SANITÀ AL FUTURO SANITÀ AL FUTURO

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SANITÀ
AL FUTURO
Numero SEI - Inverno 2009
Periodico di informazione di IRCCS MultiMedica - nuova edizione
PRIMA PAGINA
essere un IRCCS oggi
BUONO E SANO
ipercolesterolemia
come prevenirla, come curarla
new
IN-DOLORE
dolore pelvico: parliamone
Diamo
un taglio
al diabete 2
INSERTO SALUTE E LAVORO
rapporto medico - impresa:
la necessità di una nomina propedeutica
2009-2010
SCELTE PER CRESCERE IN
EFFICIENZA E EFFICACIA
L
a ragion d’essere di un’azienda
e, al tempo stesso, la sua prima
responsabilità anche sociale, è far
bene il proprio mestiere. Per un
gruppo ospedaliero come il nostro questo significa assicurare salute, ovvero contribuire
al miglioramento complessivo della qualità
di vita della popolazione, facendo leva su
tre asset per noi strategici: la formazione
culturale nel rispetto del paziente, la centralità della persona nei processi, l’ospitalità
della struttura.
Sanità al Futuro
Periodico di informazione di IRCCS MultiMedica
Reg. Tribunale di Milano n. 336 del 19 maggio 2003
Direttore responsabile: ALESSANDRA CHIARELLO, Responsabile Marketing e Comunicazione IRCCS MultiMedica
Coordinamento redazionale: CHIARA PARATICO, SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali
Progetto editoriale: SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali
Progetto grafico e impaginazione: GABRIELE MONTINGELLI, DULCAMARA Grafica e Comunicazione
Editore: Fondazione MultiMedica ONLUS
e-mail della redazione: [email protected]
Servizio fotografico: VALERIO GAVANA - agenzia ARPE
Questo giornale è realizzato con carta patinata certificata FSC mista
ed è stampato con processo ECO OFFSET (a basso impatto ambientale)
da Gam Edit Srl, Curno (BG), www.gamedit.it
Sulla base di questi principi, nel 2009 abbiamo dato vita a numerosi progetti volti
a migliorare l’efficienza e l’efficacia delle
nostre attività. I progetti di ampliamento
dell’Ospedale di Castellanza e dell’Istituto
Scientifico di Sesto, dove a breve potremo
inaugurare il nuovo Padiglione di Radioterapia e Medicina Nucleare. Il potenziamento
delle tecnologie per la diagnostica, con
l’acquisto, tra l’altro, di una TAC coronarica
di ultima generazione. Gli investimenti in
risorse umane altamente formate e specializzate, al fine di potenziare sempre
più le nostre équipe interdisciplinari, che,
ogni giorno, lavorano sinergicamente per
combattere “la malattia”. E, di recente,
l’allargamento del Gruppo con l’acquisizione
della gestione di uno dei più illustri ospedali
milanesi, il San Giuseppe di via San Vittore.
Con una superficie di circa 37.000 mq, 357
posti letto accreditati e un servizio di Pronto
Soccorso e Terapia Intensiva, il San Giuseppe
annovera molteplici specialità e dal 1990 è
anche sede di formazione e tirocinio per gli
studenti di medicina e per i medici specializzandi dell’Università degli Studi di Milano.
Al di là di questo rapido excursus esemplificativo, ciò che vorrei sottolineare è che
per MultiMedica l’innovazione scientifica,
le apparecchiature tecnologiche più avanzate, la competenza professionale sono
solo strumenti al servizio del paziente, in
un’ottica di rispetto, sicurezza, responsabilità e trasparenza. Etica, per noi, non
è solo un’enunciazione di principio, ma
pratica quotidiana, poiché ogni giorno
operiamo al fine di restituire al paziente
quella centralità che gli spetta.
editoriale
ÉQUIPE INTERDISCIPLINARI DI MEDICI
E PERSONALE ALTAMENTE SPECIALIZZATO,
PROGETTI DI AMPLIAMENTO STRUTTURALE DELL’OSPEDALE,
POTENZIAMENTO DELLE TECNOLOGIE DIAGNOSTICHE,
ACQUISIZIONE DEL SAN GIUSEPPE.
Numero 6 - Inverno 2009
1
indice
articoli
prima pagina
ESSERE UN IRCCS OGGI
4
capire
DIAMO UN TAGLIO AL DIABETE 2
CON LA CHIRURGIA BARIATRICA
6
scoprire
CASTELLANZA: NUOVI AMBULATORI
PER POLSO E NERVI
8
Un obiettivo che non sarebbe possibile raggiungere
senza il supporto fattivo di quanti vi hanno creduto e
continuano a crederci e di chi, con il proprio lavoro e
la propria professionalità, contribuisce ogni giorno a
trasformare in realtà ciò che per molti è solo uno slogan. Mi riferisco ai medici, agli infermieri, al personale
amministrativo, di ogni ordine e grado, che ogni giorno,
con impegno e passione, contribuiscono a fare, degli
ospedali del Gruppo MultiMedica, luoghi di relazione
umana aventi come missione la cura della persona, non
semplicemente della malattia.
Stefania Colombi
Direttore Generale
cura e cure
ENDOMETRIOSI:
“QUELLO CHE NON SO DI ME”
10
rubriche
cambio di stagione
INVERNO: PRENDERSI CURA
DI OSSA E ARTICOLAZIONI
12
in-dolore
DOLORE PELVICO:
PARLIAMONE
14
buono & sano
IPERCOLESTEROLEMIA
COME PREVENIRLA,
COME CURARLA
16
la posta del cuore
18
multimedica flash
19
2
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
Numero 6 - Inverno 2009
3
prima pagina
ESSERE UN
IRCCS OGGI
COSA SIGNIFICA ESSERE ASSISTITI PRESSO UN IRCCS, UN ISTITUTO DI
RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO? COSA DEVE ASPETTARSI
UN CITTADINO QUANDO NE VARCA LA SOGLIA?
