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Settembre
Musica
Torino
Chiesa di San Filippo
Sabato 20.IX.2014
ore 16
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
04_ 21 settembre 2014
Ottava edizione
Coro e Orchestra dell’Accademia
Stefano Tempia di Torino
Coro da camera di Torino
Guido Maria Guida direttore
Dario Tabbia maestro del coro
Alena Dantcheva soprano
Rossella Giacchero soprano
Elena Carzaniga contralto
Giuseppe Maletto tenore
Mauro Borgioni basso
Händel
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Sponsor
Media partner
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Sponsor tecnici
Georg Friedrich Händel
(1685-1759)
Jubilate in re maggiore HWV 279 per la pace di Utrecht
1.O be joyful in the Lord (Solo e coro)
2.Serve the Lord with gladness (Coro)
3.Be ye sure that the Lord he is God (Duetto)
4.O go your way into his gates (Coro)
5.For the Lord is gracious (Terzetto)
6.Glory be to the Father (Coro)
7.As it was in the beginning (Coro)
Te Deum in re maggiore HWV 278 per la pace di Utrecht
1.We praise thee, o God (Soli e coro)
2.To thee all angels cry aloud (Soli e coro)
3.To thee Cherubin and Seraphin (Soli e coro)
4.The glorious company (Soli e coro)
5.When thou took’st upon thee (Soli e coro)
6.We believe that thou shalt come (Soli e coro)
7.Day by day we magnify thee (Coro)
8.And we worship thy name (Coro)
9.Vouchsafe, o Lord (Soli e coro)
10.O Lord, in thee have I trusted (Coro)
Coro e Orchestra dell’Accademia Stefano Tempia di Torino
Coro da camera di Torino
Guido Maria Guida, direttore
Dario Tabbia, maestro del coro
Alena Dantcheva, soprano
Rossella Giacchero, soprano
Elena Carzaniga, contralto
Giuseppe Maletto, tenore
Mauro Borgioni, basso
In collaborazione con
Accademia Stefano Tempia
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Jubilate
O be joyful in the Lord, all ye lands. Serve the Lord with gladness,
and come before his presence with a song.
Be ye sure that the Lord he is God. It is he that hath made us
and not we ourselves. We are his people, and the sheep of his pasture.
O go your way into his gates with thanksgiving, and into his courts
with praise. Be thankful unto him, and speak good of his name.
For the Lord is gracious, his mercy is everlasting,
and his truth endures from generation to generation.
Glory be to the Father, glory be to the Son, and to the Holy Ghost.
As it was in the beginning, is now, and ever shall be,
world without end. Amen.
Te Deum
We praise thee, o God, we acknowledge thee to be the Lord.
All the earth doth worship thee, the Father Everlasting.
To thee all angels cry aloud, the heav’ns and all the powers therein.
To thee Cherubin and Seraphin continually do cry,
Holy, Holy, Holy, Lord God of Sabaoth.
Heav’n and earth are full of the majesty of thy glory.
The glorious company of the apostles praise thee.
The goodly felloship of the prophets praise thee.
The noble army of martyrs praise thee.
The holy church throughout all the world doth acknowledge thee,
the father of an infinite majesty,
thine honourable, true and only son,
also the Holy Ghost the comforter.
Thou art the King of Glory, o Christ.
Thou art the everlasting Son of the Father.
When thou took’st upon thee to deliver man,
thou did’st not abhor the Virgin’s womb.
When thou had’st overcome the sharpness of death
thou did’st open the kingdom of heav’n to all believers.
Thou sittest at the right hand of God in the glory of the Father.
We believe that thou shalt come to be our judge.
We therefore pray thee, help thy servants,
whom thou hast redeemed with thy precious blood.
Make them to be numbered with thy saints in glory everlasting.
O Lord, save thy people and bless thine heritage.
Govern them and lift them up for ever.
Day by day we magnify thee.
And we worship thy name, ever world without end.
Vouchsafe, o Lord, to keep us this day without sin.
O Lord, have mercy upon us.
O Lord, let thy mercy lighten upon us, as our trust is in thee.
O Lord, in thee have I trusted, let me never be confunded.
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Jubilate
Acclamate il Signore da tutta la terra. Servite il Signore
nella gioia, presentatevi a lui con esultanza.
Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Varcate le sue porte con inni di grazie, i suoi atri con canti di lode.
Lodatelo, benedite il suo nome;
poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Te Deum
Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli.
