IL BUDDISMO Responsabile: Federico Palumbo Componenti: Fulvio, Roberta, Monica, Luca, Gianluca, Anna, Riccardina, Claudio. Primo incontro, giovedì 5 ottobre 2006, ore 20 casa di Monica Presenti: Monica, Roberta, Federico, Luca Presupposto dello studio Il Buddismo è la risposta manifesta di una necessità profonda che emergeva nella gente di fronte ad un vuoto, ad una crisi. Il nostro interesse è posto nel capire in che modo si è manifestata la crisi e la successiva risposta. Prima di tutto occorre studiare la tappa pre-religiosa, ovvero il periodo antecedente alla comparsa di Buddha. E’ importante capire il contesto storico e sociale degli albori del Buddismo, e conoscere la storia di Buddha. Buddha è vissuto in India nel VI secolo a.C., epoca in cui è avvenuto un profondo cambiamento politico, economico e sociale: quali sono questi cambiamenti? Dove è possibile vederli? COSA della cultura precedente è andato in crisi? Occorre trovare nella storia indicatori della crisi spirituale e della conseguente ricerca delle persone. Ad esempio sappiamo che lo strapotere dei bramini stava soffocando la popolazione, e fu messo in discussione proprio dall’avvento del Buddismo. Ci interessa l’ambito mitico in cui si è formato il paesaggio di Buddha: quali immagini si trovano nei Veda, nel Vedanta, nelle Upanishad? In questo stesso contesto si è formato il giainismo, che però non ha avuto uguale diffusione. L’induismo, che fu il paesaggio di formazione di Buddha, ebbe tre momenti storici di sviluppo: a. il Vedismo (1500-900 a.C.) b. il Bramanesimo (900-600 a.C., verso la cui fine visse Buddha) c. l’Induismo propriamente detto, fino ai nostri giorni. Intorno al VI secolo a.C. la crisi sociale e culturale provocò un movimento di riforma all’interno dello stesso induismo, proprio nello stesso periodo in cui apparvero il buddismo e il giainismo, che l’induismo considerò come sistemi filosofico-religiosi non ortodossi, ma che contribuirono alla formazione degli ordini monastici e della ahimsa. In seguito ci concentriamo sullo studio della storia dello sviluppo del Buddismo: in quale modo si è sviluppato? Perché in questo modo? Uno dei fattori facilitanti da considerare fu l’apertura dottrinaria ai laici, poiché la strada del buddismo fu per tutti, non solo per i monaci, diversificandosi a seconda delle persone cui si proponeva. Le grandi correnti storiche sono tre: a. il Mahayana, il Grande Veicolo, aperto a tutti. b. lo Hinayana, il Piccolo Veicolo, la via monacale. c. il Vajrayana, il Veicolo del Diamante, che è confluito nel Tantra tibetano. Le prime due correnti nacquero in seguito ad una vera e propria scissione, mentre la terza è sorta grazie allo spostamento geografico verso il Tibet, cui seguì anche un allontanamento dottrinario. Visto che la ricerca pone l’attenzione sugli indicatori della religiosità nei fenomeni sociali, decidiamo di circoscrivere il nostro studio della storia del buddismo al momento in cui la risposta religiosa al bisogno spirituale fu maggiormente significativa, quindi fino alla formazione delle grandi correnti. Il buddismo si è sviluppato fino ai nostri giorni, influenzando e venendo influenzato a sua volta da altre credenze e religioni, ma decidiamo che il momento significativo è quello iniziale. 