UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA REGIONE SICILIANA Assessorato Regionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale Dipartimento Regionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale Unione Europea Fondo Sociale Europeo Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali SICILIA FONDO SOCIALE EUROPEO PROGRAMMA OPERATIVO 2007-2013 "Investiamo per il vostro futuro" UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI DIPARTIMENTO DI FISICA ED ASTRONOMIA Master Universitario di II livello in MONITORAGGIO DELLE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI E RISCHIO AMBIENTALE PROGETTO CIP n. 2007.IT.051.PO.003/IV/12/F/9.2.14/1368 - CUP n. E65C10000850009 Direttore: Prof. Antonio Triglia LE RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI IN OSPEDALE: LA IORT IN SALA OPERATORIA E I CEM NEI REPARTI DI TERAPIA FISICA E NEONATOLOGIA GIUSEPPINA SPITALERI Tutor: Dott. A. Grasso Dott.ssa G. Scandurra A.R.N.A.S. Garibaldi Catania Prof. S. Lo Nigro Università degli Studi di Catania A.A. 2010-2011 Catania - luglio 2012 INDICE ELENCO DELLE FIGURE…………………………………………………. i ELENCO DELLE TABELLE………………………………………………..ii SOMMARIO……………………………………………………………...iii 1. VALUTAZIONE DEI RISCHI PRESSO L’AZIENDA OSPEDALIERA “GARIBALDI”……………………………………………………….1 1.1. Sorgenti di radiazioni ionizzanti………………………………..1 1.2. Sorgenti di radiazioni non ionizzanti…………………………...7 1.3. Principi della radioprotezione e la normativa…………………14 2. LA IORT E LE MISURE DI RADIOPROTEZIONE……………………..23 2.1. La radioterapia intraoperatoria………………………………...23 2.2. Il Liac………………………………………………………….25 2.3. La sicurezza e la radioprotezione……………………………...27 2.4. Valutazioni dosimetriche……………………………………...38 2.5. Conclusioni……………………………………………………42 3. CEM NEI REPARTI DI TERAPIA FISICA E NEONATOLOGIA…………45 3.1. Introduzione…………………………………………………...45 3.2. Sorgenti di emissione ad alta frequenza: la Radarterapia……..46 3.3. Sorgenti di emissione a basse frequenze: cullette termiche…...49 3.4. Procedure operative e misure di sicurezza…………………….51 3.5. Informazione e formazione dei lavoratori……………………..53 3.6. Metodica di campionamento…………………………………..54 3.7. Riferimenti normativi………………………………………….55 3.8. Analisi dei risultati…………………………………………….61 3.9. Conclusioni……………………………………………………63 BIBLIOGRAFIA APPENDICE : DEFINIZIONI QUADRO NORMATIVO A1 : Norme per la popolazione A2 : Norme per i lavoratori ELENCO DELLE FIGURE FIGURA 2.1. Struttura mobile del Liac……………………………….25 FIGURA 2.2 Armadio di controllo…………………………………...26 FIGURA 2.3. Schermo emivalente……………………………………32 FIGURA 2.4. Schermo decivalente……………………………………32 FIGURA 2.5. Scudo assorbitore………………………………………33 FIGURA 2.6 Andamento della radiazione da frenamento del Liac senza schermi………………………………………………….34 FIGURA 2.7. Effetti della schermatura sull’andamento della radiazione.34 FIGURA 2.8. Effetti della schermatura sull’andamento della radiazione.35 FIGURA 2.9. Segnaletica……………………………………………...37 FIGURA 2.10. Segnaletica……………………………………………...37 FIGURA 2.11. Misure davanti l’armadio di controllo IORT …………..39 FIGURA 2.12. Camera a ionizzazione………………………………….39 FIGURA 2.13. Mappa con riportati i punti di misura……………………40 FIGURA 3.1. Microradar plus…………………………………………47 FIGURA 3.2. Misuratore di cem con sonda mod.EP330…………….. 49 FIGURA 3.3. Culletta termica con all’interno sonda mod.EHP50C….50 FIGURA 3.4. Segnaletica ………………………………………………52 i ELENCO DELLE TABELLE TABELLA 1.I Limiti di dose………………………………………..16 TABELLA 1.II. Valori di azione……………………………………...19 TABELLA 1.III. Limiti per le radiofrequenze e le microonde………...20 TABELLA 2.I Energia 6Mev………………………………………..40 TABELLA 2.II. Energia 8 Mev……………………………………….41 TABELLA 2.III. Energia 10 Mev……………………………………...41 TABELLA 2.IV. Energia 12 Mev……………………………………...42 TABELLA 3.I. Misure di campo perturbato…………………………62 ii Sommario Il tema dell’impatto ambientale e degli effetti sulla salute delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti è certamente di rilevante attualità, non soltanto per la valenza scientifica ma anche per la sensibilità con la quale tale argomento è trattato dall’opinione pubblica, per le preoccupazioni e spesso le paure della popolazione nei confronti delle tecnologie che generano campi elettromagnetici e radiazioni ionizzanti. Negli ultimi decenni i livelli di esposizione a campi elettromagnetici e soprattutto alle radiazioni ionizzanti in ambito ospedaliero sono aumentati con continuità e in misura considerevole; nel contempo è andata anche aumentando la diffusione di tali esposizioni tra i lavoratori e la popolazione in generale. Ciò ha portato i paesi più industrializzati a svolgere una vasta attività di ricerca, volta alla definizione dei meccanismi biofisici d’interazione e alla descrizione dei principali effetti biologici e sanitari: sui risultati della ricerca è stato possibile poi basare la scelta dei limiti di esposizione appropriati per gli ambienti di vita e di lavoro. Obiettivo di tale tesi è stato quindi quello di offrire alcune informazioni sulla sicurezza e prevenzione possibili e sul quadro normativo dei rischi a cui sono sottoposti la popolazione e gli operatori in determinati reparti dell’ospedale Garibaldi di Catania. Sono stati trattati, quindi, dal punto di vista radio protezionistico, alcuni dei rischi da radiazioni che avrebbero potuto presentarsi nei reparti di terapia fisica e di neonatologia per campi elettromagnetici generati dai macchinari presenti in essi, e sono stati poi monitorati i locali della sala operatoria, all’interno della quale radiazioni ionizzanti vengono somministrate, ad alte dosi e in un’unica somministrazione, nel corso di particolari interventi chirurgici (IORT ovvero radioterapia intraoperatoria) durante trattamenti di neoplasie. Dal presente lavoro è emerso che sia i lavoratori che la popolazioni sono sottoposti a valori e concentrazioni che rientrano notevolmente nei limiti di attenzione dettati dalle normative di riferimento e quindi uno degli obiettivi principali del mondo scientifico dovrebbe essere quello di trovare il modo di bilanciare le esigenze di trasparenza ( in nome della quale dovrebbero essere comunicati tempestivamente i dati anche di singole ricerche), con quella di evitare indebiti allarmismi seguiti da una scarsa informazione. iii CAPITOLO 1 VALUTAZIONE DEI RISCHI PRESSO L’AZIENDA OSPEDALIERA “GARIBALDI”,CATANIA 1.1 Sorgenti di radiazioni ionizzanti [1] Un rischio fisico importante nel settore sanitario è quello d’esposizione a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, utilizzate per una prolungata e non protetta attività a scopo diagnostico, terapeutico o di disinfezione. Le radiazioni ionizzanti sono delle particelle e delle onde elettromagnetiche con energia sufficientemente elevata tale da far emettere ad un atomo uno o più elettroni alterando la loro neutralità elettrica (che consiste nell'avere un uguale numero di protoni e di elettroni).Gli atomi si caricano elettricamente e si ionizzano. L’esposizione a tali radiazioni può determinare gravi danni fino alla morte cellulare, ecc... I tipi di radiazioni ionizzanti sono: raggi α, particelle costituite da nuclei di elio (2 neutroni e 2 protoni) e dannosi solo se emessi entro il corpo umano. In tal caso possono creare gravi danni per la grande forza di ionizzazione posseduta – , negativi) e raggi β, flussi di particelle costituite da elettro + da positroni (β , positivi) emessi da un nucleo che si disintegra e se emessi entro il corpo umano sono sempre dannosi. Se emessi da una sorgente esterna sono dannosi solo per gli organi, in pratica, a meno di 1 cm dalla cute raggi γ, onde elettromagnetiche di alta energia, come la luce, e non di natura corpuscolare come i raggi alfa e beta e sempre pericolosi, anche se emessi da sorgenti esterne al corpo umano raggi X, radiazioni elettromagnetiche simili ai raggi gamma, ma di energia e frequenza minore (quindi di lunghezza d'onda maggiore: 10-11 - 10-9 metri) e pericolosità elevata, ma inferiore a quella dei raggi gamma, inoltre la sorgente è sempre esterna al corpo umano e cessa le sue emissioni una volta che questa è spenta. 1 raggi cosmici, nuclei atomici, elettroni, positroni e raggi gamma (raggi cosmici primari) o sciami fotoni-elettroni (raggi cosmici secondari) e la loro scarsa presenza li rende del tutto innocui radon, gas sprigionato da minerali radioattivi presenti sulla crosta terrestre ed in alcuni materiali da costruzione. Infiltrandosi negli ambienti interrati diventa la fonte di emissione di particelle alfa e di raggi gamma. Questi elementi liberi nell'aria entrano nell'organismo tramite la respirazione, danneggiando i tessuti interni (nell’A.S.L. CN2 negli anni 2002-2003 ne è stato eseguito il monitoraggio i dati emersi sono risultati largamente inferiori ai livelli di azione indicati dalla normativa vigente) L’esposizione può essere ridotta basandosi su tre fattori fondamentali in radioprotezione: distanza: maggiore è la distanza dalla sorgente di radiazione, minore è l’esposizione tempo: meno tempo si trascorre vicino alla fonte di radiazione, minore è l’esposizione protezioni: il tipo di protezione personale da usarsi dipende dal tipo di radiazioni emesse dalla sorgente Per garantire condizioni di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori l’Azienda provvede alla: sorveglianza fisica affidata agli esperti qualificati che sulla base della valutazione del rischio predispongono la delimitazione delle zone lavorative a rischio, il controllo e l’esame dei mezzi di protezione, la valutazione delle esposizioni, ecc sorveglianza medica affidata al Medico Autorizzato (categoria A e B) per l’esecuzione di visite mediche, indagini specialistiche e di laboratorio, provvedimenti e disposizioni sanitarie,ecc. e al Medico Competente (categoria B) Vengono di seguito sinteticamente e semplicemente descritti i costituenti comuni delle apparecchiature radiologiche utilizzate in radiodiagnostica con particolare riferimento a quegli aspetti più 2 direttamente connessi alla radioprotezione degli operatori addetti al loro funzionamento. L’attività radiologica: è possibile descrivere i meccanismi alle base del rischio legato alle attività che comportano l’utilizzo di apparecchiature radiologiche. È pertanto possibile riferirsi alle seguenti fonti di rischio, riassunte in ordine di importanza: fascio primario radiazione diffusa radiazione di fuga Fascio primario: si intende il fascio di raggi X emergente dal collimatore. La sua intensità dipende di gran lunga in maniera lineare dalla corrente o dal tempo di esposizione o dal carico applicato al tubo radiogeno (mA, s, mAs). Radiazione diffusa: si intende il campo di radiazioni generato dall’interazione del fascio primario con il paziente; è un campo che si propaga in tutte le direzioni anche se non in modo uniforme. È di gran lunga meno intenso del fascio primario ma in tutte le attività radiologiche che comportano la necessità di stazionare in prossimità del paziente durante l’erogazione raggi risulta la fonte di rischio più rilevante; la sua intensità dipende dall’intensità del fascio primario, dalla distanza, dalle dimensioni del campo irradiato, dalla direzione considerata, dalla tensione applicata al tubo radiogeno. Radiazione di fuga: Il fascio di raggi X prodotto all’interno del tubo radiogeno viene emesso in tutte le direzioni ma per esigenze pratiche si ha la necessità di collimare e orientare il fascio in una precisa direzione: a tale scopo i tubi radiogeni vengono impiegati in “guaine” o “cuffie”che hanno lo scopo di evitare la dispersione di raggi X. Si definisce quindi radiazione di fuga la radiazione emergente dalla cuffia. La radioprotezione in attività radiologica viene assicurata soprattutto dalla presenza di idonee schermature nelle sale in cui sono collocate le apparecchiature; le schermature vengono dimensionate in funzione dei materiali utilizzati (cemento, mattoni, piombo), in relazione al numero d’esami effettuati, alla destinazione d’uso dei locali confinanti e al loro grado di occupazione. La sala radiologica, normalmente classificata zona controllata, è indicata oltre che dall’apposita segnaletica, anche da un dispositivo luminoso che lampeggia durante l’emissione raggi. Le zone adiacenti alla zona controllata possono essere classificate zona sorvegliata o non essere classificate, in funzione dell’intensità dei campi 3 di radiazione presenti in tali zone. È obbligatorio per gli operatori addetti l’uso dei dosimetri personali e degli eventuali dispositivi di protezione individuali assegnati( camici piombiferi, guanti attenuatori, collari e occhiali anti-X) in relazione alle mansioni svolte. La Tomografia Computerizzata (TC) : tale sistema permette di ottenere la ricostruzione della sezione di una zona anatomica di interesse tramite un fascio collimato emesso da un tubo a raggi X in rotazione attorno all’asse del paziente. Le radiazioni emergenti vengono raccolte da una serie di rivelatori il cui segnale è inviato ad un computer che, tramite appositi algoritmi matematici, ricostruisce in una matrice numerica i valori di densità dei tessuti attraversati dai raggi X. Tali valori vengono poi convertiti in una scala di tonalità di grigi e rappresentati sotto forma di immagini su un monitor. La sezione TC è costituita da una sala di controllo e da una sala d’esame. Nella sala d’esame, durante l’emissione raggi, deve essere presente solo il paziente; in caso di necessità di stazionamento in sala durante l’esame dovranno obbligatoriamente essere utilizzati i dispositivi di protezione individuale disponibili e si dovrà stazionare di fianco al gantry. Anche in questo caso la radioprotezione in attività TC viene assicurata soprattutto dalla presenza di schermature idonee. Radioscopia e radiologia interventistica: i raggi X utilizzati come ausilio alla diagnostica medica consentono di ottenere non solo immagini statiche (grafia), ma anche di valutare l’evoluzione dinamica del mezzo di contrasto introdotto nel corpo del paziente oppure di guidare il medico durante interventi chirurgici o procedure endoscopiche. Grazie