Il buco nero – The Black Hole

ISTITUTO STATALE D’ISTRUZIONE SUPERIORE
Liceo scientifico “E. Fermi”
S. Agata Militello
A.S. 2009/10 classe V D
Il buco nero – The Black Hole
Percorso Interdisciplinare di
Saverio Patti
IL BUCO NERO
In astrofisica si definisce “buco nero” un corpo celeste estremamente denso, dotato di
un’attrazione gravitazionale talmente elevata da non permettere l’allontanamento di alcunché dalla sua superficie. Questa condizione si ottiene quando la velocità di fuga dalla
sua superficie è superiore alla velocità della luce. Un corpo celeste con tale proprietà risulta invisibile ai nostri occhi e la sua presenza può essere rilevata solo tramite gli effetti del
suo intenso campo gravitazionale. Il termine buco nero è dovuto al fisico Wheeler, che ne
ha studiato la formazione, mentre precedentemente tale corpo celeste veniva definito
black star.
Dopo aver consumato tramite fusione nucleare il 10% dell’idrogeno, che diviene
elio, nel nucleo della stella si arrestano le reazioni nucleari, la forza gravitazionale prevale
e la massa della stella si comprime verso il suo centro. Quando la densità diventa piuttosto
elevata, può innescarsi la fusione nucleare del ferro, che porta alla produzione di litio,
azoto ed altri elementi, tra i quali il silicio, che è il secondo componente più abbondante
nella crosta terrestre dopo l’ossigeno. Durante questa fase la stella si espande e si contrae,
espellendo parte della sua massa.
* Le stelle di massa 1,2 volte quella del sole, a questo punto, si spengono e si raffreddano lentamente, attraversando lo stadio di nana bianca e dando origine, dopo molti
milioni di anni, alla cosiddetta nana nera.
* Le stelle che superano 1,4 volte la massa del sole hanno reazioni che possono arrivare
sino alla sintesi del ferro. Tale reazione è endotermica, ossia richiede energia invece
di estrometterla, quindi il nucleo diventa una massa inerte di ferro, e non essendoci
più reazioni, non c è più nulla in grado di opporsi al collasso gravitazionale. La stella
subisce una contrazione fortissima, generando una super nova di II tipo. Durante
l’esplosione, la stella espelle massa; ciò che rimane è un nucleo densissimo:
Se la massa è abbastanza piccola da permettere alla “pressione di degenerazione” di contrastare la forza di gravità, si arriva ad una situazione di equilibrio: si
forma una stella di neutroni.
Se la massa supera i 3,5 volte la massa del sole, nulla può contrastare la forza
gravitazionale, di cui la pressione interna diventa generatrice, rendendo inevitabile la formazione di un imponente buco nero.
I buchi vengono classificati in:
* Buchi neri di Schwarzschild, che presentano solo una massa;
* Buchi neri di Reissner, che presentano una massa e una carica elettrica
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* Buchi neri di Kerr, rotanti che presentano solo massa
* Buchi neri di Newmann, rotanti che presentano massa e carica elettrica
Alcuni studiosi ipotizzano l’esistenza di buchi neri al centro di ogni galassia. Nella nostra galassia, la Via Lattea, è presente una sorgente di raggi X, chiamata Cygnus X-1, destinata ad essere un prossimo buco nero.
Spesso, erroneamente, si associa il buco nero al wormhole, ma questi oggetti cosmici
sono profondamente diversi:
* Il buco nero è un oggetto che possiede forza gravitazionale talmente elevata che nulla può sfuggire alla sua attrazione;
* Il wormhole, in italiano “buco del tarlo”, è invece un modo pittoresco per definire il
fenomeno fisico chiamato Ponte di Einstain-Rosen, dove condizioni particolari della
materia deformano lo spazio tempo, creando cunicoli che collegano due luoghi dello
spazio in tempo inferiore a quello che la luce impiegherebbe attraverso lo spazio
normale.