1 Inoltre la vita di Buddha, reale e mitica, ci interessa in quanto paradigma della ribellione e della ricerca individuale di fronte ad una situazione esistenziale, che si è poi strutturata nella strada del buddismo. La vita personale di Buddha, nel suo rifiuto di mediazione con i bramini, si riappropria della possibilità di dare risposte proprie in campo religioso (esempio analogo fu il protestantesimo). Difatti Buddha parlò in pali e non in sanscrito (lingua sacra usata dai bramini), e rifiutò l’esasperazione del ritualismo braminico (come fecero i protestanti traducendo la Bibbia in tedesco e denunciando la vendita della indulgenze). Buddha rifiutò l’abuso di potere dei Bramini e svelò il fallimento delle credenze che stavano alla base dei rituali induisti. Fonti Dizionario delle Religioni Orientali, ed?, anno?, autori? Dall’interscambio abbiamo potuto evidenziare i seguenti argomenti, su cui si potrebbe lavorare per sottogruppi. Sono come titoli di tesine, che diventeranno i capitoli del nostro studio. 1. Il contesto socio-politico di Buddha nel VI secolo a.C.: i segnali della crisi. 2. L’Induismo e i Veda come paesaggio di formazione mitico in cui sorge la ribellione buddista: sviluppo e crisi del Bramanesimo. 3. Il buddismo come risposta alla crisi: elementi di continuità e novità. 4. Le forme assunte dal buddismo ai suoi albori nella ribellione verso lo stabilito: la vita di Buddha come paradigma del nuovo modo di avvicinarsi al Sacro. 5. Confronto tra buddismo, giainismo e l’induismo riformato del VI secolo: risposte diverse alla stessa crisi. Secondo incontro, giovedì 12 ottobre 2006, ore 20.30 casa di Monica Presenti: Monica, Roberta, Federico, Luca, Fulvio, Gianluca, Claudio, Riccardina. Precisiamo che può esistere religiosità senza dio: la parola “religiosità” viene da re-ligare, ad indicare un sentimento di unione con altri. Dal punto di vista individuale la religiosità esiste in ambiti anche diversissimi fra loro, ma dal punto di vista dei fenomeni sociali e delle civiltà, la religiosità è un sentimento che spinge a superare il vecchio a favore di cose nuove. Il punto di vista per lo studio sul buddismo è dato dalla studio generale. Occorre lavorare su testi validi decisi insieme. Per farlo dobbiamo innanzitutto stilare una possibile rassegna bibliografica, approfondirla con brevi descrizioni del contenuto di ogni libro, evidenziando le parti che potrebbero essere interessanti (indicare il numero di pagine, l’edizione, l’anno). Nei 5 argomenti indicati alla fine della prima riunione come possibili temi da sviluppare ritroviamo gli ambiti maggiore, medio e minore del nostro oggetto di studio. Nello studio della bibliografia occorre tenerli in considerazione e fare la sintesi sulla base di essi. Decidiamo di partire dalle indicazioni bibliografiche di Salvatore Puledda nel capitolo sul buddismo che si trova in “Un umanista contemporaneo” più altri libri che qualcuno conosce già: 1. Dizionario delle Religioni Orientali (Monica) 2. C. Puech, Storia delle Religioni, Storia del Buddismo (Federico) 3. Upanishad (Luca) 4. Ti Ling (?) (Gianluca) 5. Discordi del Buddha (Fulvio) 6. Foucher, La vie de Buddha d’après les textes et les monuments de l’Inde (Roberta) 7. Tucci, Storia della Filosofia indiana (Fulvio) 2 8. Conze, Le civiltà d’oriente (Roberta) 9. Frola (Fulvio) 10. Gnoli (Fulvio) 11. Filippani e Ronconi (curatori edizione UTET dei discorsi di Buddha) (Roberta) 12. M.Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose (Monica) 13. Foot Moore, History of Religions (Federico) 14. Lê Thành Khôi, Educazione e Civiltà (Riccardina) Degli stessi autori occorre vedere se esistono altri libri e, se possibile, lavorare su edizioni italiane. Finiamo la riunione leggendo un passo dal libro di Lê Thành Khôi, Educazione e Civiltà, sull’apparire contemporaneo, nel VI secolo a.C., di una nuova presa di coscienza dell’uomo sull’uomo, che portò ad un cambiamento globale della cultura umana, grazie al contributo di sapienti in diverse parti del mondo: Confucio e Lao Tse in Cina, Buddha in India, Zoroastro in Persia, Elia Isaia Geremia in Palestina, Omero Parmenide Eraclito Socrate Platone Pitagora e altri in Grecia. Terzo incontro, giovedì 19 ottobre 2006, ore 20.30 casa di Monica 3