Fondamenti di Organizzazione Università Commerciale Luigi Bocconi a.a. 2007/2008 Fondamenti di Organizzazione 6047 – Marina Puricelli Appunti a cura di Dario Pagnoni 1) 18 febbraio 2008 Introduzione: Forma VS Sostanza [ esercizio 12 domande vero o falso: gran parte delle nostre convinzioni sono errate] i) Il gruppo è coordinamento senza gerarchia. 1. L’organizzazione come disciplina non è buon senso! Non si riescono a risolvere questioni organizzative sono con la ragionevolezza. Servono dei modelli ed un linguaggio specifico. 2. Definizione del concetto di Organizzazione Aziendale. - ingredienti: divisione del lavoro (ruoli) [chi fa cosa (orizzontale); chi sta sopra e chi sotto, ovvero autorità (verticale)], persone, coordinamento, comunicazione, comportamenti (negoziazione, motivazione, decisione, teamwork, leadership. - utilità: l’organizzazione è uno strumento, è il ponte tra una buona idea di business (strategia) ed i risultati economici. STRATEGIA ==============> ORGANIZZAZIONE =============> PROFITTO max M-L periodo (idea buona) (strumento/ponte) (obiettivo) La strategia è data dall’insieme di decisioni inerenti il prodotto (cosa), il mercato (a chi) e la tecnologia (come). Ad esempio la strategia di Luxottica negli anni ’80 fu quella di trasformare gli occhiali da strumento medicale ad accessorio di design, di moda, fashion. Per far questo Luxottica compra i più importanti brand internazionali e punta sul mercato statunitense. L’organizzazione che ha sostenuto questa strategia ha permesso di trasformare l’idea buona in lauti guadagni. 2) 19 febbraio 2008 L’organizzazione non discrimina rispetto alla strategia. Se la strategia non è azzeccata l’organizzazione non ci può fare niente [es. software house per pompe funebri: business idea non valida per via del settore tradizionale, a gestione familiare e con monopolio relativo]. Allo stesso modo una buona idea accompagnata da un’organizzazione scadente non porta a buoni risultati [es. campagna di Russia: i tedeschi hanno una buona strategia basata su blitz e su armi potenti ed innovative ma l’apparato organizzativo non ci sta dietro i tedeschi perdono la guerra]. In Italia, anche per via di una questione culturale, ci troviamo spesso in questo secondo caso. Spesso, nonostante le numerose idee geniali, manca l’attenzione all’aspetto organizzativo. Def. Organizzazione: disciplina che studia e suggerisce come dividere il lavoro ed allineare i comportamenti delle persone per tradurre in pratica le finalità (la strategia) dell’azienda. 3. La disciplina organizzativa ha in se 3 “anime” (sottoinsiemi tematici): COMPORTAMENTI 1 Fondamenti di Organizzazione INDIVIDUALI; PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA; GESTIONE DEL PERSONALE. ←Viaggio storico nelle teorie dell’organizzazione L’esigenza di un’organizzazione nasce dove ci sono problemi non risolvibili dal singolo individuo. 1) Organizzazione Scientifica del Lavoro di Taylor. Frederick Winslow Taylor (20 marzo 1856 - 21 marzo 1915) fu un ingegnere industriale statunitense, iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella produzione. Egli opera in piena rivoluzione industriale, durante il passaggio da una produzione artigianale ad una produzione di massa. Taylor era un consulente fanatico al punto di applicare le teorie da lui elaborate in ogni campo della sua vita privata (es. giardinieri altamente specializzati, amaca meccanizzata). Egli fu processato per gli esiti negativi della sua teoria. Taylor si proponeva di organizzare il modello lavorativo secondo tre fasi: 1. Analizzare le caratteristiche della mansione da svolgere, trovate mediante la scomposizione del lavoro in attività elementari al fine di una maggiore produttività (ripetizione economie di apprendimento; catena di montaggio) 2. Individuare il prototipo del lavoratore adatto a quel tipo di mansione e i controllori dell’operato dei lavoratori (nasce la funzione “tempi e metodi”) 3. Selezionare il lavoratore ideale al fine di formarlo e introdurlo nell'azienda e stimolarne la produttività attraverso incentivi salariali (nasce il cottimo). L’incredibile punto di forza di questi tre punti è quello di essere universalmente applicabili in qualsiasi contesto. L’organizzazione scientifica del lavoro è un principio universale. Conseguenze dell’organizzazione scientifica del lavoro: ~ sfruttamento (scientifico!) delle persone ~ alienazione (perdita di senso rispetto al prodotto finito) ~ qualità medio-bassa (lenta reazione a variazioni ed errori) ~ falso aumento dei salari ~ elevati costi di controllo (non previsti da Taylor) ~ impoverimento totale delle relazioni sociali ~ alta standardizzazione (no personalizzazione) Questo sistema è tipico di un Paese in via di sviluppo, ma è presente ancora oggi anche in Italia. 3) 25 febbraio 2008 2) Relazioni Umane (Human Relation) di Elton Mayo Elton George Mayo (Adelaide, 26 dicembre 1880 – 7 settembre 1949) è stato uno psicologo e sociologo australiano. Insegnò all'Università di Queensland dal 1919 al 1923, poi si spostò presso l'Università di Pennsylvania, ma trascorse la maggior parte della sua carriera presso l'Harvard Business School (dal 1926 al 1947) dove era professore di ricerche industriali. La scuola psico-sociologica di Mayo nasce contemporaneamente a quella classica, ma in contrapposizione con i principi del taylorismo. In questo caso, l'attenzione è posta sull'elemento umano, quasi trascurato nella visione scientifica del processo produttivo. Elton Mayo, nella sua teoria 2 Fondamenti di Organizzazione delle relazione umane (Human Relations) evidenzia l'influenza del clima organizzativo sul rendimento dei lavoratori. Mayo, al fine di aumentarne la produttività, fu chiamato presso la Western Electric Company Di Hawarthorne (Stati Uniti), azienda nella quale lavoravano donne impegnate ad avvolgere bobine di rame. Per sviluppare le sue ricerche vennero creati due gruppi: un gruppo sperimentale a) ed un gruppo di controllo b). Sul gruppo a) vengono sperimentati miglioramenti dell’illuminazione e miglioramenti del turno di riposo. Come ci si aspettava, la produttività aumenta nel gruppo a). Tuttavia la sorpresa fu enorme nello scoprire che anche il gruppo b) aveva aumentato la sua produttività in maniera equivalente! Ciò è dovuto al fatto che l’incremento di produttività NON è dovuto al miglioramento delle condizioni ambientali ma, piuttosto, allo stimolo che le lavoratrici ricevevano dall’essere sotto osservazione. Essere partecipi come parte di qualcosa di importante aumenta la produttività. Mayo arrivo a due scoperte: 1. Esiste anche una dimensione sociale, non soltanto quella tecnica (Taylorista). Esistono degli individui e dei gruppi. 2. Se le persone vengono considerate modificano il loro comportamento (in questo caso in positivo). Corollario 1+2 è la nascita della Direzione del Personale. Se prima, secondo il modello Taylorista, all’Alta Direzione sottostava una funzione Tempi e Metodi che controllava dall’altro tutte le funzioni aziendali (produttiva, commerciale, tecnica, ecc.) ora si afferma la Direzione del Personale. La DP è una funzione di staff che si occupa della gestione delle persone e dei loro problemi in tutte le fasi della loro vita in azienda. NB. Le Human Relations non sono il miracolo che può cambiare radicalmente un’azienda! Quello di Mayo fu un movimento di facciata, non fu adottato concretamente. Esso fu recepito dalle aziende solo nell’idea di realizzare una Direzione del Personale (es. Il direttore del personale della FIAT era un ex ufficiale dell’esercito…), che costituiva però soltanto una glassa dolce su una torta amara con ingredienti tayloristici. [es. Fantozzi, specchio dell’organizzazione negli anni ’60: “come è umano Lei” scena delle olimpiadi e colonie marittime] In Italia bisogna aspettare l’arrivo della teoria dei sistemi socio-tecnici. 3) Teoria dei sistemi socio-tecnici di Hemery & Trist Negli anni ’50, al Tavistock Institute di Londra, Hemery e Trist svolgono uno studio sul lavoro nelle miniere di carbone in Gran Bretagna. Da questo si rendono conto che non è possibile progettare il lavoro in una miniera guardando unicamente alle questioni tecniche. Se vengono rotte alcune relazioni sociali, informali ma decisive, la produttività scende drasticamente. Organizzando il lavoro con uno sguardo meramente tecnico si rompono legami fondamentali per perseguire risultati economici positivi. Serve un compromesso tra aspetti tecnici ed aspetti sociali. In VOVLO si svolgono esperimenti interessanti. La Svezia degli anni ’60 è caratterizzata da manodopera scarsa ma molto scolarizzata (caratteristica, quest’ultima, dei paesi nordici). E’ quindi importante preoccuparsi della soddisfazione del personale per non rischiare di ritrovarsi senza lavoratori, data la ristrettezza del mercato del lavoro di allora. VOLVO si preoccupa sostanzialmente della dimensione sociale passando dalla catena di montaggio all’isola di montaggio. L’isola di montaggio si basa sul lavoro in team di persone che si guardano fra di loro e si passano i pezzi che trattano senza perdere di vista il senso di quello che stanno facendo. Tutti vedono quello che fa il vicino e le varianze (errori) vengono risolte subito. Questo cambiamento organizzativo implica un cambiamento delle tecniche di lavoro (l’ingegnere disegna un nuovo flusso) con conseguenze sul piano sociale. Le responsabilità del risultato non sono 3 Fondamenti di Organizzazione più della catena in genere, ma sono riferite allo specifico team. Secondo questa teoria vengono perseguiti l’arricchimento, l’allargamento e la rotazione delle mansioni. Il mansionario viene rivoluzionato: - allargamento: aumenta la varietà (A+B+C con mansioni dello stesso livello) personale mediamente più soddisfatto [es. Peg Perego: reparto redazione manuali d’istruzione tutti fanno tutto] - arricchimento: somma a mansioni esecutive mansioni legate alla programmazione (/pianificazione) ed attività di controllo ( A+B+C con mansioni in scala). [es. Salvemini lascia libera la Puricelli…] - rotazione: tutti devono veder e saper fare tutto; si migra da una mansione all’altra. Vengno allargati gli orizzonti conoscitivi il personale è mediamente più soddisfatto perché non perde il senso di quello che sta facendo. L’azienda progettata sulla base dei sistemi socio-tecnici introduce il gruppo, il teamwork. In Italia il primo a recepirlo fu Olivetti, prima Camillo e poi Adriano. [La colpa della fine della Olivetti è da attribuire alla sua acquisizione da parte di Carlo De Benedetti, finanziere che la ha spezzettata e rivenduta. Ci sono imprenditori che pensano alla continuità dell’azienda nel medio-lungo termine e finanzieri che guardano ad altro. In questo caso è prevalsa la logica finanziaria sulla logica del business. Nelle aziende solo recentemente siamo arrivati all’affermazione del sistema socio-tecnico. 4) Teoria contingente di Burns & Stalker Negli anni ’60 Tom Burns e G.M. Stalker affermano che l’organizzazione scientifica del lavoro si sbagliava pensando all’esistenza di una one best way. Non esiste, infatti, un’unica soluzione ottimale. Non esistono leggi universali; è necessario utilizzare una logica contingente, situazionale. Ogni soluzione dipende da ambiente, strategia, cultura. Ciò, tuttavia, non significa relativismo culturale assoluto! Non è vero che va bene tutto, purché argomentato. Esistono schemi e modelli. Esistono situazioni di second best. Da “one best way” a second best: situazioni migliori circostanziali. Esempi si aziende dello stesso settore con organizzazioni diverse: Anteo VS Multplex, Ferrari VS TATA, Ferrari VS FIAT (i. Ferrari è utile a FIAT per travasi di know how), pur essendo dello stesso proprietario. 4) 26 febbraio 2008 Entriamo nel grande tema “Comportamento Organizzativo” parlando della MOTIVAZIONE. 