Francesco Donatelli,
Direttore Dipartimento Cardiovascolare,
IRCCS MultiMedica
CENTRALITÀ DEL PAZIENTE
L’Istituto MultiMedica di Sesto San Giovanni è un
IRCCS a indirizzo cardiovascolare, una qualifica importante assegnataci dal Ministero della Salute nel
2006 come riconoscimento dell’eccellenza in questo
settore. Ma cosa significa IRCCS, in termini di cura
e assistenza, oggi?
Innanzitutto erogazione di un servizio assistenziale
attraverso un’informazione corretta, chiara e completa, che permetta una vera “alleanza” tra paziente
e struttura sanitaria, non solo durante la degenza ma
nella fase preliminare e nel follow up. Un disegno
così ambizioso poggia in primis su valori, persone,
strutture, servizi e
prestazioni sanitarie
di alto livello, sulla
ricerca scientifica e
sulla formazione che
curiamo in collaborazione con i più prestigiosi centri nazionali e internazionali.
L’ingresso nella struttura ospedaliera non può significare infatti per il paziente l’inizio di un pellegrinaggio
da uno specialista all’altro, soprattutto alla luce
della sempre maggiore complessità dei casi e della
costante presenza di patologie multiorgano. Bisogna
cambiare la prospettiva e, per usare una metafora,
considerare gli specialisti come tanti pianeti che
ruotano intorno al sole, il paziente.
INTERDISCIPLINARIETÀ
Nel segno dell’interdisciplinarietà, la collaborazione fra le singole unità operative e il dialogo fra
tutti gli specialisti sono infatti costanti, a garanzia
dell’appropriatezza e qualità nella cura. Con questa
filosofia è nato, per esempio, il progetto “CARE ME”,
una rete di gestione interdisciplinare di pazienti con
patologia cardio-nefro-metabolica.
L’integrazione perfetta di tutte le competenze in fase diagnostica consente la
pianificazione degli
interventi sulla base
delle specificità del
singolo paziente, il
tempestivo riscontro
di eventuali patologie associate e la prevenzione delle
possibili complicanze.
Obiettivo primario è infatti la valutazione globale della
patologia, dall’indicazione all’intervento terapeutico,
Una valutazione globale della
patologia, per la massima
tutela dei rischi e il vaglio
di tutte le possibilità terapeutiche
4
Sanità al Futuro - IRCCS Multimedica
dalla stratificazione del rischio fino alla previsione dell’andamento
postchirurgico e riabilitativo, cui si aggiunge la piena disponibilità da
parte degli stessi specialisti a seguire il paziente nel tempo. Totale è la
proiezione verso la specificità del singolo paziente, nella convinzione
che l’integrazione delle conoscenze possa garantire la massima tutela
dei rischi e contemporaneamente il vaglio di tutte le soluzioni terapeutiche possibili.
LA RICERCA
Anche la formazione di medici e specialisti obbedisce alla medesima
filosofia: al giovane medico o allo specialista inseriti nel team viene
trasferita una disciplina ma anche uno stile di approccio al malato, che
valorizzano un interscambio continuo fra clinica e ricerca scientifica
(da cui l’acronimo IRCCS, ovvero Istituto di Ricovero e Cura a Carattere
Scientifico). È questa pertanto la peculiarità degli IRCCS: garantire attività di ricerca e formazione che abbiano un impatto diretto sulla cura
dei pazienti. L’originalità di un IRCCS come MultiMedica è infatti data
dalla stretta e armonica integrazione tra assistenza, ricerca e formazione. Tre anime che si fondono per orientare le proprie attività a tutto
vantaggio dei pazienti, garantendo metodiche personalizzate e sempre
più all’avanguardia e applicando clinicamente le tecniche più innovative.
L’IRCCS MULTIMEDICA
Per sintetizzare, i cardini della cura e dell’assistenza di un IRCCS come
MultiMedica sono:
• La multidisciplinarietà
Il paziente è seguito da personale altamente qualificato e specializzato
che lavora in équipe pluridisciplinari e multiprofessionali.
• La partecipazione
La partecipazione è assicurata dal Codice Etico, dal diritto di accedere
agli atti e di esprimere proposte di miglioramento o reclami, dalla collaborazione con associazioni di volontariato e dalla promozione di incontri
su temi specifici con gruppi di familiari e cittadini.
• Il diritto di scelta
Ogni paziente ha il diritto, ove sia consentito dalle specifiche condizioni
clinico-assistenziali, dalle normative vigenti e dall’organizzazione, di
compiere autonomamente le proprie scelte attraverso la sottoscrizione
del “consenso informato”, dopo avere ricevuto le opportune informazioni
su rischi, benefici e sulle modalità operative dei diversi trattamenti.
• Il ruolo della famiglia
La famiglia è co-protagonista nell’intervento diagnostico, terapeutico e
riabilitativo così da garantire la continuità assistenziale anche a domicilio.
• La riservatezza
Tutti i dati personali sono trattati nel rispetto dei diritti fondamentali
della persona e della legislazione vigente.
• L’imparzialità
I comportamenti di tutti gli operatori verso le persone assistite e le loro
famiglie sono ispirati a criteri di obiettività, di giustizia e di imparzialità.
E infine l’Etica intesa non solo come obbedienza a una serie di principi ma
come una missione, che antepone le persone e il loro benessere a qualsiasi
altra istanza. È così che il malato, la sua famiglia e il suo medico curante
diventano il perno dell’assistenza, cura e ricerca del nostro Istituto.
Numero 6 - Inverno 2009
5
capire
ANCHE MULTIMEDICA PARTECIPA ALLO STUDIO AVVIATO IN ITALIA
PER LA CURA CHIRURGICA DEL DIABETE 2, IN PAZIENTI OBESI LIEVI.
Valerio Ceriani,
Responsabile Chirurgia Generale,
IRCCS MultiMedica
N
egli ultimi due decenni diabete e obesità
sono fra le malattie croniche più comuni
e con una diffusione di tipo epidemico, in
gran parte dei Paesi del mondo.
Si stima che vi siano almeno 300.000.000 di individui obesi, la maggior parte dei quali è anche
diabetica. Si tratta di un fenomeno con importanti
conseguenze destinato purtroppo a peggiorare.
