
06.11-20.19
23.50-13.46
06.12-20.18
00.00-14.43
06.13-20.17
00.29-15.37
06.14-20.15
01.14-16.27
06.15-20.14
02.03-17.14
06.16-20.13
02.58-17.56
06.17-20.11
03.58-18.33
06.18-20.10
05.01-19.08
06.19-20.08
06.06-19.39
06.20-20.07
07.13-20.10
06.21-20.05
08.21-20.40
06.22-20.04
09.30-21.11
06.24-20.02
10.41-21.44
06.25-20.01
11.52-22.21
06.26-19.59
13.02-23.04
06.27-19.58
14.10-23.54
06.28-19.56
15.14-00.00
06.29-19.55
16.11-00.51
06.30-19.53
17.00-01.54
06.31-19.51
17.43-03.01
06.32-19.50
18.19-04.09
06.33-19.48
18.52-05.17
06.34-19.46
19.21-06.24
06.35-19.45
Le temperature
min. e max
agosto 2011
medie dall’1 al 10
Torino
+14,4 +29,2=e.t. 14,8
Verona
+18,7 +28,8=e.t. 10,1
Roma
+20,1 +29,9=e.t. 9,8
Bari (Turi)
+18,4 +30,3=e.t. 11,9
Messina
+23,9 +31,3=e.t. 7,4
Cagliari
+19,9 +31,5=e.t. 11,6
medie dall’11 al 20
Torino
+17,4 +29,5=e.t. 12,1
Verona
+18,8 +31,0=e.t. 12,2
Roma
+19,0 +32,5=e.t. 13,5
Bari (Turi)
+16,6 +31,1=e.t. 14,5
Messina
+23,6 +32,6=e.t. 9,0
Cagliari
+19,3 +30,9=e.t. 11,6
medie dal 21 al 31
Torino
+17,6 +31,2=e.t. 13,6
Verona
+20,3 +32,1=e.t. 11,8
Roma
+21,0 +34,4=e.t. 13,4
Bari (Turi)
+18,3 +32,4=e.t. 14,1
Messina
+25,4 +34,5=e.t. 9,1
Cagliari
+19,0 +32,5=e.t. 13,5
Le precipitazioni
di agosto 2011
Torino
9,8 mm
Verona 13,7 mm
Roma
0 mm
Bari (Turi) 0 mm
Messina
0 mm
Cagliari 0,2 mm
Le date importanti
da ricordare
✓ Notte del 12 agosto:
massima intesità
del fenomeno
delle stelle cadenti
Luna. Luglio. Luna piena: 3 luglio. Luna nuova: 19 luglio. Luna crescente: l’1 e il 2 e dal 20 al 31 luglio. Luna calante: dal 4 al 18 luglio.
Agosto. Luna piena: 2 e 31 agosto. Luna nuova: 17 agosto. Luna crescente: l’1 e dal 18 al 30 agosto. Luna calante: dal 3 al 16 agosto.
Sole. I dati della levata e del tramonto del sole, giorno per giorno, si riferiscono a Roma (ora legale).
Temperature. Le temperature minime e massime riportate sono quelle rilevate negli stessi mesi dello scorso anno 2011. Sono espresse in
gradi centigradi e sono medie decadiche riferite a tutti i giorni dei periodi 1-10, 11-20 e 21-ultimo del mese. L’escursione termica (differenza tra la temperatura massima e minima) è indicata con la sigla e.t.
Precipitazioni. Le precipitazioni riportate sono quelle rilevate negli stessi mesi dello scorso anno 2011. Esse sono epresse in millimetri (il numero
di millimetri di pioggia caduta equivale al numero di litri per metro quadrato) e riguardano le precipitazioni veriicatesi nel corso di tutto il mese.
Temperature e precipitazioni sono state rilevate dal Servizio meteorologico dell’aeronautica militare.
Giardino
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
PIANTE ANNUALI
Lavori
Irrigazione e concimazione. Le
piante sono in piena ioritura e necessitano di un’irrigazione regolare e di concimazioni ripetute ogni 15 giorni. Utilizzate un concime liquido per piante da
iore, da aggiungere all’acqua alle dosi
consigliate sulla confezione.
Pulizia delle piante. Eliminate i iori
appassiti per stimolare le piante a emetterne di nuovi.
Se al vostro rientro dalle vacanze alcune piantine avessero un aspetto molto sofferente, non esitate a potarle riducendo di metà la loro altezza; zappettate
poi leggermente il terreno che si presenta costipato, concimate, ricoprite l’aiola
con uno strato di almeno 5 cm di torba
e buon terriccio mescolati in parti uguali e irrigate abbondantemente. Dopo pochi giorni le piante riprenderanno a crescere e continueranno a iorire ino a settembre inoltrato.
Interventi itosanitari
Nel mese di agosto le temperature
elevate, accompagnate da elevati tassi
di umidità relativa dell’aria, provocano
lo sviluppo delle infezioni di mal bianco (vedi foto B pubblicata su «i Lavori»
di marzo-aprile, a pag. 5).
Su tutte le piante gli attacchi di mal
bianco si manifestano con la comparsa di muffa bianca dall’aspetto farinoso,
che ricopre le foglie e i iori.
1
Piante erbacee perenni: la semina.
Per eseguirla correttamente riempite un contenitore, o semena
zaio, con terriccio
leggero e livellate
con una tavoletta
di legno (a) o similare. Per facilitare
l’operazione di semina ponete i semi
in un foglio
di carta piegato a V (b) e dib
stribuiteli in modo uniforme. Aiutandovi con un
setaccio a maglia
ine ricoprite i semi
con un leggero strato di terriccio (c).
Premete leggermente
il terriccio per
farlo aderire ai
semi e, inine, inumiditelo spruzzando acqua con
c
un nebulizzatore
Le foglie colpite ingialliscono e lo
sviluppo di nuova vegetazione e dei iori risulta rallentato.
Alla comparsa della malattia intervenite con zolfo bagnabile-80 (bio, irritante o non classiicato, alla dose di 3
grammi per litro d’acqua) o bitertanolo44,7 (non classiicato, alla dose di 0,5
ml per litro d’acqua), ripetendo il trattamento dopo 7-10 giorni se le infezioni si ripetono sulla vegetazione di nuova emissione.
2
Piante erbacee perenni. Eliminate tempestivamente i iori appassiti di Hosta (1) e
achillea (2) in modo da stimolare una nuova ioritura
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
PIANTE ERBACEE
PERENNI
Lavori
In questo bimestre anche le erbacee perenni hanno bisogno di cure sollecite, soprattutto se l’estate è calda e siccitosa; vediamo insieme quali.
Irrigazione e concimazione. Non
fate mancare una regolare irrigazione
che solleciterà le ioriture.
Effettuate una concimazione mensile (evitando però il periodo di maggiore calura) con Nitrophoska Gold della
Compo in ragione di una manciata per
metro quadrato, interrando il concime
con una sarchiatura molto leggera, per
non rovinare le radici supericiali.
Pulizia delle piante. Togliete i fiori appassiti di rudbeckia, gaillardia,
achillea, coreopsis e di altre Composite a ioritura estiva, così da stimolare una
nuova ioritura. Della stessa operazione
si avvantaggiano anche altre perenni, per
esempio alcune varietà di Hosta.
Pacciamatura. In questo periodo risulta consigliabile la pratica della pacciamatura, la quale, oltre a ridurre l’evaporazione e quindi il fabbisogno d’acqua di
aiole e bordure, rallenta lo sviluppo delle infestanti. È suficiente distribuire sul
terreno uno strato dello spessore di 5-10
cm di paglia, sfalci d’erba secca, frammenti di corteccia o altri materiali organici, facendo attenzione a lasciare scoperto
il colletto delle piante, onde evitare di favorire l’insorgere di marciumi.
Altri lavori. Le perenni seminate tra la
ine di maggio e l’inizio di giugno devono
essere trapiantate durante questo bimestre
in vasetti di 8-10 cm di diametro. Molte
specie potranno già essere messe a dimora in piena terra a inizio ottobre, operazione particolarmente consigliabile per tutte le perenni che ioriscono in primavera
(per esempio, Aquilegia, digitale, lupino). Quelle caratterizzate da crescita più
lenta trascorreranno l’inverno in vasetto
(all’aperto ma al riparo dalle precipitazioni invernali) in vista dell’impianto primaverile. Non dimenticate di controllare e,
ove necessario, aggiungere e/o rinforzare i tutori per le specie di grande sviluppo
che richiedono di essere sostenute.
Interventi itosanitari
Vedi interventi fitosanitari «Piante
annuali».
5
Giardino
1
2
PIANTE ACIDOFILE
Azalee, camelie, eriche
ortensie, rododendri
Lavori
Nei caldi mesi di luglio e agosto le
piante acidoile sono in riposo vegetativo, ma non per questo richiedono meno
cure rispetto ad altri periodi dell’anno.
Vediamo insieme a quali lavori occorre
provvedere in questo bimestre.
Irrigazione. Non fate mai soffrire la
siccità alle piante, poiché le acidoile provengono per lo più da climi dove la calda estate è mitigata da piogge frequenti.
Irrigatele perciò con regolarità, al ine di
tenere il terreno sempre moderatamente umido. Per le irrigazioni utilizzate, se
possibile, acqua piovana, in quanto quella dell’acquedotto è solitamente ricca di
sali di calcio. Tale elemento fa infatti aumentare l’alcalinità del terreno e ostacola
l’assorbimento del ferro da parte delle radici, con conseguente insorgenza di fenomeni di clorosi (ingiallimento) fogliare.
Protezione dal caldo. Se avete qualche pianta coltivata in vaso, riparatela dalla calura posizionandola sotto la chioma
di un albero o in altro luogo semiombreggiato, oppure seguite gli accorgimenti indicati nel riquadro in alto nella pagina. Le
piante coltivate in piena terra, che quindi non si possono spostare, vanno riparate
con stuoie, o materiale simile, installate su
strutture realizzate a mo’ di tenda indiana.
Moltiplicazione. In questo periodo
potete riprodurre per talea semilegnosa
6
Piante acidoile. Nel caso
coltiviate qualche pianta
in vasi di plastica,
evitate che i contenitori
si surriscaldino ai raggi
diretti del sole. Interrateli
quindi sino al bordo (1)
oppure ricopriteli
con materiale isolante,
tipo paglia (2).
Per evitare inoltre
un’eccessiva evaporazione
di acqua dai vasi,
sia interrati che no,
predisponete alla base
della pianta uno strato
di pacciamatura
di materiale naturale
dello spessore
di almeno 10 centimetri
re ustioni alle foglie, i trattamenti fogliari
vanno realizzati nelle ore serali.
Durante il mese di luglio sono ancora
in ioritura le ortensie. Se desiderate
che le loro iniorescenze assumano una
spiccata colorazione blu-viola, somministrate loro, oltre a un concime speciico per ortensie a metà della dose indicata in etichetta, anche un prodotto a base
di solfato di alluminio (per esempio Azzurrante per ortensie della Scott o della Green Ravenna), elemento responsabile della colorazione desiderata dei iori. In assenza di alluminio nel terreno,
le iniorescenze delle ortensie assumono colore rosa.
Interventi itosanitari
Nessun intervento itosanitario è necessario in questo bimestre.
camelie, azalee e rododendri (per
la modalità di esecuzione, vedi riquadro
riportato a pag. 9).
BULBOSE E TUBEROSE
Altri lavori. Se non l’avete già fatto,
predisponete sottochioma uno strato di
pacciamatura dello spessore di circa 10-15
cm realizzato con corteccia di pino, foglie
e cippato di legna in parti uguali, al ine di
proteggere le radici dal caldo e anche di
contenere l’evaporazione dell’acqua.
Nel caso le piante siano interessate da
fenomeni di clorosi, somministrate per 34 volte (distanziando di circa 2 settimane un intervento dall’altro) chelati di ferro, da distribuire sul terreno o tramite irrorazione fogliare a seconda del prodotto commerciale utilizzato, rispettando il
dosaggio indicato in etichetta; per evita-
In questo bimestre sono in iore specie come Lilium, gladiolo, canna da
fiore, calla, begonia tuberosa e agapanto. Asportate con regolarità le corolle
appassite (in modo che non sprechino preziose energie per produrre semi) e pulite
periodicamente le aiole delle infestanti.
Fra i lavori da effettuare includete anche il controllo dei tutori per le specie di
grande sviluppo, come dalie e gladioli, nonché l’ispezione periodica di bulbi, tuberi e cormi a ioritura primaverile stoccati in magazzino in attesa della
messa a dimora autunnale.
Piante acidoile. Se desiderate che le iniorescenze delle ortensie assumano una
spiccata colorazione blu-viola, somministrate loro un prodotto a base di solfato di alluminio (vedi testo)
Lavori
Irrigazione. Ogni 3-4 giorni irrigate
con generosità, evitando di bagnare iori e foglie. Controllate che l’acqua penetri nel terreno in modo uniforme e in
profondità: non devono crearsi ristagni,
che potrebbero provocare il marciume di
bulbi, tuberi, cormi e rizomi.
Ricordate che le calle colorate, a
differenza di quelle bianche che
amano terreni costantemente umidi,
hanno bisogno di un terreno più asciutto; quindi si procede all’irrigazione solo
quando il suolo è secco in supericie.
Concimazione Due volte al mese
concimate aiole e bordure con un prodotto liquido speciico, da somministrare diluito in acqua secondo le dosi riportate in etichetta.
Pacciamatura. Se coprite la base
delle piante con uno stato di pacciamaSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Giardino
tura dello spessore di circa 4-5 cm, realizzato con gusci di pigna o corteccia di
conifere, avrete il doppio vantaggio di
isolare gli organi sotterranei dagli sbalzi
di temperatura e di permettere all’umidità di rimanere nel terreno più a lungo.
La pacciamatura è vivamente consigliata per quei Lilium che producono radici avventizie lungo la porzione di fusto interrata (per esempio Lilium longiflorum, Lilium lancifolium,
Lilium henryi e Lilium regale) ed è importante per le alstroemerie che, in
caso di alte temperature e di terreno
molto asciutto, ioriscono poco.
Nuovi impianti. In questi mesi estivi è già possibile mettere a dimora alcune bulbose a fioritura autunnale come Sternbergia, Nerine, giglio di
Sant’Antonio, Colchicum autumnale, Colchicum byzantinum, Colchicum speciosum e crochi autunnali. Tra questi ultimi, il Crocus sativus
(zafferano) e il Crocus speciosus si adattano molto bene al giardino di campagna.
Prediligono terreni moderatamente fertili e ben drenati; l’esposizione deve essere
soleggiata o in mezz’ombra, riparata dai
venti. Potete abbinarli a erbacee perenni
di taglia piccola come Asparagus tenuifolius ed Euphorbia polychroma: in autunno il fogliame di queste piante ingiallisce e contribuisce a dare risalto ai iori
azzurro-violetti dei crochi.
Interventi itosanitari
1
Bulbose e tuberose. In questo bimestre sono in iore specie come Lilium, gladiolo,
canna da iore, calla, begonia tuberosa e agapanto (1). Nel corso dell’estate potete già
procedere alla messa a dimora di alcune specie a ioritura autunnale, come per esempio Colchicum autumnale (2)
to e, se la siccità perdura, anche a quelli
più vecchi; ripetete l’operazione una volta
alla settimana, fornendo a ogni arbusto almeno una decina di litri d’acqua. Questo
aiuterà le piante a mantenere le radici in
profondità: così sopporteranno meglio sia
l’estate che il freddo dell’inverno.
A
Parassiti delle bulbose e tuberose.
Ruggine trasversale su foglie
di gladiolo
I gladioli sono soggetti a infezioni
di ruggine trasversale (foto A). Si tratta di una malattia fungina che causa la
comparsa di pustole fogliari rugginose,
di forma allungata e disposte trasversalmente al lembo fogliare. Alla comparsa delle prime pustole rugginose irrorate
la vegetazione con bitertanolo-44,7 (non
classiicato), alla dose di 0,5 ml per litro d’acqua.
ROSAI
Lavori
Durante il mese di luglio, più precisamente ino a quando la temperatura si
mantiene elevata, i rosai trascorrono un
periodo di riposo che può durare qualche settimana. Malgrado ciò non vanno
dimenticati, ma opportunamente seguiti
per farli riiorire.
Irrigazione. Somministrate acqua sotto chioma a tutti i rosai di recente impianSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
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Rosai. Asportate i iori appassiti dai rosai rifiorenti di recente impianto, per
aiutarli a svilupparsi al meglio e per stimolare nuove ioriture
Potatura verde. Buona parte dei rosai rallentano la ioritura durante i due
mesi estivi più caldi. Continuate a eliminare le rose appassite, soprattutto dagli
ibridi di Tea, e intervenite con leggere potature di riordino. Accorciate i nuovi rami che si fossero allungati troppo ed
eliminate qualcuno di quelli cresciuti all’interno del rosaio, per permettere all’aria di circolare meglio e limitare l’insorgere di malattie fungine. Asportate i
iori appassiti dai rosai rifiorenti di
recente impianto, per aiutarli a ben svilupparsi e per stimolare nuove ioriture.
Accorciate di un terzo i rami dei rosai rampicanti che si fossero troppo allungati e legateli parallelamente al
terreno in previsione delle ioriture dell’anno prossimo; i rami ancora morbidi
si adatteranno alla nuova posizione senza rompersi.
Concimazione. Fintanto che la temperatura si mantiene elevata è meglio sospendere le concimazioni. Anche per i rosai che ioriscono ininterrottamente durante i mesi estivi, e che non sono stati
concimati a giugno, si potrà intervenire
solo verso la metà di agosto, spargendo
un concime speciico per rosai (attenetevi
alle dosi riportate sulla confezione).
Moltiplicazione. Dalla metà di luglio a tutto agosto è il periodo migliore
per procedere alla moltiplicazione dei
7
Giardino
Come moltiplicare i rosai per talea, margotta
e propaggine
1
2
3
4
La moltiplicazione per talea. 1-Tagliate una porzione di ramo di 15-20 cm recidendola, ad ambedue le estremità, sotto un nodo. 2-Asportate le foglioline terminali ed eliminate alla base le foglie che verrebbero interrate. 3-Prima di interrare le talee immergetene la base in un prodotto ormonale liquido o in polvere (per esempio Rigenal P della Cifo), che ne stimoli la radicazione. Affondatele poi in un vaso con un miscuglio costituito per un terzo di sabbia, un terzo di
torba e un terzo di terra da giardino. In seguito innafiatele periodicamente in
modo da tenere il miscuglio moderatamente umido. 4-Quando le radici sono formate (dopo 50-60 giorni) trasferite le piantine in singoli vasi di 12-14 cm di diametro. L’autunno successivo ponetele a dimora in piena terra
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La moltiplicazione per margotta. 5-Scegliete un ramo giovane e praticate un’incisione nella corteccia lunga un paio di centimetri, subito sotto una gemma, come
riportato nel disegno. 6-Sollevate il lembo tagliato e inserite uno stuzzicadenti perché rimanga aperto. 7-Avvolgete la parte con torba umida e chiudete in un foglio
di plastica scura, da issare sopra e sotto con un legaccio. Mantenete sempre umida la torba, facendovi colare acqua dall’alto. 8-Una volta che le radici si sono sviluppate (dopo circa 60-70 giorni), tagliate il ramo sotto la margotta, liberate questa dal foglio di plastica, facendo attenzione a non danneggiare le piccole radici e
mettetela a dimora nel luogo che avete scelto, lasciando la torba che l’avvolge
rosai per talea, margotta e propaggine
(vedi riquadro riportato qui a lato).
Altri lavori. Mantenete sempre pulito il terreno attorno ai rosai, sarchiandolo in supericie e rinnovate la pacciamatura se necessario.
Qualora si sviluppino dei selvatici
sotto il punto d’innesto o dalle radici,
eliminateli prontamente alla base.
Controllate i legacci dei rosai rampicanti, soprattutto dopo forti temporali.
Se la vostra assenza per le vacanze si
protrae per oltre un mese, prima di partire asportate iori e boccioli dalle
rose riiorenti. Al vostro rientro troverete una nuova generazione di boccioli che quanto prima si apriranno, dando
origine a una ricca ioritura.
Inoltre, se in vostra assenza i rosai
hanno sofferto la siccità, al vostro rientro
eliminate tutti i iori appassiti, rastrellate
le foglie cadute e bruciatele (per evitare il diffondersi di malattie fungine), accorciate tutti i rami troppo vigorosi, eliminate quelli del tutto o quasi secchi (ridando forma al cespuglio) e irrigate abbondantemente (sempre sotto chioma).
Dalla seconda metà di agosto, con l’arrivo delle prime piogge e la diminuzione
della temperatura, i rosai riprenderanno
a vegetare e a iorire.
Rosai in vaso. Per le piante coltivate in contenitore, in caso di assenza prolungata, dovete predisporre un impianto d’irrigazione automatico (reperibile presso garden center ed empori agrari in kit facili da installare), poiché non
sono in grado di sopportare un periodo
di siccità.
Coprite il terriccio con uno strato di
pacciamatura dello spessore di circa 5
cm, realizzata con corteccia, foglie secche o altro materiale naturale, al ine di
limitare l’evaporazione.
Sospendete le concimazioni sino a
metà agosto.
Interventi itosanitari
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11
La moltiplicazione per propaggine. 9-Piegate verso il basso un ramo lungo e
diritto e interratene a circa 4-5 cm di profondità la porzione centrale. 10-Mantenetelo issato al terreno con un paio di forcelle in ferro (vedi frecce) e lasciate fuoriuscire dal terreno la parte terminale del ramo: il radicamento della parte interrata avverrà in un paio di mesi. 11-La primavera successiva staccate la
propaggine dalla pianta madre, recidendola con un paio di forbici ben afilate
qualche centimetro sotto terra, e trapiantatela in un’altra aiola
8
Le infezioni di mal bianco (vedi foto L pubblicata su «i Lavori» di marzoaprile, a pag. 10) su foglie, germogli e
bottoni iorali possono essere contenute ricorrendo a 2-3 interventi settimanali con zolfo bagnabile-80 (bio, irritante
o non classiicato), alla dose di 3 grammi per litro d’acqua, oppure bitertanolo44,7 (non classiicato), alla dose di 0,5
ml per litro d’acqua.
Molto comuni, soprattutto sui rosai
tappezzanti, sono le infezioni di ticchiolatura (foto B), che causano la comparsa
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Giardino
Foto: Silvio Caltran
troppa acqua piante tipicamente mediterranee quali cisto, ceanoto e lavanda.
Sono adattate i nostri climi e in estate, al
termine della ioritura, vanno in riposo,
riducendo al minimo l’attività vegetativa
per risparmiare acqua e sfuggire al caldo.
Un’eventuale irrigazione continua impedisce l’entrata in riposo e le stressa, invecchiandole precocemente. Per questo
motivo, tra l’altro, sono specie altamente
raccomandate per tutti quei giardini dove
in estate vi è scarsità d’acqua.
B
Parassiti dei rosai. Massiccia infezione
di ticchiolatura su foglie
di macchie nere di forma rotondeggiante,
l’ingiallimento e la caduta delle foglie.
Raccogliete e distruggete le prime foglie
macchiate per ridurre la notevole massa
di elementi infettanti del fungo e intervenite con bitertanolo-44,7 (non classiicato, alla dose di 0,5 ml per litro d’acqua).
ARBUSTI E ALBERI
Lavori
Trattandosi del periodo più caldo dell’anno, in luglio e agosto molte specie di
arbusti e alberi originari di climi tipicamente mediterranei osservano un periodo di riposo. Ve ne sono molte altre, invece, che possono soffrire in modo particolare per l’aridità tipica del bimestre: per
queste il lavoro più importante di questo
periodo è pertanto l’irrigazione, che deve
essere eseguita a regola d’arte.
Irrigazione. Effettuate interventi
quotidiani, preferibilmente la notte o
la mattina presto, se possibile senza bagnare le foglie. Come già raccomandato, tanto ai ini di una migliore eficacia
quanto per un risparmio d’acqua, predisponete un impianto d’irrigazione a goccia. Controllate almeno una-due volte la
settimana che gli ugelli degli irrigatori
non siano ostruiti da terra, residui vegetali o da calcare.
Seguite con particolare attenzione
le piante messe a dimora di recente, in quanto non hanno ancora sviluppato apparati radicali tali da «attingere»
acqua in profondità.
Allo stesso modo vanno seguite attentamente tutte le specie caratterizzate da foglie espanse e sottili, come per
esempio magnolie e Cornus da fiore, aceri giapponesi e clematidi.
Cercate invece di non forzare con
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Protezione dal caldo. Provvedete a
ombreggiare le specie più sensibili con
teli, stuoie, cannicciati o riparandole, se
in vaso, all’ombra degli alberi o sotto
una veranda fresca.
Proteggete dalle scottature i tronchi
degli alberi di recente impianto caratterizzati da cortecce chiare e sottili, tipo quelle di pioppo bianco, betulla
e acero avvolgendoli con iuta; le protezioni andranno poi rimosse a ine estate.
La pacciamatura infine rappresenta un valido aiuto per limitare le perdite per evapotraspirazione e mantenere al
fresco le radici più supericiali.
Potature verdi. Eliminate da arbusti
come buddleia, ibisco, Spiraea bumalda, lagerstroemia e oleandro
le corolle man mano che sioriscono. Oltre a dare un aspetto ordinato alle piante,
stimolerete l’emissione di nuovi iori.
Anche la lavanda va ripulita dalle vecchie iniorescenze ormai siorite,
asportando al contempo qualche centimetro di vegetazione. Se invece volete
destinare le spighe all’essiccazione, raccoglietele a inizio-metà luglio, in piena
ioritura, e ponetele a seccare in un luogo fresco e ventilato, all’ombra.
Effettuate inine una potatura di contenimento per i rampicanti che si sono
accresciuti in maniera disordinata, quali
edera, glicine e vite canadese, accorciando i tralci quanto basta per dare ordine al rampicante e issandoli poi
ai sostegni.
Moltiplicazione. Da fine agosto ai
primi di settembre è il momento ideale per moltiplicare per talea semilegnosa
vari arbusti, quali fotinia, lauroceraso, cotoneastro, Berberis e forsizia
(vedi riquadro in basso nella pagina).
Altri lavori. Sospendete tutte le concimazioni e rompete la crosta supericiale del terreno con leggere erpicature
o zappature, al ine di limitare l’evaporazione dell’acqua ed eliminare le piante infestanti.
Interventi itosanitari
Gli attacchi degli aidi Cinara cedri
(vedi foto P pubblicata su «i Lavori» di
marzo-aprile, a pag. 11) e Cinara cupressi (vedi foto Q pubblicata su «i Lavori» di marzo-aprile, a pag. 11) possono continuare per tutto il bimestre.
Sono poi comunissime su ibisco le infestazioni dell’aide Aphis gossypii (foto
C), il cui sviluppo è favorito dalle elevate temperature estive. Nei confronti dei
suddetti aidi intervenite con imidaclo-
a
b
c
Arbusti e alberi: la moltiplicazione per talea semilegnosa degli arbusti (nella
sequenza, fotinia). Prelevate a ine agosto-settembre dei rametti di un anno semilegnosi lunghi 20-25 cm, provvisti di almeno due nodi; eseguite il taglio appena sotto un nodo (a) con forbici ben afilate, quindi asportate le foglie più
basse (b). Interrate le talee per circa 6-7 cm in singoli vasetti di 8-10 cm di diametro (c) riempiti con un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali. Collocate i vasetti all’ombra per favorire la radicazione (che avverrà dopo circa 50-60
giorni), mantenendo umido il terriccio. All’avvicinarsi della brutta stagione ricoverate i vasetti in un locale protetto, non riscaldato e luminoso. Nella primavera successiva rinvasate le piantine in vasi di 16-18 cm di diametro e portatele all’aperto, in un luogo parzialmente soleggiato. Mantenete il terriccio moderatamente umido per tutta la stagione estiva, sino al primo autunno, quando
saranno pronte per essere messe a dimora.
9
Giardino
C
D
E
F
G
Parassiti di arbusti e alberi. Aphis gossypii, 15 mm (C), cocciniglia cerosa Ceroplastes japonicus, 3-4 mm (D), cocciniglia
Aonidia lauri, 1 mm (E), chermococco, 7 mm (F), Pulvinaria loccifera, 3-3,5 mm (G)
prid 17,1 (non classiicato, alla dose di 5
ml per 10 litri d’acqua), oppure con thiametoxam-25 (non classiicato, alla dose
di 2 grammi per 10 litri d’acqua).
A inizio luglio alloro e agrifoglio
possono essere interessati dalle nascite delle neanidi della cocciniglia cerosa
Ceroplastes japonicus (foto D). In caso,
alla comparsa potete ricorrere a un intervento con olio bianco estivo (bio, non
classiicato, alla dose di 100 ml per 10
litri d’acqua). Con olio bianco, impiegando le dosi sopra citate, potete altresì combattere le infestazioni della cocciniglia del lauro (Aonidia lauri, foto E),
del chermococco (Kermes vermilio, foto F) che colpisce il leccio e della Pulvinaria loccifera (foto G) che infesta il
pittosporo.
TAPPETO ERBOSO
Lavori
Taglio. La rasatura del tappeto erboso va effettuata anche in questo bimestre, ma di norma si riduce il numero
degli interventi in quanto si veriica un
minore accrescimento dell’erba, almeno
per quanto riguarda i tappeti erbosi costituiti da specie microterme (vedi «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 11).
Per i tappeti erbosi costituiti da
specie macroterme (vedi «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 11), che hanno il massimo accrescimento in presenza di temperature superiori ai 30 °C, la
frequenza delle rasature si mantiene invece sostenuta, anche una volta alla settimana.
Rispetto al precedente bimestre, alzate di un terzo l’altezza di taglio, in
modo da proteggere dalla calura e dal sole
la delicata zona del colletto delle piante.
Nel caso vi assentaste per un lungo
periodo e non abbiate modo di far tagliare l’erba, al vostro rientro procedete alla
rasatura alzando in modo cospicuo l’altezza di taglio, all’incirca di 5-10 cm;
10
poi, nelle successive rasature, abbassate gradualmente l’altezza, sino a portarla al consueto livello.
Concimazione. Sospendete qualsiasi tipo di somministrazione. Solo nel caso non abbiate eseguito la concimazione
primaverile e il tappeto erboso manifesti ingiallimenti, distribuite un concime
composto granulare (tipo Nitrophoska
Gold della Compo, alla dose di 10 grammi per metro quadrato), la sera e facendo seguire una breve irrigazione per agevolare la penetrazione del prodotto.
Irrigazione. In estate le alte temperature fanno aumentare le esigenze d’acqua del prato; occorre quindi irrigare copiosamente se non si vuole che l’erba ingiallisca.
Come indicato ne «i Lavori» di maggio-giugno a pag. 11, ricordiamo che il
momento più idoneo per irrigare è tra le
4 e le 6 del mattino, in quanto si riducono le perdite per evaporazione e si evita
che l’erba subisca stress causati da sbalzi
Tappeto erboso. Procedete con la rasatura, meno frequentemente nel caso si
tratti di un prato realizzato con specie
microterme (vedi testo)
di temperatura. Inoltre, rimanendo bagnato per poco tempo, il prato non è soggetto all’attacco di malattie fungine, che invece trovano terreno fertile quando viene
irrigato la sera, rimanendo bagnato sino al
mattino successivo.
Occorre pertanto irrigare, a seconda della latitudine e dell’andamento climatico, indicativamente ogni 4-5 giorni, somministrando all’incirca 30-35 litri d’acqua per metro quadrato.
Interventi itosanitari
Nessun intervento itosanitario è necessario in questo bimestre.
PIANTE GRASSE
Lavori
All’inizio dell’estate la maggior parte delle piante grasse è in piena vegetazione e, soprattutto, in piena ioritura.
Seguitele con periodiche irrigazioni e
concimazioni, al ine di godere appieno
della loro bellezza.
Abbiate cura di verificare che nel
luogo in cui le avete posizionate non vi
siano ristagni d’aria umida, responsabile, insieme alle temperature elevate, della diffusione di malattie fungine.
Irrigazione. In questo periodo le irrigazioni vanno intensiicate, soprattutto
nel caso di piante tenute in posizioni assolate e ben ventilate.
Non eccedete mai con le quantità
d’acqua, e comunque irrigate solo
dopo avere veriicato che non solo lo strato più supericiale del terriccio ma tutto il
pane di terra sia perfettamente asciutto,
operando preferibilmente di sera.
A partire all’incirca dalla seconda
metà di luglio, quando la temperatura
notturna supera i 20 °C, quasi tutte le
piante grasse entrano in una fase di stasi vegetativa (estivazione). Sospendete
pertanto le irrigazioni, per non rischiare
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
che si producano marciumi; di tanto in
tanto sono comunque opportune nebulizzazioni con acqua possibilmente piovana (o demineralizzata, tipo quella che
si usa per i ferri da stiro), da effettuare al
mattino presto o la sera.
Dopo la metà di agosto le piante riprendono a vegetare, anche se con un
ritmo più lento: ricominciate allora a irrigare, ogni 5-6 giorni.
Quanto detto non vale per i generi originari delle foreste asiatiche, come Hoya e Dischidia, e americane, come
Epiphyllum, che gradiscono terriccio
costantemente umido tutto l’anno, e per
piante provenienti da regioni molto piovose, come i Melocactus (originari del
Brasile), che vanno tenuti ben irrigati anche durante i mesi caldi.
Vi sono poi specie, come Testudinara elephantipes, che entrano invece in riposo vegetativo ino all’autunno,
lasciando seccare le foglie. Limitatevi a
irrigarle una volta al mese, per impedire
che l’apparato radicale subisca danni, e
posizionatele preferibilmente, già da ine giugno, in posizioni ombreggiate ma
ben ventilate.
Concimazione. Continuare a concimare le piante in piena vegetazione con
prodotti in polvere solubili in acqua (titolo NPK 10-20-30), da somministrare
ogni 15 giorni ino a metà luglio.
Sospendete qualsiasi concimazione nel caso abbiate esemplari in
stasi vegetativa (riprenderete a concimarle a inizio settembre).
Interventi itosanitari
Nessun intervento itosanitario è necessario in questo bimestre.
Foto:Vanda Del Valli
Giardino
Piante grasse. I Melocactus (nella foto,
Melocactus azureus) vanno irrigati costantemente durante tutta l’estate
PIANTE D’APPARTAMENTO
Lavori
L’estate può mettere a dura prova le
piante d’appartamento. Tra i lavori più
importanti a cui provvedere vi è l’irrigazione. Anche le concimazioni vanno però effettuate con costanza, al ine di fornire alle piante in modo continuativo i
nutrienti necessari alla crescita.
Irrigazione. Non fate mai mancare
acqua alle piante. Mantenete il terriccio
dei vasi sempre moderatamente umido,
soprattutto per specie come felci e marante. Le sansevierie, invece, vanno irrigate solo quando il terriccio si
asciuga, in quanto una costante umidità
a livello delle radici può a lungo andare provocare dannosi marciumi. I ficus,
c
a
d
b
Piante d’appartamento: la moltiplicazione del papiro. Tagliate una foglia sana
e vigorosa con almeno 10 cm di gambo (a). Accorciate della metà tutte le foglioline (b). Ponete la foglia a testa in giù in un vasetto di vetro con 4-5 dita d’acqua
(c) e tenete il vasetto in una posizione luminosa: nel giro di pochi giorni spunteranno, a livello dell’inserzione delle foglie sul gambo, delle minuscole radichette. Lasciate passare circa 3 settimane, in modo che si formi un certo numero di
radici. A questo punto procedete, come per un normale rinvaso, interrando per
3-4 centimetri, a testa in giù, la foglia radicata (d)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
inine, possono sopportare anche qualche giorno di siccità, in quanto hanno
fogliame coriaceo, che impedisce l’evapotraspirazione dell’acqua.
Un paio di volte la settimana sottoponete le piante (soprattutto a quelle con fogliame lucido) a una doccia, al ine di rimuovere l’eventuale pulviscolo depositatosi sulle foglie e anche per rinfrescarle.
Eseguite questo lavoro la mattina presto
o la sera, quando non c’è il sole, i cui raggi potrebbero, per effetto lente, ustionare
la chioma. In ogni caso utilizzate preferibilmente acqua piovana; in caso contrario lasciate riposare l’acqua del rubinetto
nell’innafiatoio per una notte, così che il
cloro presente evapori e che l’eventuale
calcio si depositi sul fondo.
Concimazione. Concimate impiegando prodotti speciici per piante d’appartamento (per esempio con NPK 815-20), attenendovi sempre alle dosi indicate in etichetta.
Moltiplicazione. Questo è uno dei
momenti migliori dell’anno per moltiplicare piante come Begonia rex (vedi «i Lavori» di luglio-agosto 2011, a
pag. 13) e papiro (vedi riquadro in basso a sinistra).
Interventi itosanitari
Le presenze delle cocciniglie farinose Planococcus citri (vedi foto D pubblicata su «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 13) e Pseudococcus longispinus (vedi foto E pubblicata su «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 13) possono essere eliminate asportandole con
un batuffolo di cotone imbevuto d’acqua saponata (20 grammi di scaglie di
sapone di Marsiglia disciolte in un litro d’acqua).
A cura di: Valentina Povero e Tullio
Destefano - Vivaio L’erbaio della Gorra (Lavori: Piante annuali e Piante erbacee perenni); Andrea Corneo - Società italiana della Camelia (Lavori: Piante acidoile); Francesca Trabella (Lavori: Bulbose e tuberose); Anna Furlani
Pedoja (Lavori: Rosai); Francesca Moscatelli (Lavori: Arbusti e alberi); Virgilio Piatti - Fondazione Minoprio (Lavori: Tappeto erboso); Vanda Del Valli (Lavori: Piante grasse); Danilo Bitetti (Lavori: Piante d’appartamento); Aldo Pollini (Interventi itosanitari: Piante annuali
- Piante erbacee perenni - Piante acidoile - Bulbose e tuberose - Rosai - Arbusti
e alberi - Tappeto erboso - Piante grasse Piante d’appartamento).
11
Orto
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
ORTAGGI
Lavori
Luglio e agosto sono mesi di attività
molto intensa nell’orto.
Uno dei lavori più impegnativi è l’irrigazione, perché in genere in questo
periodo le piogge possono essere scar-
se e/o mal distribuite. Irrigate quindi
con regolarità, in modo che le piante
non soffrano la siccità e non si alternino periodi in cui il terreno sia prima troppo asciutto e poi eccessivamente bagnato. Non eccedete con gli apporti altrimenti si potrebbero veriicare seri inconvenienti come aumento delle
malattie fungine, spaccatura dei frutti,
prodotti di qualità poco soddisfacente.
Come irrigare gli ortaggi
A-Irrigazione per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi
1
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B-Irrigazione per mezzo di manichette forate
3
4
L’irrigazione è uno dei lavori più importanti di questo bimestre, tanto che a
volte deve essere eseguito quotidianamente. Come regola generale irrigate
con regolarità, in modo che le piante non soffrano la siccità, senza mai eccedere però con le quantità d’acqua. Di seguito vi illustriamo i due metodi più
razionali da adottare.
A-Irrigazione per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi. Per attuare
questo tipo di irrigazione, occorre predisporre tra le ile degli ortaggi solchi profondi circa 10-15 cm in cui far scorrere l’acqua (1), oppure sistemare il terreno
ad aiole sopraelevate di circa 10-20 cm prima di effettuare la semina o il trapianto. Questo metodo si può adottare anche per ortaggi da foglia (lattughe, cicorie
da taglio, ecc.), predisponendo piccoli solchi tra le ile delle piante in cui far arrivare l’acqua, in piccole quantità, per mezzo di un tubo di plastica (2).
B-Irrigazione per mezzo di manichette forate. Le manichette forate in materiale plastico rappresentano un modo particolarmente razionale per irrigare
la maggior parte degli ortaggi. Oggi sono disponibili molti tipi di manichette
forate o similari (porose, con gocciolatoi, ecc.). Una volta predisposte, irrigare diventa poco impegnativo. In genere sono necessari interventi limitati
come quantità d’acqua, ma ripetuti. Per mezzo delle manichette forate – che
è possibile collocare sia a livello del terreno (3) che sotto la pacciamatura (4)
– si può ottenere un rilevante risparmio d’acqua.
12
Ecco quindi la necessità di irrigare con moderazione intervenendo
più volte con limitate quantità d’acqua. Il terreno deve assorbire bene l’acqua; bisogna quindi evitare
che questa scorra in supericie e
che si formino ristagni nelle aiole.
Adottando la pacciamatura e le manichette per l’irrigazione si ottengono nello stesso tempo diversi risultati: si risparmia acqua, la quale viene distribuita con maggiore regolarità; si evita di bagnare la parte aerea della pianta
(foglie, iori, frutti) impedendo o limitando lo sviluppo di malattie fungine; si
raccolgono ortaggi puliti perché non sono a diretto contatto con il terreno.
Evitate comunque di intervenire nelle ore più calde della giornata e irrigate per scorrimento-iniltrazione laterale
dentro solchi o a mezzo di manichette forate (vedi riquadro qui a lato). Tali sistemi riducono o eliminano la possibilità che
si veriichino scottature sulla parte aerea
della pianta (foglie, iori, frutti) perché, di
solito, questa non viene bagnata.
Un modo indiretto per risparmiare
acqua è quello di eliminare le piante infestanti il più presto possibile dato che
sottraggono, almeno in parte, quella destinata alle colture; effettuate perciò con
tempestività i lavori di diserbo e adottate la pacciamatura in tutte le colture in
cui è possibile. Diverse colture autunnoinvernali – come indivia riccia, scarola,
lattuga a cappuccio, radicchio da cespo
(soprattutto chioggiotto), e volendo anche i cavoli – beneiciano della pacciamatura, specialmente se realizzata con
teli plastici scuri o con paglia. È da ricordare che sono disponibili, anche in
piccole quantità, teli di materiale plastico derivati da amido di mais che risultano completamente degradabili nel terreno; la loro durata va da 1 a 3-4, anche ino a 6 mesi, a seconda dello spessore.
Inoltre, sempre per pacciamare le aiole,
esistono in commercio anche appositi
fogli di carta degradabile nel terreno.
Nelle località molto soleggiate, al
momento della scelta delle varietà da
coltivare, se possibile, adottate quelle con fogliame che protegge dai raggi
troppo intensi i frutti o le altre parti che
interessano il consumo (ciò vale in particolare per peperone e cavoliore); queste
varietà sono di regola segnalate nei cataloghi delle ditte produttrici.
Sempre in zone con elevata luminosità è consigliabile riparare i seminati nelle prime fasi di coltivazione con
stuoie, arelle o reti ombreggianti, da collocare direttamente sulle aiole tenendole
sollevate dal terreno circa 30 cm, a mezSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Orto
zo di una semplice struttura costituita da
assicelle di legno. Se producete piantine
con pane di terra impiegate gli stessi archetti che servono per sorreggere i teli
plastici dei tunnel, sostituendo i teli con
rete ombreggiante, sotto la quale vanno
collocati i contenitori alveolati. Questi ripari vanno tolti in seguito con gradualità,
per non provocare ustioni alle piantine.
Controllate di continuo, e se necessario rinforzate, i sostegni di tutti quegli ortaggi che ne hanno bisogno (fagioli
e fagiolini rampicanti, cetrioli, pomodori,
ecc.), specialmente quando la vegetazione
si sposta verso la parte alta dei tutori e aumenta il pericolo che il vento li rovesci o
li spezzi. Oltre a ciò, continuate a legare ai
sostegni i vari ortaggi anche quando la vegetazione tende a rallentare (agosto).
In luglio e agosto procedete inoltre alla semina e/o al trapianto di molti ortaggi che raccoglierete nell’autunno-inverno. Per i trapianti adoperate, se possibile, piante con pane di terra. Non ritardate
la messa a dimora di queste colture
(per esempio dei cavoli) altrimenti,
specialmente le varietà tardive, non riuscirebbero a completare il proprio sviluppo prima del sopraggiungere dell’inverno (Pianura Padana e zone fredde del
Centro-Sud). Quando poi nella seconda
metà di agosto cominciano in genere, almeno in Pianura Padana, a diminuire le
temperature, potete iniziare la semina di
ortaggi come lattuga e cicoria da taglio,
ravanello, rucola, spinacio e, volendo,
pure valerianella.
Da ultimo, in questi due mesi si eseguono abbondanti raccolti e la gamma
degli ortaggi che l’orto può fornire è veramente ampia. Dedicate quindi parte del
tempo disponibile alla trasformazione
per esempio di pomodori, peperoni, melanzane, meloni ecc. A tal proposito si
veda l’articolo pubblicato a pag. 65 di
questo numero di Vita in Campagna.
Ortaggi sotto tunnel. Se avete protezioni di dimensioni medio-grandi, in luglio (o anche prima nei climi più caldi rispetto a quello della Pianura Padana) arrotolate i teli sul colmo dei tunnel e avvolgeteli con i materiali plastici neri che
si impiegano per la pacciamatura. Questo per evitare che i teli si alterino a causa
dell’elevata luminosità e dell’intenso calore che si veriicano in piena estate. Invece, qualora lasciate montati i teli, non
chiudete mai le aperture neppure di notte
e togliete le testate in modo che vi sia il
miglior arieggiamento possibile.
Seguite in maniera costante le colture
in atto, specialmente con le irrigazioni e
le concimazioni in copertura.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Tenete sempre ben sorrette le piante
issandole ai tutori ino al termine della
produzione. Poi, via via che le colture (di
fagiolini, zucchini, meloni, ecc.) terminano il loro ciclo produttivo, iniziate la preparazione del terreno per la semina degli ortaggi autunno-invernali, per esempio lattuga da taglio, cicoria da taglio e da
cogliere, valerianella, ravanello.
Concimazione. Procedete
somministrando ripetutamente
limitate quantità di concime
Concimazione. Concimate con limitati e ripetuti interventi in copertura soprattutto quegli ortaggi che producono
per lungo tempo (per esempio pomodori, peperoni, melanzane, zucchini, ecc.).
Le semine di luglio e agosto in piena aria
(in Pianura Padana, per le altre zone d’Italia si veda la cartina a pag. 14)
Durata
Quantità
Periodo
Ortaggio
di seme della coltura
giorni [1]
g/m2
Mese di luglio
Bietola da orto
Prima
Cavolo cappuccio autunno-invernale precoce
metà
del mese Fagiolino nano
Seconda
metà
del mese
Tutto
il mese
Finocchio precoce
Radicchio Chioggiotto tardivo
Radicchio Trevigiano precoce
Radicchio Trevigiano tardivo
Zucchino
1,5
[2]
7-10
0,5-1,0
[2]
[2]
[2]
[2]
70-110
100-120
65-85
90-100
150-180
110-130
180-200
60-70 (90)
Finocchio (raccolta autunnale)
0,5-1,0
100-120
Bietola da coste
Cicoria catalogna
Cicoria «Pan di zucchero»
Indivia riccia
Lattuga a cappuccio e romana
estivo-autunnali
Porro (semenzaio)
Prezzemolo
Radicchio di Castelfranco
Radicchio di Verona precoce
Scarola
1,5
[2]
[2]
[2]
[2]
60-80 (210)
110-130 (210)
150-180
90-110
70-100
2,5-3,5
2,5-3,5
[2]
[2]
[2]
150-240
70-110 (210)
150-180
150-210
110-140
[2]
0,5-1,0
[2]
100-130 (210)
100-120
150-210
Mese di agosto
Cicoria catalogna
Prima
Finocchio (raccolta autunnale)
metà
del mese Radicchio di Verona tardivo
Cicoria da taglio
Seconda
Cipolla bianca (semenzaio)
metà
del mese Lattuga da taglio
Tutto
il mese
Ravanello
Rucola
Spinacio
Valerianella
6-8
60-80 (150)
3,5-5,0 120-210 (240)
6-10
50-80
1,5-2,5
25-40 (70)
0,5-1,0
40-70 (90)
2-4
70-90 (180-210)
1,0-1,5
70-90 (150)
Prezzemolo
2,5-3,5
70-110 (210)
[1] I dati tra parentesi riguardano specialmente le colture che si attuano in condizioni non
ottimali o che devono trascorrere nel terreno la stagione autunno-invernale. [2] Semina in
contenitore.
13
Orto
Le fasce climatiche del nostro Paese
In questi casi può risultare molto utile l’impiego di concimi che cedono lentamente al terreno i loro elementi fertilizzanti e che quindi le piante assorbono
gradualmente (per esempio NPK Original Gold, Bayfolan Multi Orti). Ugualmente con molta moderazione concimate gli ortaggi in via di sviluppo (cavoli,
porri, ecc.), in modo che vegetino attivamente e raggiungano la crescita completa prima dei freddi.
Se non desiderate utilizzare fertilizzanti minerali, potete impiegare,
anche nelle somministrazioni in copertura, gli appositi concimi che, per la natura
dei materiali da cui provengono (per
esempio guano), spesso sono ammessi
nelle colture organiche (biologiche).
Dopo aver distribuito i concimi, interrateli a mezzo di una leggera zappatura o eseguite un’irrigazione.
Aglio. Procedete alla raccolta entro
metà luglio. Fate asciugare e pulite con
cura i bulbi prima di immagazzinarli.
Anguria (cocomero). Tenete pulite le aiole. Concimate in copertura (limitatamente alle coltivazioni più tardive). Irrigate senza eccedere ino al completo ingrossamento del frutto, ma non
oltre. In luglio spuntate eventualmente
il fusto e le sue diramazioni (ma non è
un lavoro obbligatorio), al ine di contenere la vegetazione. Procedete alla raccolta, all’inizio del mese di luglio, ancora in coltura protetta di varietà precoci e
poi a pieno campo.