4 Fondamenti di Organizzazione Perché i direttori, i manager, i professori e tutte le persone che hanno a che fare con altre persone si preoccupano che queste siano motivate? La motivazione è importante per ottimizzare la produttività (quantitativa e qualitativa), migliorare il clima aziendale, ottimizzare la prestazione (= contributo del singolo nel lavoro. Motivazione x Capacità (competenze, abilità) = Prestazione La motivazione catalizza le capacità. Alle aziende interessa la motivazione perché essa cambia la prestazione degli individui. Le teorie della motivazione si suddividono in teorie del contenuto, che spiegano cosa motiva l’individuo, e teorie del processo, che osservano il come motivare le persone. Le teorie del contenuto indagano la causa motus [motivazione da motus ad actionem]. Esse sono le teorie più teoriche e lontane dalla pratica [teoria pura]. Le teorie del processo sono impegnate a dare ai manager (es. direttore marketing) dei modi per motivare i collaboratori. Esse sono le più operative e le più diffuse in azienda in quanto simili a consigli pratici [teoria applicata]. " Le teorie del contenuto 1. Teoria della gerarchia dei bisogni 2. Teoria ERC 3. Teoria dei fattori duali 4. Teoria dei bisogni accesi 1) Teoria della gerarchia dei bisogni by Maslow Abraham Harold Maslow (Brooklyn, 1 aprile 1908 – California, 8 giugno 1970) è stato uno psicologo statunitense. È noto per aver ideato una gerarchia dei bisogni umani, la cosiddetta piramide di Maslow. Tra il 1943 e il 1954 Maslow concepì il concetto di "Hierarchy of Needs" (gerarchia dei bisogni o necessità) e la divulgò nel libro “Motivation and Personality” del 1954. Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazionalmente conosciuta come "La piramide di Maslow". I livelli di bisogno concepiti sono: • • • • • Bisogni fisiologici (fame, sete, sonno, ecc.) Bisogni di sicurezza (salvezza e protezione) Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione, solidarietà, accettazione) Bisogni di stima (prestigio, successo) Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale). Secondo questo modello la motivazione deriva, dunque, dal fatto di dover colmare i bisogni che abbiamo e che si presentano in maniera progressiva. Le persone sono motivate dal desiderio di colmare dei vuoti, delle mancanze. Un bisogno cessa di essere motivante quando è soddisfatto. Possiamo vedere concretamente la piramide di Maslow quando guardiamo le storie degli imprenditori. Esempio Princi. Il 40enne panettiere Rocco Princi, nato a Fiumara Calabra, il cui segno particolare è il 5 Fondamenti di Organizzazione fatto di essere “innamorato pazzo del proprio lavoro”, trasferitosi a Milano a metà degli anni 80, ha all’attivo l’apertura di cinque punti vendita di successo nel capoluogo lombardo. In particolare l’ultimo nato, è un paradigma di come, partendo da una forte passione per la cultura alimentare tradizionale e da un estremo rigore selettivo delle materie prime, la produzione di prodotti da forno possa diventare trainante per nuove forme di esperienze di consumo, improntate alla modernità. Rocco ha iniziato emigrando senza un soldo dal suo paesino del sud; oggi sta per aprire una sede a Londra. Questo successo è dovuto al fatto che ha risalito la sua scala dei bisogni, motivato sempre da nuove mancanze. Oggi continua perché non è più motivato dal bisogno di soldi, ma dal desiderio di auto realizzazione! i) le uniformi delle sue dipendenti sono disegnate da Armani appositamente. NB. Conquistando il mondo rischia di perdere se stesso. La sua è una vita al servizio dell’impresa. Limiti della teoria di Maslow: i bisogni cambiano nel corso della vita; i bisogni non si presentano necessariamente in scala ma anche parallelamente; i bisogni sono legati anche a contesti culturali; i bisogni dipendono dall’esperienza (chi ha avuto di più pretende di più). i) “Into the wild” il protagonista ripercorre al contrario la scala di Maslow come affermazione di vita. 2) Teoria ERC by Alderfer (bisogni Esistenziali, Relazionali, Crescita) La teoria sviluppata da Alderfer nel 1972 accorpa le categorie di Maslow in tre categorie di bisogni: esistenziali (fisiologici e di sicurezza), relazionali (appartenenza) e di crescita (stima ed auto realizzazione). Anche queste tre categorie sono ordinate in scala ma, tuttavia, sono previste due tipologie di movimento opposte: progressione, attraverso la soddisfazione del bisogno di grado più basso per procedere a quello più elevato; regressione, attraverso la frustrazione di un bisogno di grado più elevato retrocedendo ad un livello inferiore. La possibilità di regressione è dovuta al fatto che, se risulta impossibile soddisfare un bisogno di ordine superiore, l’individuò può frustrare tale bisogno e regredire ad un bisogno inferiore ma realizzabile, il quale permette il raggiungimento alla felicità. [chi si accontenta gode…] Es. curriculum vitae del fisico nucleare la morte del nucleare in Italia blocca la carriera del giovane fisico che è obbligato a riciclarsi a livelli inferiori. i) i modelli sono fari per illuminare la realtà ii) teoria del cinghiale… 3) Teoria dei fattori duali by Herzberg Al fine di sviluppare la sua teoria (1966), Herzberg si fece raccontare dalle persone in quali situazioni di lavoro si fossero trovate particolarmente bene ed in quali particolarmente male. Questa ricerca lo portò ad individuare dei fattori igenici e dei fattori motivanti. I fattori igenici sono tali per cui, se assenti, creano insoddisfazione mentre, se presenti, non influiscono sulla motivazione. I fattori motivanti, invece, sono tali per cui, se assenti, non creano insoddisfazione mentre, se presenti, aumentano la motivazione. Es. fattori igienici: condizioni fisiologiche di lavoro (posti a sedere, riscaldamento, aria condizionata), regole, programmi e procedure (puntualità), retribuzione fissa. Es. fattori motivanti: leader capaci (persone capaci di educare a valori ed a competenze tecniche e teoriche) [In Italia le aziende oggi mancano di buoni maestri!], sentieri di carriera chiari ed equi, riconoscimento e valorizzazione dei risultati, contenuto del lavoro, retribuzione variabile (premio/incentivo, monetario/non monetario). 6 Fondamenti di Organizzazione i) es. ingegnere “camminante” scuola di organizzazione ai suoi nove manager spende migliaia di euro per coprire tutti i fattori igenici, convinto di ricevere in compenso motivazione. La motivazione va invece ricercata nei fattori motivanti, dati i fattori igenici. L’ingegnere non poteva pretendere persone motivate! E’ importante non lasciarsi sedurre dai fattori igenici. ii) Mai comprare un’azienda a scatola chiusa. Per capire la sua reale situazione occorre insider trading. 5) 3 marzo 2008 4) Modello dei bisogni appresi by Mc Clelland David Clarence McClelland, a seguito di un’indagine svolta su imprenditori e manager, conclude che i bisogni non sono innati; li apprendiamo nel corso dell’esperienza. Inoltre, In McClelland's book The achieving society (1961) he asserts that human motivation comprises three dominant needs: the need for achievement (N-Ach), the need for power (N-Pow) and the need for affiliation (N-Aff). In ogni persona uno di questi tre bisogni è dominante ed influenza i bisogni, le scelte, la motivazione ed il comportamento del soggetto. 1. N-Ach, bisogno di eccellere. Bisogno di successo, i cui risultati saranno riconducibili esclusivamente al singolo. Le persone con questo bisogno dominante sono portate a fare cose sopra la media, i cui effetti siano facilmente riconducibili a lui. (es. Silvio Soldini) 2. N-Pow, bisogno di potere. Tipico di chi ha forte propensione alla politica. Capacità di trattare e fare proseliti. Intelligenza politica, capacità di leggere al volo la situazione e capire da che parte stare. Capacità contrattuali, di scambio, di transazione. (es. Kennedy) 3. N-Aff, bisogno di appartenere, di piacere, di essere osservati. Necessità di stare in condizioni di scambio sociale; piacere ed affascinare. [Da studente Cleacc]. Settori ad alto impatto di relazioni interpersonali. (es. Fiorello) Silvio Berlusconi distrugge il modello di McClelland perché manifesta tutti e tre i bisogni in forma dominante. " Le teorie del processo 1) Teoria del rinforzo by Skinner Burrhus Skinnerr (1904-1990), psicologo e scrittore statunitense, sviluppò questa teoria tipica da pedagogisti studiando topi, scimmie ed altri animali adestrati. Secondo questa teoria i comportamenti delle persone possono essere rinforzati o inibiti dalle conseguenze che essi generano. I comportamenti che hanno avuto esito positivo tenderanno ad essere ripetuti; i comportamenti che hanno avuto esito negativo tenderanno ad essere interrotti. E’ quindi possibile influenzare il comportamento delle persone attraverso un opportuno schema di incentivazione e/o punizione (NB. Esercitabili in funzione di un’autorità riconosciuta). Applicazione della teoria del rinforzo da parte di un docente verso gli interventi degli studenti: Azione Conseguenza Effetto 7 Fondamenti di Organizzazione Azione desiderata (intervento geniale) Azione Indesiderata (intervento gratuito) Rinforzo Positivo (lode in pubblico) aumentano le probabilità di ripetizione dell'azione Rinforzo Negativo (astensione dalla critica/ punizione) aumentano le probabilità di ripetizione dell'azione Punizione (gogna pubblica) diminuiscono le probabilità di ripetizione dell'azione Astensione (silenzio/no-comment) diminuiscono le probabilità di ripetizione dell'azione NB. Rinforzo negativo ed astensione presuppongono una componente abitudinaria. E’ importante usare con molta attenzione queste quattro leve, per evitare di inibire comportamenti desiderati e incentivare comportamenti indesiderati. Es. di rinforzo usato male: le grida del bambino nella notte placate con l’allattamento. NB. La teoria del rinforzo può funzionare se, e solo se, c’è simultaneità (o quasi) tra azione e conseguenza. Ciò implica la presenza fisica (es. capo-muratore). E’ determinante anche la presenza di un delta di autorità. Questo modello funziona soltanto su persone psichicamente sane, non con depressi e ossessivocompulsivi. 6) 4 marzo 2008 2) Teoria del goal setting by Locke Edwin A. Locke sviluppò questa teoria negli anni ’60 (1968). Per avere un primo approccio intuitivo alla teoria in questione faremo riferimento al caso “Tutti chini sul fatturato” di M. Puricelli, Università Bocconi, Milano 2005. Il caso riporta il discorso di apertura del direttore commerciale della RAS, il Dott. Abramo, ad un convegno diretto agli agenti assicuratori della compagnia. Ne ricaviamo diverse considerazioni. La motivazione passa attraverso il setting di obiettivi/traguardi. Per essere motivante un obiettivo deve essere chiaro, specifico, sfidante (difficile ma non impossibile). E’ inoltre decisivo il controllo dei risultati seguito da feedback e confronto. Se i risultati non sono all’altezza si cerca di capire cosa non ha funzionato; se i risultati sono da top performance il confronto permette di capire i fattori positivi di tale prestazione al fine di contagiare e diffondere a tutti gli altri collaboratori. Nelle aziende, questa teoria si è trasformata in Management By Objectives, tecnica di retribuzione e motivazione dei dipendenti. [Da non confondere con Management By Out] Il goal setting può essere applicato solo a persone che hanno ruoli di responsabilità, poiché necessita della presenza di spazi di autonomia (es. manager, docente uniersitario). E’ necessario mettere a disposizione informazioni e risorse (tempo, persone, soldi, …) per il raggiungimento degli obiettivi. 8 Fondamenti di Organizzazione Per quanto riguarda il coinvolgimento nella determinazione degli obiettivi, esso spesso non è opportuno per via del rischio di opportunismo e di “tendenza al ribasso”. Tuttavia esistono alcuni casi specifici in cui il dipendente è altamente specializzato, al punto di saperne più dei dirigenti e quindi di conoscere meglio gli obiettivi più appropriati. Va bene far partecipare alla decisione, ma non condividere le decisioni vere e proprie. Segue un grafico della relazione che intercorre fra difficoltà dell’obiettivo e prestazione. 3) Teoria aspettativa-valenza by Vroom. La teoria espressa da Vroom negli anni ’60 si pone in contrapposizione a quella di Locke affermando che non basta fissare gli obiettivi. Secondo la teoria di Vroom le persone saranno motivate soltanto se le loro azioni porteranno a risultati di valore apprezzati. Motivazione = Aspettativa x Valenza Aspettativa: probabilità che, dato un certo sforzo, si arrivi ad una determinata performance. Valenza: valore soggettivo che si assegna alla ricompensa associata alla performance raggiunta. Se una sola di queste due componenti è nulla, la motivazione sarà scarsissima. (es. progetti internazionali: il ministro giapponese. Vroom arriva addirittura a teorizzare una traduzione quantitativa di queste variabili. 