APRILE 2013
N°6
cose nuove
TRACEURS A FIRENZE
pellicole
PRIMAVERA ORIENTALE
AGENDA EVENTI di APRILE
Sommario
pag. 4 | sipario
duel di tommaso chimenti
fuori posto di elena magini
pag. 6 | cose nuove
traceurs a firenze di eleonora ceccarelli
pag. 7 | connessioni
rumorama di bernardo giachi
pag. 8 | un sex symbol al mese
giacomo crosa di il moderatore
pag. 8 | amori
cara valentina di valentina
pag. 9 | palestra robur
piazza san simone di leandro ferretti
pag. 9 | stop-down
dopo la fotografia di sandro bini
pag. 10 | palati fini
il cioccolato al gelsomino di gianluca volpi
pag. 15 | take your time
il paradiso perduto di isabella tronconi
pag. 16 | pellicole
primavera orientale di caterina liverani
pag. 18 | perle
pankow di lorenzo becciani
pag. 19 | startup
firenze e l’arte 2.0 di sara buselli
pag. 20 | the italian game
scenari italiani anni ‘70 e ‘80 di ivan carozzi
pag. 21
pag. 22
parole di sara loddo
suoni di lespertone
pag. 23 | matite
l’italia sulla luna di samuele alberti
Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012
N. 6 - APRILE 2013 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it
Direttore Responsabile
Marco Mannucci
Direttore Editoriale
Matilde Sereni
Responsabile di redazione
Leonardo Cianfanelli
Stampa
Grafiche Martinelli - Firenze
Distribuzione
Ecopony Express - Firenze
Hanno collaborato
Tommaso Chimenti, Sandro Bini, Caterina
Liverani, il moderatore, Lespertone, Valentina,
Ivan Carozzi, Sara Loddo, Leandro Ferretti,
Elena Magini, Bernardo Giachi, Eleonora
Ceccarelli, Lorenzo Becciani, Isabella Tronconi,
Sara Buselli, Samuele Alberti, Gianluca Volpi.
Editoriale
di Matilde Sereni
pag. 5 | arte
Editore
Associazione Culturale Lungarno
Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze
P.I. 06286260481
N° 6 • APRILE 2013
Nessuna parte di questo periodico può
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“Aprile è il mese più crudele, generando
Lillà dalla terra morta, mischiando
Memoria e desiderio, eccitando
Spente radici con pioggia di primavera.”
E così abbiamo scomodato anche il
povero Eliot per un degno incipit.
Ora, non vorrei addentrarmi in una
parafrasi analitica, ché non mi pare il
contesto adatto, ma se vi soffermate solo
un attimo vi accorgerete che in quelle
quattro righe c’è tutta l’essenza del mese
che Lungarno vi aiuterà a scoprire giorno
per giorno.
Memoria e desiderio.
Già perché se da una parte è fin troppo
facile perdersi nell’inconsapevolezza
di quel che ci aspetta, nella voglia di
sole, quello vero, nell’emozione di poter
lasciare qualche copia su un tavolino
all’aperto senza dover offrire doni al Dio
delle Previsioni Meteorologiche affinché
ci conceda l’ennesima grazia, bè, dall’altra
è altrettanto facile e fresco il ricordo del
sudore e della fatica e delle emozioni e
del freddo e delle risate e delle sorprese e
degli amici e della rabbia e dei colori dei
mesi appena trascorsi da non poterne che
subire lo stesso identico fascino.
Mischiando.
Ma torniamo a noi.
Dunque si vocifera che avrà fine
quest’interminabile stagione delle piogge,
che nient’altro è servita se non a preparare
il terreno ad una primavera più rigogliosa
delle altre, o per lo meno questo è quello
di cui mi convinco mentre mi soffio il naso
dopo l’ennesimo raffreddore.
CaraValentina e Lespertone, i Sandra e
Raimondo 2.0, stanno ancora insieme.
Per ovvie ragioni di professionalità
la loro avvincente storia evolve solo
nell’interwebz, quindi se non siete ancora
fan della nostra pagina, a me questo pare
uno dei motivi principali per compiere il
grande passo.
Bene.
La stagione del verde, che come sappiamo
è un colore che tutti sanno portare, ma
che a qualcuno dona particolarmente.
Firenze è questo qualcuno e si prepara
così ai primi grandi eventi a maniche
corte. Quali? Prego, girate pure pagina,
ché per conflitto d’interessi non posso
certo rovinarvi il finale.
Eh.
in copertina:
“MIND THE L”
di Samuele Alberti
Samuele Alberti, carrarino
classe ‘80, designer al soldo
della pubblicità, di notte
dipinge e disegna per un
unico committente che
da sempre si fa chiamare
Gloria.
www.samuelealberti.com
4
A
sipario
di tommaso chimenti
distanza di un anno tornano a Firenze, e sempre sul
palco del Teatro di Rifredi, il più aperto alle ospitalità
internazionali, i due musicisti, uno francese, Laurent
Cirade, e l’altro rumeno, Paul Staïcu, che compongono la band “Duel” (lunga tenitura dal 4 al 14 aprile). Ridere con
la musica, sembra facile. Un gioco da ragazzi, si dirà. Ma tenere
una drammaturgia sullo spartito, tra divertimento, azione, citazioni colte e popolari e rincorse, tra mimo, echi di Charlie Chaplin,
Stanlio e Ollio ed un tocco da Banda Osiris, non è affatto semplice.
Il risultato è elettrizzante: ovazioni da concerto, battimano chiassosi, ululati da lupi mannari, sorrisi a trentasei denti. I due hanno
tra le proprie cartucce un vastissimo repertorio, dalla classica al
jazz, dalla contemporanea al pop, che mixano e miscelano in continui incastri, scarti gigioneggianti e medley compulsivi e scivolamenti fool tra generi diversi con una tecnica fuori dal comune. La
loro fisicità è da stereotipo e da cartolina: il grande e grosso al violoncello (sembra John Goodman ne “Il Grande Lebowsby”), con
voce roca e tenorile, un po’ Mario Biondi un po’ Luis Armstrong,
un po’ Barry White (che poi effettivamente interpreta successivamente), molto soul e jazzato, e il piccoletto esile e magro funambolo del pianoforte. Obelix e Asterix, Bud Spencer e Terence Hill,
per certi versi anche Franco e Ciccio.
In un continuo scambio e incrocio tra suoni, gag buffe, sketch e
pentagrammi conosciuti, il duello prende corpo, la competizione
tra i due, per primeggiare sul palco davanti alla platea, si accende.
Duel che è due, è un neologismo che rimanda al duello, ma anche
al fuel (benzina in inglese che ci porta con la mente ai primi giochi elettronici da Commodore 64 di auto e velocità) perché quello che vediamo è una pirotecnica evoluzione magica di spartiti
legati alla fisicità opposta dei due interpreti che si completano,
fanno scintille, cozzano, s’azzuffano, per poi, improvvisamente,
ritrovare assonanze, alchimie e accordi d’ensemble.
La corsa attorno al pianoforte suonando un campanello da re-
Duel
dal 4 al 14 aprile 2013
Teatro di Rifredi - Firenze
ception sembra il gioco della bandierina sulla spiaggia o il gioco
dell’“Americana” a ping pong. Ecco anche spuntare un piano piccolo come quello che suonava a testa china e capelli sugli occhi
l’impegnatissimo Schroeder, l’amico di Charlie Brown. Diventa
una girandola di risse musicali tra velocità d’esecuzione, scherzi all’altro concertista per portarlo a sbagliare. Quasi un “Rumori
fuori scena” ma tutto esposto dove i due si colpiscono e tentano
di annientarsi (esaltandosi a vicenda, invece) per poter ricevere
da soli l’applauso ristoratore della platea.
Sembra di vedere adesso Fred Flintstone e l’amico Barney, l’orso
Yoghi e Bubu, Gassman e Tognazzi. C’è un qualcosa da Comiche,
a tratti rimanda ai lazzi e giochi di Bollani con Riondino. Archetto
e polpastrelli, s’intrecciano le mani sugli ottantotto tasti bianchi
e neri. È un concerto in piena regola, dove s’agganciano Bach e
i Deep Purple, Beatles e Beethoven, Chopin e Morricone, i Bee
Gees e Santana, Satie e Bob Marley, finendo con i Village People e
Lou Reed. “Stayin’ alive” va a braccetto con “La vie en rose”, “Guerre
Stellari” con “Smoke on the water”, gli Spaghetti Western con “La
bamba”.
Riescono a suonare con l’archetto una sega di grandi dimensioni
in acciaio, il pianoforte da sdraiato senza riuscire a vedere i tasti,
un filo di nylon, come fossero una sarta che cuce un abito invisibile, o facendo un esame medico-anatomico di colonscopia al
violoncello. Dal charleston al sentimentale danzando il ballo del
mattone con la donna-viola fino alla nascita del baby-violino ovviamente in pannolino. L’ironia corre sulle sette note. Fermarla è
una mission impossible. Lo dicevano anche i Pooh.
arte
di elena magini
5
Fuori
Posto
I
l progetto Fuori Posto, a cura di Pier Luigi Tazzi per gli spazi di Casa Masaccio,
si configura come il risultato di una riflessione corale, ma al contempo fortemente indirizzata nei modi di interazione
dal curatore toscano, sulle tematiche di appartenenza e estraneità. I dieci artisti in mostra provengono dalla provincia italiana così
come dalle metropoli giapponesi, non sono
accomunati da luogo d’origine, età, cultura o
medium artistico, si distinguono per l’essere
inseriti nel contesto dell’arte, ma allo stesso
tempo per il loro lavorarne ai margini, per
non ascriversi cioè a nessun trend o linguaggio specifico.