Asparago. Asportate le piante infestanti. Concimate in copertura. Se necessario irrigate.
Bietola da coste e da taglio. Seminate per tutto luglio allo scopo di effet-
14
(Turin Garden - Vietti)
Ne «i Lavori» e nei calendari che in
genere vengono pubblicati su Vita in
Campagna ci si riferisce al clima della Pianura Padana (0). Orientativamente i lettori delle zone a clima più
mite devono anticipare in invernoprimavera e spesso posticipare a ine
estate-autunno le pratiche colturali
sino a 25-30 giorni. In ogni caso queste indicazioni vanno prese in modo
molto elastico. Per esempio, per quanto riguarda il finocchio in Pianura
Padana è opportuno con le semine
non andare oltre gli ultimi di luglioprimi di agosto, mentre in Meridione
si può seminare ino a settembre, specialmente nelle località più miti
tuare raccolte tardive o, solo per la bietola
da coste, nella primavera successiva.
Diradate le piante nate da precedenti
semine, pulite le aiole, irrigate e concimate in copertura con molta moderazione ino a un mese prima della raccolta.
Bietola da orto. Seminate ino a
circa metà luglio varietà precoci, come
per esempio Piatta d’Egitto, per ottenere raccolte tardive.
Diradate le piante nate da precedenti
semine, pulite le aiole, irrigate e concimate in copertura con molta moderazione ino a un mese prima della raccolta.
Carciofo. Per le alte temperature dei
mesi estivi la produzione di carcioi si
ferma in tutte le carciofaie, a prescindere dalla varietà. Le pratiche colturali da
eseguirsi in questo periodo si diversiicano per varietà (precoci o tardive). Nei
primi giorni di luglio le piante delle varietà tardive come il carciofo di Roma o
«Romanesco» presentano capolini in iore (sono i capolini di corona che non so-
1
no stati raccolti); con il passare dei giorni, le piante perdono turgore, le foglie diventano gialle, ino al completo disseccamento. Quando le piante sono secche, si
può effettuare la pratica della dicioccatura, che consiste nel recidere gli steli che
hanno prodotto i capolini. Tale operazione nelle piccole carciofaie si effettua con
la zappa, recidendo il fusto delle piante a
livello del terreno o poco sotto.
A partire dalla metà di luglio potete riprendere le irrigazioni delle carciofaie delle varietà precoci (tipo la «Catanese»), al ine di risvegliare la vegetazione. I sistemi d’irrigazione più indicati per una piccola carciofaia sono
quelli per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi o tramite manichetta forata. Quest’ultimo sistema consente
un risparmio d’acqua e una sua migliore distribuzione, un ridotto dilavamento
dei nutrienti somministrati attraverso le
concimazioni e un minore sviluppo delle piante infestanti. Inoltre, la distribuzione localizzata dell’acqua consente di
ridurre considerevolmente l’insorgenza
di infezioni di malattie fungine (in particolare oidio), che si manifestano spesso nel periodo estivo-autunnale.
Una volta ripresa l’attività vegetativa, per avere un esito produttivo soddisfacente, è anche necessario concimare la carciofaia a partire dai primi giorni di agosto, somministrando per pianta le seguenti quantità di concime: 4050 grammi di perfosfato minerale-19,
20 grammi di solfato di potassio-50 e 5
grammi di nitrato di sodio-16 o di nitrato di calcio-15.
Nella prima decade di agosto è inoltre opportuno eseguire una sarchiatura
supericiale (per non arrecare danni alle
radici più supericiali delle piante) per
tenere sotto controllo le erbe infestanti.
Impianto di una nuova carciofaia.
Prima del risveglio della carciofaia, tra
2
1-Anguria (cocomero). Raccogliete, recidendo il peduncolo con un coltello ben afilato o impiegando forbici da potatura. 2-Bietola da orto. Seminate ino a circa metà luglio varietà precoci, come per esempio Piatta d’Egitto (nella foto)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Orto
la ine di luglio e l’inizio di agosto, durante la fase di riposo vegetativo è possibile prelevare dalle piante contrassegnate nei mesi precedenti (vedi «i Lavori» di maggio-giugno a pag. 19 e 20) gli
ovoli (gemme dormienti che si formano
sulla base del fusto interrato, che se lasciati sulla pianta evolvono in carducci)
per realizzare una nuova carciofaia.
Gli ovoli si staccano dalla parte sotterranea rizomatosa utilizzando un coltello molto tagliente. Tra tutti si devono scegliere quelli di maggiori dimensioni posti
verso la base del rizoma perché, essendosi differenziati per primi, sono in grado di
dare origine a piante più produttive e precoci. Dopo il prelievo, gli ovoli vanno fatti germogliare in un ambiente caldo umido, stratiicati con paglia da tenere bagnata per 4-5 giorni; dopo circa una settimana
saranno pronti per la messa a dimora.
Cardo. A inizio luglio effettuate
eventualmente gli ultimi trapianti, se possibile con piante munite di pane di terra.
In seguito pulite le aiole, concimate in
copertura e irrigate.
Carota. In luglio ultimate il diradamento delle colture seminate in giugno.
Concimate in copertura con moderazione, irrigate e raccogliete. Tenete costantemente libere le aiole dalle infestanti.
Catalogna. Seminate e/o trapiantata piantine con pane di terra.
Cavolo broccolo. In luglio (al
massimo fino ai primi di agosto) trapiantate le piantine ottenute dalle semine di giugno via via che si rendono disponibili. Dopo la messa a dimora seguite le piante con limitate e ripetute irrigazioni. Nelle colture in vegetazione
pulite le aiole, concimate in copertura
senza eccedere e irrigate.
Cavolo cappuccio. Fino ai primi
di luglio seminate le varietà autunnoinvernali a ciclo precoce e, dai primi di
luglio, trapiantate le varietà autunno-invernali tardive. Dopo la messa a dimora seguite le piante con limitate e ripetute irrigazioni. Nelle colture in vegetazione pulite le aiole, concimate in copertura
senza eccedere e irrigate. Procedete alla
raccolta delle varietà estive.
Cavolfiore. In luglio (al massimo ino ai primi di agosto) trapiantate le piantine ottenute dalle semine di giugno via
via che si rendono disponibili. Dopo la
messa a dimora seguite le piante con limitate e ripetute irrigazioni. Nelle colture
in vegetazione pulite le aiole, concimate
in copertura senza eccedere e irrigate.
Cavolo verza. Dai primi di luglio
iniziate la messa a dimora delle varietà
autunno-invernali, non oltrepassando i
primi di agosto. Ricordate che in PianuSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Cavolo cappuccio. Procedete alla
raccolta delle varietà estive
ra Padana, per ottenere un prodotto abbondante e di elevata qualità, è consigliabile effettuare la messa a dimora ino a metà luglio, soprattutto se scegliete
varietà tardive invernali. Dopo la messa
a dimora seguite le piante con limitate e
ripetute irrigazioni. Si veda anche l’articolo pubblicato a pag. 21 su questo numero di Vita in Campagna.
Nelle colture in vegetazione pulite le
aiole, concimate in copertura senza eccedere e irrigate.
Cavolino di Bruxelles. In luglio
(al massimo ino a metà mese) trapiantate piantine con pane di terra di varietà tardive. Dopo la messa a dimora se-
I trapianti di luglio e agosto in piena aria
(in Pianura Padana, per le altre zone d’Italia si veda la cartina a pag. 14)
Periodo
Mese di luglio
Prima metà
del mese
Seconda metà
del mese
Tutto il mese
Ortaggio
Distanze d’impianto (cm)
tra le file
sulla fila
Cavoliore
Cavolo broccolo
Cavolo cappuccio autunno-invernale
(varietà tardive)
Cavolo di Bruxelles
Cavolo verza
Sedano
60-80
50-70
50-60
40-50
50-70
60-70
60-80
40-60
40-50
40-50
50-60
30-40
Finocchio
Radicchio Chioggiotto precoce
50-70
30-40
20
25-40
Indivia riccia
Lattuga a cappuccio e romana estive
Porro
Scarola
30-35
30-35
40-80
40-60
30-35
25-30
10-15
30-40
60-80
50-70
50-60
40-50
50-70
60-70
60-80
50-70
30-40
30-40
40-50
40-50
50-60
20
25-30
25-30
50-70
30-40
30-50
20-30
30-50
30-40
30-35
30
40-80
25-30
30-40
30-35
30
10-15
30-40
30-40
30-40
40-60
25-40
30-40
25-30
30-40
Mese di agosto
Cavoliore
Prima metà
Cavolo broccolo
del mese
Cavolo cappuccio autunno-invernale (tardivo)
Cavolo di Bruxelles
Cavolo verza
Finocchio
Radicchio di Treviso precoce
Radicchio di Verona precoce
Seconda metà
del mese
Cavolo cappuccio autunno-invernale
(precoce)
Radicchio di Verona tardivo
Tutto il mese
Cicoria catalogna
Cicoria «Pan di zucchero»
Indivia riccia
Lattuga a cappuccio estivo-autunnale
Porro
Radicchio Chioggiotto medio-precoce e tardivo
Radicchio di Castelfranco
Radicchio di Treviso tardivo
Scarola
[1] trapianti effettuati solo con piantine munite di pane di terra.
15
Orto
Progetto di coltivazione di un orto familiare di circa 100 m2
a cura di Alberto Locatelli
Vi proponiamo il progetto di coltivazione di un orto familiare di circa 100 m2, adatto alle esigenze di una famiglia
di quattro persone. Ogni bimestre aggiorneremo il progetto indicando in quale fase si trovano le colture considerate.
L’orto è formato da 10 aiole e la situazione di riferimento è la Pianura Padana;
per le altre zone d’Italia si veda la cartina geograica riportata a pag. 14
Per le possibili alternative consultate le tabelle delle semine e dei trapianti nonché i testi delle singole colture.
E
N
Come si presenta l’orto a fine luglio
S
Come si presenta l’orto a fine agosto
O
1
Bietola da coste
e da orto
1 Spinacio
Bietola da coste
e da orto
2 Melanzana
Cavolo verza
e cavolo
cappuccio
2 Melanzana
Cavolo verza
e cavolo
cappuccio
3 Carota
3 Carota
Fragola
5
Aromatiche
Sedano
e prezzemolo
Indivia
riccia
Cetriolo
e cetriolino
Cicoria da taglio
e catalogna
7
Zucchino
Cavoliore
8 e cavolo
broccolo
Scarola
m 0,20
9 Pomodoro
10 Pomodoro
5
m 1,00
6 Porro
Fragola
4 Fagiolo
e fagiolino nano
Aromatiche
m 11,80
4 Fagiolo
e fagiolino nano
Sedano
e prezzemolo
Cetriolo
e cetriolino
6 Porro
Cicoria da taglio
e catalogna
7 Radicchio
da cespo
Zucchino
Cavoliore
8 e cavolo
broccolo
Scarola
Indivia
riccia
9 Pomodoro
Peperone
Peperoncino
10 Pomodoro
m 8,00
Peperone
Peperoncino
m 8,00
Stadio prevalente della coltura.
= semina;
= trapianto;
= in fase di raccolta;
= ortaggio in coltura protetta;
= aiola libera in attesa di coltivazione.
I disegni a colori rappresentano i singoli ortaggi in fase di coltivazione
guite le piante con limitate e ripetute irrigazioni.
Nelle colture in vegetazione pulite le
aiole, concimate in copertura senza eccedere e irrigate.
Cetriolo e cetriolino. Tenete pulite le aiole, concimate in copertura e ir-
16
rigate. Per il cetriolo potete continuare
le concimazioni in copertura per buona
parte del ciclo produttivo.
Procedete alla raccolta, all’inizio del
mese di luglio ancora in coltura protetta
e poi in pieno campo.
Cicoria. Seminate per tutto luglio la
cicoria «Pan di zucchero», che andrà poi
trapiantata in agosto.
Dalla metà di agosto iniziate la semina delle cicorie da taglio.
Nei seminati mantenete fresco il terreno intervenendo più volte con limitate
quantità d’acqua.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Orto
Nelle colture in atto pulite le aiole e
irrigate ripetutamente, ma senza eccedere con gli apporti idrici. Raccogliete le
cicorie da taglio.
Cipolla bianca. Entro agosto effettuate le ultime raccolte di cipolla bianca (trapianti tardivi e/o semine primaverili di varietà a giorno lungo, cioè adatte al periodo estivo, per esempio la Agostana). Fate asciugare e pulite con cura i
bulbi prima di immagazzinarli.
Dalla seconda metà di agosto iniziate la semina in semenzaio di varietà di
cipolla bianca che raccoglierete in maggio-giugno.
Cipolla colorata. Da metà luglio
circa procedete alla raccolta iniziando,
in genere, dalle aiole dove erano stati piantati i piccoli bulbi. Fate asciugare
e pulite con cura le cipolle prima di immagazzinarle.
Cipolline. Da metà luglio circa
procedete alla raccolta. Fate asciugare
e pulite con cura i bulbi prima di immagazzinarli.
Fagiolo. Pulite le aiole, irrigate e raccogliete. Se avete seminato varietà rampicanti, controllate la stabilità dei sostegni.
Entro metà luglio ultimate le semine
del fagiolo dall’occhio nano.
Fagiolino. Se volete seminare varietà nane non andate oltre la metà di luglio, così da essere sicuri di completare le
raccolte entro la ine dell’estate o le prime settimane dell’autunno. Pulite le aiole, irrigate e raccogliete.
Finocchio. A ine giugno-primi di
luglio potete iniziare la semina delle varietà precoci (come per esempio Carmo,
Chiarino). A ine luglio-primi di agosto
seminate le varietà autunnali (tipo Latina
e Nevo, e Cristal solo per le regioni meridionali e le isole). Curate le irrigazioni
nella fase della germinazione e nei primi
stadi di crescita delle piantine con somministrazioni d’acqua limitate, ma ripetute. In seguito diradate non appena le dimensioni delle piante lo consentono.
Potete però iniziare la coltivazione
eseguendo il trapianto di piantine con
pane di terra.
Tenete pulite le aiole dalle piante infestanti, concimate moderatamente in
copertura (quando le piante sono sicuramente attecchite, nel caso di trapianto) e
irrigate di frequente senza eccedere nelle quantità d’acqua impiegate, ma senza
far mai soffrire la siccità alle piante.
Fragola. Durante tutto il bimestre
potete mettere a dimora nuove piantine
(produzione principale nella primavera
che segue la piantagione). È consigliabile
che prima dell’impianto copriate le aiole con teli scuri, cioè che mettiate in atto
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
1
2
1-Finocchio. Per tutto luglio e ino alla metà di agosto procedete alla messa a dimora di piantine, meglio se provviste di pane di terra. 2-Fagiolino. Procedete alla
raccolta: per rendere più facile l’operazione, incidete il peduncolo del baccello con
l’unghia del pollice
la pacciamatura. Quando eseguite l’impianto non interrate eccessivamente le piante a radice nuda: il «colletto» (punto in cui le radici si inseriscono sul «fusticino» della piantina) deve
trovarsi a livello del suolo. Le distanze
medie d’impianto variano a seconda
della tecnica di coltivazione e delle varietà adottate. Distanze largamente indicative sono di 70-80 cm tra le ile e 2030 cm sulla ila.
Prima dei nuovi impianti, essendo
la fragola una pianta piuttosto esigente,
spargete 4-6 kg per metro quadrato di letame molto maturo oppure, sempre per
metro quadrato 4-5 kg di compost maturo, 30-35 grammi di solfato ammonico20, 25 grammi di perfosfato-19 e, se necessario, 25-35 grammi di solfato di potassio-50.
Irrigate le piante appena messe a dimora con limitate quantità d’acqua, ma
con ripetute somministrazioni nelle ore
più fresche della giornata.
Se coltivate varietà riiorenti, irriga-
Lattuga a cappuccio. Raccogliete questo ortaggio quando i cespi hanno raggiunto le dimensioni tipiche della varietà di appartenenza
te e concimate in copertura come speciicato ne «i Lavori» di maggio-giugno, a
pag. 21. Proseguite la raccolta staccando
i frutti non appena giungono a maturazione altrimenti, a causa delle alte temperature, diverranno molli in breve tempo.
Indivia riccia. Seminate per tutto luglio e trapiantate sia in luglio che in
agosto; pur essendo possibile la semina
diretta, è consigliabile utilizzare piantine con pane di terra. Ottimi risultati si
ottengono ricorrendo alla pacciamatura
con teli plastici scuri, specialmente nelle colture più tardive.
Ponete in bianco le varietà che lo richiedono legando le piante con un elastico o con altro tipo di legaccio. Raccogliete, senza attendere, quando la parte interna (cuore) delle piante è bianca e tenera.
Lattuga a cappuccio. Entro luglio
seminate le varietà estive ed estivo-autunnali, ma tenete presente che con
temperature elevate (già con valori
sopra i 20 °C) la germinazione può diventare dificile. Trapiantate quando le
piantine hanno 4-5 foglie (in agosto le
varietà estivo-autunnali). Pulite le colture, irrigate e raccogliete (varietà estive).
Lattuga da taglio. A partire dalla
seconda metà di agosto potete, in genere, iniziare le semine.
Melanzana. Pulite le aiole, concimate in copertura (anche con un concime a lenta cessione) e irrigate preferibilmente per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi.
Tenete sempre ben legate ai sostegni
le piante man mano che crescono. Procedete alla raccolta. Per lo stacco dei frutti aiutatevi con delle forbici e dei guanti da lavoro, per evitare possibili dolorose punture causate dalle spine presenti sul
17
Orto
peduncolo e sul calice. Ponete le bacche
raccolte dentro un cesto o una cassetta
con delicatezza, perché i loro peduncoli
notevolmente sviluppati potrebbero rovinare la buccia e la polpa dei frutti.
Melone. Tenete pulite le aiole, concimate in copertura – con moderazione le coltivazioni più tardive – e irrigate
senza eccedere ino al completo ingrossamento del frutto, ma non oltre. In luglio potete spuntare eventualmente il fusto e le sue diramazioni (ma non è un lavoro obbligatorio), al ine di contenere la vegetazione. Procedete alla raccolta, all’inizio del mese di luglio ancora in
coltura protetta e poi in pieno campo.
Patata. Raccogliete a iniziare dalle varietà precoci (circa metà luglio in
Pianura Padana) per proseguire poi con
quelle più tardive. Durante le operazioni
di raccolta evitate di ammaccare o ferire le patate, e separate da subito i tuberi
sani da quelli guasti, eventualmente rotti e fortemente ammaccati.
Prima di immagazzinare le patate pulitele dalla terra, che spesso viene trattenuta dalla buccia.
Peperone e peperoncino. Pulite
le aiole, concimate in copertura (anche
con un concime a lenta cessione) e irrigate preferibilmente per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi.
Tenete ben legate ai sostegni le piante man mano che crescono.
Procedete alla raccolta. Per lo stacco dei frutti aiutatevi con delle forbici
e ponete con delicatezza le bacche dentro un cesto o una cassetta, perché i loro peduncoli notevolmente sviluppati
potrebbero rovinare la buccia e la polpa dei frutti.
Pomodoro. Pulite le aiole, concimate in copertura (anche con un concime a lenta cessione) e irrigate preferibil-
1
Melone. Raccogliete, a inizio luglio
ancora in coltura protetta
e successivamente in pieno campo
mente per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi.
Tenete sempre ben legate ai sostegni
le piante man mano che crescono. Asportate i germogli che si sviluppano alla base delle foglie (femminelle) nelle varietà
che continuano a crescere in altezza (indeterminate). Non cimate queste piante,
ma lasciatele vegetare: produrranno più a
lungo e le bacche saranno di ottima qualità se, come detto, sosterrete le piante con
ripetute e moderate concimazioni in copertura e con regolari irrigazioni.
Procedete alla raccolta. Per lo stacco
dei frutti aiutatevi con delle forbici e ponete con delicatezza le bacche dentro un
cesto o una cassetta.
Porro. In luglio, se volete, potete
ancora seminare i porri, soprattutto per
raccolte primaverili. Trapiantate, sia in
luglio che in agosto, le piantine ottenute
da precedenti semine quando hanno raggiunto le dimensioni di una matita. Per
eseguire il trapianto, dato che le piante
si mettono sovente a dimora a radice nuda, adoperate una palettina, una cazzuo-
2
1-Porro. Trapiantate per tutto il bimestre piantine ottenute da precedenti semine
quando hanno raggiunto le dimensioni di una matita. 2-Prezzemolo. Raccogliete
in base alle esigenze di cucina, recidendo gli steli con un coltellino
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la o un trapiantatoio, oppure un semplice foraterra costituito da un picchetto di
legno appuntito. Pulite le aiole, concimate in copertura e irrigate.
Prezzemolo. Seminate sia in luglio che in agosto, ma per le ultime semine è opportuno prevedere la raccolta nella primavera prossima, a meno che
in seguito non provvediate a proteggere le aiole.
Pulite le colture, concimate limitatamente in copertura solo le più stentate,
irrigate e raccogliete.
Radicchio. Seminate e trapiantate i
vari tipi (consultate le tabelle alle pagg.
13 e 15). Nei seminati mantenete fresco
il terreno intervenendo più volte con limitate quantità d’acqua.
Nelle colture in atto pulite le aiole e
irrigate ripetutamente, ma senza eccedere con gli apporti. Concimate in copertura e con moderazione solo le colture più stentate.
Ravanello. Nella seconda quindicina del mese di agosto iniziate le semine.
Rucola. Volendo potete iniziare le semine dalla seconda quindicina di agosto.
Scarola. Seminate per tutto luglio e
trapiantate sia in luglio che in agosto, preferibilmente piantine con pane di terra,
utilizzando la pacciamatura con teli plastici scuri, specialmente nelle colture più
tardive. Ultimate le concimazioni almeno un mese prima della raccolta e irrigate
con moderazione. Ponete in bianco le varietà che lo richiedono legando le piante
con un elastico o con altro tipo di legaccio. Raccogliete quando la parte interna
(cuore) delle piante è bianca e tenera.
Sedano. Volendo ai primi di luglio
(non oltre la metà) potete effettuare gli
ultimi trapianti di sedano.
Pulite le colture, concimate limitatamente in copertura e irrigate per scorrimento-iniltrazione laterale dentro solchi, perché in questo modo non si bagnano le foglie e si prevengono gli attacchi di malattie fungine, tipo la septoria. Ancora più razionale sarebbe adottare la pacciamatura con teli plastici scuri
e collocare la manichetta per l’irrigazione sotto i teli stessi.
Asportate i getti secondari quando
si formano e ponete in bianco le piante se le varietà che coltivate richiedono
l’applicazione di questa tecnica. Raccogliete.
Spinacio. Dalla metà di agosto iniziate la semina di varietà estivo-autunnali (per esempio Di Virolay, Bloomsdale, Kent ibrido, ecc.).
Valerianella. Volendo potete iniziare le semine dalla seconda quindicina di agosto.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Orto
Zucca. Tenete pulite le aiole, concimate in copertura e irrigate.
Zucchino. Tenete pulite le aiole,
concimate in copertura e irrigate. Procedete alla raccolta.
Interventi itosanitari
Cucurbitacee (anguria, cetriolo e cetriolino, melone, zucca e
zucchino). Per contenere le infezioni
di mal bianco (vedi foto G pubblicata su
«i Lavori» di maggio-giugno a pag. 24)
ricorrete a trattamenti con zolfo bagnabile-80 (bio, non classiicato o irritante,
30 grammi per 10 litri d’acqua), tempo
di sicurezza 5 giorni, o con azoxystrobin-23,2 (non classiicato, 8 ml per 10
litri d’acqua), tempo di sicurezza 3 giorni. Il secondo prodotto è eficace anche
contro le infezioni di peronospora (vedi
foto H pubblicata su «i Lavori» di maggio-giugno a pag. 24).
Patata. Contro la dorifora (vedi foto
E pubblicata su «i Lavori» di marzo-aprile a pag. 25) intervenite con azadiractina1 (bio, non classiicato o irritante), alla
dose di 1 ml per litro d’acqua, tempo di
sicurezza 3 giorni, oppure con il piretroide deltametrina-1,63 (irritante), alla dose di 8 ml per 10 litri d’acqua, tempo di
sicurezza 7 giorni. Questi preparati sono
eficaci anche contro la nottua terricola Agrotis segetum (foto A) e la tignola
Phthorimaea operculella (foto B).
Per ridurre i rischi di danno da parte delle nottue terricole, evitate le irrigazioni nell’ultimo periodo della coltivazione in quanto le ovodeposizioni sono favorite dalla presenza di terreno bagnato. Inoltre, non lasciate nel terreno le
patate già mature in quanto così facendo
aumenterebbero i rischi d’infestazione.
Pomodoro. Le piogge e le forti rugiade notturne favoriscono le infezioni di peronospora (vedi foto C pubblicata su «i Lavori» di maggio-giugno a
pag. 24). Per mantenere costantemente
protette le piante da questa malattia occorre intervenire con cadenza settimanale; siccome le raccolte avvengono a brevi intervalli di tempo, utilizzate preparati con brevissimo periodo di sicurezza.
In commercio esistono preparati rameici
(per esempio poltiglie bordolesi e solfato di rame tribasico, bio, non classiicato
o irritante a seconda della formulazione)
caratterizzati da un tempo di sicurezza di
appena 3 giorni. Tali preparati sono eficaci anche contro le altre malattie fungine, come per esempio septoriosi (vedi
foto D pubblicata su «i Lavori» di maggio-giugno a pag. 24), alternariosi (vedi
foto E pubblicata su «i Lavori» di magSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
A
B
C
D
Le più comuni avversità che colpiscono patata e pomodoro. Nottua terricola Agrotis segetum, 40 mm (A) e tignola Phthorimaea operculella, 10 mm (B) della patata.
Picchiettatura batterica (C) e maculatura batterica (D) su bacche di pomodoro
gio-giugno a pag. 24) e le infezioni batteriche di picchiettatura batterica (foto
C) e maculatura batterica (foto D).
PIANTE AROMATICHE
Basilico, maggiorana, origano,
rosmarino, salvia e timo
Nelle lunghe e calde giornate di luglio e di agosto il sole sembra indugiare nel cielo senza decidersi a tramontare. Per il nostro angolo delle aromatiche
è un periodo di intensa attività: continua
senza sosta l’emissione di nuovi germogli, sbocciano i iori, maturano i frutti,
iniziano le prime raccolte dei semi.
Lavori
Tenete sotto controllo le necessità
d’acqua delle piante e mantenete pulite
dalle infestanti le aiole tramite un’attenta zappatura.
Leggete sempre l’etichetta
dei prodotti antiparassitari!
Prima di effettuare un trattamento
antiparassitario è necessario leggere
attentamente l’etichetta del prodotto impiegato, la quale riporta le indicazioni utili all’impiego in sicurezza: preparazione, dosi e «tempi di sicurezza» (cioè l’intervallo di tempo,
espresso in giorni, che deve intercorrere tra il momento in cui si esegue il
trattamento e la raccolta).
La zappatura non è solo importante
perché elimina le infestanti e rompe le
eventuali croste formatesi in supericie,
ma soprattutto perché evita un’eccessiva perdita d’acqua del terreno per evaporazione. Nel suolo si formano infatti
dei canalicoli che permettono lo scambio d’acqua e aria con l’ambiente esterno; attraverso questi canali l’acqua presente negli strati profondi sale verso la
supericie per capillarità. In periodi caldi e siccitosi questo fenomeno aumenta
e, una volta raggiunta la supericie, l’acqua evapora provocando una forte disidratazione dello strato supericiale. Con
la zappatura, cioè rompendo il sistema
dei canalicoli, si interrompe la risalita e
l’evaporazione dell’acqua, lasciando più
fresco e umido il terreno: per questo motivo in campagna si è soliti dire che «una
zappatura vale mezza innafiatura».
Sia a causa delle alte temperature che del rigoglioso sviluppo, in questi due mesi la necessità d’acqua delle piante aumenta enormemente: cercate quindi di intervenire prontamente
con l’irrigazione in caso di necessità.
Evitate nel modo più assoluto di
operare nelle ore centrali della giornata, quando le temperature elevate e il
forte irraggiamento solare potrebbero far
sì che l’acqua d’irrigazione, riscaldata dal
contatto con gli strati supericiali caldi del
terreno, veicoli il calore in profondità provocando danni agli apparati radicali.
Irrigate quindi nelle prime ore del
mattino o alla sera, meglio se dopo
il calar del sole, con abbondanti quantità d’acqua: sono più utili poche e abbondanti irrigazioni piuttosto che frequenti
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Orto
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4
Piante aromatiche. Come realizzare una copertura ombreggiante. Dopo aver posizionato gli archi di tubo zincato a una distanza di 2 metri circa l’uno dall’altro (1)
– avendo cura di interrarne le estremità ino a circa 60 cm di profondità – facendovi aiutare da un componente della famiglia, stendete il telo ombreggiante (2). Fissate il telo con delle clip (3) in modo da assicurarlo contro forti colpi di vento. Ecco come si presenta l’aiola delle aromatiche a ine lavoro (4)
interventi con scarsi volumi d’acqua. Se
infatti si bagna il terreno in profondità,
le radici delle piante avranno a disposizione l’acqua per un periodo abbastanza
lungo, potranno esplorare con facilità il
terreno e ne trarranno sicuro giovamento. Con irrigazioni scarse risulteranno
invece umidi solo gli strati supericiali,
la perdita d’acqua per evaporazione sarà
rapida e le radici cercheranno di rimanere in prossimità della supericie, rendendo le piante meno ancorate al terreno e
più sensibili alla siccità.
Possibilmente evitate di bagnare
l’apparato fogliare in modo da limitare lo sviluppo di malattie fungine,
sempre possibili in questo periodo, ed
eventuali danni dovuti alla persistenza
di goccioline sulle foglie (queste ultime, agendo come piccole lenti, possono
concentrare i raggi solari ino a provocare ustioni e necrosi).
La realizzazione di un piccolo e semplice impianto d’irrigazione che utilizzi
manichette forate (come già accennato
ne «i Lavori» di maggio-giugno a pag.
25) vi permetterà da un lato di risparmiare acqua, irrigando solo là dove serve, e dall’altro di ridurre sensibilmente
il lavoro lasciando funzionare l’impianto nelle ore serali o notturne.
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In condizioni particolarmente critiche si possono realizzare coperture
ombreggianti con stuoie o reti ombreggianti che, riducendo l’irraggiamento
solare, proteggono le colture e limitano
l’evaporazione fogliare; in ogni caso assicuratevi che sotto le protezioni vi sia
un buon ricambio d’aria (vedi sequenza
fotograica nella pagina).
Nel bimestre proseguono le raccolte,
per le quali si rimanda alle avvertenze e
alle modalità riportate ne «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 24.
Vediamo ora come si presentano le
specie proposte per l’anno in corso e
quali sono le operazioni da effettuare
durante questi mesi.
chetti di tela, in luogo fresco e asciutto.
Se nel bimestre precedente avete preparato alcune talee erbacee, è tempo di
metterle a dimora ombreggiandole per
i primi 2-3 giorni e irrigandole quotidianamente sino a completo affrancamento.
Origano. Già dal mese di giugno, a
seconda delle zone, è iniziata la raccolta
delle iniorescenze; in questo bimestre
continuate a prelevarle non appena i iori iniziano ad aprirsi, legatele a mazzetti e appendetele ino a completo essiccamento in un luogo arieggiato e al riparo
dai raggi solari.
Rosmarino. Continuate a prelevare i getti più morbidi, sia per uso erboristico che culinario. Ricordate inoltre che
l’essiccazione del rosmarino è un’operazione molto semplice, basta infatti riunire i rametti raccolti in mazzetti e appenderli all’aria sotto un porticato; una volta essiccati la raccolta delle foglie si esegue tramite battitura.
Salvia. In questo periodo le piante
stanno maturando il seme; se non avete provveduto alla raccolta delle cimette in preioritura, intervenite prontamente con una potatura, in modo da dare alle piante il tempo suficiente per emettere nuovi germogli e per rinforzarsi prima
dell’autunno. Il materiale ottenuto dalla potatura può essere essiccato nei modi consueti e utilizzato per uso erboristico e culinario.
Timo. La raccolta si esegue falciando la pianta in piena ioritura, se il prodotto è destinato alla distillazione, mentre si preferisce intervenire a inizio ioritura se il prodotto è destinato a usi erboristici o culinari. La falciatura si esegue a un’altezza di 5-10 cm dal suolo per
non danneggiare le porzioni legnose delle piante, dalle quali si origineranno nuovi ricacci. Dopo la raccolta è bene provvedere ad alcune irrigazioni che permetteranno una pronta ripresa vegetativa.
Interventi itosanitari
Poiché in questi mesi proseguono
Basilico. Eliminate le iniorescenze attivamente le raccolte, è bene evitare
via via che appaiono e proseguite scalarmente la raccolta delle foglie. Potete poi
provvedere a essiccarle in strati sottili
all’ombra e in ambiente ventilato; maneggiatele con cura poiché tendono ad
annerirsi facilmente se stropicciate.
Maggiorana. Da inizio luglio incominciano le raccolte delle sommità iorite. Il prodotto raccolto, legato a mazzetti,
va fatto essiccare all’ombra e in ambiente
ventilato; quindi, a completa essiccazione, va conservato in vasetti di vetro o sac-
ogni intervento itosanitario e limitarsi all’asportazione di ogni pianta, o parte di essa, che si presenti ammalata o attaccata da parassiti. Il materiale
eliminato va allontanato dall’orto.
A cura di: Alberto Locatelli (Lavori: Ortaggi); Sandra Iacovone (Lavori: Carciofo); Aldo Pollini (Interventi itosanitari: Ortaggi); Lorenzo Roccabruna
(Lavori e interventi itosanitari: Piante
aromatiche).
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Terrazzo
no essere seguite con grande attenzione,
in modo che possano affrontare senza
alcuna dificoltà il periodo estivo.
vrebbero presentare uno o al massimo due frutti per mazzetto (vedi foto 2 pubblicata su «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 26). Nel caso
qualche mazzetto presenti più frutti, siete ancora in tempo a eliminare manualmente i più piccoli in eccesso.
Questa operazione inluirà solo sulla pezzatura dei frutti, e non sulla messa a frutto del prossimo anno, ormai già deinita.
In questo bimestre le piante possono
presentare e/o sviluppare ancora qualche germoglio troppo vigoroso, che deve essere cimato o eventualmente eliminato in modo che tutti i frutti siano ben
esposti alla luce e al sole.
Irrigazione. Mantenete moderatamente umida la terra dei vasi tramite quotidiane irrigazioni, da effettuare preferibilmente la sera o il mattino presto. La
mancanza o la scarsità d’acqua possono
infatti causare stress anche gravi alle piante – a ine giornata le foglie si presentano
poco turgide e «piangenti» – e determinare un ridotto accrescimento dei frutti.
Concimazione. Sospendete qualsiasi
tipo di concimazione a base di azoto, fosforo e potassio. È invece consigliabile
somministrare con l’acqua d’irrigazione
o con applicazione fogliare un concime
a base di calcio (ossido o cloruro di calcio) secondo dosaggio consigliato dall’etichetta, in genere 4-5 grammi per litro d’acqua. Ciò favorisce un accresci-
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
Diradamento dei frutticini e potatura verde. Le piante, a seguito della
cascola (caduta) naturale di giugno, do-
PIANTE DA FRUTTO
Lavori
In questo bimestre le due piante di
melo (1 e 2) e quella di pero (3) devo-
Piante da frutto. Cimate o eliminate i
germogli troppo vigorosi, se presenti, in
modo che tutti i frutti siano ben esposti
alla luce e al sole
Progetto di coltivazione di piante da frutto, da iore, ortaggi, aromatiche
e agrumi su un terrazzo di 32 metri quadrati
a cura di Alberto Locatelli
Come si presenta il terrazzo a ine luglio
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Porta-inestra
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Come si presenta il terrazzo a ine agosto
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Porta-inestra
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
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Terrazzo
Piante da frutto. Raccogliete frutti ben
maturi per apprezzare i profumi, gli aromi
e il sapore tipici della varietà. Nella foto,
pero con frutti pronti per essere raccolti
mento equilibrato del frutto ed evita lo
svilupparsi di butteratura amara (isiopatia che porta allo sviluppo di macchiette depresse più scure, conseguenza della suberiicazione della polpa, proprio al di sotto della buccia).
senta ancora caldo, in quanto le radici potrebbero subire dannosi shock termici.
Concimazione. Sostenete le piante con periodiche concimazioni, utilizzando un prodotto liquido speciico per
piante da iore (quindi con un alto contenuto di fosforo e potassio). Intervenite 2-3 volte la settimana, attenendovi alle dosi indicate in etichetta, anche
se la cosa migliore consiste nel concimarle a ogni irrigazione, aggiungendo
un tappino di concime liquido ogni 5 litri d’acqua.
In alternativa a questo tipo di concimazione, si possono inserire nel terriccio dei
vasi stick (bastoncini) di concime, comunemente reperibili nei garden center, che
rilasceranno gradualmente per circa 2 mesi i nutrienti a livello delle radici.
Altri lavori. Rimuovete assiduamente dalle piante i iori secchi e/o appassiti, non solo per una ragione estetica, ma
anche perché eviterete in tal modo che
le piante sprechino preziose energie per
produrre semi.
Raccolta. Raccogliete solo frutti ben
maturi: in questo modo potete apprezzare i profumi, gli aromi e il sapore tipici della varietà, cosa che solitamente
non succede con mele e pere acquistate
al supermercato.
PIANTE DA FIORE
Lavori
Durante i mesi di luglio e agosto le
piante di geranio (4), surfinia (5)
e lantana (6) sono nel pieno del loro
splendore. Per averle belle, iorite e in
salute occorre però irrigarle, concimarle e seguirle con appropriate cure. Ecco cosa fare.
Irrigazione. Durante luglio e agosto
la richiesta d’acqua da parte delle piante
è continua, pertanto non bisogna dimenticarsi di irrigarle neppure una sola volta.
In caso di «colpi di secco» le piante, oltre all’iniziale appassimento, possono presentare bruciature ai bordi delle
foglie, mancata ioritura per 10-15 giorni e diminuzione della dimensione delle
corolle. Per scongiurare questi inconvenienti, occorre mantenere il terriccio dei
vasi sempre umido, ma mai in eccesso.
Al momento delle irrigazioni somministrate acqua a temperatura ambiente,
evitando, per quanto possibile, di intervenire quando il terriccio si pre-
22
A
B
Piante da iore. Nei mesi di luglio e agosto le piante di geranio (A), surinia e
lantana sono nel pieno del loro splendore. Per mantenerle belle, iorite e in salute occorre però irrigarle (B), concimarle e seguirle con appropriate cure
(vedi testo)
Per evitare che le surfinie si «spoglino» alla base e producano iori solo
all’estremità della vegetazione, cimate
uno-due rami ogni settimana lasciando
un moncone di circa 5 cm di lunghezza. In questo modo si stimola la pianta a
produrre nuovi germogli, e quindi iori.
Proteggete le piante dai forti temporali estivi sistemandovi sopra teli di plastica, da issare alla ringhiera del terrazzo.
Nel caso una forte grandinata colpisca le vostre piante, ripulitele prontamente da foglie e rami rovinati. Irrorate
poi la vegetazione con un fungicida tipo Previcur Energy (attenetevi alle dosi
indicate in etichetta), per disinfettare le
ferite di taglio e scongiurare l’insorgenza di malattie di origine fungina. Inine
diradate le irrigazioni per almeno 10-12
giorni e concimate le piante 2-3 volte la
settimana per circa 15 giorni.
ORTAGGI E AROMATICHE
Lavori
Essendo luglio il mese in cui spesso
si veriicano le temperature più alte dell’anno – in alcune estati, però, temperature assai elevate si sono registrate anche in
agosto – seguite con la massima cura gli
ortaggi e le aromatiche con ripetute irrigazioni, ma senza mai esagerare.
Concimate pure in modo costante,
sempre senza eccedere, perché i frequenti apporti d’acqua dilavano (cioè
portano via) dai vasi parte dei nutrienti.
Durante il mese di agosto, invece, irrigate e concimate in misura via via più
contenuta a mano a mano che le temperature diminuiscono.
Vediamo di seguito gli altri lavori
che bisogna eseguire, per quanto riguarda gli ortaggi e le aromatiche in questo
bimestre.
Luglio. Irrigate e raccogliete entro la
ine del mese rucola (7) e cicoria da
taglio (8).
Irrigate il prezzemolo (10) moderatamente, ma senza far mai soffrire la
siccità alle piante. Raccogliete asportando le foglie a una a una, in modo da preservare il germoglio centrale che continua a produrre nuova vegetazione.
Irrigate e concimate con moderazione le piante di pomodoro (11 e 12),
issatele ai tutori e togliete i germogli alla base delle foglie (femminelle) via via
che si formano. Raccogliete.
Irrigate e concimate senza eccedere
peperone e peperoncino (13). Legate le piante ai sostegni e raccogliete.
Raccogliete secondo il bisogno seSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Terrazzo
A
B
C
Ortaggi e aromatiche. A-Sia in luglio che in agosto procedete alla raccolta dei pomodori. B-A metà agosto seminate nuovamente rucola, cicoria e lattuga da taglio, dopo aver rinnovato almeno in parte il terriccio dei vasi. C-Per tutto il bimestre continuate la raccolta della salvia in base alle esigenze di cucina
dano (14) ed erba cipollina (15); dano (14) ed erba cipollina (15);
concimate e irrigate con moderazione.
Irrigate, concimate e raccogliete salvia (16) e rosmarino (17).
Agosto. A metà mese seminate nuovamente rucola (7), cicoria da taglio (8) e lattuga da taglio (9), ma
solo dopo aver rinnovato, almeno in parte, il terriccio dei vasi.
Irrigate moderatamente il prezzemolo (10) e raccogliete come precedentemente indicato.
Irrigate e concimate con moderazione le piante di pomodoro (11 e 12),
issatele ai tutori e togliete i germogli alla base delle foglie (femminelle) via via
che si formano. Raccogliete.
Irrigate e concimate senza eccedere
peperone e peperoncino (13). Legate le piante ai sostegni e raccogliete.
Raccogliete secondo il bisogno se-
concimate e irrigate con moderazione.
Irrigate, concimate senza eccedere
e raccogliete salvia (16) e rosmarino (17).
AGRUMI
Lavori
Ecco le cure che bisogna dedicare
agli agrumi in vaso (18 e 19) in questo
bimestre.
Potatura. Eliminate i succhioni (cioè
i rami vigorosi a portamento assurgente), in modo che non sottraggano la preziosa linfa necessaria allo sviluppo dei
rametti orizzontali (che sono fruttiferi)
e alla maturazione dei frutti.
Irrigazione. Luglio e agosto sono
mesi molto delicati, in quanto le piante necessitano di abbondanti quantità
d’acqua, visto il periodo di piena vegetazione durante il quale inoltre i frutti si ingrossano e/o raggiungono la maturazione.
Il metodo più eficace per riconoscere quando una pianta coltivata in un vaso
di terracotta ha bisogno di essere irrigata
consiste nel battere con un martelletto in
un punto qualsiasi la parete del vaso: se
il suono risulta «aperto» (tac-tac) occorre irrigare senza indugio; se il suono risulta invece «chiuso» (toc-toc) signiica
che la pianta non ha bisogno d’acqua.
Per le piante coltivate in vasi di plastica occorre invece veriicare la parte
supericiale del terriccio e procedere di
conseguenza: se è secco irrigate, altrimenti rimandate l’intervento.
Se durante l’irrigazione vedete che
molta acqua esce dal fondo del vaso,
ripetete l’operazione dopo 2-3 ore, in
quanto il terriccio, troppo secco, non ha
potuto assorbire completamente l’acqua
somministrata.
Concimazione. Concimate una sola volta nel bimestre le piante con un
prodotto in granuli a lenta cessione (per
esempio Osmocote agrumi), attenendovi sempre alle dosi indicate in etichetta. Questo tipo di prodotto rilascerà gradualmente sino a ottobre tutti i nutrienti indispensabili alle piante per una corretta crescita e per l’ingrossamento dei
frutti.
A
B
Agrumi. A-Eliminate sempre e prontamente i succhioni, cioè i rami vigorosi a portamento assurgente. B-Concimate le piante con un prodotto in granuli a lenta cessione
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
A cura di: Gino Bassi (Lavori: Piante da
frutto); Luigi Vasarri - Azienda Lazzeri
(Lavori: Piante da iore); Alberto Locatelli (Lavori: Ortaggi e aromatiche); Stefano Bolognesi (Lavori: Agrumi).
23
Frutteto
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
Lavori
POMACEE
Melo
Nei mesi di luglio e agosto, con riferimento al Nord Italia, le pomacee si trovano nella fase vegetativa di «ingrossamento dei frutti» e, per le varietà precoci, nelle successive fasi di «invaiatura» (cambiamento di colore della buccia)
e «maturazione». Al Centro e al Sud l’anticipo è di 15-30 giorni e pertanto, a ine
bimestre, le piante possono trovarsi nelle
fasi di «invaiatura» e «maturazione».
1
Raccolta. Nel bimestre inizia la maturazione delle prime varietà: in luglio vi
sono le precocissime, che generalmente hanno una qualità molto scarsa e per
questo non le consigliamo; in agosto, invece, maturano le prime buone varietà, in particolare quelle del gruppo Gala
(Royal Gala, Galaxy, Obrogala, Brookield, Buckeye e altre ancora), molto gustose, ben colorate, facili da coltivare e
quindi adatte al piccolo produttore.
Descriviamo di seguito gli accorgimenti da seguire in fase di raccolta.
Innanzitutto, prima di incominciare
a raccogliere controllate che scale e cavalletti siano a posto, onde evitare pericolose cadute dall’alto durante il lavoro.
Pulite perfettamente i contenitori del-
2
Melo. 1-Le mele vanno raccolte delicatamente, trascinandole verso l’alto in modo che
il peduncolo rimanga integro attaccato al frutto. 2-Se il frutto viene solo tirato verso
di sé, senza voltarlo verso l’alto, spesso al peduncolo rimane attaccata anche la gemma portante con le sue foglie (vedi freccia), e ciò comporta un danno per le piante
1
2
Pomacee. 1-Questo tipo di cavalletti dotati di ruota anteriore sono molto agevoli
da usare per la raccolta delle mele e delle pere su alberi alti ino a circa 3 metri. 2I plateau di plastica sono ottimi contenitori per mele e pere, poiché solidi, facili da
pulire, agevoli da maneggiare e da sovrapporre gli uni agli altri
24
la frutta e il magazzino di stoccaggio e conservazione. Per le mele potete usare tutti i comuni contenitori di legno o plastica, dai plateau a
uno strato ai cassoni da 200-220 kg
di portata; questi ultimi ovviamente
richiedono adeguate attrezzature meccaniche per la movimentazione.
Il magazzino di stoccaggio deve essere inaccessibile ad animali che possono cibarsi delle mele, in particolare topi e uccelli. Se disponete di una cella frigorifera ricordate di portarla alla temperatura di regime prima della raccolta,
in modo da introdurre le mele in un ambiente già raffreddato. La temperatura
di regime dovrà essere di +1/+2 °C, con
un’umidità relativa superiore all’80%.
Qualche giorno prima di raccogliere sospendete l’irrigazione ed eseguite l’ultimo sfalcio del cotico erboso, in
modo che a operazioni concluse sia più
agevole ripulire il terreno dalle mele cascolate (cadute a terra).
Accingendovi alla raccolta ricordate che le mele sono frutti molto sensibili alle ammaccature, anche se apparentemente molto sodi; l’ideale è staccare i frutti dall’albero, selezionarli al momento e deporli delicatamente nei contenitori senza più rimaneggiarli per ulteriori selezioni di magazzino. Le mele vanno
staccate con il peduncolo; se esso si stacca crea una ferita nella cavità peduncolare attraverso la quale possono penetrare i
marciumi durante la conservazione.
La produzione destinata alla vendita
deve essere selezionata con cura secondo gli standard commerciali minimi di
ciascuna varietà relativamente a calibro,
colorazione ed esenzione da difetti pregiudizievoli. Nella produzione classiicata «non di prima qualità» sono tollerati solo piccoli difetti come, per esempio,
leggere ammaccature da grandine senza
lesione della buccia.
Per l’autoconsumo invece si scartano
solo le mele che presentano lesioni fresche che in breve tempo marcirebbero e
che, generalmente, sono dovute a grandine recente, attacchi di carpocapsa o beccate di uccelli. Le vecchie lesioni già ben
cicatrizzate, invece, non costituiscono più una via di ingresso per i
marciumi e, quindi, non pregiudicano la
conservazione delle mele in magazzino.
La raccolta va iniziata con vegetazione asciutta, appena si asciuga la rugiada mattutina. Se si sono veriicate piogge consistenti è meglio raccogliere dopo
qualche giorno, quando piante e terreno
hanno smaltito l’eccesso di umidità.
Le mele cascolate durante la raccolta vanno rimosse al più presto dal frutteSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Rovo senza spine
Ribes
Mirtillo
Lampone unifero e nero
Lampone bifero
Olivo
Castagno
Actinidia
Mandarino
Limone
Clementine
Arancio
Mandorlo
Ciliegio
Susino
Albicocco
Pesco e nettarina
Pero
Melo
lug.
ago.
●[5]
●[5]
●[5]
●[5]
ago.
●[5] ●[5]
●[5]
●[5]
●[5]
●[5]
●
●[3]
lug.