all’introduzione degli intensificatori di brillanza, è stato reso possibile ridurre drasticamente l’intensità del fascio incidente e di conseguenza la dose al paziente e agli operatori. Durante le procedure speciali, la radioprotezione viene assicurata dalla presenza di idonee schermature nelle sale in cui sono collocate le apparecchiature. Le schermature vengono dimensionate in funzione dei materiali utilizzati e in relazione al numero di esami effettuati. Nel caso in cui il personale abbia la necessità di restare in prossimità della fonte radiogena, la sua protezione deve essere assicurata tramite l’utilizzo di schermi mobili, se possibile, e/o di dispositivi di protezione individuale: camici piombiferi, guanti. Dipendentemente dal tipo di attività svolta e dall’entità del rischio può o meno essere prescritto l’uso 4 dei dosimetri personali e possono inoltre essere prescritti dosimetri per la valutazione della dose assorbita dalle estremità e dal cristallino. Per proteggere i pazienti, invece, deve essere limitato il tempo di scopia allo stretto necessario, devono essere usati grembiulini protettivi in piombo per schermare in particolare gli organi riproduttivi quando il fascio primario è orientato in prossimità delle gonadi. Medicina nucleare: essa si occupa dello studio della morfologia e della funzionalità di alcuni organi del corpo umano, utilizzando sorgenti γ emittenti non sigillate. L’esame scintigrafico viene effettuato somministrando al paziente, principalmente per via endovenosa, una sostanza radioattiva legata ad un composto chimico (tracciante) diverso a secondo dell’organo che si desidera studiare. I radionuclidi più comunemente usati sono 99Tc, 131I e 18 F. Alla base della formazione di un’immagine scintigrafica è la possibilità, accostando al corpo del paziente un rivelatore, di rivelare i fotoni emessi dalla sostanza somministrata; i segnali prodotti dal rivelatore, opportunamente processati da un sistema elettronico, forniscono a video l’immagine della distribuzione del tracciante. L’insieme costituito dal rivelatore e dal sistema elettronico di elaborazione del segnale viene chiamato gamma camera. Per quanto riguarda la protezione dei lavoratori, in un servizio di Medicina Nucleare si fonda in larga misura su accorgimenti progettuali: sistemi di ventilazione che garantiscono adeguati ricambi d’aria un locale apposito per la manipolazione dei radionuclidi (camera calda) pavimenti a sguscio e superfici lavabili per facilitare le operazioni di decontaminazione percorsi differenziati in ingresso e in uscita dal reparto e una zona di decontaminazione adeguata strumentazione di monitoraggio della contaminazione superficiale (monitor mani-piedi, monitor per contaminazioni superficiali) un deposito per lo stoccaggio e il decadimento di rifiuti liquidi e solidi radioattivi, prima del loro smaltimento 5 Gli operatori sono comunque esposti alla irradiazione esterna e alla possibilità di contaminazione interna. Irradiazione esterna dovuta principalmente alle seguenti attività: preparazione della attività da somministrare: l’operatore lavora inserendo le braccia in una cella completamente schermata con piombo e vetro piombifero; le mani sono la parte del corpo esposta; somministrazione del tracciante al paziente: la siringa utilizzata dal medico è schermata ma solo in parte; assistenza al paziente Contaminazione interna si può verificare: durante la manipolazione per inalazione o per contaminazione cutanea in seguito a comportamenti inadeguati: ad esempio portarsi le mani alla bocca e mangiare e bere negli ambienti esposti a contaminazione; Ai fini dai rischi di irradiazione esterna è necessario che vengano utilizzate tutte le schermature strutturali presenti nel servizio: cella di manipolazione in camera calda, barriere fisse e mobili. È indispensabile utilizzare tutti i dispositivi disponibili e in particolare gli schermi di piombo per le siringhe, per i flaconi contenenti traccianti e per i contenitori di rifiuti. Le attività di Medicina Nucleare comportano l’inevitabile produzione di rifiuti radioattivi di tipo solido: siringhe, provette, materiale di medicazione, etc. In generale si tratta di materiale prevalentemente “a perdere”, contaminato da sostanze radioattive a breve tempo di dimezzamento; materiale contaminato non “a perdere”(ad esempio biancheria) può essere riutilizzato dopo adeguate procedure di decontaminazione e/o dopo un tempo sufficiente a consentire il decadimento della sostanza radioattiva a livelli trascurabili. I principali rifiuti liquidi sono invece: residui di soluzioni somministrate, costituiti da piccoli volumi con attività inferiore al centinaio di MBq; 6 acque utilizzate per il lavaggio di vetrerie o altri oggetti contaminati; acque di lavaggio di biancheria contaminata; escreti di pazienti, di solito raccolti in apposite vasche di decantazione; La Pet: la tomografia ad emissione di positroni consente di misurare la concentrazione di traccianti radioattivi nell’organo in esame e di ricostruire immagini di sezioni dell’organo stesso in termini di distribuzioni di concentrazione del radio tracciante. La pet utilizza radionuclidi emittenti positroni (decadimento β+) e rileva le radiazioni γ da 511 keV emesse a 180° in seguito all’annichilazione del positrone con un elettrone. Un sistema di coppie di rivelatori opposti permettono la rivelazione dei γ emessi in coincidenza ed il segnale viene inviato ad un computer per il trattamento dei dati per la creazione di immagini tomografiche. Per quanto riguarda le norme di radioprotezione: se prescritti, assicurarsi di portare i dosimetri personali; in zona controllata è vietato mangiare, bere e fumare; all’uscita eseguire il controllo della contaminazione personale con l’apposito strumento di misura; durante l’esame non rimanere in prossimità del paziente; La IORT(IntraOperative RadioTherapy): una delle tecniche speciali più utilizzate oggi nella cura dei tumori è la radioterapia intraoperatoria, che ha l’obiettivo di distruggere tutte le cellule di una neoplasia e ottenere la guarigione del paziente. La metodica, detta IORT, consiste di somministrare le radiazioni ionizzanti, ad alte dosi e in un’unica somministrazione, nel corso dello stesso intervento chirurgico. Consiste nel trattamento, mediante un fascio di elettroni, di tessuti interessati da processi neoplastici. La radiazione interagisce con la materia trasferendo ad essa energia attraverso ionizzazioni ed eccitazioni degli atomi e delle molecole del mezzo attraversato; quindi il principale rischio da radiazioni all’interno delle aree dove si svolge l’attività di misura con l’acceleratore IORT è l’irradiazione globale esterna dovuta alla componente fotonica e in minima parte neutronica dei campi di radiazioni prodotti dall’apparecchiatura durante il suo funzionamento. Hanno, infatti, scopo 7 radioprotezionistico schermi mobili (emivalenti e decivalenti ); gli allarmi che inibiscono l’erogazione al fascio e allarmi che possono causare l’interruzione dell’alta tensione e che quindi possono bloccare l’erogazione del fascio in presenza di un funzionamento anomalo. 1.2 Sorgenti di radiazioni non ionizzanti [2] Le radiazioni non ionizzanti sono generalmente prodotte da elettrodomestici, telefoni cellulari, tralicci, elettrodotti e in ambito ospedaliero sono prodotte da apparecchiature di terapia fisicoriabilitativa generanti radiofrequenze (marconi terapia), laser e microonde (radar terapia) e da apparecchiature a raggi ultravioletti (lampade germicide, apparecchi per fototerapia - malattie della pelle, ittero neo-natale e per indurimento di gessi in ortopedia e resine in odontoiatria). Le radiofrequenze e le microonde occupano la parte più bassa dello spettro delle onde elettromagnetiche, quella a minor frequenza e a maggiore lunghezza d’onda. Gli effetti biologici sono essenzialmente legati al tipo di tessuto e alla frequenza. A basse frequenze prevale il fenomeno di induzione di correnti, mentre ad alte frequenze prevale la cessione di energia sotto forma di calore. Con il termine Radiofrequenze (RF) vengono raggruppate le frequenze comprese fra 100 kHz e 300 MHz; con quello di Microonde (MW – microwave) le frequenze comprese fra 300 MHz e 300 GHz. Il personale addetto è opportuno che limiti la sosta e i tempi di permanenza nelle aree dove sono in funzione tali apparecchiature, oltre ad usare i D.P.I. Il campo elettromagnetico può essere pensato come propagazione di energia nello spazio supportata da una perturbazione elettrica e magnetica dello spazio stesso e della materia in esso contenuta. La materia interagisce con il campo elettromagnetico in quanto è costituita da cariche elettriche. Un organismo biologico immerso in un campo subisce quindi una interazione fra le forze del campo e le cariche elettriche presenti nell’organismo e si verifica una perturbazione nelle condizioni di equilibrio elettrico. Si ha un effetto biologico quando questa perturbazione provoca, nel sistema biologico, qualche variazione 8 fisiologica notevole e rilevabile. Un effetto biologico non presuppone necessariamente un danno, se l’effetto non supera la capacità di compensazione di cui dispone l’organismo. Si deve precisare inoltre che non tutto l'elettromagnetismo è uguale. Va distinto quello a basse frequenze da quello ad alte frequenze. In entrambi i casi si produce una corrente elettrica nei tessuti ma l'incidenza come causa di tumori è diversa. Trattandosi di radiazioni non ionizzanti, l'energia non è comunque tale da provocare mutazioni genetiche nel Dna. Le basse frequenze sono emesse normalmente da tralicci, elettrodotti, cabine di trasformazione. Tra i sintomi dovuti all' elettrosmog a intensità superiori ai 100 microtesla, l'elettromagnetismo induce malessere, mal di testa e brividi. Nelle abitazioni l'intensità dell'elettromagnetismo non supera i 0,2 microtesla anche se nulla può ancora essere detto sugli effetti sulla salute dopo lunghi periodi di esposizione. Le alte frequenze sono invece emesse normalmente dai telefoni cellulari, da antenne e ripetitori. E' stata analizzata la possibilità che l'uso dei telefoni cellulari, e delle radiazioni che derivano dal suo funzionamento, siano causa dell'insorgere di tumori del cervello (nella zona del cranio dove si poggia il telefonino). Dubbi e paure sono però state smentite da ricerche e studi compiuti nel 2000 e nel 2001 (National Cancer Institute ed altri studi). Il numero di studi però è ancora insufficiente per avvalorare una tesi piuttosto che un’altra. Nei reparti dell’ospedale Garibaldi di Catania sono state prese in considerazioni come sorgenti di campi elettromagnetici i seguenti dispositivi: Radarterapia Culle termiche Elettrobisturi Stazioni di cogenerazione/impianti tecnici Elettrodotti Risonanza magnetica Quadri elettrici Video terminali Il suddetto elenco di sorgenti non è ovviamente esaustivo, ma dall’esperienza maturata nel corso dello stage costituisce una base sufficientemente rappresentativa di quanto si trova normalmente in strutture ospedaliere di varie dimensioni, e dunque consente di 9 sviluppare un approccio metodologico alla valutazione dell’esposizione in ambito ospedaliero, sia ai fini dell’applicazione delD.Lgs. 81/2008 relativamente alla sicurezza in ambito lavorativo, sia in senso più ampio per la salvaguardia della salute della popolazione (pazienti, visitatori, personale non“professionalmente” esposto). Reparto di Neonatologia: misure di induzione magnetica in prossimità e all'interno di incubatrici; tale argomento verrà approfondito nel capitolo successivo. Blocco Operatorio (elettrobisturi): ricognizione degli elettrobisturi presenti nelle sale operatorie di chirurgia. L’elettrobisturi è uno strumento impiegato in chirurgia, che utilizza intense correnti a radio frequenza (RF) per tagliare o abradere tessuti biologici o per coagulare. Costruttivamente un elettrobisturi consiste in: un generatore di correnti a RF, del quale si può regolare la potenza; un elettrodo attivo, detto manipolo, opportunamente sagomato per produrre l’effetto (taglio o coagulo) desiderato; una piastra o contro-elettrodo posta a contatto con il paziente che serve per la richiusura del circuito. Le bande utilizzate dagli elettrobisturi vanno dal centinaio di kHz ad alcuni MHz, anche se le frequenze più utilizzate sono quelle intorno alle centinaia di kHz. La dispersione di campo elettromagnetico nell'ambiente da parte di un elettrobisturi risulta sostanzialmente localizzata intorno al manipolo e al cavo che collega il manipolo al generatore. Il campo elettrico è determinato dalla differenza di potenziale fra la punta dell'elettrodo attivo ed il paziente e risulta tanto minore quanto più piccola è la impedenza elettrica fra i due. Per quanto riguarda il campo magnetico invece, la corrente abbastanza intensa (dell'ordine dell'ampere) necessaria per ottenere il taglio dei tessuti produce intorno al cavo, che va dal generatore al manipolo, e nelle immediate vicinanze del manipolo (e quindi nella mano di chi usa il bisturi) campi magnetici di intensità 10 abbastanza elevata (dell'ordine di una decina di A/m e più, in prossimità del filo). Tra le apparecchiature elettromedicali, l’elettrobisturi rientra in quella categoria per cui se superati i livelli di azione imposti dal D.Lgs. 81/2008 non è sufficiente imporre all’operatore di mantenersi ad una specifica distanza, ma deve essere valutata l’esposizione e confrontata con il limite di esposizione previsto dalla normativa. Infatti la soluzione di allontanare la mano del chirurgo dal manipolo dell'elettrobisturi è ovviamente impraticabile, salvo si adottino tecniche robotizzate. Impianti Tecnici: misure di campo magnetico generati da cabina elettrica e condizionamento. Le procedure e metodologie di misura utilizzate sono in accordo con quanto previsto dalle specifiche normative CEI 211-6 e 211-7. Caratterizzazione dei campi magnetici nei locali tecnici (cabina di trasformazione MT/bt, gruppi di condizionamento e gruppi elettrogeni. Reparto di Terapie Fisiche: misure relative agli apparati per radarterapia; tale argomento verrà meglio trattato nel capitolo successivo. Risonanza magnetica: Il termine Risonanza Magnetica Nucleare viene introdotto negli anni ’40 per descrivere un fenomeno chimico-fisico basato sulle proprietà di alcuni nuclei degli elementi chimici che, sottoposti ad un campo magnetico, sono in grado di assorbire e riflettere energia nello spettro delle radiofrequenze è, quindi, quella tecnica radiologica che, utilizzando proprietà di alcuni nuclei atomici di emettere radiazioni elettromagnetiche, fornisce immagini di sezioni trasverse dell’organismo umano secondo una rappresentazione morfologica della distribuzione dell’acqua (atomi idrogenoidi). A tali proprietà fanno riferimento i termini: - nucleare perché sono i nuclei degli atomi a reagire magnetica perché ha luogo in un campo magnetico risonanza a causa delle dipendenza diretta dell’intensità del campo e della frequenza Nella pratica clinica si è preferito eliminare l’aggettivo nucleare per evitare l’associazione da parte della popolazione con gli impianti di produzione dell’energia nucleare, con i quali non c’è nulla in comune. 