4) Teoria dell’equità Per equità s’intende la giustizia percepita all’interno di un’organizzazione. Le persone lavorano facendo continuamente dei paragoni. Vengono confrontati i propri contributi e le ricompense conseguite con i contributi e le ricompense del collega. (ricompensa A / contributo A) =, >, < ? (ricompensa B / contributo B) Più che il valore assoluto, conta il rapporto in relazione. E’ importante mantenere l’equilibrio perché la percezione di iniquità porta il soggetto “vittima” ad abbassare i suoi contributi (calo di motivazione) oppure a negoziare ricompense maggiori per ritrovare l’equilibrio. E’ anche possibile arrivare alla 9 Fondamenti di Organizzazione svalutazione dei risultati del collega (sabotaggio/ostacolo). In organizzazioni dove non è garantita l’equità, i dipendenti tendono ad abbandonare l’azienda. Le “vittime” potrebbero, tuttavia, semplicemente cambiare i termini di paragone. 7) 10 marzo 2008 DECISION MAKING – le decisioni individuali Herbert Alexander Simon (Milwaukee, 15 giugno 1916 – Pittsburgh, 9 febbraio 2001) è stato un economista, psicologo e informatico statunitense. Le sue ricerche spaziano nei campi della psicologia cognitiva, dell'informatica, dell'economia, del management e della filosofia della scienza. Con circa un migliaio di pubblicazioni, molte citatissime, è uno dei più importanti scienziati sociali del XX secolo. Simon non è stato solo un uomo universale, ma un pensatore veramente innovativo. È stato tra i padri fondatori di molte tra le più importanti discipline scientifiche, inclusa l'intelligenza artificiale, l'elaborazione dell'informazione, la teoria dell'organizzazione, il problem solving, i sistemi complessi e la simulazione al computer della scoperta scientifica. Il genio e l'influenza di Simon sono evidenziati dai molti premi ricevuti, tra i quali: il premio Turing della Association for Computing Machinery (1975) insieme a Newell per aver dato "contributi fondamentali all'intelligenza artificiale, alla psicologia cognitiva e al trattamento delle liste" (1975); il Premio Nobel per l'economia "per le sue pionieristiche ricerche sul processo decisionale nelle organizzazioni economiche" (1978); la Medaglia Nazionale per la Scienza (1986); e il premio della American Psychological Association per gli eccezionali contributi alla psicologia (1993). Ha analizzato in maniera sistematica il comportamento decisionale degli individui all'interno delle organizzazioni, osservando che costoro non si attenevano ai criteri imposti dalle teorie normative. In particolare ha evidenziato come la scelta effettuata da un individuo non rispetta gli assiomi fondamentali dell'approccio logico. Quindi un individuo più che fare scelte ottimali, fa scelte soddisfacenti, vuoi per i vincoli svolti dalle organizzazioni, vuoi per i limiti imposti dal sistema cognitivo umano. Simon è stato anche un pioniere nel campo dell'intelligenza artificiale, creando con Allen Newell i programmi "Logic Theory Machine" (1956) e "General Problem Solver" (GPS) (1957). Il GPS è stato forse il primo tentativo di separare la strategia di problem solving dall'informazione sui problemi da risolvere. Ambedue i programmi furono sviluppati usando il linguaggio Information Processing Language (IPL) (1956) sviluppato da Newell, Cliff Shaw and Simon. Il mestiere del manager è prendere decisioni; essi lavorano con le parole prima che con le mani. [es. casting film con Scamarcio ed Accorsi] Nel processo decisionale è fondamentale il tempismo – decidere in tempi congrui. Caso “Challenger” Il disastro dello Space Shuttle Challenger avvenne la mattina del 28 gennaio 1986 alle ore 11:39 EST, quando lo Space Shuttle Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo a causa di un guasto ad una guarnizione detta O-ring nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (Solid-fuel Rocket Booster, SRB) destro. Il lancio fu trasmesso in diretta tv, anche se molti telespettatori lo seguirono in differita nella giornata. Christa McAuliffe sarebbe dovuta essere la prima insegnante presente in un programma spaziale e gli studenti di tutto il mondo aspettarono la trasmissione televisiva per una sua lezione di scienze trasmessa dallo spazio. Era la prima volta che un volo spaziale ospitava civili a bordo. 10 Fondamenti di Organizzazione Le cause dell’incidente possono essere fatte risalire ad errori nel processo decisionale. La NASA era considerata l’azienda perfetta per antonomasia. Nel periodo del disastro del Challenger il presidente Ronald Reagan era in procinto di farsi rieleggere. Egli ci teneva molto al successo di questa missione per via della presenza della maestrina e dell’impatto sull’opinione pubblica. Reagan fece pressione sul top-management della NASA, costituito da persone con background politico-economico. Su di loro fece pressione anche l’opinione pubblica, esprimendo i malumori della popolazione verso l’apparente spreco di tempo e denaro pubblico (la NASA è, infatti, un organizzazione pubblica finanziata dai contribuenti). La struttura organizzativa della NASA è costruita in maniera piramidale con, al vertice, l’alta direzione e, alla base, dei tecnici molto specializzati. Questi erano consapevoli del problema delle guarnizioni ed avevano inviato un report alla direzione sconsigliando vivamente di effettuare il lancio al di sotto di una determinata temperatura atmosferica. Il report non venne preso seriamente in considerazione, poiché il management era più preoccupato dalle pressioni esterne. Il processo decisionale è stato viziato. DECISIONE = f ( INFORMAZIONI , SCHEMI/MODELLI DI RAGIONAMENTO ) Le informazioni sono costituite dalle conoscenze, da dati strutturati. Non si riesce a prendere una buona decisione in assenza di informazioni. A partire dalle informazioni si generano le alternative di scelta, elaborate in schemi e modelli di ragionamento. Le conoscenze si dividono in: a) Conoscenze paradigmatiche Conoscenze evidenti e fuori discussione, apprese in modo fiduciario, non verificate direttamente (es. nella scelta della specialistica: riforma Moratti; regolamento Bocconi). Vantaggi: rapidità del processo decisionale, risparmio di energie cognitive. Svantaggi: rischio di inerzia, conservazione (no creatività), poca innovazione. Ciò implica invecchiamento dell’azienda e sconfitta da parte della concorrenza. Per ottenere successo è necessario rompere i paradigmi, ottenendo un vantaggio competitivo. [es. Swatch: da oggetto di precisione per la vita ad accessorio di moda. Rayan Air: sovvenzioni da Orio Al Serio] b) Conoscenze esperienziali Conoscenze derivanti dall’esperienza diretta e dall’osservazione di altri. Esse sono tacite, sommerse, implicite; non esistono manuali ufficiali al riguardo. Vantaggi: unicità, specificità (sono mirate), inimitabilità. [es. Rigoni di Asiago: da 6 a 36 milioni di euro di fatturato in 6 anni grazie al bagaglio di conoscenze esperienziali che derivano dal suo vissuto] Svantaggi: difficili da trasferire, da insegnare ai successori. c) Conoscenze esplicite Conoscenze formali, derivanti dallo studio, strutturate e codificate. Vantaggi: facili da apprendere e trasmettere. Svantaggi: rischio di eccesso di schematicità e rigidità, di essere “scolastici”, da manuale. Quest’ultimo è l’unico livello di conoscenze che emerge, mentre gli altri due restano sommersi (non visibili). 11 Fondamenti di Organizzazione 8) 11 marzo 2008 " Modelli di razionalità (o schemi di ragionamento) Possiamo individuare cinque modelli di razionalità: a) normativo b) euristico c) garbage can d) cibernetico e) intuitivo Essi si riferiscono alle fasi del processo decisionale, che sono: 1. Individuazione ed identificazione del problema 2. Ricerca di soluzioni alternative 3. Valutazione di ciascuna alternativa secondo criteri oggettivi 4. Scelta 5. Implementazione della decisione (azione!) α) Modello normativo (o della razionalità assoluta) Presuppone che il decisore: 1) sappia sempre individuare chiaramente il problema; 2-3) riesca a valutare tutte le possibili alternative a cui assegna un peso ed una probabilità di successo; 4) sappia scegliere la soluzione ottimale e 5) agire. [es. modelli dell’economia politica sull’homo economicus] Simon scardina questa teoria. Campo di applicabilità: problemi semplici, situazioni strutturate con alternative finite e conosciute. Il problema, in situazioni complesse, è dato dai vincoli di tempo. β) Modello euristico ( o della razionalità limitata) Il problema viene 1) centrato, ma 2-3) vengono valutate solo alcune alternative nella consapevolezza di non poter fare un calcolo esatto di quantificazione. E’ possibile fare una lista di pro e contro, ma non un calcolo probabilistico. 4) Viene scelta la soluzione accettabile/soddisfacente, seppur on ottimale (non il first best ma un second best). Gli eurismi sono “scorciatoie decisionali”. Il grosso vantaggio è la possibilità di 4) scegliere e 5) agire velocemente, rispettando vincoli di tempo limitativi. Campo d’applicazione: problemi poco strutturati, informazioni parziali, preferenze non sempre chiare. χ) Modello del garbage can (o regola casuale) Sviluppato da March & Olsen che, svolgendo una ricerca sulla carriera dei funzionari dei dipartimenti scolastici statunitensi, scoprono la totale assenza di razionalità. Le decisioni prese in questo campo sono il frutto di una combinazione occasionale e fortuita di una serie di ingredienti: problemi da risolvere, preferenze personali, numero di attori, tempo a disposizione, varie oppurtunità manifestatesi, ecc. Questo modello mette in luce come in certe situazioni, pur di decidere, si decida a caso. Campo d’applicazione: situazioni di grande ambiguità/complessità. δ ) Modello cibernetico Riguardante le decisioni prese meccanicamente, a sua volta suddiviso in: a. regola automatica si replicano in modo automatico decisioni che abbiamo in repertorio e che hanno avuto esito positivo (es. tratti abitudinari percorsi in automobile). Si rischia lo “schianto”. b. regola incrementale in caso di problemi decisionali più complessi da risolvere velocemente, si applicano soluzioni adottate in passato in riferimento ad un problema simile, aggiustandola attraverso un incremento (es. nuovo biennio dopo la riforma Moratti; budget del Comune di Milano). Si rischia di 12 Fondamenti di Organizzazione sbagliare completamente, in quanto l’incremento può essere basato su supposizioni errate. ε ) Modello intuitivo L’intuito non è una dote innata. Le decisioni intuitive si fondano sul riconoscimento immediato di situazioni che sono familiari al decisore, perché è stato esposto alle suddette situazioni per moltissimo tempo. (es. Kasparov e Pierre Mantoux) 9) 17 marzo 2008 Gli errori del processo decisionale, riferiti alle fasi del processo decisionale (vedi lezione precedente). 1. effetto frame (cornice, prospettiva). E’ l’errore di prospettiva, ovvero quello che contraddistingue il rischio di limitare il proprio punto di vista ad una visuale parziale sul problema. Si rischia di restare imprigionati nella propria prospettiva. Solo attraverso il confronto con chi ha un’altra visione è possibile andare oltre. “Un modo di vedere una determinata realtà è anche un modo di non vederla”. Frame funzionale, es. ETRO: l’azienda è divisa in varie funzioni (es. stile, produzione, commerciale). Kean Etro vede tutto unicamente dal punto di vista di creatività e stile; il Direttore della produzione vuole minimizzare i costi; il Direttore commerciale vuole massimizzare le vendite. Il conflitto fra le funzioni aziendali è compromettente per l’azienda, a causa della chiusura di ogni capo-funzione nel frame cognitivo caratteristico della rispettiva funzione. Prigionia del proprio frame, es. azienda di tavolette igienizzanti: il consulente arriva e rompe il frame, permettendo di vedere l’azienda a 360°. E’ necessario un terzo punto di vista esterno per rompere le rigidità. Es. figure gestaltiche. 