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I CAMPI ELETTRICI E GRAVITAZIONALI
Oltre ad un intenso campo gravitazionale, i buchi neri sono in grado di generare intensi campi elettrici. Quindi partendo dal concetto di campo vettoriale, si vogliono delineare i principali aspetti dei due campi e le analogie e differenze che intercorrono tra di
essi. In fisica si definisce campo vettoriale un campo, che associa, ad ogni punto dello spazio, un vettore, eventualmente variabile nel tempo. Poiché viene associato ad ogni punto
dello spazio un vettore, ogni campo si caratterizza per intensità, verso e direzione. Il campo elettrico e il campo gravitazionale sono esempi di campi vettoriali.
* Con il termine campo gravitazionale si intende la regione dello spazio, nella quale si
avverte l’azione gravitazionale di un dato sistema fisico. Tale campo possiede un’intensità,
indicata con ⃗, detta accelerazione gravitazionale, che, per la prima legge di Newton, è
uguale al rapporto tra ⃗ ed
,
⃗
⃗
dove ⃗ è la forza di attrazione gravitazionale, che agisce sulla massa
. ⃗ e ⃗ sono
vettori. Se a ⃗ viene sostituita l’ espressione della Legge di gravitazione universale,
⃗
⃗
si ottiene
⃗
⃗
Volendosi applicare la teoria al campo gravitazionale terrestre, per oggetti posti ad una
quota dalla superficie molto minore del raggio della terra, bisogna sostituire a
medio della terra (
)ea
la massa della terra (
il raggio
), otte-
nendo così
| ⃗|
(
)
* Con il termine campo elettrico si intende la regione dello spazio sede di forze di natura elettrica. Per sondare tale campo viene utilizzata una carica di prova positiva ( ) che
deve avere la caratteristica di essere talmente piccola da non perturbare il campo da sondare. Il campo elettrico, indicata con ⃗⃗ , è uguale al rapporto tra ⃗ e
di attrazione che agisce sulla carica di prova. A
, dove ⃗ è la forza
è possibile sostituire l’espressione della
Legge di Coulomb, ossia
⃗
⃗
ottenendo, per il campo elettrico, l’espressione
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⃗⃗
⃗
che non dipende dalla carica esploratrice, ma soltanto dalle cariche che generano il campo
e dalla distanza dalla cariche stesse. La direzione della forza è sempre parallela al campo e
l’unit{ del vettore campo elettrico è N/C oppure V/m.
Analogie tra campo elettrico e gravitazionale
* Sono entrambe forze che agiscono tra corpi posti ad una certa distanza l’uno
dall’altro;
* La direzione della forza è sempre parallela al campo;
* I moduli di entrambe le forze decrescono in proporzionalità inversa al quadrato della
distanza tra i corpi;
* Sono campi conservativi: il lavoro totale che viene compiuto dalle forze del campo in
un percorso chiuso è sempre nullo, indipendentemente dalla traiettoria seguita.
Differenze tra campo elettrico e gravitazionale
Forza gravitazionale
Forza elettrostatica
è sempre attrattiva
può essere attrattiva o repulsiva
agisce tra corpi qualsiasi dotati di massa
agisce soltanto su corpi dotati di carica
è proporzionale al prodotto delle masse
è proporzionale al prodotto delle cariche
Si considerino le forze, gravitazionale e elettrica, agenti tra l’elettrone e il protone di un atomo di
idrogeno. Esse si differiscono 39 ordini di grandezza:
N
N
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NATURALIS HISTORIAE
Lo studio dei corpi celesti presenti nel nostro universo
ha affascinato molti pensatori, anche se quest’ultimi hanno
vissuto in un epoca piuttosto lontana rispetto alla nostra.
Tra questi pensatori ritroviamo Plinio il Vecchio, il quale
ha mostrato interesse per fenomeni naturali di diverso genere, all’interno della sua opera principale, Naturalis Historiae, la quale ci è pervenuta integralmente.
