Khala, l’altra deportazione Il progetto Introduzione Durante la II Guerra Mondiale il governo tedesco sfruttava manodopera straniera sia nell’industria bellica che in tutte le altre attività produttive. I lavoratori coatti - ebrei, appartenenti alle minoranze etniche, soldati prigionieri, civili rastrellati per rappresaglia – venivano rinchiusi nei campi di lavoro e costretti a prestare le loro opera. Una ricerca nazionale avviata per contattare gli ex-deportati, per consentire loro di usufruire di un indennizzo offerto dalla Germania, ha messo in luce l’esistenza di un campo di lavoro presso la città di Kahla, nella regione della Turingia, dove erano rinchiusi i deportati destinati a lavorare per la fabbrica di aerei Reimahg. La scarsità di fonti riguardanti il campo di Kahla e la fabbrica Reimahg e il numero elevato di deportati dalla provincia di Macerata (oltre 250 uomini) hanno spinto l’ISREC ad avviare un progetto di ricerca che coniugasse l’indagine scientifica e storica e l’intento didattico, cioè il recupero della memoria e della tradizione orale. La storia Nel 2000 il governo tedesco si impegna a garantire forme di risarcimento in denaro a chi fu costretto a prestare lavoro coatto in stato di prigionia sotto il regime nazi-fascista attraverso l’approvazione di una legge del 14 luglio 2000 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 12 agosto dello stesso anno. La legge individua le seguenti categorie aventi diritto all’indennizzo: a) lavoratori e lavoratrici che sono stati detenuti in campi di concentramento/prigionia o ghetti e che sono stati costretti al lavoro forzato; b) lavoratori e lavoratrici che sono stati deportati dai paesi di origine nel territorio del Reich tedesco (confini vigenti nel 1937), o in territori da esso occupati, al fine di essere costretti a lavorare forzatamente in attività industriali o commerciali, o nel settore pubblico, detenuti in condizioni diverse da quelle sopra descritte o in condizioni assimilabili alla prigionia o sottoposti a condizioni di vita eccezionalmente dure i lavoratori coatti per la loro manodopera forzata e la prigionia durante la II Guerra Mondiale L’Istituto di Storia Contemporanea “Amato Peretta” di Como, in collaborazione con altri istituti, tra cui l’ISREC di Macerata, contatta gli ex-deportati per la documentazione necessaria all’avvio della pratica di indennizzo. Inizia così la raccolta e la compilazione delle schede degli interessati al risarcimento. Ogni scheda, oltre ai dati anagrafici, contiene tutta la storia del lavoratore coatto: data e luogo della cattura, eventuale reparto militare di appartenenza, campo di lavoro dove fu internato con il relativo numero di matricola, lavoro svolto, la data della liberazione e quella del rientro in patria. Dall’analisi delle prime 500 domande emerge un dato importante: oltre il 10% dei deportati ha svolto lavoro coatto a Kahla in Turingia, presso la ditta Reimahg, fabbrica di aerei sotterranea nei pressi della città. Né la ditta Reimahg né la città di Kahla compaiono negli elenchi ufficiali dei luoghi di prigionia, dei lager,dei campi di lavoro forzato, compreso quello dell’ANED, l’Associazione Nazionale Ex Deportati. Solo in provincia di Macerata la percentuale appare già alta, se si considera che non tutti gli ex deportati hanno fatto richiesta o non si sono rivolti all’Istituto. Effettivamente, dopo la scadenza della presentazione delle domande, in seguito all’attività dell’ISREC e al passaparola, si sono rintracciati circa altri 200 deportati dalla provincia di Macerata al campo di Kahla. Da queste premesse nasce dunque il“Progetto Kahla”: dalla constatazione che al campo di lavoro di Kahla è legata una parte consistente della memoria storica della provincia di Macerata e dalla necessità di mantenere il ricordo di quei fatti, rendere consapevoli le nuove generazioni. E se dell’olocausto, di quella che è ritenuta la “deportazione” per definizione, tanto si parla, con questa ricerca si è voluta cercare giustizia, parlando di questa “altra deportazione” – da qui il titolo della mostra – non meno vergognosa e terribile. La ricerca e le pubblicazioni Per dare voce a quel dolore si è deciso di creare un archivio, con documenti e con le testimonianze dei protagonisti. L’Isrec decide di iniziare uno studio di ricerca sui dati emersi e avvalendosi delle competenze della prof.ssa Alessandra Fusco, docente di Tedesco e comandata presso lo stesso Istituto, avvia un lavoro di studio e di ricerca in collaborazione con la prf.ssa Paola Magnarelli, docente del Dipartimento di Storia Contemporanea, Antonella Gargano, docente del Dipartimento di Lingue e Letterature, Hanz Grüning e Reinhard Sauer, Dipartimento sul