In mostra le modalità espressive si intrecciano, gli spazi espositivi sono contaminati, grazie alla relazione mobile che si istituisce tra
i lavori, proponendo inedite collaborazioni e
sinergie di pensiero. È il caso ad esempio di
Olga Pavlenko, che ha deciso di sviluppare il
suo intervento attraverso la conoscenza e la
rielaborazione dei progetti degli altri artisti,
producendo in tal modo un libro d’artista
Casa Masaccio
Centro per l’Arte Contemporanea
S. Giovanni Valdarno
dal 2 marzo al 20 aprile 2013
che è anche una documentazione dei diversi
lavori presenti. O di Luca Bertolo, invitato da
Tazzi a curare una sala specifica della mostra
e a rapportare il proprio lavoro con quello, diversissimo nella resa e nei soggetti indagati,
del fotografo giapponese Eiki Mori.
Una sorta di percorso ascensionale che si
snoda tra i tre piani del museo di S. Giovanni,
e che, delicatamente, ne fuoriesce; una menzione particolare va infatti al poetico lavoro
di Arin Rungjang, una video proiezione su
un lenzuolo posto in un vicolo adiacente al
museo, che funziona contemporaneamente
come soglia e emanazione dello spazio museale e che anticipa l’intervento dell’artista al
Padiglione Thailandese della 55° Biennale di
Venezia.
Il risultato è quello di una mostra discontinua
a livello formale, ma misurata e coesa nell’intenzione, dove le autorialità si mescolano,
dando luogo ad una possibile rappresentazione dell’alterità individuale e artistica.
Opere di: Olga Pavlenko; Lek Gjeloshi; Michelangelo Consani; Luca Bertolo; Emanuele Becheri; Arin Rungjang; Kornkrit Jianpinidnan;
Eiki Mori; Tsang Kin-wah; Jirayu Rengjaras
foto: Arin Rungjang, “PHAULKON”, Video installation
6
cose nuove
di eleonora ceccarelli
Traceurs
L
a Firenze
a disciplina metropolitana si apre a
tutti, anche a Firenze. Nata in Francia nel 1980, con il nome
di Add, Art du Deplacement, arriva
in Italia nel 2005 grazie al web, nella nostra
città nel 2009 grazie a Parkour Firenze. Ho incontrato Paolo e Taulant, qualche domanda,
qualche curiosità.
Come si chiama, quando è nata e da chi è
composta la vostra associazione?
Parkour Firenze è nata nel 2009 grazie a sette
ragazzi che volevano promuovere, far conoscere e sviluppare questa disciplina. Adesso
siamo in quattro a portare avanti questo
progetto, Giulio, Alessio Taulant ed io, Paolo.
Il nostro scopo è veicolare un giusto messaggio, perché troppo spesso chi pratica viene
frainteso. Siamo un’associazione che lavora
e si impegna sulla scena fiorentina da diversi anni per lo sviluppo di un sano e corretto
Parkour.
Cosa è per voi Add/Parkour?
Un percorso che vorremmo affiancasse tutta
la nostra vita.
Parlatemi dei vostri corsi
I corsi si tengono il lunedì e giovedì dalle
18.30 alle 20 e sono aperti a tutti. L’età minima del partecipante è di 15 anni, questa è
l’unica limitazione. Mirano ad una base, una
preparazione atletica per un avvicinamento
al Add/Parkour. Ognuno poi sceglierà se continuare, oppure fermarsi. Tutto con la consapevolezza del proprio corpo e quindi dei
propri limiti/potenzialità.
Come ha reagito Firenze?
Molto bene. Sia a livello di iscritti, che a livello
istituzionale e sociale. Le persone si fermano
a guardarci, c’è curiosità, ed è giusto e bello. Per ora nessuno si è lamentato. Abbiamo
anche collaborato con il comune per eventi
di beneficenza e volontariato. Sta nascendo
una bella realtà.
Dove vi allenate?
Solitamente in piazza Leopoldo, nei giardini interni della Coop o in piazza Alberti. Ma
i luoghi variano, devono variare. Basta poco
per fare un buon allenamento. La palestra
invece è un limite. Al di fuori tutto è Parkour.
Il metodo di George Hébert, da cui il Parkour
deriva, ricerca una preparazione fisica e
mentale per riuscire ad affrontare le difficoltà che si presentano sul nostro percorso. Si
può quindi dire che il Parkour non insegue un
gesto esteticamente rilevante, ma è un allenamento per un ipotetica fuga nel momento
del bisogno?
Hébert, ufficiale di marina francese, sviluppò
un particolare metodo di allenamento per
l’addestramento delle truppe il cui motto era
«Essere forti per essere utili». In seguito David
Belle, applicò questo metodo nelle periferie
parigine, con barriere architettoniche rilevanti.
Era un metodo per abbattere i confini e riappropriarsi dei propri spazi urbani. Quindi possiamo affermare che ciò che cerchiamo non è
un gesto esteticamente rilevante, la ricerca del
bello a tutti i costi non è presente, forse una
pulizia del movimento, ma questa è un’altra
cosa. Parliamo di una disciplina, non di uno
sport. Non c’è gara, non c’è agonismo. Non
esiste premio per il movimento più bello, è
qualcosa di più profondo, come la sua recente
storia dimostra.
Ho notato che vi salutate tutti con un gesto
particolare, sembrate quasi una comunità.
Lo siamo. Abbiamo un approccio alla vita co-
mune, il nostro scopo è davanti a un ostacolo, cercare di affrontarlo nel modo più
fluente, ottimale e sicuro possibile. Questo
ci insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi, ma al contrario sfruttare le difficoltà
per andare avanti in modo migliore.
Quanto conta il web per chi pratica?
Molto. Per fortuna e purtroppo. Da una parte
aiuta noi traceurs a metterci in contatto e a
diffondere la disciplina, ma il confine è labile.
Basta fare un salto, caricare il video su internet ed è Parkour. Dietro ad un salto invece c’è
molto altro. Spesso ci soffermiamo alla parte
estetica senza approfondire. Noi viviamo la
strada in modo pulito, dietro c’è un’associazione, c’è un progetto. È difficile far arrivare
un giusto messaggio di ciò che siamo e ciò
che facciamo. Un consiglio è di avvicinarsi
alla disciplina in modo sicuro e consapevole.
Grazie a questi ragazzi lo spazio urbano di
Firenze si trasforma e viene rivissuto.
È veramente bello riuscire a sfruttare e non
rinnegare lo spazio che ci circonda, trattarlo
con rispetto e acquistarne forza. Prendere ciò
che ci può dare. Per una volta senza polemiche, per una volta con ottimismo.
foto: Martino Acciaro - ccrmtn.tumblr.com
T
entativo non facile, ma
sicuramente riuscito, RUMORAMA è un progetto
interamente autoprodotto, autofinanziato e autodistribuito che coinvolge tredici giovani artisti emergenti italiani impegnati a
rappresentare su tavole illustrate
una canzone a testa di un gruppo
appartenente alla scena indipendente nostrana. I lavori, completamente originali e inediti, hanno
come nome il titolo e l’autore dei
brani.
L’idea alla base di questo progetto
è di unire in un unico lavoro quelli
che sono alcuni tra i più interessanti e meritevoli artisti emergenti
italiani legati al mondo della musica e dell’illustrazione per far risaltare la sinergia tra due espressioni
artistiche tra loro molto legate,
fonti di continua ispirazione reciproca.
Oltre a un fantastico sito web attivo da ottobre e la fanpage di facebook, la promozione del progetto
prevede anche una mostra itinerante sul territorio italiano, vendita
del libro ed eventuali showcase e
dj set delle band coinvolte, il tutto
supportato da illustri media partner come la bibba indie italiana
ROCKIT e la comunità degli eroi
della fotografia analogica LOMOGRAPHY.
Tra gli artisti coinvolti ci sono nomi
cari alla nostra città come i Mojomatics, i Fine Before You Came, che
proprio a Firenze affondano le proprie origini, e i Bud Spencer Blues
Explosion che transitano sempre
volentieri da queste parti.
