il sostegno economico alla chiesa

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IL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA
NOTA PASTORALE
1. PERCHE’ QUESTA NOTA PASTORALE?
Il 18 febbraio 1984 veniva firmata tra la Santa Sede ed il Governo Italiano una revisione del
Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929 e negli anni successivi entravano in vigore le diverse
modifiche introdotte dalla nuova Normativa. Queste novità hanno comportato notevoli cambiamenti
in vari ambiti, dei quali alcuni assai rilevanti hanno riguardato il sostegno economico alla vita
pastorale della Chiesa.
L’Episcopato Italiano è intervenuto con un Documento del 14 novembre 1988 dal titolo
“Sovvenire alle necessità della Chiesa” per presentare una riflessione di contenuto teologicopastorale, che costituisse il punto di riferimento per l’impegno di informazione e di promozione
delle nuove forme di autofinanziamento agevolato della Chiesa cattolica nel nostro Paese.
Ora, dopo il positivo avvio di queste nuove modalità di sostegno alla vita della Chiesa,
sentiamo il bisogno di richiamare l’attenzione dei pastori d’anime, dei loro più stretti collaboratori,
di tutti i fedeli e anche di tutti i cittadini, perché non ci si limiti ad accogliere passivamente i
vantaggi economici derivanti, ma si sappia continuamente rimotivare il senso di questa normativa
d’aiuto economico e promuovere una sempre maggiore adesione.
In altre parole si tratta non tanto di sostenere una nuova campagna pubblicitaria in favore
dell’aiuto economico alla Chiesa, quanto piuttosto di motivare e far meglio conoscere gli scopi di
tale aiuto in favore del culto, del clero e della carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
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2. SOVVENIRE ALLE NECESSITA’ DELLA CHIESA
Dal Vangelo risulta che la vita di Gesù e dei suoi discepoli era sostenuta dalle risorse messe
a disposizione da amici e da simpatizzanti, così che l’annuncio del Vangelo poteva avvenire in una
dignitosa povertà.
Anche la vita della Chiesa primitiva non era agiata e sostenuta da grandi ricchezze, pur
avendo l’indispensabile apporto dalla generosità dei discepoli.
Questa generosità dei fedeli non è mai venuta meno durante i venti secoli di storia
ecclesiastica, lungo i quali vi sono stati momenti molto diversi di luci ed ombre, che non è il caso
qui di riconsiderare.
Attualmente il Codice di Diritto Canonico ricorda questo dovere a tutti i membri della
Chiesa: “I fedeli hanno il dovere di sovvenire alle necessità della Chiesa, per permetterle di disporre
di quanto è necessario per il culto divino, per le opere dell’apostolato e della carità e per l’onesto
sostentamento dei ministri sacri” (can 222 § 1). Si tratta di un enunciato sempre accolto
serenamente dai fedeli e che indica chiaramente quali siano gli scopi essenziali di questo aiuto
economico.
Anche in questo nostro tempo non sono venute meno le esigenze di tali aiuti. Basterà
ricordare come le diverse attività pastorali si siano fatte particolarmente articolate, proiettandosi non
solo nelle esigenze di luoghi di culto, ma soprattutto nella direzione della evangelizzazione, della
catechesi e della missionarietà, con la necessità di utilizzare sempre più strumenti economicamente
impegnativi, come scuole, corsi, convegni, mezzi di comunicazione sociale, ecc. Anche la carità si è
fatta più urgente, davanti a tante povertà “nuove”, che si sono aggiunte alle tradizionali. Nella
nostra Diocesi, oltre al naturale sostentamento economico del clero e alle richieste della
preparazione dei nuovi ministri della Chiesa, accanto alle ordinarie esigenze della pastorale nei
diversi ambiti, c’è la necessità di qualche nuova chiesa nei luoghi dove la popolazione sta
aumentando o si va a collocare.