Essa può es-
sere considerata un’enciclopedia di scienze naturali, composta tra il 77 ed il 78 d.C., pubblicata in 37 libri e dedicata
all’ imperatore Tito. Plinio pubblicò i primi dieci libri nel 77
e si preoccupò di rivedere e ampliare il resto durante i restanti 2 anni della sua vita. Il suo lavoro fu probabilmente
pubblicato con scarsa revisione da parte del nipote Plinio il
Giovane. La mancanza di una revisione finale può spiegare
parzialmente le numerose ripetizione, alcune contraddizioni e gli errori nei passi trascritti
dagli autori greci.
All’interno dell’opera, Plinio tratta i più disparati argomenti scientifici: cosmologia,
geografia, medicina, zoologia, …. La Naturalis Historia si inserisce nel filone della letteratura di erudizione scientifica, traendo spunto dall’illustre Catone. L’autore intende scrivere
un enciclopedia dell’universo in cui siano riunite tutte le conoscenze sul mondo naturale.
Per scrivere tale opera, Plinio dice di aver raccolto informazioni da circa 2000 volumi di
100 autori, ma, gli storici stimano che il numero degli autori, latini e greci, consultati, possa essere di molto superiore a tale soglia.
Il primo libro dell’opera contiene un indice analitico, che da informazioni sui contenuti
dei singoli libri. Questo è un elemento di enorme novità rispetto alle altre opere latine. La
Naturalis Historia ha un elevato valore documentario, in quanto ci ha tramandato notizie,
che altrimenti sarebbero andate perdute. Essa è spesso considerata un opera compilatoria,
nella quale l’autore non esamina con spirito critico le notizie raccolte. Plinio vuole, in tutti
i modi, essere utile al lettore, soprattutto alla burocrazia imperiale ed ai ceti emergenti.
Egli mostra interesse per i mirabilia (aneddoti) ed in particolare per le opere paradossografiche (narrazioni di cose straordinarie, apprese tramite la consultazione di varie fonti).
Plinio considera la natura come un organismo vivente regolato dalla provvidenza; al
centro dell’universo vi è l’uomo, che può cercare di migliorare la sua vita, senza però superare i limiti imposti dalla natura. Lo stile è poco omogeneo, in quanto risente delle numerose fonti utilizzate, il lessico è ricco di vocaboli tecnici, volgarismi, neologismi ed anche grecismi.
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LE FOIBE
Secondo le parole del giornalista Gianluigi De Rold sono un vero buco nero della storia
italiana le FOIBE.
Prima del XIX, in Venezia Giulia e Dalmazia, avevano convissuto popolazioni di lingua
romanza e slava, che avevano tra di loro tensioni dovute ad ancora esistenti concetti di nazionalità, e soprattutto alle differenze linguistico-culturali che intercorrevano tra le loro
etnie. Si originò così quella contrapposizione etnica che fu la causa del massacro delle foibe. L’Italia accettò di entrare nella Prima Guerra Mondiale a fianco della Triplice Intesa, in
base ai termini del Patto di Londra, che garantiva all’Italia il possesso di Istria, di Trieste e
della Dalmazia settentrionale, mentre la città di Fiume rimaneva neutrale. Al termine della
guerra, con i trattati di Saint Germain e di Rapallo, l’Italia ottenne solo parte di ciò che le
era stato promesso: le fu negata la Dalmazia e rimase aperta la questione di Fiume, rivendicata per il principio di autodeterminazione degli stati, che fu così annessa all’Italia nel
1924. I territori annessi erano abitati da consistenti minoranze slave e croate, i cui diritti
fondamentali furono rispettati dal Regno di Italia. La situazione degli slavi si deteriorò con
l’avvento al potere del fascismo nel 1922. Fu gradualmente introdotta in tutta Italia una
politica di assimilazione delle minoranze etniche e nazionali, la chiusura delle scuole slovene e croate, ed il divieto dell’uso della lingua straniera in pubblico. L’azione del governo
fascista esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell’Italia. Nell’aprile del 1941,
l’Italia partecipò all’attacco dell’Asse contro la Jugoslavia. Essa fu smembrata e parte dei
suoi territori furono annessi dagli stati invasori. Col Trattato Di Roma, l’Italia annesse una
gran parte della Slovenia e della Dalmazia settentrionale. La situazione in tutta la Jugoslavia degenerò ben presto in una feroce guerriglia, che vide la resistenza agli invasori e la