Questa la lista completa con nome
artista e band di ispirazione:
Alberto Becherini - Bud Spencer
Blues Explosion
Jonathan Pannacciò - Mojomatics
Corrado Tiralongo - My Awesome
Mixtape
Francesca de Bassa - Uochi Toki
Ester Grossi - A Classic Education
Andrea Cazzagon - Smart Cops
Mattia Lullini - Drink to me
Fabio Rossin - Father Murphy
Valeria Gargiulo - Ex-Otago
Elvira Pagliuca - Movie Star Junkies
Karin Kellner - Fine Before You
Came
Albano Scevola - Forty Winks
Michela Picchi - Wildmen
connessioni
di bernardo giachi
7
Rumorama
www.rumorama.it - illustrazione: Alberto Becherini, “BUD SPENCER BLUES EXPLOSION - Frigido”
8
un sex symbol al mese
una non precisata (ma di certo illuminata) mente
alle prese con la vera essenza della bellezza
il moderatore
Giacomo Crosa
M
i ha sempre incuriosito la
poca prestanza fisica della
gran parte dei giornalisti radiotelevisivi che si occupano di Sport. Eccezion fatta per gli ex atleti
prestati alla causa, solitamente impiegati
come commentatori, l’epifania dei professionisti dell’informazione sportiva ha
spesso impietosamente svelato un singolare campionario fatto di robotici replicanti come Piccinini, disastrosi simpatici
wannabe come Marco Mazzocchi fino ai
casi-limite Pistocchi o Varriale.
Meno male che a un certo punto è apparso lui, Giacomo Crosa, ex saltatore in alto
(6° posto a Città del Messico nel ’68), spalle larghe e sorriso abbagliante, occhio
azzurro e ciuffata biondastra perfetti per
Miami Vice, piuttosto che per Cologno
Monzese. Un phisique du role da anchorman statunitense piegato a mezzobusto
del TG5, dove per lungo tempo ha imperversato nell’appendice sportiva.
Ultimamente non lo si vede spesso, probabilmente per raggiunti limiti di età o
forse per qualche epurazione di rete, ma
qualche tempo fa l’ho intercettato nella
telecronaca di incontri di boxe (ambito
verso il quale non riservo ovviamente il
minimo interesse), e devo dire che il Don
Johnson de noantri si districava abilmente mostrando imparzialità ed una presunta competenza da non far rimpiangere
mostri sacri come Franco Ligas o Rino
Tommasi.
http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it
cara valentina
di valentina
Ehi Lungarni!
La sentite la Primavera eh? Bando alle ciance, le
risposte in pillola le trovate sul mio facebook (Cara
Valentina, cercatemi!), mentre qui sotto, bè... una
storia un po’ complicata.
Alla prossima! Valentina
C
ara F. H. (che stai per avere un figlio da
un marito che non ami più, mentre già
ami un altro uomo che ti ricambia),
attenzione a quello che io considero un errore blu, ovvero quello di pensare che un sacrificio porti mai a qualcosa di buono.
Il sacrificio, nel senso cattolico del termine,
ha su di sé il peso negativo della rinuncia e
del rimpianto. E sai a cosa portano rinuncia
e rimpianto? Solo ed unicamente ad avere
qualcosa da rinfacciare nel caso, molto probabile, in cui il sacrificio fatto per l’altro non
venga ricambiato.
Inoltre credo che come è brutto privare l’al-
tro del sogno della vita, come dici tu rispetto
al bambino che sta per nascere, è altrettanto brutto privare l’altro della possibilità di
incontrare una donna che lo ami come tu
non fai. Tu lo accontenti e ti accontenti. Due
infelici in una botta sola, che potrebbero diventare tre quando vostro figlio sarà nato e
come dicono, assorbirà tutte le vostre tensioni anche non manifeste.
Da figlia di genitori che non si sono mai separati, ma che avrebbero dovuto farlo, ti dico
che avrei preferito vederli in case diverse,
piuttosto che nella stessa casa, ma rinchiusi
ognuno nei loro rancori, davanti a due diverse televisioni.
Non posso mentire e dire che tutto andrà
bene, perché sarà un disastro, una tragedia,
dovrai gestire la rabbia ed essere comprensiva, dovrai dividere questo figlio fra due padri, ricordandoti sempre che quello vero ha
la precedenza e non dovrai mai negargliela.
Ma secondo me non hai scelta. Ignorare i
tuoi sentimenti e rimanere col padre di tuo
figlio vuol dire tornare sulla vecchia strada,
che ti ha portato a fare quello che sembrava
giusto, ma non era giusto per te. E come vedi
non ha portato a nulla di buono.
scrivi a: [email protected]
palestra robur
lezioni di ginnastica culturale per fiorentini
Piazza
San Simone
A Firenze ci sono dei non-luoghi che sfidano la toponomastica. Piazze non
piazze, virgole nelle vie. Luoghi dove le architetture fanno luogo al passaggio. Stazioni di sosta accuratamente nascoste, portatrici di memorie antiche.
Piazza San Simone è un recesso accanto a S.Croce, dalla parte dove sorgeva
l’anfiteatro romano. Per molti è la piazza del Vivoli, affacciandosi lì l’omonima
e famosissima gelateria. Per altri è un luogo adesso molto incasinato, ricetta-
9
di leandro ferretti
colo di stremati turisti il giorno e di ubriachi rumorosi giovinastri
la notte. Per altri ancora è il luogo dove sorge una tra le più antiche chiese di Firenze, quella dei Santi Simone e Giuda edificata
dai Vallombrosani di Badia alla fine del 1100 e poi ristrutturata nel
1630 a seguito della disastrosa alluvione verificatasi cento anni
prima. Una facciata pulita e geometrica incastonata tra le altre
costruzioni, oggi consacrata al rito ucraino cattolico. Altri guardano invece accanto alla chiesa, allo stretto budello che la separa
dall’edificio che a novanta gradi delimita la piazza. Lì anticamente
c’era un vicolo, che fu poi riempito da locali divenuti un cinema
dal nome sognante, Astro. Programmava pellicole di seconda visione fin quando, un bel giorno, si trasformò nel primo schermo
che proiettava pellicole in lingua inglese. Era specialista in Camera con vista, che proiettava pressoché ogni giorno, in quegli anni
Ottanta che declinavano inesorabili. “Astro - Piazza San Simone”
ritornava come un elemento fisso nella litania dei tamburini: lì
passavano le immagini delicate di James Ivory, quella Firenze
pittorica un po’ odiosa ma terribilmente densa di nostalgie che
accompagnava un passaggio epocale. Un giorno l’Astro chiuse e
in quell’angolo si aprì un altro non luogo. Ne custodiamo fervidamente la memoria, soprattutto perché lo stanco turista e l’ebbro
giovinastro sappiano prima o poi che dietro i loro passi ondeggianti un tempo si fece del cinema, e la gente sognò.
stop-down
pillole di fotografia
di sandro bini
Dopo la
fotografia
S
ia che venga concepito come una
“normale” evoluzione mediatica o
come una vera e propria rivoluzione,
il “digitale” porta nuove logiche di
funzionamento nel campo delle immagini. Il
primato dell’immagine sulla realtà nel mercato globale, il passaggio dalla osservazione diretta alla teleosservazione conducono a una
condizione di “attenzione parziale continua”
in cui le immagini sono significati codificati
con i quali si può giocare, e il fotografo digitale il “disc jockey visivo del postmoderno”.
“Dopo la fotografia” di Fred Richtin esami-
na in maniera lucida e approfondita i modi attraverso i quali la “rivoluzione digitale” ha modificato la nostra fruizione delle informazioni
visive. Il problema più serio secondo Richtin è
quello che la fotografia col digitale, per la sua
facilità e popolarità di manipolazione, rischi di
perdere il suo valore etico e sociale di documento e testimonianza. Nel fotogiornalismo la
mancanza di standard universali di controllo
e verifica delle immagini e la diffusione delle
“photo opportunities” (situazioni reali messe
in scena per essere fotografate), contribuiscono infatti allo scetticismo generale, con l’im-
pellente necessità di stabilire limiti e controlli
per la stampa giornalistica e le pubblicazioni
on line. Inoltre se Szarpkosky nel suo famoso saggio “Mirror e Windows” distingueva
la fotografia-specchio (di espressione della
soggettività del fotografo) dalla fotografiafinestra (di esplorazione del mondo), per
Richtin con l’avvento del digitale e del web
viene introdotta la fotografia-schermo, quella che lui definisce iperfotografia o fotografia intertestuale (parte di una “rete” di media
dinamici collegati tra loro tramite link). Per
Richtin l’iperfotografia ha grandi possibilità
di sviluppo proprio nell’ambito dell’informazione e dell’approfondimento giornalistico,
in quanto la fotografia, di per se aperta ad
una molteciplità di interpretazioni, necessita
di precise forme e mezzi di contestualizzazione che grazie alla nuova formula del photo
essay sul web o del multimedia (di cui illustra
significativi esempi) può divenire una forma
di interrogazione collaborativa e polifonica,
mappa di territori da scoprire, in un processo
di interpretazione bilaterale e aperto.
10 palati fini
di gianluca volpi
Il cioccolato
al gelsomino
alla corte De’ Medici
L
a cioccolata ha le proprie origini
nel nuovo continente e, come molti altri prodotti, è giunta in Europa
dopo la scoperta dell’America. I
Maya e gli Atzechi erano grandi consumatori di cioccolato, e Montezuma pare ne
consumasse molte tazze al giorno, in particolare prima di onorare le sue numerose
mogli.
Del resto la bevanda degli dei è sempre
stata associata, nella storia, all’amore e al
sesso: dopo Montezuma ne hanno cantato le virtù erotiche il marchese De Sade e
Giacomo Casanova e, nella Francia del ‘700,
se ne sconsigliava l’uso alle giovani, perché
faceva “ribollire e bruciare il sangue”.