2/3. errore di disponibilità. Nella raccolta di informazioni siamo influenzati soprattutto dalle informazioni che ci sono più familiari, che ci colpiscono emotivamente e che rileviamo frequentemente. Nel raccogliere le informazioni non siamo oggettivi e razionali in quanto tendiamo a soffermarci sulle informazioni disponibili, non su tutte le informazioni che ci servirebbero effettivamente. [es. preoccupazione aviaria maggiore di quella per gli incidenti stradali] errore di rappresentatività. Spesso non si giudica sulla basa di un adeguato calcolo probabilistico, ma sulla base della somiglianza rispetto ad un presunto caso tipico. Le decisioni vengono prese sulla base di stereotipi, senza considerare le distribuzioni di probabilità. [es. stereotipi sulla negatività del tessuto economico italiano costituito da PMI] errore di ancoraggio. Eurismi ancorati ad un parametro statico; essi basano le decisioni su parametri quantitativi validi ma non in ogni situazione, portando al rischio di errori enormi. [es. campione di bambini sottoposto a valutazione medica per eventuale operazione di tonsillectomia: il primo medico la consiglia al 46%; i bambini a cui l’operazione è stata sconsigliata si sottopongono alla visita di un secondo medico, il quale consiglia l’intervento al 44%; quelli che hanno passato anche il secondo controllo con il consiglio di non sottoporsi all’intervento vengono sottoposti ad una terza visita, con la conclusione che un altro 46% viene mandato in sala operatoria. Questo è dovuto al fatto che i libri di medicina riportano che circa il 50% dei pazienti necessiti dell’intervento. Ciò è ovviamente valido sulla popolazione, non su un campione già scremato!, ma il medico che è portato a rispettare il parametro] Altri esempi possono essere il budget di vendita o la valutazione del professore rispetto al listino dei 13 Fondamenti di Organizzazione voti di uno studente universitario. Questo errore è tipico delle decisioni di tipo quantitativo. Tutti e tre gli errori precedenti sono esempi di eurismi negativi. 10) 18 marzo 2008 Un mix letale di tutti gli errori precedenti può condurre all’errore di overconfidence (eccesso di sicurezza), causato dall’affidamento ad una supposta capacità cognitiva. Esso consiste in un eccesso di confidenza nei propri giudizi. Le persone che peccano di questa tendenza sono pericolosissime perché, spesso, fanno proseliti trascinati drammaticamente verso tragiche sciagure. Questo errore è tipico di persone esperte. (es. esperto alpinista che muore per una tempesta improvvisa assieme ai suoi compagni) Al suo opposto vi è l’errore di underconfidence, ovvero di sottostima. Questo errore causa problemi limitatamente agli underconfident, i quali non arrivano fino a dove potrebbero, senza dare grossi problemi agli altri. 4/5. trappola dell’autoconferma. Spesso, una volta presa una decisione, tendiamo a guardare principalmente i fattori a favore dell’alternativa scelta senza considerare quelli a favore dell’alternativa scartata e, viceversa, consideriamo maggiormente i fattori negativi della seconda che quelli della nostra scelta. Tendiamo, dunque, a costruire teorie che si autoconfermano. (es. CLEACC VS CLEAM) E’ invece importante saper argomentare a 360°. profezie che si auto avverano. Avendo una determinata ipotesi in testa, inconsciamente si tende a comportarsi di conseguenza andando a rafforzare le probabilità di realizzazione dell’ipotesi stessa. In questo modo una profezia, anche non desiderata, tende ad avverarsi con maggior probabilità. Nei contesti lavorativi questa trappola è molto diffusa. [Es. teoria “x” e teoria “y” di McGregor, 1971] [Da internet, in parziale contrasto con ciò che ha affermato la professoressa: Nel 1960 fece scalpore Douglas McGregor, autore della teoria x-y incentrata su una radicale suddivisione dei lavoratori in due categorie: da una parte quelli fondamentalmente portati a fare il meno possibile e quindi governabili soltanto con il ricorso ad un sistema di premiazioni (X). Sul fronte opposto (Y) le persone operose e responsabili che svolgono il lavoro volentieri, tendono all’eccellenza e non temono la sfida con gli altri. Per Heike Endress McGregor sbaglia a sottovalutare i pericoli insiti nella propria visione: e cioè che le persone si conformano alle aspettative. Sposando l’immagine che il dirigente proietta su di loro essi fanno sì che i suoi preconcetti – negativi o positivi – si avverino effettivamente (self fullfilling prophecy). Riferito al contesto organizzativo ciò significa: l'individuo tende a circondarsi di persone che meglio riflettono le proprie convinzioni. Per citare Sprenger: "A lungo andare ogni capo si ritrova con i collaboratori che si merita".] Gli strumenti organizzativi per evitare gli errori (antidoti agli errori decisionali) Errore Antidoto effetto frame apertura e confronto con l'esterno, uso del lavoro di gruppo, comunicazione aperta e senza filtri errore di disponibilità uso di checklist e procedure (es. piloti in fase di decollo) 14 Fondamenti di Organizzazione errore di ancoraggio uso del gruppo al fine di minimizzare i limiti della nostra razionalità (es. commissione d'esame/selezione personale) overconfidence ricerca di confronto e feedback; oltre le proprie sensazioni, ragionare secondo liste di pro e contro basate il più possibile su dati oggettivi. trappola dell'autoconferma ambiente aperto alla sperimentazione in cui è consentito apprendere dagli errori profezie autoavverantesi possibilità di osservare le nostre decisioni e ricevere feedback CONFLITTI E NEGOZIAZIONE La negoziazione è un processo di comunicazione tra parti con interessi diversi che presuppone uno scambio di risorse (informazioni, beni materiali, tempo, denaro..), che punta alla ricerca di soluzioni accettabili per entrambe le parti e si chiude con una decisione congiunta. 1. Quando ha senso la negoziazione? a) Quando le parti non hanno interessi completamente inconciliabili (diversi ma non opposti). (es. negoziazione spazi nuovo palazzo Bocconi) b) Quando non vi è una gerarchia riconosciuta (se ci fosse si avrebbe subordinazione, diritto di decidere). (es. sindacato VS datori di lavoro) c) Quando esiste simmetria di informazioni fra le parti. d) Se e solo se il mercato è imperfetto, ovvero quando i prezzi/valori dei beni scambiati non sono stabiliti in modo univoco. e) Solo se il valore della negoziazione è superiore al costo del processo negoziale. 2. Cosa si negozia? a) Il punto di accordo, situato fra il prezzo di riserva del venditore e quello del compratore (statisticamente a metà). b) L’implementazione dell’accordo, fase spesso dimenticata causando il fallimento della negoziazione. (es. rogito, sgombero, consegna) 11) 31 marzo 2008 Simulazione in aula: la negoziazione tra il Dr. Giona ed il Dr. Rolandi per l’acquisto di 3'000 arance “Ugli”. Se ne deducono due differenti strategie negoziali adottabili. Negoziazione distributiva - come posta in gioco c’è un solo item/elemento - la posta da ottenere è fissa - una parte vince ciò che l’altra perde [win-lose; gioco a somma zero] - obiettivi contrapposti (il venditore vuole massimizzare il suo ricavo, il venditore minimizzare i costi) Negoziazione integrativa - più elementi possono essere oggetto di negoziazione (buccia, polpa, tempo, quantità,…) si 15 Fondamenti di Organizzazione - creano delle parti di scambio la posta da ottenere può essere ampliata a vantaggio di entrambe le parti il gioco può essere win-win [a soma > 0] interessi complementari, sebbene “nascosti” dietro a posizioni contrapposte Per scoprire la possibilità di una negoziazione integrativa bisogna saper passare dalle posizioni, tipicamente contrapposte, agli interessi, spesso complementari. Se tuttavia interessi e posizioni coincidono, non c’è possibilità di negoziazione integrativa ma soltanto di negoziazione distributiva. Un negoziatore professionista sa riconoscere se una negoziazione è prettamente distributiva o se ci sono spazi per renderla integrativa. Con negoziazione distributiva ci si muove sulla frontiera efficiente in figura. Con negoziazione integrativa si raggiunge il punto A. 12) 1 aprile 2008 Quali sono i comportamenti (prassi) da tenere, nelle due diverse tipologie di negoziazione? In caso di negoziazione distributiva: a) Raccogliere informazioni per stimare i valori minimi accettabili dal compratore ed i valori massimi esprimibili dal venditore. [le informazioni sono alla base del potere negoziale!] b) Ricercare delle controparti alternative. c) Tenere presente che il punto di accordo cade, statisticamente, a metà tra le prime due offerte. d) Aprire per primi proponendo un valore che avrà la funzione di “ancora”. e) Fissare il proprio prezzo di riserva e NON dichiararlo. f) Cercare di scoprire il prezzo di riserva della controparte (ad esempio scoprendo quali offerte ha precedentemente rifiutato). In caso di negoziazione integrativa: a) Scambio di informazioni con la controparte, per “tastare il terreno”. b) Fare domande mirate allo svelamento degli interessi sottostanti alle posizioni che appaiono c) opposte. Fase di brainstorming alla ricerca delle più creative soluzioni possibili. (es. scambio di stage tra i figli delle dei proprietari delle due maggiori aziende di pali per l’elettricità) Es. Il Trattato di Camp David (1978): Egitto e Israele negoziano la spartizione del Sinai. Le posizioni sono contrapposte ed irriducibili in quanto l’Egitto vuole tutto il Sinai, mentre Israele vuole spartirlo mantenendo delle zone strategiche. Rivelando le motivazioni, tuttavia, si scoprono degli interessi complementari dietro alle posizioni inconciliabili: all’Egitto interessa piantare la bandiera ed avere la sovranità riconosciuta; ad Israele interessa essere difesa da eventuali attacchi islamici. Si giunge quindi ad un accordo che prevede una zona smilitarizzata controllata dall’Egitto. Dinamiche cognitive Fenomeni della nostra mente che rischiano di farci cadere in delle trappole. 1. Rischio di pensare solamente al frame distributivo 16 Fondamenti di Organizzazione 2. Necessità di tenere conto dei frame culturali 3. Rischio di escalation del commitment: quando si è troppo coinvolti nella trattativa, quando si è 4. logorati da trattative troppo lunghe, si rischia di chiudere accettando condizioni troppo sfavorevoli. Trade off tra mantenimento di partner locali e ricerca di nuovi partner; si rischia di continuare, per semplicità, con i soliti partner ignorando possibilità migliori. Dinamiche relazionali Unica osservazione: essere soft con la persona (empatici, piacevoli, simpatici, sorridenti) ma hard sul problema (oggettivi, ferrei, rigidi e rigorosi) 13) 7 aprile 2008 GRUPPI – Contesto e condizioni di efficacia Iniziamo la lezione con un role-game: siamo superstiti di un disastro aereo. Ci troviamo in mezzo al Simpson Desert, in Australia, sapendo di essere 65 miglia fuori rotta e 70 miglia a sud ovest di un villaggio di minatori. Attorno a noi ci sono soltanto dune di sabbia e cactus. Siamo vestiti con pantaloncini, maglietta a maniche corte, calzini bianchi e scarpe da tennis. Abbiamo un fazzoletto, quindici euro in moneta, cinquecento euro di carta, delle sigarette ed una penna a sfera. La carlinga del bireattore è completamente carbonizzata; resta soltanto la parte centrale, contenente 15 oggetti. Ordinare per importanza i 15 oggetti attribuendo un numero a ciascuno di essi ( 1 = il più importante, 15 = il meno utile), prima individualmente e poi a gruppi di 4-5 persone. Denotiamo con A il punteggio individuale, con B il punteggio di gruppo e con C il punteggio attribuito da un esperto di sopravvivenza incontestabile. La strategia consigliata dall’esperto di sopravvivenza, in una situazione analoga a quella sopra descritta, è di restare fermi cercando di farsi rintracciare dai soccorritori. Coerentemente con tale strategia, l’ordine per importanza decrescente dei 15 oggetti è: specchietto per il trucco, cappotto (1 a testa), acqua (1litro a testa), torcia elettrica (con 4 batterie), paracadute (bianco e rosso), coltello multiuso, cerata impermeabile, pistola calibro 45, occhiali da sole (un paio a persona), valigetta pronto soccorso con garze, bussola magnetica, mappa aerea della zona, libro “gli animali commestibili del deserto”, 2 litri di grappa, flacone contenente 1000 tavolette di sale. Definizione di gruppo: due o più individui che interagiscono e dipendono gli uni dagli altri per raggiungere un fine comune (si sentono membri). I gruppi extra azienda si dividono in gruppi primari e gruppi sociali. I gruppi interni alle organizzazioni si dividono in gruppi formali e gruppi informali. Interpretazione risultati del role-playing: 1. La decisione di gruppo è diversa dalla decisione individuale; il gruppo funziona, come decisore, in maniera diversa dal singolo. L’individuo entra nel gruppo con un’idea e ne esce con un’altra; non possiamo dire se questa nuova idea sia migliore ma soltanto che è diversa. 