11 Per questo motivo oggi si parla di Imaging a risonanza magnetica, Spettroscopia a risonanza magnetica e Risonanza magnetica funzionale. Qualsiasi apparecchiatura di risonanza magnetica include i seguenti componenti di base: un magnete uno o più campi magnetici di correzione bobine di trasmissione e di ricezione dei segnali RF un computer per l’acquisizione dei dati schermatura per proteggere lo strumento da indesiderate interferenze di onde radio Nell’esecuzione di un esame a Risonanza magnetica il paziente viene sottoposto all’azione di un campo magnetico e di un impulso in radiofrequenza. Alla sospensione dell’impulso in radiofrequenza il paziente emette un segnale che viene rilevato e utilizzato per la ricostruzione dell’immagine morfologica o funzionale o per un’analisi spettroscopica. La spiegazione del fenomeno risiede in una particolare proprietà di protoni o nuclei quando sono sottoposti all’azione di un campo magnetico. Questa proprietà è la frequenza di precessione (paragonabile al movimento di una trottola). Il meccanismo di formazione dell’immagine è legato a questi due fatti: la frequenza di precessione dei protoni presenti in un campione può essere variata operando sull’intensità del campo magnetico locale (gradienti) il fenomeno della risonanza si verifica solo quando le frequenza dell’impulso RF di eccitazione è uguale alla frequenza di precessione dei protoni. Sulla base di queste due proprietà è possibile selezionare uno strato dell’oggetto in esame , acquisirne i dati relativi , proiettarli in un modello a righe e colonne , attribuire a ciascuno di essi una tonalità di colore convertendoli in elementi di un’immagine. Durante un’indagine a RM un paziente viene esposto a campi magnetici statici, a gradienti (variazioni del campo) e alle radiofrequenze. Ciascuna di queste forme di energia potrebbe produrre effetti biologici significativi se il livello di esposizione risultasse particolarmente elevato. Gli studi effettuati hanno concluso che non c’è prova sperimentale di possibili effetti cancerogeni, né di eventuali alterazioni cromosomiche, o del DNA; non si sono riscontrati blocchi o 12 rallentamenti della spermatogenesi, né alterazioni della temperatura corporea, del comportamento generale dell’individuo o della memoria. Per quanto riguarda le norme di sicurezza, queste hanno lo scopo di proteggere gli individui dai possibili rischi biologici: può infatti accadere che un effetto, di solito indifferente, possa sfuggire al controllo dei meccanismi fisiologici di compensazione, specie nei casi di esposizioni ripetute e prolungate, dando luogo ad un danno: il danno non è certo, ma se ne può stabilire la probabilità in base, per esempio, all’intensità e alla durata dell’esposizione. Per tutelare i pazienti e i lavoratori è stato predisposto un regolamento di sicurezza al cui rispetto sono tenuti tutti coloro che, per qualunque motivo, accedono alle aree di accesso controllato. Il rischio maggiore comunque è il rischio di infortunio legato alla accelerazione che il campo magnetico, di elevata intensità e sempre presente nei magneti a superconduttore, può imprimere agli oggetti di ferro o di metalli ferromagnetici, trasformandoli in proiettili micidiali. Ecco infatti alcune norme di sicurezza a cui gli operatori devono sottoporsi: 1. Il personale addetto deve preventivamente sottoporsi alla visita ed alle indagini mediche volte ad escludere qualunque patologia o situazione clinica che controindichi l’esposizione a campi magnetici 2. Prima di entrare nella sala magnete il personale deve depositare tutti gli oggetti metallici ed in particolare quelli di materiale ferromagnetico (orologi, chiavi, spille, forcine ecc) ed ogni tipo di carte magnetiche 3. E’ obbligo del personale sottoporsi agli accertamenti medici preventivi, periodici e straordinari 4. Il lavoratori addetti al reparto RM sono tenuti a comunicare tempestivamente al Medico Responsabile dell’attività dell’impianto ogni variazione delle condizioni fisiche che comporti la presenza nel proprio corpo di protesi e/o corpi metallici. Le lavoratrici sono tenute a comunicare tempestivamente al responsabile del reparto il proprio stato di gravidanza 5. I lavoratori non devono superare, durante la routine lavorativa, i seguenti limiti di esposizione: 13 parte esposta Intensità di campo Corpo intero Corpo intero arti 200 mT 2T 2T Per quanto riguarda l’esposizione alle elettromagnetico deve essere tale da evitare subisca un innalzamento superiore a 0,5 °C. Ciò si ottiene limitando il valor medio specifico (SAR) a corpo intero, mediato seguente tabella Tempo di esposizione in minuti t > 30 15 < t < 30 t < 15 Tempo max. di esposizione 1 ora/giorno 15 minuti/giorno 1 ora/giorno radiofrequenze il campo che la temperatura corporea del rateo di assorbimento su 15 minuti, secondo la Valori di SAR (W/kg) <1 < 30/t <2 1.3 I PRINCIPI DELLA RADIOPROTEZIONE E LA NORMATIVA Scopo della radioprotezione è la prevenzione totale degli effetti dannosi non stocastici e la limitazione a livelli considerati accettabili della probabilità di accadimento degli effetti stocastici. La prevenzione dagli effetti deterministici si ottiene fissando limiti di equivalente di dose individuale a valori sufficientemente bassi, tali che nessuna dose soglia venga mai raggiunta. La limitazione degli effetti stocastici si ottiene con “il sistema di limitazioni dosi”, che si propone di contenerli ai livelli più bassi ragionevolmente ottenibili. La radioprotezione si fonda su tre principi fondamentali: 14 1. Primo principio, detto di giustificazione: nessuna attività umana che esponga alle radiazioni deve essere accolta o perseguita, a meno che la sua introduzione o prosecuzione produca un beneficio netto o dimostrabile; 2. Secondo principio, detto di ottimizzazione: ogni esposizione umana alle radiazioni deve essere tenuta tanto bassa quanto è ragionevolmente ottenibile, facendo luogo a considerazioni economiche e sociali (principio ALARA, dalle iniziali della frase inglese: “As Low As Reasonably Achievable” ossia “tanto bassa quanto è ragionevolmente ottenibile”; 3. Terzo principio, detto di limitazione delle dosi individuali: l’equivalente di dose ai singoli individui non deve superare determinati limiti appropriatamente sicuri, stabiliti per le varie circostanze. La radioprotezione alle radiazioni ionizzanti In Italia esiste un regime giuridico dell’impiego pacifico dell’energia nucleare, nel quale rientra quindi, come caso particolare, la detenzione e l’impiego di macchine generatrici di raggi X o la detenzione e l’impiego di sorgenti radioattive artificiali a scopi diagnostici o terapeutici. Il testo fondamentale in materia di protezione sanitaria contro il rischio derivante dall’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti è il Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n 230; questo, al fine di recepire la direttiva Euratom 96/29, è stato modificato e integrato dal D. Lgs 26 maggio, n 41, e dal D. Lgs 9 maggio 2001, n. 257. Per la classificazione delle zone e dei lavoratori, secondo il D.Lgs 230/95 si definisce lavoratore esposto chiunque sia suscettibile, durante l’attività lavorativa, di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore a uno qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico. I lavoratori che non sono suscettibili di una esposizione alle radiazioni ionizzanti superiore a detti limiti sono da classificarsi lavoratori non esposti. I lavoratori esposti, a loro volta, sono classificati in categoria A e categoria B. I lavoratori esposti sono classificati in categoria A se sono suscettibili di un’esposizione superiore, in un anno solare, a uno dei seguenti valori: 15 6 mSv di dose efficace; I tre decimi di uno qualsiasi dei limiti di dose equivalente per il cristallino (150 mSv in un anno solare), per la pelle, mani, avambracci, piedi e caviglie (500 mSv in un anno solare). I lavoratori esposti non classificati in categoria A sono classificati in categoria B. Nella tabella 1 sono riportati i limiti di dose in funzione della classificazione. Tab.1.I Limiti di dose Lavoratori esposti Lavoratori non esposti Dose efficace 20mSv/anno 1mSv/anno Dose equivalente cristallino 150mSv/anno 15mSv/anno Dose equivalente pelle ed estremità 500mSv/anno 50mSv/anno Il sistema di limitazione delle dosi individuali rappresenta un mezzo per garantire che il lavoratore che si espone ai rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti possa essere ricompreso tra i” lavoratori comunemente ritenuti sicuri. Per quanto riguarda la classificazione degli ambienti di lavoro, la normativa prescrive al datore di lavoro di classificare e segnalare gli ambienti in cui è presente il rischio di esposizione alle radiazioni ionizzanti e regolamentarne l’accesso. In particolare, viene definita zona controllata un ambiente di lavoro in cui sussistono per i lavoratori in essa operanti le condizioni per la classificazione di lavoratori esposti di categoria A. Viene detta zona sorvegliata un ambiente di lavoro in cui può essere superato in un anno solare uno dei pertinenti limiti fissati per le persone del pubblico e che non è zona controllata. Il criterio di classificazione non viene associato al tipo, luogo, ai tempi, all’abitualità o all’occasionalità ed alle modalità di svolgimento del lavoro, ma resta legato al rischio effettivo di ricevere dosi superiori ai 16 limiti prefissati. In altre parole all’interno di una zona controllata è possibile avere lavoratori classificati esposti di categoria A e/o lavoratori esposti di categoria B e/o lavoratori classificati non esposti, a seconda dell’entità del rischio radiologico associato all’attività lavorativa. I principali casi di non applicazione della citata normativa possono essere comunque riassunti come segue: a) Esposizioni di pazienti nell’ambito di un esame diagnostico o di una terapia che li concerne; b) Esposizione di persone che coscientemente e volontariamente collaborano a titolo non professionale al sostegno e all’assistenza di pazienti sottoposti a terapia o a diagnosi medica; c) Esposizioni di volontari che prendono parte a programmi di ricerca medica e biomedica, essendo tale esposizione disciplinata da altro provvedimento legislativo. Il Capo VIII del D.Lgs 230/95 (protezione sanitaria dei lavoratori) prevede che i datori di lavoro, esercenti attività comportanti la classificazione degli ambienti di lavoro in una o più zone controllate o sorvegliate oppure la classificazione degli addetti interessati come lavoratori esposti, assicurino la sorveglianza fisica per mezzo di esperti qualificati iscritti in elenchi nominativi presso l’Ispettorato medico centrale del lavoro; i datori di lavoro devono, inoltre, assicurare la sorveglianza medica per mezzo di medici autorizzati nel caso di lavoratori esposti di categoria A e per mezzo di medici autorizzati o medici competenti nel caso di lavoratori esposti di categoria B. Relativamente alla protezione sanitaria della popolazione, nel Capo IX del D.Lgs 230/95 viene esplicitato il divieto di utilizzare sorgenti di radiazioni ionizzanti sulle persone se non per scopi di diagnostica, di terapia o di ricerca. Viene affermato che chiunque esplichi attività comportanti l’uso di sorgenti di radiazioni ionizzanti deve evitare che le persone del pubblico siano esposte al rischio di ricevere o impegnare dosi superiori ai limiti, anche a seguito di contaminazione di matrici ambientali. In particolare viene sottolineato che, in caso di contaminazione radioattiva non prevista o accidentale all’interno di una installazione o durante un’operazione di trasporto che comporti un rischio di significativo incremento del rischio di esposizione delle persone, l’esercente, ovvero il vettore autorizzato al trasporto, deve intraprendere le iniziative idonee ad evitare l’aggravamento del rischio. Nei casi di maggiore gravità, cioè nel caso che l’evento comporti diffusione della contaminazione all’aria, all’acqua, al suolo o ad altre 17 matrici, o comunque all’esterno del perimetro dell’installazione, l’esercente deve dare immediata comunicazione al Prefetto, ai Vigili del Fuoco, agli organi del Servizio Sanitario Nazionale e all’ANPA( agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente). Sempre ai fini di ridurre rischi di esposizione alle persone del pubblico, il D. Lgs 230/95 prevede la necessità di adottare le misure necessarie affinché la gestione dei rifiuti radioattivi, ad esempio provenienti da un servizio di Medicina Nucleare ovvero da un laboratorio di ricerca scientifica, avvenga nel rispetto delle specifiche norme di buona tecnica e delle eventuali prescrizioni tecniche contenute nei provvedimenti autorizzativi. La radioprotezione alle radiazioni non ionizzanti Norme per i lavoratori: Per i professionalmente esposti il riferimento in vigore è il Titolo 8, Capo IV del D.Lgs. 81/2008, che attua la Direttiva 2004/40/CE9 basate, a sua volta, sulle Linee Guida 1989 della International Commission for Non Ionizing Radiation