A te cantano continuamente i Cherubini e i Serafini:
Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
Padre di maestà infinita,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
Tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, e perdonalo,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi.
Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato.
Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno.
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Utrecht: Te Deum per un regno
Tra i tanti compositori (si può dire nessuno escluso fino a Ottocento
avanzato) che hanno scritto musiche di celebrazione o encomio
del potere, il sassone Händel (o Haendel, il nome ha subito diverse
varianti) è forse quello che alle musiche d’occasione si è dedicato con più zelo, senza tuttavia mai cedere, a differenza di altri,
al minimo compromesso sulla propria grandezza. Lo smagliante
talento del compositore di Halle, coetaneo di Bach e di Domenico
Scarlatti, si è riversato integro nelle proiezioni musicali della regalità, a lui commissionate dai sovrani britannici a Londra, dove il sassone visse dai venticinque anni fino alla morte, nel 1759, naturalizzandosi inglese nel 1727. La Royal Firework Music e la Water Music
ne sono gli esempi più rinomati. Ma l’Utrecht Te Deum non è meno
eloquente. Primo dei quattro che il compositore scriverà per diverse
occasioni, e primo importante lavoro sacro su testo inglese, segna
l’inizio della sfolgorante carriera del Sig. Hendel o anche Monsù
Endel, come veniva chiamato nel suo giovanile soggiorno romano,
all’ombra del trono di San Giacomo. Uno splendore che farà di
Handel (ultima versione tutta inglese del suo nome) una vera star
ante litteram, e non si attenuerà mai, di nuovo a differenza di suoi
prestigiosi contemporanei, tanto da giungere con invariato charme,
dopo tre secoli, alle nostre smaliziate orecchie.
L’Utrecht Te Deum and Jubilate, questo il titolo completo (HWV
278-279), gli fu commissionato, regnante la Regina Anna, per celebrare la pace stipulata nell’omonima città olandese, che metteva
fine dopo dodici anni alla Guerra di Successione Spagnola.
La commissione in verità precede la firma della pace. La prima esecuzione ebbe luogo il 5 marzo 1713 nella Cattedrale di San Paolo,
in una prova generale pubblica, mentre i trattati principali vennero
siglati solo nell’aprile successivo e la pace propriamente detta solo
a maggio. Ma i contenuti che riguardavano l’Inghilterra erano già
stati definiti nei preliminari del 1711, e segnavano tra l’altro la fine
della dinastia Stuart a favore degli Hannover, di cui Händel era stato Kapellmeister per un breve periodo. Per la prima ufficiale, anche
a causa di una indisposizione della Regina, bisognerà attendere il 7
luglio, in una grande cerimonia di ringraziamento, sempre in San
Paolo.
L’Utrecht Te Deum (che come tutti i lavori omologhi ha contenuto
sacro, ma finalità politiche) è un verse anthem, tipica composizione
vocale inglese, assimilabile in parte al nostro mottetto, che alterna al coro parti solistiche (il full anthem è invece solo corale). La
combinazione del Te Deum col Jubilate Deo s’ispira a modelli precedenti, soprattutto a quello di Henry Purcell del 1694, per archi e
trombe, regolarmente eseguito nelle funzioni ufficiali in San Paolo.
Sono dunque utilizzati due testi liturgici, l’inno ambrosiano Te
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Deum laudamus (in inglese We praise thee, o God) e il Salmo 100, O
be joyful in the Lord, all ye lands, un cantico usuale del Mattutino
anglicano. Händel si attiene alla versione del Book of Common
Prayer.
Nel Te Deum, in tonalità di re maggiore, fondamentale per la tromba barocca prediletta da Händel, l’organico originale prevede sei
solisti (due soprani, due contralti, tenore e basso), coro misto, due
flauti traversi, due oboi, due trombe, fagotto, archi (tre violini, viola, violoncello), organo e basso continuo. Il coro è a cinque parti
(SSATB) in quasi tutti i movimenti, ma occasionalmente i contralti sono divisi, come i soprani. Non ci sono arie, il virtuosismo
individuale è bandito da questo genere di opere. Nelle esecuzioni
moderne il numero di solisti è di solito ridotto a quattro. La Stefano
Tempia in questa occasione ne propone cinque: due soprani, un
contralto, tenore e basso. Del resto, nella musica barocca gli organici, sia vocali sia strumentali, sono in genere solo indicativi e
soggetti a modifiche, in base anche alla disponibilità dei musicisti.
