UN INFINITO VUOTO PER LA NUOVA SCIENZA Il 31 Gennaio 2014 Emilio Del Giudice (Fisico teorico, Prigogine Medal 2009) ci ha lasciato. Non è facile scrivere un ricordo per un uomo che ha sempre comunicato un netto senso di un gioioso ed eterno presente. Emilio Del Giudice si laurea in Fisica a Napoli all’inizio degli anni ‘60 del XX secolo, seguendo i suoi sogni giovanili alimentati dai libri della tradizione progressista che vedevano la scienza come avanzamento per l’umanità . Appena laureatosi e preso contatto col mondo della ricerca, fu colpito negativamente dall’imperante eccesso di tecnicismo e molto spesso ne traduceva l'aspetto concettuale con grande chiarezza, rendendolo trasparente anche ai non addetti ai lavori. Proprio per questo divenne molto popolare e amato anche al di fuori del mondo scientifico. Le sue relazioni, rigorose eppur ricche di immaginazione, grazia, ironia e saggezza, aprivano la mente e il cuore. Negli anni settanta del ‘900, Emilio Del Giudice fu attivo nelle coeve agitazioni politiche sociali, maturando la consapevolezza che il pensiero scientifico che ogni epoca esprime è sempre in stretta relazione con le aspirazioni di cambiamento e di emancipazione sebbene contrastate dai freni della conservazione, e che il tipo di scienza che in ogni epoca è stata costruita aveva sempre strette relazioni coi sogni, le aspirazioni, le velleità della gente che l’aveva costruita e che quindi i periodi di avanzamento (o di regresso scientifico) coincidono sempre con i periodi in cui gli occhi della gente sono più aperti (o più chiusi). Dopo la permanenza e le ricerche sulla fisica delle particelle al MIT negli USA e al Niels Bohr di Copenhagen, Emilio introdusse tra i suoi principali interessi la fisica dei sistemi viventi, che portò avanti collaborando con il grande Herbert Fröhlich. Poi, l'incontro con il fisico che sarebbe diventato il suo grande amico, Giuliano Preparata, dette ulteriore grande impulso alle sue ricerche in questo settore, e si concretizzò in una densa produzione scientifica sul ruolo della coerenza nella materia vivente. Il cuore del pensiero filosofico - scientifico di Emilio è la riscoperta e l'elaborazione del concetto che la materia non è inerte, ma capace di automovimento, riconnettendosi così con le intuizioni di Giordano Bruno e di Karl Marx, che lui amava citare. La sua ambizione era quella di mostrare con le più recenti teorie della fisica come la psiche emerga dalla materia. L'eredità che Emilio ci lascia è l'incitamento a far sì che la scienza torni ad essere filosofia naturale e non una mera tecnica di dominio e sopraffazione dell'uomo sulla Natura. Il suo è quindi un messaggio di gioia per quanti condividono e lavorano per questo progetto. Almut Beige (Leeds), Marco Bischof (Berlino), Massimo Blasone (Salerno), Larissa Brizhik (Kiev), Antonio Capolupo (Salerno), Antonella De Ninno (Roma), Vittorio Elia (Napoli), Luca Gamberale (Milano), Roberto Germano (Napoli), Mae-Wan Ho (Londra), Alfredo Iorio (Praga), Pierre Madl (Salisburgo), Nadia Marchettini (Siena), Luc Montagnier (Parigi), Elena Napoli (Napoli), Massimo Piattelli-Palmarini (Tucson), Gerald H. Pollack (Seattle), Patrizia Stefanini (Milano), Alberto Tedeschi (Milano), Carlo Ventura (Bologna), Giuseppe Vitiello (Salerno), Vladimir Voeikov (Mosca). nella foto da sinistra verso destra: Luc Montagnier, Giuseppe Vitiello, Emilio Del Giudice, Alberto Tedeschi