Lezioni di Geografia Economica – Prof. Marco Menna – IIS V. Benini Melegnano LE RADICI STORICHE DELL’UNIONE EUROPEA La seconda guerra mondiale fu una guerra totale che causò circa 50 milioni di morti tra militari e civili; molte città europee furono distrutte e quasi tutti i paesi europei subirono gravi danni a causa dei bombardamenti. La guerra si concluse con l’impiego di armi nucleari sulle popolazioni civili (Hiroshima e Nagasaki) che ne evidenziò l’enorme potenziale distruttivo. I popoli europei vissero per anni sulla propria pelle esperienze di miseria, fame, morte, deportazione, prigionia, sterminio. Stati Uniti e Unione Sovietica furono le principali potenze vincitrici ed esercitarono la loro influenza politica ed economica nell’Europa Occidentale (USA) e Orientale (URSS). Nel giugno del 1945 fu fondata negli Stati Uniti l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) con lo scopo di “preservare le generazioni future dal flagello della guerra”, affermare e difendere in tutti i paesi i diritti dell’uomo, favorire il progresso politico e sociale di tutti i popoli. Un obiettivo che esprimeva un bisogno di pace, ma che metteva in evidenza la grande difficoltà di creare un’unione politica tra gli stati. Già nel 1947 si parlò di guerra fredda per indicare lo stato di tensione esistente tra USA e URSS che influenzò l’intera Europa (l’Italia fu aiutata economicamente dagli Stati Uniti, a patto che le elezioni del 1948 fossero vinte dalla DC e non dal Fronte Democratico Popolare, costituito da comunisti e socialisti). I progetti per un’unificazione politica e militare dell’Europa rimasero a lungo bloccati perché l’esigenza più importante era di tipo economico: la guerra aveva distrutto tutto e bisognava ripartire da capo, creare le condizioni per una rinascita e uno sviluppo dell’economia, soprattutto attraverso l’industria. Ecco perché si avviò un processo di integrazione economica, i cui padri fondatori furono Adenauer (Germania), Schuman (Francia), De Gasperi (Italia): nel 1951 fu costituita la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), a cui aderirono sei paesi Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo). La comunità aveva lo scopo di sviluppare e regolamentare la produzione nei settori siderurgico e metallurgico, vitali per l’industria pesante. Questa era la prima istituzione europea che aveva un’effettiva autorità sopranazionale, legittimata a prendere decisioni senza dipendere dai governi nazionali. In tal modo potevano anche essere placate le rivalità storiche tra due grandi potenze (Germania e Francia) che, almeno dal 1870, si erano più volte affrontate militarmente. Si tentava di instaurare un rapporto di fiducia basato su comuni bisogni economici tra nazioni che erano state rivali durante il conflitto mondiale. Un passo di grande importanza in questa direzione fu fatto con il Trattato di Roma (1957), con cui gli stessi sei paesi che avevano fondato la Ceca, istituirono l’Euratom, organizzazione per lo sviluppo dell’energia nucleare a scopi pacifici (diversamente da quanto avevano iniziato a fare USA e URSS) e la Comunità Economica Europea (CEE). I paesi che firmarono il trattato si impegnarono ad attuare un’unione doganale, con l’obiettivo di costruire un mercato comune europeo (MEC) di 180 milioni di persone che prevedesse la libera circolazione delle merci all’interno della comunità e l’adozione di politiche doganali comuni verso l’estero. Era questo il primo atto di una strategia economica comune, che volle rappresentare il presupposto per una successiva unificazione anche sul piano politico. Il processo di unificazione politica dell’Europa fu molto lento e faticoso: la Gran Bretagna tentò di costruire intorno a sé una diversa area di libero scambio, chiamata Efta (European Free Trade Association), che comprendeva Svizzera, Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria e Portogallo. Una fase di crisi particolarmente profonda si ebbe negli anni Sessanta, quando il presidente francese De Gaulle si oppose per ben due volte (nel ’63 e nel ’67) all’ingresso di Londra nella CEE, motivando il rifiuto con l’appartenenza della Gran Bretagna ad altre aree di integrazione economica (Efta e Commonwealth) e con il legame troppo forte che aveva con gli Stati Uniti. Negli anni Settanta si verificò una grave crisi economica, caratterizzata dal notevole aumento dell’inflazione, dal passivo dei bilanci statali e dall’alto costo del lavoro. Bisogna ricordare l’elezione del primo Parlamento europeo (1979) e la creazione, nello stesso anno, di un Sistema monetario europeo, per far fronte all’instabilità economica ed evitare oscillazioni eccessive nei cambi delle monete. Nel 1985 il Trattato di Schengen eliminò le frontiere fra i paesi membri, garantendo la piena libertà di circolazione per i loro cittadini. Nel 1986, la firma dell’Atto unico europeo sancì il passaggio dal “mercato comune” (fino ad allora esistente) a un mercato unico, cioè un’area caratterizzata da una libera circolazione di persone e merci, con progressiva abolizione di tutte le frontiere, nella prospettiva di un governo comune dell’economia. Il Trattato di Maastricht (trattato sull’unione europea), firmato nel febbraio del 1992, stabiliva che la comunità – chiamata Unione Europea – raggiungesse entro il 1999 l’unificazione monetaria, con la creazione di una moneta unica, l’euro (destinata nel 2002 a sostituire le monete nazionali) e di una Banca centrale europea. Il trattato indicava inoltre gli obiettivi prioritari dell’unione: cittadinanza europea, adozione di una politica comune per la sicurezza, sviluppo di iniziative riguardanti la politica sociale e il lavoro. La moneta unica aveva alcune finalità economiche evidenti: favorire gli scambi e i flussi di merci e persone, eliminando ogni problema di cambio; rendere più stabili i rapporti tra le economie europee, eliminando le oscillazioni delle singole valute; favorire una politica economica comune, dato che la moneta è governata da una banca centrale europea; creare un sistema economico-monetario in grado di competere con quello statunitense. La finalità ultima non era però soltanto economica: prima del 2002, uno degli elementi fondamentali che caratterizzava la sovranità di uno stato (ed era il simbolo più chiaro ed universalmente riconosciuto), era la moneta. Andare a visitare un paese europeo significava doversi necessariamente adeguarsi subito alle “condizioni” di un altro paese, anche appartenente alla CEE (bisognava cambiare la valuta). L’entrata in vigore dell’euro come moneta unica rappresentò una tappa fondamentale verso l’istituzione dell’Europa come entità politica, in grado di esercitare sovranità in ambiti via via più ampi, superando contrasti fra i singoli paesi che nel corso del Novecento avevano portato ad aspri conflitti.