Il cioccolato arriva in Italia alla fine del ‘500,
grazie al fiorentino Francesco Antonio Carletti, che visita le piantagioni di cacao in Sudamerica e rimane impressionato da questo frutto straordinario.
La biblioteca nazionale centrale di Firenze
conserva molti scritti seicenteschi sul cioccolato, e nella Firenze del tempo erano di
gran moda le ricette a base di “cioccolatte”
realizzate dal grande scienziato Francesco
Redi, l’archiatra speziale alla corte dei Medici.
In particolare si ricordano le ricette a base
di scorze di limone e muschio e la più famosa a base di gelsomino, di cui l’archiatra non
volle mai rivelare la segretissima ricetta.
La ricetta del cioccolato al gelsomino pare,
infatti, fosse quasi un segreto di Stato, che
il Granduca custodiva gelosamente. La ricetta poteva essere diffusa oralmente, ma
non doveva essere scritta, affinché l’uso di
questa prelibatezza fosse circoscritto alla
nobiltà vicina al Granducato, e pertanto la
si beveva nei salotti nobiliari, ma nessuno
osava divulgarla in forma scritta.
Solo a partire dal 1712, la prelibatezza di
Francesco Redi, fu inclusa in un ricettario.
Ma ormai i gusti erano cambiati ed il gusto barocco e complesso della cioccolata
al gelsomino era stato sostituito da quello
moderno e cosmopolita della società dei
lumi!
La ricetta:
“Piglia caccao torrefatto, e ripulito e stritolato
grossamente libbre 10. Gelsomini freschi sufficienti da mescolar con detto caccao, facendo strato sopra strato in una scatola o altro
arnese, e si lasciano stare 24 ore, e poi si levano e si tornano a mettere altrettanti in esso
caccao, facendo strato sopra strato come pri-
ma; e così ogni 24 ore si mettano gelsomini
freschi per dieci o dodici volte. Poi piglia zucchero bianco buono asciuto libbre 8. Vaniglie
perfette once 3. Cannella fina perfetta once 6.
Ambra grigia scrupoli 2 e secondo l’arte si fa
il cioccolatte; avvertendo nel fabbricarlo che
la pietra sia poco calda; ma che l’artefice lo
lavori che non passi quattro o cinque libbre
per massa al più, perché se scaldasse troppo
la pietra, e perderebbe il suo odore”.
La ricetta oggi sarebbe un po’ complessa da
realizzare, tuttavia l’idea potrebbe essere
interessante anche oggi e potrebbe valere
la pena di trovare una soluzione contemporanea per recuperare i sapori e gli aromi
della cioccolata barocca.
Del resto la moda recente di stupire attraverso il cibo, è qualcosa che ricorda molto
da vicino l’arte barocca di stupire lo spettatore, attraverso costruzioni mirabolanti e
giochi d’acqua stupefacenti: noi ci accontenteremmo di farci sedurre e stupire dal
cioccolato al gelsomino!
www.cipollerosse.it
www.lungarnofirenze.it
www.facebook.com/lungarnofirenze
Aprile
01 lun
08 lun
15 lun
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CORSE DI PRIMAVERA - Buca del Palio (Fucecchio) ing. libero
LA ZIA DI CARLO - Obihall (FI) ing. 16 euro
ODT+CHRISTOPH POPPEN+MICHELE MARASCO - Teatro Verdi (FI) ing. NP
ITNS SISQT 2013 - Palazzo dei Congressi (FI) ing. NP
LIVING FOLLIA - Teatro Everest (FI) ing. NP
MAMMA SALE PAPÀ PEPE - Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 12/15 euro
02 mar
09 mar
16 mar
VIAGGIATORI - Ex Fila (FI) ing. 5 euro
POPPER - Volume (FI) ing. libero
LA TRAVIATA - Chiesa Anglicana di St. Mark’s (FI) ing. 15/30 euro
ROCCU U STORTU - Teatro Studio (Scandicci) ing. 12 euro
TAPPIN’ ON THE RIGHT STRIDE - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero
PAUL GILBERT - Viper Theatre (FI) ing. 22/26 euro
PEPPINO DI CAPRI - Teatro Verdi (FI) ing. 22/50 euro
ENSEMBLE POLITEAMAPRATESE MUSICLAB - Ridotto Teatro Politeama (PO) ing.
5 euro
VIVIANI VARIETA’ - Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro
FABBRICA EUROPA - Stazione Leopolda (FI) ing. NP
IL PRATONE DELLA CASILINA - Ex Fila (FI) ing. 5 euro
CONCERTACOLO DI CANZONI E ALTRE STORIE - Caffetteria delle Oblate (FI) ing.
libero
ELIO E LE STORIE TESE - Obihall (FI) ing. 22/36 euro
ODT+DANIELE RUSTIONI+FRANCESCA DEGO - Teatro Verdi (FI) ing. NP
LA TOSSE GRASSA - Volume (FI) ing. libero
03 mer
10 mer
17 mer
MIDDLE EAST NOW - Odeon, Stensen, Aria Art Gallery (FI) ing. 4/6 euro
DINAMIKA LIVE FESTIVAL - Auditorium FLOG (FI) ing. 5 euro
IMPROVISTI - Glue (FI) ing. libero
FABIO GIACHINO TRIO- Ex Wide (PI) ing. libero
THE PLACE BEYOND THE PINES - Teatro Verdi (FI) ing. NP
VINYLMANIA - Tender Club (FI) ing. Libero
JAM SESSION - Ex Wide (PI) ing. gratuito
IN VIAGGIO CON CHE GUEVARA - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero
I FIORENZINI - Glue (FI) ing. libero
ALESSANDRO PATERNESI P.O.V. 5TET - Ex Wide (PI) ing. 5 euro
04 gio
11 gio
18 gio
DUEL OPUS 2 - Teatro di Rifredi (FI) ing. 14 euro
FAY HALLAM - Tender Club (FI) ing. libero
AFTERHOURS - Viper Theatre (FI) ing. 15 euro
DINAMIKA LIVE FESTIVAL - Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro
MOSTRA ELETTROTECNICA - Stazione Leopolda (FI) ing. NP
UNA VITA STRAORDINARIA - Teatro Everest (FI) ing. NP
IL TEATRO DELL'OPERA II - Teatro Studio (Scandicci) ing. libero
MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA - Glue (FI) ing. libero
PHONARCHIA - Tender Club (FI) ing. libero
MARIO VENUTI - Sala Vanni (FI) ing. 15 euro
ROY PACI CorLeone - Viper Theatre (FI) ing. 10 euro
GIGI PROIETTI in C’È GENTE STASERA? - Teatro Verdi (FI) ing. NP
LA MALATTIA DELLA MORTE - Teatro di Cestello (FI) ing. NP
MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
LE BELVE - Glue (FI) ing. libero
UNDERFLOOR - Tender Club (FI) ing. libero
GIANNA NANNINI - Mandela Forum (FI) ing. 35/43 euro
SALONE DELLO STUDENTE - Stazione Leopolda (FI) ing. libero
GYPSY - Teatro Verdi (FI) ing. NP
05 ven
12 ven
19 ven
HOMO RIDENS - Teatro Studio (Scandicci) ing. 12 euro
ITALIA WAVE SELEZIONI TOSCANA - Ex Fila (FI) ing. 3 euro
BALKANIKA PARTY - Auditorium FLOG (FI) ing. 8 euro
DAGGER MOTH - Rullante Club (FI) ing. libero
TRAFFIC LIGHTS ORCHESTRA - Glue (FI) ing. Libero
UNA COMMEDIA NERA - Teatro Lungobinario (FI) ing. 7/9 euro
LETICIA SADIER from Stereolab - Tender Club (FI) ing. libero
GABER SE FOSSE GABER - Teatro Puccini (FI) ing. 10 euro
AFRICA UNITE - Auditorium FLOG (FI) ing. 13 euro
OFELIADORME - Glue (FI) ing. libero
GEMMA RAY - Tender Club (FI) ing. libero
BOBO RONDELLI - Teatro Politeama (PO) ing. 12/20 euro
LE DONNE AL PARLAMENTO - Teatro Cantiere Florida (FI) ing 16 euro
IL MESTIERE DI RIDERE - Teatro di Rifredi (FI) ing. 14 euro
ANTHONY B - Auditorium FLOG (FI) ing. 15 euro
EARLY ONE MORNING - Museo Marino Marini (FI) ing. libero
THE KOLORS - Tender Club (FI) ing. libero
GIANNA NANNINI - Mandela Forum (FI) ing. 35/43 euro
PAOLO BELLI BIG BAND - Viper Theatre (FI) ing. 18/22 euro
CORRISPONDENZE - Teatro Everest (FI) ing.NP
06 sab
13 sab
20 sab
BLAWAN + NATHAN FAK - Viper Theatre (FI) ing. 15/18 euro
MARTA SUI TUBI - Auditorium FLOG (FI) ing. 13 euro
FULL OF SHAPE - Tender Club (FI) ing. libero
MUSICA NUDA - Teatro Puccini (FI) ing. 17/20 euro
NANCY - Teatro Everest (FI) ing. NP
GINNASTICA ARTISTICA - Mandela Forum (FI) ing. 12/26 euro
L’ACQUA CHETA - Teatro Verdi (FI) ing. NP
PRIVATE FLORENCE - Cuculia (FI) ing. libero
MOVIE STAR JUNKIES - Ex Fila (FI) ing. 5 euro
PANKOW + VENKMANS - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
IORI’S EYES - Glue (FI) ing. libero
HANG ON NIGHT - Tender Club (FI) ing. Libero
INTERNATIONAL DRUM’N’BASS MEETING - Viper Theatre (FI) ing. 12/15 euro
PETER BRÖTZMANN + PAAL NILSSEN - Museo Marino Marini (FI) ing. 12/15 euro
KARL MARX WAS A BROKER - Ex Fila (FI) ing. 3 euro
LINEA 77 - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
HANNAH WILLIAMS & The TASTEMAKERS - Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP
GIARDINI DI MIRO’ - Tender Club (FI) ing. libero
MURCOF +AMELIE DUCHOW - Museo Marino Marini (FI) ing. 15 euro
MOSTRA INTERNAZIONALE DELL’ARTIGIANATO - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro
RICCARDO 3 - Teatro Everest (FI) ing. NP
07 dom
14 dom
21 dom
VIVICITTÀ HALF MARATHON FIRENZE - Piazza S. Croce (FI) ing. NP
LA CASA DEI GATTI - Teatro Everest (FI) ing. NP
LA PIANELLA PERDUTA TRA LA NEVE - Teatro Le Laudi (FI) ing. NP
LUCI DELLA RIBALTA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
CAPPUCCETTO ROSSO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
STORIA DI UNA SIRENA - Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro
PACIFICO - Sala Vanni (FI) ing. 14 euro
IN SUA MOVENZA È FERMO - Teatro della Pergola (FI) ing. 16 euro
CAPPUCCETTO ROSSO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP
CONTRASTA - Tenax (FI) ing. NP
BIANCANEVE IL MUSICAL - Obihall (FI) ing. NP
SE POTESSI AVERE MILLE LIRE AL MESE - Teatro Le Laudi (FI) ing NP
FIERUCOLA DELLA CASA - Piazza S. Spirito (FI) ing. libero
7 aprile ore 17.00
LUCI DELLA RIBALTA
13 aprile ore 10.30
LE STRADE DEL CIBO
14 aprile ore 10.15/11.15/12.15
IN SUA MOVENZA E’ FERMO
Perché a Firenze non c’è mai niente da fare...