Studi compiuti dall’International Obesity Task Force
(IOTF) nell’ambito del World Health Report del 2002
indicavano che in tutto il mondo circa il 58% del
diabete di tipo 2 può essere attribuito a un BMI (il
rapporto tra peso e altezza elevata al quadrato di
un individuo) superiore a 25.
Un BMI superiore
a 30 aumenta il rischio di diabete fino
a 10 volte di più rispetto a una persona in peso forma; se superiore a 35, 80 volte.
Il diabete di tipo 2 è il risultato di due eventi: da
una parte un pancreas geneticamente compromesso, dall’altra l’insulino resistenza. Se c’è resistenza
all’insulina, il pancreas ne deve produrre di più
per mantenere la glicemia normale. L’aumento dei
valori glicemici, e quindi la comparsa del diabete,
si verifica in seguito all’incapacità del pancreas di
produrre insulina in quantità sufficiente. La causa
più comune della resistenza all’insulina è l’eccessiva
disponibilità di grasso legata, non solo all’obesità,
ma anche al semplice sovrappeso. In presenza di
peso superfluo infatti la cellula muscolare trova più
comodo usare il grasso come combustibile anziché
lo zucchero offerto dall’insulina.
La chirurgia bariatrica si propone non solo come
trattamento risolutivo per la perdita di peso in
eccesso e il ripristino di un BMI normale (compreso
tra 25 e 20) ma anche come trattamento risolutivo per la guarigione del diabete. Nel
2004 una importante ricerca scientifica
del Prof. Buchwald
dell’Università di
Minneapolis, pubblicata sul Journal of the American Medical Association, ha quantificato, su un campione di 22.094
pazienti, le percentuali di successo dell’intervento
(con conseguente possibilità di interrompere la
terapia antidiabetica e mantenere normali livelli di
glicemia ed emoglobina glicata nel tempo): 98.9%
La chirurgia bariatrica ha un
effetto risolutivo per il ripristino
del peso forma e per il diabete
6
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
Costoro inoltre saranno sottoposti a un periodo di osservazione di 10 anni per valutare, oltre al mantenimento
dello stato di risoluzione del diabete, anche una serie
di parametri riguardanti gli organi maggiormente colpiti
dalla malattia (occhi, reni e apparato cardiovascolare).
Si conta di potere dare i primi risultati dello studio entro
due anni.
Per candidarsi: www.multimedica.it
Per informazioni: tel. 02 2420.9252.
“
DIABETE DI TIPO 2
È la forma di diabete più frequente e tipico dell’età
matura. L’insulina è prodotta a ritmo rallentato, in
quantità quasi normale, ma è poco attiva sulle cellule. Questo diabete è detto Non Insulino Dipendente
(NID) perché l’iniezione di insulina esterna non è
vitale, a differenza del tipo 1 detto ID (Insulino Dipendente), tipico del giovane, in cui il pancreas non
produce più l’insulina o ne produce troppo poca ed
è necessario, anzi vitale, fornirla dall’esterno con
una, due o più iniezioni al giorno.
“
“
DIAMO UN TAGLIO AL DIABETE 2
CON LA CHIRURGIA BARIATRICA
per l’intervento di Diversione Bilio Pancreatica (DBP) e
83.8% per il By Pass Gastrico (BPG).
A differenza di altri interventi della chirurgia dell’obesità, i due sopra citati, in uso in tutto il mondo da oltre
30 anni, hanno sul diabete un effetto benefico specifico, cioè indipendente dalla perdita di peso e quindi
assolutamente duraturo. In entrambi gli interventi, il By
Pass Gastrico e la Diversione Bilio Pancreatica, il cibo
non transita infatti dal duodeno (uno dei tre segmenti
in cui è suddiviso l’intestino tenue). Ciò determina una
serie di modificazioni della produzione di ormoni gastrointestinali, con un effetto benefico sulla funzione del
pancreas.
La Diversione Bilio Pancreatica ha inoltre il vantaggio di
limitare fortemente l’assorbimento intestinale dei grassi, riducendo la loro presenza all’interno della cellula
muscolare che può quindi tornare a utilizzare il glucosio
come fonte di energia. L’esito positivo del controllo della
glicemia e dei livelli di emoglobina glicata, in pazienti
sottoposti a un intervento bariatrico, è stato seguito e
documentato relativamente a un periodo di 16 anni. La
mortalità per complicanze legate al diabete è inoltre
decisamente diminuita.
Data l’importanza dei risultati, il Comitato Etico di
Ricerca Scientifica ha accettato un protocollo di studio
nazionale per estendere questi due interventi di chirurgia bariatrica, il By Pass Gastrico e la Diversione Bilio
Pancreatica, a persone diebetiche con grado di obesità
non così grave o semplicemente in sovrappeso. Il Prof.
Scopinaro, già ideatore della chirurgia bariatrica e di
tale progetto, ha identificato i 20 centri in Italia idonei
per serietà ed esperienza a partecipare allo studio multicentrico. Tra questi il Centro di Chirurgia Bariatrica di
MultiMedica, selezionato come centro con una significativa esperienza nella Diversione Bilio Pancreatica su
pazienti superobesi.
Precisi i criteri per entrare in questo protocollo di
studio:
“
BMI
Dall’inglese Body Mass Index (BMI), Indice di Massa
Corporea (IMC), è l’indicatore biometrico dello stato
di peso forma, espresso come rapporto fra il peso e
l’altezza di un individuo secondo la formula: peso in
kg diviso il quadrato dell’altezza in metri.
Unendo con un righello la colonna della statura a quella
del peso è possibile verificare la propria condizione.