Protection (ICNIRP)10.I Valori di Azione (VdA), sono quantità che non debbono essere superate nelle varie situazioni espositive total body e per onda continua. Osserviamo che i VdA dipendono dalla frequenza, per tener conto del fatto che l'accoppiamento fra CEM e organismo (e quindi l'induzione di correnti e l'assorbimento di energia) varia molto con la frequenza così come variano con la frequenza gli effetti che le correnti o l'energia assorbita provocano nell'organismo. Si noti che per le frequenze più elevate (oltre 10 MHz) i VdA sono espressi anche in termini di densità di potenza S, misurata in W/m2, anche se è uso molto comune continuare ad utilizzare il riferimento al campo elettrico E anche per le frequenze oltre i 10 MHz. Nel caso che il CEM sia una miscela di più frequenze le norme prevedono che l'intensità delle componenti a ciascuna frequenza sia divisa per il VdA a quella frequenza e la somma di tutti questi contributi va a formare un indice che deve risultare minore di 1. Esistono condizioni di esposizione parziale del corpo (es. per il telefono cellulare) o forme d'onda particolari (ad es. impulsi, quali quelli del segnale radar) per le quali i VdA possono essere superati, ma l'argomento è troppo 18 specifico per essere trattato qui e si rimanda ai documenti già citati. Accenniamo al caso delle forme d'onda pulsate e/o non ripetitive, di frequenza inferiore a 100kHz, per le quali ICNIRP ha proposto uno statement nel quale si formula un indice particolare, così detto del Weighted Peak (che noi indicheremo con il simbolo WP03), che pesa con i VdA le varie armoniche costituenti la forma d'onda e tiene opportunamente conto delle loro fasi. Tabella 1.II : valori di azione (D.Lgs 81/2008) 19 Norme per la popolazione: I limiti per la popolazione sono riportati nei due DPCM 8 luglio 2003 (G.U. n.199, 28/08/2003, per le radio frequenze; G.U. n.200,29/08/2003 per i 50 Hz). Tabella 1.III: limiti per la radiofrequenze e le microonde Si distinguono: (1) limiti di esposizione, valori da non superare comunque, (2) valori di attenzione, aree di gioco per infanzia, ambienti abitativi, ambienti scolastici, luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere; (3) obiettivi di qualità, da tenere presente come obiettivo per una graduale riduzione in zone densamente popolate e nella progettazione di nuovi impianti. Si rimanda ai documenti originali per i dettagli applicativi. La Tabella 18 riporta i limiti per le frequenze sopra 100 kHz (radio frequenze e microonde). Per quel che riguarda le basse frequenze, cioè le frequenze fino a 100 kHz, il DPCM si occupa solo della frequenza di distribuzione dell'energia elettrica (50 Hz) e, in sostanza, dei campi prodotti dagli elettrodotti. I limiti per 50 Hz sono di 5 kV/m per il campo elettrico; per l'induzione magnetica B si fa la distinzione: limiti di esposizione, 100 µT; Valori di attenzione 10 µT ; obiettivo di qualità 3 µT. Bisogna garantire comunque che i campi elettromagnetici, nel luogo in cui una apparecchiatura elettromedicale è posizionata e si trova ad 20 operare, non superino i livelli per i quali sono state collaudate. La norma CEI 60601-1-2, stabilisce in proposito questi valori: 10 V/m, per apparecchiature utilizzate per il sostentamento di funzioni vitali 3 V/m, per apparecchiature non utilizzate per il sostentamento di funzioni vitali Quella citata è una norma generale. Esistono norme CEI per specifiche categorie di elettromedicali (come: elettrocardiografi, elettromiografi, encefalografi, sistemi doppler, ecc.), alle quali ci si può di volta in volta riferire. 21 CAPITOLO 2 LA IORT E LE MISURE DI RADIOPROTEZIONE 2.1 La Radioterapia Intraoperatoria [3] Una delle tecniche speciali più utilizzate oggi nella cura dei tumori è la radioterapia intraoperatoria (IORT acronimo di Intra Operative Radio Therapy) Tale terapia radiante ha l’obiettivo di distruggere tutte le cellule di una neoplasia e ottenere la guarigione del paziente. Già da molti anni è stata riconosciuta la possibilità di utilizzare le radiazioni ionizzanti anche nel corso di un intervento chirurgico. Le esperienze iniziali con la IORT risalgono agli anni venti, ma la inadeguatezza delle apparecchiature, allora disponibili, ne limitò lo sviluppo e l’impiego su vasta scala. Per eseguire tale trattamento, era necessario trasferire il paziente, anestetizzato e con una breccia operatoria aperta, dalla sala chirurgica al bunker di radioterapia e poi, al termine del trattamento, riaccompagnarlo in sala operatoria per terminare l’intervento chirurgico. Questo creava notevoli difficoltà di carattere organizzativo e l’ammalato era esposto a malattie ed infezioni. Verso la metà degli anni novanta, dopo una fase sperimentale, grazie alla disponibilità di apparecchiature specifiche, viene consentita la possibilità di somministrare le radiazioni ionizzanti, ad alte dosi ed in un’unica somministrazione, nel corso dello stesso intervento chirurgico. La metodica consiste nel trattamento, mediante un fascio di elettroni, di tessuti interessati da processi neoplastici resi accessibili tramite un intervento chirurgico; nella somministrazione in singola frazione di una dose elevata di radiazione al tumore o al letto tumorale al momento dell’intervento chirurgico. Questa nuova tecnica d’irradiazione è particolarmente indicata per il controllo delle neoplasie localizzate in aree anatomiche che comportano limitazioni tecniche alla chirurgia a causa della presenza di tessuti sani limitrofi alla patologia, offre la possibilità di irradiare a “cielo aperto”una neoplasia profonda, esposta chirurgicamente, liberata dalla sovrapposizione dei tessuti sani e isolata dai tessuti “critici”circostanti. 23 La disponibilità di acceleratori lineari, di dimensioni limitate, montati su un braccio robotico, che possono essere collocati stabilmente in una sala operatoria ha favorito la diffusione di tale metodica. Nella IORT viene somministrata una dose singola di 10Gy alla neoplasia, o al letto tumorale, è per tale motivo che gli acceleratori permettono l’erogazione del fascio in tempi dell’ordine del mezzo minuto in quanto fanno uso di elevati valori di dose per impulso. La radiazione interagisce con la materia trasferendo ad essa energia attraverso ionizzazione ed eccitazione degli atomi e delle molecole del mezzo attraversato. Gli elettroni, in quanto particelle cariche, sono radiazioni direttamente ionizzanti. L’interazione dell’elettrone con la materia è caratterizzato da: Interazioni colombiane con: 1. Nuclei (collisioni elastiche, deflessione) 2. Elettroni atomici (collisioni anelastiche, perdita di energia) Quando un elettrone veloce penetra in un bersaglio, la maggior parte delle interazioni generano un esiguo trasferimento di energia che determina la ionizzazione degli atomi del target. L’energia persa per ionizzazione è ceduta al materiale assorbente. L’effetto del campo elettrico dei nuclei sulla carica in moto la decelera deflettendone la traiettoria e determinando l’emissione di radiazione da diffusione, detta di bremsstrahlung o frenamento, nel campo elettrico del nucleo, che consiste in una perdita di energia che non viene ceduta al mezzo bensì è emessa in forma radiativa (fotoni). Questa perdita di energia per produzione di raggi X cresce quadraticamente col numero atomico del mezzo e linearmente con l’energia dell’elettrone stesso. Dipende dalla forza del campo elettrico”sentito” dall’elettrone incidente, ossia dall’intensità dello screening (schermo) da parte degli elettroni atomici. 24 Fig. 2.I Struttura mobile del Liac 2.2 Il Liac [4] Il LIAC ( light intraoperative accelerator ) è un acceleratore mobile progettato per eseguire IORT in comuni sale operatorie (non schermate). Tali acceleratori sono trasportabili o mobili e sono caratterizzati, rispetto agli acceleratori convenzionali, da un maggior numero di gradi di libertà quindi di movimenti della testata. L’energia del fascio elettronico va dagli 8Mev ai 12 Mev . La quantità di radiazione prodotta richiede tempi minimi( 40-120 secondi) per effettuare i trattamenti usuali di tali terapie. Il LIAC rientra nel campo di applicazioni della DIRETTIVA 93/42/CEE DEL CONSIGLIO del 14 giugno 1993 concernente i dispositivi medici. In conformità alle regole di classificazione di cui all’Allegato IX della Direttiva, il Liac viene classificato come dispositivo di Classe IIb, e dotato di marcatura CE. 25 Fig.2.II Armadio tecnico di controllo (rack) del Liac Il Liac è dotato di: Pulsanti di emergenza per eventuale interruzione manuale dell’erogazione del fascio; Gruppo di continuità che consente il completamento del trattamento e la registrazione dei dati dosimetrici anche in caso di interruzione dell’alimentazione di rete; Collegamento con microinterruttori posti sulle porte di ingresso della sala operatoria per interruzione del fascio in caso di ingresso accidentale; Sistema di controllo del corretto allineamento dello scudo di protezione in direzione del fascio; Monitoraggio della dose con due sistemi indipendenti; Allarmi hardware indipendenti dal software di sistema; 26 2.3 La sicurezza e la radioprotezione[5] Il National Council on Radiation Protection and measurements (NCRP) ha emanate raccomandazioni per la protezione del personale che può essere esposto a radiazioni. Per l’applicazione di queste raccomandazioni, è necessario: esaminare l’ambiente d’irradiazione, valutare i fattori determinanti nella probabilità di esposizione e valutare il rischio[6] [7] Il rischio principale da radiazioni all’interno delle aree dove si svolge l’attività di misura con l’acceleratore IORT propedeutiche all’attivazione in sala operatoria è l’irradiazione esterna globale dovuta alla componente fotonica e in minima parte neutronica dei campi di radiazione prodotti dall’apparecchiatura durante il suo funzionamento e il rischio di irradiazione esterna parziale dovuta alla lieve attivazione di pezzi dell’acceleratore (testata) intercettati dai fasci con produzione di radioisotopi a brevi tempi di dimezzamento. In condizione di normale attività non esiste rischio di irradiazione interna in quanto i materiali attivati sono principalmente solidi nei quali i radioisotopi restano confinati escludendo qualsiasi dispersione di materiale radioattivo nell’ambiente. Per energie superiori ai 10 Mev nasce il bisogno di caratterizzare gli spettri di neutroni che per questa particolare situazione non sono conosciuti pienamente, quindi diviene necessario, per essere più cauti nelle valutazioni radioprotezionistiche, presentare un fattore di peso wR pari a 20 (valore massimo). Ciò conduce a sovrastimare la dose equivalente e precisa i bisogno di introdurre schermi supplementari (mobili) per la radiazione di fotoni e di neutroni non facilmente conseguibili in una sala operatoria. Dati pubblicati mostrano che il contributo dei neutroni alla dose assorbita a 1 m per gli acceleratori medici, con energia superiore ai 10 Mev, è circa lo 0,05% di quello dovuto alle proprietà dei fasci di fotoni. Usando, quindi il suddetto fattore di peso, il contributo dovuto ai neutroni è circa 10 volte il valore di fuga dovuto ai fotoni. Nei trattamenti IORT eseguiti in sale operatorie non schermate si rendono necessari alcuni interventi radioprotezionistici per la presenza di un campo di radiazione costituito principalmente da quattro componenti: – radiazione X di fuga dalla testata; 27 – elettroni di fuga dalle pareti degli applicatori; – radiazione X prodotta nel paziente per frenamento del fascio di elettroni; – radiazione neutronica se si utilizzano fasci di elettroni di energia superiore a 10 MeV. La radiazione X di fuga dalla testata è estremamente contenuta negli acceleratori mobili dedicati grazie all’assenza di filtri diffusori, in particolare il LIAC monta un filtro di ottone di soli 80 µm . Una frazione di elettroni può attraversare le pareti dell’applicatore, specialmente se questo è realizzato in materiale plastico (PMMA), disperdendosi nell’ambiente. Tale frazione aumenta all’aumentare dell’energia del fascio, delle dimensioni e della lunghezza dell’applicatore. La radiazione X di bremsstrahlung prodotta dal frenamento degli elettroni nel paziente è ineliminabile, esso infatti si comporta come un target a basso rendimento. Il rateo di produzione di radiazione X, lo spettro energetico e la sua distribuzione angolare dipendono dall’energia degli elettroni e dal materiale assorbitore. L’energia e il rateo di dose della radiazione X diminuiscono all’aumentare dell’angolo rispetto alla direzione del fascio. La radiazione prodotta dal Liac non utilizza elementi diffusivi al fine di uniformare il fascio elettronico ed è minima e trascurabile se confrontata con quella generata per frenamento dal paziente, che si comporta in questo caso come un vero e proprio target se pure a basso rendimento. Va tenuto presente quindi che i tessuti trattati produrranno un lobo di raggi X di energia massima pari a quella degli elettroni incidenti e quantitativamente pari allo 0,2% della dose depositata. Questo lobo verrà, quindi, attenuato da degli scudi assorbitori di spessore emivalente e decivalente poiché la sala operatoria nella quale viene eseguita l’irradiazione non è dotata di schermature fisse( a pareti, a pavimento, soffitto, porta d’accesso), anche se la radiazione laterale decade rapidamente all’aumentare dell’angolo. Sono state dimensionate delle schermature mobili tali da mantenere il livello di fluenza di energia entro i 100µSv ad un metro per 10 Gy conferiti al paziente. Viene considerato un carico di lavoro sui pazienti di 80 Gy per settimana all’estremità del collimatore a contatto con la breccia operatoria, corrispondente a circa 4 IORT/settimana*20 Gy/IORT, pari a 3200 Gy/anno. 28 Nel LIAC la posizione della schermatura mobile del fascio viene costantemente monitorata e ne viene impedito il funzionamento in caso di disallineamanto. E’ dotato di segnalatori acustici e ottici luminosi posizionati sopra le porte di accesso alla sala operatoria (la disposizione esatta dei segnalatori è indicata nella planimetria di seguito). Le varie zone sono classificate ai sensi dell’art.6 e 151 del D.Lgs. n.230/95 : La sala operatoria - Zona controllata durante gli irragiamenti - Zona di libero accesso in assenza di fascio Locali limitrofi alla sala operatoria - aree interdette al transito durante l’irraggiamento e opportunamente segnalate e delimitate - zona di libero accesso in assenza di fascio Il personale deve, inoltre seguire delle norme comportamentali di sicurezza: 1. Tutto il personale ha l’obbligo di osservare e far osservare le seguenti norme di radioprotezione. 