Concimazioni
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
lug.
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
ago.
Interventi
itosanitari
lug.
lug.
●
●
●
● ●
●[7] ●[7]
●[8] ●[8]
●[9]
●
●[2]
●[2]
●
●
●
●[4]
ago.
Potatura
● ●[2]
● ●[2]
● ●
● ●
● ●
● ●[4]
ago.
Innesti
lug.
ago.
Diradamento
dei frutti
[1] In alternativa, lavorazione supericiale del terreno. [2] Inclinazione dei nuovi germogli. [3] Concimazione chimica in caso di necessità. [4] Sol
tradizionali. [5] Concimazione fogliare. [6] Solo lavorazioni del terreno. [7] Eliminazione dei polloni. [8] Eliminazione di polloni e succhioni. [9]
Piccoli frutti
Altre specie
importanti
Agrumi
Drupacee
Pomacee
Specie
Nuovi
impianti
a cura di Silvio Caltran
FRUTTETO. Operazioni colturali in corso (●) nei mesi di luglio e agosto per le prin
Frutteto
to, prima che marciscano; lasciate a terra costituiscono anche un richiamo alimentare per le arvicole, i topi campagnoli, molto pericolose per il melo e per
altre piante da frutto.
Le varietà precoci, come quelle del
gruppo Gala prima citate, hanno generalmente una maturazione scalare, per
cui conviene raccoglierle in due o tre
passaggi intervallati di circa una settimana l’uno dall’altro: al primo passaggio si staccano le mele più grosse e colorate che si trovano nelle parti esterne
della chioma; successivamente si raccolgono quelle più interne al fogliame,
le quali hanno così qualche giorno in più
per maturare bene.
L’epoca di raccolta delle varietà precoci non deve essere posticipata di molti giorni rispetto al periodo ideale, poiché nel bimestre le temperature ancora
alte accelerano i processi di maturazione e in pochi giorni si può avere sovramaturazione con perdita di consistenza
della polpa e diminuzione della conservabilità. Le mele del gruppo Gala, poi,
se si raccolgono con qualche giorno in
ritardo, vanno molto soggette a piccole
spaccature della buccia nella cavità peduncolare attraverso le quali possono rapidamente penetrare i marciumi.
Ricordiamo che la durata della conservazione delle mele precoci è breve e
raramente supera le 3-4 settimane. Poste
in cella frigorifera, invece, rimangono
sode e croccanti per alcuni mesi.
Irrigazione. Tale pratica trova la sua
massima utilità in questo bimestre che
è il più caldo, e spesso il più siccitoso,
della stagione.
Nell’eseguire questa pratica seguite le indicazioni fornite ne «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 32. Qualora l’andamento stagionale dovesse essere particolarmente siccitoso e caldo, potete
abbreviare di uno o due giorni i turni irrigui, e quindi dare acqua ogni 4-5 giorni nei terreni sabbiosi e ghiaiosi e ogni
8-10 giorni in quelli argillosi.
Spesso in questo bimestre vi può essere una minor disponibilità d’acqua
rispetto ad altri periodi dell’anno, per
esempio a causa dell’abbassarsi delle
falde per chi pesca da pozzi, oppure per
restrizioni di impiego dell’acqua pubblica imposte dalle amministrazioni locali
nei periodi siccitosi. In questo caso dovete ottimizzare l’irrigazione per evitare
sprechi e, nel contempo, usare al meglio
l’acqua disponibile.
Ovviamente se coltivate varie specie da frutto e anche altre colture orticole, come avviene per la maggioranza dei
26
Melo. Nello scorso anno il grande caldo
della seconda metà di agosto ha causato imponenti cascole di mele in pre-raccolta (nella foto meli della varietà Imperatore). Il danno è particolarmente elevato nelle piante giovani, nelle quali la
maggior parte dei frutti è esposta direttamente al sole (i frutti ombreggiati dal
fogliame sono meno soggetti a questo
inconveniente)
Melo. L’irrigazione «a pioggia lenta»
è molto diffusa nelle aree
con elevata disponibilità di acqua
piccoli produttori, dovete decidere quali specie privilegiare in base alle vostre
priorità produttive. Nell’ambito della
sola coltivazione del melo, comunque,
se dovete scegliere a quali piante dare
più acqua e a quali meno, tenete presenti questi semplici concetti:
– irrigate prioritariamente le piante cariche di frutta; quelle poco cariche o senza
produzione possono superare la siccità
senza gravi ripercussioni negative;
– i meli su portinnesti deboli (EM 9 ed
EM 26) hanno più bisogno di acqua rispetto a quelli su portinnesti forti ( il
franco specialmente);
– le piante in allevamento sono più sensibili alla siccità rispetto a quelle adulte;
in particolare i meli al primo anno d’impianto possono anche morire per mancanza d’acqua: irrigateli quindi regolarmente ogni 5-6 giorni con 10-20 litri di
acqua per pianta localizzata alla base del
fusto, senza bagnare l’intera supericie
del frutteto, per economizzare l’acqua;
–
non fate irrigazioni sotto dosate;
è meglio effettuare un’irrigazione
normale e poi allungare il turno piuttosto che fare due irrigazioni ravvicinate
con poca acqua;
– irrigate possibilmente di notte o di
primo mattino quando la temperatura è
più bassa, l’umidità dell’aria più alta e
la ventosità più scarsa rispetto al pieno
giorno. Tali fattori diminuiscono infatti le perdite di acqua per evaporazione e
danno più tempo all’acqua irrigua di penetrare in profondità nel terreno.
Gestione del suolo. Tale pratica è importante per contrastare gli effetti negativi della siccità poiché, eliminando l’erba
con gli sfalci o le lavorazioni, tutta l’acqua presente nel terreno rimane disponibile per gli alberi da frutto. Nei frutteti non irrigui e a giacitura piana, il metodo di gestione del suolo più eficace per
contrastare la siccità rimane comunque
la lavorazione, poiché con essa si rompono i vasi capillari supericiali del suolo
attraverso i quali evapora molta acqua.
Eseguite questi lavori seguendo le indicazioni fornite ne «i Lavori» di marzoaprile, a pag. 30.
Al termine di ogni intervento di gestione del suolo, passate a eliminare i
polloni radicali sfuggiti all’azione delle
macchine operatrici; qualora siano piccoli e ancora erbacei potete agevolmente
toglierli a mano, altrimenti dovete usare
un attrezzo manuale, come una forbice
da potatura o una zappa tagliente.
Man mano che i rami della parte bassa della chioma si piegano verso terra per
l’aumento di peso delle mele dovete rimetterli in assetto orizzontale, legandoli a
un ramo o a un ilo di sostegno più alti, in
modo che non siano di intralcio per i lavori di gestione del suolo; usate allo scopo spaghi non estensibili, in modo che il
ramo legato mantenga la posizione data.
Danni da grandine. Nelle zone soggette a grandinate in questo bimestre il
rischio di danni è molto alto.
I danni leggeri, costituiti da semplici
ammaccature della buccia senza lesioni, non compromettono la produzione
per l’autoconsumo in quanto inluiscono solo sull’aspetto mentre la conservaSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
bilità delle mele rimane la stessa. Per la
produzione destinata al mercato, invece,
i danni sono signiicativi poiché le ammaccature determinano scarto commerciale o, nella migliore delle ipotesi, declassamento qualitativo.
Quando si veriicano lesioni della buccia i casi sono due: se l’evento grandinigeno è lontano dalla raccolta quanto basta a far cicatrizzare le ferite, per l’autoconsumo si può recuperare buona parte
della produzione poiché dalle ferite ben
chiuse non penetrano i marciumi; il danno commerciale, invece, rimane sempre
elevato. Se, al contrario, la grandinata si
veriica in prossimità della maturazione,
le lesioni non avranno più tempo per cicatrizzare e saranno una facile via di ingresso per i marciumi: in tal caso sia per
l’autoconsumo che per il mercato le mele lesionate sono da scartare.
Per grandinate di leggera o media
violenza, dopo le quali rimane in pianta la maggior parte delle foglie, pur se
lesionate, e i frutti presentano solo ammaccature o leggere lesioni della buccia,
non è necessario intervenire con particolari pratiche colturali, poiché il melo ha
una buona capacità di cicatrizzare le ferite della corteccia e dei frutti.
Per eventi più violenti che causano
gravi lesioni a frutti, foglie e corteccia,
invece, conviene staccare appena possibile le mele irrimediabilmente danneggiate, in modo che l’attività fotosintetica
delle foglie rimaste vada a esclusivo vantaggio della cicatrizzazione delle ferite
del legno e dei frutti salvabili. Non serve,
invece, effettuare alcuna potatura per non
togliere ulteriori foglie alla vegetazione
già compromessa dalla grandine.
Dopo temporali molto violenti controllate l’integrità del vostro impianto di
rete antigrandine, in quanto il forte vento associato al peso della grandine sui
teli può destabilizzare qualche palo di
sostegno mal ancorato al terreno o provocare lacerazioni sulla rete.
Melo. Nei frutteti non irrigui la lavorazione del suolo è il metodo di gestione
più eficace per contrastare la siccità
da realizzare e perché la percentuale di attecchimento è molto alta, vicina al 100%.
Per l’innesto a gemma dormiente i
portinnesti devono essere in attiva crescita vegetativa, in modo che la corteccia si stacchi bene dal legno sottostante: per favorire questa condizione si può
eseguire una concimazione azotata con
nitrato di calcio 15-20 giorni prima dell’innesto e irrigare abbondantemente in
modo da stimolare la spinta vegetativa.
Se nonostante questi accorgimenti
arrivate al momento dell’innesto senza
che la corteccia si stacchi bene vi conviene optare per l’innesto a scheggia,
il quale non richiede questa condizione
per essere eseguito.
Collegandovi al nostro sito Internet
po tete vedere gratuitamente due
ilmati, ciascuno della durata di circa un
minuto e mezzo, nei quali il nostro esperto vi spiega come si eseguono questi innesti: cliccate su www.vitaincampagna.
it/rdVic/video4.asp (innesto a gemma
dormiente) e su http://www.vitaincam
pagna.it/rdVic/video10.asp (innesto a
scheggia).
Inoltre, entrambi gli innesti sono descritti nella «Guida illustrata alla propagazione delle piante da frutto e della vite», supplemento al n. 2/2007 [1].
Come già più volte ricordato, prelevate le marze da piante della cui rispondenza varietale e della cui sanità siete certi.
Le nuove piante ottenute, infatti, riprodurranno fedelmente le caratteristiche
della pianta madre e da essa erediteranno anche eventuali malattie trasmissibili con l’innesto che sono generalmente dovute a virosi e itoplasmi.
Una delle virosi più frequenti è il mosaico (vedi foto A), il cui sintomo più evidente è la presenza sulle foglie di macchie
bianco-giallastre a contorno deinito.
La malattia da itoplasmi più pericolosa, invece, è quella che causa gli scopazzi (vedi foto B), particolarmente diffusa sulle piante vecchie: i rami presentano un affastellamento di germogli che
ricorda le tradizionali scope usate un
tempo in campagna.
I sintomi di queste due malattie solitamente non compaiono su tutta la chioma degli alberi infetti, ma solo su una
parte delle foglie o dei rami. Ciononostante tutto l’albero è malato
per cui, anche se si prelevano le marze
da rami che non presentano sintomi, la
malattia sarà comunque presente e si
trasmetterà alle nuove piante ottenute.
Le malattie causate da funghi o insetti, invece, sono molto meno pericolose poiché non vengono trasmesse
con l’innesto; per non correre rischi basta prelevare le marze da rami sani anche se in altre parti della chioma della
pianta madre sono presenti rami colpiti.
Le marze vanno prelevate su rami
dell’anno di buon vigore, che a questo
punto della stagione sono già ben ligniicati. Appena tagliate le marze eliminate le foglie, mantenendo solo un picco-
Prevenzione della butteratura amara. Per tutto il bimestre proseguite i trattamenti con cloruro di calcio per la prevenzione della butteratura amara seguendo le indicazioni date ne «i Lavori»
di maggio-giugno, a pag. 33.
Innesti a gemma dormiente e a
scheggia. Nella seconda e terza decade
di agosto si possono eseguire gli innesti
a gemma dormiente o a scheggia sui portinnesti messi a dimora durante l’inverno.
Questi tipi di innesto sono quelli più frequentemente usati nell’attività vivaistica
professionale, poiché sono facili e veloci
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
A
Melo. A-Il mosaico è una delle virosi più
frequenti; si manifesta sulle foglie con
macchie bianco-giallastre a contorno deinito. B-Con il nome di «scopazzi del melo» viene indicata una pericolosa malattia da itoplasmi, che si manifesta con un
anomalo affastellamento dei germogli
B
27
Frutteto
C
Pomacee. C-In questo bimestre c’è il
rischio di attacchi del rodilegno giallo;
nella foto, la larva 50-60 mm
lo moncone di 1-2 centimetri di picciolo, e immergete la loro base in acqua per
evitare la disidratazione. Se deve passare qualche ora dal prelievo all’esecuzione dell’innesto, conviene metterle dentro un sacchetto di plastica con un batuffolo di cotone ben bagnato, che garantisca l’umidità interna, e tenerle all’ombra
per evitare il surriscaldamento.
Per l’esecuzione dell’innesto dotatevi di un apposito coltello molto afilato.
Preparate la marza prelevando uno scudetto di legno con al centro una gemma;
introducete lo scudetto nell’apposito taglio già effettuato nel portinnesto. Legate tutta la ferita con raia o con l’apposito nastro di plastica lasciando scoperta
la sola gemma con il moncone fogliare.
Sui portinnesti deboli EM 9 ed EM 26
l’innesto va eseguito circa 15 cm fuori
terra, in modo che vi sia una buona porzione di portinnesto che faccia da freno
alla vigoria della varietà sopra innestata.
Tenete in grande considerazione
questo aspetto poiché se l’innesto è
eseguito più vicino a terra, pur senza che
vi sia affrancamento, cioè emissione di
radici dalla varietà innestata, la vigoria
del futuro albero sarà maggiore di quella
preventivata vaniicando i notevoli vantaggi offerti da questi portinnesti.
Cure dei nuovi impianti. In questo bimestre di piena estate dovete avere grande cura degli alberi al primo anno d’impianto. Innanzitutto garantite regolari apporti di acqua se mancano le
piogge, come prima prima indicato.
Controllate, poi, per tutto il bimestre il
fusto di ogni albero per notare al più presto le gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina, vedi foto C), molto pericoloso e diffuso. Le larve di questo insetto
nascono sulle foglie o sulle punte dei germogli, dove compiono la prima parte del
loro ciclo di sviluppo, e poi si trasferiscono sui fusti scavando una galleria che va
dal basso verso l’alto.
I danni su foglie e germogli non compromettono più di tanto la vitalità del-
28
l’albero colpito; invece le gallerie nel
fusto portano al suo disseccamento e alla necessità di ricostituire l’albero perdendo quindi un anno di vegetazione. Le
gallerie possono anche partire dal portinnesto, e in questo caso l’albero è quasi sempre compromesso.
Questo insetto è dannoso anche negli
alberi di due o più anni, ma il danno diventa sempre meno compromettente man
mano che aumenta il diametro dei rami.
Tenete sempre libera dall’erba la base
della pianta: dalla sua galleria la larva
espelle infatti escrementi, che si accumulano sul terreno rendendo palese l’attacco al buon osservatore. Quando vi accorgete della presenza di una galleria,
uccidete la larva introducendo in profondità un ilo di ferro dal foro di entrata.
Negli alberi in allevamento non vi
sono particolari interventi di potatura
verde da eseguire, fatta esclusione per
l’inclinazione in orizzontale dei germogli a portamento assurgente man mano
che la loro lunghezza raggiunge i 40-50
cm, come indicato nella recente «Guida illustrata alla potatura delle piante
da frutto: pomacee e drupacee», supplemento al n. 10/2011, a pag. 13.
Pero
I lavori di gestione del suolo, l’irrigazione, gli innesti a gemma dormiente e a scheggia, nonché le cure dei nuovi impianti vanno eseguiti con le medesime modalità indicate per il melo.
Raccolta. In luglio maturano le varietà precoci, tutte di modeste o scarse caratteristiche organolettiche e brevissima
Pero. La varietà Carmen matura verso
metà luglio e sta trovando una certa diffusione commerciale. Come tutte le varietà precoci ha brevissima conservabilità per cui, non essendovi possibilità di
conservare la produzione per molte settimane, la quantità da produrre deve essere commisurata al consumo effettivamente previsto (vedi indirizzi vivai a ine rubrica)
conservabilità. Solitamente i frutti devono essere consumati nell’arco di una settimana dalla raccolta, dopo di che perdono rapidamente consistenza andando incontro al disfacimento della polpa.
Conservati in frigorifero durano qualche
giorno in più.
Le uniche varietà precoci che hanno una certa diffusione commerciale sono Butirra Precoce Moretini, Carmen e
S. Maria, che maturano nella seconda
quindicina di luglio.
In agosto, invece, maturano le prime
varietà interessanti, costituite da William
e Conference. Sono ambedue ottime per
caratteristiche organolettiche e produttività e per questo sono molto adatte sia
per l’autoconsumo che per il mercato.
William (di cui esiste anche una selezione a buccia rossa chiamata Max Red Bartlett) si raccoglie nella seconda decade di
agosto, Conference nella terza.
Per quel che riguarda le operazioni
di raccolta delle pere valgono in linea
di massima le stesse indicazioni fornite per le mele, fatta eccezione per i seguenti aspetti:
– la maturazione è abbastanza omogenea in tutto l’albero, per cui la raccolta
può essere fatta in un unico passaggio e
non in due come nelle mele;
– poiché le pere hanno un peduncolo
lungo e sono pendenti rispetto al ramo
portante, per staccarle basta impugnarle
e tirarle ruotandole verso l’alto;
– la conservazione in frigorifero deve essere fatta a una temperatura di +0,5-1 °C,
quindi un po’ più bassa rispetto al melo.
Le pere da conservare in magazzino o in frigorifero vanno raccolte a uno
stadio di maturazione piuttosto precoce, appena il colore verde della buccia
schiarisce un po’, prima che vi sia il viraggio verso il giallo.
Se, invece, desiderate raccogliere le
pere ben mature in pianta, per portare al
massimo le loro caratteristiche gustative e consumarle subito, attendete qualche giorno in più, quando la buccia è un
po’ ingiallita; ricordate, però, di
non posticipare troppo lo stacco
poiché molte varietà, specialmente William, vanno soggette a cascola preraccolta, un fenomeno repentino che in pochissimi giorni può far cadere a terra
buona parte dei frutti.
Danni da «brusone». Il pero in estate è soggetto al cosiddetto «brusone»,
che si manifesta con disseccamenti delle foglie a partire dalle parti più interne
e basse della chioma per poi estendersi
verso l’esterno. Non si tratta di una malattia causata da agenti patogeni (funghi,
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
Pero. Il «brusone» si manifesta con disseccamenti delle foglie a partire dalle
parti più interne e basse della chioma: si
tratta di uno scompenso isiologico – dovuto a periodi prolungati con temperature superiori a 32-33 °C, bassa umidità
relativa dell’aria e ventilazione costante
– che risulta accentuato in caso di attacchi di ragno rosso, poiché le punture dell’acaro sulle foglie aumentano la perdita
di acqua. Nel particolare: foglia con decolorazioni causate da ragno rosso e con
manifestazioni del brusone (vedi frecce)
batteri, virus o altro), bensì di uno scompenso isiologico che insorge quando si
veriicano per alcuni giorni temperature superiori a 32-33 °C associate a bassa
umidità relativa dell’aria e costante ventilazione. Queste situazioni meteorologiche causano una forte perdita di acqua dalle foglie per evapo-traspirazione,
perdite che le radici non riescono a compensare suficientemente con l’assorbimento radicale di acqua dal suolo.
L’albero va così in carenza d’acqua e
le foglie più interne e ombreggiate della
chioma, meno utili all’attività fotosintetica della pianta di quelle esterne e ben soleggiate, vengono «abbandonate» e non
più nutrite, e in pochi giorni si seccano.
Il brusone si veriica anche se il terreno è ben dotato di umidità per precedenti piogge o irrigazioni, e specialmente
nei peri innestati su cotogno la cui non
perfetta afinità d’innesto rallenta il regolare transito della linfa nel callo di cicatrizzazione.
La varietà più soggetta al brusone è
Conference.
La presenza di attacchi di ragno rosso (Panonychus ulmi) accentua il brusone poiché le punture di nutrizione fatte
da questo acaro sulle foglie aumentano
la perdita di acqua.
Non vi sono rimedi risolutivi per questa isiopatia; l’unica cosa che può dare
qualche vantaggio è l’irrigazione a pioggia eseguita in pieno giorno per alcune
ore, allo scopo di mitigare un po’ la calura all’interno del frutteto.
Altri lavori. A inizio luglio procedete allo sfalcio del cotico erboso che avevate lasciato liberamente sviluppare nei
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
mesi scorsi per creare l’ambiente adatto
allo sviluppo degli antocoridi, gli insetti predatori della psilla. A questo punto della stagione, infatti, essi si sono già
trasferiti dal prato al fogliame del pero
per predare il parassita.
Negli alberi in allevamento per tutto il bimestre procedete all’inclinazione
dei nuovi germogli di rivestimento della
struttura scheletrica man mano che essi
raggiungono la lunghezza di 40-50 cm.
Inclinateli di circa 60° rispetto alla verticale impiegando come di consueto spaghi non elastici o pesetti di cemento.
Interventi itosanitari
per le pomacee
Il controllo della ticchiolatura (vedi foto D a pag. 30) durante la stagione
estiva è molto più agevole rispetto al periodo primaverile. Le infezioni primarie,
di cui abbiamo parlato nei lavori dei mesi scorsi, sono ormai totalmente esaurite. Se nel frutteto non sono presen-
Leggete sempre l’etichetta
dei prodotti antiparassitari!
Prima di effettuare un trattamento
antiparassitario è necessario leggere
attentamente l’etichetta del prodotto impiegato, la quale riporta le indicazioni utili all’impiego in sicurezza: preparazione, dosi e «tempo di sicurezza» (cioè l’intervallo di tempo,
espresso in giorni, che deve intercorrere tra il momento in cui si esegue il
trattamento e la raccolta dei frutti).
ti macchie di ticchiolatura, né su frutti
né sulle foglie, se ne riparlerà il prossimo anno. Per veriicarlo è necessario un
controllo adeguato, per esempio su 100
foglie e 100 frutti scelti a caso nel vostro appezzamento, a diverse altezze, su
almeno 10 piante.
Se sono presenti macchie è invece necessario proteggere la vegetazione, ma
solo in caso di piogge. Intervenite con
ossicloruro di rame-20 (bio, non classiicato), alla dose di 100 grammi per 100 litri di acqua. Il tempo di sicurezza è variabile in base al tipo di formulato commerciale ed è veriicabile consultando l’etichetta. In ogni caso sospendete gli interventi almeno un mese prima della raccolta per evitare il rischio di residui.
In realtà il danno fatto dalla ticchiolatura in questo periodo è veramente molto limitato. Spesso consiste in leggere e
piccole macchioline sui frutti che non
danneggiano più di tanto la produzione,
specialmente se il frutteto è a conduzione familiare e la produzione è destinata
al consumo proprio.
Il motivo principale per cui si effettuano questi interventi, in caso di presenza di macchie, è che se riuscite a limitare
il più possibile la presenza della malattia
sul inire della stagione, avrete meno problemi e comunque attacchi meno intensi nella prossima annata. Infatti le nuove infezioni di ticchiolatura, alla ine dell’inverno, partono dai residui delle foglie
cadute a terra l’anno precedente. Quindi
meno foglie sono ammalate, minore sarà
il livello di infezione il prossimo anno.
Molto più problematico è il controllo della maculatura bruna (vedi foto E
a pag. 30). Questa avversità interessa alcune delle più importanti varietà di pero (Abate Fétel, Conference, Decana del
Comizio, Kaiser, Passacrassana) e solo
alcune zone del territorio nazionale, per
esempio la Pianura Padana, dove d’altra
parte è presente la maggior parte della
supericie coltivata a pero.
Questa malattia è pericolosa per tutta
la stagione, ino alla raccolta. Il momento in cui si veriicano le infezioni non è
facilmente valutabile, quindi, nelle zone dove la maculatura è presente, occorre sempre tener «coperta» la vegetazione
con un prodotto fungicida. Trattate quindi ogni 7 giorni con prodotti rameici, per
esempio ossicloruro di rame-20 (bio, non
classiicato), alla dose di 100 grammi per
100 litri di acqua, rispettando il tempo di
sicurezza indicato in etichetta.
In questo periodo è necessaria un’attenta osservazione del frutteto per
veriicare la presenza del colpo di fuoco batterico. Di questa pericolosa batte-
29
Frutteto
D
E
F
G
Pomacee. D-In questo periodo, in presenza di macchie da ticchiolatura, è necessario proteggere ancora la vegetazione con
opportuni trattamenti, ma solo in caso di piogge. E-Sintomi della maculatura bruna su frutti di pero; questa malattia è pericolosa ino alla raccolta. F-Danni da carpocapsa (nel particolare: adulto, 15-22 mm di apertura alare) su frutti di melo. GTra i tortricidi ricamatori, l’eulia attacca in genere nel mese di luglio; nella foto: adulto, 15 mm di apertura alare
riosi, il cui controllo è obbligatorio per
legge, dal momento che è regolamentato da un Decreto di lotta obbligatoria, si
è parlato in un articolo pubblicato sul n.
4/2012, a pag. 34.
In questo periodo si possono osservare disseccamenti dei germogli e dei rami, e cancri sui rami dai quali, dopo periodi piovosi, potrebbe fuoriuscire essudato batterico, una sostanza rossastra e
appiccicosa che permette la diffusione
della malattia. Le parti di pianta infette
devono essere asportate, tagliando almeno 70 cm sotto il sintomo; le piante colpite in modo grave, cioè con cancri sul
fusto, vanno estirpate. Il tutto deve essere bruciato e gli attrezzi utilizzati per i
tagli vanno disinfettati con benzalconio
cloruro (prodotto reperibile in farmacia
o presso molte rivendite di prodotti itosanitari) alla dose di un grammo ogni litro di acqua. In ogni caso avvisate il Servizio itosanitario della vostra Regione
se individuate sintomi sospetti.
Durante la stagione calda sono però gli insetti a farla da padroni. Tra la
ine di giugno e luglio si ha la seconda generazione della carpocapsa (vedi foto F), in agosto la terza generazione. Mentre gli interventi contro la
prima generazione sono posizionabili con relativa precisione, anche se non
si utilizzano le trappole a feromoni sessuali, per queste generazioni estive è
molto più dificile, dal momento che da
zona a zona possono esserci differenze notevoli nello svolgimento dei voli degli adulti e quindi nella deposizione delle uova e nella nascita delle larve.
Non avere le trappole significa
quindi rischiare di trattare a vuoto o
non trattare quando sarebbe necessario.
Se avete le trappole quindi, intervenite al superamento della soglia di 2 adulti per trappola per settimana, trattando
dopo 4-5 giorni con spinosad-44,2 (bio,
non classiicato, 7 giorni di tempo di si-
30
curezza) alla dose di 25 grammi per 100
litri di acqua, oppure con virus della granulosi (bio, non classiicato o irritante,
3 giorni di tempo di sicurezza) alla dose di 10 grammi per 100 litri di acqua; il
trattamento con il virus si ripete dopo 8
giorni. Lo spinosad può essere utilizzato
al massimo tre volte all’anno sullo stesso
appezzamento e non si possono effettuare più di due interventi consecutivi.
Se non avete le trappole, ricordatevi di comprarle per l’anno prossimo.
Nel frattempo intervenite approssimativamente nei primi giorni di luglio con i
prodotti indicati precedentemente.
Anche i tortricidi ricamatori possono creare problemi in questo periodo. Il particolare l’Eulia (vedi foto G),
che attacca in genere nel mese di luglio,
la Pandemis e l’Archips, attivi in genere
tra la ine di luglio e la metà di agosto.
Per il controllo di questi insetti è possibile utilizzare le trappole a feromoni, intervenendo circa 15 giorni dopo il superamento della soglia, che è di 50 adulti
complessivi per Eulia e 15 adulti complessivi per Pandemis o Archips, oppure 30 adulti considerando le catture totali di Pandemis e Archips.
Utilizzate Bacillus thuringiensis var.
kurstaki-6,4 (bio, non classificato, 3
giorni di tempo di sicurezza) alla dose
di 100 grammi per 100 litri di acqua, impiegabile anche in agricoltura biologica,
ripetendo il trattamento dopo 10 giorni.
In alternativa utilizzate spinosad, nel caso dobbiate trattare anche contro la capocapsa (vedi indicazioni sopra).
Nel caso osservaste, su germogli, foglie o frutti, la presenza della psilla e in
particolare della melata che essa produce, intervenite tempestivamente effettuando lavaggi con sali di potassio degli
acidi grassi-49 (bio, non classiicato) alla dose di 1,5-2 kg per 100 litri di acqua.
Intervenite nelle primissime ore del giorno in giornate previste soleggiate, poiché
l’azione dei raggi solari combinata con
quella del lavaggio darà i risultati migliori. L’intervento degli antocoridi, eficaci predatori della psilla, consente di
solito un controllo molto buono.
DRUPACEE
Nei mesi di luglio e agosto, con riferimento al Nord Italia, le drupacee si trovano nelle fasi vegetative di «ingrossamento del frutto», «invaiatura» (cambiamento
di colore della buccia) e, per la maggior
parte delle specie e delle varietà, nella fase di «maturazione»; al Centro e al Sud
l’anticipo è mediamente di 15-30 giorni.
Lavori
Pesco e nettarina
Potatura. Per la potatura verde delle piante in allevamento e in produzione rimandiamo alla recente «Guida illustrata alla potatura delle piante da frutto: pomacee e drupacee», supplemento
al n. 10/2011. Chi non fosse in possesso
della Guida può acquistarla contattando
il nostro Servizio abbonamenti (Tel. 045
8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail:
[email protected]).
Irrigazione. In questo bimestre la distribuzione di acqua è quanto mai necessaria per ottenere frutti di buona qualità.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
Fino alla fase di «frutto-noce» – la
quale nelle varietà tardive che maturano in settembre può durare tutto maggio,
giugno e parte di luglio – il pesco consuma pochissima acqua, specialmente
se innestato su portinnesti vigorosi. Il
grande fabbisogno di acqua si veriica
30-40 giorni prima della maturazione,
da quando i frutti iniziano a ingrossare.
Un altro fattore che inluenza il consumo d’acqua delle piante – da tener presente assieme al tipo di terreno e alla concimazione effettuata in precedenza – è la
quantità di produzione. Corrette potature
verdi limitano il fabbisogno di acqua.
Nella fase di maturazione i peschi
che hanno una produzione di 50-60 kg
di frutti per albero consumano molta acqua nelle giornate calde e ventose, meno
in quelle calde ma senza vento.
Ricordate anche che concimazioni
chimiche eccessive portano l’albero ad
avere più bisogno di acqua.
Quando irrigate, dovete bagnare almeno i primi 20-30 cm di terreno, che è lo
spazio comunemente esplorato dall’apparato radicale. Prima di effettuare l’irrigazione successiva appurate, con il badile, ino a che profondità il terreno è asciutto; dopo l’irrigazione controllate, sempre
con il badile, se il terreno è stato bagnato
correttamente. Il turno irriguo (cioè i giorni che intercorrono tra un’irrigazione e la
successiva) va quindi adattato alle necessità della pianta date appunto dal tipo di
terreno, dal portinnesto, dall’esposizione,
dalla ventosità della zona, ecc.
A riguardo, ricordatevi che una pioggia di 10 mm bagna un terreno di medio impasto ino alla profondità di circa
7 cm ed è quindi necessario distribuire
mediamente 30 mm, cioè 30 litri d’acqua per metro quadrato.
Nel pesco il primo sintomo di necessità di acqua non è l’appassimento del-
1
Pesco. 1-Tra i diversi sistemi di irrigazione, quello a scorrimento è sicuramente
da abbandonare per la dificoltà di gestire correttamente frequenza (turni) e
quantità di acqua (volumi). 2-Tra i sistemi di microirrigazione, quello con microjet consente di regolare profondità e ampiezza di bagnatura, è tra i migliori ed
è adattabile a differenti tipi di terreno
le foglie, ma un leggero raggrinzimento
del frutticino che si trova ancora in fase
di «frutto noce». Questi leggeri ma
temporanei appassimenti del frutto
non pregiudicano tuttavia pezzatura e
sapore inale.
Dopo la raccolta le piante si possono irrigare molto meno senza che questo comporti sofferenza eccessiva con
caduta di foglie.
Ricordiamo inine che la supericie
da irrigare non è quella in prossimità del
fusto, come comunemente pensano molti hobbisti, ma tutta quella coperta dalla
chioma.
Concimazione. Ai primi di luglio, per
le piante in piena produzione che porteranno a maturazione i frutti a ine agostoprimi di settembre, potete ancora effettuare una concimazione chimica, in relazione alla carica dei frutti, alla disponibilità di acqua e al tipo di portinnesto.
I peschi che forniscono 10-30 kg di
Pesco. Sintomi della clorosi, ovvero della carenza (insuficienza) di ferro. Si manifesta quando nei terreni con elevata presenza di calcare attivo e quando si è adottato un portinnesto che mal lo sopporta; è inoltre favorita da concimazioni e irrigazioni eccessive. In questi casi è necessario somministrare per via fogliare o radicale dei chelati di ferro
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
2
Pesco. Per le varietà tardive, ai primi di
luglio si può ancora effettuare una concimazione chimica con un concime composto tipo NPK 12-2-18
frutti non hanno bisogno, in questo periodo, di apporti chimici e così pure quelli
innestati su portinnesti vigorosi come GF
677, Barrier e Cadaman, poiché il grande
apparato radicale diminuisce la necessità
di concimazioni e irrigazioni.
Prima di decidere se effettuare o meno l’intervento, esaminate attentamente
un ramo misto (dell’anno) medio, posizionato ad altezza d’uomo, che sia esposto al sole e abbia 3-5 frutti. Se presenta
una decina di germogli, la maggior parte dei quali in attiva vegetazione, sicuramente la pianta non ha bisogno di concimazione; così pure se sul dorso della branca sono cresciuti numerosi germogli, alcuni dei quali si stanno trasformando in succhioni.
Se invece la produzione prevista è
abbondante, circa 50 kg per albero, e
se l’osservazione evidenzia che buona parte dei germogli sono fermi, allora potete somministrare 200-300 grammi per pianta di un concime composto
tipo NPK 12-6-18, spargendolo alla periferia della chioma.
31
Frutteto
Pesco.
Prima di decidere
se effettuare la concimazione esaminate un ramo misto medio, esposto al sole e con 3-5 frutti: se la maggior parte
dei germogli sorti in primavera è ancora in attiva vegetazione, la pianta non
ha bisogno di concimazione
Questa operazione va effettuata, al
massimo, entro i primi giorni di luglio per non incorrere in problemi di riscoppi di vegetazione e mancata ligniicazione dei rami, con successivi possibili danni invernali da gelo.
Molti frutticoltori hobbisti, e non solo, ritengono che la buona pezzatura dei
frutti sia la conseguenza di abbondanti concimazioni, invece essa dipende da
una giusta gestione agronomica: la trinciatura dell’erba e del legno lasciati in
loco (che, restituendo buona parte delle sostanze che vengono asportate, aumentano la fertilità del terreno), i corretti diradamenti, le razionali potature
verdi e le sensate irrigazioni sono molto più importanti delle concimazioni, le
quali se mal effettuate potrebbero portare più problemi che beneici.
Se le piante in allevamento di 1, 2
e 3 anni presentano vegetazione scarsa
(sotto i 50 cm), potete somministrare 50
grammi per albero di un concime azotato tipo nitrato ammonico-26 o solfato
ammonico-20, ogni 10 giorni; le
somministrazioni vanno sospese alla
seconda decade di luglio per non correre
il rischio di far vegetare la pianta anche
nel tardo autunno, esponendola così più
facilmente ai danni da gelo invernale.
Interventi in caso di grandinate.
La grandine è sicuramente una delle calamità che mette a dura prova le piante e
le persone, le piante per i danni che subiscono a frutti, foglie e rami, i coltivatori per la perdita della produzione tanto
attesa. Dopo una grandinata più o meno
severa la pianta subisce una battuta d’arresto nello sviluppo vegetativo e, contemporaneamente, è più esposta a eventuali infezioni fungine e batteriche.
In luglio e agosto si verificano le
grandinate più violente dell’anno. Se la
grandine è leggera, con piccole ammaccature sui frutti e qualche lesione sul-
32
le foglie, non vi sono interventi particolari da mettere in atto. Per gli eventi più
dannosi, con gravi lesioni a frutti e rami,
l’unica cura possibile è staccare subito i
frutti irrimediabilmente danneggiati, in
modo che l’attività di fotosintesi delle
foglie rimaste vada a esclusivo vantaggio del legno, le cui ferite devono cicatrizzarsi, e dei frutti salvabili, che devono completare la maturazione.
Oltre a ciò non conviene effettuare alcuna potatura o concimazione, ma assicurare solo una regolare irrigazione
che consenta il proseguo dell’attività vegetativa per il resto della stagione.
Molto spesso, dopo una severa grandinata, il coltivatore hobbista tende a eliminare tutti i rami gravemente lesionati,
rotti o parzialmente cimati; questa operazione è quanto mai dannosa poiché aggiunge danno al danno, asportando anche quel poco di vegetazione rimasta e che, pur fortemente ridotta, svolge la funzione della fotosintesi.
Dopo una grandinata oltre che togliere i frutti lesionati è consigliabile effettuare al più presto un trattamento antimonilia (vedi «Interventi itosanitari»,
a pag. 36).
Pesco. Gravi danni da grandine
su nettarine in fase di maturazione
Pesco. In questo periodo si raccoglie la
maggior parte delle varietà. Nella foto:
Elegant Lady, che matura nella terza decade di luglio (vedi indirizzi vivai a ine
rubrica)
Trinciatura dell’erba. Per arricchire il terreno di sostanza organica è buona cosa falciare l’erba quando è matura,
dopo la ioritura, e lasciarla in loco. La
trinciatura dell’erba e del legno di potatura restituiscono al terreno oltre l’80%
delle sostanze che la pianta ha asportato. Questa pratica è da anni attuata nei
frutteti specializzati con grandi vantaggi
nel risparmio di concimazioni chimiche
e organiche; le piante inoltre presentano
sempre un buon vigore vegetativo, con
un fogliame particolarmente verde.
Raccolta. In questo bimestre si raccoglie la maggior parte delle varietà di pesche e nettarine, sia bianche che gialle.
Tra le pesche gialle maturano, in ordine di tempo:
– Spring Lady, Crimson Lady, Royal
Glory (prima decade di luglio);
– Rich Lady, Summer Rich, Red Haven
(seconda decade di luglio);
– Glohaven, Maria Marta (terza decade di luglio);
– Elegant Lady, Rome Star (prima decade di agosto);
– Summer Lady, Fayette (seconda decade di agosto);
– Gugliemina (terza decade di agosto).
Tra le nettarine maturano, in ordine
di tempo:
– Laura (prima decade di luglio);
– Big Top, Maria Carla (seconda decade di luglio);
– Diamond Ray (terza decade di luglio);
– Stark Red Gold, Maria Aurelia (prima
decade di agosto);
– Venus, Orion (prima decade di agosto);
– Sweet Red, Max (seconda decade di
agosto);
– Maria Dolce, Sweet Lady (terza decade di agosto).
Tra le pesche bianche maturano, in
ordine di tempo:
– Maria Bianca, Rosa del West, Benedicte (seconda decade di luglio);
– Tendesse (terza decade di luglio-prima di agosto);
– Duchessa d’Este, Maria Delizia, Michelini (seconda e terza decade di agosto).
Qualità e conservabilità dei frutti dipendono molto dall’epoca e dalle modalità di raccolta: è la pianta stessa a indicarvi il momento ideale per questa operazione, che si veriica quando all’estremità delle branche si ha qualche frutto
maturo. Dall’osservazione di questi frutti ci si può rendere anche conto del colore di fondo, del sovracolore, della consistenza e pezzatura tipici di ogni varietà.
Se si inizia la raccolta quando vi sono alcuni frutti maturi all’estremità delSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
le branche, gli altri tendono a maturare scalarmente, ma rapidamente, e sono necessari pochi stacchi. Qualora, invece, la raccolta venga iniziata con notevole anticipo, anche i rimanenti frutti
tendono ad anticipare la maturazione dilazionandola però nel tempo.
In linea generale le pesche tendono
ad aumentare di pezzatura e di colore
nei giorni prossimi alla maturazione; per
questo se non si hanno ben presenti le caratteristiche della varietà, si corre il rischio di raccogliere con troppo anticipo.
Inoltre negli ultimi anni molte delle varietà messe in commercio hanno una colorazione rossa su quasi tutta la supericie
del frutto, colorazione che si manifesta
diversi giorni prima della maturazione.
Per raccogliere in modo corretto,
si deve prendere il frutto a mano piena, staccarlo ruotandolo leggermente e
deporlo delicatamente nel contenitore
(senza farlo cadere dall’alto): ammaccature anche piccole comprometterebbero
la conservabilità del frutto e quella dei
frutti vicini. Particolare attenzione va
posta alle pesche bianche tradizionali o alle bianche piatte, la cui
consistenza è generalmente media o medio-scarsa.
La raccolta si deve effettuare nelle
ore fresche della giornata, ponendo immediatamente i frutti raccolti all’ombra e successivamente in locali freschi
e al buio.
Innesti a gemma dormiente e a
scheggia. Dopo la metà di agosto è possibile effettuare queste tipologie di innesto
scegliendo con molta attenzione le marze da utilizzare. Infatti, in diverse parti d’Italia, e non solo, vi è una grave malattia da virus, la sharka (vedi n. 4/2012,
a pag. 37), che causa seri danni ai frutti e che si trasmette anche per mezzo degli aidi, ma in modo particolare con l’innesto. È una malattia soggetta a lotta obbligatoria (è prevista l’estirpazione delle
piante ammalate o degli impianti parzialmente infetti), nella diffusione della quale il prelievo delle marze per l’innesto riveste però un ruolo molto importante nella diffusione del virus.
Se si vuole prevenire la malattia, è
opportuno quindi, prima di prelevare del materiale per l’innesto, osservare attentamente, anche durante la fase vegetativa, l’albero da cui si preleva,
in modo da appurarne la sanità con assoluta certezza. Così facendo, inoltre, si
possono anche valutare le caratteristiche
della varietà che si vuole innestare.
Oltre che da piante sane, e in posizioni
esposte alla luce, le marze prescelte deSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Pesco. Dopo la metà di agosto
è possibile effettuare gli innesti a gemma
dormiente (nella foto) e a scheggia
vono presentare una buona maturazione
del legno. Subito dopo la raccolta private i rametti delle foglie, lasciando 1 cm di
picciolo: questo permetterà di manovrare
meglio le gemme durante le operazioni di
innesto e di valutarne, dopo alcuni giorni, l’attecchimento (il picciolo si staccherà facilmente dalla gemma).
Per l’innesto a gemma dormiente,
quando prelevate le marze dal rametto tagliate partendo 1 cm sotto la gemma per uscire qualche centimetro sopra,
ma lasciando la gemma attaccata al ramo. Quando effettuate l’incisione a «T»
sul portinnesto, incidete sola la corteccia
senza intaccare il legno sottostante altrimenti, nelle drupacee, avrete la formazione di abbondante gomma che ostaco-
lerà l’attecchimento dell’innesto.
L’innesto a gemma può essere fatto
anche su grosse branche, mentre quello
a scheggia va praticato su un portinnesto
di piccolo diametro (1-2 cm) e può essere eseguito anche quando la corteccia si
stacca con dificoltà dal legno.
In entrambi i casi, la legatura può essere fatta con diversi materiali. In commercio esistono anche nastri fotodegradabili che permettono di coprire anche
la gemma senza danneggiarla; se non disponete di questi materiali coprite subito gli innesti con della carta, altrimenti
nell’arco di alcuni giorni saranno facilmente colpiti da attacchi di cidia molesta e anarsia. Le legature e le protezioni degli innesti andranno tolte nella primavera successiva.
Collegandovi al nostro sito Internet
po tete vedere gratuitamente due
ilmati, ciascuno della durata di circa un
minuto e mezzo, nei quali il nostro esperto vi spiega come si eseguono questi innesti: cliccate su www.vitaincampagna.
it/rdVic/video4.asp (innesto a gemma
dormiente) e su http://www.vitaincam
pagna.it/rdVic/video10.asp (innesto a
scheggia).
Inoltre, entrambi gli innesti sono descritti nella «Guida illustrata alla propagazione delle piante da frutto e della vite», supplemento al n. 2/2007 [1].
Albicocco
Potatura. Per la potatura verde delle piante in allevamento e in produzione rimandiamo alla recente «Guida illustrata alla potatura delle piante da frutto: pomacee e drupacee», supplemento
al n. 10/2011. Chi non fosse in possesso
della Guida può acquistarla contattando
il nostro Servizio abbonamenti (Tel. 045
8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail:
[email protected]).
Albicocco. La raccolta è un’operazione
delicata, dalla quale dipende la conservabilità del prodotto. Deve essere effettuata nelle prime ore del mattino depositando delicatamente i frutti nei contenitori e riponendoli quanto prima in locali freschi
Raccolta. A luglio maturano molte varietà di albicocco particolarmente
produttive e di bell’aspetto: Portici, Pisana, Boccuccia liscia, Piera, Lady Elena. Ad agosto è la volta di Augusta 1,
Augusta 2 e Augusta 3, Farbaly, Faria,
Farius, Fardao.
Come per molti altri frutti estivi, se
si vuole che le albicocche abbiano una
buona conservabilità, si deve procedere
alla raccolta nelle ore fresche della giornata, avendo cura di riporle subito all’ombra e successivamente in locali freschi e al buio.
Piccole quantità di prodotto possono
essere immerse in acqua e ghiaccio per
33
Frutteto
una ventina di minuti, inché la temperatura al nòcciolo si abbassa a circa 5 °C,
allo scopo di togliere il «calore di campo» e prolungare così la conservazione.
Altri lavori. Per quanto riguarda irrigazione, trinciatura dell’erba e innesti si veda quanto indicato per il pesco.
Susino
Potatura. Per la potatura verde delle piante in allevamento e in produzione rimandiamo alla recente «Guida illustrata alla potatura delle piante da frutto: pomacee e drupacee», supplemento
al n. 10/2011. Chi non fosse in possesso
della Guida può acquistarla contattando
il nostro Servizio abbonamenti (Tel. 045
8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail:
[email protected]).
Raccolta. In questo bimestre sono
moltissime le varietà di susino che maturano, sia europee che cino-giapponesi.
Tra le cino-giapponesi, a luglio maturano Shiro, Black Star, Black Gold,
Fortune; ad agosto T.C. Sun, Midnight
Sun, Bella di Barbiano.
Tra le varietà europee in maturazione a luglio ci sono Firenze 90 e Sugar;
ad agosto Regina Claudia Verde, Regina
Claudia Dorata, Regina Claudia D’Althan, Blufree, Sugar Top.
Per una migliore conservazione i
frutti di susino si devono raccogliere
nelle prime ore del mattino, staccandoli
dai rami con il peduncolo, senza togliere
la pruina (cioè lo strato ceroso presente
sulla buccia), e deponendoli poi delicatamente nei contenitori.
Piccole quantità di prodotto, subito
dopo la raccolta, si possono immergere
in acqua e ghiaccio per togliere il «calore di campo» allo scopo di migliorare la
conservazione.
qualche giorno rispetto alla pianura.
Questo ritardo può essere realizzato
soltanto negli areali dove non è ancora
presente un parassita di recente introduzione nel nostro Paese, proveniente dall’Oriente, la Drosophila suzuki, che sta
procurando ingenti danni proprio in fase di maturazione.
Potatura verde. In tutte le zone di
coltivazione del ciliegio, a eccezione di
quelle montane, la raccolta è ormai inita e a ine luglio-metà agosto è il momento di eseguire la potatura degli alberi in produzione, che sono innestati su
portinnesti tradizionali e quindi di elevato vigore (ciliegio selvatico o franco, ciliegio di S. Lucia o Malebbo, Colt).
Si deve però evitare di intervenire
troppo presto, subito dopo la raccolta, per non favorire una ripresa di vegetazione, soprattutto a seguito di temporali estivi che rinfrescano l’ambien-
Susino. In questo bimestre si raccolgono numerose varietà di susino a maturazione medio-tardiva, sia europee che cino-giapponesi. Nella foto: Fortune, varietà cino-giapponese che matura nella
terza decade di luglio (vedi indirizzi vivai a ine rubrica)
te. Si rischia altrimenti la schiusura di
gemme utili per l’anno successivo e la
produzione di vegetazione che non avrà
tempo di ligniicarsi in modo adeguato e
sarà più facilmente suscettibile a danni
da freddi precoci.
La potatura estiva ha come primo
obiettivo quello di eliminare i succhioni che si sono sviluppati nel corso dell’anno e tutte le ramiicazioni in eccesso
nella parte alta della chioma dell’albero,
che provocano ombreggiamento. Queste parti, se lasciate, oltre a consumare
nutrienti, impediscono la buona maturazione delle gemme sottostanti che daranno origine alla produzione del prossimo anno.
