Dal Direttorio alla caduta di Napoleone La rivoluzione Francese ebbe un’eco profonda in ogni parte d’Europa. Si stabilì una stretta intesa tra la Francia rivoluzionaria e le minoranze progressiste europee che sfociò nella formazione di numerose repubbliche giacobine, le cosiddette “repubbliche sorelle”. Queste minoranze di patrioti amici della Francia, appartenenti al patriziato, alla borghesia, alla libere professioni, ai ceti artigiani, erano divise al loro interno tra “moderati” e “democratici”. Gli uni aspiravano alla costituzione dell’anno terzo (1795), gli altri a quella più radicale dell’anno primo (1793). Ma il giacobismo europeo ebbe vicende diverse da quelle francesi, potè uscire alla luce del sole unicamente quando le armate francesi dilagarono vittoriosamente in tutta Europa. Questo momento coincise con l’avvento in Francia delle forze Termidoriane della grande borghesia decise a trasformare la guerra di liberazione dei popoli in guerra di prestigio e di espansione, a discapito delle forze popolari per appoggiarsi ai ceti moderati e alla borghesia possidente. Ciò rese estremamente difficile l’opera dei giacobini e problematica la loro possibilità di appoggiarsi alle masse popolari. Per far fronte alle difficoltà interne, politiche e finanziarie, il Direttorio non pensò di scegliere la via della pace, ma ritenne che la guerra avrebbe contribuito a consolidare il nuovo regime uscito dal colpo di stato del 9 termidoro. La coalizione anti-francese nel 1795 si era disgregata con l’uscita dal conflitto della Prussia e della Spagna, ma restavano ancora tre potenti avversari : l’Inghilterra,l’Austria e la Russia, senza contare i minori stati italiani. Si decise di invadere l’Austria con due eserciti, mentre un terzo diretto dal Generale Napoleone Bonaparte avrebbe dovuto tenere impegnate in Italia gli eserciti austriaci e sabaudi. Sarà proprio questo esercito male armato e male organizzato a svolgere un ruolo determinante. L’esercito era diventato la roccaforte della tradizione giacobina e con la coscrizione obbligatoria si era trasformato da mercenario in “patriota”. Questo gli dava una marcia in più rispetto a molti eserciti rivali. Napoleone Bonaparte, nato ad Ajaccio in Corsica da una famiglia di dubbia nobiltà corsa. Era divenuto ufficiale di artiglieria prima della rivoluzione dell’89 e successivamente si era messo in luce nella difesa della Convenzione dalla rivolta dei sanculotti. Si accostò ai giacobini e partecipò alla riconquista delle città ribelli federaliste dove dimostrò grandi doti di stratega ed eccezionali qualità militari. Sposò la vedova di un generale ghigliottinato, Giuseppina Beauharnais che lo mise nelle grazie di un influente membro del governo il quale gli affidò la difesa del Direttorio contro la minaccia dei realisti. Sotto la guida di Napoleone, il suo esercito male organizzato e ancor peggio equipaggiato, cambiò volto anche sotto la promessa delle ricche prede da saccheggiare nelle fertili pianure d’Italia e con grande vigore costrinse l’esercito di Vittorio Amedeo III ad abbandonare la coalizione e cedere alla Francia Nizza e la Savoia nelle quali fare delle basi per le successive operazioni contro l’Austria. Liberatosi dei Savoia il Bonaparte potè concentrarsi sugli Austriaci costringendoli ad abbandonare Milano e Mantova e dirigendosi indisturbato contro gli Stati dell’Italia settentrionale e centrale (ducati di Parma e Modena, Repubbliche di Genova e Lucca, Stato della Chiesa) che furono razziate delle loro opere d’arte e sottoposte a pesanti contributi di denaro come “prezzo per la liberazione”. La controffensiva austriaca non si fece attendere, ma non sortì alcun effetto positivo, anzi si risolse in altrettante vittorie francesi che costrinsero gli Austriaci a sconfinare nella Repubblica Veneta dove incurante della neutralità della serenissima Napoleone li inseguì. Cadde così ingloriosamente l’antica Repubblica Veneta, dopo aver assistito alla devastazione del proprio territorio. Le vittorie di Bonaparte causarono alla struttura politica e territoriale della vecchia Italia settecentesca dei grandi sconvolgimenti. Stati antichi scomparsi tra l’entusiasmo delle minoranze giacobine e l’indignazione dei conservatori. Ben presto le gioie