22 lun
29 lun
JOEY CAPE - The Cage Theatre (LI) ing. 12 euro
GUNTHER STILLING - Palazzo Medici Riccardi (FI) ing. 4/7 euro
CECE’ - Saloncino della Pergola (FI) ing. NP
23 mar
30 mar
THE THREE LADIES IN BLACK - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero
LOS ITALIANOS - Ex Fila (FI) ing. 5 euro
GIORGIO FALETTI - Teatro Puccini (FI) ing. NP
MELVINS - The Cage Theatre (LI) ing. 18 euro
LA NOTTE BIANCA - Centro Storico (FI) ing. libero
24 mer
01 mer
NECESSARIA/MENTE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
ABBA TRIBUTE SHOW - Obihall (FI) ing. 15/25 euro
BOBO RONDELLI -The Cage Theatre (LI) ing. 12 euro
FIRENZE TANGO FESTIVAL - Obihall (FI) ing. NP
25 gio
02 gio
LAWLESS - Glue (FI) ing. Libero
L’ALTRA + WALDO BEAT COLLISION - Tender Club (FI) ing. libero
WU MING “RAZZA PARTIGIANA” - Sala Vanni (FI) ing. 10 euro
EDOARDO BENNATO - Piazza Carrara (PI) ing. libero
ANNA OXA - Obihall (FI) ing. 25/48 euro
HARLEM GLOBETROTTERS - Mandela Forum (FI) ing. NP
26 ven
03 ven
LOS EXPLOSIVOS - Ex Fila (FI) ing. 5 euro
MASSIMO GIANGRANDE - Glue (FI) ing. libero
FOXHOUD - Tender Club (FI) ing. Libero
THE MUSICAL BOX - Teatro Verdi (FI) ing. 18/45 euro
L’AMORE SUI TETTI - Teatro di Cestello (FI) ing. NP
CORRISPONDENZE - Teatro Everest (FI) ing.NP
IL PIACERE DELL’ONESTA’ - Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 16 euro
27 sab
04 sab
QUE VIVA ESPANA/ MOVIDA PARTY - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro
HOMEBREAKERS - Tender Club (FI) ing. libero
FEDEZ - Viper Theatre (FI) ing. 15 euro
RAPHAEL GUALAZZI - Teatro Verdi (FI) ing. 20/37 euro
PINOCCHIO - Teatro di Cestello (FI) ing. NP
28 dom
AMERICAN DREAM - Teatro Verdi (FI) ing. NP
IL PRINCIPE GRANCHIO - Teatro Everest (FI) ing. NP
CIOMPI ANTIQUARIATO - Piazza de’ Ciompi (FI) ing. libero
FIESOLE IN FIORE - Piazza Mino (FI) ing. Libero
VETRINA ANTIQUARI - Centro storico (Scandicci) ing. libero
05 dom
Dove
Auditorium Flog
Via Michele Mercati, 24 Firenze
Biblioteca delle Oblate
Via dell’Oriuolo, 26 Firenze
Caffè LaCité
Borgo San Frediano, 20 Firenze
Cinema Odeon
Via dÈ Sassetti, 1 Firenze
Circolo Aurora
Viale Vasco Pratolini, 2 Firenze
Ex Fila
Via Mons. Leto Casini, 11 - Firenze
GLUE - Alternative Concept Space
Viale Manfredo Fanti, 20 - Firenze
Museo Marino Marini
Via della Spada, 1 - Firenze
Nelson Mandela Forum
Viale Malta, 6 - Firenze
NOF Gallery
Borgo San Frediano, 17 - Firenze
Nuovo Teatro dell’Opera
Viale Fratelli Rosselli, 1 - Firenze
Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi - Firenze
Sala Vanni
Piazza del Carmine, 14 - Firenze
Stazione Leopolda
Viale Fratelli Rosselli, 5 - Firenze
Teatro della Pergola
Via della Pergola, 18 Firenze
Teatro di Rifredi
Via Vittorio Emanuele II Firenze
Teatro ObiHall
Via Fabrizio De André, 50 - Firenze
Teatro Puccini
Via delle Cascine, 41 - Firenze
Teatro Verdi
Via Ghibellina, 101 - Firenze
Tender Club
Via Alamanni - Firenze
Viper Theatre
Via Pistoiese - Via Lombardia - Firenze
9/14 aprile
VIVIANI VARIETA’
Poesie, Parole e musiche
dal teatro di varietà di raffaele viviani
con MassiMo ranieri
regia Maurizio scaparro
7 e 14 aprile ore 10/11/12 - saloncino
centro di avviamento
all’esPressione
alice cascHerina in
CAPPUCCETTO ROSSO
sPettacolo Per bambini
isPirato al Personaggio
di gianni rodari
29 aprile ore 21.00 - saloncino
centro di avviamento
all’esPressione
CECE’
di
luigi Pirandello
con sergio aMato,
raffaello gaggio,
flavia Militello
regia adele scuderi
take your time 15
piccoli itinerari in città
di isabella tronconi
Il Paradiso
È
difficile
oggi immaginare che
nell’isolato più
o meno compreso fra Via del
Melarancio, Via
del Giglio (dal
numero civico
29r all’avancorpo con lo splendido
portone
che dà su Piazza
Madonna degli Aldobrandini) esistesse un
tempo una proprietà signorile, con un parco talmente fiabesco da essere conosciuto
come “Paradiso dei Gaddi”.
I Gaddi, che risiedevano nel caratteristico
palazzo con gli sporti sull’angolo tra Piazza Madonna e Via dell’Amorino, in Via del
Giglio 13 avevano una “seconda casa”, l’unica a Firenze adorna in facciata non del
busto di un Granduca Medici, ma di quello, in terracotta, di una Granduchessa, la
chiacchieratissima Bianca Cappello (il busto è ancora in loco).
L’area grosso modo corrispondente ai
numeri 47r-57r di Via del Giglio, fino allo
sprone con il portale che guarda verso le
Cappelle Medicee, era occupata già nel
Cinquecento da un magnifico giardino in
cui i Gaddi collezionavano piante esotiche
e rarissime “da molte parti dell’Europa,
ma anche d’Egitto e da altre parti remotissime...cedri...limoni e dell’altre cose di
del Melarancio
e
lasciandoci
Piazza Madonna alle spalle:
lo vediamo anche, sulla destra
(con lo stemma
mediceo, probabilmente posticcio), in questa
incisione di Jacques Callot che
rappresenta La
famiglia granducale alla Processione delle Fanciulle.
All’estinzione della dinastia dei Gaddi, nel
1796, iniziò la dispersione della collezione
e la decadenza del Paradiso, che venne acquistato nel 1830 dall’imprenditore Ferdinando Ulivieri. Questi ottenne il permesso
di costruire fabbricati a un piano per quasi
tutta l’estensione del giardino. Infine, nel
1922, il nuovo proprietario Cesare Galardelli fece edificare sui fabbricati dell’Ulivieri l’elegante stabile residenziale che
ancora oggi vediamo, riconoscibile dall’intonaco ocra che imita il bugnato rustico
fiorentino di arenaria macigno.