Bisogna prestare attenzione poi a non
effettuare tagli energici che non avrebbero il tempo di cicatrizzarsi suficientemente, lasciando facili vie di accesso
a malattie, che potrebbero dare origine a
cancri e a gomma. Per questo motivo è
bene rimandare a ine inverno i grossi tagli. Buona pratica, quindi, è non portare
con sé il seghetto e limitarsi a effettuare
semplici tagli con le sole forbici.
Una forte potatura estiva poi pone
improvvisamente allo scoperto la faccia superiore delle branche, esponendola a pericolose scottature della corteccia,
che possono anch’esse contribuire a dare origine a cancri e gomma.
La potatura estiva, fra le altre cose,
riducendo la quantità di foglie che si trovano sulla chioma, limita la traspirazione dell’albero e le necessità idriche dello stesso rendendolo più resistente alla
siccità, cosa che appare particolarmente utile in assenza di irrigazione. Inoltre,
la riduzione del numero complessivo di
germogli ancora in attività (succhioni) e
di gemme consente una migliore nutrizione di quelle rimaste per la produzio-
Altri lavori. Per quanto riguarda irrigazione, trinciatura dell’erba e innesti si veda quanto indicato per il pesco.
Ciliegio
Raccolta. In luglio si procede alla
raccolta nelle zone di montagna (oltre i
600-700 metri). Per tale lavoro si rimanda a tutte le considerazioni esposte ne «i
Lavori» di maggio-giugno, ricordando
che il clima fresco delle zone in quota
rallenta la maturazione dei frutti e favorisce la tenuta in pianta degli stessi con
la possibilità di dilazionare la raccolta di
34
2
1
Susino. 1-La raccolta si esegue al mattino presto, portando quanto prima i frutti in locali freschi. 2-Le susine vanno
staccate con il peduncolo, evitando di rimuovere l’abbondante pruina che le preserva dai marciumi
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
a
re in atto interventi di natura agronomica mirati al contenimento dell’evaporazione di acqua dal terreno. Per esempio, è possibile effettuare sarchiature supericiali per rompere la continuità delle vie di risalita dell’acqua presente nel terreno ed eliminare le erbe infestanti, che competono con
i mandorli per l’utilizzo dell’acqua. Si
può anche ricorrere alla pacciamatura,
cioè alla copertura del terreno con materiale inerte di origine naturale (paglia,
stoppie, erba secca), sempre per frenare
la perdita d’acqua per evaporazione.
b
1
2
Ciliegio. Negli alberi in produzione innestati su portinnesti vigorosi (franco, ciliegio
di S. Lucia, Colt) si esegue la potatura; nelle foto un ciliegio allevato a fusetto prima
(1) e dopo (2) l’intervento. Con questa operazione non si devono mai effettuare tagli
energici (la cui esecuzione va rimandata a ine inverno) e ci si deve limitare a eliminare i succhioni (a) e i rami in eccesso (b) nella parte alta dell’albero, che se lasciati provocano ombreggiamento, consumano nutrienti e impediscono la buona maturazione delle gemme destinate a fornire la produzione del prossimo anno
ne del prossimo anno.
Da evitare invece la potatura verde
su ciliegi poco vigorosi, come possono essere quelli innestati sui portinnesti deboli di recente adozione, nei quali
potrebbe determinare un ulteriore freno
alla vegetazione già modesta; soltanto
in frutteti al quinto-sesto anno, che mostrano un certo vigore, potrà essere utile
l’alleggerimento delle ramiicazioni in
eccesso nelle parti alte della chioma.
Irrigazione. Nei frutteti irrigui su
portinnesti deboli è necessario continuare a irrigare ino a metà settembre con
turni e volumi ridotti del 50% rispetto
a quanto apportato ino a ine raccolta.
Naturalmente in caso di temporali o importanti piogge si deve saltare il turno.
Anche su portinnesti tradizionali
(franco, Malebbo, Colt) è pratica comune ed errata sospendere l’irrigazione – se presente – dopo la raccolta. Tale
pratica, infatti, oltre a essere molto importante per un normale sviluppo delle gemme a iore per l’anno successivo
– che se mal nutrite potrebbero risultare di dificile allegagione – impedisce il
defogliamento anticipato del ciliegio a
seguito di una ine estate calda e siccitosa, come quella del 2011 che in certe situazioni ha causato una ioritura settembrina con danni evidenti anche sulla produzione 2012.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Altri lavori. Per quanto riguarda
trinciatura dell’erba e innesti si veda
quanto indicato per il pesco.
Mandorlo
I frutti del mandorlo si avviano alla maturazione completa. Per alcune varietà – le più precoci – la raccolta avviene subito dopo Ferragosto.
È importante seguire la pianta, nel
corso della maturazione dei frutti, con
irrigazioni di soccorso, le quali fanno
sì che non arrivi stressata alla raccolta.
Di conseguenza, la pratica ha rilessi positivi sulla qualità e sulla quantità della
produzione.
In questi mesi l’acqua è un bene prezioso, che va utilizzato in maniera molto
oculata. È importante avere un impianto
eficiente che vi permetta di utilizzare al
meglio le riserve idriche. Si può irrigare col sistema a pioggia o, se vogliamo
maggiore eficienza, a goccia.
Nella scelta del turno e del volume
di acqua da utilizzare vi può guidare la
composizione del terreno: in quelli a
tessitura sciolta bisogna aumentare la
frequenza degli adacquamenti; nei terreni più compatti dovete allungare l’intervallo tra i turni, aumentando però i volumi di acqua distribuiti.
Nel contempo potete anche mette-
Raccolta. Ad agosto arriva il momento della raccolta dei frutti delle varietà a maturazione più precoce. In questo mese si raccolgono la Tuono (diffusissima nelle zone mandorlicole del
Centro-Sud), la Pizzuta d’Avola e la Fascionello (nella zona sudorientale della Sicilia), l’Arrubia e la Cossu (in Sardegna).
Quando il mallo si mostra disseccato e aperto, distaccato dal guscio, i frutti
sono maturi. È l’ora di raccogliere, e per
farlo potete utilizzate diverse modalità.
Raccolta manuale. Si raccolgono direttamente i frutti posti nella parte bassa
della pianta, mentre quelli nella parte alta possono essere colti a mano utilizzando delle scale – cosa sempre abbastanza
rischiosa per l’operatore – o fatti cadere
a terra percuotendo le ramiicazioni con
lunghe pertiche di legno, operando da
terra. Quest’ultimo tipo di raccolta è la
tradizionale abbacchiatura, un po’ traumatica per le piante, ma con scarsi pericoli per i raccoglitori.
Prima della raccolta si dispongono
sotto le piante le reti di raccolta, dalle
quali raccattare poi i frutti e deporli in
cassette o altri contenitori. L’operazione
dell’abbacchiatura è alquanto faticosa;
concedetevi spesso delle pause per riposarvi della fatica.
Raccolta agevolata. Si effettua con
l’utilizzo di attrezzature meccaniche che
agevolano il lavoro, abbreviano i tempi
di raccolta e affaticano meno l’operatore rispetto ai sistemi tradizionali sopra
descritti. In commercio ci sono vibratori
pneumatici o a batteria, dotati nella parte terminale di un’asta provvista di gancio, la quale consente di afferrare i rami
e farli vibrare provocando la caduta delle mandorle.
Anche in questo caso occorre stendere sul terreno le reti di raccolta, come
descritto precedentemente.
Raccolta meccanica. È la soluzione più economica quando gli alberi sui
quali effettuare la raccolta sono tanti ed
35
Frutteto
Mandorlo. In agosto si raccolgono le
varietà più precoci. Il disseccamento,
l’apertura e il distacco del mallo dal guscio indicano che i frutti sono maturi
Mandorlo. Dopo la raccolta si procede
alla smallatura, operazione per la quale si utilizzano apposite macchine in
grado di separare il mallo dal guscio
è quindi impensabile utilizzare i metodi
descritti precedentemente.
Meglio allora ricorrere agli scuotitori, attrezzi meccanici collegati alla presa di forza di un trattore, provvisti di una
vera e propria pinza di grandi dimensioni con la quale si agganciano i tronchi
dei mandorli. La pinza provoca un’intensa vibrazione dell’albero con la conseguente caduta delle mandorle, il tutto
in pochi secondi.
L’evoluzione di questo sistema di
raccolta è l’utilizzo degli ombrelli di
raccolta, cioè di grandi ombrelli rovesciati che, quando la pinza aggancia l’albero, cingono la pianta alla base e accolgono i frutti che cadono.
La raccolta meccanica è indispensabile per chi possiede grandi mandorleti. Ma poiché l’acquisto delle macchine descritte è dispendioso è possibile ricorrere alla stipula di contratti con ditte che operano in contoterzi specializzate nella raccolta meccanica, normalmente presenti nelle zone di coltivazione del mandorlo o di altre specie per le
quali è possibile utilizzare questo sistema di raccolta.
Dopo la raccolta i frutti vanno per
prima cosa smallati, cioè privati del mallo. Per tale operazione si utilizzano le
macchine smallatrici, con le quali si
possono separare i malli ormai secchi
dal guscio attraverso una vera e propria
azione di sfregamento dei frutti gli uni
contro gli altri. Le mandorle smallate
sono ancora umide, per cui vanno adagiate su grandi stuoie all’aperto, e sottoposte così all’azione disidratante dei
raggi solari.
H
I
Interventi itosanitari
per le drupacee
La monilia (vedi foto H), malattia
fungina pericolosa durante la ioritura,
può aggredire i frutti anche in prossimità
della raccolta, in particolare se la stagione decorre umida e piovosa o se i frutti
sono danneggiati da grandinate. In genere in frutteti a conduzione familiare non
sono necessari interventi speciici. In ef-
L
fetti, il problema si manifesta prevalentemente durante la conservazione dei frutti in cella frigorifera. Se ritenete però sia
presente sul vostro frutteto, effettuate
un intervento con bitertanolo-44,7 (non
classiicato) alla dose di 50 grammi per
100 litri di acqua; il prodotto ha un tempo di sicurezza di 21 giorni.
Durante il periodo estivo si possono
veriicare attacchi da parte dei lepidotteri «carpofagi», che si nutrono cioè di
frutti, che sono: per il pesco e la nettarina la cidia molesta e l’anarsia (vedi foto I); per l’albicocco (anche se la
maggior parte delle varietà sono già state raccolte) l’anarsia; per il susino la
cidia funebrana o tignola del susino
(vedi foto L).
Utilizzando le trappole a feromoni
intervenite al superamento della soglia
di 10 adulti per trappola per settimana nel caso di cidia molesta e funebrana e 7 adulti per trappola per settimana nel caso di anarsia, trattando dopo
6-7 giorni con spinosad-44,2 (bio, non
classiicato, 7 giorni di tempo di sicurezza) alla dose di 25 grammi per 100
litri di acqua. In caso di voli prolungati ripetete l’intervento dopo 10 giorni.
Sullo stesso appezzamento lo spinosad può essere utilizzato al massimo 3 volte all’anno e con non più di 2
interventi consecutivi.
Contro l’anarsia potete utilizzare in
alternativa prodotti a base di Bacillus
thuringiensis var. kurstaki-6,4 (bio, non
classiicato) alla dose di 100 grammi per
100 litri di acqua.
Nel mandorlo l’unico problema in
questo periodo è costituito dalla Monosteira unicostata, la cosiddetta cimicetta del mandorlo (vedi foto M), un insetto lungo pochi millimetri che succhia la
linfa dalle foglie rendendole clorotiche.
Disturba gli operatori durante la raccolta
ma non compromette la produzione. Per
contrastarla si può utilizzare piretro-4
(bio, irritante o non classiicato) alla dose di 100 ml per 100 litri d’acqua.
M
Drupacee. H-Frutti di susino colpiti dalla monilia. I-Danni da anarsia su frutti di pesco. L-Larva (15 mm) e danni della cidia funebrana o tignola del susino. M-Foglia infestata dalla cimicetta del mandorlo
36
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
AGRUMI
Lavori
In estate gli agrumi sono nella fase di
«sviluppo dei frutticini verdi», caratterizzata dalla moltiplicazione cellulare
all’interno dei frutti che si protrae per
tutto il mese di luglio. In questo periodo
è particolarmente intensa la richiesta
d’acqua che, statisticamente, raggiunge
il picco a ine luglio.
Raccolta. In questo periodo maturano i frutti di limone provenienti dalle
ioriture estive dell’anno scorso. Si raccolgono anche l’arancio biondo Ovale
calabrese, il mandarino simile Ortanique e il pompelmo Star Ruby. Si tratta
tuttavia di varietà poco diffuse in Italia.
Quest’anno, poi, a causa di una serie eccezionale di calamità – vento, grandine e
sabbia –, sarà dificile avere ancora frutti da raccogliere nel periodo estivo.
Potatura Come ogni anno, vanno
potate in estate solo le piante di limone, anche a causa della presenza del
«malsecco»: in questa stagione e nelle
condizioni di caldo secco delle aree mediterranee, il fungo è infatti meno attivo
nel penetrare attraverso i tagli.
Eliminate i succhioni ed evitate tagli
eccessivi che provocherebbero un’accentuata emissione di vegetazione estiva
e/o autunnale, più soggetta ad attacchi di
«malsecco» e minatrice serpentina.
Mantenete la chioma a «minigonna», tagliata cioè a 60 cm di altezza dal suolo, per evitare che entri in contatto con le erbe spontanee: il taglio così effettuato consente di gestire meglio
le popolazioni delle formiche dell’agrumeto, impedendo loro di passare dall’erba alla chioma risalendo dai rami stri-
Agrumi. Concime organico pellettato
pronto per essere distribuito con lo spandiconcime. La distribuzione estiva di concime organico non comporta problemi,
perché è il periodo meno piovoso dell’anno e la possibilità di inquinamento
delle falde idriche è ridotta al minimo
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Agrumi. In questo periodo viene raccolto
prevalentemente il limone, perchè capace
di dare frutti commerciabili provenienti
dalle ioriture estive dello scorso anno
scianti, e facilita l’esecuzione di trattamenti a base di colla localizzati al tronco; inoltre, la migliore aerazione del
tronco diminuirà il rischio di attacchi di
itoftora, sia sul tronco che sui frutti.
Per tutte le altre specie valutate la
presenza di frutti: potrebbero essere in
annata di «scarica» e quindi converrebbe rimandare la potatura alla primavera
dell’anno prossimo, quando si dovrà
fronteggiare semmai l’eccesso di «carica» intervenendo con un buon diradamento dei rami.
Concimazione. In questo periodo
non distribuite elementi nutritivi al
terreno, soprattutto se si prospetta
un’annata di forte «carica», perché un
eccesso di concime ridurrebbe ulteriormente la qualità del raccolto (per esempio diminuisce il contenuto in succo).
Entro luglio potete invece effettuare
ancora concimazioni fogliari a base di
urea tecnica (500 grammi per 100 litri
d’acqua) e solfato di zinco e manganese
(125 grammi per 100 litri d’acqua) allo
scopo di migliorare ancora la possibilità
di aumentare l’allegagione di un’eventuale ioritura tardiva o ioritura «di San
Giovanni» (così chiamata perché si presenta alla ine di giugno, in epoca prossima al giorno dedicato a questo santo). I
frutti che ne deriveranno avranno una minore qualità, rispetto a quelli della normale ioritura primaverile, poiché si sviluppano in un periodo di «sovralimentazione», cioè con maggiore disponibilità
degli elementi nutritivi nel terreno. Tuttavia, in annate di «scarica» come questa,
potrebbero acquisire un valore aggiunto
inusuale, perché maturano tardivamente,
magari quando l’offerta del mercato non
è suficiente a soddisfare i consumi.
Se la vegetazione estiva è ben sviluppata, potrebbe essere utile anche un trattamento, sempre fogliare, a base di fosito di potassio (per esempio Phos-Phyto
della ditta Pavoni, 250 grammi per 100 litri d’acqua).
Qualora sia necessario somministrare
chelati di ferro al terreno, è questo il momento per farlo, poiché per essere correttamente assorbiti necessitano di un apparato radicale al massimo dell’attività.
A partire da metà agosto e ino a
metà ottobre, con un’analisi fogliare è utile farsi un’idea della presenza degli elementi minerali di cui più comunemente si ha una carenza o un eccesso
(azoto e potassio) o solo un eccesso (boro). Allo scopo, prelevate almeno 100
foglie senza sintomi di carenze, emesse
nella primavera scorsa, da germogli vegetativi (senza frutto), da tutte le esposizioni e per appezzamento omogeneo
(per varietà, anno d’impianto, portinnesto, presenza di impianto irriguo, ecc.).
Portate il campione ad un laboratorio di
iducia, conservandolo in un recipiente
termico nel quale introdurrete dei «siberini» (i diffusi contenitori in plastica blu
o verde che, previo congelamento del liquido al loro interno, si usano per mantenere bassa la temperatura), altrimenti
si deteriora nel giro di poche ore.
Gestione del suolo. Le lavorazioni
con erpici sono da preferire all’impiego
della fresa che, polverizzando il terreno,
ne determinano il compattamento. Per
evitare questo problema, cercate anche
di ridurre al minimo il passaggio di mezzi pesanti e degli operai nell’agrumeto.
Le lavorazioni vanno limitate al
minimo, poiché la polvere sollevata intralcia gli insetti e gli acari utili nella loro attività di controllo dei parassiti.
Agrumi. La colorazione intensa e le elevate dimensioni delle foglie e dei frutti
indicano che le piante sono adeguatamente nutrite e irrigate
37
Frutteto
da 2 cm a 4 cm di diametro.
La spaccatura dei frutti ombelicati,
avviene principalmente se l’intervallo
tra un’irrigazione e la successiva (turno
irriguo) è troppo lungo o il fabbisogno
non è stato soddisfatto.
A tal proposito, ricordiamo che i sistemi di impianto a goccia sono l’ideale
per l’irrigazione dell’agrumeto, perché
si irriga ogni giorno e si evita qualsiasi
stress idrico.
Se il terreno è sabbioso il turno si deve abbreviare, la superice irrigata si deve allargare (aumentando il numero di
gocciolatori o impiegando erogatori a
spruzzo) e la quantità d’acqua somministrata per turno irriguo si deve diminuire, perché questo tipo di terreno trattiene meno acqua.
Per controllare se state effettuando
una buona irrigazione, scavate una buca
di almeno 60 cm e osservate se l’acqua
è arrivata ino a quella profondità.
Fate analizzare l’acqua per controllarne la salinità: se contiene troppo sodio aumentate le quantità distribuite
per abbassare la tensione con cui il
sale impedisce all’apparato radicale di assorbirla. Se invece contenesse troppo boro, concimate esclusivamente il terreno (e
non effettuate concimazioni fogliari) aumentando la quantità di azoto, perché la
pianta avrà maggiori esigenze di tale elemento dovute ad un più rapido ricambio
fogliare (l’intossicazione da boro determina una più breve vita della foglia).
Agrumi. Esito del diserbo in postemergenza con glifosate, effettuato
nell’interila di un giovane agrumeto
non ancora in produzione
Ricordate che dagli agrumi i frutti
vengono raccolti anche dopo le piogge
autunno-vernine, che possono essere anche intense. Questo è quindi il periodo
migliore per realizzare i drenaggi, indispensabili per una buona produzione.
In previsione di nuovi impianti con
piante innestate sui portinnesti ibridi dell’arancio trifogliato (più tolleranti al virus della «Tristeza» rispetto all’arancio
amaro, ma più sensibili di questo ai danni da ristagno d’acqua), potete sistemare
il terreno in modo che i ilari risultino al
centro di «aiole» a sezione trapezoidale,
rialzate di 60 cm rispetto al piano di campagna e larghe 2 metri alla sommità.
Negli agrumeti adulti realizzate dei
fossati di pendenza adeguata, profondi
60 cm e larghi da 50 a 150 cm, in relazione alla massa d’acqua che occorre allontanare dall’agrumeto, da riempire con
materiali porosi (per esempio con pietrisco lavico) che permettono lo scorrimento sotterraneo delle acque in eccesso e,
contemporaneamente, il passaggio dei
mezzi meccanici in supericie. Considerate che la maggior parte dell’apparato
radicale sta nei primi 60 cm e pertanto
occorre fare in modo che, anche in caso
di precipitazioni molto intense, l’acqua
possa essere rapidamente allontanata
dall’area esplorata dalle radici.
Irrigazione. Siamo nella fase di sviluppo e ingrossamento dei frutti; statisticamente questo è il periodo in cui gli
agrumi consumano la maggior parte dell’acqua necessaria al loro sviluppo ottimale; una limitata disponibilità idrica
può quindi compromettere sia la quantità che la qualità dei frutti.
In linea generale, rispetto agli altri
fruttiferi, grazie ad un più eficiente sistema di apertura e chiusura degli stomi delle foglie, gli agrumi hanno minori esigenze idriche. Queste, tuttavia, sono commisurate allo sviluppo della chioma dell’albero e alla quantità di frutti presenti.
Ai ini di stabilire il momento in cui
effettuare l’irrigazione è necessario che
impariate a riconoscere i sintomi sulle
foglie di una pianta sottoposta a stress
idrico: se al mattino presto notate un loro leggero «arrotolamento», irrigate con
500 metri cubi d’acqua a ettaro.
Un altro metodo consiste nel misurare il calibro dei frutticini: nel corso di luglio e agosto dovrebbero passare, per il
solo effetto dell’assorbimento d’acqua,
38
1
2
Agrumi. 1-I fossi di scolo sono in molti
casi indispensabili e si devono realizzare nel periodo secco dell’anno. 2-Un cumulo di pietrisco lavico, materiale molto comune nella Sicilia orientale, proveniente dalle cave dell’area dell’Etna;
viene utilizzato come materiale di riempimento dei fossi di scolo, per favorire
lo sgrondo delle acque in eccesso
Agrumi. La spaccatura dei frutti
è sintomo di un insuficiente
apporto di acqua
Interventi itosanitari
per gli agrumi
Nell’eventualità remota che abbiate
ancora frutti maturi sulle piante, a esclusione del limone che non subisce danni,
occorre gestire eventuali infestazioni di
mosca mediterranea della frutta (vedi
foto N). Per un buon controllo del parassita nel periodo luglio e agosto, effettuate cinque trattamenti, uno alla settimana,
con spinosad-0,024 (Spintor fly, bio,
non classiicato) alla dose per ettaro di 1
litro in 4 litri d’acqua.
Per quanto riguarda le cocciniglie, è
necessario controllare le popolazioni
delle formiche glicifaghe (vedi foto O):
nell’intento di «allevare» le cocciniglie
perché producano la melata di cui si nutrono, le formiche predano tutti gli organismi utili residenti nell’agrumeto, i
quali tengono in equilibrio biologico anche le popolazioni di altri parassiti che
non producono melata, come i ragnetti.
Se vi accorgete che le formiche sono
presenti sul 30-50% della chioma, intervenite spalmando i tronchi con colle a
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
N
O
P
Agrumi. N-Un adulto di mosca mediterranea della frutta (5-6 mm). O-Formiche glicifaghe (3 mm) che «accudiscono» una
colonia di cotonello. P-Danni causati dalla minatrice serpentina
base di esano o polibutene, avendo cura
di proteggerle dagli spruzzi di acqua e
dall’azione del sole per aumentarne la
persistenza.
Per evitare fenomeni di itotossicità,
prima di spalmarle applicate a protezione del tronco, nel punto un cui si impalcano le branche principali (in modo che
l’applicazione risulti all’ombra nelle ore
centrali della giornata), una fasciatura di
15 cm di nastro bianco di plastica del tipo che si usa per evitare le perdite dei tubi dell’impianto di irrigazione («telon»);
la cosa va fatta soprattutto se si tratta di
piante giovani, con tronchetti teneri ancora in gran parte esposti al sole.
Qualora siate certi che l’infestazione
è da parte della formica argentina, la
specie più aggressiva presente nell’agrumeto, è autorizzato l’uso di clorpirifos
etile-21,5 (non classiicato) alla dose di
300 grammi per 100 litri di acqua.
La minatrice serpentina (vedi foto
P) è dannosa solo negli impianti con
meno di quattro anni. Alla comparsa
delle prime mine utilizzate abamectina1,84 (nocivo, 10 giorni di tempo di sicurezza) alla dose di 40 ml in 100 litri di
acqua. Questo prodotto ha effetto anche
contro acari e tripidi.
La cocciniglia bianca del limone, la
cocciniglia rossa e il ragnetto rosso
vanno trattati al superamento della soglia del 5-10% dei frutti infestati con
1
olio minerale paraffinico (olio bianco
«estivo», bio, non classiicato, 20 giorni
di tempo di sicurezza) alla dose di 1,2 kg
per 100 litri d’acqua.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI
Actinidia
Nei mesi di luglio e agosto, con riferimento al Nord Italia, l’actinidia si trova nella fase di «sviluppo dei frutti»; al
Centro e al Sud l’anticipo è mediamente
di 15-30 giorni e pertanto a ine bimestre
le piante possono trovarsi in fase avanzata di «sviluppo dei frutti».
Lavori
Potatura. Per la potatura verde delle
piante in allevamento e in produzione rimandiamo alla recente «Guida illustrata
2
Actinidia. In luglio le potature verdi eccessive, esponendo repentinamente al sole i
frutti e la vegetazione ino a quel momento rimasti in ombra, possono causare fenomeni di scottature ai frutti (1) e alle foglie (2)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
alla potatura delle piante da frutto», supplemento al n. 2/2012.
Riconoscimento dei sintomi di alcune avversità. In questo periodo possono
comparire i sintomi della carie, di danni
da freddo, marciumi al piede delle piante e ingiallimenti da clorosi ferrica.
Carie. A luglio è possibile osservare,
su alcuni tralci, numerosi germogli con
foglie ripiegate verso il basso e fortemente ingiallite o che presentano delle macchie essiccate di forma circolare: si tratta
quasi sempre dei sintomi della carie (vedi foto Q a pag. 40), una malattia dovuta
a seccumi interni del cordone, del fusto o
del moncone su cui è inserito il ramo, che
impediscono il regolare passaggio della
linfa. In alcuni casi, dopo una partenza
con sintomi molto evidenti, nel proseguo
della stagione questi si attenuano e i tralci portano a maturazione i frutti.
Sempre in questo periodo possono
comparire sulle foglie delle chiazze di
secco di varie dimensioni, le quali con il
passare del tempo portano alla morte e
alla caduta delle foglie stesse e dei frutti. L’anno successivo, al debutto vegetativo i sintomi possono ripresentarsi o
scomparire.
La carie non si può curare. Possiamo
cercare di risolvere il problema allevando opportunamente un succhione sorto
nella parte bassa del fusto, utilizzandolo
l’anno successivo per sostituire la parte
sopra infetta che elimineremo.
Danni da freddo. Sul fusto si possono
formare degli ingrossamenti a forma di
bottiglione, al di sotto dei quali si sviluppano numerosi germogli. Questi ingrossamenti corrispondono spesso a vecchie
lesioni da freddo, che producono all’interno del legno delle zone necrotiche (di
tessuto morto), le quali impediscono il
passaggio della linfa riducendo la vigoria
della pianta. In caso, allevate uno o due
germogli sorti al di sotto dell’ingrossamento e preparatevi nel giro di 2-3 anni a
eliminare la parte ingrossata.
Marciumi al piede. In alcuni casi,
39
Frutteto
specialmente nei terreni pesanti o male
irrigati, alla base della pianta sorgono
numerosi polloni, che portano a una riduzione del suo vigore. Sono la conseguenza di marciumi da itoftora, una malattia molto grave che aggredisce questa
parte deformandola a «zampa di elefante», facendola marcire completamente e
portando la pianta alla morte nel giro di
qualche anno. I polloni, se allevati per
formare un nuovo albero, dopo qualche
tempo seguiranno la stessa sorte.
Sono poche le possibilità di cura di
questa malattia, la quale si può solo prevenire evitando di bagnare la base del
fusto con le irrigazioni.
Giallumi. Alla fine di agosto alcuni
germogli che sono stati cimati in precedenza possono formare ricacci fortemente ingialliti: è un sintomo evidente di clorosi ferrica (dovuta a un insuficiente assorbimento del ferro) che si manifesterà
in modo grave alla prossima ripresa vegetativa. Si deve quindi essere pronti a somministrare in settembre, quando il terreno
è ancora caldo, chelati di ferro al terreno.
Irrigazione. L’actinidia necessita di
acqua più di altre culture, avendo un apparato fogliare molto espanso e un accrescimento molto rapido. Il consumo di
acqua da parte della pianta varia però di
giorno in giorno. Nelle giornate di caldo
afoso con calma di vento gli alberi non
soffrono: l’acqua che emettono sotto
forma di vapore attraverso alle aperture
che si trovano sulle foglie (stomi), mantiene intorno a loro una certa frescura.
Gli alberi soffrono invece molto
nelle giornate calde e ventose, quando il vapore acqueo emesso dalle foglie
viene allontanato dal vento, costringendo le piante ad assorbire in continuazione acqua dal terreno.
Una buona irrigazione consiste nell’abituare l’albero a spingere le sue
radici negli strati profondi (30 cm) del
Actinidia. Le grandinate severe che a volte si veriicano in luglio e agosto possono
causare la perdita non solo della produzione dell’annata, ma anche di quella dell’anno successivo. In caso, anche per
l’actinidia il consiglio è quello di togliere
tutta o buona parte dei frutti danneggiati
e di evitare interventi di potatura
Q
Actinidia. Q-Caratteristiche macchie di
secco sulle foglie dovute alla presenza
della carie sul legno. Spesso in luglioagosto le foglie gravemente colpite cadono lasciando i rami spogli
terreno, qualsiasi sia il sistema di irrigazione adottato. Dopo un’irrigazione che
bagni almeno una trentina di centimetri
di terra (profondità che si veriica scavando una buca con un badile qualche
ora dopo una somministrazione di acqua), la successiva irrigazione va fatta
quando la pianta lo segnala, quando cioè
nel tardo pomeriggio le foglie tendono a
piegarsi verso il basso.
Nel mese di luglio e agosto, leggeri
appassimenti delle foglie durante le ore
più calde non pregiudicano la pezzatura
futura dei frutti. Prima di effettuare l’irrigazione accertatevi a quale profondità si
trova il terreno umido: potete così meglio
regolarvi, in base all’esperienza precedente, e stabilire quanto tempo dovrà durare l’irrigazione che siete in procinto di
effettuare. Se avete poche piante e non disponete di un impianto d’irrigazione isso, e dovete quindi irrigare con un comune tubo di gomma, non bagnate vicino al
fusto ma alla periferia della chioma, così
da evitare marciumi al piede della pianta.
Evitate che l’acqua scorra via in supericie; se ciò accade, effettuate l’irrigazione
interrompendola in più riprese.
Valutate bene anche le eventuali
piogge che spesso in questo bimestre cadono abbondanti. In linea generale in un
terreno di medio impasto 1 mm di pioggia bagna 7 mm di terreno.
Le irrigazioni eccessive o inutili
sono il presupposto per infezioni al
colletto provocate da itoftora, eccessi di
vegetazione, scarsa conservabilità dei
frutti, attacchi da monilia ai peduncoli
dopo la raccolta e ingiallimenti alla ripresa vegetativa.
Diradamento dei frutti. È questa
un’operazione che dovreste aver già effettuato nel bimestre precedente. In ogni
caso potete ora ripassare e veriicare se
vi sono ancora dei frutti deformati o di
forma rotondeggiante (cioè quelli che
non sono stati ben impollinati): non raggiungeranno mai una pezzatura ottimale
e, anche se buoni da mangiare, conviene
comunque eliminarli per non caricare la
pianta con frutti di poco pregio.
Concimazione. All’inizio del mese di
luglio, se la produzione si presenta particolarmente abbondante (50 kg, pari a circa 600 frutti, per pianta) e le piante hanno una vegetazione stentata, potete ancora effettuare una concimazione chimica.
In questi casi somministrate 200 grammi
di concime complesso tipo NPK 12-6-18
o di nitrato potassico-15+46.
Per le piante che non raggiungono
queste produzioni evitate qualsiasi apporto chimico, poiché porterebbe più
problemi che beneici.
Interventi itosanitari
per l’actinidia
1
2
Actinidia. 1-Pianta morta per asissia radicale. 2-Particolare di un apparato radicale con un marcato ispessimento di alcune radici, chiaro sintomo di asissia
40
La pericolosa batteriosi o cancro batterico dell’actinidia (vedi foto R) durante il periodo estivo normalmente osserva
un periodo di stasi. Pseudomonas sirynSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
gae var. actinidiae, il batterio che causa
questa malattia, ama infatti le temperature fresche e le giornate umide, tipiche dei
periodi primaverile e autunnale.
Tuttavia, in questo periodo, mantenete
sotto attenta osservazione il vostro frutteto, così da rilevare prontamente eventuali
disseccamenti dei rami, causati da cancri,
sfuggiti ai controlli primaverili, come pure eventuali maculature sulle foglie.
Non è semplice distinguere questi
sintomi, per cui è sempre consigliabile rivolgersi al Servizio itosanitario della vostra Regione per un parere e
una diagnosi.
Per ulteriori informazioni su questa
malattia si veda l’articolo pubblicato sul
n. 4/2012, a pag. 33.
Castagno
Actinidia. In questo bimestre è importante effettuare le necessarie irrigazioni: l’actinidia necessita di acqua più di
altre colture, a causa di un apparato fogliare assai espanso e di un accrescimento molto rapido
Lavori
Frutteti di castagno. I primi quindici giorni di luglio sono caratterizzati
dalla fase inale della «ioritura», fase
che si protrae per tre settimane circa a
partire dalla seconda decade di giugno.
Questo periodo è molto delicato per gli
equilibri produttivi e richiede che si presti particolare attenzione ad alcune esigenze speciiche della pianta.
L’irrigazione è una pratica che riveste un ruolo fondamentale per l’ottenimento di risultati produttivi costanti, al
punto che non se ne può prescindere.
Mentre alla ioritura non è consigliabile intervenire con l’irrigazione del castagneto (in quanto può alterare il microclima del frutteto creando problemi
alla durata della ioritura, distanza di rilascio e funzionalità del polline, ecc.), a
ine ioritura, cioè dopo la caduta degli
amenti (iori maschili), si può intervenire con piccole somministrazioni laddove
si rendano necessarie.
Negli impianti in fase giovanile (dal
1° al 6° anno) non bisogna attendere che
il suolo sia asciutto da lungo tempo: le
giovani piante di castagno hanno un apparato radicale supericiale e non possono resistere a periodi siccitosi prolungati. La tempestività degli interventi irrigui
è basilare per stimolare la loro regolare
crescita. L’alternanza di periodi siccitosi
protratti a successivi periodi di intensa
presenza di acqua ( di pioggia o irrigua)
sottopone la pianta di castagno a uno
stress che ne pregiudica lo sviluppo, la
produttività e la rende molto suscettibile
all’attacco delle malattie più aggressive
(cancro corticale e mal dell’inchiostro).
Si consiglia di effettuare interventi
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
R
Actinidia. R-Sintomi del cancro
batterico sulle foglie
Castagno. Nei frutteti di castagno l’irrigazione è indispensabile, soprattutto
per le piante giovani le quali, avendo un
apparato radicale poco esteso, non possono resistere a periodi prolungati di
siccità. Nella foto: impianto di irrigazione a goccia
con piccoli volumi d’acqua (15-20 litri
per pianta) e con turni frequenti (a intervalli di 7-15 giorni, a seconda della speciica capacità di trattenuta dell’umidità
dei singoli terreni, cioè interventi più
frequenti nei terreni sciolti, meno in
quelli argillosi e compatti).
Se il terreno viene lasciato asciugare
per lunghi periodi, una sola irrigazione
può non essere suficiente a ripristinare
l’originaria umidità del suolo; saranno
piuttosto necessari due interventi in tempi ravvicinati.
È da sconsigliare nella maniera più assoluta la creazione di avvallamenti o conche alla base del fusto delle piante. Queste depressioni favoriscono infatti la presenza di pericolosi ristagni d’acqua e il
contatto diretto della stessa con la base
del fusto e, quindi, espongono al rischio
di attacchi del mal dell’inchiostro.
Quando l’irrigazione avviene attraverso lo scorrimento dell’acqua sulla supericie del terreno, conviene operare in
modo che il suo passaggio abbia luogo a
una distanza di almeno 40-50 cm dalla
base della pianta. Questo può essere ottenuto con una semplice rincalzatura
delle piante lungo il ilare.
Il controllo delle erbe spontanee è un
altro aspetto importante per la buona
conduzione del castagneto. Il lavoro deve essere eseguito ripetutamente e in
maniera tempestiva: il taglio ritardato delle erbe predispone, infatti, a
una maggior incidenza del cancro
corticale nelle porzioni basali del tronco a
causa dell’umidità trattenuta dagli steli e
dell’ombreggiamento che si genera.
Nell’erba, inoltre, trovano riparo insetti come le cicaline, che possono provocare profonde lesioni da ovodeposizione sulla corteccia delle giovani piante, pregiudicandone lo sviluppo.
Il taglio o, in alternativa, la trinciatura delle malerbe devono avvenire quando queste superano i 30 cm d’altezza;
l’intervento va ripetuto tutte le volte che
si mostra necessario.
Qualora nel sottobosco siano presenti
rovi o altre specie infestanti a forte espansione, è consigliabile l’uso di erbicidi sistemici distribuiti in maniera localizzata
a mezzo di una pompa a spalla. I principi
attivi che mostrano la maggior eficacia
nel contenimento delle malerbe citate sono il glifosate e l’MCPA da sale sodico.
L’eliminazione dei polloni alla base
delle piante concorre a garantire la buona
produttività del frutteto, impedendo la
concorrenza di rami improduttivi alla
crescita della pianta e dei frutti. Se questa
operazione viene eseguita tardivamente
(per esempio in concomitanza della rac-
41
Frutteto
colta dei frutti), i polloni possono esercitare una forte competizione per le sostanze nutritive elaborate dalla pianta a discapito di qualità e peso dei frutti.
Il taglio dei polloni deve essere seguito da una disinfezione con un prodotto a
base di rame, per esempio ossicloruro di
rame-20 (bio, non classiicato), alla dose
di 50 grammi per 10 litri d’acqua.
Per le varietà più precoci di ibrido
eurogiapponese (Primato, Bouche de
Betizac) la fase di maturazione e la caduta dei frutti iniziano nella prima decade di settembre. Per questo motivo, verso la ine del mese di agosto, per favorire le operazioni di raccolta, è utile provvedere allo sfalcio dell’erba e alla rullatura del terreno.
Castagneti da frutto tradizionali.
Le operazioni da svolgere in questo bimestre sono le seguenti:
– falciatura dell’erba e taglio degli arbusti presenti sotto le piante allo scopo di
ripulire il terreno nei castagneti in produzione;
– diradamento dei polloni sviluppatisi
dal ceppo tagliato rasente il terreno di
vecchie piante di castagno destinate all’innesto. Dovete selezionare 5-8 polloni ben posizionati e ben distribuiti attorno al ceppo. Ricordate a ine diradamento di eseguire la disinfezione dei tagli
con prodotti rameici così come indicato
per i frutteti di castagno.
Tutto il materiale tagliato, dopo l’essiccazione va portato fuori dal castagneto
e quindi eliminato col fuoco. Laddove
siano disponibili, si possono utilizzare i
cippatori meccanici che riducono il materiale risultante dalla pulizia del sottobosco in minuscole scaglie legnose che possono essere sparse sul terreno. Le ridotte
dimensioni delle scaglie ne facilitano la
rapida trasformazione in fertilizzante organico di notevole valore biologico.
S
Castagno. S-Galle causate
da un attacco del cinipide
galligeno. Nel particolare:
adulto del cinipide galligeno (1,5-2 mm)
42
Castagno. Il taglio o la trinciatura dell’erba devono essere effettuati non appena supera i 30 cm di altezza. L’ombreggiamento e l’eccessiva umidità causati da un manto erboso troppo alto sono condizioni favorevoli all’attacco del
cancro corticale alla base del tronco
Interventi itosanitari
per il castagno
A partire dalla seconda decade di luglio e nella seconda decade di agosto è
possibile intervenire con trattamenti itosanitari per esercitare il controllo di cidia
(verme del castagno) e balanino, che si
nutrono della polpa delle castagne.
Laddove siano stati effettuati rilasci
dello parassita antagonista Torymus sinensis per il controllo biologico del cinipide galligeno (Dryoscosmus kuriphylus, (vedi foto S), non è consigliabile l’impiego di prodotti insetticidi di sintesi contro la cidia a motivo dell’azione
negativa che tali prodotti possono esercitare sulla diffusione dell’insetto antagonista (Torymus). Quest’ultimo, infatti,
al contrario del cinipide risulta molto
sensibile all’azione degli insetticidi.
Per questa ragione si consiglia di utilizzare principi attivi il cui meccanismo
di controllo della cidia avvenga secondo
criteri dell’agricoltura biologica.
Gli adulti del balanino fanno la loro
comparsa nei mesi di luglio e agosto e si
nutrono scavando col rostro la polpa dei
piccoli frutti in via di formazione. Anche
per quanto riguarda la lotta a questo parassita vale quanto indicato per la cidia.
In entrambi i casi
si consiglia, quindi,
l’utilizzo dei seguenti prodotti:
– Bacillus thuringiensis var. kurstaki,
(per esempio Lepinox Plus, Rapax,
bio, non classificato), alla dose di 100
ml per 100 litri d’acqua, per massimo tre
interventi;
– Beauveria bassiana (per esempio Naturalis, bio, non classiicato), alla dose
di 150 ml per 100 litri d’acqua, per massimo due interventi.
Nel mese di luglio va eseguito il secondo trattamento preventivo contro il
fungo Gnomoniopsis pascoe, che causa
il marciume della polpa dei frutti di castagno (vedi «i Lavori» di maggio-giugno). Il prodotto fungicida consigliato è
il tebuconazolo-4,35 (per esempio Folicur SE, Dedalus SE, Hang, non classiicato) e viene utilizzato alla dose di 350
ml per 100 litri d’acqua.
L’azione del tebuconazolo viene resa
più eficace se al prodotto viene addizzionato un concime fogliare a base di fosito di potassio (per esempio Fosisan
della ditta Agroill), alla dose di 300 ml
per 100 litri d’acqua.
I fositi di potassio sono sali idrosolubili che possono essere rapidamente assorbiti dalle piante sia attraverso l’apparato radicale (somministrando il concime
con l’acqua d’irrigazione), sia attraverso
trattamenti effettuati sull’apparato fogliare. La loro azione è duplice: possiedono
proprietà fertilizzanti (apportano fosforo
e potassio) e stimolano i meccanismi di
autodifesa delle piante (resistenza sistemica indotta) qualora siano soggette ad
attacchi da parte di parassiti fungini.
Olivo
In questo bimestre, con riferimento al
Centro-Nord e Nord Italia, l’olivo si trova nella fase iniziale di «crescita dei
frutticini», successiva a quella dell’allegagione; al Centro-Sud e Sud Italia
l’anticipo è mediamente di 15-30 giorni e pertanto a inizio bimestre le piante possono trovarsi in fase di avanzata
crescita del frutto. In tutti gli ambienti
di coltivazione l’olivo ha terminato o sta
ultimando la fase di cascola isiologica
dei frutti (con cui la pianta si libera dei
frutti privi di embrione) e si appresta alla pausa estiva, durante la quale, in condizioni naturali, si dedica al solo all’indurimento del nocciolo.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
Lavori
Gestione del suolo. All’inizio dell’estate l’oliveto deve essere in condizioni di scarsa o nulla competizione da
parte della lora spontanea (infestanti)
per quanto riguarda l’acqua. Per questo
occorre che il terreno sia preventivamente lavorato supericialmente o l’erba
trinciata inemente con un trinciaerba.
Dove possibile, è preferibile questa
seconda operazione perché consente,
contestualmente, di liberarsi del materiale risultante dalla potatura e perché,
lentamente, si innalza il tenore in sostanza organica del terreno. Inoltre, il residuo organico supericiale isola il terreno dal contatto diretto con l’atmosfera,
per cui si riscalda meno e perde meno
acqua per evaporazione.
Tale metodo di gestione delle infestanti consente anche una maggiore agibilità nell’oliveto in ogni momento durante l’anno, con particolare riferimento
alla raccolta.
In alternativa, dove le superici sono
modeste, le erbe infestanti possono essere controllate con un decespugliatore
e il materiale di potatura può essere sminuzzato con un biotrituratore.
Irrigazione. Il bimestre è caratterizzato, in genere, da elevate temperature e
scarsa disponibilità di acqua meteorica.
L’olivo, per sue caratteristiche anatomiche, morfologiche e isiologiche, è perfettamente compatibile con le condizioni ambientali del periodo, tanto da sospendere ora ogni attività vegetativa in
attesa di tempi migliori.
I consumi di acqua sono comunque
notevoli perché l’attività metabolica,
benché rallentata, prosegue senza interruzioni; il progressivo esaurimento delle
disponibilità idriche naturali può indurre sintomi di stress, quali foglie sbiadite
e accartocciate, frutti raggrinziti, ecc.
L’olivo può agevolmente sopportare
tali condizioni per un breve periodo (12 settimane), senza gravi conseguenze
sulla produzione. Invece un prolungato
periodo di assenza d’acqua implica
conseguenze negative sulla quantità e qualità della produzione.
Nel caso, quando possibile, si consigliano interventi irrigui localizzati con
quantitativi di acqua del 50% circa inferiori a quelli richiesti dall’ambiente
(stress idrico controllato), onde evitare
un’innaturale ripresa vegetativa con sottrazione di risorse all’attività produttiva
e incremento delle spese di gestione della chioma (potatura).
Chi non dispone di acqua per uso irriSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
guo, dopo aver adottato in fase di progettazione dell’oliveto tutti gli accorgimenti
necessari (scelta di varietà tolleranti la
siccità, riduzione della densità di piantagione, ecc.), deve mettere in atto gli interventi in grado di limitare la perdita di
umidità del terreno, così come descritto
nel paragrafo «Gestione del suolo».
Concimazione. La carenza di acqua
del periodo limita, ino ad annullare, la
possibilità di somministrazioni chimiche al terreno, con particolare riferimento all’azoto. Solo in presenza di impianto di irrigazione localizzato (a goccia)
può essere praticata la fertirrigazione
con distribuzioni settimanali di concimi
composti disciolti nell’acqua e calibrati
sulle effettive necessità degli alberi.
In alternativa, si può ricorrere alla
concimazione fogliare, principalmente a
base di azoto. La distribuzione del conci-
Olivo. Questa specie può sopportare
brevi periodi di siccità. Se però l’assenza d’acqua si protrae per lungo tempo, è
possibile una riduzione della quantità e
qualità di prodotto. Nella foto: impianto
di irrigazione localizzato a goccia
me può essere effettuata in abbinamento
a ogni eventuale trattamento itosanitario
(controllando in etichetta l’eventuale incompatibilità tra concime e prodotto itosanitario), per non gravare eccessivamente sui costi, oppure irrorando il concime
fogliare da solo ogni 12-15 giorni, se
questo non rappresenta un problema.
Negli oliveti convenzionali conviene
somministrare urea alla dose di 1-1,5 kg
per 100 litri di acqua, mentre chi opera in
agricoltura biologica dovrà utilizzare prodotti azotati autorizzati.
Potatura. Le operazioni consigliate in
questo periodo consistono nell’eventuale
eliminazione di polloni e succhioni, cioè
dei vigorosi rami a legno sorti sulla ceppaia (polloni), sul tronco e sulle grosse
branche (succhioni), caratterizzati dalla
presenza di tenere foglioline verde chiaro
nella loro parte terminale, a dimostrazione di un’intensa attività vegetativa.
Per eseguire l’operazione, però, è
opportuno attendere il periodo di
pausa vegetativa (piena estate), pena una
repentina insorgenza di nuove analoghe
formazioni. Interventi eseguiti a tempo
debito comportano, invece, una ridotta e
debole insorgenza, anche perché ci si
avvicina alla ine del ciclo vegetativo.
I succhioni, quando eccessivamente
presenti, devono essere prontamente eliminati per evitare consumi di acqua e nutrienti a discapito delle altre parti della
pianta. Si ricordi, però, che un succhione
può anche essere utile per originare una
branca nuova, per esempio in sostituzione di una invecchiata o cariata.
Cure agli innesti. Nel bimestre le
marze attecchite avranno sicuramente
germogliato e, quindi, vanno protette da
ogni eventuale danno meccanico: i temporali estivi possono infatti vaniicare il
lavoro in pochi minuti, provocando la
scosciatura dei germogli. Assicuratevi,
pertanto, che siano sostenuti da adeguati tutori (rami secchi, canne, ecc.).
Interventi itosanitari
per l’olivo
Olivo. In questo periodo si possono somministrare per via fogliare i concimi a
base da azoto (per esempio l’urea), ogni
12-15 giorni
Con l’approssimarsi del mese di luglio l’attenzione dell’olivicoltore deve
essere rivolta alla generazione «carpofaga» (che si sviluppa a carico delle piccole olive) della tignola dell’olivo (vedi foto T a pag. 44), la quale può causare notevoli danni alla produzione; le generazioni
precedenti, la «illofaga» (che si sviluppa
a carico delle foglie) e l’«antofaga» (che
si accresce a carico dei iori) non provocano danni di rilievo.
43
Frutteto
In genere su ogni oliva la tignola depone 1-2 uova, ma in annate di forte infestazione possono essere deposte anche
più uova e in varie parti della drupa. In
breve tempo la larva, penetra nell’oliva
attraverso i vasi conduttori e si porta all’interno del nocciolo, dove si ciba dei
tessuti teneri del seme. Trascorso circa
un mese, a partire da ine agosto-settembre, la larva divenuta adulta, fuoriesce
dall’oliva dalla zona del peduncolo ripercorrendo in senso inverso il tragitto
che ha fatto per penetrare.