e le speranze degli spiriti liberali di questi stati dovranno placarsi, quando diverrà palese l’intento imperialista del Bonaparte il quale perseguiva esclusivamente i propri fini politici ovvero crearsi un potere personale da contrapporre al Direttorio. Sotto il suo patronato nacque infatti la Repubblica Cispadana (territori di modena, reggio, bologna e ferrara) e al di là del Po, nella Lombardia “liberata” sorse la Repubblica Transpadana, che più tardi unita alla cispadana costituirà la Cisalpina. Sulle ceneri della Serenissima invece sorgeva la Repubblica Democratica Veneta. Questi nuovi organismi, legati alle sorti del conflitto, potevano essere spazzati via dalla controffensiva austriaca, ma l’esito ancora favorevole a Bonaparte allontanava dall’Italia la minaccia di una restaurazione. Ma proprio quando il generale sembrava pronto a liberare tutta l’Italia, si fermò e con la pace di Campoformio cedette gran parte dei territori della Rep. Dem. Veneta e la stessa Venezia all’Austria in cambio del Belgio e della Lombardia. Indicibile la delusione dei patrioti italiani come è possibile notare già dai primi versi de “le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo. Napoleone appariva dunque per quello che era realmente : un conquistatore. Quasi per compensare i patrioti italiani unificò la Transpadana e la Cispadana con le residue terre veneziane dando vita alla Repubblica Cisalpina che ad alcuni parve il primo nucleo di uno stato Italiano : disponeva di un proprio esercito, una propria bandiera, uno spazio economico sufficientemente vasto. Dopo la pace di Campoformio restava in guerra con la Francia solo l’inghilterra e data la difficoltà di affrontarla sul suo territorio si pensò di colpirla nei suoi interessi marittimi e coloniali allestendo una spedizione in Egitto. Per la spedizione sollecitata dai ceti commerciali che speravano di trarne forti guadagni il Direttorio scelse il generale Bonaparte allontanando dalla Francia la sua scomoda figura divenuta ormai troppo famosa. Napoleone non ebbe problemi a sbaragliare l’esercito dei Mamelucchi in Egitto, ma l’ammiraglio inglese Horatio Nelson distrusse la flotta navale francese nella baia di Abukir bloccando l’esercito in Egitto. Dagli studi che Napoleone sollecitò in tale occasione sulla “Stele di Rosetta” nacque l’Egittologia. Nel frattempo una nuova coalizione anti-francese tra Inghilterra, Russia Austria, Impero Ottomano e Regno di Napoli riportava diverse vittorie in Italia. La Repubblica Partenopea sorta dopo la fuga di Ferdinando IV di Borbone, sostenuta dalle più fertili e illuminate menti italiane, invano resistette e combattè autonomamente contro l’esercito austro-russo prima di capitolare. Tristemente famosa in questa vicenda fù l’opera delle Bande Sanfediste : migliaia di contadini ignoranti divisi in bande, sobillati dall’esercito del Re borbonico, combatterono contro i giacobini napoletani, decretarono la fine della Repubblica ripristinando il trono del Re Ferdinando IV. Quest’ultimo rimangiandosi la parola presa secondo la quale avrebbe lasciato i patrioti liberi di abbandonare il paese, li imprigionò e li fece giustiziare. Le disfatte subite dagli eserciti in Italia ad opera degli Austro-Russi screditarono il Direttorio cosicché Napoleone colse il momento propizio per lasciare di soppiatto l’Egitto e dirigersi a Parigi, dove appoggiato dalla Borghesia, sempre più sicura che nelle mani dell’esercito dovesse stare l’avvenire della classe dirigente borghese, lo appoggiò nel colpo di stato del 18 Brumaio (9 novembre 1799) che decretò la fine del Direttorio e l’inizio della dittatura di Napoleone. Una nuova costituzione velocemente elaborata assegnava il potere esecutivo ad un consolato composto da tre persone (primo dei tre consoli era napoleone), il legislativo era assicurato alla ricca borghesia tramite un sistema di collegi e consigli, quello giudiziario a un corpo di magistrati scelti dal primo console da una lista di notabili. Si poneva quindi fine alle autonomie locali e si tornava ad un sistema autoritario ed accentratore. I mercati francesi accolsero positivamente il cambiamento come dimostrò il rialzo positivo della Borsa di Parigi. Per convalidare il proprio potere con un successo militare