2. La differenza A-B misura la capacità gestionale. Un punteggio relativamente basso indica capacità di influenza, abilità nel convincere gli altri e portarli verso la propria opinione. Questa capacità si può esercitare con il carisma, con la persuasione logica o con la manipolazione. Un punteggio alto può 17 Fondamenti di Organizzazione indicare bassa capacità di influenza o non partecipazione (disinteresse). 3. La differenza B-C si riferisce ad una questione nozionistica e tecnica di conoscenze specifiche. Un punteggio basso indica un’elevata capacità tecnica; un punteggio alto dimostra scarsa competenza specialistica sull’argomento. 4. Unendo i risultati A-B e B-C vediamo la necessità di una compresenza di abilità gestionali e competenze tecniche. Per “sopravvivere” è necessario avere delle abilità gestionali assertive (A-B) che poggiano su una solida base di competenze tecniche (B-C). Obiettivo dell’esercizio di queste capacità: sopravvivenza, ovvero massimizzazione del profitto nel medio-lungo periodo. Per raggiungere l’obiettivo bisogna scegliere fra diverse alternative strategiche (nel gioco, muoversi o stare fermi). L’organizzazione è la capacità di “ordinare i 15 oggetti” in un ordine coerente con la strategia [l’errore della maggior parte di noi, nello svolgimento di questo esercizio, è stato la scelta della strategia non adeguata, non un errore organizzativo]. 14) 8 aprile 2008 (lezione tenuta da Giordana Taggiasco) Condizioni di efficacia del gruppo - Problema nuovo, complesso, multidisciplinare. [se è standardizzato, semplice e unidisciplinare il gruppo sarebbe inutile e troppo costoso] - Conoscenze/competenze distribuite tra i membri del gruppo. [se sono accentrate e meglio, invece, l’autorità] - Assenza di conflitti d’interessi tra i membri del gruppo (plausibile, invece, il conflitto di opinioni). Questo è l’elemento che distingue il dialogo di gruppo dalla negoziazione. Perché, date queste condizioni, il gruppo decide meglio dell’individuo? - - - Il gruppo sposta in avanti i limiti della razionalità limitata: maggiori informazioni, maggiori conoscenze, maggiori competenze = maggiore competenza cognitiva, che è più della semplice somma dei singoli cervelli. Permette di superare i frame individuali e di evitare gli altri errori tipici del processo decisionale (disponibilità, rappresentatività, ancoraggio, definizione del problema) o, comunque, di riurli notevolmente. E’ piacevole; soddisfa i bisogni individuali di appartenenza vantaggio motivazionale. Come decide il gruppo? - Comunicazione: rete totale comunicativa, caratterizzata dalla possibilità di ogni individuo di comunicare con tutti gli altri e dall’effettiva attuazione di questi canali comunicativi. Nel momento in cui questa rete viene a cadere si verificano gravi problemi di gruppo. - Il gruppo decide attraverso il confronto, che è conflitto di opinioni (non d’interessi! perché permangono gli obiettivi comuni). Persuasione: i membri del gruppo sono dotati di capacità di influenza equilibrate. - Composizione del gruppo decisionale Il gruppo decisionale è composta da un minimo di 3-4 persone fino ad un massimo di 10-12 persone. 18 Fondamenti di Organizzazione Più è critica la decisione, più il numero massimo deve essere ridotto per evitare il rischio della mancata attuazione delle modalità decisionali (impossibilità di attuazione della rete comunicativa totale, impossibilità di confronto completo di opinioni, creazione di sottogruppi). In questi casi la dimensione massima si riduce a 8-10 persone, al fine di avere un contatto cognitivo adatto alla realizzazione delle modalità decisionali di gruppo. Ostacoli al lavoro di gruppo - esistenza di conflitti sugli obiettivi - presenza di autocensure (non trovando spazio per farsi sentire) - accentramento di potere nel processo decisionale - conflitto tra gruppi Questi ostacoli possono portare alle patologie di gruppo. Patologie di gruppo 1. Pressione al conformismo. Le persone tendono a conformarsi al pensiero di gruppo, al parere della maggioranza dei membri del gruppo. L’individuo fatica ad esprimere, sostenere e far valere la propria opinione. [Vedi esperimento di Asch] 2. Free riding di responsabilità. Indica un comportamento opportunistico legato al fatto che nel lavoro di gruppo è difficile isolare il contributo individuale (es. gruppi di studio). Nel caso di una folla (gruppo allargato) può sfociare nella violenza per via di un senso di anonimia, impunibilità, difficoltà di attribuzione di colpe/contributi. [Esperimento persone con una maschera che li rende irriconoscibili: il fenomeno violento aumenta, indifferentemente per uomini e donne] 3. Propensione al rischio (risk shift). All’interno di un gruppo la propensione al rischio degli individui aumenta. I membri del gruppo agiscono secondo modalità che individualmente non attuerebbero. Il rischio è di modificare la percezione della realtà. La tendenza al risk shift porta a decisioni collettive che comportano rischi maggiori, ma in certi casi anche minori (comunque “deviati” dalla realtà), rispetto a quelli che si assumerebbero individualmente. Ciascuna delle 3 patologie finora elencate implica una diminuzione del senso critico del gruppo, dovuta al venir meno delle tre modalità decisionali. Visione di alcuni minuti del film Point Break, di Kathryn Bigelow (1991) Problemi del gruppo: alta pressione al conformismo, alta propensione al rischio, una persona accentra tutte le decisioni, dettando il pensiero del gruppo. 4. Groupthink (pensiero di gruppo). E’ la più grave delle patologie, che contiene anche le altre tre. Avviene quando il gruppo si è totalmente chiuso in se stesso da generare una propria visione del mondo, avulsa dalla realtà. Il gruppo risulta chiuso e coeso e soffre di un’illusione di invincibilità. Il dissenso viene soppresso in quanto comporta l’esclusione. Il bisogno di consenso e coesione nel gruppo prevale sull’importanza di prendere la decisione corretta o di attivare un processo decisionale efficace. Questa patologia è caratterizzata dalla presenza di un leader forte e carismatico che detta il pensiero di gruppo in maniera autoritaria: si è con lui o contro di lui. Esiste una scarsa differenziazione cognitiva tra i membri. [vedi pag 163 per i sintomi del groupthink] Conseguenze: - nel prendere le decisioni viene considerato un numero di alternative molto ridotto; - la propensione al rischio è molto elevata; 19 Fondamenti di Organizzazione - vi è un’alta probabilità di prendere decisioni sbagliate. Il leader è troppo forte e carismatico! -PROVA INTERMEDIA -15) 28 aprile 2008 In questa seconda parte del corso tratteremo due macro argomenti: 1. Strutture organizzative Definire e riconoscere, sulla base di alcuni modelli e schemi di base, l’organigramma, ovvero la rappresentazione di sintesi della configurazione organizzativa di un’impresa; Valutare l’adeguatezza/bontà di una data configurazione organizzativa; Suggerire ipotesi di cambiamento organizzativo. 2. Gestione del personale: selezione (recruiting), formazione, carriera, sistemi di ricompensa, “defenestrazione”. STRUTTURA ORGANIZZATIVA Ambiente – contesto competitivo Concorrenza, barriere all’entrata, fornitori, normative, … Strategia – scelta/decisione Variabili del marketing mix (pdt, servizi, target obiettivo, posizionamento, canale distributivo), tecnologia produttiva, … Struttura La struttura deve essere coerente con la strategia, che a sua volta deve essere coerente con l’ambiente. Queste tre dimensione vanno integrate in una logica di contingenza. Non esistono strutture organizzative sempre valide; ogni caso richiede un interpretazione specifica. [ricorda la simulazione “un tè nel deserto” per quanto riguarda la coerenza ambiente strategia organizzazione] CASO AZIENDALE: Bonetti di M. Puricelli, Bocconi 2005 La Bonetti S.p.A produce zafferano. Dal caso ne ricaviamo la strategia e l’organigramma. Dimensioni: 23 dipendenti, fatturato = 7 milioni €, no export Strategia a) Mercato: segmentazione del mkt in tre marchi che lo coprono interamente; mkt regionale. b) Prodotto: specializzazione mono prodotto (elemento di differenziazione dai concorrenti); qualità medio-alta. c) Distribuzione: al dettaglio e Grande Distribuzione Organizzata; no grossisti. d) Tecnologia: produzione in serie; processo automatizzato. e) Posizionamento: esalta la differenza fra i due marchi principali, mantenuti separati. 20 Fondamenti di Organizzazione Ambiente Mkt Nazionale concorrenza Mkt Lom bardia q.ta mkt 10% 35 65 90% Concorrenza: Cameo (multinazionale), Safinter (società spagnola con una piccola quota del mercato italiano), piccoli produttori artigianali (in particolare situati nella provincia dell’Aquila). Struttura Organizzativa O r g a n ig r a m m a A lta D ire z io n e S ig . B o n e tti S is te m a In fo rm a tiv o re s p o n s a b ile A m m in is tra z io n e re s p o n s a b ile A s s ic u ra z io n e Q u a lità re s p o n s a b ile V e n d ite L e p ro tto S ig . B o n e tti V e n d ite T re C u o c h i B o n e tti Jr. P ro d u z io n e A g e n ti / V e n d ito ri A g e n ti / V e n d ito ri O p e rai A c q u is ti S ig . B o n e tti R e la z io n i G D O L’Alta Direzione è costituita dal Signor Bonetti, il quale è contemporaneamente proprietario, imprenditore (decide la strategia) e manager (Direttore Generale; gestisce le persone che da lui dipendono). Questa è un’azienda molto accentrata. La struttura sopra disegnata si chiama struttura elementare, con qualche piccolo accenno alla struttura funzionale. Questa struttura è la struttura di base, la più semplice. 16) 29 aprile 2008 Struttura elementare - Coincidenza tra proprietà, imprenditorialità e managerialità. proprietario/imprenditore/manager è anche esecutore. - In qualche caso il Divisione verticale del lavoro su due livelli gerarchici: il primo decide, il secondo esegue (organigramma a “pettine”). Divisione orizzontale del lavoro: confini labili, non definiti, sovrapponibili; scarsa chiarezza delle mansioni. Pochi/scarsi organi di staff, ovvero attività di servizio di consulenza interni all’azienda. [es. Ufficio Amministrazione e Contabilità, Ufficio Legale, Direzione del Personale, Marketing Strategico; tutti questi sono organi di staff perché non entrano nel processo produttivo ma 21 Fondamenti di Organizzazione fanno da consulente interno. Tutto questo non c’è in un’azienda con struttura elementare.] i) I collaboratori sono gestiti mediante rapporto diretto, senza intermediari. funzione critica: l’attività sulla quale un’azienda fonda il suo vantaggio. Questa struttura, per la Bonetti, può reggere nel tempo? Consideriamo obiettivo dell’azienda la massimizzazione del profitto nel medio-lungo termine. Nel 1995: la strategia, esaminata nella lezione scorsa, funziona bene. La struttura della Bonetti è coerente con la sua strategia, benché elementare. Nel 2008, a quali rischi può andare incontro? 1. Arrivo di un concorrente multinazionale, economicamente più forte rischio non realistico, in quanto i costi per entrare nel mercato sono eccessivi in relazione ai profitti dello stesso. 2. Necessità di crescere e quindi rischio di perdere il controllo di processi sempre più complessi Spesso non è necessario crescere ma, anzi, è meglio mantenere dimensioni limitate! Questo è il caso della Bonetti. L’importante è avere dimensioni giuste, che possono essere grandi o piccole a seconda delle circostanze; l’importante è essere bravi, di successo. 3. Passaggio generazionale (trasmettere le conoscenze esperienziali) il problema del passaggio generazionale non si risolve cambiando struttura organizzativa. Bisogna capire le reali necessità dell’azienda. Se la strategia è vincente non va cambiata; se la strategia non cambia, l’organizzazione non cambia. La Bonetti non ha bisogno di rivoluzioni. E’ necessaria una successione nella continuità. Un’azienda non “managerializzata” non è necessariamente qualcosa di negativo! La struttura elementare ha senso in determinate situazioni, che non dipendono necessariamente dalle dimensioni dell’azienda [es. Etro con 200 dipendenti continua ad attuare un controllo diretto]. Mantenere una struttura elementare è un lusso che ci si può permettere quando si opera in una situazione competitiva favorevole (senza concorrenti agguerriti), buoni profitti e un profilo dei dipendenti fatto da persone piuttosto anziane, sia d’età che d’azienda, e poco scolarizzate. 