2. L’utilizzo delle radiazioni ionizzanti è consentito solo dopo l’analisi del principio di giustificazione: è vietata l’esposizione non giustificata. Particolare attenzione va posta per le pazienti anche solo potenzialmente in stato di gravidanza. 3. Nessuna seduta IORT può essere erogata senza la presenza contemporanea di un Radioterapista, di un Fisico Medico e di un TSRM (Tecnico Sanitario di Radiologia Medica). 4. L’acceleratore IORT deve essere manovrato solo dal personale adeguatamente istruito su tutte le procedure relative al posizionamento dell’apparecchiatura in fase di accensione, di spegnimento e di esecuzione del trattamento: tali operazioni devono essere effettuate dai TSRM della UO di Radioterapia. 5. Tutto il personale (Anestesisti, Chirurghi, Fisici, Infermieri, Radioterapisti, TSRM) che partecipa alle sedute IORT deve prendere visione di questo regolamento. 6. Prima dell’inizio della seduta l’acceleratore IORT deve essere posto in una posizione, concordata con il chirurgo, in modo che siano 29 soddisfatte le condizioni di non intralcio nelle fasi prettamente chirurgiche e di rapido posizionamento al momento dell’uso. 7. L’acceleratore IORT deve essere acceso almeno 30 minuti prima dell’erogazione del trattamento per consentire il preriscaldamento. 8. Nei corridoi ed agli ingressi dalla sala operatoria è installato un impianto di segnalazione a norma per indicare lo stato della macchina: Luce verde accesa: l’acceleratore IORT è acceso, ma non eroga raggi; Ronzatore acustico: l’acceleratore IORT pronto all’irradiazione; Luce arancione accesa: l’acceleratore IORT è acceso ed eroga raggi. COMPORTAMENTO A luce verde accesa non ci sono restrizioni comportamentali; A luce arancione accesa e ronzatore acustico funzionante non accedere, non sostare davanti alle porte di accesso e non transitare nei corridoi adiacenti alla sala operatoria. 9. IL TSRM e gli Infermieri collaborano affinché: siano collocati i pannelli mobili schermanti intorno al tavolo operatorio in modo che la loro proiezione ottica dalla zona di contatto tra applicatore e paziente protegga le zone di interesse; lo scudo di protezione verticale sia posizionato sotto il lettino del paziente in direzione del fascio diretto di radiazioni; tutto il personale sia fuori dalla sala operatoria prima dell’inizio dell’erogazione del trattamento; chiudere tutte le porte di accesso. 10. Eventuali deficienze o carenze dei mezzi di protezione e dei dispositivi di sicurezza devono essere segnalati immediatamente al Datore di Lavoro e all’Esperto Qualificato. 11. Non si possono compiere, di propria iniziativa operazioni o manovre che non siano di propria competenza o che possano compromettere la protezione e la sicurezza. 12. Non vanno rimossi né modificati di propria iniziativa, senza l’autorizzazione dell’Esperto Qualificato, i dispositivi, i mezzi di sicurezza, di segnalazione, di protezione e di misurazione. 13. Prima di comandare l’erogazione dei raggi, oltre a verificare la chiusura di tutti ingressi, controllare, sull’apposito pannello, la corretta predisposizione delle appropriate condizioni di emissione. 30 14. Non usare le attrezzature in dotazione per prestazioni diverse da quelle per cui sono state previste. 15. Durante il proprio lavoro indossare sempre correttamente i dosimetri personali, successivamente conservarli in ambiente non esposto alle radiazioni ionizzanti e lontano da fonti di calore ed in zone non umide. 16. Informare immediatamente l’Esperto Qualificato di ogni situazione che si presuma comporti grave stato di pericolo. Per ciascun lavoratore esposto è compilata una scheda di rischio da radiazioni chiamata “scheda di radioprotezione”, sulla quale vengono riportati tutti i dati necessari all’Esperto Qualificato per effettuare la classificazione. In particolare si tiene conto delle specifiche mansioni dei singoli lavoratori e delle attività che svolgono, dell’uso delle apparecchiature e di sorgenti radioattive per tarature di strumenti, della manipolazione di materiali attivati, ecc. In linea generale sono classificati lavoratori esposti di categoria A i Medici Radioterapisti, i Tecnici Sanitari di Radiologia Medica, i Fisici Medici che abitualmente svolgono attività in Radioterapia. Gli infermieri professionali e il personale ausiliario sono classificati non esposti. Le classificazioni, naturalmente, sono effettuate conformemente ai criteri stabiliti dalla legge (allegato III, D.Lgs. 230/95 e succ. mod. ed int.).. Per i gruppi di riferimento della popolazione sono stati individuati quali gruppi critici le persone del pubblico (lavoratori non esposti, studenti, tirocinanti di scuole di specializzazioni classificati non esposti, parenti dei pazienti, pazienti non sottoposti a radioterapia, ecc.) che sostano nelle zone di libero accesso all’interno dei locali di radioterapia. Di notevole importanza sono gli schermi mobili: 3 schermi emivalenti (fig. a) 2 schermi decivalenti (fig. b) 1 scudo o bean-stopper (fig. c) 31 Fig.2.3 Schermo emivalente Fig.2.4 Schermo decivalente 32 Per quanto riguarda i letti operatori ne può essere usato qualunque con il Liac; va comunque tenuto presente che deve essere possibile disporre di uno spazio sottostante al campo chirurgico del paziente per posizionare uno scudo assorbitore. Fig.2.5 Scudo assorbitore Come criterio generale si propone una soluzione che consenta, per ogni sala operatoria impegnata un utilizzo annuale superiore a 200 trattamenti e si è ipotizzato l’utilizzo di personale non professionalmente esposto. Come grossolana conseguenza di queste ipotesi sono state dimensionate le schermature mobili tali da mantenere il livello di fluenza di energia entro (o intorno a) 100 µSv ad un metro per 10 Gy conferiti al paziente. La radiazione da frenamento del Liac[8] presenta un andamento tipico rappresentato da un lobo cardioide come in figura6: 33 Fig.2.6 Andamento della radiazione da frenamento del Liac senza schermi Per i calcoli di radioprotezione esso può essere considerato invariante ruotando attorno all’asse del fascio ad uno scudo assorbitore di 40 cm di diametro ed avente al centro uno spessore pari ad 1,5 spessori decivalenti e spessore minore verso la periferia , i valori misurabili ad un metro sono modificati come segue: Fig.2.7 Effetti della schermatura sull’andamento della radiazione 34 Come si può vedere il livello viene contenuto intorno ai 100 µSv ad un metro e quindi si avranno livelli dell’ordine di 5 – 10 µSv per un trattamento al di fuori della sala operatoria ovvero al piano inferiore (se si considera una distanza di 3 – 4 metri). Se questi livelli saranno giudicati eccessivi sarà sufficiente aumentare lo spessore dello scudo ovvero le sue dimensioni trasversali per modificare a piacimento i valori del lobo negli angoli compresi tra ± 45° dall’asse del fascio. Per ciò che riguarda il piano verticale trasversale all’asse del letto, qualora il radioprotezionista lo ritenesse opportuno è possibile aggiungere uno o due schermi laterali aventi uno spessore decivalente; Ponendo questi schermi a fianco del letto operatorio il lobo di radiazione da frenamento si modifica come segue: Fig.2.8 Effetti delle schermature sull’andamento della radiazione Come si può vedere l’effetto è alquanto drastico; il livello a 90° scende a 3 µSv per trattamento ad un metro ossia a frazioni di µSv all’esterno della sala operatoria. Questo provvedimento è giustificabile solamente se la stanza attigua non è evacuabile ed il personale ivi presente si viene a trovare ripetitivamente a meno di 2 – 2,5 m dal paziente. In base a quanto su esposto le dimensioni e quantità di scudi forniti sono: 35 Tipo Scudo assorbitore Scudo Laterale decivalente Scudo Laterale emivalente Quantità 1 2 Dimensioni 40X40X8 (spessore) cm 30X40X5 (spessore) cm 3 100X150X2 (spessore) cm Da quanto su esposto le barriere proposte sono atte a garantire una efficace radioprotezione per l’irradiazione esterna sia per i lavoratori che per i gruppi di riferimento della popolazione. Le dosi a cui potrebbero essere esposti lavoratori e gruppi di riferimento della popolazione saranno trascurabili rispetto ai limiti fissati per ciascuna categoria. Per quanto riguarda, invece gli allarmi che possono verificarsi durante il funzionamento del LIAC sono di tre tipi: A,B,C. Vengono visualizzati per mezzo di un led rosso sulla sheda Master del Rack. Gli allarmi di tipo A inibiscono l’erogazione del fascio, interrompendo l’alta tensione al magnetron e la bassa tensione al riscaldamento dei filamenti. Una volta resettato questo tipo di allarme è necessario ripetere la procedura di accensione. Gli allarmi di tipo B causano solo l’interruzione dell’alta tensione e quindi bloccano solo l’erogazione del fascio, senza necessità di ripartire dall’accensione dopo il reset. Scattano in caso di un funzionamento meccanico anomalo. Gli allarmi di tipo C sono invece dettati da malfunzionamento nella trasmissione dei dati. Interrompono l’irraggiamento senza togliere l’alimentazione agli alimentatori. Inoltre, in caso di allarmi di tipo B e C durante l’irraggiamento la macchina si ferma, ma tutte le variabili restano memorizzate in modo da poter ripetere l’irraggiamento solo premendo lo start, una volta rimosso l’allarme; ciò non è possibile per gli allarmi di tipo A. Per quanto riguarda la segnaletica, si trovano sulle porte di ingresso alla sala operatoria i cartelli di pericolo generico di radiazione, come in fig. 9-10. 36 Fig.2.9 Segnaletica Fig.2.10 Segnaletica 37 2.4 Valutazioni dosimetriche Si riportano di seguito le misure per la rivelazione di radiazione X diffusa e le valutazioni di radioprotezione per l’utilizzo in sicurezza dell’acceleratore per IORT presso l’Ospedale Garibaldi di Nesima. Le misure sono state condotte nella sala operatoria n°1 sita al 2°piano dell’ospedale, con il posizionamento dei vari schermi mobili posizionati come in figura 13 e l’acceleratore del LIAC è stato posto in posizione verticale in modo da direzionare il suo fascio in modo perpendicolare rispetto al terreno ad un’altezza di circa 1,5 m. Sull’acceleratore è stato montato l’applicatore con diametro 100mm; sulla bocca dell’applicatore è stato posto un fantoccio solido acqua equivalente di PMMA (Polimetilmetacrilato, conosciuto con i nomi commerciali di Perspex TM ovvero Lucite TM) di densità nota( 1,19 g/cm3) al cui interno , alla profondità di massima deposizione della dose, è stata posta una camera piatta per misurare la dose conferita al fantoccio. Le barriere sopra citate sono atte a garantire una efficace radioprotezione per l’irradiazione esterna sia per i lavoratori che per i gruppi di riferimento della popolazione. I vari punti di misura sono stati scelti grazie all’affiancamento e suggerimento della dott.ssa Marilli, fisico medico ed esperto qualificato dell’ospedale Garibaldi, importanti dal punto di vista radioprotezionistico atti a garantire sicurezza agli operatori e alla popolazione in generale che per vari motivi potrebbe trovarsi in prossimità della IORT. 38 Fig. 2.11 Misura davanti all’armadio di controllo IORT Tali misure sono state effettuate tramite una camera a ionizzazione modello 9DP (volume sensibile 230cc ) per la rivelazione di radiazione X diffusa. Fig.12 Camera a ionizzazione LUDMUL10/008742 39 Riportiamo in tabella i valori delle misure fatte nei vari punti indicati nella figura 13. Fig.13 Mappa con riportati i punti di misura Tabella 2.I : energia 6Mev E= 6 Mev 1a misura 2a misura 3a misura 4a misura 5a misura 6a misura 7a misura 8a misura 9a misura 10a misura 11a misura DE (µSv/h) 15.5 80.0 31.0(dx) 25.0(sx) 50.0 6.0 5.0 450.0 280.0 0.80 0.23 60.0 40 Tabella 2.II : energia 8Mev E= 8 Mev DE (µSv/h) a 1 misura 2a misura 3a misura 4a misura 5a misura 6a misura 7a misura 8a misura 9a misura 10a misura 11a misura 22.0 100.0 40.0(dx) 34.0(sx) 70.0 7.0 6.0 530.0 915.0 1.0 0.5 70.0 Tabella 2.III : energia 10 Mev E= 10 Mev a 1 misura 2a misura 3a misura 4a misura 5a misura 6a misura 7a misura 8a misura 9a misura 10a misura 11a misura DE (µSv/h) 28.0 130.0 41.0(dx) 45.0(sx) 80.0 9.5 7.5 1.03mSv/h 450 1.0 0.4 100.0 41 Tabella 2.IV: energia 12 Mev E= 12 Mev a DE (µSv/h) 1 misura 2a misura 3a misura 4a misura 5a misura 6a misura 7a misura 8a misura 9a misura 10a misura 11a misura 16.8 86.0 28.0(dx) 38.0(sx) 46.0 6.0 5.0 500.0 250.0 0.8 0.5 60.0 2.5 Conclusioni Dai risultati di misura e dal confronto con i valori richiesti dalla normativa per la cautela, sia del lavoratore e della popolazione, i valori di dose misurati risultano rientrare alla gran lunga nei limiti. Richiamando i valori della normativa si hanno: per la zona controllata, 6mSv/anno di dose efficace; per la zona sorvegliata 1 mSv/anno solare di dose efficace. Considerando il valore di dose di 25µSv/h registrato agli 8 Mev, valore di energia effettivamente usato per tutti i trattamenti IORT, nella posizione in cui sosta l’operatore al momento dell’erogazione del fascio (il valore registrato effettivamente è di 22 µSv/h quindi adopero il metodo cautelativo) , e calcolandola su un tempo di quattro minuti che è approssimativamente la durata di un trattamento, avremo: 25 µSv/h : 60 min= x :4 min 42 Ovvero l’operatore è esposto a una dose di 1,6 µSv a singolo trattamento; ipotizzando un trattamento a settimana per 48 settimane lavorative, in un anno solare l’operatore è esposto a circa 76.8 µSv/anno, valore di gran lunga inferiore al valore limite di 20 mSv/anno di dose efficace dettato dalla normativa a cui è esposto un lavoratore di categoria A, quale l’operatore IORT. 43 CAPITOLO 3 CEM NEI REPARTI