A guisa di introduzione: Idee e strategie per la comunicazione municipale attualissima Toni Puig Picart Fotograferò, spero in maniera nitida e suggestiva, dove ci troviamo noi comùni all’interno della comunicazione. Una fotografia che diffonderò attraverso idee e strategie. Ci troviamo, essenzialmente qui, con una multitudine di preoccupazioni e scommesse. Cosa facciamo, spesso, nelle organizzazioni municipali? Comunichiamo servizi. Ma non è sufficiente e lo sarà sempre meno. Oggi le organizzazioni non comunicano servizi, comunicano l’organizzazione stessa. In più: ciò che è, offre, presenta e per cosa è indispensabile. Comunicano l’organizzazione come società, come marca, come riferimento, come cosa essenziale, come esperienza, come emozione, come relazione costante. Perché ciò che essa offre e propone è la chiave imprescindibile e centrale, anzitutto per la vita dei cittadini —la mia/ nostra vita— e quella della città di tutti e tutto. Cosa dobbiamo potenziare costantemente Da dove iniziamo a comunicare magnificamente? Dove trovare i tratti eccellenti di cui oggi l’organizzazione municipale ha bisogno per comunicare con complicità e convinzione con i cittadini? La soluzione si trova fuori dall’organizzazione: nel tumulto, nella guerra di comunicazione, nell’insieme di proposte, di annunci dei media, per strada, nei negozi della città, nel mondo. Chiunque oggi lavori in un dipartimento di comunicazione di un’organizzazione comunale, deve potenziare: Curiosità: guardare, vedere, viaggiare, contemplare, collezionare, stare sempre sulla cresta dell’onda in ciò che le organizzazioni della città e il mondo stanno facendo nella comunicazione è il primo punto. La professione del comunicatore non è solo proattiva ma anche innovativa. Uno deve sempre stare al top. Chi si rinchiude nel suo dipartimento, segue le istruzioni, procede anno per anno, non cerca, non si sorprende, non si arrabbia, non si emoziona, non è geloso dinnanzi ad una comunicazione eccellente di qualunque organizzazione si tratti...non sarà mai un comunicatore municipale vigoroso. Non creerà mai una comunicazione comunale attuale, per la città e per i cittadini di oggi e di domani. Intelligenza pratica: guardare, curiosità per saper distinguere. Nell’uragano della comunicazione attuale ci sono montagne di comunicazioni mediocri presentate come comunicazioni indispensabili, che sono quelle semplicemente carine. Ci sono anche quelle scandalosamente pessime. Nella comunicazione, l’intelligenza comporta vedere, captare la comunicazione attraverso l’intersezione di un triangolo di domande: L’organizzazione comunica realmente e rapidamente? I cittadini capiscono quello che gli si dice e optano per essa di buon grado? Il suo linguaggio è quello adeguato e memorabile: mi sarebbe piaciuto averla creata io? A bruaciapelo: Quali sono le tre 13 brochure, i tre manifesti pubblicitari, i tre spot, le tre indicazioni, i tre cataloghi dei servizi che più ti piacciono e che tieni appesi nel tuo ufficio? Sono coerenti? C’è un’opzione personale? Rappresentano, francamente, una fantastica comunicazione? L’intelligenza comunicativa si potenzia, si acquisisce, si usa, come anche si ferma, sparisce e muore se uno crede di saper tutto, che la sua comunicazione sia la migliore e che tutti gli altri si sbaglino sempre. L’intelligenza non è una cosa da gestori della comunicazione narcisisti nè da politici sapientoni che si occupano della comunicazione municipale, autosufficienti. Spugna: un oratore pubblico municipale è una spugna inesauribile che immagazzina, conserva informazioni più che varie. Dall’esterno passa la comunicazione migliore, chi la pensa e chi la costituisce, che risultati ottiene, quanti soldi investe, quali mezzi danno i migliori risultati...ma assorbe anche altre domande: come pensa e come si comporta attualmente la migliore organizzazione municipale che merita un applauso, l’entusiasmo e il voto generoso dei cittadini? Che linea segue il migliore in sintonìa con la cittadinanza? E ancora, cosa pensa, dice, come considera la comunicazione municipale? Come la valutano i cittadini? Come veniamo visti come municipio? Come vogliono vederci/sentirci? Per esempio; e ancora: conosce alla perfezione la situazione e le possibilità del municipio come organizzazione, dell’ equipe di governo, e di tutte le carte dei servizi dei lavoratori per comunicare sempre e comunque. Apprendimento: tutto questo per imparare. Il perfetto oratore municipale, il dipartimento di comunicazione del municipio che si relaziona con i cittadini, si trova in sintonia con le carte dei servizi e l’equipe di governo. Si trova sempre in una situazione di apprendimento condiviso. Egli sa inoltre che la comunicazione che pianifica, produce e offre, può sempre migliorare e s’impegna in questo, con audacia, argutezza, coraggio, con