RANGE DI INCLUSIONE
Età
35-70
BMI attuale
30-35
Diabete di tipo II
Da più di 5 anni
BMI all’insorgenza
30-35
del diabete
Hb glicata
≥ 8%
Comorbilità (coesistenza
Almeno 1 tra: dislipide-
di due o più patologie)
mia, ipertensione, insufficienza renale, neuropatia,
retinopatia
Numero 6 - Inverno 2009
7
scoprire
CASTELLANZA:
NUOVI AMBULATORI
PER POLSO E NERVI
CRESCE LA SPECIALIZZAZIONE NEL SETTORE DELLA CHIRURGIA DELLA MANO
E MULTIMEDICA SI CONFERMA UN’ECCELLENZA REGIONALE, E NON SOLO.
INTERVISTA A GIORGIO PIVATO E A LORIS PEGOLI, UNITÀ CHIRURGIA DELLA
MANO, GRUPPO MULTIMEDICA.
D
ott. Pivato, perché aprire due ambulatori dedicati alle patologie del polso e dei
nervi della mano anche a Castellanza?
Per rispondere al moltiplicarsi di casi e
casistiche?
La nostra Unità di Chirurgia della Mano rappresenta
un punto di riferimento regionale per la diagnosi e il
trattamento delle patologie del polso e della mano,
di natura traumatica, degenerativa, congenita e neurologica, perché garantisce un’alta specializzazione
anche alla luce dei numerosi casi trattati negli ultimi
anni. Oltre agli eventi traumatici, molte patologie della mano dipendono dall’attività lavorativa: si pensi agli
sportivi o ai musicisti ma anche ai danni più comuni
dovuti a posture scorrette. L’apertura degli ambulatori
a Castellanza punta a rafforzare il presidio del territorio, garantendo un’assistenza altamente specializzata
e limitando tempi d’attesa troppo lunghi.
Quali sono le patologie che oggi curate più frequentemente?
L’approccio è multidisciplinare e copre tutta l’area
di competenza della patologia osteo-articolare,
muscolo-tendinea, nervosa, vascolare, cutanea della
mano e del polso. Accanto alle patologie più comuni
come le sindromi dei nervi periferici (contiamo 5
8
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
mila interventi l’anno di tunnel carpale), tendiniti
croniche (per esempio la tendinite di De Quervain)
e artrosi (casi di rizoartrosi, una forma di osteoartrite degenerativa più comune nelle donne dopo i
40 anni), vengono eseguiti interventi più complessi
(reimpianti) e sofisticati come le lesioni nervose
postraumatiche, le gravi alterazioni meccaniche del
polso, le artriti.
In cosa differenzierete l’assistenza a Castellanza
da Sesto San Giovanni?
In nulla. L’approccio è il medesimo e punta all’assistenza del paziente a 360°- sia nei casi di terapia
conservativa (con tutori o infiltrazioni corticosteroidee) che di interventi chirurgici - durante l’intero
iter, dalla prima visita alla riabilitazione, grazie al
costituirsi di un’équipe ad hoc composta da un chirurgo, da un neurofisiologo (per il monitoraggio delle
condizioni dei nervi prima, durante e dopo l’operazione, soprattutto nel caso di interventi delicati), da
un fisioterapista e da uno psicologo di supporto nel
percorso riabilitativo.
Quali i progressi nel campo della diagnostica?
Quale sarà la strumentazione di supporto di cui
doterete anche gli ambulatori di Castellanza?
I progressi più recenti riguardano proprio la codifica delle patologie e la conseguente indicazione al trattamento più appropriato. L’esame clinico e la
diagnostica strumentale - la radiologia convenzionale, la risonanza magnetica,
l’elettromiografia (tutte possibili anche a Castellanza) - consentono di formulare
una diagnosi e avviare l’iter terapeutico già dopo la prima o la seconda visita
ambulatoriale. Per la diagnosi della sindrome del tunnel carpale, per esempio,
è l’elettromiografia (EMG) che consente di stabilire il grado e la cronicizzazione
del danno al nervo.
Dott. Pegoli, quali i progressi in tema di diagnosi e terapia per le patologie
del polso?
Grazie ai progressi della diagnostica oggi siamo in grado d’identificare lesioni
ai legamenti anche di un 1 mm. Le più moderne tecniche chirurgiche a bassa
invasività – in primis l’artroscopia - consentono inoltre di curare in day hospital
casi che fino a poco tempo fa venivano trattati con interventi molto più invasivi,
e di recuperare la funzionalità in tempi rapidi.
L’artroscopia ha uno scopo diagnostico o terapeutico?
Entrambi. L’artroscopio usato per la diagnosi e la cura delle patologie del polso e
della mano è uno strumento del diametro di 2 mm circa che, collegato a un cavo
a fibre ottiche e a una telecamera, consente di osservare su un monitor tutte
le strutture che si trovano all’interno dell’articolazione. Oltre a una “diagnosi
di certezza” consente anche il trattamento chirurgico. L’artroscopia è eseguita
in anestesia loco-regionale praticando piccolissime incisioni e quando la causa
della patologia non risulta individuabile con indagini strumentali di altro tipo
(Rx, Ecografia, Tac, RM).
Quali sono i casi trattabili con artroscopia ?
Beneficiano di un trattamento artroscopico patologie dei legamenti, della cartilagine o delle ossa.
Lei è il presidente del WRISTH - World Research Institute for Sport Traumatology of the Hand - che ha sede in MultiMedica, quali gli obiettivi dell’Istituto?
Il WRISTH, Istituto Mondiale di Traumatologia Sportiva della Mano, ha come
obiettivo quello di offrire agli atleti un network internazionale (dagli Stati Uniti,
al Giappone, dal Brasile all’Australia, all’Europa) di competenze iperspecialistiche
– chirurghi della mano, ma anche psicologi, fisioterapisti, terapisti occupazionali,
e, non ultimi, ricercatori - per consentire diagnosi e percorsi riabilitativi in tempi
ragionevolmente rapidi, sempre nel rispetto dei tempi di guarigione dell’atleta.
Il fattore tempo è determinante soprattutto per gli sportivi, non solo in fase
di diagnosi. Quanto conta la terapia riabilitativa per un pieno recupero?
È decisiva. Grazie a un dialogo continuo tra il chirurgo e il fisioterapista oggi si
applicano percorsi riabilitativi innovativi - utilizzando gli attrezzi della pratica
sportiva (bicicletta, palla, manubrio) - che iniziano il giorno stesso dell’intervento.
