la stagione di prosa si conclude con la bottega del caffe

Comunicato Stampa
aprile 2011
LA STAGIONE DI PROSA SI CONCLUDE CON LA BOTTEGA
DEL CAFFE’
Il testo di Goldoni, messo in scena dalla Compagnia del Teatro Carcano
in omaggio a Giulio Bosetti, chiude la Stagione di Prosa 2010-2011
Lunedì 18 aprile 2011 alle ore 21 sarà in scena al Teatro Fraschini La bottega del caffè di Carlo
Goldoni. Si replica martedì 19 e mercoledì 20 sempre alle ore 21.00.
La compagnia del Teatro Carcano rende omaggio a Giulio Borsetti con La Bottega del caffè di
Carlo Goldoni che è stato uno dei suoi grandi “cavalli di battaglia” di una lunga carriera teatrale:
attore, regista e direttore artistico, Bosetti ha lasciato in eredità alla moglie Marina Bonfigli, sua
compagna di vita e di palcoscenico per quasi mezzo secolo,
lo spirito di un lavoro
appassionato e rigoroso, pienamente espresso in questo spettacolo.
Giulio Bosetti esordì, dopo gli studi teatrali in Accademia, nel 1950 e dopo una esperienza al
Piccolo di Milano e al fianco di Vittorio Gassman. Iniziò così una lunga e fortunata carriera che
lo vide direttore dei Teatri Stabili di Trieste e del Veneto, regista di prosa e d’opera, fino alla
nascita della sua compagnia negli anni ottanta del secolo scorso. Giulio Bosetti era stato
interprete de La bottega nel 1989 al Teatro Romano di Verona, con un allestimento diretto da
Gianfranco De Bosio.
La trama
Carnevale 1750. Campiello di Venezia. Protagonista della commedia è don Marzio, che tesse le fila
della maldicenza seduto al suo tavolo d’angolo di un caffè, scrutando gli accadimenti attraverso le
lenti dei suoi occhiali. I suoi sono occhi insidiosi, le sue lenti deformanti, è il prototipo dei frequentatori
curiosi, che raccolgono notizie per farsene portavoce, senza curarsi della fondatezza, mescolando
verità e invenzione. Egli trova particolare godimento nel frapporre una serie di ostacoli al desiderio di
due donne, Placida e Vittoria, di ricondurre sulla retta via i rispettivi mariti, Flaminio e Eugenio. Il
primo è un giovane torinese che si spaccia per nobile, il secondo è un giovane mercante di stoffe che
continua a perdere denaro nella bisca di Pandolfo. Don Marzio trova anche il modo di istigare i due
uomini alla libertà sentimentale, spingendo la ballerina Lisaura, ignara del fatto che Flaminio fosse
sposato, tra le sue braccia. I sotterfugi di don Marzio verranno smascherati dal caffettiere Ridolfo e
dal suo garzone Trappola: sciolti gli inganni al furbo orchestratore/ orditore di trame, non resterà che
abbandonare la città.
Carlo Goldoni, oltre a ritrarre un carattere come quello di Don Marzio alla perfezione, riesce a
infondere piena concretezza all’ambiente circostante, attingendo dal reale vissuto veneziano così
variegato da emergere come società del pettegolezzo e del possesso quale di fatto era: agli
spettatori settecenteschi la piazzetta in cui si svolge la vicenda, altro non era che il prolungamento
della città lagunare. Un spazio anche simbolico, quello della bottega, osservatorio privilegiato per
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scoprire come va il mondo e per giudicarlo. La realtà si colora di tinte particolari, verità e menzogna
si mescolano. L’impronta dell’autore è nitida anche oggi perché in questa indagine sui comportamenti
veneziani che Goldoni conduceva ai suoi tempi, è eternata dai temi e situazioni universali, validi per
l’umanità di ogni tempo: amori, odi, brama di possesso, conquista del potere, lotta per il benessere, ci
accompagnano senza perdere mai né di importanza né di smalto.
L’allestimento nasce nel segno della sobrietà e della fedeltà al testo e all’autore con la firma di
Giuseppe Emiliani, seguendo, in modo rigoroso, il percorso artistico tracciato da Giulio
Borsetti, attore intuitivo, con uno spiccato senso per il lavoro corale, nel pieno rispetto
dell’opera teatrale. E’l’affresco di una società, ma, in termini teatrali ed artistici, è anche un
eccezionale banco di prova per attori, registi e scenografi. Compaiono attori che fanno parte
del glorioso assetto teatrale italiano, come Antonio Salines (Don Marzio) e Virgilio Zernitz (il
caffettieri Ridolfo). In scena Cristina Sarti (Placida) Alice Redini (Vittoria).
Anche in questa edizione l’aspetto scenico è fondamentale per l’efficacia del testo: è stata
realizzata da Guido Fiorato, allievo prediletto di Emanuele Luzzati.
I biglietti dello spettacolo sono in vendita al Teatro Fraschini
Costo: da 30 euro a 7 euro.
Orari di apertura di biglietteria: dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da lunedì a
sabato). Telefono: 0382/371214
Sono riconosciute riduzioni, oltre che di legge, anche per le scuole e gli studenti
universitari.
Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org
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