lotta fra le diverse fazioni etniche e politiche. Fu assunta dagli slavi l’equazione italiano =
fascista. Si vennero a creare episodi di Jacquerie, ossia insurrezioni dei ceti popolari. Tali
insurrezioni, avvenute nel corso degli eccidi del 1943, si rivolsero non solo verso i rappresenti del regime fascista, ma anche verso gli italiani in quanto tali. Gli eccidi furono il risultato di una violenza di stato, che fu uno strumento di repressione politica ed etnica, in
vista dell’annessione alla Jugoslavia di tutta la Venezia Giulia, incluse Triste e Gorizia. Tito
fece il possibile per occupare le città prima di ogni forza alleata e tentò di far apparire gli
jugoslavi come la maggioranza della popolazione. Perciò sarebbe stata essenziale la riduzione della popolazione italiana in territorio jugoslavo. Ciò avvenne tramite i cosiddetti
massacri delle foibe o più comunemente foibe (dal latino fovea, fossa), con cui si intendono gli eccidi perpetrati ai danni di migliaia di cittadini italiani, durante ed alla fine della
seconda Guerra Mondiale, in Venezia Giulia, Dalmazia e Istria.
Le cause di tali eccidi erano remote:
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- la contrapposizione nazionale ed etnica fra sloveni e croati da una parte e italiani
dall’altra;
- le conseguenze della Prima Guerra Mondiale, con una fortissima battaglia diplomatica
per la definizione dei confini tra il Regno d’Italia ed il neonato Regno dei Serbi, Croati e
Sloveni;
- il ventennio fascista, col tentativo di assimilazione forzata delle popolazioni slave della
Venezia Giulia;
- la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista italiano.
Tali eccidi, avvenuti tra il settembre 1943 ed il maggio 1945,furono compiuti per lo più
dall’Armata popolare di liberazione Jugoslava. Il nome foiba deriva dagli inghiottitoi di natura carsica dove migliaia di italiani, prelevati di notte, senza distinzione di età, sesso o
ceto, consapevoli solo di essere italiani, venivano pestati a sangue e spesso torturati, poi,
legati in gruppi col filo spinato, venivano gettati, per lo più ancora vivi o feriti, negli abissi
di queste caverne. Tra le vittime figurano non solo personalità legate al Partito Nazionale
Fascista, ma anche ufficiali e funzionari pubblici, e parte dell’alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo sia al fascismo.
Gli eccidi ebbero due momenti:
- il primo all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si scatenarono vendette e rancori mai sopiti dopo 20 anni di italianizzazione forzata;
- il secondo, molto più grave per il numero di vittime, nella primavera del ’45,quando le
truppe titine occuparono la Venezia Giulia, la Dalmazia, Trieste e parte del Friuli.
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GEORGE ORWELL – 1984
Oltre che nella storia italiana, è possibile riscontrare un vero e proprio buco nero delle
coscienze anche in un’opera fondamentale della moderna letteratura inglese: 1984 di George
Orwell.
1984(Nineteen Eighty-four) is the title of one of the most
important novel by George Orwell, published in 1949, but
written in 1948. The title is the inversion of the 2 last numbers
of the date, in which the novel was written. It was defined the
novel of negative utopia.
In a next future (year 1984) the world was divided in 3
powerful totalitarian super-states between Oceania, Eurasia
and Estasia, that use violence to maintain the total control of
the society. In Oceania, whose capital is London, society is
administered according to the principles of the Socing (the
English socialism) and governed by an only party, of which
the head was Big Brother, a character that controls the life of all citizens. His figure is a
mix between Iosif Stalin and Adolf Hitler. His eyes are the Telescreen, that spy on the life
of the citizens and his arms are the Thought Police, that control every aspect of the society. Everywhere there are posters with Big Brothers’ image and slogans of the party:
War is Peace, Freedom is Slavery, Ignorance is Strength
The principal character of the novel, Winston Smith, is a member of the Outer Party;
his job was to correct errors of past articles to put in evidence infallibility of the party.