In tutti i casi in cui la patologia lo consenta si adotta inoltre il cosiddetto “splinting
intrachirurgico”, confezionando l’ortesi, il tutore, direttamente in sala operatoria.
Chirurgo e terapista valuteranno poi eventuali modifiche al protocollo adottato,
monitorando, singolarmente e insieme, le condizioni del paziente. La riabilitazione
è determinante per il recupero delle funzioni motorie ma anche come prevenzione
della deformità. L’approccio alla riabilitazione è dunque globale e didattico: fondamentale è infatti educare il paziente affinché esegua correttamente e quotidianamente gli esercizi riabilitativi, anche a casa e in autonomia.
Numero 6 - Inverno 2009
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cura e cure
ENDOMETRIOSI:
“QUELLO CHE NON SO DI ME”
QUESTO IL TITOLO DELLA CAMPAGNA DEL MINISTERO DELLA SALUTE
SULL’ENDOMETRIOSI, UNA MALATTIA “SILENZIOSA” CHE COLPISCE OGNI
ANNO TRE MILIONI DI DONNE.
Alfredo Porcelli e Prisca Sozzani,
Unità di Chirurgia Ginecologica,
MultiMedica Castellanza
L’
endometriosi è una malattia ginecologica causata dalla crescita dell’endometrio (mucosa interna all’utero che
ciclicamente si forma e viene espulsa
con il ciclo mestruale) in aree al di fuori della sua
sede fisiologica, la cavità uterina. L’endometrio
ectopico (esterno alla sua sede), al pari di quello
che normalmente riveste la cavità dell’utero, ogni
mese risente degli stimoli derivanti dalle variazioni
ormonali si sfalda e sanguina. Tale micromestruazione ectopica (esterna
all’utero) non ha modo
tuttavia di fuoriuscire
all’esterno del corpo e
causa un’infiammazione
e la formazione di aderenze e fibrosi tra gli organi pelvici.
Soffre di endometriosi pelvica il 10% della popolazione femminile e il 35-50% di dolore pelvico cronico - ne parliamo in questo numero nella rubrica
in-dolore - e/o infertilità, soprattutto tra i 30 e i 40
anni. In alcuni casi la malattia può non evolvere, in
altri progredisce velocemente e si manifesta come
dolore pelvico o lombare, ciclo mestruale doloroso
e irregolare (dismenorrea), sterilità, dolore durante
i rapporti sessuali (dispareunia), nell’emissione di
urina (disuria), alla defecazione (dischezia).
La ricerca scientifica oggi sembra confermare la tesi
di un nesso causale tra la presenza di endometriosi
e una condizione di subfertilità (difficoltà a concepire autonomamente).
Circa il 30-40% delle donne affette da endometriosi infatti non riesce a concepire. La malattia
agisce alterando i rapporti anatomici tra ovaio e
tuba, determinando l’occlusione delle tube per la
formazione di aderenze
o, ancora, ostacolando il
processo ovulatorio o la
funzione del corpo luteo
(la ghiandola endocrina
che produce gli ormoni). In un’endometriosi lieve
si osservano “focolai endometriosici” isolati, che
aderiscono all’esterno della parete uterina, alle
tube e alle ovaie. Un caso di endometriosi avanzata
è l’endometrioma ovarico, che consiste nella presenza nelle ovaie delle cosiddette “cisti cioccolato”,
che contengono sangue in degenerazione.
Sono interessati da focolai endometriosici anche
La ricerca conferma
un nesso fra endometriosi
e infertilità
10
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
altri organi: l’intestino, la vescica
e gli ureteri (i condotti che collegano il rene alla vescica).
La Diagnosi
Diagnosticare un’endometriosi è complesso. Sono necessari
un’anamnesi e un esame clinico,
un’accurata ecografia (per l’identificazione delle cisti nelle ovaie)
e, nei casi di endometriosi intestinale e dell’apparato urinario,
una risonanza magnetica addomino-pelvica. Può inoltre essere
importante rilevare la presenza nel
sangue di un marcatore denominato
CA 125 (Cancer Antigen 125 o Cancro
Antigene 125) che, se presente in alta
percentuale, può portare al sospetto di
tumori alle ovaie. Restano fondamentali una
laparoscopia (tecnica di diagnosi e chirurgia
mininvasiva) e l’esame istologico, ovvero l’osservazione al microscopio di un campione di
tessuto asportato.
Il trattamento medico o chirurgico
Trattare l’endometriosi significa mantenere
la patologia in stand-by: si cura il sintomo
ma non la malattia. La terapia farmacologica
agisce riducendo il ciclo mestruale, bloccando
l’ovulazione e inducendo l’ipoestrogenismo
(riduzione della produzione di estrogeni). Pertanto la terapia farmacologica di lunga durata
deve necessariamente considerare gli effetti
collaterali dei farmaci e il miglior rapporto
rischio/beneficio. L’intervento chirurgico può
prevedere, a seconda del quadro clinico della
paziente, un trattamento di tipo radicale o di
tipo conservativo. Il primo ha una percentuale di
successo dell’80% rispetto ai sintomi, e del 55%
sulla sterilità, ed è indispensabile nella stenosi
intestinale (ostruzione fino all’occlusione) e
nei casi di stenosi dell’uretere con conseguenti
danni ai reni. L’intervento conservativo ha
una percentuale di successo del 50% rispetto
ai sintomi, e del 45% sulla sterilità. La terapia
conservativa prevede l’asportazione di tutti i
focolai di endometriosi visibili e l’asportazione
di endometriomi (cisti). Si può effettuare nel
99% dei casi in laparoscopia, ovvero ricorrendo
a interventi di chirurgia mininvasiva, con minore
rischio di emorragia e di aderenze post-operatorie e
un periodo di degenza e convalescenza minimi.
