il Carnevale a Foggia - Scuola Leopardi Foggia

F. Stella
D’a memorije de Fogge…
FELICE STELLA
D’a memorije
de Fogge…
Avvenimenti storici con personaggi, Padre Pio, borghi di Foggia,
popolazione, le porte foggiane, il carnevale, tiritere, canti popolari,
giochi, scaramanzia, soprannomi, cognomi dei foggiani veraci ecc.
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F. Stella
D’a memorije de Fogge…
Felice Stella
D’a memorije
de Fogge…
Avvenimenti storici con personaggi.
Impaginazione
di Felice Stella
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F. Stella
D’a memorije de Fogge…
© Copyright. by Felice Stella 2008
Stampato in Italia Printed in Italy
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Felice Stella
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Edizioni
1 -2- 3
gennaio
2008
Stampato presso
LA TIPOGRAFIA GRAFICHE 2000
Via Manzoni, 55- 71100 FOGGIA
Tel. & Fax 0881.723699
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F. Stella
D’a memorije de Fogge…
INTRODUZIONE
Una città senza storia è una città senza memoria, quella facoltà umana
(psicologica) che ci permette di acquisire, immagazzinare, organizzare e
recuperare informazioni essenziali per il nostro pensiero.
La reintegrazione è la ricostruzione di eventi sulla base di stimoli esterni, che
agiscono da segnale per il ricordo; la rievocazione è il ricordo spontaneo di
informazioni passate; il riconoscimento è la capacità di identificare come
eravamo e chi siamo. Questo libro vuole (riesumare) una parte della nostra
memoria storica della nostra amata Foggia, una città con tanta storia e a volte
con poca memoria.
Un libro scritto principalmente da avvenimenti e di ricordi che hanno catalogato
una parte della vita della nostra città, ricordi andati nel dimenticatoio e lasciati
come una cosa posata e dimenticata.
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F. Stella
D’a memorije de Fogge…
CARNEVALE FOGGIANO
A Foggia iniziava con i preparativi il 17 gennaio a sant’Antonio Abate
“sant’Antúne masckere e sune”. Secondo il calendario liturgico, il carnevale
inizia il giorno dell’Epifania e termina il mercoledì delle Ceneri, nel rito
ambrosiano, poiché la Quaresima comincia più tardi, dura fin di sabato
precedente alla prima domenica di Quaresima: questo periodo supplementare è
chiamato Carnevale che significa togliere la carne. La sfilata dei carri allegorici
inizia la settimana prima della quaresima e finisce il martedì grasso giorno
precedente
il
mercoledì
delle
ceneri, consiste in un rovesciamento
buffonesco della realtà, spesso celebrato con balli, sfilate e cortei di carri
allegorici, situazioni di incontro e festa collettiva, caratterizzate tutte dalla
presenza di maschere. La parola carnevale significa "togliere la carne" dalla
dieta (in osservanza al divieto cattolico di mangiare carne durante la
quaresima). La maschera foggiana femminile è la pacchianella: in testa un
fazzoletto nero, guance con molto rossetto, labbra arrossate, camiciola di raso
bianco con polsi alla sciabò, gonna lunga nera alla zingara con due nastrini
circolari alla fine di colore verde e rosso. La maschera maschile tipica del
carnevale foggiano è il monaco questuante: “ ‘u monaco cercande” un
personaggio nato nel quartiere delle Croci con il primo carnevale foggiano, un
uomo vestito da monaco con una bisaccia sulle spalle il cappuccio in testa e la
barba finta andava facendo la questua per le case di borgo Croci, la gente
donava pane, salsicce, lardo, verdura, lampascioni, ecc… questo personaggio
veniva fatto da più persone e dal ricavato la sera cenavano tutti gli organizzatori
del quartiere, però quando la maschera veniva fatto da un terrazzano ladro
difficilmente riconoscibile, questo durante la questua casalinga mentre il
padrone di casa si allontanava in un’altra stanza per dargli qualcosa lui ne
approfittava per rubare. Un’altro personaggio tipico era “ursino stagnarello”
un tipo strano che aveva cucito sui pantaloni e sulla giacca i coperchietti di latta
del lucido delle scarpe alcuni coperchietti erano appesi a cordicelle, altri erano
fissi. Ursino saltellando provocava un frastuono che richiamava l’attenzione dei
passanti, scatenando l’ilarità dei presenti in modo contagioso si chiamava: “Ciro
Zizzo”, suonava una specie di violino: “un violino ritmico” usava una mazza
come violino, sulla quale strofinava come un archetto, un’altra mazza
dentellata, sulla quale erano fissati con chiodi, con mucchi di tappi metallici
schiacciati questo personaggio vestiva a quella maniera tutto l’anno. Il figlio
che chiamavano “accetille”, imitava il domatore, muovendo la frusta, il padre
imitava l’orso, da cui il soprannome “ursino”. Negli anni 40/50/60 il carnevale
foggiano erano rappresentate da quattro maschere: “ ‘u moneche cercante”
rappresentava “la religiosità”. “sciammi sciamme” rappresentava il lavoro
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perché vendeva i cardi: “ ‘a fatiche” e si chiamava Giuseppe Tannoia”.
“ursine stagnarille” rappresentava la musica perché suonava: “ ‘a musiche” e
si chiamava Ciro Zizzo”. “zechille da zechèle” cioè zio Michele rappresentava
la libertà perché era un accattone: “ ‘a libèrtà” e si chiamava Michele de
Tinno”, mentre il personaggio immaginario che veniva fatto il funerale l’ultimo
giorno di carnevale si chiamava: “peppuzze”.
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