È in questa fase che la larva provoca
l’indebolimento del peduncolo, con il risultato di provocare la caduta precoce
dell’oliva verso settembre-ottobre, quando non è ancora matura.
Tale cascola può però essere causata anche da altri fattori, diversi dall’attacco di tignola, come gli stress da
siccità prolungata. Per capire se la causa
è la tignola, si deve accertare o meno la
presenza di un piccolo foro a livello del
peduncolo.
Per la lotta alla tignola, a partire da ine maggio (quando inizia il volo della
generazione illofaga), occorre procedere all’osservazione settimanale delle
trappole a feromone, installate nei mesi
precedenti (3 trappole per ettaro) e seguire l’andamento annotando il numero
delle farfalline che di volta in volta vengono catturate. Con questa operazione si
traccia la «curva di volo» ino a determinare il momento di massima cattura, che
sta a indicare il picco del volo della generazione «antofaga», fondamentale per
stabilire quando eseguire l’eventuale
trattamento insetticida.
Si parla di «eventuale trattamento»,
perché il danno si concretizza nel momento in cui le femmine depongono le
uova sul calice delle olivine (in prossimità del peduncolo), quando l’oliva ha
la dimensione di un acino di pepe.
La valutazione della necessità di un
Olivo. Gli interventi di potatura prevedono l’eliminazione di polloni sorti sulla ceppaia e succhioni originatisi sul
tronco e branche (vedi foto)
trattamento itosanitario e del momento
più eficace per farlo, deve tener conto
sia delle catture e del «picco del volo»,
che del grado di infestazione reale. Quest’ultimo viene valutato con l’osservazione di un campione di 100 olive per ettaro, prese a caso nell’oliveto. Si deve rilevare se ci sono uova vitali e/o larve penetrate all’interno e calcolare la percentuale di olive attaccate; è preferibile che
questa operazione venga fatta da un
tecnico poiché non è facile individuare le uova e le larve date le loro dimensioni estremamente piccole.
Il campionamento è fondamentale
perché rileva il reale grado di infestazione, spesso infatti non c’è corrispondenza tra il numero di tignole catturate dalle trappole e le olive attaccate: può accadere che pur riscontrando catture elevate di individui, l’infestazione sia bassa
perché si sono avute temperature molto
alte che hanno provocato una moria delle uova per disidratazione.
Il campionamento inoltre, permette
di determinare la «soglia di intervento»
cioè la percentuale minima di olive attaccate che giustiicano economicamente un intervento chimico. La soglia di in-
T
Olivo. T-A sinistra: gli attacchi della tignola dell’olivo avvengono ora a carico delle piccole olive e possono causare notevoli danni alla produzione. A destra: grazie
all’osservazione delle catture settimanali nelle trappole a feromone è possibile stabilire quando eseguire l’eventuale trattamento insetticida
44
tervento per la tignola è del 5-7% per varietà di olive da tavola, e del 10-15% per
le varietà da olio. Il trattamento itosanitario va effettuato nel periodo compreso
tra il picco di volo e la ine della curva di
volo, al superamento della soglia di intervento e prima che si abbia l’indurimento del nocciolo.
Il prodotto insetticida da utilizzare
deve essere citotropico, cioè in grado di
penetrare nell’olivina; in questo modo il
prodotto agisce sia sulle uova che sulle
larve all’interno. Possono essere usati
insetticidi a base di:
– fosmet-17,7 (non classiicato), alle dosi
di 220-250 grammi per 100 litri di acqua;
– dimetoato-19 (irritante), alla dose di
120 ml per 100 litri di acqua; questo
prodotto può dare itotossicità (cioè si
possono veriicare ustioni e necrosi dei
tessuti della drupa) sulle varietà Coratina, Bosana, Canino, Itrana, Frantoio,
Vernina, Marsella e Simona, soprattutto
se non è ben distribuito e sulle olive si
crea il gocciolamento.
In agricoltura biologica si utilizzano prodotti a base di Bacillus
thuringiensis var. kurstachi-6,4 (bio,
non classiicato), alla dose di 100 grammi per 100 litri di acqua, ma la loro eficacia su questa generazione è molto limitata, perché le larve appena nate dall’uovo penetrano direttamente all’interno del frutto evitando in tal modo il contatto con il Bacillus.
Aspetto importante e non secondario
è, comunque, la presenza in natura di un
discreto numero di predatori che controllano la tignola.
L’intervento contro la tignola agisce
anche contro le prime neanidi della cocciniglia «mezzo grano di pepe» e nei
confronti dei primi attacchi della mosca
delle olive.
Tra luglio e agosto per la cocciniglia
«mezzo grano di pepe» (vedi foto U) si
ha la fuoriuscita delle neanidi dal corpo
della femmina (questo insetto presenta
solo la forma femminile, che produce
centinaia di uova per partenogenesi all’interno del suo corpo).
La schiusura delle uova è scalare: le
neanidi fuoriescono dal corpo materno
ed, essendo mobili, si dirigono nella pagina inferiore delle foglie dove si localizzano; man mano che poi si accrescono, perdono la loro mobilità e modiicano il loro
corpo con la formazione dello scudo.
La cocciniglia si nutre della linfa delle foglie, causando un danno diretto per
sottrazione di nutrienti alla pianta, ma la
sua presenza favorisce lo sviluppo
della fumaggine, in quanto emette
una sostanza zuccherina «melata» che
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
U
Olivo. U-Infestazione di cocciniglia
mezzo grano di pepe (1,5-5 mm)
costituisce il substrato su cui si accrescono vari funghi. La fumaggine ricopre
la supericie delle foglie, dei rami e dei
frutti, impedendo sia la traspirazione
che la fotosintesi. Le foglie colpite si indeboliscono e cadono precocemente, le
piante di olivo infestate da cocciniglia si
presentano deperite, defogliate e suscettibili di attacchi di altre malattie.
La difesa contro questa cocciniglia
va attuata preventivamente con mezzi
agronomici, quali le concimazioni (soprattutto quella azotata), irrigazioni
equilibrate e interventi di potatura razionali, tali da avere una chioma arieggiata
e ben illuminata (condizioni sfavorevoli
allo sviluppo dell’insetto).
Si ricorre ai mezzi chimici di lotta
quando si ha il superamento della soglia
di intervento che per la cocciniglia è di
5-7 individui per foglia. Prima di ricorrere al trattamento chimico è bene veriicare se l’infestazione è attiva, osservando,
con microscopio binoculare o una buona
lente di ingrandimento, la presenza di individui giovani (neanidi) vivi sulla pagina inferiore di circa 100 foglie, prelevate
da 20 rametti per ettaro raccolti a caso da
diverse piante dell’oliveto. Infatti, le
temperature elevate e la bassa umidità favoriscono la moria delle forme giovani;
vi sono poi molti predatori naturali che
proprio nel periodo estivo esplicano la
loro maggiore attività e quindi determinano una forte azione di contenimento.
Il momento più opportuno per il trattamento chimico è quando almeno l’80%
delle uova sono schiuse (nel Meridione
ciò avviene generalmente verso la ine di
luglio-inizio di agosto, per le aree del
Centro-Nord con una-due settimane in ritardo). In questo modo si colpiscono le
forme giovanili che sono le più vulnerabili al trattamento; le femmine adulte hanno
infatti un guscio protettivo che è impenetrabile dagli attuali prodotti chimici.
Il trattamento si effettua con olio
bianco-80 (bio, non classificato), alla
dose di 1,5 litri per 100 litri di acqua. In
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Olivo. In agosto è possibile eseguire la diagnosi precoce per
determinare la presenza di nuove infezioni di occhio
di pavone non ancora manifeste. Si prelevano a campione
100 foglie e si immergono per 2-3 minuti in una soluzione
di idrato sodico o idrato potassico (reperibili presso
le rivendite di prodotti antiparassitari o di prodotti
per l’enologia) al 5% (50 grammi in 1 litro
di acqua), tenuta alla temperatura di 50-60 °C:
se le foglie sono infette vi compariranno
delle macchie scure che rivelano la presenza
del fungo. In caso di esito positivo il trattamento
fungicida andrà effettuato a ine estate-inizio autunno
caso di forte infestazione e per essere
certi di colpire il maggior numero di individui giovani, si può ripetere l’intervento a venti giorni di distanza, sempre
alle stesse dosi.
La mosca delle olive nel periodo di
ine luglio-agosto può essere già attiva e
colpire precocemente le olive. È il caso
di oliveti di varietà da mensa, irrigati oppure oliveti in scarica che hanno poche
olive ma di grosse dimensioni.
Come indicato per la tignola, anche
per il controllo della mosca è utile l’utilizzo delle trappole a feromone, che vanno posizionate ai primi di luglio (almeno
3 trappole per ettaro), contando settimanalmente gli adulti catturati. E anche in
questo caso l’uso delle trappole è utile se
è supportato dal campionamento (100
olive per ettaro prese a caso nell’oliveto)
e dall’osservazione di olive con punture
fertili (presenza dell’uovo o della larva
appena nata) per stabilire il livello di infestazione e determinare il momento più
opportuno per gli interventi di difesa.
Questi ultimi verranno comunque attuati
nel prossimo bimestre.
Nei confronti della mosca si può intervenire con una delle modalità di difesa
preventiva contro gli adulti del parassita
adottate in agricoltura biologica, oppure
ricorrere alla lotta curativa contro le larve
Lampone. Entro la prima decade di agosto si conclude la raccolta dei frutti delle varietà unifere di lampone rosso e della prima produzione delle varietà bifere
in agricoltura tradizionale. Le modalità di
entrambe sono riportate nella «Guida illustrata alla coltivazione dell’olivo», supplemento al n. 2/2010, alle pagg. 40-41.
In agosto, è opportuno eseguire una
diagnosi precoce per determinare l’eventuale presenza di nuove infezioni occhio
di pavone o cicloconio non ancora manifeste (vedi riquadro qui sopra).
PICCOLI FRUTTI
Lavori
Lampone. Entro il mese di lu-
glio si concludono le operazioni
di raccolta delle diverse varietà di lampone nero. Durante la prima decade di
agosto termina invece la raccolta dei
frutti delle varietà di lampone rosso unifero e la prima produzione di frutti delle
varietà bifere (rifiorenti) ottenuta sui
polloni dell’anno precedente.
Nel caso delle varietà riiorenti (che
producono due volte nel corso dell’anno), una volta completata la prima raccolta occorre eliminare i tralci dell’anno precedente (sono del secondo anno e hanno
esaurito la produzione) con un taglio rasente al ceppo. Tali tralci sono facilmente riconoscibili a causa delle dimensioni
consistenti, della desquamazione e del distacco di parti di corteccia, e per la presenza di robusti rami laterali. Questa operazione consente lo sviluppo regolare dei
nuovi tralci più esili formatisi nel corso
della primavera i quali concorreranno a
fornire la seconda produzione a partire,
nel caso delle varietà a maturazione precoce, dalla terza decade di agosto.
Prima – e durante – il periodo di raccolta è necessario provvedere regolarmente allo sfalcio dell’erba degli interilari, per favorire la ventilazione delle
piante e facilitare il lavoro degli addetti
alla raccolta.
Eventuali irrigazioni non devono es-
45
Frutteto
V
Lampone. V-Attacco di botrite o muffa
grigia sui frutti: questa malattia è favorita dall’adozione di sistemi di irrigazioni a pioggia o a spruzzo
Mirtillo. La maturazione dei frutti è scalare – la raccolta va quindi effettuata
con passaggi ogni 2-3 giorni – e si conclude entro la metà di agosto
sere effettuate con il sistema ad aspersione (a pioggia o a spruzzo); queste soluzioni irrigue creano un ambiente stabilmente umido, che favorisce lo sviluppo del marciume da botrite o muffa grigia (vedi foto V) sui frutti. È preferibile
adottare sistemi di irrigazione con ala
gocciolante singola o doppia addossata al filare, che consentono
l’erogazione di modesti volumi d’acqua
in maniera localizzata a livello del suolo
(per esempio, ala gocciolante autocompensante con fori distanti 20 o 30 cm e
pressione d’esercizio inferiore a 1 bar).
L’apparato radicale del lampone è supericiale e sfrutta al meglio l’umidità
disponibile nei primi 30 cm di suolo.
La costanza dell’irrigazione nel periodo che intercorre tra la ioritura e la
maturazione dei frutti sostiene la pienezza del raccolto, predispone la pianta
a una crescita regolare e alla maturazione completa dei tralci che dovranno fornire le successive produzioni.
zione: nel primo si provvede a staccare i
grappoli esterni che tendono a maturare
precocemente; con gli stacchi seguenti
si raccolgono i grappoli interni e quelli
prodotti su legno vecchio.
La raccolta va effettuata quando il
grappolo è completamente maturo e
asciutto per prevenire lo sviluppo di
muffe e marciumi.
Il prodotto va sempre confezionato
negli appositi contenitori in polietilene,
a loro volta inseriti in numero di 10-12
nella cassetta.
Mirtillo. Le operazioni di rac-
colta si concludono tra la ine del
mese di luglio e la prima quindicina di
agosto. Lo stacco dei frutti va effettuato
con cadenza di 2-3 giorni.
A raccolta ultimata, per evitare fenomeni di stress idrico e arresti nello sviluppo vegetativo della pianta, è consigliabile continuare a effettuare piccoli
interventi irrigui, a intervalli di 10-15
giorni ino a tutto il mese di agosto. Ciò
permetterà lo sviluppo e la completa
maturazione dei rami fruttiferi utili nell’anno successivo.
Rovo senza spine. La raccolta dei frutti inizia con le varietà
Dirksen e Lochness, e prosegue per tutto il bimestre con le altre varietà. Il frutto va raccolto quando tutte le drupeole
che lo compongono mostrano il tipico
colore nero uniforme.
La raccolta si effettua con passaggi
frequenti, ogni 4-5 giorni, per evitare la
cascola dei frutti maturi.
Nel periodo che precede e afianca la
maturazione delle more vanno eseguiti
interventi di irrigazione a intervalli di
5-6 giorni. Per la distribuzione dell’acqua irrigua sono preferibili i sistemi di
Ribes (rosso, rosa, bianco,
nero). La raccolta del ribes av-
viene attraverso il distacco del peduncolo quando all’interno del grappolo tutte
le bacche sono uniformemente mature.
Sono necessari almeno due o tre passaggi successivi per completare l’opera-
46
Ribes. La raccolta si esegue staccando
il grappolo intero quando tutte le
bacche sono uniformemente mature
distribuzione localizzata sottochioma
(ala gocciolante e microgetti) piuttosto
che quelli a pioggia: la sensibilità delle
more alle infezioni da botrite (marciume
dei frutti) è elevata e con l’aspersione a
pioggia si rischia la perdita di un’elevata percentuale di prodotto.
Per favorire la ventilazione del ilare
dovete eseguire interventi di potatura
verde, eliminando i tralci di un anno in
soprannumero e spuntando quelli molto
vigorosi sopra un tralcio anticipato (ramo laterale che si è sviluppato sul tralcio
dell’anno). Sovente, infatti, i tralci raggiungono uno sviluppo lineare di 3-4
metri e ostacolano il lavoro dei raccoglitori. Per ogni ceppo devono essere selezionati non più di 4-5 nuovi tralci.
Durante la raccolta evitate di mescolare i frutti maturi con quelli
che presentano delle porzioni immature,
cioè indurite e di colore rosso. Tali caratteristiche sono infatti determinate dalla presenza in campo di un acaro, l’erioide del rovo (Acalitus essigi), il quale
pungendo le drupeole che formano le
more ne impedisce la regolare maturazione. I frutti colpiti dall’acaro possono
risultare sgradevoli al gusto e all’olfatto
(sapore di «cimiciato»). In caso di necessità effettuate un trattamento con un
prodotto a base di azadiractina (per
esempio Neemazal-T/S, bio, irritante),
alla dose di 250 ml per 100 litri d’acqua,
associato con pinolene (per esempio
Nu-Film, bio, non classiicato), alla dose di 300 ml per 100 litri d’acqua.
Interventi itosanitari
per i piccoli frutti
Nell’ultimo anno si è veriicata la comparsa di un temibile insetto parassita, che
procura danni elevati ai frutti di mirtillo,
mora, lampone, ribes, fragola e ciliegio.
Si tratta del moscerino dei piccoli frutti
(Drosophila suzukii), un minuscolo insetto (3 mm) caratterizzato da un corpo di
color bruno chiaro, con bande scure sulla
parte dorsale dei segmenti addominali.
La Drosophila suzukii è molto simile
ai comuni moscerini della frutta che provocano un danno poco rilevante, in
quanto possono penetrare la polpa dei
frutti solo in seguito alla presenza di ferite o lacerazioni presistenti della buccia. La femmina di questo parassita è invece dotata di un ovopositore robusto e
seghettato, con il quale è in grado d’incidere attivamente l’epidermide dei frutti maturi sulla pianta e inserire le uova
nella polpa. Dopo alcuni giorni, in corrispondenza della zona di ovodeposizione, il frutto presenta un’area depressa e
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
molle contenente le minuscole larve
biancastre dell’insetto. Il marciume cui
il frutto va incontro lo rende poco appetibile e ne azzera la conservabilità.
Non vi sono ancora indicazioni speciiche per quanto riguarda i trattamenti utili al contenimento di questo parassita. Discreti risultati hanno fornito soluzioni acquose di estratti di aglio (indicativamente il succo di una testa d’aglio
ogni 5 litri d’acqua) irrorate con cadenza
settimanale nel periodo precedente e contemporaneo alla raccolta.
Per ulteriori informazioni sul moscerino dei piccoli frutti si veda l’articolo
pubblicato sul n. 4/2012 di Vita in Campagna, a pag. 36.
Nespolo comune e del Giappone. Nel nespolo comune
occorre mantenere il terreno libero da erbe infestanti e provvedere a
eventuali irrigazioni di soccorso.
Per il nespolo del Giappone siamo nella fase del dopo raccolta ed è ancora il periodo giusto per la potatura (vedi
«i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 58).
Nocciòlo. Anche in questo bime-
Rovo senza spine. La raccolta si effettua
con passaggi ogni 4-5 giorni, staccando i frutti completamente maturi, cioè
quando presentano tutte le drupeole con
il caratteristico colore nero uniforme
SPECIE DA FRUTTO MINORI cità, è consigliabile intervenire con qualche irrigazione di soccorso.
Lavori
Fico. Luglio è il mese di piena rac-
colta dei frutti cosiddetti «ioroni»;
in agosto invece è già possibile, in diverse aree, raccogliere i primi ichi veri o
«fòrniti». Raccogliete nelle ore fresche
del mattino, selezionando frutti ben maturi (il processo di maturazione infatti si
arresta al momento del distacco) e completi di peduncolo, manipolandoli delicatamente; a evitare il danneggiamento è
opportuno disporli poi in recipienti di
materiale morbido e con pareti basse.
Pur essendo una specie molto rustica,
nelle zone particolarmente aride del Mezzogiorno, in caso di lunghi periodi di sic-
Giuggiolo. La specie in questo
periodo non richiede particolari
attenzioni: occorre mantenere il terreno libero da erbe infestanti e, se l’estate decorre particolarmente asciutta, intervenire con qualche irrigazione.
Kaki. Non sono necessari inter-
venti particolari: basta assicurare
alla pianta regolari irrigazioni. Una
buona disponibilità d’acqua favorisce
infatti l’accrescimento dei frutti che in
questo periodo è particolarmente intenso; l’eccessiva mancanza di acqua inoltre accentua il fenomeno della cascola
estiva dei frutticini.
stre, come già esposto ne «i Lavori» di maggio-giugno, negli impianti di
recente costituzione (1-2 anni), l’attenzione degli operatori deve rimanere concentrata sulle irrigazioni di soccorso e
sulle lavorazioni del terreno.
Per le prime, al ine di ridurre il calpestio e agevolare l’operazione, si
può stendere un tubo di gomma,
oppure una apposita manichetta
preforata (i fori sono a distanze regolari
comprese fra i 20 e i 30 cm), dal costo
contenuto (0,07-0,11 euro al metro lineare), utilizzata di norma per l’irrigazione di piccoli frutti e per le colture orticole, facile da posizionare e anche da
recuperare a ine stagione.
Ove non sia possibile disporre di acqua sorgiva, per l’approvvigionamento
d’acqua si possono utilizzare vasche di
materiale plastico di recupero, trasportabili o posizionabili in loco.
Nei nocciòli che sono in fase di allevamento (3-5 anni dall’impianto) le lavorazioni del terreno, come la fresatura tra le ile e la sarchiatura e zappatura
dei 50 cm immediatamente attorno alla
SPECIE DA FRUTTO MINORI. Operazioni
colturali in corso (●) nei mesi di luglio e agosto
asdasdfasdf
Raccolta
Irrigazione
Trinciatura
dell’erba [1]
Potatura
Innesti
Interventi
itosanitari
Concimazioni
Specie
Nuovi
impianti
a cura di Silvio Caltran
lug. ago. lug. ago. lug. ago. lug. ago. lug. ago. lug. ago. lug. ago. lug. ago.
Fico
Giuggiolo
Kaki
Nespolo comune
Nespolo del Giappone
Nocciòlo
Noce
● ●
● ●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
●
● ● ● ●
● ●
● ●
●[2] ●[2]
● ●
●[2] ●[2]
● ●
[1] In alternativa, lavorazione del terreno. [2] Irrigazioni di soccorso.
Le specie indicate con il nome in colore azzurro di norma non richiedono trattamenti antiparassitari o ne richiedono pochissimi.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
47
Frutteto
pianta, vengono prima integrate poi progressivamente sostitute con trinciature
tra una ila e l’altra e lavorazioni meccaniche supericiali sulla ila.
L’eliminazione dei polloni ligniicati
interessa i noccioleti in fase di allevamento e quelli in produzione. I polloni,
non controllati dal diserbo localizzato
eseguito sulle infestanti presenti sulla ila
(vedi «i Lavori» di maggio-giugno, a pag.
58) devono, in questo momento dell’annata, essere eliminati manualmente, con
forbici e zappetta bidente, oppure meccanicamente o chimicamente.
Per accelerare le operazioni di eliminazione dei polloni all’esterno dei ceppi, qualunque sia la forma di allevamento adottata, si può utilizzare un decespugliatore con testa munita di disco-lama.
Per evitare di incidere accidentalmente la corteccia delle pertiche di
nocciolo, conviene sovrapporre al discolama di taglio un disco di protezione
dentato, di diametro leggermente superiore al primo. La dentatura del disco di
protezione consente l’entrata dei polloni
tra le «dita» e il loro taglio, ma evita
l’incisione accidentale della corteccia
della pianta.
L’eventuale eliminazione chimica è
realizzabile distribuendo localmente sui
polloni un prodotto a base di carfentrazone-etile-6,45 (Afinity plus, irritante),
alla dose di 400 ml per 100 litri d’acqua,
oppure, e in alternativa, pyralufen-ethyl
2,5 (Evolution, nocivo), alla dose di 270
ml per 100 litri d’acqua.
Nel bimestre l’eliminazione dei polloni precede il lavoro di preparazione
del terreno per la raccolta, che di norma interessa tutte le zone produttive del
nostro Paese, fra la ine di luglio e la prima metà di agosto.
Nei terreni sottoposti a lavorazioni
supericiali del terreno (erpicatura o fresatura leggera) occorrerà provvedere a
un livellamento e compattamento del
terreno tramite rullatura; questa operazione eviterà che si formino anfrattuosità e/o buche in cui possano cadere le
nocciole mature (non riuscendo poi a
raccoglierle).
Nei noccioleti professionali, dove di
norma viene realizzato il diserbo localizzato sulla ila (vedi «i Lavori» di maggio-giugno, alle pagg. 58-59), nell’interila può essere adottata una delle soluzioni di seguito proposte:
1) taglio e asportazione delle infestanti,
quindi rullatura del terreno mantenuto
inerbito;
2) trinciatura «bassa» (rasente il terreno)
delle infestanti e rullatura;
3) diserbo dalle infestanti presenti nel-
48
o a una strada, sui lati dell’appezzamento ove si teme di perdere le nocciole cadute a terra, per calpestio oppure per il
ruscellamento dell’acqua piovana.
Noce. Come altre specie anche il
Fico. In luglio si raccolgono i «ioroni»
(nella foto varietà «Citrulara»), mentre
in agosto in diverse aree è già possibile
i primi ichi veri o «fòrniti»
Nocciòlo. Nei nuovi impianti occorre
provvedere alle indispensabili irrigazioni di soccorso (nella foto, manichetta di
irrigazione stesa lungo il ilare) e alle
lavorazioni del terreno
Nocciòlo. Per eliminare i polloni ligniicati si può utilizzare un decespugliatore
con testa munita di disco-lama, meglio
se dotata di un disco di protezione dentato in modo da riuscire a tagliare i polloni senza danneggiare accidentalmente
la corteccia delle piante
l’interila con prodotti a base di glifosate, a cui deve essere aggiunta una minima quantità di olio bianco per aumentare l’adesività (vedi indicazione ne «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 59).
La preparazione del noccioleto si
completa con la distensione di reti, unite fra esse alla base delle piante oppure
sopraelevate rispetto ad una capezzagna
noce non richiede in questo periodo lavori particolari, fatta eccezione per
la necessità di mantenere il terreno della
coltura pulito da infestanti tramite leggere lavorazioni.
Interventi itosanitari
per le specie da frutto minori
La carpocapsa (vedi foto W) che
colpisce le pomacee (vedi pag. 30) causa danni anche alla coltura del noce. I
frutti vengono infatti attaccati dalle larve e cadono a terra. Non sempre questo
insetto causa problemi, in particolare se
parliamo di singoli esemplari in genere
presenti nei cortili delle abitazioni. Se
tuttavia avete osservato danni negli anni
scorsi, ovvero frutti ancora avvolti nel
mallo con i fori di penetrazione delle
larve e la fuoriuscita di rosura nerastra,
prendete in considerazione la difesa.
Il trattamento fondamentale è quello
sulla prima generazione, da effettuarsi
all’inizio di maggio (vedi «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 59), a cui ne segue un altro nei primissimi giorni di luglio con spinosad-44,2 (bio, non classiicato), alla dose di 25 grammi per 100 litri di acqua, oppure virus della granulosi
(bio, non classiicato o irritante), alla dose di 10 grammi per 100 litri di acqua.
Distribuendo il prodotto è importante bagnare molto bene la vegetazione,
perché le noci non irrorate dalla miscela
non sono adeguatamente protette.
Per quanto riguarda il nocciòlo ci si
deve concentrare sul contenimento dei
danni causati ai frutti dalle cimici (Gonocerus acuteangulatus, Raphigaster
nebulosa, Palomena prasina), insetti
che svernano come adulti e compiono
una sola generazione all’anno. Quest’anno la difesa da questi insetti risulta
particolarmente importante per
preservare la qualità dei frutti, in
quanto la media produttività di tutte le
zone corilicole italiane risulta media o
addirittura scarsa. La tempestività e la
puntualità negli interventi di contenimento risulterà fondamentale.
Le punture delle cimici durante la
crescita dei frutti, da metà giugno ad
agosto, pur consentendo al frutto di
completare la maturazione, provocano
sul seme la comparsa di evidenti macchie biancastre, più o meno diffuse, oppure di cavità depresse e imbrunite, opSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Frutteto
pure determina la produzione di semi
completamente raggrinziti.
Se la percentuale di frutti colpiti supera il 5% è molto dificile eseguire, all’atto della frangitura, una selezione che
consenta la separazione dei semi sani da
quelli colpiti.
Per determinare la consistenza della
presenza di cimici (la soglia di intervento è di 2 adulti per pianta e per campionamento) si utilizza la tecnica già descritta per monitorare le popolazioni del
balanino (vedi «i Lavori » di maggiogiugno, a pag. 59).
Oltre a verificare il raggiungimento
della soglia, per contenere al minimo gli
interventi insetticidi si effettua anche un
controllo sulla comparsa delle uova nell’utero delle femmine delle cimici (vedi «i
Lavori » di luglio-agosto 2009, a pag. 51).
Per il contenimento delle cimici è
utilizzabile a scelta uno dei seguenti
principi attivi:
– azadiractina-1 (per esempio Neemik,
bio, irritante), alla dose di 400 ml per
100 litri d’acqua;
– etofenprox-30 (per esempio Trebon
UP, irritante), alla dose di 50 ml per 100
litri d’acqua;
– piretro-4 (per esempio Asset, bio, irritante), alla dose di 100 ml per 100 litri d’acqua;
– lambda-cialotrina-1,47 (per esempio
Karate with Zeon Technology 1,5, irritante), alla dose di 170 ml per 100 litri d’acqua.
L’aggiunta di un coadiuvante (antischiuma, acidiicante, bagnante o adesivante) all’insetticida garantisce una migliore azione dello stesso. Al riguardo
segnaliamo alcuni preparati commerciali: Antischiuma Schaumstop (dose 15 ml
per 100 litri d’acqua); Cifovir 1 (dose
50-120 per 100 litri d’acqua); Nu-FilmP (dose 250-400 ml per ettaro); Silwet
L-77 (dose 25-50 per 100 litri d’acqua).
Qualora le azioni di contenimento chi-
X
Nocciòlo. X-A sinistra. I fori (vedi frecce) indicano i punti in cui la femmina
del balanino ha introdotto un uovo. A
destra. Larva di balanino del nocciòlo
(14-16 mm, vedi freccia)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Percoco (Interventi itosanitari: Olivo);
Oreste Insero (Lavori: Fico-GiuggioloKaki-Nespolo comune e del GiapponeNoce); Claudio Sonnati (Lavori e Interventi itosanitari: Nocciòlo).
Nocciòlo. La predisposizione di reti evita, in particolare sui lati dell’appezzamento coninanti con strade o capezzagne, la perdita di prodotto per calpestio o
per ruscellamento dell’acqua piovana
[1] La «Guida illustrata alla propagazione delle piante da frutto e della vite» è
esaurita, tuttavia i medesimi argomenti
sono stati ripresi e ampliati nella nostra
nuova pubblicazione «Piante da frutto e
vite: la propagazione», della collana
«Guide pratiche» di Vita in Campagna,
che si può acquistare contattando il nostro Servizio Abbonamenti (Tel. 045
8009480 - Fax 045 8012980 - E-mail:
[email protected]).
Ricordiamo le classi di tossicità attribuite
agli antiparassitari, nell’ordine dal massimo al minimo: molto tossico - tossico nocivo - irritante - non classiicato. L’aggiunta di bio, signiica che l’antiparassitario è ammesso nell’agricoltura biologica.
INDIRIZZI
PER ACQUISTI/INFORMAZIONI
W
Noce. W-Danni da carpocapsa su un
frutto di noce; si tratta dello stesso
insetto che attacca le pomacee
mico del balanino (vedi foto X) non abbiano successo, la popolazione del coleottero continua ad aumentare e, quindi, di
anno in anno trovate un numero crescente
di nocciole con il caratteristico foro di
uscita della larva dal guscio. Se il danno è
stato considerevole, occorrerà agire anche
durante la preparazione del terreno per la
raccolta, distribuendo in modo uniforme
in supericie un prodotto a base di Beauveria bassiana-7,16 (per esempio Naturalis, bio, non classiicato), un fungo in grado di devitalizzare le larve dell’insetto, alla dose di 2-3 litri per ettaro.
A cura di: Giovanni Comerlati (Lavori:
Pomacee); Paolo Solmi (Interventi itosanitari: Pomacee-Drupacee-Actinidia-Fico-Kaki-Nespolo comune e del Giappone-Noce-Piccoli frutti); Giovanni Rigo (Lavori: Pesco e nettarina-Albicocco-Susino-Actinidia); Gino Bassi (Lavori: Ciliegio); Massimo Brucato (Lavori e Interventi itosanitari: Mandorlo);
Riccardo Tumminelli - Servizio itosanitario Regione Siciliana - Palermo (Lavori e Interventi itosanitari: Agrumi);
Guido Bassi (Lavori e Interventi itosanitari: Castagno; Lavori: Piccoli frutti);
Giorgio Pannelli (Lavori: Olivo); Anna
Le varietà di piante da frutto illustrate a
pag. 28, 32 e 34 sono reperibili presso i
seguenti vivai:
– Azienda Agricola Maioli Enzo - Via
Castello, 5 - 42013 Salvaterra (Reggio
Emilia) - Tel. e fax 0522 840773 (pero
varietà Carmen, pesco varietà Elegant
Lady, susino varietà Fortune), vende per
corrispondenza;
– Battistini Giuseppe Vivai - Via Calcinaro, 1265 - 47023 Martorano di Cesena
(Forlì Cesena) - Tel. 0547 382122 Fax 0547 639315 (pero varietà Carmen,
pesco varietà Elegant Lady, susino varietà Fortune), vende per corrispondenza;
– Dalmonte Gaspare - Via Calbetta, 2 48018 Faenza (Ravenna) - Tel. 0546
664853 - Fax 0546 22691 (susino varietà Fortune), vende per corrispondenza;
– Dalmonte Guido e Vittorio - Via Casse, 1 - 48013 Brisighella (Ravenna) Tel. 0546 81037 - Fax 0546 80061 (pero varietà Carmen, susino varietà Fortune), vende per corrispondenza;
– Pennati Antonio - Via V. Foppa, 1 23876 Monticello Brianza (Lecco) - Tel. e
fax 039 9205696 (pero varietà Carmen);
– Vivai Piante Battistini Società Agricola S.S. - Via Ravennate, 1500 - 47522
Martorano di Cesena (Forlì Cesena) Tel. 0547 380545 - Fax 0547 384400 (pero varietà Carmen, pesco varietà Elegant
Lady, susino varietà Fortune), vende per
corrispondenza.
CONTROLLO INDIRIZZI AL 18-6-2012
49
Campo
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
CEREALI VERNINI
Frumento tenero
All’inizio di luglio si conclude la
raccolta del frumento tenero; le modalità da adottare per questa operazione,
per la conservazione in azienda e per
la vendita del prodotto, nonché per la
gestione dei residui colturali (paglia e
stoppie), sono state descritte ne «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 60.
Se ai cereali vernini non segue una coltura a semina estiva (secondo raccolto),
il terreno non viene coltivato ino all’autunno o alla primavera. Questo periodo di
pausa, in particolare l’estate, può essere
sfruttato per effettuare alcuni lavori, ovvero la manutenzione o realizzazione delle opere per la regimazione delle acque e
la lotta alle erbe infestanti, di più dificile
controllo con una coltura in atto.
Nei terreni dotati di adeguate sistemazioni, i lavori di manutenzione delle
opere per la regimazione delle acque
consistono nello sfalcio o trinciatura
Cereali vernini. In questo bimestre dedicatevi alla manutenzione delle opere
per la regimazione delle acque: sfalciate o trinciate l’erba nei fossi e nelle scoline e, se necessario, provvedete allo
spurgo e alla loro risagomatura
della vegetazione erbacea di fossi e
scoline e, se necessario, nello spurgo e risagomatura delle stesse.
Nei terreni in pendio (collina) privi di un’adeguata sistemazione e con
evidenti segni di erosione (rigagnoli),
si devono realizzare scoline, anche provvisorie, per convogliare l’acqua nei corsi
d’acqua limitroi ai campi. Le scoline devono essere disposte in senso perpendicolare alla pendenza dei terreni e distanziate non più di 80 metri l’una dall’altra.
Nel caso non sia possibile realizzare le
scoline per l’elevata pendenza dei terreni, un’alternativa è rappresentata da fasce
inerbite disposte sempre in senso perpendicolare alla massima pendenza, di larghezza non inferiore ai 5 metri e distanziate non più di 60 metri l’una dall’altra.
La manutenzione o realizzazione delle opere per la regimazione delle acque
secondo le modalità sopra descritte, è obbligatoria (condizionalità) per i coltivatori che beneiciano di contributi europei
(domanda unica - ex Pac - e alcune misure dei Programmi di sviluppo rurale). In
ogni caso, al di là dell’obbligo normativo,
si evidenzia l’importanza di un eficiente
sistema di regimazione delle acque, per
evitare situazioni di ristagno idrico dannoso alle colture e dissesti idrogeologici
(erosione, smottamenti, ecc.).
La lotta alle erbe infestanti è rivol-
Esempio di rotazione quadriennale (Nord Italia)
a cura di Umberto Grigolo
In questo progetto graico è riportata una rotazione quadriennale delle colture erbacee più diffuse nel Nord Italia. L’applicazione di queste rotazioni comporta in pratica la successione, nel 2012 e nei tre anni successivi, sullo stesso appezzamento di terreno, delle diverse colture seguendo nel tempo l’ordine orizzontale in cui sono qui sotto elencate. Non è necessario partire al primo anno (2012) con la prima coltura; l’importante è rispettare l’ordine con cui sono elencate. Se in un appezzamento nel 2012 si coltiva la soia (vedi es. 1), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il mais, nel 2014 il frumento tenero e nel 2015 il mais. Se invece nel 2012 si coltiva il mais (vedi es. 2), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il frumento tenero, nel 2014 il mais e nel 2015 la soia.
La situazione nel luglio 2012
La situazione nel agosto 2012
2013
2014
2015
Soia
Soia
1 mais
1 frumento t.
1 mais
Mais
Mais
2 frumento t.
2 mais.
2 soia
Mais
Mais
3 soia
3 mais
3 frumento t.
p 1
esempio
p 2
esempio
p 3
esempio
Note. N
Nelle zone meno fertili o più siccitose si consiglia di sostituire la soia con il girasole o con il pisello proteico, il frumento con l’orzo, il m
mais con il sorgo.
Legenda:
50
= terreno in attesa
di semina
= coltura in atto
= irrigazione
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Campo
ta alle specie di più dificile controllo
sulle coltivazioni (sorghetta, convolvolo, ecc.), nonché ai terreni molto infestati. In pratica si procede nel seguente
modo: dopo la raccolta del cereale vernino il terreno non deve essere lavorato
e si attende l’emergenza delle infestanti;
quando queste si sono sviluppate, prima
comunque della «spigatura» (graminacee) o «ioritura» (altre specie), va effettuato un trattamento con un diserbante
a base di glifosate (Roundup Plus 450,
Buggy 360 SG, ecc.).
In presenza di infestanti poco o non
sensibili al glifosate (convolvolo, equiseto, ecc.), si consiglia di ricorre a prodotti contenenti anche le sostanze attive
dicamba e/o MCPA (Clinic Spectrum,
Galaxia, ecc.), autorizzati per questo impiego (diserbo in post-raccolta); si ricorda che sull’equiseto è eficace solo
l’MCPA. Se dopo 20-30 giorni vi
sono ancora erbe non disseccate, si consiglia di ripetere il trattamento.
Le dosi dei diserbanti, indicate sulle confezioni, variano in funzione della concentrazione della sostanza attiva,
delle specie infestanti presenti e del loro
sviluppo. Tra i molti prodotti disponibili
vanno privilegiati quelli a bassa tossicità
per l’uomo (irritante o non classiicato).
Le infestanti sono più sensibili all’azione dell’erbicida se non sofferen-
1
2
Cereali vernini. 1-Dopo la raccolta è possibile effettuare un’efficace lotta alle erbe
infestanti di più dificile controllo (sorghetta, nella foto, convolvolo, equiseto, ecc.),
lasciando che si sviluppino e trattando poi con un diserbante a base di glifosate prima della spigatura o della ioritura. 2-Nelle aziende biologiche il controllo delle erbe infestanti va effettuato tramite lavorazioni supericiali con un coltivatore leggero (estirpatore) così da portarne in supericie le radici ed esporle al sole
ti per scarsità d’acqua o alte temperature; è quindi preferibili intervenire dopo una pioggia (con vegetazione asciutta) e verso sera, in assenza comunque di
vento per evitare la deriva del diserbante sulle colture limitrofe.
Quando la vegetazione risulta completamente dissecata, è possibile procedere alla lavorazione del terreno per la
coltura successiva. Nel caso siano stati
utilizzati prodotti contenenti le sostanze
attive dicamba e/o MCPA, si devono attendere almeno 20 giorni dall’ultimo trattamento per la semina della
coltura successiva.
Anche sui terreni condotti con il
metodo biologico, se ai cereali
vernini non segue una specie a semina
estiva (secondo raccolto), i mesi di intervallo (quelli estivi in particolare) possono essere sfruttati per effettuare la manutenzione o la realizzazione delle ope-
Esempio di rotazione quadriennale (Centro Italia)
a cura di Umberto Grigolo
In questo progetto graico è riportata una rotazione quadriennale delle colture erbacee più diffuse nel Centro Italia. L’applicazione di queste rotazioni comporta in pratica la successione, nel 2012 e nei tre anni successivi, sullo stesso appezzamento di terreno, delle diverse colture seguendo nel tempo l’ordine orizzontale in cui sono qui sotto elencate. Non è necessario partire al primo anno (2012) con la prima coltura; l’importante è rispettare l’ordine con cui sono elencate. Se in un
appezzamento nel 2012 si coltiva il grano duro (vedi es. 1), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il mais, nel
2014 il grano duro e nel 2015 il girasole. Se invece nel 2012 si coltiva il mais (vedi es. 2), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il grano duro, nel 2014 il girasole e nel 2015 il grano duro.
La situazione nel luglio 2012
La situazione nel agosto 2012
2013
2014
2015
Grano duro
Grano duro
1 mais
1 grano duro
1 girasole
Mais
Mais
2 grano duro
2 girasole
2 grano duro
Grano duro
Grano duro
3 girasole
3 grano duro
3 mais
p 1
esempio
p 2
esempio
p 3
esempio
Note. N
Nelle zone meno fertili o più siccitose si consiglia di sostituire il girasole con il colza, il grano duro con l’orzo, il mais con il sorgo o co
con la fava. In alternativa al grano duro possono inoltre essere coltivati il frumento tenero e l’avena.
Legenda:
= terreno in attesa
di semina
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
= coltura in atto
= raccolta
= aratura
= irrigazione
51
Campo
Alcune colture da sovescio che si possono seminare in estate, dopo la raccolta di cereale vernino
Famiglia
botanica
Specie
Vigna cinese (A)
(Vigna sinensis)
Dose di
Distanza Profondità
Epoca
semente
[2]
tra
le righe di semina
di semina [1]
(kg/ettaro)
(cm)
(cm)
Leguminose
15/5-15/7
40-50
40-50
2-3
Sorgo gentile o sudanese (B)
(Sorghum vulgare var. suda- Graminacee
nense)
15/5-15/7
30-40
20-30
2-3
Miglio perlato (C)
(Pennisetum glaucum)
Panìco (D)
(Setaria italica)
Graminacee
15/5-15/7
30-40
20-30
1-2
Graminacee
15/5-15/7
30-40
20-30
1-2
Sorgo comune (E)
Sorghum vulgare)
+ vigna cinese (A)
Graminacee
15/5-15/7
10 + 40
30-40
2-3
Leguminose
Note
Bassa capacità di contenimento delle erbe infestanti.
Produzione di sostanza organica più
alta rispetto a tutte le altre specie,
anche per la capacità di ricacciare
dopo la trinciatura.
Più precoce del sorgo gentile e del
panìco.
Più resistente alla siccità rispetto al
sorgo gentile e al miglio perlato.
Bassa capacità di contenimento delle erbe infestanti. Produzione di sostanza organica maggiore rispetto alla vigna cinese in purezza.
[1] Le epoche di semina sono riferite al Nord; al Centro e al Sud possono essere anticipate o posticipate rispettivamente di 10-15 e 20-30
giorni. Nell’ambito della stessa zona, in collina la semina va anticipata di 8-10 giorni rispetto alla pianura.
[2] Le dosi di semente sono indicative e riferite alla semina a righe; nel caso di semina a spaglio vanno aumentate del 30-40%.
A
B
C
D
E
Esempio di rotazione quadriennale (Sud Italia)
a cura di Umberto Grigolo
In questo progetto graico è riportata una rotazione quadriennale delle colture erbacee più diffuse nel Sud Italia. L’applicazione di queste rotazioni comporta in pratica la successione, nel 2012 e nei tre anni successivi, sullo stesso appezzamento
di terreno, delle diverse colture seguendo nel tempo l’ordine orizzontale in cui sono qui sotto elencate. Non è necessario
partire al primo anno (2012) con la prima coltura; l’importante è rispettare l’ordine con cui sono elencate. Se in un appezzamento nel 2012 si coltiva il grano duro (vedi es. 1), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il colza, nel 2014 il
grano duro e nel 2015 la fava. Se invece nel 2012 si coltiva il colza (vedi es. 2), nel 2013 si coltiverà sullo stesso appezzamento il grano duro, nel 2014 la fava e nel 2015 il grano duro.
La situazione nel luglio 2012
La situazione nel agosto 2012
2013
2014
2015
Grano duro
Grano duro
1 colza
1 grano duro
1 fava
Colza
Colza
2 grano duro
2 fava
2 grano duro
Grano duro
Grano duro
3 fava
3 grano duro
3 colza
p 1
esempio
p 2
esempio
p 3
esempio
Note. L
La fava può essere sostituita dal cece, il grano duro da quello tenero, dall’orzo e dall’avena.
Legenda:
52
= terreno in attesa
di semina
= coltura in atto
= raccolta
= aratura
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Campo
re per la regimazione delle acque, la lotta alle erbe infestanti o una coltura da
sovescio.
Per la manutenzione o la realizzazione delle opere per la regimazione delle acque, vanno adottate le stesse modalità sopra descritte per i terreni
condotti con il metodo convenzionale.
Il controllo delle erbe infestanti va
invece effettuato con lavorazioni supericiali (è vietato l’uso di diserbanti). Più
precisamente, il terreno va lavorato con
un coltivatore leggero (estirpatore) per
portare le radici delle infestanti in supericie ed esporle al sole, così da favorire il
loro disseccamento.
Per il sovescio si rimanda alle indicazioni riportate nella tabella di pagina 52 in alto.
Grano duro
Nella prima quindicina di luglio le
piante di grano duro si presentano completamente secche. Per procedere alla
raccolta si attende che le cariossidi abbiano un contenuto di umidità di circa
il 13-14%.
Per effettuare una campionatura utile a veriicare tale parametro, si raccolgono più spighe sull’appezzamento, si
stroinano tra le mani e si fanno fuoriuscire le cariossidi. Con questa semplice
operazione è possibile valutare, seppure in maniera empirica, se il distacco dei
chicchi avviene facilmente e quindi se il
grano è arrivato a maturazione. La cariosside, inoltre, non viene intaccata facendo pressione con l’unghia.
Se però si ha intenzione di conservare il cereale in azienda, occorre porre la
massima attenzione al contenuto di umidità. Pertanto, prima di iniziare le operazioni di raccolta, è opportuno determinare l’umidità della granella tramite
analisi di un campione.
Tutti i centri di raccolta, le industrie
mangimistiche e molti trebbiatori dispongono di strumenti in grado di misurare rapidamente l’umidità del cereale.
Anche se sarà possibile riscontrare una
certa differenza tra l’umidità del campione effettuato sul campo e quella del
cereale trebbiato (normalmente 1-2% in
meno), l’indicazione ottenuta permetterà di razionalizzare la raccolta e portare in magazzino un prodotto stabile, che
non darà problemi di conservazione.
Se invece il prodotto viene consegnato a un centro di raccolta, in genere viene ritirato anche se leggermente umido, ma con una decurtazione di prezzo.
Questo perché i centri di stoccaggio soSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Cereali vernini. Verso la metà
di luglio si procede alla
mietitrebbiatura del grano duro
no provvisti di impianti di essiccazione
e di silos ventilati per la conservazione.
Se non intervengono situazioni meteorologiche sfavorevoli, la raccolta non
presenta particolari dificoltà. Quest’anno l’andamento climatico, molto variabile da zona a zona, e molto freddo nei
mesi di febbraio e marzo, ha determinato uno sviluppo normale per le colture seminate precocemente e una crescita invece più stentata per quelle seminate in ritardo, particolarmente se esposte a nord. Pertanto anche quest’anno si
avranno produzioni molto variabili.
La paglia prodotta dalla raccolta può
essere raccolta o interrata. Nel caso in
cui si voglia raccogliere la paglia, si
procede a imballarla dopo averla tenuta
per un giorno al sole.
Se però non si ha la necessità di utilizzarla per altri scopi, è utile interrare la
paglia, in quanto questa, trasformandosi, arricchirà il terreno di
600 kg di humus per ettaro, aumentando
la dotazione di azoto di circa 25-30 kg
per ettaro. Per facilitarne la trasformazione conviene trinciarla durante la fase
di mietitrebbiatura.
Sono invece sempre deprecabili pratiche, come la bruciatura delle stoppie,
che oltre a essere vietate perché pericolose, sono in contrasto con quanto
stabilito dalla norma 2.1 delle «Buone
condizioni agronomiche e ambientali»
(BCAA), tesa a migliorare il contenuto
di sostanza organica nel suolo.
Oggi si parla sempre più spesso di
«agricoltura conservativa», cioè di un
metodo di agricoltura che protegga e
conservi il suolo e l’ambiente mettendo
in atto una serie di pratiche che consistono nel ridurre le operazioni meccaniche, nel mantenimento dei residui colturali, in un migliore avvicendamento e un
più attento utilizzo di itofarmaci e concimi. Questi metodi si attuano con la minima lavorazione o la semina diretta su
sodo ed escludono quasi sempre l’aratura tradizionale. Purtroppo questi sistemi
di coltivazione sono ancora poco applicati nelle piccole e medie aziende, poiché si adattano poco alla meccanizzazione esistente.