Winston doesn’t bear party conditionings. Other important characters are: Julia, that
Winston fell in love, Wight, and O’Brien, an important functionary, that was a Winston’s
false friend. Although party orders purity of its members (the sex is only permitted to procreate), Winston and Julia become lovers and they decide to collaborate with a resistance’s
organization, called Brotherhood. They tell everything to O’Brien, that reveals to be a
member of Thought Police, governed by Ministry of Love. O’Brien wants to teach Winston
the technique of doublethink through 3 periods: learning, comprehension and acceptance.
The first period consists to inflict pain to Winston, so that he accepts a false reality. In the
second period, Winston understands that he is the last man in Europe and he has the aspect of a skeleton, after the suffered tortures. In the third period, Winston was led in the
room 101. In this room torture’s instrument is the worst fear of everybody. For the protagonist it is next a mask with inside 2 rats (his worst fear), that O’Brien is about to put them
on the face. He was defeated when, to stop O’Brien, he screams “Make it to Julia”, losing
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his last human feeling. Winston learns therefore that it isn’t enough to obey to roles, but
that Big Brother wants to possess the spirit and the think of his members. The Brotherhood was created to identify potential dissidents.
In the end of the story, Winston surrenders to love Julia and free thought, submitting
himself to Big Brother with awareness.
L’ES DI FREUD
Freud ha scomposto la personalità dell’ uomo in tre istanze, una delle quali rievoca
l’immagine di un buco nero: l’ES.
ES è un termine tedesco che indica il pronome
neutro della terza persona singolare. Con esso Freud
intende designare la parte oscura, inaccessibile della
nostra personalità, che è una sorgente di energie
pulsionali non organizzate, che fluiscono in una dimensione atemporale, operando al di fuori delle
consuete categorie logiche e da qualsiasi nozione di
valore, di bene, di male o di moralità. Questa dottrina dell’ES assume un’importanza fondamentale
nel Freud maturo, in cui l’essere umano appare fondato su questa base energetica, che non rispetta né
le categorie kantiane né tanto meno le leggi morali.
L’ES, quindi, si configura con quell’istanza intrapsichica che rappresenta la voce della natura nell’animo dell’ uomo. Esso contiene quelle
spinte pulsionali di carattere erotico (Eros), aggressive ed auto-distruttive (Thanatos), che
sono il modo squisitamente umano in cui gli istinti si sono evoluti. E’ l’istanza intrapsichica più arcaica della nostra mente ed è definita anche inconscio (a differenza dell’io che è
cosciente). L’Es consiste di istinti che rappresentano la riserva individuale di energia psichica; una delle fonti primarie di tale energia è quella sessuale. Il termine Es fu introdotto
nel 1922 in L’Io e L’Es, però fu coniato precedentemente da Groddeck, il quale aveva iniziato ad usarlo indicando con esso le forze ignote ed incontrollabili da cui noi veniamo
vissuti. La comparsa di tale termine coincide con un importante mutamento del pensiero
freudiano, e cioè con la nuova teoria strutturale dell’ apparato psichico. Infatti mentre la
prima Topica psicologica viene elaborata da Freud nel capitolo VII dell’ Interpretazione dei
Sogni, e distingue tre sistemi, conscio, preconscio e inconscio, la seconda Topica viene
elaborata a partire dal 1920 e distingue tre istanze: io, super-io , es.