Numero 6 - Inverno 2009
11
cambio di stagione
INVERNO:
PRENDERSI CURA DI
OSSA E ARTICOLAZIONI
CON LE BASSE TEMPERATURE E L’UMIDITÀ IL DOLORE SI ACUTIZZA. QUALI
SONO I PRIMI RIMEDI E QUALE LA SINTOMATOLOGIA DEI CASI PIÙ COMPLESSI.
Isabella Faccenda,
Medicina Riabilitativa,
IRCCS MultiMedica
È
noto che organismo e ambiente s’influenzano reciprocamente. Basse temperature, pioggia, vento e umidità sono
responsabili di patologie dolorose a
carico della colonna cervicale e lombosacrale, e
di spalle, ginocchia e articolazioni.
La diminuzione della temperatura e l’alto tasso
di umidità agiscono infatti sia sulla
struttura interna
delle articolazioni (ossa e cartilagini) sia sulle
strutture esterne
(capsule e tendini), determinando
una progressiva perdita di elasticità (per esempio
al risveglio). Ciò si manifesta in maniera più evidente nei soggetti adulti (dopo i 50-60 anni), nei
quali lo stato di salute osteoarticolare è spesso
già parzialmente compromesso.
Detto questo, è bene chiarire che nella maggior
parte dei casi quei “dolori” più o meno intensi
che si riacutizzano nei mesi più freddi e umidi
dell’anno non hanno nulla a che vedere con quadri
clinici di patologie ben più complesse e importanti.
L’artrosi colpisce colonna vertebrale, ginocchia,
anche, dita, ed è un processo degenerativo che ha
inizio con un’usura lenta e continua della cartilagine di copertura
delle estremità
ossee.
Deteriorando
la car tilagine,
l’artrosi riduce
sensibilmente la
capacità di ammortizzare gli impatti legati all’attività motoria. Progressivamente
il processo artrosico coinvolge anche le ossa,
sottoponendo tendini e muscoli a sollecitazioni
inconsuete.
Ma come contrastare questa condizione? Innanzitutto con semplici rimedi e piccoli accorgimenti
Non bisogna confondere
i semplici dolori alle articolazioni
con quadri clinici più complessi,
come l’artrosi
12
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
quotidiani: un bagno o una doccia calda al mattino per
“sciogliere” i muscoli; un abbigliamento adeguato alle
basse temperature, per evitare il raffreddamento degli
arti, del collo e della zona lombare. Non meno importante
è poi seguire una corretta alimentazione e un adeguato
apporto energetico, soprattutto nel caso d’intensa attività sportiva. Mantenersi in movimento è in generale
un aspetto importante, perché una vita sedentaria e
l’adozione di posture scorrette (protratte nel tempo)
compromettono l’equilibrio biomeccanico della colonna e
delle articolazioni. È opportuno tuttavia escludere tutte
quelle attività che comportano sovraccarico funzionale
e prediligere piuttosto attività di mobilizzazione globale,
rilassamento e allungamento muscolare.
Naturalmente nelle fasi più acute della patologia artrosica è necessario che il medico valuti l’opportunità di
terapie mirate: per esempio l’adozione di una terapia
farmacologica a base di antidolorifici, antinfiammatori,
miorilassanti, condroprotettori (i farmaci che proteggono
la cartilagine).
I pazienti possono inoltre sottoporsi a trattamenti fisioterapici:
• terapie fisiche, per diminuire la sintomatologia infiammatoria e dolorosa;
• massoterapia, per ridurre la contrattura muscolare;
• cinesiterapia, per contrastare e prevenire i dolori e la
riduzione della mobilità con esercizi idonei.
Il nostro apparato osteoarticolare potrà così superare
tranquillamente e senza conseguenze il periodo di “letargo” invernale.
Numero 6 - Inverno 2009
13
in-dolore
new
LA PERCEZIONE DEL DOLORE È UN FENOMENO COMPLES-
SO, CONDIZIONATO DA DIVERSI FATTORI, CULTURALI,
SOCIOLOGICI E PSICOLOGICI.
QUESTA NUOVA RUBRICA, TRATTERÀ DELLE SINDROMI
DOLOROSE, DAL PUNTO DI VISTA DIAGNOSTICO,
TERAPEUTICO, E NON SOLO. PERCHÉ IL DOLORE È UN
SINTOMO DA COMBATTERE INSIEME ALLA MALATTIA.
DOLORE PELVICO:
PARLIAMONE
Francesco Cappellano,
Responsabile Servizio di Neurourologia
e Coordinatore del Programma Dolore Pelvico Cronico,
IRCCS MultiMedica
In questo numero parliamo di dolore pelvico
cronico, una malattia che non si riconosce e
accetta facilmente.
D
el dolore pelvico spesso si evita di
parlare perché tocca una sfera molto
intima: è il dolore che si prova a livello dei genitali
e/o dell’ano. Nonostante
sia invalidante, spesso
non si ha il coraggio di
affrontare l’argomento
neppure con i familiari
e gli amici più stretti.
Ma la cosa peggiore è
che spesso si rinuncia a
parlarne anche con il proprio medico. Ma, questa
patologia ha un nome - Sindrome da Dolore Pelvico
Cronico (Chronic Pelvic Pain Syndrome, CPPS) - e interessa sia uomini che donne in un rapporto di 1:3.
Diagnosticare il dolore pelvico può essere estremamente complesso soprattutto perché è una
14
patologia collegata a un elevato numero di disturbi di diversa origine: ginecologici, riproduttivi,
gastrointestinali, urinari, muscolo-scheletrici.
Spesso le diagnosi sono le più disparate: vulvodinia superficiale o profonda, prostatodinia,
orchialgia idiopatica, proctalgia fugax, coccigodinia, sindrome dell’elevatore dell’ano, sindrome
uretrale o, addirittura
un disturbo psichiatrico.
Il rischio è di includere
patologie non effettivamente correlate e considerare il dolore pelvico cronico legato a “casi
irrisolti” per problemi
urologici, ginecologici
e colon-proctologici.
Una delle cause più frequenti del dolore pelvico
cronico è l’infiammazione del nervo pudendo, che
procura dolore nella regione anale, vaginale e del
pene. Strani formicolii possono estendersi all’inguine, all’interno delle cosce, ai glutei e all’addome.