che riscattasse le sconfitte subite durante il Direttorio, Napoleone sconfisse gli Austriaci costringendoli ad abbandonare il Belgio e l’italia Settentrionale. Fu “risuscitata” la Repubblica Cisalpina che prese il nome di “Repubblica Italiana” del quale Napoleone assunse la presidenza. Dopo la sconfitta degli Asburgo, anche gli inglesi , stanchi delle guerre e desiderosi di iniziare gli scambi commerciali con i nuovi stati, deposero le armi. Napoleone volle ulteriormente consolidare il suo potere personale stabilendo un concordato con la Santa Sede : in cambio del riconoscimento del Cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi, il papato rinunciava ai territori incamerati dalla rivoluzione. Sicuro della fedeltà dell’esercito, della polizia, della borghesia alla quale oltretutto aveva attenuato le imposte e per la quale aveva attuato una politica protezionistica per la nascente industria, volle divenire di diritto oltreché di fatto padrone della Francia e , calpestando la costituzione da lui stesso redatta, si fece prima proclamare “Console a vita” e successivamente Imperatore dei francesi con il titolo di Napoleone I. Tramontava la repubblica e nasceva l’impero. Un anno dopo anche la Repubblica Italiana si trasformava in Regno D’Italia sotto la corona di Napoleone. Concedendo con tre plebisciti la loro fiducia a Napoleone, i Francesi speravano da lui la restaurazione dell’ordine e della pace, così non fù e non poteva essere. Il Bonaparte infatti non aveva un obiettivo politico ben definito e realizzabile, ma inseguiva il sogno di costituire una grande federazione di stati intorno alla Francia facendo di Parigi la capitale d’Europa. Egli quindi riprese la sua ambiziosa politica espansionistica cercando di penetrare in Egitto e Siria minacciando così l’accesso dell’inghilterra ai suoi domini coloniali nelle Indie e successivamente precludendole il libero commercio con gli stati vassalli (politica del Blocco continentale) Non potendo affrontare l’Inghilterra sul campo marittimo ove ella si trovava in indiscusso vantaggio (nonostante avesse anche premeditato lo sbarco di un esercito attraverso la manica), Napoleone volle colpirla nei suoi interessi economici imponendo il cosiddetto “Blocco continentale” proclamato nel 1806 che consisteva nell’assoluto divieto agli stati vassalli e agli stati amici di intraprendere rapporti commerciali di qualsiasi tipo con l’inghilterra (importazioni ed esportazioni). Così facendo il Bonaparte voleva contemporaneamente paralizzare il commercio inglese e potenziare l’industria francese che avrebbe dovuto provvedere alle richieste di manufatti non importabili dall’Inghilterra. Se l’industria Francese si avvantaggiò dall’esclusione dei manufatti inglesi, i paesi vassalli dal canto loro riportarono danni ingentissimi per l’impossibilità di esportare le loro materie prime e i loro prodotti, ad esempio la russia aveva nell’inghilterra il suo principale mercato per il legname. Il blocco continentale si rivelò quindi un arma a doppio taglio tanto che Napoleone fù costretto a reprimere vivaci reazioni negli stati satelliti già oppressi dall’enorme pressione fiscale a beneficio della Francia, la stessa Francia risentiva di non poter esportare i suoi vini in Inghilterra che era il suo principale mercato. La geografia europea nel periodo post napoleonico non era stabile e talvolta l’imperatore provvide ad annettere o separare a tavolino i territori delle sue conquiste. Anche sul piano delle regnanze, il Bonaparte sostituiva arbitrariamente i sovrani legittimi con suoi fratelli o familiari. (tra cui il Regno di Napoli al fratello Giuseppe e quando questi divenne Re di Spagna, al cognato Gioacchino Murat). Ovunque arrivasse napoleone crollavano i vecchi sistemi, non vi erano più aristocrazie e clero onnipotenti, né schiavi ed ebrei ai margini della società, sparivano le disuguaglianze sociali e si sviluppavano le attività attorno all’intraprendente borghesia. Nonostante i progressi, riconoscibili ovviamente ora a posteriori, molti intellettuali che in primis accolsero i Francesi come liberatori, si volsero contro di loro. I primi gruppi di resistenza furono costituiti da giacobini quindi di ispirazione democratica, a questi si affiancarono