17) 5 maggio 2008 Ricapitolando, la struttura elementare ha senso quando ci si trova in una facile situazione competitiva (pochi concorrenti, poca pressione, situazione protetta). Struttura funzionale CASO AZIENDALE: Antonio Zamperla S.p.A. La Zamperla è un’azienda con sede ad Altavilla Vicentina; essa ha 140 dipendenti diretti più un indotto di altri 200 dipendenti, collocati in piccole imprese satelliti. Il fatturato della casa madre è di 37 milioni di euro, a cui vanno sommati 20 milioni di euro delle filiali. La sua peculiarità è che il 98% di questo fatturato è realizzato all’estero. Zamperla si occupa di progettare, assemblare e montare giostre per parchi divertimento. Sue sono le giostre, ed i giochi meccanici in genere, presenti a Gardaland, Disneyland, Las Vegas e Central Park, per nominare alcuni dei luoghi più conosciuti. Zamperla è numero uno al mondo in un settore molto 22 Fondamenti di Organizzazione concorrenziale e in crescita esponenziale. La sua strategia consiste nell’occuparsi di prodotti variegati, ma sempre nell’ambito del divertimento; puntare su un mercato equivalente al mondo intero; utilizzare una tecnologia di alta specializzazione in diversi settori chiave (grafica/scenografica, meccanica, elettronica, multimedialità); assicurare il requisito fondamentale della sicurezza. Le strutture funzionali hanno molti organi di staff [---], in coerenza con la strategia dell’azienda. Le funzioni di staff erogano servizi; non si occupano del prodotto. Servono a fornire i metodi scientifici. Osservando l’organigramma possiamo cogliere la coerenza tra strategia e struttura. Bisogna ricordare che, sebbene proiettata verso il mondo intero, l’azienda mantiene ben salde le sue radici locali. A. Zamperla, citando le sacre scritture: “ che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso?” Le funzioni di linea sono accorpamenti di attività e di persone che svolgono lo stesso mestiere. La funzione commerciale ha due anime: vendite e marketing. La struttura funzionale prevede la presenza di organi di staff e organi di linea, ciascuno capitanato da un vero e proprio responsabile che decide autonomamente per quella che è la sua competenza, seguendo dei metodi specifici. Nella struttura funzionale abbiamo quindi decentramento decisionale e l’applicazione di metodi e tecniche. A seconda della qualifica contrattuale possiamo avere: manager, responsabili, dirigenti, quadri, capi funzione, direttori. Il proprietario ha bisogno di persone specializzate perché da solo non può farcela; non può avere tutti i metodi necessari. La struttura funzionale ha senso in caso di situazione competitiva difficile e in presenza di una strategia complicata. 23 Fondamenti di Organizzazione CASO AZIENDALE: Radio Deejay Claudio Cecchetto, ideatore e proprietario di Radio Deejay dalle grandi idee, ma pessimo gestore di azienda, nel 1995 era sull’orlo del fallimento, nonostante il grande successo di pubblico. Per questo motivo si rivolge a De Benedetti il quale, attraverso il gruppo Espresso, gli compra il 99% della radio. Cecchetto aveva dalla sua la fedeltà di Jovanotti, Fiorello e gli 883 fra i tanti personaggi famosi e di successo da lui scoperti. Forte di ciò, vorrebbe ricomprarsi la radio minacciando di andarsene, trascinando con se i famosi disk jockey. De Benedetti, per scoprire chi resterebbe anche senza Cecchetto e chi lo seguirebbe, chiama il Docente della Professoressa Puricelli a fare un analisi organizzativa. 18) 6 maggio 2008 Organigramma Presidente Princ ipe Carac c iolo Vic e presidente A. D. Gianni Misc iosc ia Amministrazione Direttore Centralino (posizione A) Funzione artistic a (manc a il Direttore) Funzione tec nic a Responsabile Djs fonic i e tec nic i del suono Funzione c ommerc iale verso la disc ografia Responsabile Funzione c ommerc iale Responsabile Agenti SPE R Il Presidente ha una carica onoraria; è sostanzialmente sconosciuto a chi lavora in radio. Il Vice Presidente ha esperienza nel settore editoriale, ma non in quello radiofonico; è il rappresentante del gruppo Espresso nella radio. L’Amministratore Delegato è un manager con forte competenza nel settore radiofonico. Egli è anche proprietario di una piccola quota di radio DJ e proprietario di maggioranza di SPER. La funzione commerciale verso la discografia è svolta da un personaggio estroverso, amico dei djs, che gira per i locali, di notte, con l’intento di percepire le tendenze musicali e di capire cosa promuovere e cosa no. Va segnalata una forte interdipendenza, resa manifesta anche in legami di amicizia, tra i djs ed i tecnici del suono. La struttura funzionale risulta coerente con la strategia dell’azienda. A capo di ogni funzione si trova un vero e proprio responsabile. Non c’è accentramento decisionale ma, invece, autonomia funzionale. 24 Fondamenti di Organizzazione Ci sono dei veri e propri manager che applicano modelli scientifici. Problemi della radio: 1. Vuoto nel posto di responsabile della funzione artistica, dopo che Cecchetto se ne è andato; 2. Mancanza di coordinamento tra funzioni (che prima era svolto da Cecchetto, il quale rappresentava la sintesi di coordinamento) c’è guerra con la funzione commerciale.. Risulta un’azienda spaccata in due [vedi organigramma: box a sfondo colorato VS box a sfondo bianco]. Una parte dell’azienda concepisce la radio come business e ha l’obiettivo di massimizzare il profitto; l’altra concepisce la radio come prodotto creativo e ha l’obiettivo di fare tendenza. Modello di Lawrence & Lorch: l’ambiente e la gestione circostanti al sistema organizzativo non sono omogenei, per cui è necessario che questo si articoli in sottosistemi specializzati tanto quanto lo sono i sottosistemi ambientali o gestionali. I differenti organi parte della struttura organizzativa sono dunque specializzati in quanto devono adeguarsi ai diversi caratteri dei sotto ambienti con cui sono in contatto. La specializzazione orizzontale della struttura organizzativa è intesa come riflesso della diversità dei sotto ambienti, ciascuno dei quali richiede peculiari competenze organizzative per la gestione delle relative transazioni (Selznick, 1976). Questo fatto causa la differenziazione, intesa come l’insieme di caratteri specifici nelle variabili organizzative dei diversi organi, e nell’orientamento emotivo e conoscitivo dei quadri che vi operano. L’ambiente con cui si interfacciano i DJs sono giovani tra i 20 e i 35 anni, lo stesso ambiente con cui si interfaccia il direttore della funzione commerciale con la discografia (discoteche, vita notturna, …). La funzione commerciale, gestita da SPER, si interfaccia invece con i responsabili marketing delle grandi aziende. Le persone tendono ad assomigliare agli altri individui con cui interagiscono più di frequente; si tende ad avere la stessa forma mentis. Per questo motivo sotto-ambienti diversi implicano una forma mentis diversa e diversi obiettivi. Si creano dei muri divisionali tra le persone che delimitano sotto-tribù con linguaggi diversi gli uni dagli altri. Ciò porta ai conflitti tra funzioni (o conflitti interfunzionali). Soluzione del problema: a) Creazione di una nuova posizione in organigramma [posizione A in figura], denominata Direttore della radio, che di mestiere fa da ponte tra i “bocconiani” e i “fricchettoni”. Viene scelto “lo zio” Linus, l’unico creativo capace di “mettersi giacca e cravatta” e quindi di essere un organo di integrazione. b) Introduzione del Comitato di Direzione, momento di confronto tra i responsabili delle diverse funzioni per risolvere i problemi di incomprensione, attorno ad un tavolo manageriale. Le soluzioni a) e b) sono entrambe meccanismi di integrazione tra funzioni. Tanto più è alta la differenziazione, tanto più c’è bisogno di integrare… ma senza ridurre le differenze! E’ necessario tenere assieme ciò che è stato diviso, attraverso opportuni strumenti organizzativi. Tuttavia, le differenze sono fondamentali per non cadere nella mediocrità Le differenze vanno esaltate, ma tenute assieme da meccanismi di integrazione. c) Il problema, secondario, delle mancanza di un Direttore artistico venne risolto nominando con tale carica Albertino. d) Si attuò anche un integrazione logistica: viene portato tutto in via Massena, anche gli uffici della funzione commerciale. Non è una soluzione forte ma, comunque, aiuta il processo di integrazione. Dal caso DJ possiamo capire i limiti del sistema funzionale. 25 Fondamenti di Organizzazione 19) 12 maggio 2008 Abbiamo visto che ha senso fare ricorso ad una struttura funzionale, caratterizzata da un numero elevato di funzioni staff e dalla presenza di responsabili di funzione formati appositamente, in situazioni competitive difficili, dove è necessario fare qualità al minor prezzo possibile. Dove la concorrenza è agguerrita serve metodo. Il marketing strategico è staff; il marketing operativo (applicato) è funzione di linea. Tanto più è astratto, tanto più si avvicina ad una funzione di staff. Lo stesso discorso vale per la funzione ricerca e sviluppo: tanto più è pura, tanto più è staff; tanto più è applicata, tanto più è di linea. La struttura funzionale ha una criticità peculiare: la differenziazione tra funzioni. Questa è una caratteristica strutturale dei modelli funzionali che può degenerare in conflitti. Tanto maggiore è la differenziazione, tanto più forte deve essere l’integrazione tra funzioni, cioè il loro coordinamento. Se prima è necessario dividere per fare ordine, poi bisogna mantenere esaltate le differenze ma tenendole assieme con opportuni strumenti di integrazione. CASO AZIENDALE: Padelle SpA (alias Alessi) Vedi scheda caso. Organigramma Iniziale Alta Direzione Sig. Alessi Amministrazione responsabile Funzione Commerciale Roberto Alessi Progettazione Viola Alessi agenti creativi Funzione Acquisti responsabile Produzione responsabile operai Strategia: L’azienda ha origini mono prodotto; il prodotto principale sono le batterie di pentole in acciaio per il settore alberghiero. Il mercato è nazionale e ricoperto interamente. La tecnologia si basa sulla stampa e la gestione dell’acciaio. Negli anni ’80 iniziano a differenziare i prodotti [differenziare significa fare prodotti diversi ma simili, con una radice in comune; altra cosa è diversificare] in 6 settori: casa, alberghiero, regalo, vecchio design, kitsch, sperimentazione. I primi tre appartengono alla tradizione dell’azienda, gli altri sono una produzione nuova. Si allarga la gamma dei prodotti al fine di coprire nuovi segmenti di consumatori. Anche il mercato cambia, diventando internazionale. I canali utilizzati sono: dettaglianti, grossisti e intermediari commerciali per l’estero. La tecnologia sostanzialmente non cambia, anche se il contenuto di design dei nuovi prodotti deve essere percepito in produzione. Quella sopra rappresentata è una struttura funzionale, ma che ancora presenta residui di quella elementare (pochi organi di staff; presenza della famiglia alla direzione delle funzioni, anziché manager specializzati). 26 Fondamenti di Organizzazione Problema: la funzione progettazione appare agli altri (commerciale, produzione) come uno spreco di soldi che va contro i loro obiettivi (massimizzazione delle vendite, minimizzazione dei costi). Soluzione Proposta X (da Xodo) Struttura divisionale (ibrida) AD Amministrazione resposabile Divisione Design Progettazione Acquisti Produzione Commerciale Divisione Tradizionale Progettazione Produzione Commerciale Una divisione è un centro di business (business unit) o ASA (area strategica di affari). Ciò permette di misurare accuratamente i ritorni economici di ciascuna divisione. Un adeguato controllo di gestione monitora l’andamento delle divisioni di modo che, se una è in perdita, possa essere eliminata. La struttura divisionale moltiplica i costi. Venne effettivamente consigliata, da parte di un gruppo di consulenti bocconiani, una soluzione divisionale pura [vedi oltre]. In questo modo si scoprì che la divisione design perdeva molto e si consigliò, pertanto, di chiuderla. Alessi si rifiutò e mandò a casa i bocconiani, mostrando di avere più lungimiranza. Come fare per difendere l’innovazione, che spesso necessita di dinamiche di lungo periodo, dalla tendenza a mantenere immutato ciò che, bene o male, funziona da tempo? 