DI TERAPIA FISICA E NEONATOLOGIA 3.1 Introduzione Già da qualche anno è in corso un acceso dibattito sulla possibilità che i campi elettrici e magnetici ed elettromagnetici siano responsabili di effetti nocivi per la salute, tra cui l’aumento di rischio di contrarre leucemia o tumori del sistema nervoso centrale. Il mondo scientifico sta ancora cercando di dare una risposta fondata a tale quesito e non è ancora possibile, dagli studi fino ad oggi effettuati, provare l’esistenza di un nesso casuale tra l’esposizione a campi magnetici, elettrici o elettromagnetici e l’insorgenza di patologie tumorali o di altre patologie. In particolar modo, per quanto riguarda la problematica associata ai campi ELF ( Extremely Low Frequency), campi a frequenze estremamente basse) l’OMS (organizzazione mondiale sulla sanità) riferisce che non vi è nessuna evidenza convincente che l’esposizione ai campi elettromagnetici, in particolare gli ELF, provochi danni diretti alle molecole biologiche, compreso il DNA, quindi tali campi sono stati classificati come “possibile cancerogeno per l’uomo” secondo la classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul CancroIARC che utilizza le 5 categorie, di seguito riportate (in ordine crescente), per classificare gli agenti potenzialmente cancerogeni: 1. Non classificabile 2. Probabilmente non cancerogeno per l’uomo 3. Possibilmente cancerogeno per l’uomo 4. Probabilmente cancerogeno per l’uomo 5. Cancerogeno per l’uomo Possibile cancerogeno per l’uomo è una classificazione usata per denotare un agente per il quale vi sia una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo ed una evidenza meno che sufficiente negli animali da esperimento. Quindi la classificazione è basata sulla solidità dell’evidenza scientifica, non su quanto l’agente sia cancerogeno, ovvero su quanto elevato sia il suo rischio di cancro. Per quanto riguarda le radiofrequenze, diversamente dai campi magnetici ed elettrici generati a 50 Hz, non esistono ancora evidenze scientifiche 45 che associano l’esposizione a campi elettromagnetici ad effetti sanitari e anche ipotizzando un nesso causale tra effetti sanitari a lungo termine e l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenze, non è disponibile alcun elemento di valutazione circa l’impatto in termini di sanità pubblica di tale esposizione. E’, quindi, estremamente importante effettuare più precise valutazioni del rischio, basate su solide conoscenze scientifiche, sulla base delle quali definire le misure di prevenzione da adottare. Insieme alla Dott.ssa Pina Scandurra, responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi di Catania, sono state effettuate varie misure per la valutazione dei rischi da radiazioni non ionizzanti a basse e alte frequenze a cui un lavoratore o la popolazione può essere sottoposto all’interno di alcuni reparti dell’ospedale stesso. Sono quindi state effettuati monitoraggi nel reparto di terapia fisica per controlli su sorgenti di emissione ad alte frequenze, e misure e controlli nel reparto di neonatologia per i cem generati a basse frequenze. 3.2 Sorgenti di emissione ad alte frequenze: la Radarterapia[2] Questo dispositivo medico attivo (microradar plus), di tipo non invasivo ad uso temporaneo è costruito per generare onde elettromagnetiche con lunghezza d'onda di 12,4 cm alla frequenza di 2,5 GHz e con potenza variabile al fine di sfruttarne, a scopo terapeutico, gli effetti biologici indotti a quei segmenti del corpo umano che ne vengono esposti. La produzione di calore è l'azione primaria della radarterapia. Questo effetto è determinato dalle oscillazioni delle particelle dei tessuti, le quali producono calore per effetto Joule. Il riscaldamento è maggiore a livello dei tessuti con alto contenuto di acqua, come i muscoli e i tessuti periarticolari; è invece minore in quelli a basso contenuto di liquidi, come il tessuto adiposo. Oltre all'effetto termico, la radarterapia provoca un'elevata vasodilatazione che permane per circa 20 minuti dopo il trattamento e interessa esclusivamente i capillari e le arterie precapillari. Il termine Radar attribuito al dispositivo deriva dalla terminologia inglese "Radio Detecting And Rading" e la pratica terapeutica, conosciuta ed apprezzata per i buoni risultati che permette di raggiungere nel settore fisioterapico, è denominata radarterapia. L'apparecchio di radarterapia basa il suo 46 funzionamento sulla capacità della valvola termoionica (magnetron) tipo YJ1511 di erogare onde centimetriche (o microonde) quando è opportunamente alimentata. Fig.3.1 Microradar plus Il magnetron consiste di un cilindro metallico con una cavità centrale nella quale è alloggiato un filamento ricoperto di ossido di Bario e di Stronzio; il cilindro rappresenta l'anodo mentre il filamento costituisce il catodo. All'accensione il filamento diviene incandescente per il passaggio di corrente ed emette elettroni, i quali vengono attratti dall'anodo. Dal momento che tutto il complesso si trova immerso in un campo magnetico, prodotto da un'elettrocalamita, gli elettroni migrano verso l'anodo con un movimento a spirale e, rimbalzando all'interno del cilindro, producono onde elettromagnetiche che tramite un cavo coassiale, vengono convogliate verso l'antenna emittente e da questa indirizzate verso il paziente che subirà il trattamento. Sarà cura del terapista impostare il valore di potenza ritenuto più idoneo allo stato patologico del paziente, potenza regolabile comunque non oltre i 200 W. La capacità di penetrazione delle microonde è di circa 3 cm ma, determinante per il raggiungimento di questa profondità, risulta essere l'angolo di incidenza delle radiazioni. 47 Le apparecchiature devono ottemperare a quanto disposto dalla direttiva 93/42/CEE recepita dal decreto legislativo 46/97 riguardante i dispositivi medici. Per tali apparecchiature è prevista: a) Marcatura CE riportante il codice numerico dell’ente che ne ha verificato la conformità alla direttiva 93/42/ CEE b) Opportuna documentazione in lingua italiana nella quale viene dichiarata la conformità alle normative CEE pertinenti Per quanto riguarda i dispositivi di Protezione Individuale (DPI) non ne sono previsti per la riduzione dell’esposizione ai campi elettromagnetici; in alcuni casi, tuttavia, è possibile schermare le sorgenti o gli ambienti in cui sono installate. La strumentazione utilizzata per l’esecuzione delle misure di campo elettrico è stata la seguente: Strumento per le misure nel Sonda a larga banda di campo reparto di terapia fisica elettrico (fig.2) Modello Narda EHP-330 (100kHz 3GHz) Numero di serie 101WJ80506 Sensibilità 0,3 V/m Laboratorio che ha effettuato Narda Safety Test Solution s.r.l. la calibrazione Certificato di taratura Data di taratura n. 80506 17 giugno 2008 48 Fig.3.2 Misuratore di cem con sonda mod. EP330 3.3 Sorgenti di emissione a basse frequenze: cullette termiche[9] Tali apparecchiature elettromedicali sono ad uso nei reparti di Neonatologia dell’ospedale“Garibaldi Nesima”. L’esposizione interessa sia gli operatori, sia chi assiste i piccoli pazienti, ma data la “delicata” funzione che sono chiamati ad assolvere è stata dedicata una significativa attenzione anche all’esposizione dei pazienti. Tale apparato opera conversione in bassa tensione per alimentare in sicurezza il sistema di riscaldamento della culla termica. In questo caso è stata effettuata una misurazione dentro un’incubatrice in condizioni stabili di temperatura e umidità (modalità di funzionamento di “mantenimento”), mentre la seconda misura effettuata è di tipo ambientale quindi nella sala intensiva. Nel primo caso, in corrispondenza del sistema di alimentazione, sono stati misurati valori massimi di induzione magnetica paria 0,88µT, nel secondo caso invece si sono misurati valori fino a 1,22µT. Gli operatori stazionano attorno all’incubatrice e alle culle termiche di norma per 5’ per 6/8 volte al giorno, e non specificatamente in prossimità del sistema di alimentazione. I valori di induzione magnetica misurati sono comunque inferiori ai limiti di azione (500µT a 50Hz) sanciti dal D.Lgs. 81/2008. Sono 49 rispettati anche i limiti di esposizione per la popolazione (100µT) definiti dal DPCM 8 Luglio 2003, sia i valori di attenzione (10µT) e gli obiettivi di qualità (3µT). Fig.3.3 Culletta termica con all’interno sonda mod. EHP50C La strumentazione utilizzata per l’esecuzione delle misure è stata la seguente: Strumento per le misure nel Analizzatore selettivo a larga banda di campo elettrico e reparto di neonatologia (fig.3) magnetico Modello Narda EHP-50C (5Hz -100kHz) Numero di serie 352WN80616 Sensibilità 0,01 V/m e 1 nT Laboratorio che ha effettuato la Narda Safety Test Solution s.r.l. calibrazione Certificato di taratura Data di taratura n. 80616 13 giugno 2008 50 3.4 Procedure operative e misure di sicurezza Al fine di minimizzare l’esposizione del personale ed ottimizzare il trattamento del paziente è necessario che la struttura possieda locali di superficie adeguata che consentano una razionale disposizione delle macchine ed una separazione della zona trattamenti rispetto alle altre attività svolte nel servizio; è altresì necessario che il personale segua le procedure operative tratte dalle norme CEI 62-17 (radarterapia) che vengono riportate qui di seguito: Posizionare correttamente l’applicatore, in relazione al particolare trattamento, per minimizzare l’irradiazione sulle altre parti del corpo. La potenza di uscita dovrebbe essere disattivata quando si sta procedendo al posizionamento dell’applicatore. L’applicatore di norma non dovrebbe essere diretto verso gli occhi o i testicoli, se non adeguatamente protetti. L’energia a microonde non deve essere applicata a persone con gioielli metallici o indumenti contenenti materiale metallico (fermagli, bottoni o fili). Le parti del corpo del paziente che comprendono impianti metallici (ad esempio intramidollari) non devono venire trattati a meno che non si ottenga l’autorizzazione di medici specialisti. Gli apparecchi acustici devono essere rimossi. I pazienti portatori di stimolatori cardiaci o di elettrodi impiantati non possono essere trattati e devono essere tenuti lontani dalle aree di funzionamento dell’apparecchio. Quando si trattano aree ristrette del corpo, ad esempio un polso, l’applicatore deve essere posizionato così che aree sensitive (occhi o testicoli) non risultino sul fascio di radiazioni non intercettate dalla suddetta area. Maneggiare gli applicatori con attenzione, dato che un uso non appropriato può modificare le caratteristiche direzionali dell’applicatore. I pazienti con sensibilità termica ridotta nell’area preposta per il trattamento non devono essere normalmente trattati con terapia a microonde. Limitare al tempo strettamente necessario al trattamento l’ingresso dei pazienti nel locale terapia; l’accesso allo stesso è limitato, laddove ciò sia tecnicamente possibile e sussista il rischio di superamento dei valori di esposizione. Dette aree sono 51 comunque identificate dalla segnaletica (fig.3.4), la quale indica la presenza di radiazioni elettromagnetiche. Fig.3.4 Segnaletica per presenza di CEM . Sulla base di misurazioni e/o valutazioni devono inoltre essere delimitate delle aree interdette alla popolazione mediante opportuna segnaletica e attuate delle opportune procedure di sicurezza. I campi elettromagnetici generati dalle apparecchiature per la radioterapia possono provocare interferenze e quindi mal funzionamenti su altre apparecchiature elettromedicali presenti nei reparti. Al fine di evitare tali fenomeni e di proteggere la popolazione, deve essere rispettata la norma CEI EN 60601-1-2. Apparecchi elettromedicali. Parte 1: prescrizioni generali per la sicurezza- Norma collaterale: compatibilità elettromagnetica- Prescrizione e prove. Inoltre, è fondamentale distanziare le aree di attesa per la popolazione dalle zone interdette, predisponendo idonea segnaletica per i portatori di pacemaker, defibrillatori automatici o altri dispositivi medici attivi di ausilio alle funzioni vitali, identificando tale zona con la segnaletica sotto riportata. 52 Predisporre correttamente gli applicatori per il trattamento a macchina spenta. Una volta accesa, non sostare ad una distanza inferiore a circa 2 metri dal centro degli applicatori. Sistemare il paziente in modo tale che gli applicatori, in particolare quelli per radarterapia, siano orientati in modo che le radiazioni che non intercettano il paziente non costituiscano pericolo per gli operatori o per altri individui. 3.5 Informazione e formazione dei lavoratori Il datore di lavoro, in questo caso l’Azienda Ospedaliera, provvede affinché i lavoratori esposti a rischi derivanti da campi elettromagnetici sul luogo di lavoro e i loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato della valutazione dei rischi di cui all’articolo 209 con particolare riguardo: All’entità e al significato dei valori limite di esposizione e dei valori di azione di cui all’articolo 208, nonché ai potenziali rischi associati; Ai risultati della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici; Alle modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione della salute; Alle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria e agli obbiettivi della stessa; Alle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione. 53 Sono infatti sottoposti a sorveglianza sanitaria i lavoratori per i quali è stata rilevata un’esposizione superiore ai valori limite di cui all’articolo 208, comma 1. La sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, di norma una volta l’anno. Tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi, il medico competente può effettuarla con periodicità inferiore con particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili al rischio. Il datore di lavoro deve infatti valutare e tipicamente misurare l’intensità dei campi elettromagnetici generati dalle apparecchiature presenti negli ambienti di lavoro ai fini di stabilire la conformità ed eventualmente intervenire con le opportune azioni affinché siano rispettati i limiti di esposizione dei lavoratori. Lo scopo della valutazione è stato quindi quello di verificare i livelli di esposizione del personale ai campi elettromagnetici effettuando, in particolar modo, misure presso il reparto di fisica terapeutica ed il reparto di neonatologia. Dopo aver individuato l’ambiente di lavoro e le caratteristiche dell’apparecchiatura, si è deciso cautelativamente di svolgere i dovuti campionamenti durante l’utilizzo delle apparecchiature ubicate nei reparti sopra accennati, ovviamente durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. 