Piano assistenziale al paziente con artroprotesi di femore

Piano assistenziale al paziente
con artroprotesi di femore
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Comporta la sostituzione totale delle superfici articolari
danneggiate con una protesi attraverso l’impianto
chirurgico.
Cause:
• Debilitazione dell’articolazione : traumi, artrosi, infezioni,
obesità
• Cause degenerative: squilibri ormonali, displasia congenita,
osteoporosi, invecchiamento
• Irregolarità della testa femorale: osteocondrosi giovanile,
necrosi avascolare
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Segni e sintomi:
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Dolore durante il movimento o dopo esercizi fisici
Riduzione della forza alla gamba interessata
Deformità dell’articolazione
Accorciamento dell’arto colpito
Segni di infiammazione all’articolazione
Radiografia che dimostra consunzione dell’articolazione
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• Problema collaborativo: rischio elevato di complicanze post
operatorie correlato a trauma chirurgico,che si manifesta con
sanguinamento, edema, immobilità o posizionamento
innapropriato.
Ricordiamo che le complicanze possono essere ricondotte a
shock ipovolemico, danni neurovascolari, fenomeni
tromboembolici.
Obiettivo: prevenire o individuare prontamente le complicanze.
Interventi:
Per lo shock ipovolemico, mantenere pervio il drenaggio in
aspirazione, monitorare il flusso (300-500 ml nelle 24 h);
controllare la ferita, provvedere ad eventuali trasfusioni
Per i danni neurovascolari: rilevare le pulsazioni periferiche, il
colorito cutaneo, la sensibilità e il movimento delle dita
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Per i fenomeni tromboembolici: insegnare gli esercizi di
contrazione muscolare, monitorare la presenza di eventuali
segni o sintomi di tromboembolia, applicare le calze elastiche
ad entrambi gli arti, somministrare eparine a basso peso
molecolare.
Indicatori:
Per lo shock ipovolemico: pressione nella norma, drenaggio
inferiore a 500ml al giorno, drenaggio sieroematico.
Per danni neurovascolari: polso pedidio presente, no prurito o
torpore ai piedi, in grado di dorsiflettere la caviglia e di
muovere le dita dei piedi.
Per i fenomeni tromboembolici: paziente vigile, po2 stabile, non
presenza di petecchie(in caso di embolia polmonare), campi
polmonari liberi, non dolore.
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• Diagnosi infermieristica: Riduzione della mobilità.
Obiettivi. Mantenere un allineamento corretto dell’arto, prevenire
spostamenti della protesi, istruire il paziente sulla necessità di
muoversi precocemente.
Attività:
Dopo l’intervento mantenere la gamba lievemente flessa, evitare
l’adduzione con un cuscino, arto in scarico e piede a 90 gradi.
Insegnare al paziente l’utilizzo del deambulatore per poi passare alle
stampelle.
Monitorare l’arto che non presenti accorciamenti o extrarotazioni.
Cambio di posizione ogni due ore
Collaborare con l’equipe fisiatrica per la mobilizzazione in terza
giornata: messa in piedi del paziente.
Indicatori: al moneto della dimissione il paziente deambula con ausili.
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Programma riabilitativo
Obiettivi:
 prevenire i disturbi circolatori (tromboflebiti, edemi
da stasi, ecc.)
 ridare all’articolazione i possibili gradi di libertà
senza evocare il dolore
 migliorare il reclutamento e il trofismo dei muscoli
di anca e ginocchio
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Per i primi giorni dopo l’intervento
chirurgico, ancora nel reparto di
ortopedia, il pz. deve essere
posizionato a letto in maniera corretta
con un cuscino sotto l’arto operato che
mantenga l’anca, solo per i primi
giorni, in leggera flessione, per ridurre
la tensione muscolare, il dolore e
prevenire gli edemi da stasi e con
cuscini posti sotto il gran trocantere
che riducano l’atteggiamento in
extrarotazione.
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• Dalla 1a giornata: flesso-estensione dell'articolazione tibiotarsica + ginnastica isometrica di quadricipite e glutei.
• Dalla 3a giornata: inizio della mobilizzazione passiva (anche
meccanica su apparecchio Fisiotek) + ginnastica isometrica ed
isotonica; inizia anche cauta flessione attiva del ginocchio
(strisciando il tallone). Posizione seduta con gli arti inferiori
fuori dal letto.
• Dalla 4 a giornata: inizia flesso estensione del ginocchio
contro gravità. Si raggiunge l'ortostatismo. Continua il rinforzo
muscolare.
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