È bene precisare che l’es non è inferiore all’io e possiede una memoria estremamente
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U Purtusu di Pit Di Bi – Saverio Patti – The Black Hole
sviluppata, anzi, più precisamente, esso è in grado di immagazzinare un’enorme quantit{
di ricordi rimossi, soprattutto infantili. Per questo motivo la sua attività può essere causa
di nevrosi, ovvero disturbi che scaturiscono dal conflitto tra elementi coscienti (io) e ricordi che il Super-io non vorrebbe rievocare. Queste nevrosi sono dette nevrosi di carattere e sono costituite da un eccesso di Es. Possono produrre effetti come la tossicodipendenza, le perversioni sessuali e disturbi dell’attenzione.
L’Inconscio rappresenta la parte più difficilmente accessibile della nostra mente, quella
che nasce e continua a costituirsi nel corso della vita attraverso l’ azione della rimozione.
Tale meccanismo di difesa agisce sui pensieri dolorosi e inaccettabili, dalla prima infanzia
sino alla morte, talmente insopportabili che la psiche li bandisce, relegandoli all’inconscio.
In questo modo la persona perde la consapevolezza di tali pensieri e la sua mente non
viene più perturbata da essi, almeno temporaneamente. Tuttavia può accadere che i traumi rimossi, pur non direttamente disponibili alla coscienza, ma comunque presenti
nell’inconscio, generino ansia e sentimenti negativi, i quali esercitano un’azione patologica
sul comportamento umano.
Attraverso il processo di rimozione, il soggetto cerca di ricacciare nell’inconscio rappresentazioni, immagini, ricordi, legati a qualche dispiacere o comunque a qualcosa di non
desiderato. Nei momenti in cui il nostro controllo psichico, per diversi motivi, cala di tono,
l’inconscio trova una via di uscita e da origine al lapsus, cioè quando si dice una parola per
un’altra (e per Freud la parola scappata è inavvertitamente quella che davvero si voleva dire). Freud distingue i lapsus in vari tipi: verbale, di lettura, di ascolto, di scrittura. Può anche capitare che il soggetto continui il processo di rimozione, dimenticando una parola
che può richiamare alla coscienza il suo rimosso. Un’altra via di uscita per l’inconscio è il
sogno, che presenta un contenuto manifesto, ciò che il sognante ricorda di un sogno, ed il
contenuto latente, ciò che si cela dietro al sogno. Di quest‘ultimo si interessa l‘analisi dello
psicanalista. Dato che con la rimozione certi eventi vengono fatti passare dalla coscienza
alla non coscienza, è evidente che essi non possono emergere attraverso una prassi razionale; quindi l’ipnosi non serve più ad abbattere gli ostacoli aggirandoli, bensì punterà alla
distruzione dei processi di rimozione.
Cosi Freud descrive l’Es all’interno dell’opera “Introduzione alla psicanalisi” del 1915:
L’Es è stato appreso dallo studio del lavoro e della formazione dei
sintomi nevrotici. All’Es ci avviciniamo con paragoni: lo chiamiamo un
caos, un crogiuolo di eccitamenti ribollenti. Attingendo alle pulsioni, l’Es
si riempie di energia, ma non possiede un’organizzazione, non esprime
una volontà unitaria, ma solo lo sforzo di ottenere soddisfacimento per i
bisogni pulsionali nell’osservanza del principio del piacere. Le leggi di
pensiero logico non valgono per i processi dell’Es, soprattutto non vale il
principio di contraddizione. Impulsi contrari sussistono l’uno accanto
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U Purtusu di Pit Di Bi – Saverio Patti – The Black Hole
all’altro, senza annullarsi o diminuirsi a vicenda. Non vi è nulla che si
possa paragonare alla negazione e si osserva che spazio e tempo sono
forme necessarie dei nostri atti mentali. Nulla si trova nell’Es che corrisponda all’idea di tempo e nessun’alterazione del processo psichico ad
opera dello scorrere del tempo. Impulsi che non hanno mai varcato l’Es
sono immortali e si comportano dopo decenni come se fossero appena
accaduti. Solo quando sono divenuti coscienti mediante il lavoro analitico, essi possono essere riconosciuti come passato. L’Es non conosce né
giudizi di valore, né il bene e il male, né la moralità. Il fattore economico
strettamente connesso al principio di piacere domina ivi tutti i processi.