Al civico 11 di Via del Giglio una targa
commemora il soggiorno del poeta inglese John Milton nelle stanze di Palazzo
Gaddi, quando il Paradiso, al di là del portone, poteva mostrarsi ancora in tutto il
suo splendore.
perduto
Napoli (S. Ammirato)...piante nobili come il
ciriegio a grappoli...il lauro regio la mortella spagnuola l’uva spina...la framula lo scotano il frutto che fa le lacrime l’albero di
giuda (A. Del Riccio)”. I Gaddi, inoltre, avevano eretto su parte dell’area del giardino
una galleria, dove conservavano “nobilissime statue di marmo”, e di bronzo, e molti
“quadri di pittura di buoni maestri (S. Ammirato)”. Le fonti descrivono questa galleria come una bellissima “Wunderkammer”,
con meraviglie come tavoli indiani di alabastro, scettri indiani d’ebano e avorio,
vasi ricavati da corni di rinoceronte, urne
egizie. Ai primi del Seicento i Gaddi fecero
disegnare al Cigoli il portale d’ingresso al
Paradiso con i poliedri e lo stemma di marmo bianco sul frontone (la decorazione
con l’arme dei Gaddi è andata perduta).
Ancora oggi passiamo alla sua sinistra tutti
i giorni, quando andiamo verso la Stazione di Santa Maria Novella imboccando Via
illustrazione di Jacques Callot
16 pellicole
di caterina liverani
dal 3 aprile al 22 maggio 2013
Cinema Odeon / Auditorium Stensen
Firenze
Primavera
C
Orientale
onoscere, esplorare ed imparare
ad amare cinematografie lontane
ed esotiche facendole entrare a far
parte del nostro gusto, della nostra
sensibilità e della nostra esperienza culturale costituisce senza dubbio un’opportunità
troppo preziosa per non approfittarne.
Nel bel mezzo della straordinaria Primavera
di Cinema Orientale al Cinema Odeon, inaugurata il 15 marzo dal Florence Korea Film
Fest e proseguita con uno sguardo sulla new
wave e il cinema d’autore di Hong Kong con
la IV edizione di Hong Kong Film Panorama
appena conclusosi, abbiamo ancora di fronte
a noi tanti giorni di cinema, arte ed incontri che ci accompagneranno fino alla fine di
maggio.
Dal 3 all’8 aprile ritorna il Middle East Now
- Immagini che raccontano il medioriente
organizzato da Map of Creation: Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Giordania, Siria, Yemen,
Emirati Arabi, Nord Africa e Marocco raccontati in quaranta film insieme ad eventi, dibattiti, arte e gastronomia. Cinema Odeon e Auditorium Stensen ospiteranno la IV edizione
dell’iniziativa che porta nella capoluogo toscano il meglio del Medioriente contemporaneo senza censure.
Tra le novità di quest’anno, assieme ad un focus sull’Afghanistan e il workshop Greenhouse Documentary, la presenza della graphic
designer libanese Rana Salam, alla quale sarà
dedicato un incontro e un temporaney shop,
con un’istallazione in collaborazione con il
Centro di Cultura Contemporanea La Strozzina.
Il Marocco è il paese ospite speciale di questa
edizione: nei luoghi del festival la mostra “Le
relazioni italo-marocchine: schegge di memoria sui rapporti Marocco-Italia” ricca di immagini di un incontro tra storia, diplomazia,
cultura e amicizia a cura dell’Ambasciata del
Marocco in Italia. In occasione del Festival,
Firenze ospiterà inoltre la prima mostra italiana del fotografo anglo-marocchino Hassan
Hajjaj spesso accostato ad Andy Warhol per
la sua contaminazione tra cultura popolare e
icone occidentali.
Spazio alla gastronomia sulle pagine del
Middle East Now Magazine distribuito gratuitamente nei principali locali di intrattenimento fiorentini o scaricabile sulla pagina
facebook dedicata all’evento e interessanti
spunti di riflessioni sulle tematiche discusse
in questa edizione sul canale youtube dedicato al Festival dove già da qualche settimana circolano divertenti inchieste realizzate
dallo staff per le strade del centro storico.
Da quest’anno sarà possibile seguire e commentare tutti gli eventi legati al Middle East
Now tramite l’hastag #MENOW4 su Twitter.
Il 22 maggio partirà la terza edizione della
Rassegna di Cinema Giapponese - Storie
inedite del Giappone Contemporaneo.
Grande attesa per l’anteprima italiana di The
drudgery train (2012), storia di amore, amicizia e gelosia firmata da Nobuhiro Yamashita,
re della new black comedy giapponese, dal
romanzo cult di Kenta Nishimura. Uscito nelle sale in patria lo scorso luglio e presentato
allo Shangai Film Festival e al Chicago Film
Festival si è già aggiudicato il Blue Ribbons
Award, assegnato da una giuria di critici e
scrittori di Tokio, nella sezione newcomer.
Gli amanti dell’anime avranno l’opportunità
di gustarsi The wolf children Ame and Yuki
(2012) del regista e animatore Mamoru Hosoda, già autore della saga dei Digimon. Storia d’amore e di lupi mannari, vincitore del
best animation film al Manichi film Concours
e dell’Audience Award all’Oslo Film From the
South Festival, il film sarà successivamente
distribuito in Italia dalla Dinyt, una delle più
prestigiose case editrici specializzate in anime e manga.
Grande spazio sarà dedicato al cinema documentario, con una nuova sezione ad esso
interamente dedicata, per approfondire tante delle realtà del Giappone contemporaneo
con una particolare attenzione ai fatti legati
al tragico terremoto del marzo del 2011.
Amici di Lungarno e amanti del Cinema per
essere sempre aggiornati sugli incontri, le rassegne, gli eventi, gli approfondimenti e tutte
le news sulla Primavera di Cinema Orientale e
molto altro ancora non dimenticate di piantonare la nostra pagina facebook!
Buon Cinema a tutti voi!
e
presentano:
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LA LUCE
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18 perle
di lorenzo becciani
Pankow
L
a storia insegna che due pionieri
come Maurizio “FM” Fasolo e Paolo
Favati avrebbero meritato un successo molto più concreto di quello
ottenuto in carriera ma siamo consapevoli
che l’industria musicale è un ambiente alquanto bizzarro e che i più grandi protagonisti dei nostri tempi vengono spesso trascurati dalle masse mediatiche. ‘And Shun
The Cure They Most Desire’ ci riconsegna
una band intatta nello spirito e nel desiderio di sperimentare su retaggi industriali
con l’introduzione di nuovi membri che ha
permesso di completare un album ancora più ambizioso di ‘Great Minds Against
Themselves Conspire’. Il loro rapporto con
la musica nacque nel 1979 quando in tutto il mondo l’effetto dirompente del punk
stava scemando. Due anni più tardi organizzarono il primo concerto in pieno periodo
Joy Division. New wave e dark stavano cominciando a diffondersi e al tempo Firenze
era piena di locali che insistevano su queste
nuove sonorità. “Rispetto a Neon e Diaframma” - afferma FM - “abbiamo sempre cercato di avere un approccio più elettronico.
Non ci interessava uno strumento convenzionale come la chitarra e proponevamo
batteria, basso, due synth, sax e voce.” Nel
1983 venne distribuita la prima musicassetta, ‘Throw Out Rite’, seguita dal leggendario
‘God’s Deneuve’ che catturò l’interesse del
movimento tedesco. “Avvenne tutto nella
mia cantina nei pressi di Piazza Donatello. Avevamo affittato un quattro piste e la
strumentazione per registrare dopo l’uscita
degli altri membri. Al mio fianco era rimasto
solamente Massimo Michelotti, fratello di
Marcello dei Neon, poi abbiamo conosciuto Alex Spalck e si è subito creata la condizione ideale per produrre musica.” Il full
length di esordio, ‘Freiheit Fuer Die Sklaven’,
uscito per Contempo segnò l’inizio della
collaborazione con Adrian Sherwood e
rappresentò un motivo di orgoglio per
una nazione che poco aveva compreso
il messaggio dei D.A.F., la neue deutsche
welle e quello che Throbbing Gristle e
Cabaret Voltaire avevano regalato ad intere generazioni. Da qualche settimana
la discografia - ricca di altre gemme quali
‘Kunst Und Wahnsinn’, ‘Gisela’ e ‘Treue
Hunde’ - è stata aggiornata con un album
che sorprende per l’estrema varietà di soluzioni proposte a dispetto della sterilità
disarmante del panorama internazionale.
Ancora una volta il progetto si è evoluto
e può vantare un approccio del tutto singolare alla strumentazione elettronica.