successivamente altri gruppi di ideologie differenti che è possibile cogliere in quel complesso movimento culturale che va sotto il nome di Romanticismo. Si diffondono in questo periodo società segrete contro il dispotismo napoleonico e in generale contro ogni assolutismo. La più famosa in Italia fù la Carboneria, ma anche l’Adelfi facente capo a quel Buonarroti fuggito dalla “Congiura degli Uguali”. Accanto all’opposizione intellettuale è importante notare che vi fu un’altra pericolosa opposizione : quella delle masse popolari. La partecipazione volontaria del popolo alla guerra fù un fenomeno nuovo nella storia dell’Europa e formò degli eserciti fieri e decisi, pronti a morire per i loro ideali. Il segnale della riscossa anti-napoleonica si ebbe in Spagna quando Napoleone depose Carlo IV, fece rinunziare ai diritti di successione il principe ereditario Ferdinando, e assegnò la corona al fratello Giuseppe. Gli spagnoli iniziarono una dura guerra per bande per scacciare El Rey Intruso . Si trattava di una guerriglia fatta di imboscate e sabotaggi, ai quali corrisposero cruente rappresaglie. Napoleone consumo in Spagna oltre 100.000 uomini senza riuscire a sedare definitivamente la rivolta. Salì al trono quindi il legittimo Ferdinando IV e la borghesia, attiva nelle rivolta chiese e ottenne la Costituzione di Cadice ispirata ai principi delle idee ugualitarie dell’89 francese. Ma questa costituzione ebbe vita breve perché osteggiata dall’aristocrazia e perfino dalle masse popolari troppo ignoranti per rendersi conto del suo valore, venne presto e volentieri cancellata da Ferdinando IV. All’insurrezione in Spagna seguì qualche anno dopo quella in Russia. Quest’ultima si era alleata con la Francia poiché il Napoleone aveva lasciato intendere allo Zar Alessandro I che si sarebbe potuta spartire l’Europa in due sfere di influenza : una francese e una russa. Ma dopo che Bonaparte diede vita al Granducato di Varsavia lo Zar divenne sospettoso e per paura di un suo voltafaccia, Napoleone concepì un’impresa titanica : armò un esercito di 600.000 uomini (300.000 francesi i restanti coscritti dagli stati vassalli) e invase la Russia. Lo Zar attuò una tattica adottata nel ‘600 contro gli svedesi : indietreggiò lasciando dietro sé solo terra bruciata. L’esercito francese dopo dure perdite arrivò a Mosca e la trovò deserta e in fiamme, invano Napoleone attese che venne richiesta la pace, quindi fu costretto a battere in ritirare per l’avvicinarsi del rigidissimo inverno russo. Esposto al freddo e alla guerriglia durante il ritorno, l’esercito fu decimato e dei 600.000 uomini ne tornarono solo 20.000! In Germania il sentimento nazionale destato dagli scritti del Fitche (“discorsi sulla nazione tedesca”) spinse i Prussiani a passare contro i francesi. Qui la rivolta assunse un carattere diverso poiché non si trattava di un’istintiva reazione ai soprusi, ma la lucida consapevole espressione di un popolo nuovo che trascinava nella sua “liberazione” anche il suo sovrano ancora perplesso e indeciso. Sul campo di Lipsia Napoleone non trovò più il vecchio esercito prussiano, ma soldati rivoluzionari che combattevano con un ardore differente da quello mercenario. Fu per questo che Napoleone per la prima volta fu battuto in una battaglia campale, accanto all’esercito francese vi erano i popoli di tutta europa : autriaci, russi, inglesi, sassoni, svedesi, italiani. Tutti videro che Napoleone non era imbattibile. La sconfitta a Lipsia fece precipitare la crisi dell’Impero. Napoleone toccò il culmine della sua gloria nel 1810 quando divorziato dalla Beauharnais si risposò con Maria Luisa d’Austria della casa d’Asburgo dalla quale ebbe un figlio salutato dal padre come Re di Roma. Ma da allora si sentivano i primi segni della crisi : il fratello Luigi volle rinunciare al trono pur di non avallare la politica del “blocco continentale” che stava portando l’Olanda alla miseria, e il Murat, cognato del Napoleone si oppose alle direttive da lui imposte per il Regno di Napoli. Anche in Francia si notavano i segni della rovina : il blocco continentale generava carenze di materie prime in diverse fabbriche e di conseguenza diminuita produzione e disoccupazione. Anche la forte diserzione della coscrizione