Il tempo medio per una
diagnosi corretta è di 4
anni, e prevede il consulto
di almeno otto specialisti
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
Il dolore si acuisce stando seduti e migliora, fino a
scomparire del tutto, in piedi o distesi. In genere si
manifesta da un solo lato (destra o sinistra) e si può
presentare sotto svariate forme: come un bruciore, uno spasmo, un senso di peso o una stilettata.
Non è mai presente al mattino appena svegli.
La causa spesso è un danno meccanico (traumi o
microtraumi) o infiammatorio a carico del nervo
pudendo e può essere associato a disturbi funzionali come l’incontinenza urinaria e fecale e
problemi sessuali.
Le varie manifestazioni della sindrome dolorosa
pelvica cronica (dolore vaginale, dolore vescicale,
defecazione ostruita, disturbi sessuali) hanno una
genesi unica: la neuropatia del pudendo.
Di notevole importanza nella diagnostica della CPPS
è la valutazione della postura e della muscolatura
del bacino e degli arti inferiori, e la possibilità di
trattare le disfunzioni dal punto di vista fisioterapico. Altrettanto importante è l’aspetto psicologico:
il 17.8% dei pazienti è affetto da depressione.
Le terapie mediche per la CPPS sono di tipo tradizionale (antinfiammatori, antidepressivi e morfina)
o più innovativo (anticonvulsivanti, antidepressivi
di ultima generazione, inibitori della degranulazione dei mastociti, farmaci neurotrofici).
La terapia mininvasiva propone le infiltrazioni
con anestetici, cortisone e altre sostanze neuroprotettive del pudendo, o sotto guida TAC, o
sotto guida ECO, anche se il monitoraggio elettrofisiologico rimane la metodica più affidabile
e funzionale per raggiungere il nervo, evitando
una sua diffusione passiva. Per i pazienti che non
rispondono alle terapie conservative restano o la
neuromodulazione dell’area sacrale (stimolazione
elettrica dei nervi che passano attraverso il sacro) o la terapia iniettiva con tossina botulinica,
entrambe sperimentali.
La terapia chirurgica classica (liberazione e/o trasposizione del nervo o sezione dei legamenti del
bacino) deve essere adottata con molta cautela.
Nel trattamento di questi pazienti resta decisivo l’approccio multidisciplinare, come in
MultiMedica: i fattori che concorrono alla CPPS
sono molteplici e complessi e solo un team di
specialisti (neurourologo, neurologo, neurofisiologo, psicologo clinico, uroginecologo, fisiatra,
coloproctologo) può dare risposte esaurienti in
termini di diagnostica e terapia.
Numero 6 - Inverno 2009
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buono & sano
SE PRESENTE IN ECCESSO, IL COLESTEROLO TENDE
A DEPOSITARSI SULLE PARETI INTERNE DELLE ARTERIE FORMANDO DELLE PLACCHE CHE OSTACOLANO
IL FLUSSO SANGUIGNO. COME INTERVENIRE IN PRIMIS CON LA DIETA.
IPERCOLESTEROLEMIA
COME PREVENIRLA, COME CURARLA
Augusta Sonato,
Specialista in Scienza
dell’Alimentazione e Dietetica,
IRCCS MultiMedica
I
l colesterolo è una molecola importante per
il nostro benessere. Prodotto prevalentemente nel fegato, svolge diverse funzioni,
fra queste la biosintesi degli acidi biliari
(indispensabili per il corretto assorbimento intestinale dei grassi e delle vitamine liposolubili),
degli ormoni sessuali (estrogeni e androgeni),
degli ormoni steroidei placentari, degli ormoni
steroidei della corteccia surrenale, della vitamina
D. Inoltre concorre alla costruzione delle membrane di tutte le cellule.
Il problema nasce quando il tasso di colesterolo
circolante nel sangue è troppo elevato. Nel torrente circolatorio la diffusione del colesterolo
è veicolata da alcune macromolecole di natura
proteica denominate LDL (a bassa densità) e HDL
(ad alta densità). Le prime hanno tendenza a depositarsi sulle pareti delle arterie accumulandosi
in placche aterosclerotiche. Queste ultime sono
responsabili dei noti disturbi cardio-circolatori
(infarto, ictus, arteriopatie). Le seconde, prive
di tale caratteristica, esercitano un’azione di
16
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
protezione, rimuovendo il colesterolo confinato
nelle placche.
Una corretta alimentazione è la prima “terapia”
(anche se a volte non sufficiente) per correggere
l’ipercolesterolemia, e sicuramente la più efficace per la prevenzione.
Più dell’esclusione di alcuni alimenti (o peggio di
intere categorie alimentari) è necessario impostare un’alimentazione equilibrata, che fornisca cioè
la quantità corretta di proteine (di derivazione
sia animale che vegetale), zuccheri (prevalentemente sotto forma di amidi), grassi (polinsaturi,
monoinsaturi e saturi), fibra alimentare, vitamine
e sali minerali. Spesso, invece, si riscontra un
eccesso di assunzione di grassi saturi, contenuti
prevalentemente nei formaggi, nelle uova, negli
affettati, nella carne rossa, nel burro, in tutti i
condimenti di origine animale (panna, strutto,
besciamella, salse varie…) e nei dolci.
Scarseggiano invece gli alimenti che ci aiutano a
prevenire o curare l’ipercolesterolemia: il pesce (da
consumarsi almeno 2-3 volte alla settimana), il pol-
lame, l’olio di oliva, i legumi, la verdura e la frutta.
Ovviamente l’eccezione di un pasto più ricco di
condimenti e grassi saturi è prevista, ma deve
rimanere un fatto esclusivo. Dobbiamo tuttavia
abituarci a un corretto regime alimentare, per
evitare di vedere il colesterolo salire
a livelli pericolosi per la nostra salute, ma anche
per mantenere il normopeso, fattore esso stesso
indispensabile per il nostro benessere.
LA DIETA DEL COLESTEROLO
Una dieta che ci aiuti a mantenere il giusto tasso
di colesterolo nel sangue deve quindi prevedere:
lame, cucinato con pochi grassi.