Lo storico frontman Alex Spalck, ormai
defilato, e l’ex NTRSN Bram Declercq si dividono il microfono e le melodie morbose di ‘Logophobia’ e ‘Mortality’ si insinuano nella materia cerebrale dell’ascoltatore non lasciandola più. Il confronto con la
tecnologia e l’istinto hanno portato alla
stesura di brani dalla struttura moderna
come ‘Don’t Follow’ e ‘Escape From Beige
Land’, rilettura da ‘Life Is Offensive’, che
pure non nascondono la passione per le
sonorità industriali che resero imperdibili
gli anni ottanta. ‘Radikal’ e ‘Dirty Old Man’
sono invece sfacciatamente retrograde
ed impiegheranno meno che niente a diventare dei classici per coloro che hanno
sempre supportato la band. Per quest’ultima è stato girato un video. “Lo ha realizzato Isabella Panero con cui c’è da tempo
un rapporto di profonda stima e amicizia.
In passato ci ha seguito e filmato in tour.
Quando ha sentito il pezzo se ne è innamorata subito.
La parte vocale risale a diversi anni fa e venne registrata in Australia da Alex Spalck durante le lavorazioni di ‘Great Minds Against
Themselves Conspire’. In seguito ho ripreso
quelle linee semplici costruendoci sopra
una melodia. Adesso è completamente diversa dall’originale.” A livello promozionale
è stata importante anche la pubblicazione
di ‘Hogre’, mini uscito in autunno contenente diversi remix tra cui la versione Hogremics di ‘Dont’ Follow’ ed i contributi di Plastic Noise Experience e Binary Park. “È stata
un’idea della Out Of Line quando l’album
era già pronto. Adesso le etichette fanno
così per tutte le band. Sapendo che i formati attuali sono destinati a scomparire cercano di offrire più materiale possibile alle
persone. È servito soprattutto ad alimentare l’attesa tra i giovani che non ci conoscevano. Alla fine il risultato mi ha soddisfatto
e le copie sono andate esaurite in circa una
settimana. La copertina è nata quasi per
caso. Un giorno ho visto l’immagine di un
carabiniere con gli occhi allucinati su un
muro fiorentino e cercando su internet ho
scoperto questo ragazzo romano che disegna graffiti con gli stencil.” Un altro aspetto
curioso da segnalare è che ‘And Shun The
Cure They Most Desire’ esaurisce l’aria di
‘Dido And Aeneas’ di Henry Purcell, celebre
compositore inglese di musica barocca della seconda metà del diciassettesimo secolo.
Un riferimento non certo casuale. “Ho vissuto diversi anni in Francia, lavorato nei teatri
come musicista residente e portato avanti
la composizione di un’opera con cantanti
lirici.”
startup 19
di sara buselli
Firenze
e l’arte 2.0
F
irenze e contemporaneo non sono
parole che troviamo spesso insieme
in una stessa frase, ma da un anno
a questa parte a colmare questa lacuna c’è DAY ONE. Che cos’è? È un progetto
di servizi per le arti nato dall’idea di quattro
giovani donne professioniste del settore culturale e della comunicazione: Ilaria Buselli
(pittrice, web communication), Francesca
Ferrari (music management, critica musicale), Lia Elisabeth Ginepri (attrice, educatrice) e Sara Buselli (management festival
culturali, ufficio stampa). Il progetto è rivolto
ad artisti di qualsiasi genere e nazionalità e a
tutti i professionisti dell’arte (dal curatore al
gallerista, dalla scuola d’arte al museo…) e
vuole colmare l’attuale lacuna nell’organizzazione ed erogazione dei servizi culturali. Sulla
piattaforma web www.dayone-art.com l’artista con pochi click crea l’evento in base alle
proprie esigenze, sceglie le caratteristiche più
adatte, lo immagina e lo progetta online, direttamente “dal divano di casa sua”, da qualsiasi parte del mondo. Dopodiché lo staff di
DAY ONE si prenderà cura di tutti i dettagli:
dalla scelta della venue al buffet dell’opening,
dalla cura dell’allestimento all’ideazione della
grafica del catalogo, dalla stampa di tutto il
materiale promozionale all’ufficio stampa…
DAYONE si distingue proprio per la comu-
nicazione moderna e multilingue, l’uso dei
social media e i concetti di co-working e
self-service. Non è solo un punto di contatto
tra artisti e location per eventi, ma una vera
e propria rete di competenze che si mettono
al servizio dell’artista. Inoltre, gli allestimenti
prodotti e curati dallo staff di DAY ONE sono
creati secondo un approccio 2.0, ovvero utilizzando le nuove tecnologie dei QRCode e
dei social media. Attualmente DAY ONE ha
all’attivo numerose mostre con artisti nazionali e internazionali (Malesia, USA, Francia,
Svizzera, Spagna, Grecia, Olanda, Repubblica
di Macedonia, Nuova Zelanda, Belgio, Germania, Inghilterra, Svezia, Nicaragua) e ha ideato
il “Festival of Contemporary Visions”, un
festival internazionale di cultura e arte contemporanea che si terrà a Firenze da aprile
a luglio 2013 e che inaugurerà il 6 aprile alle
19 presso il co-working fiorentino Multiverso. Special guest per l’inaugurazione del festival sarà il performer russo di base a Berlino
Mischa Badasyan, che ci racconta la situazione dell’arte contemporanea internazionale:
non sono mai stato in Italia e sono onorato di
essere stato invitato a Firenze per il Festival of
Contemporary Visions. Sono molto entusiasta
di esibirmi in questo festival e di confrontarmi
con il pubblico italiano. Sono convinto che non
esistono limiti all’arte, le forme e i generi stanno cambiando rapidamente. Questo è il motivo
per cui sono curioso di ciò che la gente pensa
e di come si chiamerà l’arte dei nostri giorni tra
venti o anche dieci anni. Ma sono felice di vivere nel tempo presente. Usare il mio corpo per il
processo artistico mi rende onesto con me stesso e con il pubblico. Non ci si può nascondere
dietro cornici, pennelli, sculture, colori. Sei completo con il tuo corpo. Ma, citando una delle
frasi più importanti dell’arte concettuale dice:
“Io non sono un artista”, mettersi in una cornice
per essere qualcuno non ti aiuta ad esserlo. Penso che l’arte si trovi in certi momenti della vita,
come performer vorrei creare quei momenti
senza doverli aspettare, per cambiare quello
che mi circonda.
Tra gli altri imperdibili appuntamenti organizzati da DAY ONE ricordiamo la rassegna
“Giugno d’Africa”, in collaborazione con la
Solid Rock Association del Ghana, che si terrà a Firenze da giungo a luglio 2013 in varie
location cittadine.
www.dayone-art.com
20 the italian game
di ivan carozzi
scenari italiani
anni ’70 e ’80 in una prospettiva
theitaliangame.tumblr.com
retromaniaca
Wojtyla: una delle foto pubblicate dal
settimanale Oggi all’indomani della
elezione a pontefice di Karol Wojtyla,
il 16/10/1978. Forse è proprio, o anche, con questa infilata di foto private
che si genera la narrazione del Wojtyla pontefice umano e simpatico.
Wojtyla e la bicicletta. Wojtyla in un
bosco, forse nell’atto di riallacciarsi le
scarpe: un paio di sneakers molto simili al modello Chuck Taylor prodotto
negli Stati Uniti fin dal 1917. Wojtyla
non solo umano, ma sportivo.
Wojtyla si rade: un’altra delle foto pubblicate dal settimanale Oggi. Qui il futuro
pontefice è stato fotografato
e, molti anni più tardi, messo
in pagina e distribuito nelle
edicole, mentre si dedica alla
più comune, urbana e quotidiana delle operazioni umane:
radersi al mattino. Però nella
frescura di un bosco.
Lotta Continua e l’ortofrutta: 1971. L’iniziativa di Lotta Continua
a Pisa. PS: Un vaso di
fiori viene lanciato da
una finestra e colpisce
un agente di polizia.
Elezioni 1976: I risultati delle politiche del 20 giugno 1976 in Toscana e a Firenze. A livello nazionale
si registrò il diapason della espansione elettorale del Partito Comunista Italiano, che raccolse, infatti, un
eccezionale 34,4% dei voti.
Manifesto DC: Una inserzione
pubblicata
dalla Democrazia Cristiana sui quotidiani, in
occasione delle elezioni politiche del giugno 1976. Il linguaggio
è quello dell’anticomunismo fobico che
attraversa come una
costante sentimentale
e atmosferica tutta la
storia della prima e della seconda Repubblica.
Clash: Il concerto dei Clash a
Firenze nel maggio del 1981.
Digitando su YouTube ‘Clash
Firenze 23 maggio 1981’, è possibile ascoltare una diretta radio
del concerto. All’inizio si parla di
scontri. Il clima, forse semplicemente ricreato dal racconto e
nella psicologia dell’inviato, è
ancora quello teso e confuso
dei concerti delle autoriduzioni di massa, presi d’assalto dai
gruppi di Autonomia Operaia.
Poi, prima del concerto, gli altoparlanti diffondono un pezzo spaghetti western di Ennio
Morricone. Poi parte ‘London
Calling’.