Pertanto per la preparazione del terreno moltissime aziende si affidano
principalmente all’aratura. Questo intervento ha un vantaggio immediato che
consiste nell’interramento di tutti i residui colturali e assicura un forte contenimento delle infestanti. Deve però essere
eseguito con molta accortezza per non
alterare la fertilità del terreno.
Le norme delle «Buone condizioni agronomiche e ambientali» (BCAA)
attuate da molte Regioni deiniscono il
momento per effettuare l’aratura, cioè
quando il terreno è in tempera (norma
3.1). Un terreno si dice «in tempera»
quando ha il giusto grado di umidità, tale da non arrecare danno alla struttura
del terreno e alle attrezzature di lavorazione. Oltre a ciò obbligano a mantenere un adeguata rete di scolo delle acque
(norma 1.1).
L’aratura deve essere profonda, cioè
superiore a 35 cm, solo se si opera in
ambienti asciutti, per consentire al suolo di accumulare più acqua, e quando si
è in presenza di terreni argillosi.
È sempre buona norma ritardare le
arature alla ine di agosto-inizi di settembre, per lasciare il minor tempo possibile il terreno non coperto di vegetazione e quindi soggetto alle erosioni. I
temporali estivi, brevi e violenti, nei terreni in pendenza, portano a valle gli strati supericiali, che sono i più ricchi di
nutrienti e di humus.
Meglio però tendere ad anticipare le
arature nei terreni argillosi, per ridurre
il rischio di effettuare interventi su suolo bagnato, che ne altererebbero la struttura. Si permette così alle piogge di ine
estate di penetrare negli strati profondi per facilitare lo sgretolamento delle zolle.
Nei terreni in pendenza, inoltre, è
opportuno non arare secondo le linee
di pendenza (rittochino), ma orizzontalmente. Questo per consentire un più
lento delusso dell’acqua in profondità
e per creare con le zolle una «rugosità»
in grado di diminuire la velocità dell’acqua supericiale.
53
Campo
Cereali vernini. Se
dopo la raccolta si
effettua l’aratura,
conviene possibilmente ritardare l’intervento alla ine di
agosto-inizio di settembre. A quel punto
si procederà con il
terreno «in tempera» e a profondità
non superiore ai 35
cm, a meno che non
si operi in ambienti
asciutti e in suoli argillosi
Un buon intervento di aratura deve
quindi interrare adeguatamente i residui
colturali, consentire l’imbibizione del
terreno ed evitare l’erosione dell’humus
supericiale che è la parte più importante per la crescita delle colture.
Si evitino sempre arature profonde tra colture annuali, mentre è utile aumentare la profondità dopo leguminose poliennali come la medica o il
trifoglio.
I nostri nonni raccomandavano di
non effettuare l’aratura in estate dopo
una pioggia o un temporale, in
quanto si determinano rimescolamenti di strati più asciutti (caldi) con
strati più bagnati (freddi) e si veriica un
fenomeno – detto localmente appunto
«calda-fredda» o «verde-secca» o «arrabiaticcio» – che porta alla morte di molti microrganismi del terreno e come conseguenza diretta a una grossa perdita di
fertilità. In tal caso, nei terreni argillosi
e poveri di sostanza organica si evidenzierà in primavera un ingiallimento diffuso che non potrà essere recuperato con
la concimazione.
Per la conservazione dei cereali in
azienda si tenga presente che la sua
buona riuscita dipende innanzitutto dalle caratteristiche in cui la granella entra
nel magazzino: deve essere integra, sana
e con umidità inferiore al 14%.
Per le piccole produzioni biologiche si consiglia di conservare il
grano in mucchi, una volta separato dalle impurità e dai corpi estranei e dopo
aver disinfettato il magazzino con soluzioni a base di calce idrata (2-3 kg per
100 litri d’acqua) o piretro (per esempio
Biopiren Plus della Intrachem) in ragione di 200 grammi per 100 litri di acqua.
Per evitare lo sviluppo di insetti che
attaccano la cariosside come la calandra del grano, il punteruolo e le larve di tignola, vanno aggiunti al cereale
circa 30-60 grammi per quintale di Pro-
54
tector della Intrachem (prodotto naturale a base di terra di diatomee), facendo
attenzione a mescolare bene il prodotto alla massa. Si formano quindi dei cumuli che vanno arieggiati ogni 2-3 mesi rivoltando il cereale con una pala (paleggiatura). Può essere utile istallare nel
magazzino delle trappole a ferormoni per la cattura degli insetti.
Diversamente, per le produzioni convenzionali, si possono aggiungere alla massa, mescolandoli uniformemente,
prodotti in polvere a base di deltametrina (K-obiol DP2 della Bayer) in ragione di 50 grammi per quintale di cereale.
Va comunque effettuata periodicamente un’attenta azione di ispezione per poter individuare in tempo la presenza di
parassiti.
Orzo
Per le operazioni successive alla raccolta, ovvero per la conservazione in
azienda e per la vendita del prodotto,
nonché per la gestione dei residui colturali (paglia e stoppie), si rimanda a
quanto detto per il frumento tenero ne
«i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 60.
Per la realizzazione o manutenzione delle opere per la regimazione delle acque, la lotta alle erbe infestanti e
il sovescio, si rimanda invece alle indicazioni fornite sopra per il frumento tenero (vedi pag. 50.
Farro
Tra i primi di luglio e la metà di agosto, a seconda della zona e dell’altitudine di coltivazione, la pianta del farro si presenta completamente essiccata
e di colore biondo uniforme e la coltura
è pronto per la raccolta. Quando l’umidità delle cariossidi è attorno al 14% si
procede quindi alla mietitrebbiatura.
Rispetto al grano il farro è più alto,
con una quantità di paglia quasi doppia,
e in parte allettato. Normalmente l’allettamento non provoca perdite di prodotto, ma rende sicuramente più laboriose
le operazioni di raccolta. È infatti necessario attuare alcuni accorgimenti: ridurre la velocità di avanzamento della mietitrebbia, al ine di permettere all’aspo di
convogliare le piante allettate e consentire alla macchina di smaltire le notevole
quantità di paglia che la coltura produce; inoltre, ridurre leggermente la velocità di rotazione e diminuire la pressione del battitore, non facendo mai passare la granella nel brillatore.
Il farro è un cereale «vestito» e, pertanto, alla raccolta si ottiene un chicco
ancora coperto dalle glumelle esterne.
Per utilizzarlo sarà necessario procedere
a una successiva fase di decorticazione:
tentare di «svestirlo» nella fase di mietitrebbiatura comporterebbe solo perdite di
prodotto e gravi lesioni alle cariossidi.
La produzione varia molto – dai 15 ai
35 quintali per ettaro – in base al periodo di semina, alle caratteristiche del terreno e al tipo di farro che si è coltivato. Di
norma le coltivazioni a semina autunnale producono di più rispetto a quelle primaverili. Inoltre, lo spelta (Triticum spelta) risulta quasi sempre più produttivo del
farro medio (Triticum dicoccum); le caratteristiche qualitative e in particolare il
contenuto proteico del medio sono però
nettamente superiori allo spelta.
Come abbiamo inzialmente precisato, dalla coltura si ottiene una quantità di
paglia notevole e di ottima qualità. Se si
vuole procedere alla raccolta della paglia, prima di imballarla è consigliabile tenerla al sole per un giorno. Qualora invece si decida di interrarla, è oppor-
Le macchine e le attrezzature per le lavorazioni del terreno, la coltivazione e la
raccolta delle colture in pieno campo sono in genere costose e di dificile gestione
da parte di un piccolo produttore. Tuttavia in tutte le aree agricole del Paese sono presenti imprese agromeccaniche che effettuano ogni tipo di lavoro per conto
terzi. Molte di queste imprese aderiscono ad associazioni provinciali, a loro volta riunite in due grandi associazioni nazionali: l’Unima (Tel. 06 8549595 - www.
unima.it) e la Confai (Tel. 0376 321664 - www.confai.it).
Rivolgendovi a queste associazioni, o informandovi presso gli agricoltori della
zona, potete ottenere i recapiti dei contoterzisti operanti nella vostra provincia.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Campo
Mais. Nella fase che
precede la fioritura
(emissione del pennacchio) e fino alla
fecondazione (imbrunimento delle barbe
della spiga), la coltura è particolarmente
sensibile alla scarsità d’acqua ed è necessario intervenire con l’irrigazione
tuno trinciarla per facilitare le operazioni
di lavorazione del terreno e favorire la decomposizione e la relativa umiicazione.
Ultimata tale operazione si può procedere all’aratura, la cui profondità varia a seconda della coltura successiva.
Con tale lavorazione dovete stare attenti a non compromettere le caratteristiche
isico-chimiche del suolo, attenendovi a
quanto detto per il grano duro.
COLTURE
PRIMAVERILI-ESTIVE
Mais
Dalla fase di «pre-ioritura» a quella di «fecondazione», ovvero dall’inizio
dell’emissione dell’infiorescenza maschile (pennacchio) all’imbrunimento
delle sete (barbe) che fuoriescono dalla
spiga (pannocchia), il mais è particolarmente sensibile alla scarsità d’acqua. In
questo periodo, che indicativamente va
dalla metà di giugno alla metà di luglio,
in assenza di piogge è quindi necessario
intervenire con l’irrigazione.
Successivamente, nella fase di «formazione della granella», diminuisce
progressivamente la sensibilità della
coltura alla scarsità d’acqua; in questa fase l’irrigazione è quindi giustiicata solo in caso di prolungata siccità e su
terreni sabbiosi o ghiaiosi.
Gli interventi irrigui vanno comunque sospesi con il raggiungimento della
maturazione lattea della granella.
Considerata la necessità di razionalizzare l’uso dell’acqua e di ridurre i
consumi energetici e i costi di produzione, l’irrigazione va effettuata solo in caso di reale bisogno, in relazione allo stadio di sviluppo della coltura, all’andamento meteorologico e al tipo di terreno. Per quanto riguarda il primo aspetto
si è già detto sopra; per gli altri si consiSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
1
2
Mais. 1-Trappola a feromoni per rilevare
la presenza degli adulti della piralide del
mais (nel particolare, insetto adulto, 20-30
mm di apertura alare). 2-Il trattamento insetticida va effettuato sulle larve della seconda generazione (da metà luglio a inizio agosto) impiegando un’irroratrice semovente su trampolo reperibile presso le
imprese che operano per conto terzi
deri quanto di seguito esposto.
– Prima di irrigare si consultino le previsioni dei servizi meteorologici regionali
o provinciali (reperibili sui giornali locali, in Internet, ecc.), al ine di evitare interventi inutili in prossimità di piogge.
– Si valuti la quantità di pioggia caduta,
misurandola in azienda con un pluviometro o facendo riferimento alle informazioni dei servizi meteorologici. Piogge di entità inferiore a 4-5 mm sono di
scarsa utilità per colture in pieno sviluppo, mentre ogni 5 mm di pioggia
che cade oltre ai primi è possibile
ritardare l’irrigazione di 1-2 giorni. Una pioggia di 30-40 mm equivale a una irrigazione.
– I terreni sabbiosi e ghiaiosi trattengono poca acqua e, quindi,
hanno bisogno di irrigazioni più
frequenti (ogni settimana nel periodo estivo, in assenza di piogge), rispetto a quelli con tessitura media o limosi o argillosi; in quelli argillosi si deve però irrigare prima che il terreno si
crepi, perché ciò comporterebbe un danno alla coltura.
– In alcune zone, come per esempio nella Pianura Padana occidentale, può essere presente una falda idrica supericiale
(100-150 cm di profondità in estate), dalla quale l’acqua risale verso la supericie
del terreno per capillarità; ne traggono
così beneicio le colture riducendo o eliminando la necessità di ricorrere all’irrigazione.
Tra i parassiti che in questo periodo
attaccano il mais, il più diffuso e dannoso è la piralide, un lepidottero (farfalla)
le cui larve scavano gallerie nello stocco
(fusto) e nella spiga (pannocchia). Oltre
ad alterare il funzionamento della pianta
(trasporto della linfa), la piralide aumento il rischio di stroncamento dello stocco
e di caduta delle spighe. Questo parassita può inoltre favorire la contaminazione
della granella da parte di alcune micotossine [1], prodotte da muffe che trovano
zone preferenziali di sviluppo sulle parti
delle pianta erose dalla piralide.
Anche per questo motivo, negli ultimi anni ha trovato una certa diffusione
l’effettuazione di un trattamento insetticida per il controllo della piralide. La
convenienza del trattamento va comunque attentamente valutata caso
per caso, con l’aiuto di un tecnico esperto, considerando il livello di infestazione – che varia da un anno all’altro e da
zona a zona –, l’incremento di produzione ottenibile (5-10%), il costo dell’insetticida e del noleggio dell’irroratrice
(indicativamente 150 euro per ettaro) e
il prezzo del mais.
55
Campo
In genere il trattamento è giustiicato in annate e in zone a elevato rischio e su terreni dove si possono ottenere rese elevate (comunque superiori a 100
quintali per ettaro di granella secca).
Il trattamento va effettuato sulle larve
della seconda generazione della piralide,
che in genere compaiono nel periodo che
va dalla metà di luglio all’inizio di agosto. È importante individuare con precisione il momento in cui effettuare il trattamento: un anticipo o un ritardo di
soli 10 giorni possono vanificare
completamente la sua eficacia. A tale
scopo è necessario rilevare la presenza
degli adulti dell’insetto (farfalle) con
trappole a feromoni e/o controllare la
deposizione delle uova sulle foglie. In
alcune zone questa attività viene svolta
dai Servizi itosanitari regionali o provinciali [2] e i risultati vengono divulgati con bollettini diffusi attraverso i giornali locali, Internet, ecc.
Gli insetticidi utilizzabili per il controllo della piralide sono molti (Karate
Zeon 1.5, Coragen, ecc.) e vanno scelti
con l’aiuto di un tecnico esperto, privilegiando quelli a bassa tossicità per l’uomo (irritante o non classiicato). Quando si effettua il trattamento il mais ha
raggiunto la massim In questo periodo
si può ritrovare sul mais anche un altro
insetto parassita, la diabrotica di cui abbiamo già parlato ne «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 65. Ricordiamo che,
nel caso di forti infestazioni, il rimedio
più eficace è rappresentato dalla pratica della rotazione ovvero dall’evitare di
coltivare il mais sullo stesso terreno anche nel prossimo anno. Eventuali trattamenti insetticidi sugli adulti del parassita sono eficaci solo per limitare l’infestazione nell’anno seguente, qualora non
si rispetti la rotazione.
I lavori sulle coltivazioni di mais
condotte con il metodo biologico
sono gli stessi indicati per le coltivazioni convenzionali, fatta eccezione per gli
insetticidi impiegabili per il controllo
della piralide. In questo caso infatti, dopo avere valutato la necessità e la convenienza economica del trattamento con
l’aiuto di un tecnico esperto, si possono
utilizzare solo prodotti a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki (Biobit
DF, Costar WG, ecc., bio, non classiicato), effettuando due interventi: il primo
all’inizio della schiusa delle uova della
seconda generazione dell’insetto e il secondo dopo 6-8 giorni.
Considerato che in agricoltura biologica la rotazione è pratica fondamentale,
oltre che obbligatoria, si esclude la possibilità di gravi attacchi di diabrotica.
56
Soia. La coltura è sensibile alla scarsità d’acqua nelle fasi di formazione dei
baccelli e in quella successiva di ingrossamento dei semi (nella foto), fasi nelle
quali può essere necessario intervenire
con l’irrigazione
Soia
In questo periodo la soia completa
lo sviluppo vegetativo; contemporaneamente si assiste all’emissione dei iori
sui nodi del fusto principale e delle ramiicazioni e alla successiva formazione dei baccelli.
In quest’ultima fase e in quella successiva di «ingrossamento dei semi», la
coltura è più sensibile alla scarsità d’acqua, sensibilità che si manifesta con
l’appassimento e l’arrotolamento delle
foglie. Se questi sintomi sono evidenti
già nelle prime ore del mattino, intervenite con l’irrigazione. Gli interventi ir-
Girasole. Nel mese di agosto si effettua
la mietitrebbiatura impiegando macchine provviste di una speciica testata di
raccolta
rigui vanno comunque sospesi a sviluppo ultimato dei baccelli (cioè con l’inizio del loro imbrunimento).
L’irrigazione va effettuata solo quando è effettivamente necessaria, in relazione allo stadio di sviluppo della coltura, all’andamento meteorologico e al
tipo di terreno. Per quanto riguarda il
primo aspetto si è già detto sopra; per
gli altri si rimanda a quanto detto per il
mais (vedi pag. 55).
Proseguono nel mese di luglio, soprattutto se l’estate è calda e siccitosa, i controlli periodici della coltura per individuare eventuali infestazioni di ragnetto
rosso e, se necessario, si esegue un trattamento acaricida seguendo le modalità
descritte ne «i Lavori» di maggio-giugno,
a pag. 66. Ricordiamo che il trattamento
va effettuato entro la seconda decade di
luglio; interventi in epoca successiva hanno un’eficacia scarsa o nulla
nel limitare il danno alla produzione.
I lavori sulle coltivazioni di soia
condotte con il metodo biologico
sono gli stessi sopra indicati per quelle
convenzionali. Fa eccezione il controllo
del ragnetto rosso per il quale non si dispone di prodotti eficaci e/o economicamente convenienti. L’unico accorgimento per limitare i danni, valido ovviamente anche per le colture convenzionali, è quello di effettuare irrigazioni a
pioggia le quali arrecano disturbo al parassita.
Girasole
La buona dotazione idrica del terreno
prima della semina e le abbondanti precipitazioni che si sono avute subito dopo il periodo di semina hanno favorito lo
sviluppo della coltura ino ad oggi e sono state suficienti, in quasi tutti gli areali, per una crescita equilibrata.
Il girasole è normalmente in grado di
reperire da solo l’acqua di cui ha bisogno per la formazione della calatide, in
quanto è dotato di un apparato radicale molto sviluppato. È opportuno effettuare un intervento irriguo di soccorso
ai primi di luglio solo se nella zona non
si sono veriicate precipitazioni nel mese di giugno.
Vanno evitate le irrigazioni dopo la
metà di luglio, in quanto predispongono la pianta a ritardare il ciclo di
maturazione, facilitando l’allettamento
e avviando pericolose infezioni di sclerotinia.
Col passare dei giorni la calatide tende a riempirsi completamente di semi
(acheni) e, a mano a mano che si proceSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Campo
de con la maturazione, il dorso passa dal
colore verde a un bruno intenso e tende a
incurvarsi sotto il peso dei semi maturi.
Nel mese di agosto i semi raggiungono un’umidità di circa il 10% e tendono a staccarsi naturalmente. Questo è
il momento di effettuare la raccolta con
normali mietitrebbiatrici provviste però
di una speciica testata di raccolta che,
come fosse un grosso pettine, consente l’introduzione nel battitore della sola
parte superiore della pianta.
La produzione di una coltura di girasole posta in ambiente collinare e non irrigata è di circa 20-30 quintali per ettaro.
Durante il periodo di maturazione
la coltivazione può subire forti attacchi
da parte dagli uccelli. I danni sono inversamente proporzionati all’estensione della coltura nella zona, tanto da ritenersi insigniicanti in quelle di maggiore diffusione colturale, mentre possono essere gravi in situazioni di coltivazioni isolate.
Il prodotto raccolto viene normalmente conferito ai centri di raccolta per essere
poi inviato alle industrie di estrazione.
Ultimata la raccolta, prima di iniziare
la preparazione del terreno, è utile effettuare una trinciatura dei residui colturali per facilitarne la decomposizione e
l’umiicazione.
COLTURE FORAGGERE
Erba medica. Si procede al secondo
sfalcio del medicaio effettuando
il taglio alla comparsa dei iori
è alla comparsa dei iori, in quanto si ha
il miglior rapporto tra quantità e qualità del prodotto.
Naturalmente la quantità di prodotto varia molto in relazione all’andamento climatico, alle risorse idriche del terreno e alla disponibilità di acqua per irrigazione. Per le operazioni di falciatura vi rimandiamo a quanto già detto ne
«i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 67,
raccomandando di effettuare i lavori con maggiore accortezza per
non provocare un eccessivo distacco
delle foglie che andrebbe a diminuire il
valore del ieno.
Erba medica
Prati stabili
In un periodo compreso tra giugno
e luglio si effettua il secondo sfalcio di
foraggio. Il medicaio è ora composto
esclusivamente da medica e il momento più opportuno per effettuare il taglio
Prosegue in luglio e in agosto lo sfalcio dei prati stabili, seguendo le modalità illustrate ne «i Lavori» di maggio-giugno, a pag. 67, dove sono state descritte
anche le tecniche di ienagione.
I prati stabili di pianura sono in genere serviti da canalette per l’irrigazione a scorrimento, o da tubature isse per l’irrigazione a pioggia. Questi sistemi hanno costi di funzionamento bassi e consentono così, in assenza di piogge, di effettuare interventi irrigui ogni
6-8 giorni. La produzione del prato irriguo risulta quindi buona anche nel periodo estivo.
I prati stabili di collina e di montagna, invece, non sono in genere serviti dall’irrigazione e quindi la produzione nel periodo estivo è bassa. Per questo
motivo, dopo il primo o il secondo sfalcio, vengono in alcuni casi destinati al
pascolo (prato-pascolo).
Sui prati irrigui di pianura dopo il secondo sfalcio effettuate una concimazione azotata in copertura, distribuendo 100-150 kg per ettaro di nitrato ammonico-26. In alternativa si può ricorrere al liquame di stalla, nel rispetto della
normativa sugli efluenti di allevamento
(direttiva nitrati) descritta ne «i Lavori»
di marzo-aprile, a pag. 64.
I prati condotti con il metodo biologico richiedono gli stessi interventi descritti per quelli convenzionali, a
esclusione della concimazione minerale.
Per la concimazione dopo lo sfalcio si
può ricorrere al liquame di stalla, nel rispetto della normativa sugli efluenti di
allevamento (direttiva nitrati) e sull’agricoltura biologica descritte ne «i Lavori»
di marzo-aprile, a pag. 64.
Pascoli
Nel mese di luglio inizia la stagione
di utilizzazione anche dei pascoli d’alta
quota delle Alpi. La tecnica di pascolamento è stata descritta ne «i Lavori» di
maggio-giugno, a pag. 68.
Nei pascoli delle regioni meridionali
e insulari e in quelli delle zone più aride
degli Appennini, durante l’estate lo sviluppo della vegetazione è fortemente limitato dalla scarsità d’acqua e dal caldo.
Nelle situazioni più dificili va sospeso
il pascolamento degli animali ino a settembre-ottobre.
A cura di: Pietro Fiore (Grano duro - Farro - Girasole - Erba Medica); Umberto
Grigolo (Frumento tenero - Orzo - Mais Soia - Prati stabili - Pascoli).
Pascoli. In luglio inizia la stagione di utilizzazione dei pascoli alpini d’alta quota
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
[1] Le micotossine sono sostanze molto
tossiche per l’uomo e per gli animali.
[2] Gli indirizzi dei Servizi itosanitari
sono stati pubblicati sul n. 4/2012 di Vita in Campagna, a pag. 38
57
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
In questo bimestre, con riferimento al
Nord Italia, la vite attraversa le fasi vegetative di «pre-chiusura del grappolo»,
«chiusura del grappolo» e «invaiatura»
(cambiamento del colore della buccia);
al Centro e al Sud l’anticipo è mediamente di 15-30 giorni e pertanto a ine
bimestre le piante potranno trovarsi nella successiva fase di «maturazione».
IL VIGNETO
PER LA PRODUZIONE
DI UVA DA VINO
Lavori
Interventi di potatura verde. Durante le fasi di invaiatura e maturazione non si devono effettuare intensi interventi di cimatura o sfogliatura che privino le piante delle foglie, le quali, lo ricordiamo, sono deputate all’elaborazione delle sostanze nutritive.
Le cimature, cioè il taglio della parte
terminale dei tralci, devono essere sospese almeno 15 giorni prima dell’invaiatura, per consentire alla pianta di sviluppare le «femminelle», cioè i germogli secondari che si originano all’ascella delle foglie. Le nuove foglie sono molto più
eficienti di quelle vecchie, sviluppatisi
all’inizio della stagione vegetativa, e i tagli effettuati durante la maturazione obbligherebbero la pianta a ricreare la vegetazione perduta, rallentandola.
Solo nei vigneti eccessivamente vigorosi conviene proseguire con le cimature, per evitare un’eccessiva copertura dei grappoli con relativo scarso arieggiamento e pericolo di marciumi. Sempre nei vigneti più vigorosi può essere
prevista una drastica cimatura uno o due
giorni prima della vendemmia per agevolare le operazioni di raccolta.
Con lo stesso criterio ci si muoverà
nella sfogliatura, cioè nell’eliminazione delle foglie basali al ine di migliora-
58
Vigneto
re l’aerazione e l’esposizione al sole dei
grappoli. È una pratica utilizzata soprattutto nelle uve a bacca rossa, nelle quali
garantisce un migliore accumulo di polifenoli, pur se negli ambienti più caldi deve essere attentamente ponderata, poiché
l’improvvisa esposizione al caldo sole
estivo può causare scottature all’epidermide degli acini. L’eccessiva insolazione
e le scottature degli acini causano la
degradazione degli antociani e la relativa perdita di colore nei mosti.
Nelle uve bianche, invece, la sfogliatura è utilizzata soprattutto negli ambienti più freschi e umidi per garantire soprattutto la sanità nelle varietà con
grappoli più compatti.
Il lavoro di legatura dei tralci è da ritenersi ormai concluso e nel mese di luglio
può rendersi necessario solo regolare l’inserimento dei tralci nella coppia superiore di ili di ferro di sostegno (o la chiusura
dei braccetti di sostegno di tali ili qualora le piante siano poco vigorose).
Fino al momento dell’invaiatura, inoltre, è possibile intervenire con il diradamento dei grappoli per equilibrare la produzione ed eliminare eccessi produttivi
indesiderati. Il diradamento in epoca così avanzata è più indicato nelle varietà a
grappolo compatto, poiché l’asportazione di parte del prodotto in questa fase fenologica limita l’accrescimento eccessivo
dei grappoli restanti, riducendo i pericoli
di spaccatura degli acini in fase di maturazione e la formazione di marciumi.
L’eliminazione dei grappoli deve interessare prima quelli più distanti dalla
base del tralcio, poiché si sono sviluppati dopo quelli basali e maturano più tardi. Nei vigneti che producono uve di alta qualità si lascia un solo grappolo per
tralcio, preferendo quello basale.
Evitate di diradare i grappoli dopo
l’invaiatura, poiché dopo questo stadio
non si ottiene un miglioramento delle caratteristiche qualitative degli eventuali grappoli rimasti, ma solo una diminuzione complessiva della produzione.
L’intervento in questo periodo può essere previsto solo in produzioni di alta
qualità, per eliminare i grappoli danneggiati da patogeni (per esempio oidio, botrite, tignole) o dalla grandine; tutte cause di spaccatura degli acini e di marciumi acidi che possono compromettere la
buona riuscita della viniicazione.
L’eliminazione di parte della produ-
zione, invece, si rende necessaria
nelle piante più deboli o nei vigneti
stressati da carenze d’acqua; in questi casi togliete totalmente i grappoli
portati da tralci poco sviluppati e riducete il numero totale dei grappoli
distribuendoli sui tralci più vigorosi.
Anche nei vigneti al primo anno di
produzione (generalmente il terzo anno
dall’impianto), conviene eliminare gran
parte dei grappoli per favorire la formazione del legno; generalmente su ogni
pianta si lascia circa la metà dei grappoli
previsti per la futura piena produzione.
In caso di forti grandinate, che compromettano la produzione di uva e
defoglino la pianta, occorre intervenire
drasticamente con interventi di potatura che consentano la formazione di una
nuova chioma. Tagli corti stimoleranno
la pianta a sviluppare nuovi germogli sani che potranno essere utilizzati nelle potature dell’inverno successivo.
Controllo delle erbe infestanti. In
genere il caldo estivo limita l’accrescimento delle malerbe, ma in taluni am-
Nei vigneti più soleggiati, i grappoli più
esposti possono subire anche forti danni
da calore (nella foto); pertanto nel vignato occorre prodecere alla sfogliatura
con la massima cautela, in particolare
nei lati dei ilari rivolti a sud e a ovest
Con le giovani viti, sia da vino che da tavola, è fondamentale contenere la produzione di grappoli entro limiti accettabili
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Vigneto
bienti più freschi può essere necessario
intervenire con un ultimo sfalcio dell’interfila, anche per preparare l’ingresso
delle macchine e degli operatori al momento della vendemmia.
Nei vigneti con interfila lavorato è
preferibile evitare interventi durante la
maturazione, poiché il terreno troppo
sofice può complicare la percorribilità
lungo i ilari durante la vendemmia, soprattutto a seguito di eventuali piogge.
Irrigazione. Negli ambienti caldi e
siccitosi, soprattutto nei terreni di collina, in questo periodo si rende spesso necessario intervenire con l’irrigazione di
soccorso. La necessità può essere valutata osservando il comportamento delle piante e la comparsa di ingiallimenti o appassimenti delle foglie basali di
ogni germoglio.
Il volume di acqua da distribuire sarà pari all’acqua persa per evaporazione
dal suolo e per traspirazione dalle piante (in estate 5-7 litri per metro quadrato
al giorno) moltiplicato per il numero di
giorni che intercorre tra un turno e l’altro di adacquamento e al netto di eventuali piogge.
Nei vigneti che raramente presentano
fenomeni di carenza idrica si può operare con impianti di irrigazione mobili o
estemporanei (piccoli impianti a pioggia o manichette forate mobili), ma nei
vigneti nei quali la necessità di irrigare
si ripresenta ogni anno è bene prevedere
l’installazione di un impianto isso.
Il sistema più eficiente è la microirrigazione sottochioma, cioè la distribuzione dell’acqua localizzata a ridotte porzioni di terreno utilizzando basse portate, lunghi orari di distribuzione e turni
brevi di adacquamento (pochi giorni tra
un intervento e l’altro durante il periodo
più critico). L’utilizzo di bassi volumi di
acqua e di basse pressioni permette di
utilizzare modeste fonti di approvvigionamento d’acqua e consente l’impiego
anche di acque leggermente salmastre; il
metodo di irrigazione sottochioma, inoltre, non inluenza la difesa dalle malattie fungine e la distribuzione dei itofarmaci, poiché non bagna la vegetazione,
e l’impianto può essere utilizzato anche
per la distribuzione di fertilizzanti.
Il posizionamento delle condotte e la
distribuzione dei microirrigatori (a goccia, a spruzzo, statici, dinamici, ecc.) sono da valutare in base al tipo di terreno e
alla conformazione del vigneto. Nei terreni sciolti, che percolano velocemente
l’acqua che vi arriva e non ne permettono la diffusione «in orizzontale» nel terreno, sarà necessario inittire il numero
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
dei microirrigatori.
Normalmente tutte le condotte di trasporto dell’acqua al vigneto vengono interrate, mentre quelle lungo il ilare possono essere interrate o esterne; se esterne devono essere posizionate ad almeno
50-70 cm da terra, per consentire le operazioni colturali lungo la ila.
Vendemmia. Con il completamento
dell’invaiatura, che ha durata variabile a
seconda della stagione (tende infatti ad
allungarsi in caso di stress idrico), possono iniziare i campionamenti delle uve
per monitorare la maturazione. A questo
proposito si veda quanto indicato nella
rubrica «Cantina», a pag. 64.
Lavori nei vigneti in allevamento.
Nei giovani vigneti di nuovo impianto
o in quelli reinnestati a ine inverno, soprattutto nei terreni più freschi che non
risentono di deicit d’acqua, i tralci sono in continuo allungamento. È pertanto necessario proseguire le legature della vegetazione ai tutori e curarne il sostegno sulle strutture.
Nei vigneti al secondo anno dall’impianto, invece, i tralci principali hanno raggiunto (e spesso superato) la lunghezza necessaria a coprire lo spazio loro assegnato sulle strutture di sostegno
nella forma deinitiva. In tali casi potete allora effettuare la cimatura alla lunghezza desiderata e la legatura sul ilo di
ferro nella posizione richiesta dalla forma di allevamento che avete scelto.
Queste operazioni consentono di migliorare la ligniicazione di quello che
sarà il cordone permanente e permettono alla pianta di concentrare il nutrimento e le sostanze di riserva solo nel
legno destinato a fornire la produzione
I danni da siccità estiva vanno prevenuti con una corretta irrigazione, cercando però di evitare gli sprechi tipici dei
sistemi tradizionali (a scorrimento supericiale e iniltrazione laterale)
Anche per le lavorazioni estive del terreno vanno preferite le attrezzature che richiedono poca energia (per esempio
estirpatori non azionati dalla presa di
forza del trattore, nella foto) e che permettono interventi supericiali e veloci
l’anno successivo. Tale operazione richiede molto tempo, ma si inserisce bene nell’economia aziendale, poiché in
questo periodo diminuisce l’urgenza dei
lavori in vigneto e ci si può quindi avvantaggiare su quanto ci sarà da fare il
prossimo inverno.
Gli eventuali grappoli presenti su
questi tralci vanno completamente eliminati, per consentire la buona ligniicazione e l’accumulo di sostanze di riserva
nel legno destinato a svernare.
Nei vigneti reinnestati la vigoria è
spesso notevole e occorre lasciar allungare i tralci limitando le cimature; solo
in autunno si provvederà alla disposizione deinitiva.
Se non avete ancora concluso l’installazione delle strutture di sostegno
del nuovo vigneto, i mesi estivi rendono
possibile dedicare a queste operazioni il
diverso tempo lasciato libero da altre incombenze di coltivazione nei vigneti in
produzione.
Nuovi impianti. Se avete programmato di effettuare il reimpianto del vostro vigneto nel prossimo inverno e avete già ottenuto l’autorizzazione necessaria da parte degli Ufici regionali competenti, è il momento di procedere alla
preparazione del terreno.
Prima di iniziare le operazioni è bene
effettuare un’analisi chimico-isica del
terreno, sui dati della quale verrà calcolato l’apporto di elementi nutritivi della
concimazione di base.
Con il terreno in tempera (cioè con il
giusto grado di umidità) si può procedere con la lavorazione. Attualmente si sta
sostituendo sempre di più allo scasso,
cioè all’aratura profonda, la lavorazione a doppio strato: essa consiste
59
Vigneto
in una prima ripuntatura profonda 80-100
cm, con passaggi più itti (ino a 50 cm
tra un solco e l’altro) nei terreni più pesanti, seguita da un’aratura a 40-50 cm.
Dopo la ripuntatura, nei terreni con
scheletro, può rendersi necessaria una
prima asportazione dei sassi e delle pietre più grosse, specialmente se il terreno
è stato messo a coltura per la prima volta; un altro intervento di spietramento si
renderà necessario anche dopo l’aratura.
Nei terreni ricchi di scheletro calcareo o
tufaceo è possibile ridurre le dimensioni delle pietre con apposite macchine in
grado di frantumarle; tale intervento, invece, non è possibile se il materiale è di
origine vulcanica (poridi, trachiti o basalti), poiché troppo resistente.
Prima dell’aratura distribuite la sostanza organica per la concimazione di
fondo, per consentire l’interramento del
prodotto; distribuite 180-200 quintali
per ettaro di letame maturo, oppure 5-6
quintali per ettaro di letame pellettato.
Le lavorazioni di afinamento del terreno, invece, potranno essere effettuate
dopo i freddi invernali, che faciliteranno
la disgregazione delle zolle più pesanti.
A
A-Grappolo gravemente colpito
dalla peronospora
Interventi itosanitari
La peronospora della vite (vedi foto
A) è ora meno problematica rispetto ai
mesi precedenti. Le temperature elevate
e le ridotte precipitazioni costituiscono
un limite importante alla diffusione del
fungo. Ancora per il mese di luglio sarà
però opportuno effettuare interventi fungicidi, trattando solo in caso di pioggia
con prodotti rameici quali, per esempio,
ossicloruro di rame-20 (bio, non classi-
Calendario di incubazione della peronospora
della vite e dei relativi trattamenti
Giorni in cui
può cadere
la pioggia
infettante
Giorni in cui si possono Giorni in cui
manifestare sulle foglie può cadere
le macchie di muffa
pioggia
bianca ed entro i quali la
va fatto il trattamento infettante
Giorni in cui si possono
manifestare sulle foglie
le macchie di muffa
bianca ed entro i quali
va fatto il trattamento
1 luglio
6-7 luglio
17 luglio
22-23 luglio
2 luglio
7-8 luglio
18 luglio
23-24 luglio
3 luglio
8-9 luglio
19 luglio
24-25 luglio
4 luglio
9-10 luglio
20 luglio
25-26 luglio
5 luglio
10-11 luglio
21 luglio
26-27 luglio
6 luglio
11-12 luglio
22 luglio
27-28 luglio
7 luglio
12-13 luglio
23 luglio
28-29 luglio
8 luglio
13-14 luglio
24 luglio
29-30 luglio
9 luglio
14-15 luglio
25 luglio
30-31 luglio
10 luglio
15-16 luglio
26 luglio
31 luglio - 1 agosto
11 luglio
16-17 luglio
27 luglio
1-2 agosto
12 luglio
17-18 luglio
28 luglio
2-3 agosto
13 luglio
18-19 luglio
29 luglio
3-4 agosto
14 luglio
19-20 luglio
30 luglio
4-5 agosto
15 luglio
20-21 luglio
31 luglio
5-6 agosto
16 luglio
21-22 luglio
Esempio: se una pioggia «infettante» – che bagni la vegetazione per almeno due ore – cade
luglio il trattamento contro la peronospora va fatto entro il 18 luglio.
luglio Se il 27 luglio cail 13 luglio,
agosto. In caso di piogdrà una nuova pioggia si dovrà fare un nuovo trattamento entro l’11 agosto
ge frequenti i trattamenti dovranno essere settimanali. In assenza di piogge non occorrono trattamenti. Normalmente ai prodotti usati contro la peronospora si aggiunge lo zolfo
bagnabile-80, effettuando così contemporaneamente anche la lotta contro l’oidio.
60
icato), alla dose di 500 grammi per 100
litri di acqua, oppure poltiglia bordolese-20 (bio, irritante o non classiicato),
alla dose di 800-1.000 grammi per 100
litri di acqua.
L’oidio (vedi foto B a pag. 75 de «i
Lavori» di maggio-giugno), invece, può
ancora rappresentare un problema. Intervenite quindi trattando settimanalmente con zolfo bagnabile-80 (bio, irritante o non classiicato), alla dose di 400
grammi per 100 litri di acqua, in verso
la ine di luglio.
Tra la ine di giugno e l’inizio di luglio si veriica la seconda generazione
della tignoletta della vite (vedi foto B a
pag. 61 e foto C a pag. 62). Si tratta della generazione più pericolosa e non bisogna assolutamente trascurarla, poiché
provoca sia danni diretti (acini danneggiati dalle larve), sia indiretti (la muffa grigia che si sviluppa sugli acini danneggiati).
Se avete predisposto le trappole a feromone, controllate ogni giorno l’andamento del volo. Quando si veriica un
evidente incremento delle catture (giornaliere), passando da pochi individui a
oltre 5-10, iniziate a contare i giorni.
Dopo 10-12 giorni dall’incremento delle
catture trattate con Bacillus thuringiensis var. kurstaki-6,4 (bio, non classiicato) alla dose di 100 grammi per 100 litri di acqua; ripetete l’intervento dopo
10 giorni.
Anche senza il ricorso alle trappole, è comunque possibile intervenire
al momento opportuno. Osservate attentamente i grappoli: le uova della tignoletta, deposte sugli acini, si rilevano
con una certa facilità: sono trasparenti, appiattite, hanno il diametro di circa
un millimetro e brillano in controluce.
Quando sulle uova si osserva una macchiolina nera (si tratta della testa della larva che sta per nascere, da cui fase di «uovo a testa nera») intervenite col
primo trattamento insetticida; ripetetelo
poi dopo 10 giorni.
Questo tipo di controllo può essere
effettuato con grande utilità anche da chi
utilizza le trappole, come ulteriore veriica del giusto momento di intervento.
I più pigri, che non ricorrono né alle
trappole né ai controlli visivi, possono
trattare, ma con una certa approssimazione, ai primissimi giorni di luglio, ripetendo l’intervento dopo 10 giorni.
In genere il momento del primo intervento contro la seconda generazione
della tignoletta coincide con la fase vegetativa di «pre-chiusura del grappolo»,
ovvero quella precedente il momento in
cui gli acini, ingrossandosi, iniziano a
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Vigneto
Vigneto per uva da vino. Operazioni colturali
in corso ( ) nei mesi di luglio e agosto
●
a cura di Silvio Caltran
Operazioni
Nuovi impianti
Potatura
Concimazione
Falciatura erba [2]
Trattamenti antiparassitari
Irrigazione
Vendemmia
luglio
agosto
● [1]
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● [1]
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● [3]
[1] Preparazione del terreno. [2] In alternativa, lavorazione
del terreno. [3] Varietà precoci e basi spumante.
stringersi tra di loro, dando origine ad
un grappolo compatto. È quindi importante irrorare molto bene i grappoli con
il prodotto insetticida e trattare anche
la parte interna, altrimenti le larve nate dalle uova lì deposte non saranno raggiunte e quindi non saranno eliminate.
Durante il mese di agosto si ha la terza generazione della tignoletta. Se avete controllato adeguatamente la seconda, non dovreste avere grossi problemi. Effettuate comunque un controllo
sui grappoli e, se rilevate le uova, trattate come indicato per la seconda generazione.
I sintomi della flavescenza dorata
sono visibili in modo particolare durante
i mesi estivi. Per il riconoscimento della
malattia e per ulteriori notizie sugli interventi necessari si veda l’articolo pubblicato sul n. 4/2012, a pag. 35.
Vigneto per uva da tavola. Operazioni colturali
in corso ( ) nei mesi di luglio e agosto
●
a cura di Silvio Caltran
Operazioni
Nuovi impianti
Potatura
Concimazione
Falciatura erba [4]
Trattamenti antiparassitari
Irrigazione
Vendemmia
glie basali), le quali coprendo gli stessi
potrebbero ostacolarne l’arieggiamento e, soprattutto, impedire agli antiparassitari di raggiungere i grappoli. Naturalmente per le viti allevate a spalliera,
si dovrà intervenire con minor intensità
e solo sul lato meno esposto al sole (lato verso nord, in particolare);
– la «pettinatura» del tendone o della
pergola, che consiste nel calare delicatamente i grappoli separandoli dai ili o dai
tralci, nell’intento di favorire il miglior
arieggiamento; inoltre si otterrà una loro
perfetta conformazione e saranno favorite le successive operazioni colturali, vendemmia compresa;
– per le varietà a maturazione tardiva (Italia, Aledo,
Crimson Seedles, Red Glo-
Lavori
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
●
● [3]
●
●
●
●
agosto
● [1]
● [2]
●
●
●
●
[1] Preparazione del terreno. [2] Per le varietà tardive. [3] Concimazioni fogliari. [4] In alternativa, lavorazione del terreno.
IL VIGNETO
PER LA PRODUZIONE
DI UVA DA TAVOLA
Potatura verde. Le indicazioni relative alle operazioni di potatura verde
descritte per l’uva da vino, sono in linea
generale valide anche per l’uva da tavola. Considerata però la particolarità di
questa produzione, alcuni aspetti devono essere approfonditi, così come vanno
aggiunte speciiche operazioni quali:
– una maggiore cura nell’eliminazione
dei germogli più deboli o mal posizionati, comprese anche alcune femminelle di recente produzione;
– l’eliminazione delle foglie vecchie a
ridosso dei grappoli (cioè delle 4-5 fo-
luglio
B
B-Tignoletta della vite. Le uova di questo parassita sono trasparenti, appiattite
e hanno un diametro di circa 1 mm; sono abbastanza individuabili facilmente,
perché brillano in controluce. Nella fase
cosiddetta dell’«uovo a testa nera» la
larva sta per nascere (nel particolare): è
il momento per eseguire un primo trattamento insetticida
be), in caso di produzione ritenuta eccessiva, intervenite poco prima della fase d’invaiatura attuando un buon diradamento dei grappoli (su ogni tralcio si
lascia solo il grappolo basale o, meglio,
solo quello meglio conformato tra quelli presenti);
– la «pulizia» dei grappoli, cioè l’eliminazione degli acini, oppure di parti del
grappolo, che si sviluppano poco o che
presentano irregolarità, con possibili ripercussioni negative a livello commerciale. In caso di eventuale danno da peronospora sul grappolo (più probabile
quest’anno al Nord rispetto al Sud per
le condizioni climatiche favorevoli al suo sviluppo, a partire dalla seconda metà di maggio), con l’occasione potete eliminare anche i grappoli o parti del grappolo colpiti, quindi
danneggiati;
– l’incisione anulare, che consiste nell’incidere ed eventualmente rimuovere (mediante decorticazione) un anello di corteccia di 23 mm d’altezza, sul tralcio lasciato con
la potatura secca, nella posizione immediatamente al disopra del primo «germoglio di sostituzione» (cioè quello che sarà utilizzato con la prossima potatura invernale). L’intervento permette di interrompere il movimento della linfa elaborata verso il fusto e le radici, col preciso
scopo di ottenere un migliore sviluppo
dei grappoli soprastanti l’incisione;
– inine, pur essendo già intervenuti una
prima volta una-due settimane dopo la
ioritura, dalla fase di invaiatura in poi,
in particolare con piante vigorose, valutate la necessità di riaprire un nuovo varco nella vegetazione della pergola o del
tendone, tramite la cimatura dei germo-
61
Vigneto
Per la varietà da tavola a maturazione
medio-tardiva, in questo periodo è fondamentale disporre dell’irrigazione
gli e delle femminelle esistenti; si otterranno maggiore arieggiamento e maggiore esposizione alla luce, con positivi
effetti sulla colorazione e sulla maturazione dei grappoli.
Irrigazione. Questa pratica, preziosissima per ottenere uva da tavola di
buona qualità e per prevenire i danni da
scottature solari sui grappoli, si deve basare sulla reale necessità della pianta
e deve considerare le maggiori esigenze d’acqua della viticoltura da tavola rispetto a quella da vino, sia per l’ambiente solitamente più secco, sia per la maggiore quantità produttiva.
Riguardo alla tipologia, se disponete
di acque limpide e non eccessivamente
calcaree, date la preferenza alla microirrigazione (a goccia, a spruzzo, ecc.); viceversa, ricorrete ai tradizionali sistemi
di irrigazione a pioggia, ancora validi
quando si dispone di acque abbondanti
ma piuttosto sporche o limacciose.
In ogni caso, per ottenere grappoli sani e ben maturi, anche l’irrigazione
per l’uva da tavola deve intendersi come
puro strumento di prevenzione, cioè di
ripristino delle normali dotazioni idriche
del suolo, con l’apporto di quantità d’acqua via via decrescenti man mano che ci
si avvicina alla vendemmia.
Copertura con ilm di polietilene.
Allo scopo di ritardare la raccolta, in seguito alla protezione della vegetazione e
dei grappoli dalle piogge di ine estate e
inizio autunno, a partire dai primi giorni di agosto coprite i vigneti in cui sono
presenti varietà tardive di uva da tavola
(per esempio Italia, Aledo e Red Globe)
con un ilm bianco di polietilene steso su
apposite strutture robuste.
Nei vigneti così coperti si deve comunque garantire una sufficiente
circolazione di aria dai lati esterni del
62
tendone (chiudendoli con delle reti per
impedire l’entrata degli uccelli) o dal
basso nel caso di allevamento a spalliera.
La copertura andrà tolta dopo la vendemmia, la quale, con andamento climatico favorevole, potrà essere ultimata in
novembre o addirittura in dicembre.
Riparando i grappoli dall’acqua,
quindi prevenendo anche gli attacchi
dai parassiti fungini e animali, essi rimarranno sani ino alla raccolta. Quest’ultima potrà così essere effettuata al
momento ottimale, con grappoli puliti da residui di itofarmaci e con buona scalarità.
Concimazioni. Alcune varietà di uva
da tavola, per esempio l’Italia, sono più
sensibili di altre a carenze (insuficienze)
di magnesio e quindi al disseccamento del
rachide in vicinanza della maturazione.
La prevenzione e la cura di tali carenze si
attuano con la distribuzione di solfato di
magnesio per via fogliare (per esempio
Epso Top, alla dose di 12-15 kg per ettaro), miscelato ai prodotti antiparassitari in
occasione degli ultimi due trattamenti prima dell’invaiatura. Si tratta di un concime
commercializzato sotto forma cristallina,
molto solubile e compatibile con i comuni prodotti antiparassitari.
Gestione del suolo. Nei vigneti inerbiti permanentemente procedete al taglio dell’erba, ma solo in caso di necessità, cioè quando ha raggiunto mediamente almeno i 25-30 cm di altezza.
In quelli lavorati, qualora siano presenti erbe ben sviluppate oppure ci siano rischi elevati di siccità, effettuate una
lavorazione leggera, dopo di che, soprattutto nei terreni in pendio, evitate qualsiasi altro intervento sino alla primavera successiva. Così facendo non solo favorirete il passaggio con le macchine in
fase di vendemmia, ma anche limitere-
C
C-Fori di entrata della tignoletta
sugli acini di un’uva da tavola
te il rischio di erosione supericiale a seguito delle piogge dei prossimi autunno e inverno.