la sua squadra che si unisce a lui e lo stimola insistentemente. La perfetta comunicazione municipale non è infatti mai il risultato di uno solo ma dello sforzo intelligente, curioso, attuale e innovativo di una squadra perspicace e audace nell’apprendimento. Quando si dice «Siamo fantastici!» inizia il declino, quando noi parliamo non possiamo mai dirlo, uno/ una squadra non crolla nel declino, ma nel vergognoso muro del pianto e nell’impotenza, il peggiore dei casi. Migliori/Diversi: tutto questo per cosa? Per fare in modo che la comunicazione della mia/nostra organizzazione municipale sia migliore di qualunque altra, anche diversa. Non c’è un’altra opzione possibile. È questa la più grande e anche l’unica sfida. Dove ci troviamo, da dove partiamo Fuori, la comunicazione è la priorità numero uno delle organizzazioni. All’interno dell’organizzazione municipale, dove ci troviamo? Da dove veniamo? Qual’è la situazione? Nei lontanissimi anni Settanta: alcune organizzazioni comunali, si trovano tristemente in un punto della comunicazione dove non comunicano, dove regna la burocrazia, dove i lavoratori sono settoriali e ciascuno fa il suo, dove la comunicazione si limita alle scartoffie come i permessi, le note ufficiali, le pratiche, gli annunci più importanti e le istanze...È il “municipio del permesso”, è la legge senza altri fronzoli, sono i municipi archeologici, preistorici, quelli tagliati fuori —e ve ne sono troppi— tanto che i cittadini sono stufi. Ci sono comuni che scommettono sul discredito della 14 democrazia, del pubblico e che sono soliti abbondare di politici prepotenti di partito, nella propria equipe di governo, dove il capo ottiene ciò che vuole. Gli anni Ottanta: sono gli anni in cui viene avviata la comunicazione municipale attuale dai cosiddetti figli degli anni `80, ovvero i politici e i gestori di impulso che stimolano l’organizzazione: attivandola, mettendola al servizio dei cittadini ma più che altro facendo propaganda, non più comunicazione. «E come lo facciamo bene!». Si parte da campagne pubblicitarie puntuali, normalmente disegnate da artisti e molti comuni si sono fermati qui, ma questo non era sufficiente: era l’infanzia della comunicazione municipale. Anni novanta: raggiungiamo comuni con ottimi servizi gestiti da squadre di professionisti che vogliono diffondere e far arrivare al cittadino ciò che fanno, lavorando a partire dalle sue necessità e i suoi valori, con frequenze di comunicazione intermittenti, molto focalizzate in brochure sulla diffusione di servizi. In alcuni municipi appaiono i primi 20 dipartimenti di comunicazione, i migliori rimangono ancora fermi, protraendosi durante gli anni ´90. Negli anni duemila: si fa un salto importante, prefissato fin dagli ultimi anni ´90. Il comune può essere soltanto un’organizzazione relazionale, sempre in contatto, in comunicazione con i cittadini. «Bravo! È stato un lavoro lungo, difficile e non ancora diffuso». Un’organizzazione municipale questa, in cui ciascun lavoratore —politici inclusi— è un comunicatore e la sua massima priorità è la comunicazione con i cittadini e le loro organizzazioni. Tutti comunicano partendo dall’etichetta: cos’è un municipio e cosa fa; e lo fanno costantemente, servizio per servizio, contatto per contatto, con annunci collettivi, avvisi, spot, lettere, riunioni...Un’organizzazione municipale relazionale, comunicativa, che ha il suo centro emotivo nel dipartimento di comunicazione, che fa circolare il sangue comunicativo, il messaggio che alimenta tutta la città, tutti i suoi cittadini e tutte le carte dei servizi. Comunica sempre l’etichetta —fonte di azione— per rimanere sempre in sintonia a partire da un progetto basico di comunicazione quadriennale o durante gli anni in cui un’equipe di governo rimane al timone. Questa è la tipica organizzazione comunicativa municipale di oggi e ancor più del domani. Il cambio è stato segnato principalmente dal disastro delle Torri Gemelle, con il quale siamo entrati nel XXI secolo. Dopo lunghi anni d’interrogatori e lo smantellamento del pubblico e del trionfo della globalizzazione finanziaria come unico orizzonte, i cittadini vogliono organizzazioni pubbliche sulle quali fare affidamento. La leadership di Giuliani, il sindaco di New York e la sua squadra dei vigili del fuoco, medici, psichiatri, servizi sociali e di comunicazione continuata, hanno collocato nuovamente i comuni al centro dell’interesse e come priorità della cittadinanza. Tanto che non esiste nessuna città senza una guida municipale forte, relazionale, enormemente comunicativa, coinvolgente, né senza un comune che insieme ai cittadini tracci un orizzonte sicuro di speranza e la alimenti giorno per giorno con dei servizi e messaggi. I cittadini vogliono sentire la voce della fiducia come non mai! 15 16