Mutamento sociale, Istituzioni Giuridiche e Comunicazione dell’Università di Macerata e gli altri istituto coinvolti nelle compilazione delle schede. Dalla ricerca nasce il progetto che nel 2002 prevede, a partire dal mese di maggio, l’allestimento di una mostra che attraverso il materiale raccolto – fotografie, diari, lettere, documenti – accompagna il visitatore in un percorso ideale che va dai rastrellamenti al viaggio verso Kahla, dalla permanenza nel campo di lavoro al ritorno a casa. La raccolta delle schede, intanto, mette in contatto l’ISREC con il signor Balilla Bolognesi, il quale aveva già scritto un suo personale diario in cui erano annotati ricchi particolari della sua deportazione a Kahla. Notiamo, per inciso, l’importanza di questa testimonianza, in quanto l’abitudine di scrivere diari, preziosa per le ricostruzioni, è tipica degli ufficiali - il 90% delle memorie pubblicate – che hanno vissuto l’esperienza della prigionia, ma non quella del lavoro coatto. Il 6 maggio 2002, nei locali dell’Antica Biblioteca dell’Università di Macerata viene organizzata una tavola rotonda dal titolo “Rastrellamenti, rappresaglie e organizzazione del lavoro coatto (1943 – 45)”, alla quale sono intervenuti Bruno Pettinari, Presidente dell’ISREC di Macerata, Paola Magnarelli, Direttrice dell’ISREC e docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Macerata, Alessandra Fusco, professoressa comandata dell’ISREC, Reinhard Sauer, docente dell’Università di Macerata, e Lutz Klinkhammer, dell’Istituto Germanico di Roma. Gli atti della tavola rotonda e il catalogo della mostra sono pubblicati nel volume “Kahla – l’altra deportazione”, Nuove Ricerche, Ancona, 2003. Infine, grazie all’impegno dell’ISREC e alla cura della dott.ssa Annalisa Cegna viene pubblicato il diario di Balilla Bolognesi dal titolo “Diari di un deportato (25 luglio 1943 – 26 luglio 1945)”, a cura di Annalisa Cegna, Affinità Elettive, Ancona, 2004 Questa serie di dati costituisce un archivio in continuo incremento, anche dopo il risarcimento, e la loro analisi fa emergere un universo nascosto, fenomeno definito come “l’altra deportazione” e una serie di realtà occultate e dimenticate del regime concentrazionario nazista. L’archivio è solo una delle forme con cui si intende mantenere vivo l’interesse per la ricerca. Dai primi passi mossi dall’istituto Peretta, difatti, l’attività di indagine si è allargata, coinvolgendo molti istituti italiani, che stanno portando avanti ulteriori progetti. L’ultimo atto in ordine di tempo è stato il convegno internazionale “La deportazione nei lager nazisti dalla provincia di Piacenza: ricostruzione storica e testimonianze Rastrellamenti e deportazioni di manodopera italiana nel lager nazisti”, organizzato dalla Provincia e dall’ISREC di Piacenza il 1 febbraio 2006. La scuola Si è detto dello scopo didattico dell’operazione, della necessità che la voce della memoria giunga alle nuove generazioni: conseguenza naturale dell’intento è stata coinvolgere dei ragazzi – la 5° M dell’Istituto Tecnico Commerciale “A.Gentili” di Macerata – per dare loro la possibilità di “vivere” una lezione di storia diretta, conoscere i fatti per bocca di chi li ha vissuti. Nel 2002 con il contributo della prof.ssa Alessandra Fusco, della professoressa Pallotto e del professor Marino gli studenti intervistano alcuni ex deportati perché la memoria rimanga viva e le registrazioni dal vivo arricchiscano il lavoro di documentazione. A questo punto il progetto prende due strade: da una parte i ragazzi proseguono il loro lavoro di intervista e montaggio delle immagini; dall’altra l’ISREC prosegue nelle indagini di carattere scientifico e storiografico. L’attività dell’ISREC ha poi stimolato l’interesse di altri Istituti Scolastici per cui stanno nascendo numerosi progetti che hanno come filo conduttore la ricostruzione storica e il recupero della memoria. Si intende rafforzare il legame con l’Università di Macerata, affinché la collaborazione porti ad ulteriori sviluppi delle indagini, tenendo anche conto di possibili contatti e collaborazioni con le realtà locali di Kahla e le strutture universitarie della Turingia. La lapide. A questo proposito si può già rilevare un aumentato e generalizzato interesse per la città di Khala: si sono organizzati viaggi che hanno riportato gli ex-deportati nei luoghi della loro prigionia, si intensificano i rapporti con la regione tedesca. La Provincia di Macerata e alcuni comuni della provincia hanno recentemente organizzato un viaggi a Khahla dove è stata deposta una lapide commemorativa dei lavoratori che lì hanno perso la vita, sull’esempio di quelle già presenti in memoria dei prigionieri di altre nazionalità europee..