Vendemmia. Per la vendemmia dell’uva da tavola si riferirà dettagliatamente ne «i Lavori» di settembre-ottobre. Ricordiamo comunque che al Sud
nei vigneti coperti in gennaio-febbraio
si stanno vendemmiando le varietà più
precoci, quali Matilde e Black Magic,
già da metà giugno, per terminare con
Victoria ad inizio luglio; oppure si inizierà la vendemmia a luglio, nei vigneti coperti con pvc in marzo sempre allo
scopo di anticipare la raccolta.
In ogni caso è bene ricordare che il
momento ideale per la raccolta si può
determinare sia ricorrendo a semplici analisi da effettuare anche sul campo
(con un rifrattometro o con un mostimetro), sia osservando attentamente l’evoluzione dei caratteri organolettici dell’uva (colorazione della buccia, consistenza dell’acino, sapore della polpa).
Ponete comunque la massima attenzione alla scelta del momento ideale
per la vendemmia, e prestate il massimo impegno nelle modalità di distacco
dei grappoli, nella posa di questi nei vari
contenitori e nel loro trasporto ai locali
di selezione e di confezionamento.
Interventi itosanitari
Per il prodotto da raccogliere in agosto occorre ancora effettuare interventi per essere certi di ottenere uva sana e
con le caratteristiche qualitative ottimali per la commercializzazione e il consumo familiare.
Particolare attenzione dovrà essere
rivolta alla tignoletta (vedi foto B a pag.
61 e foto C qui sotto), insetto presente
in questi mesi con le larve della seconda
generazione. Attraverso un forellino la
larva dell’insetto penetra all’interno dell’acino e si nutre del contenuto.
Per controllare l’andamento dei voli dell’insetto devono essere utilizzate
trappole (2 per ettaro) che, diffondendo il feromone femminile, richiamano
i maschi catturandoli sul fondo spalmato di colla.
Se utilizzate un prodotto a base di
Bacillus thuringiensis var. kurstaki-6,4
(bio, non classificato, alla dose di 75
grammi per 100 litri di acqua) il periodo
di intervento è quello dell’apertura delle
uova, con la presenza di larve neonate.
Il trattamento deve essere quindi effettuato 12-14 giorni dall’inizio delle catture con le trappole a feromoni, quando
la maggior parte delle uova deposte ha
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Vigneto
raggiunto la fase cosiddetta della «testa
nera» (vedi foto B a pag. 61 ).
Gli interventi con insetticidi chimici
vanno eseguiti dopo due settimane dall’inizio dei voli e delle catture nelle trappole, impiegando per esempio emamectina benzoato-0,95 (per esempio Afirm
della Syngenta, non classiicato, 7 giorni
di tempo di sicurezza), alla dose di 150
grammi per 100 litri di acqua.
A differenza della peronospora, che in
alcuni anni non si manifesta nelle regioni dell’Italia centro-meridionale, l’oidio
o mal bianco (vedi foto B a pag. 75 de «i
Lavori» di maggio-giugno) è presente in
tutte le regioni e in tutti gli anni.
La difesa preventiva può essere attuata con prodotti a base di penconazolo-19
(per esempio Topas 200 EW della Syngenta, irritante, 14 giorni di tempo di sicurezza), alla dose di 15 ml per 100 litri di acqua.
In alternativa si può impiegare lo zolfo, il prodotto più utilizzato per la lotta attuata sia con i sistemi biologici che
convenzionali. È preferibile impiegare
quello polverulento perché riesce a penetrare all’interno del grappolo ed esercita maggiore efficacia. Va distribuito
nelle ore più fresche del pomeriggio, per
evitare danni da scottatura ai grappoli.
Il prodotto da utilizzare è lo zolfo
ventilato-50 (bio, irritante) delle ditte
Mannino, Ecoiatros e Mormino; le dosi
sono di 25 kg per ettaro.
In alternativa potete impiegare anche
zolfo bagnabile-80 (bio, irritante o non
classiicato), alle dosi di 600-800 grammi per 100 litri di acqua. Nei periodi di
forti attacchi è consigliabile ripetere i
trattamenti ogni 5 giorni.
Potete ricorrere anche al biofungicida Ampelomyces quisqualis (per esempio AQ 10 WG della Intrachem Bio Italia,
bio, non classiicato), alla dosi di 50-70
grammi per ettaro. Può essere applicato in
tutte le fasi vegetative, da solo o alternato
a trattamenti con altri fungicidi. Il periodo
ottimale di impiego va dalla fase di prechiusura del grappolo all’invaiatura.
Nella fase di pre-chiusura del grappolo, occorre effettuare un trattamento
preventivo per la muffa grigia (vedi foto D) cui seguirà un altro intervento tra
l’invaiatura e la maturazione dell’uva.
Lo sviluppo di questa malattia è favorito da pioggia, da umidità e dalla presenza di grappoli troppo serrati che non
consentono la penetrazione al loro interno del fungicida; spesso è anche conseguente ai forellini sugli acini provocati
dalla tignola.
Tra i prodotti utilizzati si consiglia
l’impiego di fenoxamid-42,8 (per esempio Teldor Plus della Bayer, non classiicato), alla dose di 1 litro per ettaro.
In presenza di piogge possono ancora manifestarsi infezioni di peronospora
(vedi foto A a pag. 60). Questa malattia
predilige le parti più giovani della vite e il
primo sintomo è la comparsa di aree decolorate («macchie d’olio») sulla pagina
superiore delle foglie; queste parti delle
foglie successivamente seccano, si lacerano e cadono. Se persiste l’umidità, si può
notare anche la comparsa di una muffetta
bianca sulla pagina inferiore delle foglie.
Per il controllo della peronospora si
possono impiegare prodotti a lunga persistenza come quelli a base di mandipropamid-23,4 (per esempio Pergado SC
della Syngenta, non classificato), alla
dose di 60 ml per 100 litri di acqua.
Se si interviene con infezioni in atto,
in aggiunta al prodotto indicato occorre impiegare cimoxanil-20 (per esempio
Curzate della Du Pont, irritante), alla dose di 70 grammi per 100 litri di acqua.
L’UVA FRAGOLA
Lavori
D
D-Grappolo di uva da tavola con gli
esiti di un forte attacco di muffa grigia
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Considerato l’elevato vigore vegetativo delle piante di uva fragola, durante
il periodo estivo possono rendersi necessari interventi di potatura verde quali:
– la spollonatura, cioè la soppressione dei germogli e dei tralci che si sono
nuovamente sviluppati lungo il tronco
della pianta;
– la sfemminellatura, cioè l’eliminazione delle femminelle (germogli secondari
che si originano all’ascella delle foglie),
allo scopo di arieggiare meglio i grappoli e le foglie ad essi adiacenti;
– la cimatura, che si effettua sui tralci più vigorosi asportando con un taglio
la parte terminale; è un’operazione da
Anche per l’uva fragola in estate è necessario favorire un buon arieggiamento dei grappoli, per mezzo di razionali
interventi di potatura verde
eseguire normalmente entro giugno e,
in caso di necessità, va ripetuta da metà agosto, cioè dopo la fase di invaiatura.
Lo scopo è quello di bloccare lo sviluppo dei tralci e di favorire l’ingrossamento degli acini dei grappoli; in ogni caso
vanno mantenute almeno 10-11 foglie
sul tralcio, dopo l’ultimo grappolo;
– la sfogliatura, che consiste nell’eliminazione di una parte delle foglie più vecchie, si effettua in prossimità della maturazione dei grappoli e ha lo scopo di
ridurre leggermente la compattezza della chioma nei pergolati; questa pratica si
deve eseguire con moderazione eliminando solo le prime 5-6 foglie, a partire
dalla base dei tralci;
– il diradamento dei grappoli, che si effettua quando la produzione risulta elevata. Di solito vanno eliminati i grappoli
portati dai tralci più deboli, oppure quelli che, trovandoci in vicinanza dell’invaiatura, stentano a cambiare colore.
Altri lavori. Oltre agli interventi di
potatura, che tendono a migliorare la
qualità della produzione, dovete provvedere alle irrigazioni periodiche, alla lavorazione supericiale del terreno oppure alla falciatura periodica dell’erba nel
caso d’inerbimento permanente del terreno vitato con uva fragola.
Interventi itosanitari
Per l’uva fragola non sono necessari
trattamenti antiparassitari.
A cura di: Filippo Giannone (Lavori: Il
vigneto per la produzione di uva da vino);
Enzo Corazzina (Lavori: Il vigneto per la
produzione di uva da tavola - L’uva fragola); Paolo Solmi (Interventi itosanitari:
Uva da vino); Mario Colapietra (Interventi itosanitari: Uva da tavola).
63
Cantina
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
L’annata 2012 è nella media sia come
maturazione che come produzione delle
uve. Se le condizioni climatiche (siccità,
grandine o piogge) di luglio e agosto non
la condizioneranno sfavorevolmente, non
si presenteranno particolari problemi nella conduzione della viniicazione.
Raccomandiamo di controllare il vino delle annate precedenti, veriicando,
almeno una volta alla settimana, i livelli delle vasche, la pressione della camera
d’aria del coperchio galleggiante dei semprepieni o la copertura dell’olio di vaselina; effettuate inoltre il cambio mensile
delle pastiglie antiioretta e l’analisi mensile del valore di anidride solforosa libera,
che deve oscillare tra i 20-30 milligrammi per litro per i vini bianchi e 15-25 milligrammi per litro per i vini rossi.
LA DETERMINAZIONE
DELL’EPOCA DI RACCOLTA
Riuscire a determinare correttamente
l’epoca di raccolta delle uve è essenziale per ottenere un vino della qualità desiderata. I fattori che maggiormente condizionano la maturazione sono: l’inizio
della ioritura della vite (inluenzata dal
clima primaverile), la zona di produzione (altitudine, esposizione, ecc.), l’epoca di maturazione di ogni singola varietà, la vigoria della pianta e la produzione
d’uva per ceppo. Verso il termine della
fase di invaiatura (quando il colore della
buccia passa dal verde al giallo o al rosso) consigliamo di eseguire due controlli settimanali per determinare alcuni parametri della maturazione.
Il controllo della maturazione si può
sintetizzare in tre importanti momenti:
il primo è rappresentato dalla sensazione tattile della consistenza dell’acino al
prelievo, il secondo dall’assaggio del-
naccioli e l’aromaticità. Come per il
vino la capacità di valutazione delle
sensazioni gustative è soggettiva e si
afina con l’esperienza. Infatti, solo
memorizzando l’aroma dell’uva e
assaggiando il vino ottenuto si possono immagazzinare informazioni utili per
le vendemmie future.
La terza fase, quella del campionamento, è importante per valutare correttamente l’evoluzione della maturazione eseguendo le analisi (zucchero, acidità, pH,
ecc.) delle uve. Si procede prelevando
100-200 acini o pezzi di grappolo. Raccomandiamo di eseguire ogni 5-7 giorni il
prelievo del campione sempre nelle stesse
viti o nella stessa zona di vigneto, in modo da avere un dato reale sull’evoluzione
della maturazione. Cambiando continuamente il punto di prelievo i dati analitici
possono infatti variare molto a causa, per
esempio, di una diversa vigoria della pianta, della sua esposizione, del numero di
grappoli per ceppo, ecc., fornendo dati altalenanti inutilizzabili per una corretta gestione della vendemmia.
Il campione prelevato va spremuto
subito e non conservato in frigorifero o
congelato. Prima delle analisi il mosto
ottenuto va iltrato con un colino a maglia stretta.
L’analisi più facile da eseguire è la determinazione della gradazione zuccherina con il classico mostimetro Babo o con
un rifrattometro. Questa è la valutazione minima per poter seguire l’andamento
della maturazione ed è possibile attuarla
direttamente anche nelle piccole cantine.
Oltre alla gradazione zuccherina consigliamo di controllare anche il valore di
acidità totale e il pH, parametri che subiranno variazioni importanti al termine
della maturazione, con consistenti diminuzioni di acidità e il conseguente aumento del valore del pH. Vendemmiare
uve con gradazioni zuccherine elevate e
acidità basse comporta l’ottenimento di
vini molto alcolici, con pochi profumi
loreali o fruttati e molli al gusto.
Se si vogliono ottenere vini bianchi
leggeri e loreali, consigliamo di racco-
•
La determinazione della gradazione
zuccherina dell’uva con il rifrattometro
è semplice e afidabile: è suficiente una
goccia di mosto per poi eseguire la lettura del valore che compare tra la zona
chiara e quella scura
l’uva e il terzo dal campionamento, cioè
dal prelievo di acini o grappoli per l’analisi chimica. Ciascuna di questi momenti ci fornisce elementi utili sull’andamento della maturazione.
Quando si preleva l’acino ci si rende
subito conto della sua consistenza: all’inizio l’acino sarà duro e poco lessibile, mentre man mano che procede la maturazione diventerà sempre più lessibile al tatto arrivando, in sovramaturazione, a essere molle e a rompersi facilmente. Empiricamente nelle uve bianche la
consistenza della buccia non deve essere troppo morbida, se si vogliono avere
vini profumati e leggermente aciduli;
nelle uve rosse si può arrivare invece a
bucce molto morbide, che schiacciate
tra pollice e indice facilmente rilasciano
sulle dita la colorazione rossa.
La fase dell’assaggio è importante per
valutare l’evoluzione della sensazione
dolce/acida, la percezione tannica dei vi-
•
•
I lavori di luglio-agosto nella piccola cantina
a cura di Giuseppe Carcereri de Prati
Vini rossi
manutenzione
attrezzature
64
Vini bianchi
controllo
maturazione
manutenzione
attrezzature
controllo
maturazione
viniicazione
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Cantina
gliere le uve prima della completa maturazione, con l’acidità totale tra 6 e 7 grammi per litro e la gradazione zuccherina inferiore a 18 °Babo. Se invece si vogliono
ottenere vini strutturati, si dovrà attendere
la maturazione completa, con il valore di
acidità totale tra 5 e 6 grammi per litro e la
gradazione superiore a 20 °Babo.
Per ottenere vini rossi leggeri il valore di acidità totale deve superare i 67 grammi per litro e la gradazione zuccherina essere inferiore a 18 °Babo. Per
ottenere invece vini rossi da invecchiamento si dovrà attendere la completa
maturazione dell’uva.
I PRODOTTI ENOLOGICI
PER LA VINIFICAZIONE
Nella trasformazione dell’uva in vino
si possono utilizzare prodotti enologici
che, utilizzati in modo corretto, consentono di ottenere vini di qualità senza investire in attrezzature costose e sfruttando al meglio le potenzialità dell’azienda.
I prodotti enologici non fanno miracoli ma esaltano o estraggono selettivamente i composti esistenti nell’uva.
Il prodotto normalmente impiegato
nella viniicazione è l’anidride solforosa – e i suoi derivati come il metabisolito di potassio (in polvere) e il bisolito di
ammonio (liquido) – che invitiamo a impiegare nei dosaggi consigliati nelle procedure di viniicazione perché seleziona i lieviti favorendo quelli con caratteristiche fermentative migliori, previene
alterazioni batteriche quando si viniicano uve guaste ed evita ossidazioni indesiderate dei mosti nelle prime fasi di viniicazione.
Impiegare dosi superiori a quelle consigliate non migliora l’effetto, anzi potrebbe creare problemi di fermentazione alcolica e conferire sensazioni gustative amare, oltre che causare bruciori di
stomaco e mal di testa.
Nell’utilizzare il metabisolito di potassio in viniicazione e nella conservazione del vino si devono
lasciare perdere i pregiudi1-Le cassette sono
comode da impiegare
durante la raccolta
e consentono
di trasportare l’uva
senza ammostarla.
2-Lavate le cassette
subito dopo averle
utilizzate
1
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Tabella di comparazione
tra gradazione zuccherina
e gradazione alcolica probabile
Gradazione zuccherina
Gradazione
alcolica
Gradi Gradi
Gradi
probabile
Brix [1] Babo
Oechsle
[3]
[2]
16,40 14,20
67,20
9,00
16,70 14,40
68,50
9,20
17,00 14,70
69,80
9,40
17,30 14,90
71,10
9,60
17,60 15,20
72,40
9,80
17,90 15,40
73,70
10,00
18,20 15,70
75,00
10,20
18,50 16,00
76,30
10,40
18,80 16,20
77,70
10,60
19,10 16,50
79,00
10,80
19,40 16,70
80,30
11,00
19,70 17,00
81,70
11,20
20,00 17,30
83,00
11,40
20,30 17,50
84,30
11,60
20,50 17,70
85,20
11,80
20,80 17,90
86,60
12,00
21,10 18,20
87,90
12,20
21,40 18,50
89,30
12,40
21,70 18,70
90,60
12,60
22,00 19,00
92,00
12,80
22,30 19,20
93,30
13,00
22,60 19,50
94,70
13,20
22,90 19,60
96,00
13,40
23,20 20,00
97,40
13,60
23,50 20,30
98,80
13,80
23,80 20,40
99,20
14,00
24,00 20,70 101,10
14,20
24,30 20,90 102,40
14,40
24,60 21,20 103,80
14,60
24,90 21,50 105,20
14,80
25,20 21,70 106,60
15,00
[1] Misurati con il rifrattometro. [2] Misurati con il densimetro. [3] Scala in uso nei
Paesi del Nord Europa e in Alto Adige
Prima di iniziare la viniicazione controllate se avete a disposizione il materiale necessario: i prodotti enologici,
una bilancia per pesare le quantità necessarie e un termometro
zi o preconcetti che lo accompagnano. È
un composto chimico indispensabile per
proteggere il mosto e il vino ed è una sostanza presente in natura: durante la fermentazione alcolica il lievito produce
anidride solforosa, da alcuni milligrammi
(tracce) ino, in determinati casi, a superare i 100 milligrammi per litro.
Il metabisolito di potassio, che è utilizzato per conservare molti prodotti alimentari (viene indicato nelle etichette
con la sigla E220-E224), se impiegato
correttamente non presenta alcun effetto nocivo per l’uomo.
Altri prodotti usati in fase di viniicazione sono: il lievito selezionato, per
la conduzione di fermentazioni regolari e per esaltare le caratteristiche varietali
dell’uva; gli enzimi pectolitici per i mosti bianchi, utilizzati per separare in poche ore la parte limpida da quella solida
(feccia) del mosto; gli enzimi per i mosti
rossi, per estrarre con maggior facilità il
colore dalle bucce dell’uva; gli attivanti
di fermentazione, composti da sostanze
azotate che sono la fonte di alimentazione dei lieviti; i tannini, per stabilizzare il
colore dei vini rossi o prevenire l’ossidazione dei mosti nel caso di uve guaste.
È importante procurarsi per tempo i
prodotti enologici per poter eseguire correttamente le fasi della viniicazione.
LA VINIFICAZIONE
IN BIANCO DELLE UVE
PRECOCI
2
A inizio agosto nelle aree del Sud Italia e a ine agosto in quelle del Nord Italia si raccolgono e si viniicano in bianco le uve delle varietà precoci, quali
Chardonnay, Pinot, Sauvignon, ecc.
Si consiglia di raccogliere al mattino,
perché la temperatura è più fresca, disponendo l’uva in piccole casse per non rovinarla. Qualora si effettui la raccolta con
65
Cantina
temperatura superiore ai 22-25 °C,
è probabile che il mosto inizi a fermentare subito, impedendo l’illimpidimento e la successiva aggiunta di lieviti selezionati, e con la perdita dei profumi tipici dell’uva e della fermentazione.
Raccomandiamo di scartare l’uva
colpita da botrite, guasta (marciume
acido), secca a causa di grandinate o peronospora e quella con presenza di oidio.
La viniicazione in bianco viene condotta con la fermentazione del solo mosto, senza macerazione delle parti solide
del grappolo. Si consiglia di separare velocemente il mosto dalle bucce per evitare l’estrazione dei tannini che, essendo
molto sensibili all’aria, causano un precoce invecchiamento del vino oltre a conferire una sensazione gustativa amara. Solamente in alcune lavorazioni di uve aromatiche (moscato, malvasia, ecc.) è possibile
eseguire una breve macerazione.
Ottenuto, dalla pressatura, il «mosto
iore», che rappresenta circa il 60% del
peso del grappolo, è necessario solitare
il mosto con una dose di 10-12 grammi
per quintale di metabisolito di potassio
e di raffreddarlo portandolo a una temperatura inferiore ai 16-20 °C. Per il raffreddamento, in caso di piccole quantità è suficiente fare scorrere sulla super-
1
Non viniicate mai uva guasta, perché
anche se presente in piccole quantità
può rovinare la qualità del vino
Durante la fermentazione alcolica è possibile che sulla supericie del mosto-vino
si formi della schiuma, la quale può interessare solo una piccola parte del contenitore o arrivare a coprire completamente la supericie ino a traboccare: in questo caso di deve scolmare il serbatoio
La produzione di vino biologico
Entrando in vigore il Regolamento UE n. 203 dell’8/3/2012 (pubblicato sulla
Gazzetta uficiale dell’Unione europea n. L71 del 9/3/2012), che disciplina le
pratiche enologiche per la produzione del vino biologico – ottemperando inalmente al Regolamento CE n. 834/2007 – i produttori di uva biologica potranno inalmente produrre un vino con la dicitura «biologico». Il settore vitivinicolo era infatti l’unico al quale ancora non si applicava integralmente
la normativa dell’Unione europea sulla produzione biologica e modiica alcune pratiche enologiche deinite nel regolamento (CE) n. 606/2009 (regolamento che disciplina la pratiche enologiche e i prodotti che si possono impiegare in mosto e vino nella Comunità Europea).
Il Regolamento sostanzialmente non introduce differenze di tecnica enologica
tra la produzione di un vino tradizionale e quella di un vino biologico. Solamente raccomanda (non obbliga) la scelta di prodotti enologici di origine certiicata biologica per quanto riguarda i lieviti, la gelatina, le proteine vegetali di grano e pisello (una nuova generazione di chiariicanti), la colla di pesce, l’albumina d’uovo, i tannini e la gomma arabica.
La quantità di anidride solforosa (metabisolito di potassio) di cui è ammesso
l’impiego nei vini biologici è leggermente inferiore a quella dell’allegato 1B del
Regolamento CE n. 606/2009. Il tenore massimo ammesso di soliti (anidride
solforosa) per il vino rosso è di 100 mg per litro (per il vino convenzionale è di
150 mg per litro), mentre per il vino bianco o rosé è di 150 mg per litro (per il
vino convenzionale è di 200 mg per litro). Si tratta praticamente delle quantità
che sono normalmente consigliate ne «i Lavori» di Vita in Campagna.
Il Regolamento raccomanda, anche per i produttori di vino biologico, di non
impiegare i prodotti classiicati nella categoria degli allergeni: chiariicanti a
base di latte (caseine) e d’uovo (albumina o bianco d’uovo) per evitare di dover indicare in etichetta la presenza del prodotto (vedi «i Lavori» di maggiogiugno, a pag. 81). (G.C. de P.)
66
2
Il mosto bianco prima della decantazione (1) e dopo il travaso dalle fecce di
chiariica (2). Se il mosto fermenta limpido o appena leggermente velato risulta migliore la qualità del vino
icie esterna dei contenitori in acciaio
inox, vetroresina o materiale plastico
alimentare dell’acqua fredda (la temperatura del mosto sarà teoricamente di 35 °C inferiore di quella dell’acqua) o immergere delle taniche contenenti acqua,
precedentemente congelate.
Consigliamo di illimpidire il mosto
impiegando dell’enzima per la chiariica
dei mosti bianchi alla dose di 2-5 grammi
per ettolitro. L’azione dell’enzima è rapida e dopo sole 12 ore (al massimo 24 ore)
potete separare la frazione limpida dalla
feccia eseguendo un travaso.
Dopo la chiariica il mosto si presenta
limpido o leggermente velato ed è pronto per la fermentazione; questa può avvenire spontaneamente o indotta mediante
l’uso di 20-30 grammi per ettolitro di lievito selezionato precedentemente attivato. Durante la fermentazione è importante eseguire il controllo della temperatura
del mosto, mantenendola tra i 16 e i 20 °C
al ine di preservare i profumi dell’uva.
Quando nel mosto in fermentazione la
gradazione Babo è diminuita di circa un
terzo, occorre aggiungere, tramite un rimontaggio all’aria, 20-30 grammi per ettolitro di attivante azotato. Una volta terminata la fermentazione eseguite il primo
travaso senza aggiungere prodotti a base
di anidride solforosa, che verrà aggiunta al travaso successivo, dopo circa 7-10
giorni, nella dose di 5-6 grammi di metabisolito di potassio.
Se il vino è ancora molto velato o
presenta il tipico odore di feccia
(che ricorda quello di uova marce), è necessario eseguire un nuovo travaso entro
una settimana. Dopo le operazioni di travaso è importante non lasciare mai i contenitori scolmi.
A cura di: Giuseppe Carcereri de Prati.
Si ringrazia per la collaborazione la ditta
«Enologia la Dama» di Caldiero-Verona.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
Bosco
Lavori
Durante il periodo estivo, nel bosco
familiare i lavori di taglio e abbattimento
sono di norma sospesi. Salvo che per alcune tipologie di intervento, le norme delle diverse Regioni non consentono infatti
il taglio al di fuori delle date della «stagione silvana», che coincidono per la maggior parte dei casi con l’autunno-inverno.
Potete quindi dedicare il vostro tempo
alla sistemazione della legna tagliata lo
scorso inverno, in vista del ritorno di temperature più miti e giornate più corte.
Vendita della legna. Gli effetti della crisi economica e dell’aumento dei
prezzi delle tradizionali fonti energetiche (gas, petrolio, ecc.) spingono molte persone a preferire l’utilizzo della legna in pezzi per scaldare l’abitazione
nei mesi invernali.
Se siete semplici proprietari di un bosco potete tranquillamente fare domanda di taglio all’ente territoriale (Comunità Montana, Provincia, Parco,
Ispettorato, ecc.) e ricavarvi la legna che
vi serve per autoconsumo, senza la necessità di qualiiche professionali per il
taglio o la movimentazione del legname.
La legna che ricavate dal taglio però non può essere venduta a terzi. Non tenere conto di questo fatto può
indurvi nel rischio di improvvisare un
commercio di legna da ardere senza
averne i requisiti o senza rispettare le
relative disposizioni inanziarie. Queste ultime prevedono l’applicazione dell’aliquota Iva alla vendita pari al 10%
se trattasi di legna da ardere in tondel-
Non lasciate la legna da ardere accatastata nel bosco: oltre a degradarsi e
marcire, non sarà facile poi recuperarla
a causa della vegetazione rigogliosa che
le sarà cresciuta intorno
Legna spaccata e consegnata a domicilio,
pronta per essere accatastata ordinatamente in un luogo riparato dalle intemperie
li, ceppi, ramaglie o fascine, cascami e segature.
Per poter effettuare la vendita di
tutta o di parte della legna tagliata occorre infatti essere un’azienda agricola, un’impresa boschiva, un
consorzio forestale o essere un commerciante di legname. Se avete una di queste qualiiche, e possedete più legna rispetto al vostro normale fabbisogno, potete allora sfruttare questo periodo per
venderne una parte.
La legna a pezzi rappresenta una delle
iliere più antiche, che permette di gestire
l’intero processo con macchinari di modesto investimento. Nei casi più semplici può bastare una motosega e un veicolo (anche un furgone o un pick up) per il
trasporto, ricorrendo a pochi attrezzi manuali (mazza, ascia e cunei) per spaccare i
tondelli in quarti da stufa o camino.
I pezzi più comuni della legna da ardere, chiamati anche «tondelli», «ciocchi» o «squartoni», hanno lunghezze diverse (100, 50, 33, 25 cm), con prezzi
che variano a seconda degli assortimenti, del tipo di legname, del periodo di
stagionatura, della quantità movimentata e del mercato locale.
I diversi tipi di alberi non crescono
tutti nelle stesse zone. La legna da ardere che potete vendere dovrà essere composta in prevalenza dalle specie che crescono nel territorio: non è conveniente
far giungere specie diverse da lontano o
portarla a destinazione a grandi distanze, a causa dell’elevata incidenza dei costi di trasporto sul prezzo inale.
Per un’attività di taglio e commercia-
Squarti e tondelli da 100 cm
di lunghezza, legati in fasci,
per caldaie e impianti di riscaldamento
a iamma inversa
Lavori di luglio-agosto
A cura di Niccolò Mapelli
preparazione inale
della legna
vendita della legna
e del legname da lavoro
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
controllo
delle infestanti
Pezzi da camino o da stufa, di 25-35 cm
di lunghezza, spaccati e pronti all’uso.
È comodo consegnarli in contenitori
metallici che hanno l’ingombro di un
bancale e un’altezza variabile (in genere 160-180 cm)
67
Bosco
Il calcolo del peso speciico della legna
A
B
C
D
Relativamente al peso, tutti i legni hanno più o meno lo stesso potere caloriico, ma poiché il legno «duro» (vedi tabella qui sotto) è più denso, produce maggior calore in rapporto al volume. I legni «duri» sono generalmente più densi
e meno resinosi dei legni «dolci»; perciò bruciano più lentamente, producendo
un calore più durevole.
Ma come si calcola il peso speciico di un legno? Ecco una formula e un metodo empirico che vi permette di fare questo calcolo.
Riempite d’acqua un secchio ino al bordo (A). Prendete un pezzo di legna (nel
nostro caso di castagno) spaccato per stufa, di cui avrete calcolato il peso (nel
nostro caso 1,6 kg) ed immergetelo nel secchio (B). Noterete che il legno farà
tracimare l’acqua dal secchio, al punto che, una volta tolto il pezzo dal contenitore, l’acqua non sarà più a livello del bordo ma più bassa (C). Ciò perché il
pezzo di legno immerso in acqua ha un suo volume, che corrisponde quindi al
volume di acqua tracimata fuori.
Prendete quindi un recipiente graduato e misurate quanta acqua occorre (D) per
riportare il livello ino al bordo del secchio: quello sarà il volume di legno.
Nel caso illustrato nella foto, sono stati necessari 2 litri, che corrispondono a
2 dm3 (decimetri cubici). La isica ci insegna che il peso speciico (ps) è deinito come il peso di un campione di materiale (P) diviso per il suo volume (V):
ps = P
V
Pertanto il peso speciico (ps) del legno si può calcolare nel seguente modo:
peso del legno (kg)
ps (kg/dm3) = P =
V
volume acqua (dm3)
Nel nostro caso:
ps (kg/dm3) =
1,6 kg
= 0,8 kg/dm3
2 dm3
Il nostro legname ha quindi un peso speciico di 0,8 kg/dm3 (pari a 800 kg/m3).
Se provate a fare l’esperimento con legni diversi noterete quindi il differente
peso speciico, in particolare tra legni «dolci» e legni «duri».
lizzazione di legname è necessario disporre di adeguati spazi di lavorazione.
Se tagliate legna in quantità signiicativa e per la vendita (a privati, pizzerie,
ecc.) vi conviene dotarvi di moderni macchinari come seghe circolari, spaccalegna
motorizzati, seghe/spaccalegna combinati, autocarri per il trasporto, ecc.
Al di là del suo commercio, chi utilizza la legna in pezzi deve disporre per lo
stoccaggio di spazio a suficienza in un
luogo adatto e riparato. Nelle zone urbane gli spazi sono spesso molto esigui, per
cui si sta diffondendo sempre più l’uso
del pellet in ambito domestico e/o del
cippato in grandi caldaie plurifamiliari o
a servizio di fabbriche e aziende.
Pur con caldaie di recente costruzione, che permettono di caricare e automatizzare diversi passaggi (ventilatori per controllare l’apporto d’aria, accumulatori di calore, ecc.), l’impianto di
riscaldamento a legna richiede comunque un certo tempo per la gestione manuale quotidiana.
Caratteristiche e classificazione
della legna da ardere. Non tutti i tipi
di legno sono uguali e, tra le numerose
differenze che li caratterizzano, una prima distinzione è quella tra «legni duri»e
«legni teneri», in base alla loro compattezza, distinzione che tuttavia non trova
una legislazione di riferimento precisa.
Alcune norme tendono a identiicare,
in linea di massima, con la deinizione
legno «duro» solo quello delle latifoglie
(querce, faggio, carpino nero, robinia,
ecc.), e con legno «tenero» quello delle
conifere (abete bianco, abete rosso, pino cembro, pino nero, larice, ecc.). Altri studi suddividono i diversi tipi di legni in funzione del peso speciico, con-
Caratteristiche per i tipi più comuni di legna da ardere
Tipo di legno Quantità di calore Facilità di combustione Densità dei fumi
Legni duri
Acero
Castagno
Ciliegio
Faggio
Carpino nero
Noce
Olmo
Pioppo
Rovere
Legni dolci
Abete
Larice
Pino
68
alta
alta
media
alta
alta
media
media
bassa
alta
buona
buona
buona
buona
buona
buona
media
buona
buona
bassa
alta
bassa
bassa
bassa
bassa
media
media
bassa
bassa
media
bassa
media
buona
media
media
media
media
I resti della lavorazione del legname da
paleria o da opera (in questo caso castagno) sono ottimi per realizzare fascine già
pronte da vendere e impiegabili per accendere stufe e camini. La vendita, in questo caso, è a pezzo e non a peso
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Bosco
Piazzale e tettoia di lavorazione di
un’azienda agricola o di un consorzio
forestale. Questi luoghi sono funzionali
anche ad altre attività, come per esempio il ricovero di scorte o attrezzi per la
campagna, e non solo come deposito
per i prodotti del bosco
siderando duri e compatti i legnami con
peso superiore a 550 kg per metro cubo, e teneri tutti quelli al di sotto di tale limite.
Prendendo come riferimento questo secondo parametro, sono considerati «teneri», oltre a tutte le conifere (abete bianco, abete rosso, pino cembro, pino nero, larice, ecc.), anche il pioppo, il
salice, la betulla e l’ontano.
A queste considerazioni va aggiunto che le conifere sono ricche di resina,
motivo per cui bruciano più velocemente e tendono a emettere molte scintille;
pertanto non sono propriamente adatte per l’utilizzo in focolari aperti.
Da quanto detto ne consegue che le
specie legnose migliori per uso come legna da ardere sono proprio i legni «duri», ovvero il legname che
si ottiene dai boschi di quercia (cerro,
leccio, roverella), i più pregiati insieme al legname di faggio, carpino nero
e robinia.
Non esiste un legno migliore di altri
in senso assoluto, poiché ad alcune caratteristiche ottimali se ne accompagnano altre meno idonee.
Le caratteristiche ottimali del legno
da ardere, e di conseguenza dell’intera
combustione, sono le seguenti:
– avere un buon rendimento calorico;
– poter essere acceso senza dificoltà;
– bruciare senza iamma o fumo;
– ridursi abbastanza rapidamente in
«brace»;
– durare a lungo;
– non «scoppiettare» con lancio di scintille.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Il legno che si ottiene dal faggio ha
quasi tutti i requisiti citati, ma si consuma abbastanza rapidamente.
Il legno della quercia dura a lungo
ma genera temperature inferiori.
Quello di castagno ha un buon rendimento, produce una temperatura elevata
durando a lungo; per contro però brucia
mantenendo un po’ di iamma, emette
fumo e di frequente scoppietta lanciando scintille e faville.
Per tale motivo la legna di faggio e
quercia è solitamente preferita per fornelli e bracieri aperti, mentre quello di
castagno è più adatto per le cucine-stufe
o i camini chiusi.
Le rese inali sono in ogni caso molto condizionate anche dalle proprietà dei
materiali di partenza (per esempio un
pezzo di legna di quercia, pur ottimale,
se bruciato umido perde molte delle sue
preziose qualità), dal processo di combustione, dal braciere, dalle dimensioni
dei ciocchi di legna e così via.
Per questo motivo, e per tutti i tipi di
legno da ardere, valgono sempre queste regole:
– lasciate il legno a stagionare per alme-
Un esemplare di pino strobo caduto per
un forte temporale. Afinché non ostruisca il passaggio sul sentiero è bene provvedere alla sua immediata rimozione
Qualora abbiate effettuato una piantumazione di rinfoltimento nell’autunnoinverno scorsi, nel periodo estivo è buona norma eseguire un intervento di decespugliamento in corrispondenza delle
giovani piantine
Un attrezzo molto utile per chi taglia e
commercializza legname è la sega/spaccalegna combinata, che permette di tagliare i tondelli alla misura desiderata,
spaccarli in due e convogliarli, tramite
un nastro, sul pianale di un carro o di un
camioncino
no un anno, proteggendo le cataste dalle intemperie;
– scartate il legname che dopo la fase di
accatastamento presenta funghi o marciumi, fenomeni di colorazione anomala, di odori sgradevoli o di mollezza delle ibre;
– tenete presente che il legno secco si
accende e brucia facilmente, mentre all’aumentare del tenore di umidità aumenta la dificoltà di accensione;
– non usate legna umida, in quanto parte del calore generato viene perso per far
evaporare l’acqua.
Per ottenere un fuoco caldo e durevole dovete mescolare il 20% di legno dolce con l’80% di legno duro.
La tabella a pag. 68 indica alcune di
queste caratteristiche per i tipi più comuni di legno.
Lavori in bosco. Abbiamo detto che
nel bosco sono sospesi i lavori di taglio.
Può però capitare che i temporali estivi facciano cadere alcune piante; se ciò
avviene lungo i sentieri o le strade forestali dovete immediatamente liberare il passaggio. In questo caso
non servono permessi o autorizzazioni,
ma se proprio volete essere tranquilli fate una comunicazione scritta all’ente forestale competente di zona.
Uno degli altri interventi di manutenzione che potete attuare in estate è lo
sfalcio dell’erba nei rinfoltimenti eseguiti con giovani piantine messe a dimora per migliorare la composizione del
bosco. A tal proposito, il passaggio con
il decespugliatore, stando attenti a non
scortecciare il fusto delle piante, va eseguito nei primi anni dall’impianto, di solito ino al 5° anno.
A cura di: Niccolò Mapelli.
69
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
Allevamenti
AVICOLI
Con il gran caldo di questi mesi, gli
animali aumentano la frequenza respiratoria al ine di regolare la temperatura
corporea, con conseguente consumo di
energia a spese dell’accrescimento. In
questa fase delicata è pertanto necessario creare le condizioni utili a
mantenere l’ambiente il più fresco possibile.
Negli ambienti chiusi è sufficiente
evitare o limitare l’insolazione del ricovero. Anche la coibentazione di tetto e
pareti con materiale isolante (per esempio lastre di polistirolo) diminuisce la
temperature interna. Il materiale isolante posto all’interno dei ricoveri deve essere a «prova di beccata» ed è anche
consigliabile proteggerlo con fogli di
plastica o tavole di legno per un’altezza
di almeno 1,5 metri.
Per mitigare l’eccessivo calore accumulato da una copertura poco coibentata è possibile realizzare un sottotetto in
paglia. Allo scopo è suficiente tendere
una rete metallica a maglia ine sotto la
copertura e distribuirvi sopra uno strato
di circa 15-20 cm di paglia.
Anche le pareti assorbono il calore
dei raggi solari e lo trasmettono all’interno, pure nelle ore serali. È necessario
quindi riparare il ricovero dall’esterno,
mali di liberarsi dai parassiti esterni, ricavandone notevole sollievo.
Alimentazione. Una miscela alimentare per questo periodo può essere così realizzata: mais spezzato
62%, soia integrale spezzata 15%, gusci d’ostrica o carbonato di calcio 8%, pisello proteico spezzato 6%, glutine di
mais pellettato e spezzato 6%, riso di grana verde 3%. Non fate mancare inoltre
erbe e verdure fresche nella rastrelliera.
Prevenzione e cura
Ripetete i trattamenti contro le verminosi consigliati nello scorso bimestre.
Avicoli. Per mitigare l’eccessivo calore accumulato in ricoveri poco coibentati, si consiglia di distribuire uno
strato di paglia su una rete metallica
a maglia ine tesa sotto la copertura
aumentando la sporgenza del tetto oppure ombreggiandolo con teli o reti o piante rampicanti (zucca ornamentale, vite,
passilora, glicine) fatte crescere su dei
supporti opportunamente posizionati.
La presenza di piante ombreggianti a
foglie caduche nella zona di pascolo e
nelle vicinanze dei ricoveri è sicuramente consigliata. Se non sono presenti, si
può comunque tendere della rete ombreggiante a un’altezza di almeno 2 metri dal terreno.
Ricordiamo inine che in questi mesi
caldi l’acqua deve sempre essere a disposizione, pulita e fresca.
Polli da carne
Lavori
I polli terminano il loro accrescimento e raggiungono la maturità commerciale a un’età non inferiore a 16 settimane
(112 giorni). In questo periodo di gran
caldo, per il benessere degli animali è importante che essi possano pascolare in un
prato con presenza di zone ombreggiate
(per esempio in un frutteto). La presenza
di siepi è utile per la diversiicazione ambientale e, inoltre, contribuisce anch’essa
al benessere degli animali che al pascolo
si nutrono di bacche e insetti presenti in
queste formazioni vegetali.
Nei ricoveri accertatevi che la lettiera sia sempre asciutta.
Alimentazione. In luglio e agosto i
polli terminano l’accrescimento e accumulano il grasso necessario per far rag-
Galline ovaiole
Lavori
Galline ovaiole. Le galline che in questo
bimestre calano la deposizione e iniziano
la muta (come il soggetto in foto) sono
tra tutte le meno produttive, che non vale
la pena tenere per il prossimo anno
70
Le galline che in questi mesi calano la
deposizione e iniziano la muta sono sicuramente i soggetti meno produttivi, che
non vale la pena di tenere per il prossimo
anno, in quanto presenteranno, tra l’altro,
una muta lunga 4 mesi. Le galline che invece continuano a deporre uova, anche se
affaticate dal caldo stagionale, sono le
migliori (andranno in muta in settembre
o ottobre e riprenderanno la deposizione
dopo solo 10-12 settimane di pausa).
Per il benessere delle galline realizzate al pascolo una buca quadrata (lato
di 100 cm, profonda 40-50 cm) da riempire con sabbia e cenere in parti eguali. La possibilità di usufruire di questo
«bagno di sabbia» consente agli ani-
Polli da carne. Per garantirne il benessere, è importante che i soggetti a ine
ingrasso possano pascolare in zone ombreggiate, al riparo dalla calura
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Allevamenti
giungere alle carni la qualità ottimale.
La miscela alimentare può essere costituita da mangime commerciale per pulcini mescolato in parti uguali con granaglie aziendali (mais, sorgo, grano, ecc.).
La miscela va distribuita solo a metà
giornata, lasciando al mattino le mangiatoie vuote. Solo 3-4 settimane prima
della vendita o della macellazione dei
polli la razione viene distribuita a volontà in dalle prime ore del giorno.
Gli animali devono però avere sempre a disposizione erbe, verdure e foraggi (anche secchi) distribuiti nella rastrelliera.
Prevenzione e cura
Nessun intervento è previsto in questo bimestre.
Faraone
Faraone. Per l’inizio di agosto il ricovero il ricovero deve essere pulito e pronto
a ospitare il nuovo gruppo di faraone
ripetendo l’operazione due volte al mese. In questo modo si riescono a prevenire molte malattie batteriche.
Tacchini
Lavori
In luglio il ricovero delle faraone è
vuoto, dato che gli animali sono stati destinati alla mensa o venduti il mese precedente. È questo dunque il momento di
rendere l’ambiente idoneo a ospitare il
nuovo gruppo di faraone che viene acquistato in agosto. Togliete gli abbeveratoi e
le mangiatoie e provvedete alla loro pulizia e disinfezione. Con un rastrello asportate dalla lettiera il materiale più grossolano (deiezioni e penne) e lasciate sul posto la vecchia lettiera arieggiando l’ambiente, in modo che entri più aria e luce possibile. Due o tre giorni prima dell’arrivo del nuovo gruppo di animali, distribuite sulla vecchia lettiera uno strato di almeno 10 cm di truciolo di legno.
Il ricovero deve rimanere chiuso ino
all’arrivo del nuovo gruppo di faraone, in quanto se altri animali al pascolo lo
dovessero occupare si instaurerebbero poi
violente competizioni con i nuovi arrivati.
Alimentazione. All’arrivo in allevamento i faraoncini devono essere alimentati con un mangime per selvaggina
al 26% di proteine. Nei primi giorni può
anche essere somministrato un pastone
realizzato con radicchio tagliato inissimo misto a uova sode sminuzzate con
una forchetta, farina gialla di mais e cruschello di grano in quantità tali che il pastone risulti molto morbido.
Prevenzione e cura
Dalla loro seconda settimana di vita
diluite l’acqua di bevanda delle giovani
faraone con il 3% di aceto per tre giorni,
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Lavori
In luglio, in assenza di animali in allevamento, effettuate la pulizia e disinfezione di attrezzature e ricovero per prepararli all’arrivo, in agosto, del nuovo gruppo di tacchini di poche settimane di vita.
In attesa dei nuovi animali il ricovero va
mantenuto chiuso per evitare che
altri avicoli presenti in azienda lo
occupino, creando poi problemi di convivenza con i giovani tacchini.
Nella seconda metà di agosto i giovani tacchini devono avere la possibilità di
uscire al pascolo, ma solo dopo un adeguato ambientamento, in quanto ino a
quel momento sono stati allevati al chiuso. Per l’ambientamento occorrono 3-4
giorni durante i quali gli animali vengono fatti uscire gradualmente all’aperto
in un piccolo recinto. Il primo giorno
l’uscita degli animali può limitarsi alle
ore centrali della giornata, nei giorni
successivi si aumenta progressivamente
il tempo all’aperto e l’ultimo giorno i
tacchini vengono lasciati completamente liberi al pascolo.
Alimentazione. Per abituare gli animali alle essenze vegetali del pascolo, 12 giorni prima di iniziare l’ambientamento riempite la rastrelliera del ricovero con erbe fresche raccolte dal prato destinato a ospitarli.
In questo periodo la miscela alimentare deve fornire il 26-27% di proteine e
allo scopo vi consigliamo la somministrazione di un mangime commerciale
per selvaggina. La razione deve essere
distribuita a volontà, in modo che i tacchini possano alimentarsi durante tutto
l’arco della giornata secondo le loro necessità.
Dal terzo mese di vita la miscela alimentare può essere realizzata mescolando 3 parti di mangime commerciale per
selvaggina con una parte di cereali
aziendali. In questo caso, per favorire
l’accrescimento dei tacchini e prepararli per l’ingrasso, la somministrazione
della miscela aziendale deve essere fatta
solo a metà giornata, in modo che gli
animali abbiano a disposizione tutta la
mattinata per nutrirsi al pascolo di semi,
erbe e insetti.
Prevenzione e cura
Vedi quanto detto per le faraone.
Anatre
Lavori
Le anatre acquistate in maggio in questi mesi terminano l’accrescimento e sono pronte per la mensa. Nel caso delle
Tacchini.
Nella seconda
metà di agosto
i giovani tacchini
devono avere
la possibilità
di uscire
al pascolo,
ma solo dopo
un adeguato
periodo di
ambientamento
in un piccolo
recinto adiacente
al ricovero
71
Allevamenti
Anatre. Le anatre comuni (nella foto soggetti di razza Pechino) raggiungono la maturazione delle carni non prima di 15 settimane (a 105 giorni)
anatre comuni (Germanata, Polesana, Pechino, ecc.) la maturazione non viene
raggiunta prima di 15 settimane (a 105
giorni), mentre per l’anatra muta non prima di 18 settimane (a 126 giorni).
Nei ricoveri mantenete un abbondante
strato di paglia, aggiungendone di nuova
se necessario.
Se avete a disposizione corsi d’acqua
o stagni naturali le anatre ne usufruiranno con notevole vantaggio per il loro benessere.
Curate l’igiene delle pozze artiiciali con acqua ferma: in questo bimestre l’acqua deve essere rinnovata più
di frequente che in altre stagioni per evitare la diffusione di malattie.
Alimentazione. La miscela alimentare del periodo di ingrasso viene realizzata mescolando in parti eguali un mangime commerciale (tipo per pulcini al 23%
di proteine) con granaglie aziendali
(mais, sorgo, grano). Inizialmente la razione va data solo a metà giornata, mentre al mattino le mangiatoie devono essere vuote. Solo 3-4 settimane prima
della maturità commerciale la miscela
alimentare viene distribuita a volontà in
dal mattino. In questa fase gli animali
devono però avere sempre a disposizione erbe, verdure e foraggi (anche secchi)
distribuiti in una rastrelliera.
Prevenzione e cura
Vedi quanto detto per le faraone.
Oche
Lavori
In luglio inizia l’allevamento di un
nuovo gruppo di 15 oche. All’arrivo in
azienda le ochette, stressate dal viaggio,
devono essere subito trasferite nel ricovero precedentemente predisposto con
72
sposizione non meno di 30 metri quadrati di prato.
Alimentazione. All’arrivo in azienda
mettete a disposizione delle oche solo
acqua a temperatura ambiente, lasciando mangiatoia e rastrelliera vuote. Solo
dopo 18-24 ore somministrate, per 2-3
settimane, una miscela alimentare costituita da: mangime per pulcini 90% e
mais franto 10%. In seguito le ochette
devono essere alimentate con una miscela alimentare differente: mangime
per pulcini 65%, crusca di frumento
10%, mais 25%. Già dalla seconda settimana di vita non fate mancare verdure o
erba tritata nella rastrelliera.
Prevenzione e cura
Vedi quanto detto per le faraone.
Colombi
Lavori
Oche. All’arrivo in azienda le ochette
del nuovo ciclo di allevamento devono
essere subito trasferite nel ricovero precedentemente predisposto con uno strato di 10-15 cm di lettiera pulita
uno strato di 10-15 cm di lettiera pulita.