Händel poteva contare sugli esperti cantanti della Chapel Royal,
tutti in grado di affrontare parti solistiche. Ma nel Te Deum, queste
brevi parti sono usate soprattutto per realizzare una tessitura ispirata allo stile del concerto grosso, cioè il confronto quasi teatrale
fra concertino e tutti, che egli conobbe bene negli anni romani.
Nella città dei Papi Händel, frequentando la cerchia del Cardinale
Ottoboni, incontrò infatti Arcangelo Corelli, il fondatore del genere,
che diresse tra l’altro il primo importante lavoro italiano del Caro
Sassone, Il Trionfo del Tempo e del Disinganno. Nella sezione 2 del
Te Deum, ad esempio, i due contralti solisti (oggi contralto e tenore)
cominciano insieme To thee all angels cry aloud sulla base di The
heav’ns and all the powers therein con il coro in ottave all’unisono.
Nella sezione 3, l’annuncio To thee Cherubin and Seraphin continually do cry è reso da due soprani, mentre il coro pieno esegue
l’invocazione omofonica Holy, Holy, Holy. Non diversamente si
sviluppano le altre sezioni miste. Händel siglò l’ultima pagina del
Te Deum SDG (Soli Deo Gloria). Lo faceva anche Bach a margine
delle sue cantate.
Lo Jubilate, anch’esso in re maggiore, ha lo stesso organico strumentale, ma una diversa distribuzione delle voci. Händel assegnò
un ruolo preponderante al coro, diviso ad esempio in otto parti
per l’omofono Glory be to the Father. Quattro i solisti: soprano,
contralto, tenore e basso. Ma solo il primo movimento è per coro
e solista, un contralto che espone un tema di coloratura, ripetuto
dal coro. Si tratta di un adattamento dal Laudate Pueri che Händel
compose a Roma per i suoi Carmelite Vespers. Il terzo movimento
è un introspettivo duetto di basso e contralto (per noi soprano II e
basso), con oboe e violino soli, basato sul duetto italiano A mirarvi
io son intento (HWV 178), composto nel 1711 ad Hannover.
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Nel quinto movimento tre voci sommesse si espandono nel For
the Lord is gracious. Gli altri movimenti sono per coro. Nel 1717 lo
Jubilate diventerà O be joyful in the Lord, uno degli undici Anthems
dedicati al Duca di Chandos. Nel programma di oggi l’ordine dei
due brani è invertito per la maggiore rilevanza del Te Deum, più
degno della chiusura.
Il trattato di Utrecht, trecento anni fa, cambiò la faccia dell’Europa.
A noi interessa qui ricordare il ruolo che ebbe nella storia italiana.
Il duca di Savoia Vittorio Amedeo II, come premio del contributo
offerto ai potenti alleati (la battaglia di Torino del settembre 1706
ne fu l’episodio principale) siede al tavolo tra i vincitori e riceve
l’inedito titolo di Re, dapprima di Sicilia, poi nel 1720 di Sardegna.
Nel 1861, a conclusione del Risorgimento, diventerà Re d’Italia.
Insomma a Utrecht i duchi di Savoia conquistano per la prima
volta il titolo regale, che li vedrà protagonisti del processo unitario e che manterranno per 233 anni, fino al referendum istituzionale. Una poco ricordata radice di storia patria che l’Accademia
Stefano Tempia ha pensato di riscoprire in musica nell’aureo nome
di Händel.
Orlando Perera
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L’Accademia Corale Stefano Tempia, fondata dal violinista,
compositore e insegnante Stefano Tempia nel 1875, è la più antica
associazione musicale del Piemonte, nonché l’accademia corale più
antica d’Italia. Oggi si prefigge di diffondere la conoscenza del canto
corale, soprattutto fra i giovani, operando in ambito nazionale e
regionale, con particolare riferimento alla Città di Torino. Il Coro
dell’Accademia Stefano Tempia è composto da circa sessanta elementi, denominati Accademici, entrati a far parte dell’organico dopo aver
frequentato i corsi triennali promossi dall’Accademia e aver superato un esame finale. Protagonisti di molti appuntamenti della sua
stagione concertistica, gli Accademici prestano la loro attività a titolo
amatoriale, con un impegno costante. Nel 2008 Guido Maria Guida è
stato nominato direttore artistico.
