Byron J. Good Narrare la malattia Lo sguardo antropologico sul rapporto medico-paziente Indice Premessa, Anthony T. Carter Prefazione 1. L’antropologia medica e il problema della credenza 2. Le rappresentazioni della malattia nell’antropologia medica: una disamina della materia 3. Come la medicina costruisce i propri oggetti 4. La semiotica e lo studio della realtà medica 5. Il corpo, l’esperienza della malattia e il mondo della vita: un resoconto fenomenologico del dolore cronico 6. La rappresentazione narrativa della malattia 7. Estetica, razionalità e antropologia medica Una buona relazione tra il curante e il malato è basata soprattutto su una buona comunicazione, principalmente per quanto attiene alla malattia e alla sofferenza del paziente. Ma, per quanto ottimale possa essere questa relazione, l’interpretazione, la comprensione e la spiegazione dei sintomi che il paziente manifesta, saranno comunque interpretati su due piani diversi. Il medico si avvale della sua conoscenza scientifica, mentre il paziente farà riferimento al suo sistema di valori culturali. In questo libro l’autore, professore di antropologia medica presso la Harvard Medical School, riflette intorno ai principi, ai limiti e al metodo della conoscenza scientifica. Analizza l’emergere dell’antropologia medica come disciplina di ricerca a sé stante nel campo della salute pubblica internazionale. Partendo dalla discussione svolta durante questo secolo nell’ambito dell’antropologia medica, cerca metodi alternativi alla biomedicina che permettano di pensare le scienze mediche. Good focalizza la sua attenzione sull’interpretazione culturale della malattia e contrappone il sapere medico all’interpretazione del paziente. La scienza medica sarebbe, in parte, una costruzione ideologica. Infatti, grazie agli studi svolti, il medico avrebbe la certezza di interpretare la malattia in modo oggettivo, mentre l’interpretazione del paziente verrebbe considerata come una valutazione soggettiva della realtà. Good critica l’epistemologia positivista e la tradizione empirista, che situano al centro dell’indagine le malattie e i processi fisiologici. Le persone, i pazienti, i corpi, le malattie e la fisiologia umana sarebbero gli oggetti costruiti dalla medicina clinica e dalla biologia. In disaccordo con questo paradigma, l’autore considera invece che la biologia e la stessa pratica medica non siano esterne alla cultura ma che ne siano profondamente parte. Il medico apprende a «vedere», a «scrivere» e a «parlare» in modo tale da formulare «la realtà in un’ottica specificamente medica». In seguito, Good confronta l’esperienza della malattia nella cultura e nei sistemi di cura ufficiali e non ufficiali nelle società islamiche e nelle società occidentali. Analizza il ruolo della narrazione nella formazione della malattia e discute su come la cultura e le pratiche sociali generano modi specifici di comprendere la realtà.