Parole
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di sara loddo
LA SCENA
piacevoli incursioni nel sottobosco locale
CARLOTTO, CAROFIGLIO,
DE CATALDO
“Cocaina”
200 pp. - Einaudi – 2013
La droga per eccellenza, la sola ad essere
entrata nel tessuto sociale italiano. Come
nessun’altra prima. Riguarda tutti: poveri e
ricchi, imprenditori, prostitute, donne delle
pulizie e lavoratori a cottimo in cerca di una
spinta prima di una giornata in cantiere. Una
droga capace di muovere grossi capitali,
smuovere potenti, creare traffici e dinamiche complesse, mantenendo comunque
una parvenza di normalità. Tre maestri del
noir italiano la raccontano in altrettanti racconti, passando dagli informatori coinvolti
nei traffici di frontiera del Nord-Est italiano
ad un bar del Sud della Penisola, dove la cocaina rappresenta una variabile imprevista
nella vita di un ex poliziotto, fino ad uno scenario che passa dai cartelli del Sud America
alla Milano bene.
GIOVANNI DAVIDE PIRAS
“Petali di piombo”
243 pp. – 011 Edizioni – 2012
Anni ’30. Siamo in Sardegna, quella delle
montagne affacciate sulla costa occidentale, la Sardegna delle miniere e dei minatori,
della fame, della guerra, delle fatiche e del
Fascismo, dove la meraviglia di paesaggi incantevoli si contrappone alla vita di miseri
poveri diavoli, costretti a lottare per arrivare
al giorno dopo. Giovanni Davide Piras, al suo
esordio letterario, ci regala un romanzo dettagliato e intenso, un romanzo corale che si
insinua nelle viscere della terra, fino alle sue
gallerie più profonde e instabili, raccontando i più intimi stravolgimenti di chi vive fra
paure, speranze e polveri letali.
CATERINA POMINI
“Ultimo agosto per sempre”
103 pp. – 2011
Una raccolta di racconti scritti in prima persona, tanti episodi legati da un unico grande
tema ricorrente: la fine. La fine di un amore
o di una vita, della propria, di quella di una
persona cara o, talvolta, di un animale. In
questi racconti, che somigliano a delle lettere di sfogo trasudanti rabbia e tristezza,
Caterina Pomini racconta la fine e, quindi,
l’abbandono. L’abbandono da parte di un
uomo eternamente impegnato con un’altra,
da chi non è mai stato in grado di esprimere sentimenti sinceri, fino all’abbandono da
parte della propria esistenza, che sfugge in
un ultimo sospiro.
ClassiQUE c’est Chic
ALBERTO MORAVIA
“Gli indifferenti” (285 pp. - Bompiani - 2000)
Romanzo del 1929, scritto da un Moravia molto giovane, ma già abilissimo nel raccontare la corruzione e la decadenza
della borghesia italiana, retta da apparenze portate all’estremo e da aridi rapporti di convenienza, come dimostrano
“Gli indifferenti”, i personaggi che popolano il romanzo, privi di un qualsiasi valore umano e morale. Collocandosi
all’interno di quel pensiero filosofico incentrato sull’esistenza individuale umana, l’esordio di Moravia rappresenta il
primo vero romanzo esistenzialista.
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- i figli: questi sconosciuti
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Suoni
di Lespertone
CHARLES BRADLEY
“Victim Of Love”
DAVID BOWIE
“The Next Day”
THE BLACK ANGELS
“Indigo Meadow”
Daptone
Columbia
Blue Horizon
Si può esordire a 63 anni? Sì, se ti chiami
Charles Bradley e in qualche modo, magari
un po’ rocambolesco, entri in contatto con il
signor Daptone, ovvero Gabe Roth, per gli
amici Bosco Mann. Tentiamo di fare un po’
di ordine. Charles Bradley è un senza tetto
che sopravvive a Brooklyn. Lo salva un programma di recupero per disadattati e, fra un
lavoretto e un altro, la sera si esibisce in qualche squallido locale a giro per gli Stati Uniti
facendo il verso a James Brown, suo idolo
da sempre. Destino vuole che Charles lavori
in un ristorante di San Francisco dove Brown
si esibisce. Ovviamente Bradley si fa sotto,
ma, senza troppi giri di parole, il padrino
del soul gli dice di andare, mh, beh, a New
York. E, nella Grande Mela, qualcosa funzione per il verso giusto quando Charles viene
in contatto appunto con Gabe Roth che lo
presenta a Thomas “TNT” Brenneck, l’uomo dietro il successo del catalogo Daptone.
Il risultato è il fantastico debutto di “No Time
For Dreaming”, uno dei dischi Soul più belli
dell’ultima decade. Ripetersi dovrebbe esser
complicato, ma formazione che vince non
si cambia. Bradley e Benneck, quindi, sono
nuovamente insieme per “Victim of Love”.
I dolori e le lacrime dell’esordio lasciano spazio all’amore e alla speranza, il Soul di fine
anni ’70 vira verso nuove soluzioni psych.
È il disco che aspettavamo e volevamo da
Charles, da oggi fra i grandi del Soul insieme
a Otis Redding, Wilson Pickett, Darrel Banks.
Ed ovviamente James Brown.
Alla fine non era poi così difficile, David. Bastava dimenticarsi gli anni ’90, dare un colpo
di telefono a Tony Visconti, chiedergli di produrti il disco e trovare un modo intelligente e fresco, ecco fresco, per citare sé stessi.
Perché questo è “The Next Day”. Una sorta
di enciclopedia contenente, per la maggior
parte del disco, le migliori cose fatte da David Bowie in carriera. Ogni tanto ci chiedevamo come stesse, alcune notizie non erano
buone. Si era ritirato? Non stava bene? Poi il
web ed i social media sparano il nuovo singolo ed annunciano il nuovo album. Buffo, al
giorno d’oggi, che siano riusciti a tenere tutto così nascosto. E se il primo singolo ‘Where
Are We Now?’, ci ha lasciati un po’ perplessi
proprio per quei richiami tardo ’80, primi ’90,
tutto già si è sistemato con ‘The Stars (Are
Out Tonight)’ che di quegli anni invece mantiene il meglio. Ma il bello viene con altro,
con il sax baritono e l’andamento sincopato
di ‘Dirty Boys’, fra Morphine e Nick Cave, con
la pazzesca ‘How Does The Grass Grow?’, forse il momento più alto e divertente con coretti allucinati e richiami alla Berlino che fu,
e con il pop-rock di ‘(You Will) Set The World
on Fire’. C’è lo spazio anche per qualche ballata, non molte a dire il vero. Su tutte la più
fumosa, ovvero la conclusiva ‘Heat’. Meravigliosi i suoi archi. È pieno zeppo di belle
canzoni, “The Next Day”, e noi ovviamente
ne godiamo. Già eravamo felici del ritorno
di Bowie. Che poi fosse così, onestamente, in
pochi se lo aspettavano. Ducale.
Sebbene la provenienza geografica delle due band sia diametralmente opposta,
esiste qualcosa che accomuna The Black
Angels a Tame Impala. Non tanto perché
a entrambe piace farlo psych – si tratta di
psichedelia ben diversa l’una dall’altra – ma
soprattutto perché le due band sono chiamate al definitivo salto dall’underground ad
un pubblico più ampio. E se i Tame Impala
ci sono oggettivamente già riusciti con l’ultimo “Lonerism”, siamo sicuri che la stessa
sorte toccherà ai texani di Austin, The Black
Angels. Concittadini dei 13th Floor Elevators
di Roky Ericson, col quale hanno anche suonato come backing band – per questo accennavamo ad una psichedelia di riferimento diversa da quella dei Tame Impala, più
beatleasiani in un certo senso – i The Black
Angels trovano la quadratura del cerchio
con “Indigo Meadow”, che è il loro quarto
lavoro e che giunge dopo il già ottimo “Phosphene Dream”. Quadratura perché qui è
tutto perfetto. La forma canzone è rispettata, le melodie da qualche parte ci sono, i momenti lisergici non mancano, organo e filtri,
presenti. Ci sono anche tre o quattro singoli,
niente male per una band che sin qui, poco
ha concesso da quel punto di vista. Un viaggio del ventunesimo secolo trascendente,
ricco di pathos e groove, al tempo stesso lisergico e tangibile. È pura sperimentazione
sonora senza confini verso un sound ormai
personalissimo che riesce ad essere moderno e vintage. Anche The Black Angels ci son
riusciti. Acid fog.
LA SCENA piacevoli incursioni nel sottobosco locale
UNEPASSANTE - “No Drama” (Anna the Granny)
unePassante è il progetto di Giulia Sarno, palermitana di base a Firenze, con l’accompagnamento di Emanuele Fiordellisi e Michele Staino. Dopo un esordio orientato al folk, “More Than One In Number” del 2010, il nuovo album “No
Drama” – che sin dall’abbinamento fra titolo e iconica copertina apre le porte a una salutare (auto)ironia – vira con
decisione verso sonorità elettroniche, seppur con l’ausilio di una ricca strumentazione che comprende contrabbasso, archi e fiati. Un album da non perdere per vari motivi: perché il connubio tra sperimentazione e forma-canzone
pop-rock è calibrato alla perfezione, perché i dieci brani in programma forniscono continue sorprese e al contempo
arrivano a destinazione. C’è insomma sia sostanza compositiva, sia grande ingegno nell’elaborare arrangiamenti
dalla raffinata modernità. A dimostrazione che un’altra Italia, in grado di comunicare col mondo senza complessi
d’inferiorità, è possibile. E occhio al divertentissimo video del primo singolo “XMan”.
Elena Raugei
l’italia sulla luna 23
di samuele alberti