F. Stella D’a memorije de Fogge… FELICE STELLA D’a memorije de Fogge… Avvenimenti storici con personaggi, Padre Pio, borghi di Foggia, popolazione, le porte foggiane, il carnevale, tiritere, canti popolari, giochi, scaramanzia, soprannomi, cognomi dei foggiani veraci ecc. 1 F. Stella D’a memorije de Fogge… Felice Stella D’a memorije de Fogge… Avvenimenti storici con personaggi. Impaginazione di Felice Stella 2 F. Stella D’a memorije de Fogge… © Copyright. by Felice Stella 2008 Stampato in Italia Printed in Italy Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto dalle norme internazionali sul copyright. È vietata la riproduzione, a uso interno o didattico. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere tradotta, ristampata o riprodotta, in tutto o in parte, con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, fotocopie, film, diapositive o altro senza l’autorizzazione scritta dell’autore Felice Stella, o degli aventi diritto. L’autore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di produzione vanno inoltrate all’autore Felice Stella. Scrivere un libro senza errori è praticamente impossibile, perciò sarò grato a chi vorrà segnalarmi eventuali disgrafie. Felice Stella via Occidentale n. 2 - 71100 Foggia Cell. 3497243913 web.tiscali.it/felicestella/ Edizioni 1 -2- 3 gennaio 2008 Stampato presso LA TIPOGRAFIA GRAFICHE 2000 Via Manzoni, 55- 71100 FOGGIA Tel. & Fax 0881.723699 3 F. Stella D’a memorije de Fogge… INTRODUZIONE Una città senza storia è una città senza memoria, quella facoltà umana (psicologica) che ci permette di acquisire, immagazzinare, organizzare e recuperare informazioni essenziali per il nostro pensiero. La reintegrazione è la ricostruzione di eventi sulla base di stimoli esterni, che agiscono da segnale per il ricordo; la rievocazione è il ricordo spontaneo di informazioni passate; il riconoscimento è la capacità di identificare come eravamo e chi siamo. Questo libro vuole (riesumare) una parte della nostra memoria storica della nostra amata Foggia, una città con tanta storia e a volte con poca memoria. Un libro scritto principalmente da avvenimenti e di ricordi che hanno catalogato una parte della vita della nostra città, ricordi andati nel dimenticatoio e lasciati come una cosa posata e dimenticata. 4 F. Stella D’a memorije de Fogge… CARNEVALE FOGGIANO A Foggia iniziava con i preparativi il 17 gennaio a sant’Antonio Abate “sant’Antúne masckere e sune”. Secondo il calendario liturgico, il carnevale inizia il giorno dell’Epifania e termina il mercoledì delle Ceneri, nel rito ambrosiano, poiché la Quaresima comincia più tardi, dura fin di sabato precedente alla prima domenica di Quaresima: questo periodo supplementare è chiamato Carnevale che significa togliere la carne. La sfilata dei carri allegorici inizia la settimana prima della quaresima e finisce il martedì grasso giorno precedente il mercoledì delle ceneri, consiste in un rovesciamento buffonesco della realtà, spesso celebrato con balli, sfilate e cortei di carri allegorici, situazioni di incontro e festa collettiva, caratterizzate tutte dalla presenza di maschere. La parola carnevale significa "togliere la carne" dalla dieta (in osservanza al divieto cattolico di mangiare carne durante la quaresima). La maschera foggiana femminile è la pacchianella: in testa un fazzoletto nero, guance con molto rossetto, labbra arrossate, camiciola di raso bianco con polsi alla sciabò, gonna lunga nera alla zingara con due nastrini circolari alla fine di colore verde e rosso. La maschera maschile tipica del carnevale foggiano è il monaco questuante: “ ‘u monaco cercande” un personaggio nato nel quartiere delle Croci con il primo carnevale foggiano, un uomo vestito da monaco con una bisaccia sulle spalle il cappuccio in testa e la barba finta andava facendo la questua per le case di borgo Croci, la gente donava pane, salsicce, lardo, verdura, lampascioni, ecc… questo personaggio veniva fatto da più persone e dal ricavato la sera cenavano tutti gli organizzatori del quartiere, però quando la maschera veniva fatto da un terrazzano ladro difficilmente riconoscibile, questo durante la questua casalinga mentre il padrone di casa si allontanava in un’altra stanza per dargli qualcosa lui ne approfittava per rubare. Un’altro personaggio tipico era “ursino stagnarello” un tipo strano che aveva cucito sui pantaloni e sulla giacca i coperchietti di latta del lucido delle scarpe alcuni coperchietti erano appesi a cordicelle, altri erano fissi. Ursino saltellando provocava un frastuono che richiamava l’attenzione dei passanti, scatenando l’ilarità dei presenti in modo contagioso si chiamava: “Ciro Zizzo”, suonava una specie di violino: “un violino ritmico” usava una mazza come violino, sulla quale strofinava come un archetto, un’altra mazza dentellata, sulla quale erano fissati con chiodi, con mucchi di tappi metallici schiacciati questo personaggio vestiva a quella maniera tutto l’anno. Il figlio che chiamavano “accetille”, imitava il domatore, muovendo la frusta, il padre imitava l’orso, da cui il soprannome “ursino”. Negli anni 40/50/60 il carnevale foggiano erano rappresentate da quattro maschere: “ ‘u moneche cercante” rappresentava “la religiosità”. “sciammi sciamme” rappresentava il lavoro 5 F. Stella D’a memorije de Fogge… perché vendeva i cardi: “ ‘a fatiche” e si chiamava Giuseppe Tannoia”. “ursine stagnarille” rappresentava la musica perché suonava: “ ‘a musiche” e si chiamava Ciro Zizzo”. “zechille da zechèle” cioè zio Michele rappresentava la libertà perché era un accattone: “ ‘a libèrtà” e si chiamava Michele de Tinno”, mentre il personaggio immaginario che veniva fatto il funerale l’ultimo giorno di carnevale si chiamava: “peppuzze”. 6