3.6 Metodica di campionamento I criteri per l’individuazione dei punti di misura e la metodica di campionamento costituiscono elementi fondamentali affinché i risultati delle indagini ambientali possano essere considerati rappresentativi, e devono inoltre fornire tutti gli elementi necessari per poter esprimere una completa valutazione della situazione ambientale. Per una corretta valutazione dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici sono stati effettuati tre campionamenti di misure alle quote di: 0,1 m dal piano di calpestio (quota delle caviglie); 1,1 m (quota dell’addome); 1,5÷1,70 m (quota del torace e della testa). 54 Le misure sono state effettuate sulla base di quanto previsto dalla norma CEI 211-6 “basse frequenze” da 0 a 100kHz e a quanto previsto dalla norma CEI 211-7 per le “alte frequenze” da 100kHz a 300 GHz. In particolare, per quanto riguarda i tempi di misura sono stati adottati i seguenti criteri: per frequenze comprese da 0 a 10 GHz, le verifiche sono ottenute con campionamenti della durata minima di 6 minuti per ogni misura; per frequenze che superano i 10 GHz fino a 300 GHz devono essere calcolati come medie su un qualsiasi periodo di 68/f1,05 minuti (f in GHz). 3.7 Riferimenti normativi L’insieme di leggi e norme alle quali si fa riferimento nella valutazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, è piuttosto complesso. La normativa, infatti, prende in considerazione ambiti applicativi diversi, sia per la tipologia degli esposti, che per i parametri caratteristici del campo elettromagnetico. Una prima distinzione deve essere fatta sugli esposti: si parla di esposizione professionale quando un soggetto per la specifica attività lavorativa è esposto a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, mentre, invece, si definisce genericamente esposizione della popolazione, ogni tipo di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, di tutte quelle persone che permangono in un’area, senza esserne stati informati dell’esistenza. Una ulteriore differenziazione viene operata considerando le diverse lunghezze d’onda e quindi le frequenze che caratterizzano i campi elettromagnetici, poiché diverse sono le sorgenti che generano le radiazioni non ionizzanti alle quali ci si riferisce parlando di inquinamento elettromagnetico. Nel 2001 è stata pubblicata la legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. A questa legge dovevano far seguito una serie di decreti attuativi, in parte già pubblicati, proprio per trattare in modo esauriente la molteplicità di casi ed applicazioni, e per definire gli specifici limiti di esposizione. Nel 2003 sono stati pubblicati i due decreti: 55 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 199: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz”. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 luglio 2003, n. 200: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”. Di seguito si riportano le principali leggi che interessano i campi elettromagnetici. LEGGE 22 FEBBRAIO 2001, N. 36: LEGGE QUADRO SULLA PROTEZIONE DALLE ESPOSIZIONI A CAMPI ELETTRICI, MAGNETICI ED ELETTROMAGNETICI Tale legge ha lo scopo di dettare i principi fondamentali diretti ad assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela da adottare e assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio promuovendo l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l'intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici secondo le migliori tecnologie disponibili. Essa ha per oggetto gli impianti, i sistemi e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l'esposizione dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. In particolare, si applica agli elettrodotti ed agli impianti radioelettrici, compresi gli impianti per telefonia mobile, i radar e gli impianti per radiodiffusione. Le disposizioni di tale legge non si applicano nei casi di esposizione intenzionale per scopi diagnostici o terapeutici. DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008, N 81 TITOLO VIII CAPO IV: PROTEZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE A CAMPI ELETTROMAGNETICI 56 Il Legislatore italiano ha recepito la direttiva europea in data 19 novembre 2007, all’interno del D.Lgs n. 257 “Attuazione della direttiva europea 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici). Successivamente tale problema è stato ripreso all’interno del Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n° 81, Attua zione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e precisamente al Titolo VIII “AGENTI FISICI”, Capo IV. Il decreto impone che la valutazione, la misurazione e il calcolo dell’esposizione ai campi elettromagnetici, essendo parte integrante della valutazione dei rischi ad agenti fisici sia programmata ed effettuata con cadenza almeno quadriennale; ovviamente, la necessità di provvedervi prima nel caso di importanti modificazioni del parco macchine, del loro layout e delle procedure di lavoro, tali da far supporre che i livelli di esposizione dei lavoratori abbiano potuto subire rilevanti modificazioni. Il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n° 81, prescrive che il datore di lavoro deve valutare e, quando necessario, calcolare i livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori, in particolare devono essere monitorati i campi secondo due parametri : Valori di azione (che farà scattare gli obblighi previsti dalla normativa); Valori limite di esposizione (che rappresenta il valore massimo di esposizione per il lavoratore) I livelli di soglia di esposizione sono individuati a mezzo delle due grandezze “valori limite di esposizione” e “valori di azione”. Valori limite di esposizione: limiti all’esposizione a campi elettromagnetici che sono basati direttamente sugli effetti sulla salute accertati e su considerazioni biologiche. Il rispetto di questi limiti garantisce che i lavoratori esposti ai campi elettromagnetici sono protetti contro tutti gli effetti nocivi per la salute conosciuti. Poiché per specificare i valori limite di esposizione sono utilizzate grandezze fisiche la cui intensità si intende valutata internamente al corpo. Al fine di determinare un’esposizione complessiva causata da differenti sorgenti a frequenze diverse, si deve procedere ad una corposa postanalisi dei dati relativi alle misurazioni svolte. Nel caso di esposizioni a frequenze diverse, si adottano metodi appropriati di valutazione, tenendo conto delle norme armonizzate 57 europee. Il documento ICNIRP “Linee guida per la limitazione dell’esposizione a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo ed a campi elettromagnetici (fino a 300 GHz)” descrive una metodologia utile a tale scopo. Si fa presente che i limiti proposti dal decreto (che sono l’esatta replica di quelli prescritti dalla direttiva 2004/40/CE) sono gli stessi proposti da ICNIRP nel citato documento e pertanto risulta naturale fare riferimento a quest’ultimo anche per la valutazione dell’esposizione simultanea a frequenze diverse. Tali linee guida I.C.N.I.R.P. costituiscono, un riferimento essenziale citato nel Documento congiunto ISPESL-ISS, nel quale i due Istituti chiariscono il punto di vista comune nei riguardi delle problematiche sanitarie ed ambientali connesse all’utilizzo dei campi elettromagnetici nel campo di frequenze da 0 Hz a 300 GHz. Oltre alle norme di carattere europeo ed internazionale quali: _ Linee guida I.C.N.I.R.P. (International Commission of Non Ionizing Radiation Protection) _ Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999 n. 519 relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. _ PrEN 50499: “ Procedure for the assessment of the exposure of the workers to electromagnetic fields” definisce il metodo per la valutazione. Le tecniche di misurazione e di rilevamento dei livelli di esposizione da adottare sono quelle indicate nella norma CEI 211-6 del 2001-01 per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 0 Hz a 10 kHz e nella norma CEI 211-7 del 2001-01 per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze tra 10 kHz a 300GHz. A seguito della valutazione dei rischi di cui all’articolo 210, qualora risulti che i valori di azione di cui all’articolo 208 sono superati, il datore di lavoro, a meno che la valutazione effettuata a norma dell’articolo 209, comma 2, dimostri che i valori limite di esposizione non sono superati e che possono essere esclusi rischi relativi alla sicurezza, elabora ed applica un programma d’azione che comprenda misure tecniche e organizzative intese a prevenire esposizioni superiori ai valori limite di esposizione, tenendo conto in particolare: · Di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione ai campi elettromagnetici; 58 · Della scelta di attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore, tenuto conto del lavoro da svolgere; · Delle misure tecniche per ridurre l’emissione dei campi elettromagnetici, incluso se necessario l’uso di dispositivi di sicurezza, schermature o di analoghi meccanismi di protezione della salute; · Degli appropriati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro; · Della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro; · Della limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione; · Della disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuali. Fermo restando che in nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione, se questi risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al disotto dei lavori limite di esposizione, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento. La legge quadro n. 36 del 22 febbraio 2001” sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” detta i principi fondamentali per la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici e magnetici a 50 Hz generati da elettrodotti e i limiti di esposizione per la popolazione nei confronti di sorgenti fisse con frequenza compresa tra 100kHz e 300 GHz, basati su livelli di riferimento previsti nella Raccomandazione Europea del 12/7/1999. Tali limiti non sono applicabili alle esposizioni per scopo diagnostico e terapeutico né alle esposizioni per ragioni professionali; per quanto riguarda queste ultime dovrà essere emanato un apposito decreto, in attesa del quale si può fare riferimento alle linee guida sulla limitazione dell’esposizione alle radiazioni non ionizzanti emanate dall’ ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), alle normative internazionali e in particolare ai livelli di azione raccomandati dalla recente direttiva europea 2004/40/CEE del 29 aprile 2004 che contiene le prescrizioni minime di sicurezza e salute relative all’esposizione dei lavoratori esposti contro tutti gli effetti acuti nocivi per la salute a oggi conosciuti; non sono mirati alla protezione nei confronti di eventuali effetti a lungo termine, inclusi quelli cancerogeni, derivanti dall’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo, per i quali mancano 59 dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità. Poiché l’intervallo di frequenza è estremamente variabile, occorre determinare i livelli dei valori raccomandati per i lavoratori a partire dall’effettiva frequenza d’impiego. Per la popolazione si può fare riferimento ai livelli previsti nella Raccomandazione Europea del 12/7/1999 e, poiché le frequenze di impiego ricadono nell’intervallo 3÷3000MHz, ai limiti di esposizione indicati nel D.P.C.M.8 Luglio 2003, Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300GHz. Normativa e raccomandazioni che prevedano limiti di esposizione ICRP: linee guida per la limitazione delle esposizioni a campi elettomagnetici fino a 300GHz. Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 12 luglio 1999 relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0Hz a 300GHz Legge quadro 22 febbraio 2001 n. 36 sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici D.P.C.M. 8 luglio 2003”Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzionee degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100kHz e 300GHz D.P.C.M. 8 luglio 2003”Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzionee degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettromagnetici generati a frequenze di rete (50Hz) generate dagli elettrodotti. Riferimenti normativi riguardanti la sicurezza degli ambienti e delle apparecchiature 89/391/CEE-direttiva del consiglio del 12 giugno 1989 concernente l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori duranti il lavoro. 90/385/CEE- direttiva del Consiglio del 20 giuno 1990 per il riavvicinamento delle legislazioni degli stati membri relative ai dispositivi medici impiantabili attivi 92/58/CEE-direttiva del consiglio del 24 giugno 1992 recante le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro 60 93/42/CEE- direttiva del Consiglio del 14 giugno 1993 concernente i dispositivi medici 98/37/CE-direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 concernente il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine Norma CEI EN 60601-1 (1990)Apparecchi elettromedicali. Parte 1: prescrizioni generali per la sicurezza Norma CEI EN 60601-2 (1993)Apparecchi elettromedicali. Parte 1: norme generali per la sicurezza. Parte 2: norme collaterali; compatibilità elettromagnetica: prescrizione e prove –fascicolo 2235 Norma CEI 211-6(2001)”Guida per la misura e la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenze 0 Hz-10kHz, con riferimento alla esposizione umana” Norma CEI 211-7(2001)”Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenza 10kHz-300GHz, con riferimento all’esposizione umana” Norma UNI 7543 (1988) Colori e segnali di sicurezza. 