IL MONUMENTO FUNEBRE
DI MARIA CRISTINA D’AUSTRIA
Nel mondo dell’arte, è possibile riscontrare le caratteristiche e l’immagine di un buco nero
in quello che Stendhal giudicò il più bel monumento funebre esistente al mondo.
Il Monumento Funebre di Maria Cristina d’Austria è un’opera scultorea di Antonio Canova, custodita all’interno dell’Augustinerkirche di Vienna. La commissione di questo
grande cenotafio si deve ad Alberto di Sassonia in occasione della morte della sua consorte
Maria Cristina, nel 1798. L’obiettivo dell’opera è di rendere omaggio alla memoria di questa donna e alle sue molteplici virtù. Il lavoro di realizzazione del monumento si svolse in
più fasi nei 7 anni successivi, terminando nel settembre 1805. Il Monumento appartiene al
periodo neoclassico, in cui il tema più ricorrente nelle produzione artistica del tempo era
quello della morte. L’opera si mostra come un’imponente piramide bianca aperta al centro
da una buia apertura, che sembra condurci non dentro il limite di un sepolcro, ma verso
uno spazio buio ed infinito, che rievoca l’immagine di un buco nero, che tutto attrae a se,
compreso lo sguardo dell’osservatore. Verso tale apertura si dirige una triste processione,
lenta, come se fosse attratta dall’infinit{ dell’apertura. La rigidit{ dell’insieme caratterizza
il nuovo orientamento artistico della scultura funeraria, abbandonando il movimento presente nella tradizione barocca di stampo berniniano. La piramide marmorea, oltre
all’ingresso segnato da due massicci stipiti inclinati e da un architrave con scritto “Uxori
optimae Albertus”, presenta sulla parte più alta un medaglione col ritratto di Maria Cristina in bassorilievo, sostenuto dalla personificazione della Felicità, accompagnata a sinistra
da un putto (che sostituisce il mezzobusto del defunto tipico dei monumenti barocchi). La
processione sale, da sinistra, una breve gradinata; tutti i personaggi sono segnati da una
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mesta espressione e del capo chino. Al centro, è rappresentata la personificazione della
Virtù sostenente il vaso delle ceneri tra due fanciulle; a sinistra la Beneficienza che accompagna sotto braccio un vecchio cieco, che si sostiene con un bastone, affiancato da una
bambina. L’intera processione è seguita dalla scia di un drappo, che accompagna sino al
buio interno, simbolo del mondo dei morti, a sottolineare la continuità tra vita e morte.
Sulla destra sono invece presenti due figure dormienti che non partecipano alla processione: un leone, simbolo della Fortezza di Maria Cristina, e un genio alato dai dolci lineamenti che rappresenta il sonno. Infatti la morte è vista come un sonno eterno.
L’opera, dunque, mette insieme due piani e due forme:
- il piano della morte, al quale si riferisce la forma assoluta della piramide;
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- il piano della vita, al quale si riferiscono le sembianze umane.
Nell’opera del Canova sono evidenti tutti i punti salienti del periodo neoclassico:
- ritorno ai modella classici;
- ricerca di armonia, proporzione e bellezza assoluta;
- rivalutazione della natura ,rappresentata tramite l’eliminazione delle imperfezioni;
- distacco dell’uomo dalla natura perfetta e immortale, rappresentato dalla triste processione di mortali che si recano verso il mondo ultraterreno.
Per comporre l’imponente monumento, e non solo, Canova si ispirò alle teorie del neoclassico Winckelmann, il quale aveva un po’ rivoluzionato il modo di intendere l’arte. Infatti egli credeva che l’opera d’arte fosse espressione del bello ideale, non imitando la natura, ma solo scegliendo le parti più belle di essa. Mentre i suoi predecessori cercavano il
bello ideale senza distaccarsi dai problemi dell’et{ in cui vivevano, il Winckelmann riteneva che solo i Greci avessero raggiunto il bello ideale, quindi l’opera greca era il modello
da imitare.
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