• Verdura condita con olio.
• Pane, frutta.
Colazione
Una tazza di latte parzialmente scremato
o yogurt magro e cereali o pane o fette biscottate,
marmellata o miele.
Spuntino del pomeriggio
Frutta fresca in macedonia o cotta o grattugiata
o spremuta.
Spuntino della mattina
Frutta fresca o in macedonia o cotta o grattugiata
o spremuta.
Pranzo
• Primo piatto: pasta o riso o gnocchi di patate.
• Secondo piatto: prevalentemente pesce o pol-
Cena
• Primo piatto: minestrone di verdura o brodo.
• Secondo piatto: pesce o pollame o carne rossa
o formaggi o latticini o uova o affettati (non più
di 2 volte a settimana) o legumi (almeno 2-3 volte
a settimana).
• Verdura condita con olio di oliva.
• Pane, frutta.
Numero 6 - Inverno 2009
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la posta del cuore
EDOARDO
GRONDA, RESPONSABILE DELL’UNITÀ DI
CARDIOLOGIA, RISPONDE ALLE VOSTRE DOMANDE
SULLE MALATTIE DI CUORE. INVIATELE PER POSTA
ELETTRONICA A [email protected]
a cura di Pierluigi Villa,
Ufficio Marketing e Comunicazione,
IRCCS MultiMedica
flash
IL CUORE DELLE DONNE IN TOUR
S
Gentilissimo Dottore,
soffro di fibrillazione atriale. Per tre casi, verificatisi a distanza di circa un anno l’uno dall’altro, sono stato sottoposto, con
successo, a cardioversione. Ora, dopo due anni e mezzo, mi
ritrovo alle prese con un quarto episodio, per il quale mi viene
sconsigliata la cardioversione.
Ho sentito parlare, con commenti discordanti, di ablazione.
Di cosa si tratta?
Le sarei grato se potesse darmi il suo parere in proposito.
Cordiali saluti,
Giovanni
Gentile Giovanni,
l’ablazione è una procedura di elettrofisiologia interventistica che consiste nell’erogare onde elettromagnetiche a livello del tessuto atriale tramite un elettrocatetere opportunamente manovrato. Tali onde
sono in grado d’interrompere il circuito dell’aritmia.
La procedura ha una percentuale di successo variabile dal 50% al 75% in rapporto al tipo di indicazione
e all’esperienza dell’operatore.
È pertanto una soluzione terapeutica da applicare
con discernimento e ponderatezza.
L’invito è di affidarsi con fiducia all’esperienza dello
specialista che l’ha seguita in questi anni.
18
Sanità al Futuro - IRCCS MultiMedica
i è concluso il 21
ottobre a Milano il
tour di prevenzione cardiovascolare femminile
“Il Cuore delle Donne”,
promosso dall’IRCCS
MultiMedica di Sesto
San Giovanni.
Partito da
R o m a il 2 3
settembre
s co r s o, ha
percorso più
di 3.000 km,
toccando 15
c it t à i n 12
diverse regioni d’Italia. 5
équipe di medici e infermieri si sono alternati, con grande passione
e coinvolgimento, sottoponendo a screening
gratuiti più di 1.000
donne, a fronte di circa
1.500 richieste. 2.400
gli stick utilizzati per la
valutazione di glicemia
e colesterolo; 7 le risme
di carta impiegate per
la stampa dell’elettrocardiogramma; più di
1.000 i referti redatti. A
testimoniare il successo
dell’iniziativa: 18 ore di
filmati con interviste e
storie personali, più di
3.000 scatti fotografici
che hanno immortalato
visi sorridenti e città
sempre diverse, migliaia di gadget e brochure
informative. Un grande
lavoro di squadra che
ha portato all’attenzione delle donne e di tutti, l’allarmante incremento
dell’incidenza
della malattia
cardiovascolare, oggi la
prima causa
di mortalità
fe m minile.
Un bilancio
senza dubbio
positivo, addirittura
superiore alle aspettative tanto da indurci a
pensare di riproporre
presto l’iniziativa, toccando nuove piazze e
nuove città.
IL SAN GIUSEPPE
ENTRA
NEL GRUPPO
D
allo scorso ottobre l’Ospedale San
Giuseppe di Milano è
entrato a far parte del
Gruppo MultiMedica e
in queste settimane è
oggetto d’importanti
cambiamenti volti ad
adeguare struttura e
servizi agli standard di
eccellenza conosciuti
dai nostri pazienti.
Contatti:
Ospedale San Giuseppe
via San Vittore 12,
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Telefoniche: 02.8599
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www.multimedica.it
MULTIMEDICA.IT DIVENTA UN PORTALE
I
l Gruppo MultiMedica negli ultimi anni
non ha mai smesso di
crescere. Sono concreti
ed evidenti i numerosi
passi fatti nel campo
della ricerca scientifica
e il continuo aggiornamento della dotazione tecnologica per la
cura del paziente. Da
qualche settimana, è
on-line il nuovo portale
www.multimedica.it.
frutto di una completa
trasformazione, ancora in fase di completamento, che, ci auguriamo, lo porterà a
diventare un punto di
riferimento per tutti i
nostri utenti.
Numero 6 - Inverno 2009
19
il mondo
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es
Procedono alacremente il lavori per l’edificazione del nuovo Padiglione di Medicina Nucleare e Radioterapia dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni. La nuova palazzina di due piani (di cui uno interrato)
sorgerà accanto all’attuale Istituto su una superficie di circa 3000 mq e ne occuperà quasi la metà. La
struttura, con un’architettura semicircolare caratterizzata da grandi superfici vetrate e circondata da
un’area verde di 300 mq, s’inserirà nel contesto urbano senza stravolgerne l’equilibrio. L’inaugurazione
è prevista per l’estate 2010.
20
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- via San Barnaba 29, Milano - tel. 02 242091
- p.zza della Repubblica 7/9, Milano - tel. 02 242091
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via Fantoli 16/15
Milano
tel. 02 554061
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