obbligatoria : circa 250.000 su un milione era un chiaro sintomo della decadenza imminente dell’impero napoleonico, ma bisognò attendere che le truppe dei paesi coalizzati arrivassero alle frontiere della Francia perché il dissesto si manifestasse apertamente. La sconfitta di Lipsia e il crollo delle posizioni francesi in germania determinò una sesta coalizione anti-francese che vide schierati tutti i suoi nemici. Nonostante Napoleone difendesse strenuamente palmo a palmo la francia, Parigi fu occupata dai Russi e Prussiani. A questo punto furono gli stessi generali francesi ad imporre a Napoleone l’abdicazione e ad avallare la restaurazione della Monarchia nella persona del fratello del defunto decapitato Luigi XVI che salì al trono col nome di Luigi XVII. I governi alleati accordarono a Napoleone, quasi per irrisione la sovranità dell’isola d’Elba, una relegazione più che un regno vista la costante presenza di navi inglesi in quei mari. Col crollo dell’impero francese crollarono anche gli stati satelliti italiani tranne il Regno di Napoli sotto la corona del Murat che era passato all’ultimo momento in opposizione al cognato. La carriera politica di Napoleone sembrava ormai terminata, ma la notizia che la restaurazione del monarca aveva generato un malcelato malcontento gli fece balenare la possibilità di fare un colpo di stato e riprendere il potere. Lasciata l’isola clandestinamente approdò sulle coste francesi e radunò un migliaio di fedeli. Saputo della sua presenza gli vennero inviati contro degli eserciti, ma grazie al suo ascendente e al suo carisma li convinse a passare dalla sua parte. Lo spirito rivoluzionario e patriottico prese nuovamente vita e il sovrano fu costretto ad abbandonare Parigi. Ebbero così inizio i cento giorni che conclusero drammaticamente la carriera politica e militare di Napoleone Bonaparte. Giunta notizia del suo colpo di stato, gli stati europei costituirono immediatamente una coalizione (settima) e nonostante Napoleone si fosse sforzato di allacciare trattative diplomatiche atte a rassicurare sulle sue intenzioni pacifiche, fu mosso in guerra sul campo di Waterloo (oggi in Belgio) dove sconfitto per l’ultima volta si consegnò agli inglesi che lo relegarono nell’isola di Sant’Elena in pieno Oceano Atlantico, mille miglia lontano dalla costa Africana dove si spense 6 anni dopo. Al crollo di Napoleone seguì anche quello del cognato Murat che durante i 100 giorni aveva dato appoggio al restaurato imperatore. Al posto del Murat, nel regno di Napoli tornarono i Borboni. Invano, come il cognato, alcuni mesi dopo tentò di riprendere in mano il regno, ma fu catturato e fucilato. Il dominio di Napoleone rappresenta un avanzamento per tutti quei popoli che dovettero subire il suo giogo. Se sul piano economico, gli stati vassalli furono sfruttati a vantaggio dell’economia francese, sul piano giuridico, civile e sociale, le popolazioni d’europa ricevettero dalla dominazione francese notevoli vantaggi. Il codice Napoleonico che garantiva l’abolizione dei diritti feudali, l’abbattimento delle barriere doganali, l’uguaglianza di fronte alla legge e al fisco, e altre deliberazioni liberali, pur essendo stato promulgato in Francia era esteso anche agli stati cosiddetti vassalli. Si aggiunga anche che ogni paese controllato dalla Francia ricevette moderne strutture amministrative, un’efficiente burocrazie, una nuova ufficialità di origine plebea mentre veniva assicurata la laicità dello Stato che finalmente era privato da ogni ingerenza della Chiesa. La stassa coscrizione militare obbligatoria sarebbe servita per formare un popolo in grado di difendere le proprie libertà e i propri diritti. Tra i meriti che si debbono dare a Napoleone il primo è forse quello di avere favorito in Europa l’ascesa della borghesia ovvero di quella classe che costituiva la forza progressista, la sola che aveva un programma di costruzione organica della società. E’ vero che Napoleone subordinò l’economia dei paesi satelliti agli interessi francesi, ma lo stesso predominio francese contribuì a risvegliare e far maturare le forze borghesi di tutto il continente e fu proprio la borghesia che determinò, ancor prima degli eserciti coalizzati, il crollo stesso del regime napoleonico.