Il Concilio Vaticano II ha presentato la Chiesa come mistero di comunione e questa
concezione domanda sempre di più la partecipazione alla sua vita, in maniera non solo passiva e
nemmeno solo marginale, ma attraverso una presenza nei vari ambiti e secondo le competenze di
ciascuno sempre più responsabile.
I diversi Consigli recentemente sorti all’interno delle varie Comunità ecclesiali, sia a livello
diocesano che parrocchiale, vogliono esprimere questa comunione, che cerca di diventare sempre
più partecipazione e corresponsabilità. Indubbiamente tutto questo non si improvvisa, ma richiede
un cammino di approfondimento e di maturazione ecclesiale.
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3. DUE NUOVE FORME DI SOSTEGNO ECONOMICO
Accanto alle tradizionali forme di aiuto alla Chiesa (collette durante le celebrazioni, offerte
ai sacerdoti, donazioni, lasciti testamentari, ecc.) gli Accordi di revisione del Concordato hanno
introdotto due forme altamente innovative, che trovano il loro fondamento nel concorso dello Stato
democratico e nella libera scelta dei cittadini.
A - La destinazione dell’otto per mille.
E’ ormai noto che ogni cittadino contribuente ha la facoltà di destinare liberamente la quota
dell’otto per mille del gettito IRPEF a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa
Cattolica.
Questo canale di finanziamento si è aperto con il 1 gennaio 1990 e sta funzionando bene,
permettendo alla Chiesa di perseguire le tre finalità previste dalla Normativa: esigenze di culto e di
pastorale (nuove chiese, restauro e conservazione di edifici religiosi, sostegno all’attività
evangelizzatrice, ecc.), interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi in via di
sviluppo, sostentamento del clero nella misura in cui non si sia potuto intervenire per altre vie
(contributo dalle parrocchie, altri redditi, eventuali pensioni, ecc.).
Si tratta di un aiuto che non costa nulla al cittadino contribuente, ma solo domanda di
apporre una firma sui moduli appositi in sede di dichiarazione dei redditi. Questa firma non solo
non costa nulla, ma insieme alla firma di tanti altri può contribuire altamente al raggiungimento dei
tre scopi ricordati: esigenze di culto e pastorale, carità in Italia e nel Terzo Mondo, sostentamento
del clero nel nostro Paese. Questa modalità di aiuto alla Chiesa è una novità non solo per il nostro
Paese, perché fa leva sulla libera scelta dei cittadini democraticamente chiamati in causa, vede la
persona dello Stato che fà da collettore delle dichiarazioni e riconosce pubblicamente la funzione
religiosa e sociale della Chiesa verso le Collettività nazionale ed internazionale.
Allora questa firma non è una professione di fede, ma è un segno della propria fede o è una
manifestazione di fiducia nella Chiesa Cattolica e nelle sue attività pastorali e caritative.
B - Offerte liberali all’Istituto Centrale Sostentamento Clero.
Finora le offerte alla Chiesa venivano fatte alle Diocesi, alle Parrocchie, ai singoli sacerdoti,
alle diverse istituzioni di carattere religioso e caritativo, ecc. E’ necessario che tali offerte
continuino, anche perché dimostrano l’attaccamento alle proprie realtà religiose ed alle persone che
vi operano.
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La novità introdotta dal 1 gennaio 1989 è quella di poter compiere offerte libere in favore
dell’Istituto Centrale per il sostentamento del clero (ICSC), con lo scopo di appoggiare la vita dei
sacerdoti che operano nelle parrocchie che sono in Italia.
Pertanto, queste offerte destinate all’ICSC hanno il solo scopo di sostentare la vita del clero
ed offrono il grande vantaggio di sottrarre eventuali somme dall’otto per mille a questo destinate,
per dirottarle verso le finalità del culto, della pastorale e della carità. In altre parole, con maggiori
offerte liberali si hanno aumentate possibilità di interventi in altri settori con i fondi dell’otto per
mille.