1: Prescrizioni generali. 2: Segnali di sicurezza. 3: Avvisi, 1988 3.8 Analisi dei risultati Nei due Presidi Ospedalieri oggetto d’indagine, (Garibaldi Nesima e Garibaldi Centro) sono state effettuate misure di campi elettromagnetici ad alta e bassa frequenza presenti rispettivamente nei reparti di terapia fisica e neonatologia. I valori di campo elettrico e magnetico ottenuti in prossimità delle apparecchiature sono di seguito riportati nella tabella risultati delle misure e devono essere confrontati con i limiti imposti dalle normative vigenti (valori di azione art. 208 comma 2 del D.Lgs 81/08 “valori efficaci RMS imperturbati e/o valore limite di esposizione art. 208, comma 1 del D.Lgs 81/08). Reparto di Terapia Fisica Le misure effettuate presso il Garibaldi centro, precisamente nel reparto di Terapia Fisica, sono state effettuate seguendo la Norma CEI 2117(2001) quindi effettuando una misura ad altezza occhi, una ad altezza gonadi ed un’altra ad altezza caviglie distinguendo, inoltre, campo perturbato e non perturbato per una durata di ciascuna misura di circa 140s. Lo strumento, Microradar plus ha funzionato ad una potenza di 61 150W, potenza utilizzata mediamente per la maggior parte di terapie fisiche. QUOTA N° MISURA DAL CAMPO ELETTRICO E(V/m) MISURA SUOLO (m) 1 2 3 1,5÷1,9 1 0,10 Valore Max 68,5 103,92 25 Valore min. 0 10,65 0 RMS 35,59 31,78 18,34 Tab. 3.1 Misure di campo perturbato Tali misure sono state effettuate a campo perturbato, quindi con la presenza di un paziente . Un’ulteriore misura è stata effettuata in assenza del paziente (campo non perturbato), quindi posizionando solo il misuratore di cem all’interno della saletta, ad un’altezza da terra di circa 1m e ad una distanza di 0,30 m dal “Microradar Plus” per la durata di 140 s, registrando un valore di : Vmax= 276,05/m ; Vmin=25,95 V/m; RMS= 230,51/m Un’ultima misura è stata effettuata secondo la norma CEI EN 60601-12, ovvero per la protezione della popolazione possibilmente presente nel corridoio che costeggia la saletta dove viene effettuata la terapia, riscontrano un valore di: Vmax= 20,22/m ; Vmin=5,69 V/m; RMS= 14,22V/m. Reparto di Neonatologia Sono state effettuate misure di induzione magnetica in prossimità e all'interno di un’incubatrice e in sala intensiva del reparto di Neonatologia dell’Ospedale“Garibaldi”Nesima. 62 Una misura di campo magnetico, della durata di sei minuti, è stata effettuata posizionando la sonda EHP50C all’interno della culla dove sono stati rilevati i seguenti valori: Vmax= 0,88µT ; Vmin=0,74 µT ; RMS= 0,86 µT. Una misura di tipo ambientale in sala intensiva ha invece dato i seguenti valori: Vmax= 1,22µT ; Vmin=0 µT ; RMS= 0,99 µT. 3.9 Conclusioni Dall’esame dei risultati delle misure sopra riportati, è possibile trarre le seguenti conclusioni: 1) tutti i valori di campo elettrico e magnetico misurati sono risultati, nella maggior parte dei punti di misura, quasi dello stesso ordine di grandezza del normale fondo ambientale, con valori prossimi alla sensibilità minima delle sonde utilizzate nello strumento di misura, che è pari a 0,3 V/m per la sonda EP330 e 0,01 V/m - 1 nT per la sonda EHP50C. 2) sono rispettati ampiamente i valori di azione (articolo 208, comma 2) del D.lgs. 81/08 In conclusione nell’Azienda Ospedaliera Garibaldi non ci sono lavoratori esposti a campi elettromagnetici al di sopra dei valori di azione imposti dal D.Lgs 81/08 e s.m.i. e possono essere esclusi rischi relativi alla sicurezza. La misura effettuata nel corridoio ( reparto di terapia fisica) e in sala intensiva(reparto di neonatologia) garantisce inoltre che pure la popolazione risulta essere protetta dai campi elettromagnetici presenti e/o generati nei singoli reparti. 63 BIBLIOGRAFIA [1] Anversa, Biazzi, Brambilla, Canzi, De Crescenzo, Eulisse, Fantinato, Matheoud, Pedroli, Raimondi, Rozza, Segalini, Voltini(2001). La radioprotezione nelle attività sanitarie: manuale informativo ad uso dei lavoratori, sanità Regione Lombarbia. [2] Anversa, Boioli, Di Liberto, Macchi, Merisi, Orsini, Spiazzi, Tiso, 2005. Prevenzione dei rischi da sorgenti di radizioni non ionizzanti in ambito sanitario. [3] Palta J. R et al. Intraoperative electron bean radiation therapy: technique, dosimeter, and dose specification: report of Task Force 48 of the Radiation Therapy Committee, American Association of Physicists in Medicine. Int.J. Radiat. Oncol. Biol. Phys. 33(3), 725-746, 1995. [4] LIAC absolute dosimetry using a ionization chamber, Giò-Marco S.p.a [5] Radiation Exposure of Personell during Intraoperative Radiotharapy (IORT): Radiation protection Aspects [6] National Council on Radiation Protection and measurements Neutron contamination from medical electron accelerators. NCRP Report No.79. 1984. [7] National Council on Radiation Protection and measurement Radiation Protection Design Guideline for 0.1-100 Mev Particle Accelerators Facilities. NCRP Report No.51, 1977. [8] Soriani, Felici, Fantini, Paolucci, Borla, Evangelisti, Benassi, Stringari. Radiation protection measurements around a 12 Mev mobile dedicated IORT accelerator. 64 [9] Bini, Boventi, Feroldi, Coccaglio, Gariboldi, Ignesti, Olmi, Priori, Riminesi, Sbardolini Valutazione del rischio elettromagnetico presso l’Azienda Ospedaliera Mellino Mellini Chiari (Brescia) 65 APPENDICE Definizioni Richiamiamo alcuni concetti e definizioni tra cui i concetti di rischio generico, rischio generico aggravato e rischio specifico rischio specifico come li definisce la medicina legale (cfr. “Medicina legale e delle assicurazioni”, di Giorgio Canuto, Sergio Tovo, 1996, PICCIN). rischio generico si riferisce a quelle eventualità che incombono in eguale grado su tutti i cittadini. rischio generico aggravato quando, pur potendo investire tutti i cittadini, è quantitativamente più elevato nell’espletamento di una determinata attività. Il rischio specifico è strettamente legato ad una specifica attività e solo i soggetti che svolgono tale attività ne sono esposti. Il rischio professionale per essere tale deve essere un rischio specifico o un rischio generico aggravato, non essendo sufficiente la semplice esposizione ad un rischio generico per configurare il rischio professionale. Ai fini dell’applicazione del presente decreto si assumono le seguenti definizioni tratte della Legge 22 febbraio 2001 n. 36, Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici: Esposizione È la condizione di una persona soggetta a campi e elettrici, magnetici, elettromagnetici, o a correnti di contatto, di origine artificiale Limite di esposizione È il valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione, definito ai fini della tutela della salute da effetti acuti, che non deve essere superato in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori Valore di attenzione È il valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione, che non deve essere superato 66 negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate. Elettrodotto È l'insieme delle linee elettriche propriamente dette, delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione. Esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici È ogni tipo di esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici che, per la loro specifica attività lavorativa, sono esposti a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Esposizione della popolazione È ogni tipo di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, di tutte quelle persone che permangono nell’area senza esserne stati informati dell’esistenza. Intensità del campo elettrico E Il valore quadratico medio delle tre componenti mutuamente perpendicolari in cui si può pensare scomposto il vettore campo elettrico nel punto considerato, misurato in volt al metro (V/m). Intensità di induzione magnetica B Il valore quadratico medio delle tre componenti mutuamente perpendicolari in cui si può pensare scomposto il vettore campo magnetico nel punto considerato, misurato in tesla (T). Frequenza f Numero di cicli o periodi nell'unità di tempo. L'unità di misura della frequenza nel sistema S.I. è l'hertz (Hz): sono di uso frequente i multipli kilohertz (1kHz = 103 Hz); megahertz (1 MHz = 106 Hz); gigahertz (1GHz = 109 Hz). Campi elettromagnetici Campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo di frequenza inferiore o pari a 300 GHz. Corrente di contatto (Ic). La corrente di contatto tra una persona e un oggetto e' espressa in Ampere (A). Un conduttore che si trovi in un campo elettrico può essere caricato dal campo. Densità di corrente (J). E' definita come la corrente che passa attraverso una sezione unitaria perpendicolare alla sua direzione in un volume conduttore quale il corpo umano o una sua parte. E' espressa in Ampere per metro quadro (A/m^2). 67 Intensità di campo elettrico. E' una grandezza vettoriale (E) che corrisponde alla forza esercitata su una particella carica indipendentemente dal suo movimento nello spazio. E' espressa in Volt per metro (V/m). Intensità di campo magnetico. E' una grandezza vettoriale (H) che, assieme all'induzione magnetica, specifica un campo magnetico in qualunque punto dello spazio. E' espressa in Ampere per metro (A/m). Induzione magnetica. E' una grandezza vettoriale (B) che determina una forza agente sulle cariche in movimento. E' espressa in Tesla (T). Nello spazio libero e nei materiali biologici l'induzione magnetica e l'intensità' del campo magnetico sono legate dall'equazione 1 A m^-1 = 4pgreco 10^-7 T. Densità di potenza (S). Questa grandezza si impiega nel caso delle frequenze molto alte per le quali la profondità di penetrazione nel corpo e' modesta. Si tratta della potenza radiante incidente perpendicolarmente a una superficie, divisa per l'area della superficie in questione ed e' espressa in Watt per metro quadro (W/m^2). Assorbimento specifico di energia (SA). Si definisce come l'energia assorbita per unità di massa di tessuto biologico e si esprime in Joule per chilogrammo (J/kg). Nella presente direttiva esso si impiega per limitare gli effetti non termici derivanti da esposizioni a microonde pulsate. Tasso di assorbimento specifico di energia (SAR). Si tratta del valore mediato su tutto il corpo o su alcune parti di esso, del tasso di assorbimento di energia per unità di massa di tessuto corporeo ed e' espresso in Watt per chilogrammo (W/kg). Il SAR a corpo intero e' una misura ampiamente accettata per porre in rapporto gli effetti termici nocivi dell'esposizione a radiofrequenze (RF). Oltre al valore del SAR mediato su tutto il corpo, sono necessari anche valori locali del SAR per valutare e limitare la deposizione eccessiva di energia in parti piccole del corpo conseguenti a particolari condizioni di esposizione, quali ad esempio il caso di un individuo in contatto con la terra, esposto a RF dell'ordine di pochi MHz e di individui esposti nel campo vicino di un'antenna. Tra le grandezze sopra citate, possono essere misurate direttamente l'induzione magnetica, la corrente di contatto, il campo elettrico e magnetico, e la densità di potenza. 68 Quadro normativo: A1: norme per la popolazione Note alla tabella: 1. f come indicato nella colonna delle frequenze. 2. Per le frequenze comprese fra 100kGz e 10 GHz, Seq, E2,H2, e B2 devono essere calcolati come media su qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano i 10 GHz, E2,H2, e B2 devono essere ottenuti come media su qualsiasi periodo di 68/f1,05minuti (f in GHz) 4. Non è fornito alcun valore di campo E per le frequenze ‹1Hz, perché di fatto sono campi elettrici statici. Per la maggior delle persone la sensazione fastidiosa di cariche elettriche di superficie non è avvertibile a intensità di campo inferiori a 25kV/m. Le scariche che provocano stress o disturbo vanno evitate. 69 5. Per i valori di picco, si applicano i seguenti livelli di riferimento dell’intensità di campo magnetico H(A/m) e dell’induzione magnetica B(µT). Per le frequenze fino a 100kHz, i valori di riferimento di picco si ottengono moltiplicando i corrispondenti valori efficaci (rms)per √2(-1,414). Per gli impulsi di durata tp, la frequenza equivalente da applicarsi deve essere calcolata come f= 1/(2tp). Per le frequenze comprese fra 100kHz e 10 MHz, i valori di riferimento di picco si ottengono moltiplicando i corrispondenti valori efficaci (rms) per 10α dove α= (0,665 log(f/105)+0,176); f in Hz. Per le frequenze comprese fra 10 MHz e 300 GHz i valori di riferimento di picco si ottengono moltiplicando i corrispondenti valori efficaci (rms) per 32. 70 A2: Norme per i lavoratori Note alla tabella: 1. f come indicato nella colonna delle frequenze. 2. Per le frequenze comprese fra 100kGz e 10 GHz, Seq, E2,H2, e B2 devono essere calcolati come media su qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano i 10 GHz, E2,H2, e B2 devono essere ottenuti come media su qualsiasi periodo di 68/f1,05minuti (f in GHz) 4. Per le frequenze fino a 100kHz, i valori di azione di picco per le intensità di campo possono essere ottenuti moltiplicando il valore efficace rms per √2. Per gli impulsi di durata tp la frequenza 71 equivalente da applicare per i valori di azione va calcolata come f= 1/2tp. Per le frequenze comprese fra 100kHz e 10 MHz, i valori di riferimento di picco si ottengono moltiplicando i corrispondenti valori efficaci (rms) per 10α dove α= (0,665 log(f/105)+0,176); f in Hz. Per le frequenze comprese fra 10 MHz e 300 GHz i valori di riferimento di picco si ottengono moltiplicando i corrispondenti valori efficaci (rms) per 32 nel caso delle intensità di campo e per 1000 nel caso delle densità di potenza di onda piana equivalente. 5. Per quanto riguarda i campi elettromagnetici pulsati o transitori o in generale l’esposizione simultanea a campi di frequenza diversa, è necessario adottare metodi appropriati di valutazione, misurazione e/o calcolo in grado di analizzare le caratteristiche delle forme d’onda e la natura delle interazioni biologiche, tenendo conto delle norme armonizzate europee elaborate dal Cenelec. 72