Il Coro da camera di Torino nasce nel 2008 su iniziativa di Dario
Tabbia. Ha tenuto concerti all’interno di importanti festival e stagioni
musicali come Piemonte in Musica, Musici di Santa Pelagia, Teatro
Bibiena di Mantova, Festival della Via Francigena, Unione Musicale
di Torino, con un repertorio che spazia dal Rinascimento al XX secolo. È stato invitato ai Festival Internazionali di Sassari, Cagliari e al
Concerto di Gala 2011 dell’Associazione Cori Piemontesi. Nel 2011
al Concorso Nazionale di Quartiano ha vinto il primo premio nella
categoria programma monografico e tre premi speciali. Nel 2012 ha
vinto il primo premio al Concorso Nazionale di Arezzo e il premio
speciale Feniarco per la miglior scelta del programma in relazione alle
caratteristiche del coro. Collabora regolarmente con il Laboratorio di
direzione corale “Fosco Corti”.
Dal 1982 al 1994 Guido Maria Guida ha lavorato come assistente
di Giuseppe Sinopoli e come Studienleiter presso la Festspielhaus
di Bayreuth. Ha diretto repertorio operistico e sinfonico in Europa,
Giappone, Stati Uniti, Messico, Argentina, partecipando anche a
prestigiosi festival internazionali. Nel 1995 ha effettuato una tournée
in Giappone con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Ha collaborato con cantanti famosi e con solisti di rilevanza internazionale.
Ha eseguito l’intero ciclo dell’Anello del Nibelungo di Wagner presso
il Teatro di Bellas Artes di Città del Messico, dove ha diretto Die Frau
ohne Schatten di Strauss. Nel 2009 gli è stato conferito dal Centro
“Pannunzio” il premio Torino Libera “Valdo Fusi”.
Dario Tabbia ha studiato direzione di coro con Sergio Pasteris e
Fosco Corti. Dal 1983 al 1995 ha diretto la Corale Universitaria di
Torino. Nel 1994 ha fondato l’insieme vocale Daltrocanto e nel 2008
Vox Libera. È stato maestro del Coro Sinfonico della Rai di Torino.
Dal 1983 è docente di esercitazioni corali presso il Conservatorio
di Torino. Dall’autunno 2011 è il maestro del Coro dell’Accademia
Stefano Tempia.
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Alena Dantcheva, nata a Sofia, si è diplomata in arpa con Gabriella
Bosio e in canto gregoriano presso il Conservatorio di Torino. Borsista
De Sono, si è perfezionata a Vienna con Claudia Visca, a Madrid con
Daniel Muñoz. Svolge attività sia solistica sia in ensemble con un
particolare interesse per la musica rinascimentale e barocca.
Rossella Giacchero deve molto della sua formazione stilistica a
maestri quali Sherman Lowe, Erik Battaglia, Dario Tabbia. Dedita
in particolare alla musica antica e liederistica, ha cantato in festival e per istituzioni di prestigio quali MITO SettembreMusica,
Unione Musicale di Torino, Milano Arte Musica, Ravenna Festival,
European Lied forum Berlin.
Elena Carzaniga si avvicina giovanissima alla realtà della musica corale, prediligendo il repertorio che va dal canto gregoriano
alla musica barocca. Collabora con il Coro della Radiotelevisione
Svizzera Italiana (RSI) e canta con i più importanti gruppi specializzati nel repertorio antico tra cui l’Accademia Bizantina e la Capella
Reial de Catalunya diretta da Jordi Savall.
Giuseppe Maletto svolge un’intensa attività concertistica dedicandosi prevalentemente alla polifonia e alla musica di Claudio
Monteverdi. La Petite Bande, Hespèrion XXI, Concerto Italiano,
Coro della Radiotelevisione Svizzera Italiana, Ensemble Gilles
Binchois, Mala Punica, La Venexiana sono alcuni tra i prestigiosi
gruppi con cui ha effettuato tournée in tutto il mondo.
Mauro Borgioni ha studiato al Conservatorio di Perugia per
poi specializzarsi in vocalità antica e canto barocco a Milano
e Cesena. Il suo repertorio come solista spazia dal madrigale
alla cantata. Collabora con importanti orchestre ed ensemble
come La Venexiana, Cantar Lontano, Concerto Italiano, Coro
della Radiotelevisione Svizzera Italiana, Orchestra da Camera di
Mantova, OSN Rai, Academia Montis Regalis e importanti direttori e musicisti tra cui Cavina, Alessandrini, Fasolis, Florio, Brock,
Rovaris, Webb, Campanella, Banchini, Ghielmi.
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Milano Torino unite per il 2015
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