20) 13 maggio 2008 Modifiche applicabili alla struttura funzionale Proposta A Product Manager AD Amm.zione Commerciale Roberto Progettazione Viola Acquisti responsabile Produzione responsabile Si inserisce in organigramma [riquadro colorato a lato] la figura del Product Manager, persona stipendiata per garantire il coordinamento tra le funzioni difendendo il prodotto di cui è responsabile. Il Product Manager è un organo di integrazione che supera le divisioni. Non ha più potere dei direttori di funzione, ma deve convincerli sapendoli influenzare. Egli integra trasversalmente rispetto ad una linea di prodotto. Ci possono essere più product manager per diverse linee di prodotto. Nel caso in esame, si parla di versione forte perché il product manager dipende direttamente dall’AD. Caratteristiche del product manager: - posizione di integrazione e coordinamento 27 Fondamenti di Organizzazione - opera a 360 gradi nell’azienda non ha autorità sui direttori di funzione; non comanda, deve influenzare. Soltanto in ultima battuta può rivolgersi all’AD non è ne linea ne staff - - è generalista, non specialista posizione adatta agli alti potenziali, pronti per una brillante carriera è responsabile del raggiungimento di obiettivi di redditività e di espansione della quota di mercato della sua famiglia di prodotti. Si introduce un product manager quando la strategia è la differenziazione. (es. Napapijri) Product Manager: versione forte e versione debole AD Amm.ne Stile Acquisti Personale Produzione Commerciale Vendite versione forte Marketing Product Manager versione debole La versione debole è tipica delle multinazionali e delle aziende che producono beni di largo consumo, che hanno un PM per ogni categoria merceologica (es. P&G). Nella versione debole, il product manager dipende dal direttore marketing e si occupa di marketing operativo. In tal modo, perde la funzione di coordinamento a vantaggio di un’azione sul marketing mix. Senza la figura del product manager si perde la differenziazione tra le linee di prodotto. E’ possibile che ci sia conflitto tra i vari product manager, ma questi conflitti sono più facilmente gestibili, in particolare nella versione forte, perché direttamente controllati dall’AD. Ulteriore figura che possiamo trovare in una struttura funzionale modificata è quella del Project Manager. Ha senso introdurre un Project Manager quando un’azienda, che ha un business consolidato, decide di affacciarsi in un’altra asa o in un altro mercato. Es. Mediaset: business consolidato in Italia. Decisione di aprire un canale in Spagna, uno in Francia e uno in Germania. Per questo processo vengono nominati tre Project Manager, uno per ciascun Paese. Sotto ciascun Project Manager viene creato un gruppo interdisciplinare, composto da uno specialista per ogni funzione, che tenta di entrare nella nuova asa. Se il progetto funziona, il gruppo viene trasformato in una nuova divisione e il Project Manager diventa il direttore di divisione. In questo caso, i membri del gruppo diventano i direttori di funzione della nuova divisione. Se le cose vanno male, si smantella tutto senza grossi costi e con un capro espiatorio (il Project Manager). C’è, inoltre, la possibilità di rientro del gruppo nell’azienda madre. Caratteristiche del Project Manager: - serve per aprire un nuovo business - ha autorità gerarchica - ha potere decisionale ed è responsabile al 100% del progetto a lui affidato Se anche il progetto va male, l’istituzione di un Project Manager permette di limitare i danni. La figura del Project Manajer è molto presente nelle società di consulenza ed è utilizzato nelle aziende che lavorano a progetto o su commessa, come nel settore del cinema e delle infrastrutture. Struttura divisionale 28 Fondamenti di Organizzazione Pro po sta o riginale dei manager Bo cco ni alla Alessi Spa C omitato d i b ud jet AD Perso nale e o rganizzazio ne Amministrazio ne e co ntro llo di gestio ne C o mitato nuovi pro d otti Marketing Divisio ne casalinghi speciali Co ntro llo qualit1 Servizi pro gettazio ne Amministrazio ne (ipo tesi) Tecno lo gia nuo vi pro do tti Vendite Vendite Acquisti Acquisti Relazio ni co n l'estero Pro duzio ne Pro duzio ne Stabilimento Divisio ne casalinghi classici coordinamento Gestio ne Italia Gestio ne Stabilimento Italia Estero Estero I box colorati rappresentano gli organi di staff periferici. Tra amministrazione periferica e amministrazione centrale c’è coordinamento. Caratteristiche della struttura divisionale: - Si applica quando la strategia prevede una forte eterogeneità di prodotto, di mercato o di tecnologia, quindi quando opera in asa molto diverse tra loro. - Viene creata una sorta di “azienda nell’azienda”. - Ogni divisione è un centro di profitto, il che implica che si possa misurare la redditività di ciascuna funzione. - Le divisioni possono avere degli organi di staff periferici, oltre agli organi di staff centrali. Si potrebbe trovare anche un’amministrazione periferica [ipotesi in figura], in coordinamento all’amministrazione centrale. La struttura divisionale costa molto poiché si moltiplicano le funzioni. Ha quindi senso in aziende di medie o grandi dimensioni. E’ stata molto di moda negli anni ’90. Oggi la tendenza è un rientro verso la struttura funzionale, per limitare i costi. [es. Marchionne ha riportato la FIAT ad una struttura funzionale mantenendo solo dei brand manager a capo dei differenti prodotti] Con la struttura divisionale è molto più facile presidiare business diversi che con la struttura funzionale. - - Individuare le strutture ibride In una struttura divisionale ben governata si sfruttano le sinergie tra divisioni. Le divisioni diventano procacciatrici d’affari le une per le altre. E’ importante che le divisioni collaborino; compito dell’AD è evitare che si scatenino competizioni controproducenti. Qua sotto è riportato un esempio di organigramma ibrido tra struttura divisionale e funzionale. L’azienda in questione, , sfrutta molto bene le sinergie tra la divisione “giardini” e la divisione “allestimenti”, le quali si procacciano clienti vicendevolmente. 29 Fondamenti di Organizzazione Un caso ibrido tra funzionale e divisionale: Rattiflora CDA Giardini Direzione Operativa RU Tecnici B.O. Allestimenti Giardinieri AFC Servizi comuni Tecnici B.O. Negozio Allestitori Progettazione Meccanico Fabbro 21) 19 maggio 2008 CASO AZIENDALE: Spidi Automobili srl (Dallara) Organigramma iniziale (funzionale) AD [Sig. Spidi] Amminis trazione [res posabile] Uffic io Tec nic o Prove/ sperimentazione Commerc iale Materiali compos iti Ges tione del pers onale [Sig. Spidi] Produzione Mac chine utens ili Ric erc a & Sv iluppo Carpenteria leggera Controllo dimens ioni e qualit Inizialmente la Spidi Srl si struttura secondo un modello funzionale, anche se è ancora percepibile un retaggio di una struttura elementare: il sig. Spidi, oltre ad essere Amministratore Delegato, è direttore dell’organo di gestione del personale. Si intuisce che l’imprenditore ha delegato nominando dei responsabili di funzione, dimostrando di saper introdurre dei cambiamenti per managerializzare l’azienda. Una struttura funzionale compiuta, oltre a non avere l’amministratore delegato in altri ruoli, avrebbe più organi di staff. Il cambiamento strategico del 1996 [vedi scheda], nonostante i profitti sempre presenti, spinge il sig. Spidi ad attuare dei cambiamenti nella struttura organizzativa, anticipando le necessità del futuro. L’azienda differenzia la produzione: oltre alla Formula 3, inizia ad occuparsi di Indie Racing League e di consulenza. L’adeguata soluzione organizzativa è una struttura a matrice che consente di presidiare – con risorse dedicate – diverse aree di business, mantenendo aggregati gli specialisti di funzione. Nella matrice viene stimolato lo scambio di know-how, di conoscenze, esperienze e competenze. Le persone appartenenti ad una stessa funzione, anche se sottostanti ad responsabili di asa diverse, si trasferiscono le idee permettendo un travaso da divisione a divisione [cross fertilization]. Inoltre, le persone hanno la possibilità di “scorrere” all’interno della funzione, da un asa all’altra, passando di reparto in reparto a seconda dell’andamento del mercato e delle necessità [flessibilità 30 Fondamenti di Organizzazione interna]. Organigramma a matric e Pres idente [Sig. Spidi] AD [Mr. Pontremoli] Amminis trazione [respos abile] Produzione Ges tione del pers onale [Sig. Spidi] Ric erc a & Sv iluppo Ufficio Tecnic o Commerc iale Formula 3 Indie Rac ing League Cons ulenza A capo delle tre divisioni – sul lato a sinistra dell’organigramma – si trovano i direttori di divisione o responsabili di progetto. Il sig. Spidi si è defilato dal ruolo di amministratore delegato chiamando a sostituirlo l’ex top manager IBM Pontremoli. La struttura a matrice è opportuna quando c’è bisogno di differenziazione ma anche di molta integrazione. La soluzione a matrice è più “forte” della scelta di creare di project manager perché i responsabili di progetto, in questo caso, sono stabili e permanenti. Le due nuove asa non sono semplici progetti limitati nel tempo; hanno già il carattere della definitività. Punti critici. Le persone nella matrice hanno almeno due capi. Questo comporta il rischio di ambiguità, conflitti e incomprensioni. Viene meno il principio dell’unitarietà del comando. E’ una struttura molto complessa che rischia di risultare un’accozzaglia di logiche diverse. -elementare funzionale project/product manager divisionale matrice -------------------- complessità strategica ed organizzativa -----------------------------> L’evoluzione della struttura organizzativa non è solo una questione di crescita dimensionale. Dire che le aziende devono crescere è una bufala. Il cambiamento organizzativo è conseguenza di un cambiamento strategico. Il cambiamento organizzativo è “sangue e lacrime”: si disegna in un attimo, ma la sua attuazione può richiedere anni. Spesso le persone resistono al cambiamento. La Spidi Srl ha saputo cambiare per assecondare il cambiamento strategico, anche se tutto è sempre andato bene. E’ sbagliato cambiare soltanto per il gusto di cambiare. I cambiamenti fine a se stessi sono dannosi. 31 Fondamenti di Organizzazione 22) 20 maggio 2008 i) Per la II PI, i capitoli del libro che sono da studiare bene sono: 11, 12 e 13. GESTIONE DEL PERSONALE Visione del servizio di Report intitolato “Il Bilancio Sociale”, il cui testo è leggibile all’indirizzo http:// www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%5E95013,00.html La puntata parla della Sabaf Spa, azienda di Ospitaletto (BS) che produce rubinetti del gas per le cucine. La Sabaf è un’azienda di dimensioni medio-grandi, quotata in borsa. La sua struttura organizzativa è una struttura funzionale evoluta. I ruoli in organigramma sono occupati da manager che contano, adeguatamente formati. La tecnologia utilizzata è elevata per via degli alti standard di sicurezza richiesti. Il prodotto è in una fase del ciclo di vita non ancora matura. La Sabaf si occupa delle persone in quanto risorse da sviluppare, non in quanto costi da contenere. La sua gestione del personale è decisamente positiva. I due figli dell’imprenditore sono proprietari ma, per riconosciuta incompetenza, restano fuori dall’organigramma. In un’azienda i rapporti con il personale si dividono in tre grandi aree: gestione del personale, amministrazione del personale e relazioni sindacali. Queste tre aree sono immerse nell’ambiente di lavoro, variabile da considerare in maniera trasversale – in particolare per quanto riguarda la sicurezza. La gestione del personale prende in considerazione sei fasi: 1. Selezione 2. Formazione/Addestramento 3. Valutazione 4. Retribuzione 5. Carriera 6. Uscita Il presupposto è che le persone vengano considerate risorse, opportunità, forza, fonte del vantaggio competitivo. La gestione del personale è sostanza, non forma. Si tratta di trattare bene le persone senza “fuffa”. Il signor Saleri, proprietario della Sabaf, non è Babbo Natale. La sua gestione del personale non è puro buonismo. Le persone sono riconosciute come risorse perché Saleri ah capito che, nella sostanza, le persone sono fonte di vantaggio competitivo. Sabaf ha bisogno di manodopera specializzata perché reinveste tutto in impianti tecnologicamente avanzati. E’ questo il motivo per cui non teme la competizione con i mercati emergenti, ne necessita di delocalizzare. Salari critica anche la pratica diffusa di fatturare in nero perché il nero porta soldi fuori dall’azienda, non permettendo di giustificare grossi investimenti. Quello di Saleri è un orientamento al lungo periodo. La positiva gestione del personale emerge nel bilancio sociale. L’amministrazione del personale affianca la gestione del personale e ne riguarda le stessa fasi ma dal punto di vista amministrativo, burocratico e legislativo. Si occupa, ad esempio, di stabilire con che 32 Fondamenti di Organizzazione contratto di lavoro assumere un neo-laureato. Si occupa della gestione delle ferie, dei contributi, INPS, INAIL, pratiche di lavoro, ecc. Tale funzione è sempre più spesso esternalizzata [outsourcing] a società specializzate. Le relazioni sindacali si occupano del confronto e della negoziazione con le parti sindacali ed hanno i loro rappresentanti in azienda (Rappresentanza Sindacale Unitaria). i) Per gestire le persone, oltre ad avere i fondamenti teorici, bisogna esserci come persona… Concentriamoci ora sulla gestione del personale L’obiettivo della gestione del personale è di avvicinare gli obiettivi individuali dei lavoratori agli obiettivi dell’azienda (strategia), agendo nelle 6 fasi sopra indicate. Es. Bocconi: gli obiettivi dell’azienda sono l’internazionalizzazione – misurabile dalla presenza di una faculty internazionale e dalle pubblicazioni di questa su riviste si serie A – e la didattica. I criteri di selezione del personale vengono studiati in modo da definire un duplice sentiero di carriera: assistent professor (ricercatori) e lecturer (docenti). Le persone vengono gestite per avere coerenza tra obiettivi dei collaboratori e obiettivi dell’azienda. La gestione del personale avvicina le persone all’azienda. i) nelle aziende giapponesi la coincidenza è pressoché totale. Fase1. Selezione La selezione può essere esterna, quando si cerca nel mercato del lavoro, o interna, quando “si pesca” all’interno dell’azienda. Analisi di un inserzione. L’inserzione contiene: a) caratteristiche strategiche ed organizzative dell’azienda b) analisi della posizione (luogo in organigramma) c) analisi delle attività/mansioni associate alla posizione d) analisi delle caratteristiche della persona richieste L’inserzione, in poche righe, racchiude il risultato di riflessioni profonde. 23) 26 maggio 2008 Come abbiamo visto, caratteristica della gestione del personale è quella di considerare le persone come risorse, in contrapposizione alla considerazione delle persone come costi da gestire, caratteristica invece dell’amministrazione del personale. La gestione del personale mira a far coincidere gli obiettivi del personale con gli obiettivi dell’azienda. Nel caso Sabaf, abbiamo visto alcuni esempi in tal senso: distribuzione delle azioni ai dipendenti ( i dipendenti sono motivati affinché l’azienda vada bene in borsa); pullman che garantisce il trasporto gratis ( i dipendenti arrivano sempre puntuali!). Ritorniamo ora a discutere del processo di selezione. 33 Fondamenti di Organizzazione La fase di selezione segue quattro passaggi: a) caratteristiche strategiche, organizzative e culturali dell’azienda b) analisi della posizione (in organigramma relazioni gerarchiche e collaborative) c) analisi delle attività/mansioni associate alla posizione d) analisi delle caratteristiche della persona richieste (solo in ultima battuta!) Sia che faccia un'inserzione, sia che mi rivolga ad un head hunter o agenzia specializzata, questi quattro passaggi devono essere fatti. Se non si riflette su questi quattro concetti, distinti ma non distanti, ci si basa unicamente sulla persona. Ma la persona è sempre in relazione ad a), b) e c). Bisogna trovare il punto di sovrapposizione/congruenza tra azienda, posizione, attività e persona. La posizione di “Direttore Operativo”, dichiarata nell’inserzione da noi esaminata, non è casuale. Un Direttore Generale ha sotto di se tutti i direttori di funzione e anche gli organi di staff; il Direttore Operativo ha una mansione più ampia del Direttore di produzione ma, nel nostro caso, ha sotto di se tutto tranne commerciale, organi di staff e alta direzione. Un Direttore di stabilimento è un ruolo più ampio di un Direttore di produzione, ma non ha sotto di se le relazioni con i terzisti. Ragionando sulle quattro fasi (a d) il lavoro da fare è: - stesura del profilo dell’inserzione - scelta del canale di reclutamento (internet, passaparola, head hunter, società specializzata,…) - raccolta e lettura dei curricola (sempre pensando ai quattro passaggi) [es. 350] - primo colloquio di selezione [nel nostro esempio 12] - secondo colloquio di selezione [nel nostro esempio 3] - negoziazione (a volte inclusa al termine del secondo colloquio) - inserimento (periodo di prova; solo qui si conosce veramente la persona) Il curriculum vitae, oltre a dare informazioni sul percorso professionale e formativo, da indicazioni, per come si presenta, sulle caratteristiche della persona che lo ha redatto. In un curriculum c’è molta forma che lascia trapelare informazioni, anche relative alla sostanza. Nel primo colloquio di selezioni si “mette a tema” la persona. Esso è mirato a far emergere le caratteristiche del candidato (il punto d). E’ inopportuno parlare dei punti a, b e c già da subito, data la scarsità e la preziosità del tempo a disposizione. Normalmente si fanno domande molto aperte, per far emergere la persona, dando la possibilità di raccontarsi. L’intervistatore interviene per chiarire eventuali discrepanze logiche. Durante il secondo colloquio spesso è presente anche il committente. La differenza che resta fra i pochi selezionati è principalmente di carattere; quel che conta, tra candidati tutti al top, è l’affinità, il feeling personale tra committente e candidato. In questa fase si parla anche dell’azienda e si fanno domande del tipo “cosa farebbe lei nei primi mesi di lavoro in questa azienda?”. La negoziazione può essere parte del secondo colloquio o costituire un terzo colloquio a sé stante. L’oggetto della negoziazione sono i tempi di ingresso, di uscita e la retribuzione (parte fissa, parte variabile, benefits). Questa tecnica di selezione non assicura di scegliere il meglio del meglio; permette tuttavia di minimizzare la possibilità di errore. La selezione può essere fata rivolgendosi al mercato interno del lavoro o al mercato esterno del lavoro. Normalmente si ‘pesca in azienda’ se si ha bisogno di una persona con conoscenze e 34 Fondamenti di Organizzazione competenze specifiche dell’azienda stessa, conoscibili solo dall’interno. Ci si rivolge invece al mercato esterno del lavoro quando si cerca il cambiamento, l’innovazione strategica, l’apertura culturale. 24) 27 maggio 2008 La fase della selezione è seguita dall’inserimento: sarebbe buona prassi accompagnare il neoassunto per l’azienda. Fase 2. Formazione/Addestramento E’ importante distinguere i due concetti. Per formazione si intende formazione manageriale, ovvero rivolta alle persone che avranno responsabilità decisionale in azienda. I contenuti di tale formazione sono tecniche, metodi e strumenti per la gestione dell’azienda, per prendere decisioni razionali nelle diverse funzioni aziendali. Si insegna a decidere, non a fare. Dopo anni in cui era molto facile vendere alle aziende corsi di formazione standard, oggi si va sempre più verso iniziative su commessa. Da pacchetti standard si è passati a corsi su misura. E’ in fase decrescente anche l’utilizzo di scuole di formazione interne all’azienda (corporate university). Per addestramento si intende addestramento professionale: contenuti operativi, saper fare. I contenuti sono tecniche operative e prassi di mestiere. L’addestramento è diretto a operai, venditori o altri ruoli con mansioni operative. La tendenza è la creazione di un buco enorme, nel senso che sono sempre meno le persone adatte a svolgere questi ruoli. Le capacità legate al saper fare stanno andando perdute. Il problema è quello della deindustrializzazione; stanno andando perse le competenze tecniche e operative. Per capire se un’azienda fa gestione del personale sostanzialmente, non soltanto di facciata, bisogna vedere quanto spende in formazione/addestramento del personale. Fase 3. Sistemi di valutazione |_ Fase delicata perché tocca l’equità, attraverso la retribuzione Fase 4. Retribuzione | Le due fasi vanno considerate contemporaneamente. I parametri per valutare una persona sono di diverso tipo: a) Posizione. Viene assegnato un peso, un valore, alle diverse caselle dell’organigramma. Un metodo per farlo è il metodo Hay, che si articola su due fasi: descrizione del job (mansione); valutazione della posizione (job evaluation), utilizzando tre parametri: competenze richieste, capacità di problem solving richieste e responsabilità associate alla posizione. . La valutazione della posizione definisce la parte fissa della retribuzione (salario per le tute blu, stipendio per i colletti bianchi). Il metodo Hay ha avuto molto successo perché porta a criteri oggettivi, quindi a maggiore equità. In Italia è poco diffuso: si decide negoziando con i sindacati. b) Attività o prestazione. Si valuta il contributo della singola persona, quanto e come svolge le attività assegnate. Questa valutazione guarda completamente al merito. Possono essere valutati due aspetti: risultati o comportamenti. . Valutare i risultati vuole dire valutare l’esito, rispetto agli obiettivi assegnati. Valutare i comportamenti significa stabilire delle norme (puntualità, numero di assenze, pulizia, 35 Fondamenti di Organizzazione sicurezza, scarti di produzione,…) le quali, se rispettate, fanno scattare dei premi, o anche eventuali sanzioni. La conseguenza di entrambe le valutazioni è la determinazione della parte variabile della retribuzione (incentivi). Oggi la tendenza è quella di un aumento della componente variabile della retribuzione, seguendo l’ideale della meritocrazia. Le varie forme di retribuzione variabile possibile sono: - Cottimo: più si lavora, più si è pagati. Se non si lavora, non si è pagati. [completamente variabile] - c) MBO, ovvero management by objectives. Premi in funzione del raggiungimento di risultati prestabiliti. Oggi la determinazione del raggiungimento dei risultati avviene anche attraverso valutazioni peer to peer o a 360°. Gain sharing: premi di gruppo. Profit sharing: remunerazione variabile di tutti i collaboratori in funzione dell’utile. [in Italia è poco attuato per il problema dell’elusione fiscale] Stock options: distribuzione di azioni in maniera conveniente per i dipendenti. Persona. Possono essere valutate: - Le competenze. La persona viene pagata per quello che sa fare, per le sue competenze specifiche. Ciò può avere conseguenze sia sulla parte fissa che sulla parte variabile della retribuzione. - Il potenziale. Ha senso nel caso di persone giovani, per misurare quanto potranno esprimersi in futuro. Si usano tecniche da psicoterapeuta per capire “che numeri ha” il dipendente, se “contiene i semi per diventare qualcuno”. Per valutare un alto potenziale è necessario non solo che il valutato sia bravo, ma che sia anche consapevole delle sue capacità. La conseguenza della valutazione del potenziale si ha in termini di sentiero di carriera e di formazione; è collegata in maniera indiretta allo stipendio. Accade spesso che le persone vengano promosse al loro massimo livello di incompetenza: il numero uno nel suo job viene tolto dalla sua posizione per essere “alzato” in organigramma. Viene così tolto dal lavoro che sa fare benissimo per essere messo dietro una scrivania, da responsabile. Questo è ovviamente un gravissimo errore. Fase 5. Carriera Vanno previsti due possibili sentieri di carriera: un sentiero manageriale e una carriera professional. Il sentiero manageriale è adatto a persone discrete in tutto, mediocri in quanto specialisti ma eclettici. Il sentiero da professionista prevede che lo specialista resti nella sua posizione, ma che le sue prestazioni vengano premiate con aumenti di stipendio (es. percentuale sulle vendite). E’ importante non elevare le persone al loro massimo livello di incompetenza. Fase 6. Uscita Le aziende serie mettono a disposizione un servizio di outplacement per riqualificare le persone in uscita, sul mercato del lavoro. 36