A metà agosto i giovani animali possono essere liberati al pascolo, all’interno del quale ogni capo deve avere a di-
In questi due mesi l’attività riproduttiva in colombaia diminuisce, in quanto
sta iniziando la muta annuale del piumaggio. È quindi il momento di destinare i vecchi riproduttori al mercato.
In questo periodo si consiglia anche di
procedere alla pulizia della colombaia,
asportando completamente la vecchia lettiera. Anche le cassette-nido vanno accuratamente raschiate e disinfettate.
Terminate le operazioni di pulizia,
dopo un periodo di vuoto sanitario di almeno due settimane, ripristinate sul pavimento della colombaia la lettiera di
truciolo di legno e rimettete al loro posto
le attrezzature (abbeveratoi, mangiatoie,
ciotole, ecc.).
Alimentazione. Oltre alle solite miscele (sorgo 35%, frumento 25%, mais
20% e piselli 20%), si consiglia la som-
Colombi.
In questo
periodo
si consiglia
di procedere
alla pulizia
della colombaia,
asportando
completamente
la vecchia
lettiera
e disinfettando
tutte le
attrezzature
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Allevamenti
colletti e foglie di carote, bucce di fagioli, melanzane, peperoni) ed erbe (ortiche,
topinambur, ecc.).
Conigli.
Dopo la pulizia
della conigliera
si può procedere
alla formazione
della nuova lettiera,
spargendo
sul pavimento
al di sotto
delle gabbie uno
strato di truciolo
di legno alto
circa 20 cm
Prevenzione e cura
Tenete sotto controllo le mosche (attraverso una scrupolosa igiene dei ricoveri e montando reti a maglia ine alle inestre), in quanto possono essere veicolo di malattie anche per i conigli.
MAIALE
Lavori
ministrazione di verdure sia tritate che
in foglia. In questo periodo è conveniente l’acquisto dei piselli a uso zootecnico,
che normalmente maturano prima del
frumento e il cui impiego è ideale per la
preparazione di miscele di granaglie
(frumento, mais, sorgo, pisello).
Prevenzione e cura
In luglio e agosto le zanzare diffondono il virus del vaiolo. Si tratta di una malattia molto contagiosa che si manifesta
con pustole crostose di colore marrone
sulle parti scoperte della pelle dei colombi. Per prevenire la malattia occorre innanzitutto attuare una lotta contro le zanzare, applicando tra l’altro reticelle sottili sui telai delle inestre della colombaia.
CONIGLI
Lavori
In luglio e agosto l’attività riproduttiva in conigliera inizia a diminuire. Si
consiglia di approittarne per pulire e disinfettare i ricoveri. In primo luogo si
asporta la vecchia lettiera permanente
sotto le gabbie (tutto il materiale raccolto, ben decomposto, è un ottimo fertilizzante organico per l’orto). Sul pavimento accuratamente scopato, sulle pareti e
sul sofitto del locale di allevamento si
può irrorare latte di calce che funge da
ottimo disinfettante.
Subito dopo si procede alla formazione della nuova lettiera, spargendo sul
pavimento al di sotto delle gabbie uno
strato di truciolo di legno alto una ventina di centimetri. In seguito distribuite,
una volta alla settimana, dell’altro truciolo in quantità suficiente a ricoprire
appena gli escrementi solidi prodotti dai
conigli. Avrà così inizio un lento processo di trasformazione che, favorito dalle
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
alte temperature del periodo, consentirà
di ottenere un’ottima e sana lettiera.
Ricordiamo che in questi mesi viene
effettuato il terzo taglio dei medicai e ci
sono le condizioni favorevoli per assicurarsi una scorta di ieno per l’inverno (si
tratta di foraggio molto foglioso e quindi di primissima qualità).
Alimentazione. La stagione calda
aumenta il consumo di acqua, che pertanto deve sempre essere disponibile.
Ricordiamo che ogni giorno un coniglio all’ingrasso necessita di circa 200
millilitri di acqua, mentre una coniglia
in allattamento ne abbisogna in media
di 2 litri.
La sensazione di sete dipende molto
anche dal tipo di alimenti somministrati:
con un’alimentazione esclusivamente a
base di mangime il bisogno di acqua aumenta, mentre l’abbondanza di verdure e
foraggi freschi ne riduce il consumo. Si
consiglia pertanto di fornire agli animali,
oltre al mangime, anche verdure (cavolo,
In luglio i maiali in allevamento hanno raggiunto circa i 100 kg di peso e, se
hanno usufruito regolarmente del pascolo, la loro conformazione è tendenzialmente magra. Lasciateli ancora al pascolo, in quanto il poter grufolare e muoversi consente loro di crescere mantenendosi sani. L’allevamento all’aperto
in questi mesi caldi offre inoltre agli animali la possibilità di fare il «bagno di
fango» e, a questo scopo, predisponete
un’apposita zona del pascolo da tenere
costantemente bagnata.
Alimentazione. In questi mesi inizia
l’ingrasso vero e proprio, che porterà i
maiali a raggiungere il peso di 170-190
kg a ine dicembre. Curate quindi l’alimentazione fornendo 3-3,2 kg al dì per
animale di una miscela così costituita:
cereali 60%, nucleo per suini all’ingrasso 30% (al 23-25% di proteine), cruschello di grano 10%.
Prevenzione e cura
I pericoli sanitari per gli animali allevati all’aperto sono dati soprattutto dal
caldo e dai raggi solari. In particolare le
insolazioni possono comportare pericolose scottature e per le scrofe gravide addirittura l’aborto. Non dimenticatevi pertanto di prevedere al pascolo, oltre ai «bagni di fango», anche idonee zone ombreggiate da alberi o semplici tettoie.
OVICAPRINI
Capre
Lavori
Maiale. L’allevamento all’aperto offre
agli animali la possibilità di fare il «bagno di fango» e, a questo scopo, predisponete una zona del recinto da tenere
costantemente bagnata
In questo periodo le capre vanno
munte ancora due volte al giorno e devono avere libero accesso al pascolo, anche se nelle ore più calde della giornata
è bene che stiano in stalla, a meno che
73
Allevamenti
abbiano a disposizione zone d’ombra e
acqua fresca a volontà.
Il lavoro è incentrato sulla preparazione degli accoppiamenti, che si veriicheranno con sempre maggior frequenza man mano che la lunghezza del giorno si riduce (la capra entra in calore con
fotoperiodo negativo, cioè quando diminuiscono le ore di luce).
Introducete da ine luglio il becco nel
gregge dopo averne veriicato lo stato
degli unghioni; se eccessivamente lunghi vanno pareggiati, così da evitare che
il maschio abbia problemi durante gli
accoppiamenti.
È buona abitudine appuntarsi le date degli accoppiamenti, in modo da
veriicare eventuali ritorni di calore (tre
settimane più tardi) se l’accoppiamento
non è andato a buon ine; oppure, nel caso contrario, conoscere la data indicativa del parto (la gravidanza della capra
dura 5 mesi).
Anche i giovani animali (cioè le femmine nate in inverno che avete deciso di
allevare per incrementare il gregge o per
sostituire, a ine lattazione, qualche soggetto adulto) devono avere a disposizione una zona di pascolo collegata alla
stalla; in questo modo sono liberi di poter scegliere dove stazionare.
Alimentazione. L’acqua fresca pulita
non deve mancare durante tutto l’arco
della giornata. Se avete degli abbeveratoi
a secchio, veriicatene il contenuto anche
tre volte al giorno. In mangiatoia le capre
devono avere sempre a disposizione foraggio di ottima qualità. Per quelle giovani si effettua due volte al giorno un’integrazione con una miscela di cereali in
granella (mais, orzo e soia), calcolando
500 grammi per capo al giorno.
Agli animali adulti in lattazione si
somministra un’integrazione con alimenti concentrati (deve essere sempre presente granella di mais intera) in funzione delle produzioni di latte e del tipo di foraggio
Pecore.
Se la dimensione
del pascolo
è giustamente
proporzionata
al numero di capi,
è suficiente
somministrare
agli animali
poco mangime
una volta al giorno,
soprattutto al ine
di richiamarli
in stalla e veriicare
il loro stato
di salute
74
na; questa è infatti ricca di itormoni
naturali in grado di stimolare l’attività
riproduttiva.
Prevenzione e cura
Negli allevamenti in cui il veterinario
aziendale ha deciso di intraprendere un
piano di proilassi per la clamidiosi (malattia che causa aborti a ine gestazione),
prima dell’introduzione del becco nel
gregge deve essere concluso lo schema
vaccinale previsto.
Pecore
Lavori
Capre. In luglio e agosto le capre devono avere libero accesso al pascolo. Qualora però in esso non abbiano a disposizione zone d’ombra e acqua fresca a volontà, nelle ore più calde della giornata
è bene che stiano in stalla
e pascolo che hanno a disposizione.
In questo periodo caldo le capre tendono a mangiare meno, prediligendo gli
alimenti più appetibili (mangime) a discapito della qualità del latte prodotto
(si ha una diminuzione della percentuale di grasso). È importante quindi, soprattutto per chi trasforma il latte in formaggio, che gli animali abbiano
sempre accesso al pascolo o che
possano avere in mangiatoia erba
fresca, in modo che le percentuali di
grasso possano rimanere su livelli accettabili (3% circa).
Dai primi di luglio e ino all’introduzione del becco in gregge, è buona
norma integrare la razione, sia delle
femmine che dei maschi, con 100 grammi per capo al giorno di granella di ave-
In questo periodo la maggior parte
delle femmine adulte presenti in stalla
dovrebbe essere in gravidanza, ed è importante evitare loro gli stress tipici della stagione.
Se possibile, lasciate alle pecore la
possibilità di pascolare nelle ore più fresche della giornata (dal tramonto alla
mattina), garantendo loro un posto ombreggiato e acqua fresca in abbondanza
nelle ore più calde. A questo riguardo,
può essere utile prevedere la piantumazione di parte del pascolo, in modo che
si possano creare zone riparate dai raggi
solari. Solitamente le piante da frutto sono le più indicate, in quanto oltre a garantire rifugio agli animali forniscono
all’allevatore un raccolto stagionale.
Il libero accesso all’esterno va garantito anche agli animali giovani, ormai
abituati da mesi al pascolo. Se possibile,
però, tenete le femmine separate
dal resto del gregge per evitare che
il maschio le copra ai primi calori, quando ancora non hanno raggiunto un suficiente sviluppo corporeo. Buona abitudine è invece lasciare eventuali maschi
giovani con il gregge dei riproduttori, in
modo che l’ariete adulto impari a conoscerli prevenendo così futuri pericolosi
combattimenti.
Alimentazione. Se gli animali adulti
hanno a disposizione un pascolo di corrette dimensioni (20-30 metri quadrati
per capo), è suficiente somministrare
una volta al giorno poco mangime, al solo scopo di richiamare gli animali per
controllarli e veriicare il loro stato di
salute. I soggetti giovani necessitano invece della somministrazione anche di un
mangime speciico o di una miscela di
cereali costituita da mais, orzo e soia:
200 grammi per capo al giorno. Qualora
la supericie di pascolo non soddisi le
esigenze nutrizionali, è necessario metSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Allevamenti
tere quotidianamente a disposizione degli animali foraggio fresco o essiccato.
Bovini.
È necessario
lasciare
agli animali
libero accesso
alla stalla
durante il giorno
e tenere
sotto stretto
controllo
il livello
dell’acqua
di abbeverata
Prevenzione e cura
Nessun intervento è previsto in questo bimestre.
BOVINI
Lavori
In questi mesi le bovine vengono allevate al pascolo per tutta la durata della
giornata.
In stalla provvedete a sostituire completamente la lettiera ogni 15 giorni e
aggiungete quotidianamente un sottile
strato di paglia su tutta la supericie.
Le alte temperature e l’umidità atmosferica del periodo, situazione tipica soprattutto della Pianura Padana, possono
creare disagi alle bovine allevate. Infatti, già a partire da 25 °C gli animali limitano il tempo passato al pascolo rifugiandosi in zone ombreggiate o in stalla.
È necessario perciò agevolare il più possibile questo comportamento adattativo
lasciando libero accesso alla stalla durante le ore diurne e tenendo sotto stretto controllo il livello dell’acqua di abbeverata; a questo riguardo ricordiamo che
le bovine durante le giornate più calde
riescono a ingerire anche 100-120 litri
di acqua per capo al giorno.
Alimentazione. Durante l’estate viene fornita una razione a base di fieno
secco ed erba verde di pascolo in quantità, a cui aggiungere 4 kg per capo di
mangime complementare per bovine all’ingrasso, oppure una miscela di materie prime macinate (60% farina di mais,
25% farina d’estrazione di soia e 15%
farina d’orzo). Per mantenere un adeguato livello di assunzione di alimento,
somministrate i mangimi concentrati al
Cavalli. Terminata
la fatica
isica, i cavalli
vanno subito
liberati
dai inimenti
e sottoposti
a una bella
strigliata,
se necessario
asciugandoli
prima
con una stecca
da sudore
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
mattino e al tramonto, evitando le ore
più calde della giornata.
Prevenzione e cura
Nessun intervento è previsto in questo bimestre.
EQUINI
Cavalli
Lavori
Nei mesi estivi si svolgono all’aperto
molte attività con i cavalli, soprattutto
quelli impiegati nell’equitazione. I soggetti coinvolti devono essere allenati
gradualmente, evitando di sottoporli a
fatiche eccessive nelle ore più calde della giornata. L’ideale è farli lavorare al
mattino e nel tardo pomeriggio, non solo per attenuare i disagi provocati dal
caldo, ma anche per meglio sfuggire agli
insetti nocivi (come mosche e tafani) la
cui presenza nell’ambiente in questo bimestre raggiunge il picco.
Al termine del lavoro, i cavalli vanno
tempestivamente liberati dai inimenti e
sottoposti a una bella strigliata (se necessario asciugandoli prima con una
stecca da sudore), quindi ricondotti in
scuderia. Qualora però siano molto accaldati e sudati, vanno fatti passeggiare un poco a mano o liberati al pascolo prima di ricondurli nei loro ricoveri.
Alimentazione. Per sfruttare al meglio i pascoli è necessario programmare
una loro rotazione nell’uso; il terreno si
avvia infatti verso una fase meno produttiva del cotico e un eccesso di calpestio e pascolamento possono farlo esaurire precocemente. Se vi è possibile suddividete quindi il pascolo in due o più
appezzamenti da lasciare a riposo a periodi alterni, onde permettere all’erba
brucata di ricrescere. In questo modo si
può risparmiare sulla quantità di ieno e
mangime da somministrare agli animali,
inché la stagione permette di alimentarli con erba di pascolo, molto ricca di
principi nutrienti.
Di fondamentale importanza in questo periodo è la costante disponibilità di
acqua fresca di bevanda, poiché a causa
della sudorazione indotta dalle alte temperature i cavalli si disidratano rapidamente. Rinnovate quindi spesso quella
contenuta in vasche o bidoni esterni per
l’abbeverata al pascolo, e controllate
quotidianamente che gli abbeveratoi a
tazza funzionino correttamente; può
accadere infatti che detriti e avanzi
di foraggio caduti dalla bocca degli animali vadano a bloccare il meccanismo a
valvola di erogazione dell’acqua.
Prevenzione e cura
Non permettete ai cavalli molto sudati e accaldati al termine del lavoro
di bere grosse quantità d’acqua, magari
fredda, tutta in una volta, poiché rischierebbero pericolose congestioni; fateli invece bere moderatamente a più riprese.
75
Allevamenti
Se non l’avete ancora fatto, sverminate i puledri nati in primavera e, al
compimento del terzo mese di età, fate
praticare dal veterinario la prima vaccinazione contro il tetano e l’inluenza.
Asini.
La loro rusticità
permette
di alloggiarli
all’aperto
giorno e notte,
provvedendo
solamente
a semplici
tettoie
per ripararli
più dalla calura
del sole
che dalle
intemperie
Asini
Lavori
La rusticità di questi animali permette di alloggiarli all’aperto giorno e notte, provvedendo solamente a semplici
tettoie sotto le quali si possano riparare
più dalla calura del sole di questo periodo che non dalle intemperie.
L’asino sfrutta ottimamente la vegetazione e pascola con proitto anche in
zone con foraggi di scarsa qualità, come
boscaglie o incolti. Nei pascoli bisogna
però approntare punti di abbeverata dove l’acqua sia sempre disponibile, sottoponendoli ai medesimi controlli e alla
manutenzione giornaliera indicati a proposito dei cavalli.
Alimentazione. Seppure mantenuti al pascolo, è bene che la dieta degli
asini venga comunque giornalmente integrata con un paio di somministrazioni di ieno e granaglie (o mangime), sia
pure in quantità limitata, per non indurli ad attaccare per fame cortecce e germogli degli alberi. Tale integrazione è
d’obbligo per le asine in gravidanza o
allattamento, soprattutto se le aree in
cui sono al pascolo sono ormai povere di foraggio.
Prevenzione e cura
Difendete gli asini dall’attacco dei
parassiti estivi, come mosche e tafani, principalmente mantenendoli puliti
e strigliati, ma anche applicando periodicamente sul loro mantello gli appositi preparati repellenti per insetti molesti
(in libera vendita presso i negozi di articoli zootecnici).
Gli insetti molesti si accaniscono
principalmente sul muso degli animali, irritando in particolar modo le narici e l’orlo delle palpebre. La situazione
può poi essere peggiorata dagli animali stessi che, sfregando insistentemente
queste zone per alleviare il prurito, provocano escoriazioni della pelle che non
fanno altro che attirare ulteriormente gli
insetti. In questi casi è necessario interpellare il veterinario per la prescrizione
di unguenti curativi ad uso oftalmico, da
applicare un paio di volte al giorno ino
a guarigione.
CHIOCCIOLE
Lavori
Nell’allevamento di chiocciole i mesi
estivi sono determinanti per la produzione.
È in questa stagione, infatti, che le chiocciole si alimentano di più e si accoppiano
maggiormente. Sono quindi i mesi di maggior impegno e lavoro per l’elicicoltore.
In questo periodo ogni 10-15 giorni
consigliamo di veriicare che non si sia-
no prodotte rotture nel recinto perimetrale e che non siano intervenuti problemi di carattere più generale (allagamenti, ecc.). Almeno una volta alla settimana occorre, pertanto, veriicare la parte
esterna del recinto, che va inoltre sempre tenuta pulita da erbacce.
Due mesi dopo l’introduzione dei riproduttori cominciano a nascere le prime chioccioline e, di conseguenza, bisogna iniziare a somministrare anche gli
alimenti supplementari, coltivati negli
appositi recinti.
In agosto deve essere seguita con attenzione l’irrigazione a pioggia, da effettuarsi tutti i giorni, se possibile in tarda serata, per 20-30 minuti.
Proseguite nel taglio periodico della
vegetazione dei recinti, al ine di permetterne il rinnovamento.
Se in agosto la vegetazione comincia
a scarseggiare, è utile effettuare un’integrazione alimentare verde, sfalciando i
girasoli seminati a parte (vanno tagliati
e portati nei recinti soltanto quando sono ioriti, perché solo in queste condizioni vengono mangiati).
Veriicate con cura che la quantità
di alimenti integrativi sia adeguata
al reale consumo. Troppa vegetazione o
frutti non utilizzati portano a pericolose
marcescenze e relative fermentazioni.
Prevenzione e cura
Nessun intervento è previsto in questo bimestre.
Chiocciole.
Con il caldo
deve essere
seguita
con attenzione
l’irrigazione
a pioggia,
da effettuarsi
tutti i giorni
per 20-30 minuti
76
A cura di: Maurizio Arduin (Lavori
Avicoli - Conigli - Maiale); Federico
Rossi (Lavori e Prevenzione e cura Bovini); Marcello Volanti (Lavori Capre Pecore. Prevenzione e cura Avicoli - Conigli - Maiale - Capre - Pecore); Daniela
Perniceni (Lavori e Prevenzione e cura
Equini); Giovanni Avagnina (Lavori e
Prevenzione e cura Chiocciole).
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
Piccoli animali
CANI
Lavori
Oggi è più facile programmare le vacanze al mare con i cani al seguito, dato che molte località marittime accettano la loro presenza anche in spiaggia. L’importante è adottare quegli accorgimenti che impediscano alla vacanza di diventare un incubo per il vostro cane, per il cui benessere in questa stagione la spiaggia non è proprio
l’ambiente ideale. Il caldo, la sabbia e la luce intensa sono
infatti elementi assai nocivi alla salute del cane, in particolare nelle ore più calde. Portatelo quindi in spiaggia preferibilmente di primo mattino o verso sera, e fate in modo di avere sempre con voi dell’acqua
dolce per permettergli di bere molto spesso. Esistono in commercio vari dispositivi studiati per questo tipo di esigenza, composti da piccole borracce o bottigliette con ciotola incorporata, oppure ciotole pieghevoli tascabili
comode da portare appresso.
L’acqua dolce andrebbe utilizzata anche per risciacquare velocemente il cane
prima del rientro a casa, per limitare
danni alla cute e al pelame dovuti a sabbia e salsedine.
Alla partenza ricordate di portare
con voi tutto l’equipaggiamento
necessario per quando ci si allontana da
casa con il cane: libretto sanitario, sacchetti per la raccolta degli escrementi e
museruola, oltre ovviamente a ciotole
varie e guinzaglio.
Alimentazione. Mantenete la consueta somministrazione dei due pasti
giornalieri, preferibilmente al mattino e
alla sera, anche se molti cani, a causa del
calo di appetito indotto dal caldo, stentano a consumare tutto il cibo nella ciotola. In tal caso diminuite le quantità del
pasto o somministrate solo quello serale, che di regola viene maggiormente
appetito. In ogni caso togliete la ciotola
con eventuali avanzi non appena il cane
si mostra sazio, anche per evitare che attiri formiche e altri insetti.
La presenza di acqua fresca di bevanda sempre disponibile è in questo periodo di grande importanza, poiché è indiSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
ne va però visto dal veterinario in
modo che, mediante un semplice
esame ambulatoriale, possa escludere che il parassita sia già presente (in caso contrario la somministrazione dei farmaci per la
prevenzione potrebbe provocare uno shock anailattico).
GATTI
Lavori
Cani. Per preservare il cibo dall’attacco di formiche e altri insetti, esistono
in commercio delle ciotole, dette appunto «anti-insetto», conformate in
modo che il bordo
rimanga sollevato dal suolo (vedi
particolare)
spensabile al cane per contrastare il surriscaldamento.
Prevenzione e cura
Proseguite senz’altro anche in luglio
e agosto la prevenzione contro i parassiti estivi, applicando al cane i collari o i
prodotti mensili antipulci e antizecche.
Per quanto riguarda la filaria vale
il medesimo discorso, almeno ino alla ine dell’estate, quando verrà meno
la presenza delle zanzare responsabili della trasmissione della malattia. Ricordiamo che la prevenzione contro la
ilaria si può fare sia con preparati per
via orale che per applicazione cutanea
o iniettabili. Prima di effettuarla il ca-
È dificile in questa stagione tenere i
gatti coninati in casa, perché porte e inestre vengono aperte frequentemente e
le bestiole tendono a voler uscire appena possibile per seguire il loro istinto di
animali esploratori e cacciatori. Ciò può
comportare dei rischi quando si vive in
un ambiente urbano, come per esempio
investimenti stradali o cadute se l’abitazione è ai piani alti di un palazzo. Munire i parapetti dei terrazzi di una protezione di rete riduce solo parzialmente il rischio di cadute dall’alto, poiché i gatti
hanno purtroppo la pessima abitudine di
passeggiare sulla sommità della ringhiera! L’unico modo sicuro è quello di far
proseguire la rete verso l’alto oltre la
ringhiera, fino alla soletta superiore
quando possibile oppure almeno al di
sopra di 40 cm, incurvandola un poco
verso l’interno, così che per il gatto risulti dificile sia arrampicarsi che cercare di superarla con un balzo.
Alimentazione. Diminuite le dosi di
cibo somministrate durante la giornata,
se vi accorgete che i gatti lasciano avanzi, perché con il caldo i cibi (soprattutto
quelli casalinghi o quelli umidi in lattina) tendono a deteriorarsi molto rapidamente. Il pasto serale è di regola quello
meglio appetito e nei soggetti adulti (eccettuate le gatte in allattamento) può
tranquillamente costituire l’unico pasto
della giornata.
Gatti. In questa stagione i gatti tendono a uscire di casa, in particolare al tramonto, per seguire il loro forte istinto di esploratori e cacciatori
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Piccoli animali
Prevenzione e cura
Proseguite la protezione contro le pulci e le zecche. Sverminate i gattini assieme alle loro madri e, se hanno superato di
60 giorni di età, fateli vaccinare dal veterinario contro le malattie infettive più diffuse (panleucopenia, calicivirosi, herpesvirosi, clamidiosi e leucemia felina).
Per quanto riguarda il vermifugo, oggi vi
è un’ampia scelta di preparati in compresse appetibili, pasta orale o addirittura
in gocce da applicare esternamente sulla
cute dell’animale, acquistabili in farmacia con ricetta veterinaria.
PICCOLI RODITORI
Lavori
Conigli nani. In questo bimestre i
conigli nani vanno tenuti essenzialmente puliti e riparati dal sole e dal caldo, limitando le uscite in giardino o sui terrazzi alle ore più fresche.
La pulizia della lettiera è di primaria
importanza e deve svolgersi quotidianamente per evitare che le onnipresenti
mosche depongano le loro uova sugli
escrementi e sugli avanzi di cibo: queste
uova schiudono in poche ore e le larve (a
volte scambiate erroneamente per vermi
provenienti dal coniglio) possono attaccarsi al pelo dell’animale per poi perforare la pelle entrando all’interno della
bestiola e provocandone la morte. Le
mosche tendono a deporre le loro uova
anche direttamente sull’animale nei
punti in cui vi è pelo sporco e bagnato
(come accade sovente nella zona sotto la
coda e attorno ai genitali se il coniglio
defeca male per problemi intestinali, oppure se è troppo grasso per riuscire a girarsi e a fare toeletta da sé). Oltre alla
pulizia quotidiana della gabbia controllate quindi accuratamente lo stato di salute e pulizia della bestiola.
Piccoli roditori. In una lettiera trascurata dal punto di vista della pulizia o
con molto foraggio avanzato (come nel
caso ripreso in foto), accorrono subito
le mosche a deporre le loro uova, dalle
quali si schiudono in poche ore larve in
grado di nuocere gravemente alla salute degli animali
Alimentazione. Continuate a fornire
erba e verdure poco acquose; ai conigli
non abituati a nutrirsene, tali alimenti
vanno somministrati inizialmente con
molta moderazione. Evitate invece
la frutta, per non rischiare fermentazioni gastrointestinali. Non fate mai
mancare l’acqua di bevanda.
Criceti. In questo bimestre, che è il
più caldo dell’anno, gli animali vanno
tenuti al riparo dal caldo, alloggiandoli
in un locale fresco e ventilato. Se li portate con voi in vacanza abbiate cura, durante il viaggio, di non lasciarli nell’auto in sosta (si surriscalda rapidamente).
In alternativa, in vostra assenza potete
afidarli a un familiare o a una persona
di iducia, facendo loro le stesse raccomandazioni. Se non trovate nessuno che
si presti a tenere il criceto mentre siete
in vacanza, provate a veriicare che il
vostro veterinario o il negozio di animali di iducia non siano organizzati per ef-
fettuare un servizio di pensione per queste piccole bestiole.
Alimentazione. Pur essendo la frutta
un ottimo alimento, non eccedete con
quella particolarmente succosa di questa
stagione: angurie, meloni e pesche, pur
se in genere molto appetite, vanno offerte solo saltuariamente come un bocconcino speciale, perché possono provocare dissenteria e fermentazioni
intestinali.
Cavie. Se desiderate farle pascolare
liberamente in giardino, questo è un periodo molto favorevole purché si eviti di
collocarle all’aperto nelle ore più calde.
Queste bestiole sono indifese e possono
cadere facilmente vittime di cani, gatti,
mammiferi selvatici (faine, volpi, donnole) o uccelli (falchi, cornacchie) predatori. Per tale motivo non vanno
mai lasciate incustodite all’aperto.
Un altro motivo per cui è bene sorvegliarle attentamente quando sono all’aperto è
che si tratta di roditori in grado di scavare cunicoli e, quindi ,possono facilmente
evadere da sotto le recinzioni.
Alimentazione. Le indicazioni riguardanti la dieta delle cavie in questi
due mesi non si discostano da quelle fornita lo scorso bimestre. Somministrate
erba e verdure a volontà, avendo comunque cura di non far mai mancare l’acqua
di bevanda.
Prevenzione e cura
Conigli nani. Non deve loro mai
essere fatto il bagno, neppure con
il semplice intento di rinfrescarli,
in quanto la loro itta pelliccia s’inzuppa
d’acqua, impiegando poi addirittura giorni
per asciugarsi perfettamente. Se si rende
necessaria la pulizia per scopi igienici di
una parte del loro corpo (in genere l’area
attorno all’ano, che si può imbrattare di
feci), effettuatela solo localmente con una
L’idea in più. Con qualche goccia di succo di limone e uno spazzolino da denti morbido si possono rimuovere facilmente dal carapace delle tartarughe d’acqua
le antiestetiche incrostazioni
bianche di calcare.
minuto si procede
a estrarre la zecca con una pinzetta, ruotandola leggermente mentre la
si stacca dalla pelle. L’olio non permette alla zecca di respirare e la induce
quindi a mollare la presa sull’animale.
Come si fa. Per togliere una zecca, senza rischiare che rimanga il rostro (il suo «pungiglione») coniccato nella pelle del cane, si può bagnare il parassita con un paio di gocce d’olio (va bene anche quello da cucina); dopo circa un
Da visitare. A Gorizia il 17 e 18 agosto si svolge l’Esposi-
78
zione internazionale canina organizzata dal Gruppo Cinoilo Isontino (tel. e fax 0481 532102). Informazioni anche sul
sito Internet www.enci.it.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Piccoli animali
spugna imbevuta di acqua tiepida e poi
cercate di asciugare il più possibile il pelo, magari usando anche un asciugacapelli tenuto abbastanza lontano dall’animale.
Come evidenziato più sopra, può accadere che sulla pelle sporca le mosche
vadano a depositare le uova: in tal caso
asportatele immediatamente con uno
spazzolino prima che si schiudano. Se
invece trovate già delle larve, cercate di
eliminarle tutte con una pinzetta e applicate sulla pelle iniammata della pomata
all’ossido di zinco (potete acquistare in
farmacia quelle per le irritazioni da pannolino dei neonati). Sottoponete però
senza indugio al veterinario il coniglietto se vi accorgete che vi è anche solo una piccolissima ferita cutanea,
al cui interno potrebbero essersi già introdotte le larve di mosca.
Criceti. Non è raro che i soggetti
adulti mostrino chiazze spelacchiate in
alcune aree del corpo. Si tratta quasi
sempre di infestazioni da acari (rogne) o
infezioni fungine (micosi), che vanno
correttamente diagnosticate dal veterinario perché si espandono rapidamente
e sono anche contagiose. A volte i maschi adulti mostrano due chiazze simmetriche spelate sul dorso, le quali di regola segnalano un’iniammazione a livello delle due ghiandole odorifiche
che questi animali possiedono naturalmente in questa zona. In tutti questi casi
bisogna astenersi dall’applicare sulle zone spelacchiate disinfettanti comuni, che non fanno in genere che peggiorare l’iniammazione. Occorre piuttosto rivolgersi al veterinario per una diagnosi precisa e una terapia speciica.
Cavie. I soggetti che vengono portati
in giardino possono essere attaccati da parassiti cutanei banali ma molto fastidiosi,
in grado di provocare un forte prurito e
perdite di pelo, come alcuni diffusi acari
e pidocchi dei roditori. Consigliamo quindi di proteggere la bestiola mediante applicazioni di un idoneo prodotto antiparassitario esterno in gocce (si possono
usare alcuni preparati commercializzati
per i gatti, per l’acquisto dei quali è necessaria la ricetta del veterinario).
TARTARUGHE
Lavori
Tartarughe terrestri. In luglio e
agosto, durante lo svolgimento dei frequenti lavori di manutenzione del giardino, occorre fare molta attenzione non
solo alla presenza delle tartarughe, per
evitare di colpirle con varie attrezzature,
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
ici con lampada UV algicida), associato
comunque a parziali cambi dell’acqua; la
frequenza di questi ultimi deve essere
tanto maggiore quanto minore è la capienza della vasca. Anche la taglia delle
tartarughe incide sulla frequenza e la
consistenza dei cambi d’acqua, perché
ovviamente più sono grandi più l’acqua
viene sporcata dai loro escrementi.
Alimentazione. In questo periodo
non vi sono sostanziali mutamenti nella
dieta. Cercate di somministrare spesso
dei piccoli pezzi di pesce fresco (o scongelato e a temperatura ambiente) in aggiunta al solito cibo secco commerciale,
ma abbiate cura ora più che mai di togliere quanto prima dall’acqua eventuali porzioni di cibo avanzato.
Tartarughe. È utile integrare quotidianamente con verdure la dieta delle tartarughe terrestri, soprattutto se l’erba
del giardino comincia a scarseggiare.
Indispensabile è pure l’acqua di bevanda da offrire in recipienti bassi e larghi
(nella foto il sasso è stato collocato al
centro della vaschetta per impedirne il
ribaltamento)
ma anche all’eventuale localizzazione
del nido, qualora si possieda una coppia
adulta fertile. Se vi succede di scoperchiare casualmente la buca contenente
le uova della tartaruga, non toccatele né
muovetele in alcun modo, ma ricopritele delicatamente con il terriccio asportato e circoscrivete la zona con un anello
di rete metallica a maglie ini. Questo
non solo per rendere evidente il luogo
del giardino da evitare, ma anche per limitare i movimenti degli eventuali tartarughini che dovessero nascere a fine
estate, riuscendo a raccoglierli prima
che si disperdano.
Alimentazione. Integrate come sempre con verdure fresche la dieta delle tartarughe tenute in giardino, soprattutto se
lo spazio a loro disposizione è limitato.
Abbiate cura di provvedere sempre anche
all’acqua di bevanda, offrendola entro un
recipiente basso e largo.
Tartarughe acquatiche. In vasche o laghetti esterni è assai facile che in
questo bimestre l’acqua si intorbidisca
per la presenza di alghe; oltre a quelle che
crescono sulle pareti ve ne sono infatti
molte altre in sospensione nell’acqua assieme a fanghiglia e detriti. Anche se le
alghe, in linea generale, non sono dannose per le tartarughe, l’aspetto torbido e
melmoso si può almeno parzialmente
contrastare con l’adozione di un buon impianto di iltraggio (ne esistono di speci-
Prevenzione e cura
Tartarughe terrestri. I soggetti
con ferite cutanee o fratture del guscio,
dopo aver ricevuto le cure del caso dal
veterinario, vanno ricoverate in modo
che non possano essere raggiunte dalle
mosche, altrimenti questi insetti deporranno immediatamente le loro uova sulle zone lesionate e le larve da esse
schiuse potranno costituire un pericolo mortale. Vi consigliamo di tenere le
tartarughe ferite entro scatoloni di cartone, o tinozze, proteggendo con cura la
parte aperta superiore con ini teli di cotone o zanzariere, ino a guarigione completa delle bestiole.
Tartarughe acquatiche. Durante
l’estate (ma anche in altri periodi dell’anno) è normale notare il ricambio delle scaglie del carapace, le quali si opacizzano e
si staccano una dopo l’altra in tempi variabili. Anche la pelle viene sottoposta a ricambio e può apparire come sfrangiata a
piccoli brandelli mentre viene sostituita.
Va però sottoposta al giudizio del veterinario se appare anche ricoperta da ilamenti
mucillaginosi e si presenta anormalmente
viscida, perché in tal caso potrebbe essere
stata attaccata da funghi e richiedere,
quindi, una cura speciica (soluzioni a base di clorexidina o altro preparato ad azione disinfettante e antifungina).
UCCELLI
Lavori
Canarini. È senz’altro ora di mettere a riposo in voliere o ampi gabbioni
tutti i canarini, che in luglio e agosto entrano di regola nella fase di muta del piumaggio. Mentre gli adulti perdono e rinnovano tutte le penne e piume del corpo,
79
Piccoli animali
trimenti rischiate che i nidi vengano abbandonati.
Alimentazione. Aggiungete un poco
di pastoncino per insettivori e qualche
piccola preda viva (insetti, camole) alla
dieta dei piccoli esotici impegnati nelle
cove. Molti di essi infatti, pur appartenendo a specie granivore, durante l’allevamento dei nidiacei appetiscono anche
piccole prede vive per arricchire la quota proteica dell’imbeccata.
Prevenzione e cura
Piccoli uccelli. Modelli di nidi (in vimine e legno) graditi alla maggior parte del piccoli esotici (passeri del Giappone, diamanti mandarini, ecc.) per la nidiicazione
i novelli nati negli scorsi mesi mantengono le lunghe penne di ali e coda (rispettivamente le remiganti e le timoniere) e
cambiano tutto il resto del piumaggio.
Essendo terminata la stagione riproduttiva, dedicatevi a ripulire con cura e a immagazzinare al riparo dalla polvere e
dall’umidità le attrezzature (nidi, portanidi, materiali di imbottitura, ecc.).
Alimentazione. Durante il ricambio
del piumaggio la dieta dei canarini deve
essere molto ricca e variata, senza però
esagerare con la somministrazione di
pastoncino all’uovo. Quest’ultimo, infatti, con il caldo si deteriora rapidamente e va quindi offerto solo in quantità tale che non ne rimangano avanzi nelle
mangiatoie a ine giornata.
Chi possiede canarini di colorazione
rossa, se desidera che anche il nuovo
piumaggio mantenga una tinta rosso accesa, deve aggiungere al pastoncino gli appositi preparati coloranti a base di pigmenti rossi naturali (generalmente carotenoidi). Per il fatto che le modalità di ricambio
delle penne differiscono fra novelli e adulti, come ricordato più sopra, alla ine della
muta i canarini adulti appariranno uniformemente rossi mentre i novelli avranno
remiganti e timoniere più chiare (ciò avviene perché il colorante somministrato
per via orale con l’alimentazione penetra
solo nelle penne in via di formazione e
non in quelle già spuntate).
Pappagallini. In questi mesi estivi i
pappagalli vivono assai bene all’aperto.
Se vi è possibile collocate quindi in permanenza le loro gabbie in giardino o sul
terrazzo, proteggendole adeguatamente
dal sole, dalle intemperie e dai predatori.
Mettete a loro disposizione quotidianamente una vaschetta di acqua pulita per il
bagno, anche se non sempre è gradito.
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Alimentazione. Siate molto attenti
nel rifornire ogni giorno gli abbeveratoi
di acqua fresca e pulita. Se avete coppie
di pappagalli impegnate nell’allevamento dei nidiacei vi accorgerete che l’acqua a ine giornata appare torbida e putrida: questo perché i pappagalli – in
special modo gli inseparabili e i parrocchetti – inzuppano continuamente pezzi
di biscotto e altri cibi nell’acqua per impastare la pappa dei loro nidiacei.
Piccoli esotici. Non vi sono incombenze particolari in questo bimestre, in cui si può far godere anche ai
piccoli esotici un po’ di sole diretto e di
vita all’aria aperta. Portate pure quindi
all’esterno le loro gabbie, purché siano
comunque sempre al riparo dal sole eccessivo e dalle intemperie. Se avete coppie in nidiicazione, non dovete effettuare spostamenti di gabbie al-
Piccoli uccelli. Una bella covata di piccoli esotici (diamanti di Gould) in un nido a cassetta sapientemente imbottito
dai genitori con materiali vegetali
Canarini. In questa stagione il maggior pericolo per la salute dei canarini è
rappresentato dagli attacchi di acaro rosso e dalle punture di zanzara: nel primo
caso i canarini deperiscono fino a soccombere per la notevole quota di sangue
sottratta da questi parassiti; le punture di
zanzara possono invece trasmettere una
temibile malattia, il vaiolo, che provoca
un’altissima mortalità fra i soggetti colpiti. Difendete i canarini dagli acari pulendo molto spesso le loro attrezzature e utilizzando a cadenza settimanale uno spray
antiparassitario speciico (se ne trovano
diversi nelle uccellerie). Per quanto riguarda il vaiolo, che è una malattia incurabile, la prevenzione si basa sulla copertura delle gabbie con zanzariere (almeno
nelle ore notturne) ed eventualmente sulla somministrazione del vaccino speciico
(occorre rivolgersi al veterinario).
Pappagallini. Anche loro possono
essere infestati dall’acaro rosso, che
trova un rifugio perfetto all’interno dei
posatoi cavi di plastica e nelle fessure
dei nidi di legno. Per combatterlo occorre impiegare gli stessi prodotti antiparassitari citati per i canarini.
Piccoli esotici. In genere questi
uccellini sono bravissimi a costruire i loro nidi intrecciando i materiali di imbottitura con estrema maestria, ma sono
meno accurati per quanto riguarda la loro manutenzione. Spesso, infatti, rovistano nel fondo degli stessi seppellendo
le uova nell’imbottitura, a volte rompendole. Può accadere allora che la femmina si imbratti ventre e zampe con i luidi
fuoriusciti dalle uova rotte e che le restino appiccicati e avvolti fra le dita ilamenti di imbottitura del nido. Questa situazione può essere molto pericolosa perché le dita strozzate dai ili
possono facilmente andare incontro a
cancrena per blocco della circolazione,
ed è quindi necessario ripulire tempestivamente e liberare da eventuali fili le
zampe dell’uccellino.
A cura di: Daniela Perniceni.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
Se nei testi di questa rubrica trovate
delle parole che vi riescono di dificile comprensione, utilizzate il «Vocabolario illustrato dei termini dificili» allegato al n. 2/2011. (Red)
LAVORI
Il prelievo dei melari. In questi mesi estivi si effettua il prelievo dei melari.
Per farlo agevolmente vi consigliamo di
inserire l’apiscampo tra melario e nido,
in maniera che le api che passano dal
melario al nido non possano tornare indietro. L’inserimento dell’apiscampo e
il prelievo del melario vanno fatti preferibilmente il mattino presto, quando il
clima è più fresco, evitando in questo
modo il fenomeno del saccheggio (le api
di un alveare sottraggono scorte di cibo
ad altri alveari), che può essere facilmente innescato dall’apertura prolungata delle arnie.
Quando avete effettuato la smielatura è possibile optare per due scelte:
– collocare di nuovo i melari sugli alveari, preferibilmente durante le ore prossime all’imbrunire, in quanto le api sono
più calme. In questo caso le api ripuliscono il miele residuo presente sui melari, i quali si immagazzinano poi in un
secondo momento;
– immagazzinare immediatamente i melari ancora con le goccioline di miele sui
favi, riponendoli ben sigillati in un luogo fresco e chiuso. In questo caso i favi
serviranno l’anno prossimo come attrattivo per ripopolare velocemente di api i
melari montati sulle arnie.
Per preservare i favi dagli attacchi di
tarma della cera, vi consigliamo di sottoporre i melari immagazzinati a due interventi fumiganti, a distanza di 15-20
giorni, con prodotti a base di zolfo oppure di Bacillus thuringiensis (lo trovate nei negozi specializzati, commercializzato con il nome di B 401).
Apiario
Principaliasdasdfasdf
lavori del bimestre
nell’apiario
a cura di Alessandro Pistoia
Lavori
Visita alveari
Osservaz. fondo antivarroa
Nutrizione artiiciale
Impiego del telaino TIT [1]
Lug. Ago.
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Controllo sciamatura
Controllo saccheggio
Posa melario
Smielatura
Invasettamento miele
Recupero cera
Invernamento alveari
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Manutenzione attrezzature
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Interventi sanitari
[1] Telaino Indicatore Trappola per la lotta alla varroa
Quando non si impiega l’escludiregina, è possibile trovare covata deposta nei
telaini del melario. In queste condizioni i
telaini non vanno smielati, ma raggruppati in melari completi e collocati su qualche colonia debole (usando, però, l’escludiregina), dove la covata verrà accudita e
potrà completare il suo ciclo di sviluppo.
Questi telaini in seguito andranno
eliminati (fondendo la cera di cui
sono costituiti), in quanto sarebbero facilmente attaccabili dalla tarma della ce-
Per eseguire agevolmente il prelievo dei melari conviene inserire l’apiscampo sopra il nido (a sinistra) e sotto il melario (a destra)
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
ra. Non sono adatti neanche per la
produzione di miele, perché il miele in essi immagazzinato, pur essendo commestibile, assume un odore
che lo deprezza.
La visita del nido. Dopo aver tolto
i melari occorre effettuare la visita di ogni
alveare, allo scopo di veriicare lo stato di
salute generale e l’eficienza della regina. Tenete conto che una covata compatta
e ben distesa è indice di una regina ancora giovane; anche opercoli integri e chiari sono indice di covata sana. Per contro,
cellette di covata isolate nel favo, magari con l’opercolo forato, sono indice della presenza di peste americana. In caso
di dubbio potete effettuare la «prova dello stecchino», immergendo uno stecchino di legno nella celletta: se estraendolo
porta con sé una poltiglia ilante la colonia è infetta e occorre rivolgersi ai
Servizi veterinari competenti nel
territorio.
Ricordate che le regine vecchie si devono sostituire con regine nuove, per
non trovarsi con la sorpresa di una famiglia orfana alla ine dell’inverno, quando la riunione con altre famiglie risulta
dificile se non impossibile.
Il rifornimento di acqua e la nutrizione artiiciale. Una colonia di medie
dimensioni durante il periodo caldo e
siccitoso presenta un fabbisogno giornaliero di acqua che può superare il litro.
Per soccorrere le api potete collocare
nelle vicinanze un abbeveratoio autocostruito o acquistato presso i negozi di
apicoltura. In alternativa potete mantenere nei pressi dell’apiario un rubinetto
di acqua gocciolante su una tavola di legno in posizione inclinata.
Provvedete alla nutrizione artiiciale
con sciroppo zuccherino a pH acido solamente per le colonie deboli e in ambiente siccitoso: rapporto 1 kg di zucchero per 1 litro di acqua più succo di limone (un bicchiere di succo ogni 5 litri
di sciroppo).
Una covata compatta segnala la presenza
di una regina ancora giovane
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Apiario
In laboratorio in questo periodo
si completa la smielatura
e l’invasettamento del miele
Il controllo della porticina di volo e
la riduzione dell’ingresso. L’importazione di polline segnala la buona attività
della regina ed è veriicabile osservando
le zampette posteriori delle api bottinatrici al rientro in alveare che, nel caso, hanno le cestelle cariche. Un altro fenomeno
osservabile sul predellino di volo in agosto è la cosiddetta «battaglia dei maschi»:
è il momento in cui le colonie di api scacciano i fuchi rimasti nella colonia.
Principaliasdasdfasdf
ioriture di interesse
apistico del bimestre
a cura di Alessandro Pistoia
Specie
Castagno
Erba medica
Eucalipto
Facelia
Girasole
Lavanda
Lupinella
Rosmarino
Salvia
Santoreggia
Solidago
Sulla
Timo
Lug. Ago.
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PREVENZIONE E CURA
Segnaliamo nuovamente che l’Apibioxal (farmaco utilizzato contro la varroa) è
commercializzato liberamente dal 4 gennaio di quest’anno senza l’obbligo di ricetta veterinaria. Il provvedimento del Ministero della salute è stato pubblicato sulla
Gazzetta Uficiale n. 2 del 3 gennaio 2012.
In agosto è previsto il cosiddetto trattamento «tampone» per il controllo della
varroa. Per poterlo effettuare tutte le operazioni di raccolta del miele devono essere terminate in luglio. Per l’intervento potete impiegare il prodotto sopra citato ai
dosaggi prescritti in etichetta.
LABORATORIO
In questo periodo si completa la
smielatura e l’invasettamento del miele,
approittando del periodo asciutto.
Se intendete recuperare la cera ponete gli opercoli della smielatura a fondere nella sceratrice solare.
A cura di: Alessandro Pistoia.
●
Trifoglio
Le epoche di ioritura si riferiscono alle zone di pianura dell’Italia settentrionale
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Dopo la metà di agosto è importante
anche ridurre le porticine di volo mediante le apposite griglie.
La costituzione di nuovi nuclei di
api. In luglio e agosto è possibile formare dei nuclei artificiali sia per ridurre
l’infestazione dell’acaro varroa che per
ottenere delle nuove famiglie. A questo
scopo una colonia di api viene divisa in
due o più nuclei in questo modo:
– un nucleo fornito di regina e costituito
da 3-4 telaini contenenti le scorte, su cui
si effettua un intervento con acido ossalico gocciolato contro la varroa;
– uno o due nuclei formati da telaini che
ospitano covata (3 telaini per ogni nucleo).
In questi le api costruiscono la cella reale
e allevano una nuova ape regina a partire
da una larvetta di meno di tre giorni di età.
Intanto dai favi sfarfalla tutta la covata per
cui si può intervenire anche in questo caso
con l’acido ossalico gocciolato contro la
varroa (oppure si può collocare da subito
la vaschetta di Apiguard che copre il periodo di sfarfallamento della covata).
Per evitare il fenomeno del saccheggio e per impedire alle api bottinatrici di
tornare al ceppo iniziale, questi nuclei
vanno spostati in una postazione lontana
più di 3 km dall’apiario.
Prodotti e attrezzature citati nell’articolo sono reperibili presso i negozi specializzati in articoli per l’apicoltura.
VITA IN CAMPAGNA
Il mensile di agricoltura part-time
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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 7-8/2012
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