La novità di questa forma di intervento consiste nella possibilità per tali offerte di essere
deducibili dalla base imponibile IRPEF, fino alla misura di due milioni, da parte delle sole persone
fisiche, se sono indirizzate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero.
4. I CONSIGLI PER GLI AFFARI ECONOMICI DELLA PARROCCHIA
Questi consigli si situano nella realtà della Chiesa come mistero di Comunione e
costituiscono una modalità di valorizzazione dell’apporto dei laici alla vita della comunità cristiana.
Essi hanno lo scopo di collaborare con il Parroco nella gestione delle diverse attività
economiche della realtà parrocchiale, individuando i problemi e consigliando le migliori soluzioni.
Hanno pure la finalità di reperire i fondi necessari per il compimento della missione della vita
ecclesiale attraverso le modalità giudicate più opportune.
Questi Consigli sono obbligatori per ogni Parrocchia (can. 537 del C.D.C.), benché non
possano condizionare il Parroco, che rimane il legale rappresentante della Parrocchia stessa (can.
532 del C.D.C.). La loro funzione tuttavia è sommamente importante e devono procedere
all’insegna di due virtù: quella della giusta prudenza, perché si tratta di servire la Comunità
ecclesiale in maniera corresponsabile, e quella della trasparenza, perché hanno nelle mani fondi
pubblici o comunque derivanti dalla liberalità di tante persone, che hanno a cuore la vita e l’attività
della Chiesa.
Poiché il Consiglio per gli affari economici della Parrocchia (CAEP) ha anche il compito di
reperire i fondi necessari per le diverse attività pastorali, è necessario che esso coadiuvi il Parroco
nell’importante opera di sensibilizzazione della comunità verso le iniziative di sostegno economico
alla Chiesa.
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Pertanto riteniamo che il Consiglio stesso, o almeno un suo membro, si faccia promotore di
quanto risulta necessario a tale scopo. Sarà indispensabile che ogni Parrocchia attivi una piccola
struttura di servizio (anche solo di due o tre persone), per aiutare coloro che devono apporre la firma
su apposito modulo in favore dell’otto per mille e per ricordare la giusta modalità delle offerte
liberali ai fini della deducibilità. Questa piccola struttura abbia un referente, il cui nome sarà
trasmesso alla Curia e si mantenga in stretto contatto con l’incaricato diocesano. In questo modo
sarà possibile ricordare a molti questa opportunità di aiuto alla Chiesa, mantenendo viva una
attenzione significativa, e si agevolerà un servizio anche alle persone in difficoltà o che non sanno
come fare per appoggiare tante attività ecclesiali.
CONCLUSIONE
Sappiamo che le finalità della Chiesa sono di ordine spirituale e mirano alla salvezza di ogni
persona mediante l’annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei divini misteri e l’esercizio
della carità con una testimonianza chiaramente evangelica.
Per il raggiungimento sereno di questi scopi la Chiesa ha bisogno anche di aiuti economici e
per questo ci siamo permessi di ricordare questa necessità e di offrire le semplici riflessioni della
presente Nota Pastorale.
Vorremmo concludere con le parole dell’apostolo Paolo, mentre affidiamo alla generosità di
tutti ed alla sensibilità cristiana del Popolo di Dio questa Nota: “Ciascuno dia secondo quanto ha
deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
Sono parole rivolte ad ogni persona, che sa apprezzare le attività pastorali e caritative della
Chiesa Cattolica Italiana o che ha la consapevolezza di appartenere ad un Popolo, cordialmente e
concretamente sostenuto dall’apporto di ciascuno.
Il Giubileo ci invita alla gioia per i Duemila anni dalla nascita di Gesù. Ogni nostro dono,
anche se piccolo, permette di vivere la gioia di questo Anno Santo.
Con la nostra benedizione
+ Gervasio Gestori
Vescovo
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